GPII 1987 Insegnamenti - Recita del "Regina Coeli" - Piazza san Pietro (Roma)

Recita del "Regina Coeli" - Piazza san Pietro (Roma)

Titolo: Nella catechesi i laici esprimono in forma peculiare la propria vocazione


1. Lo Spirito Santo "rende oggi sempre più consapevoli i laici della loro responsabilità e dovunque li stimola a mettersi a servizio di Cristo e della Chiesa" (AA 1).

Questa costatazione si addice in modo particolare al servizio della catechesi. così che, nella prospettiva del prossimo Sinodo, mi è caro ringraziare, come feci nell'esortazione apostolica "Catechesi Tradendae", "voi, catechisti laici, uomini ed in numero ancor maggiore donne, che dappertutto nel mondo vi siete dedicati all'educazione religiosa di numerose generazioni. La vostra attività... è una forma eminente di apostolato laicale, particolarmente importante laddove... i fanciulli e i giovani non ricevono una conveniente formazione religiosa in seno alla famiglia" (CTR 66).

2. La catechesi è una tappa dell'evangelizzazione. L'assemblea generale del Sinodo dei Vescovi di dieci anni fa ne ha messo in luce i molteplici aspetti, sottolineando il ruolo che il laicato ha in essa. Un ruolo, per taluni versi, capitale, come il Concilio ha ricordato, trattando l'argomento con profondità ed ampiezza.

Se è vero, infatti, che la catechesi occupa un posto primario tra i doveri dei Vescovi (cfr. CD 13) e dei ministri consacrati, è altrettanto vero che essa costituisce un campo in cui il laico esprime in forma peculiare la propria vocazione, esercitandovi il sacerdozio comune e testimoniando la propria partecipazione all'ufficio profetico di Cristo.

Questo nobile compito - rileva il Concilio - riveste urgente necessità "in quelle regioni in cui la libertà della Chiesa è gravemente impedita. In tali difficilissime circostanze, i laici..., mettendo in pericolo la stessa propria libertà e talvolta anche la vita, insegnano la dottrina cristiana a coloro che sono loro vicini" (AA 17).


3. L'esempio dei catechisti e delle catechiste, chiamati ad operare in condizioni che suppongono a volte l'eroismo, deve essere di incitamento per quanti vivono in situazioni normali.

Vorrei sottolineare la vitale importanza della catechesi dei fanciulli e dei giovani nel tempo presente, in cui si va facendo strada il bisogno di un ricupero totale dei valori trascendenti, e s'avverte la necessità, che il lievito del Vangelo torni a penetrare a fondo nelle coscienze delle nuove generazioni per un domani sereno e operoso.

La catechesi ne pone le premesse. Essa impegna i genitori cristiani, ai quali in primo luogo spetta di "istruire i figli nella dottrina cristiana e nelle virtù evangeliche" (LG 41). Impegna parimenti le diocesi, le parrocchie, le associazioni ed i movimenti di apostolato, cominciando dalla preparazione dei catechisti e dalla promozione di adeguate iniziative. Per essi sarà sempre grande titolo di merito la parola del Signore: "Chi accoglie uno di questi bambini, nel mio nome, accoglie me" (Mc 9,37).

La Vergine Madre, custode della misteriosa crescita del suo Figlio divino, ottenga alla Chiesa un incessante incremento dell'apostolato catechetico.

1987-05-10 Data estesa: Domenica 10 Maggio 1987




Ai gruppi di pellegrini canadesi, francesi e italiani durante il solenne rito di beatificazione - Aula della Benedizione (Roma)

Titolo: Vivete nella luce della testimonianza dei grandi figli delle vostre terre

Testo:

Signor Cardinale, Cari fratelli nell'episcopato, Cari amici.


1. Sono felice di incontrarvi all'indomani della beatificazione di un Vescovo e di un prete che sono dei testimoni privilegiati nella storia della Chiesa dei nostri due paesi. Le circostanze che ci riuniscono evocano d'altronde gli antichi legami della Normandia per la nuova Francia.

A lato del Cardinal Vachon e degli altri Vescovi del Canadà presenti oggi, saluto specialmente il successore di Louis-Zéphirin Moreau, Monsignor Louis de Gonzague Langevin, con voi tutti pellegrini venuti dal Quebec e da altre provincie. E vorrei esprimere la mia simpatia ai religiosi e alle religiose degli istituti presenti a Saint-Hyaenthe.

Quando la Chiesa pronuncia una beatificazione, sembra portare il suo sguardo verso il passato. E' la grande vitalità della Chiesa nel nostro paese del Canadà che ci viene ricordata nella sua crescita rapida nel secolo scorso. E' una figura di pioniere che viene presentata in mezzo a tutti coloro che hanno costellato la nostra storia. Ma la nostra presenza oggi qui, al centro della Chiesa, indica che voi proseguite il lavoro, che voi continuate a vivere ora, come membri dello stesso corpo ecclesiale. Appoggiandovi ai nostri predecessori, voi ricevete la stessa missione. Naturalmente, il quarto Vescovo di Saint-Hyainthe è per i suoi successori, nel Canadà e altrove, un modello di pastore interamente dedito alla cura del suo gregge.

Ricevendovi questa mattina, voi numerosi pellegrini della sua diocesi e di tutto il Canadà, vorrei insistere sulla vocazione di tutto il popolo cristiano attorno al suo Vescovo. Perché il ministero episcopale non ha altra ragione di essere se non di riunire e stimolare i membri della Chiesa nella loro complementarietà. Quanto a quello che egli ha fatto all'inizio del secolo scorso, noi gradiremmo che servisse molto di ispirazione al presente. Come l'abate Jamet vorremmo che tutti coloro che soffrono degli stessi limiti incontrassero dei fratelli che tendano loro la mano e li accompagnino a prendere essi stessi in carico la propria vita. A voi giovani venuti qui, il Papa dice che conta su ciascuno di voi, prendete coraggiosamente la strada, anche quando essa è dura o vi sembra incerta. Siate, a immagine di padre Jamet, degli innovatori, degli uomini e delle donne generose, dei credenti che sanno che il cammino può essere quello della croce, ma che essa conduce alla salvezza dell'umanità salvata da Cristo risuscitato, di un'umanità dove sia rispettata la vocazione di ogni persona, tanto fragile come possa essere, perché ciascuno è chiamato a condividere l'amore che viene da Dio.

Le Suore del Buon Salvatore onorano l'abate Jamet come loro secondo fondatore. Coloro che li accompagnano sanno bene quale generosità eroica esse hanno mostrato nelle epoche difficili che la loro congregazione ha attraversato: esse si sono sempre occupate in primo luogo dei malati, dei poveri che esse prendevano a carico, dei giovani che educavano. Sotto la spinta dell'abate Jamet, hanno trovato dei nuovi modi di servire. Io vorrei calorosamente incoraggiarle ora, mentre lavorano in Francia, in altri paesi d'Europa come l'Italia, e anche il Madagascar. Spero che delle giovani si uniscano a loro, comprendano con loro il legame profondo che c'è tra l'esperienza spirituale della vita consacrata e la partecipazione attiva dell'amore in un'opera attiva e competente.

In questa udienza, mi è gradito anche salutare il Rettore e gli universitari di Caen che si ricordano dell'abate Jamet: essi onorano nell'antico Rettore un uomo che nelle condizioni della sua epoca ha saputo unire nella sua persona il gusto del sapere, una concezione altissima della formazione, un grande dono di accoglimento e di comunicazione, un senso completo dell'uomo. Egli desiderava preparare gli studenti a agire positivamente nella società. Egli vegliava perché si sviluppasse la dimensione spirituale della vita. Io mi auguro che nella vita universitaria di oggi, l'essenziale delle qualità del beato Pierre-François Jamet ispiri insegnanti e studenti.

Se si considera l'azione di Monsignor Moreau, si vede che egli è stato un responsabile attento a tutti i bisogni della comunità e che ha saputo rendere la sua diocesi solidale non solo con i suoi vicini, ma anche con tutta la Chiesa in comunione con il successore di Pietro.

Attorno al Vescovo si svolgono sia l'azione evangelica che i servizi della carità: con lui, preti, religiosi e religiose, laici uomini e donne attingono nella parola di Dio e nell'insegnamento della Chiesa l'ispirazione della loro vita quotidiana, del loro compito nella società, l'autenticità della loro risposta agli appelli del Signore. Io mi auguro che l'esempio del beato Louis-Zéphirin Moreau inviti i cristiani di oggi a testimoniare il Cristo vivente davanti a coloro che esitano o sono diventati indifferenti, per formare una nuova generazione di credenti convinti, per incarnare i valori cristiani nella società rispondendo a degli appelli spesso inespressi, ma reali. Questo sarà possibile solo ponendo nella preghiera e nei sacramenti la forza che viene dal Cristo; noi non dimentichiamo la massima che il nostro grande Vescovo aveva preso in prestito da san Paolo: "Io posso tutto in colui che mi fortifica".


2. Vorrei ora indirizzare il mio più cordiale saluto ai pellegrini della diocesi di Bayeux e Lisieux e particolarmente al loro Vescovo Monsignor Jean Badré, e anche alle Sorelle del Buon Salvatore e a tutti coloro che li accompagnano. Voi siete venuti per fedeltà al beato Pierre-François Jamet, il cui zelo sacerdotale e la cui carità hanno lasciato un vivo ricordo in Normandia e in ben altri luoghi.

Tenendo conto delle differenze in rapporto alle condizioni della sua epoca, questo prete può essere oggi una guida. E' bene che i giovani siano venuti numerosi. Essi mostrano bene che una beatificazione ci orienta verso l'avvenire. Pierre-François Jamet ha amato tutti i giovani. Egli si è donato pienamente per aiutare coloro che soffrivano di handicap che li isolavano, a trovare il loro giusto posto nella società. Mobilitando le risorse di intelligenza e del cuore, con le Suore del Buon Salvatore, egli è giunto al successo di un educatore di valore.


3. Ci è stata data l'occasione di evocare le insigni figure di un Vescovo e di un prete. Io so che oggi l'esercizio del ministero può essere faticoso. Conosco presso i miei fratelli nell'episcopato la loro ansia di evangelizzare, di aiutare a vivere e a praticare la fede in una società ricca dove l'indifferenza religiosa cresce. Conosco lo zelo pastorale dei Vescovi che sono ministri dell'unità, incaricati di mettere in alto gli orientamenti dottrinali e pastorali di tutto il magistero, specialmente quelli del Concilio Vaticano II. Le recenti visite "ad limina" sono state l'occasione di manifestare una comunione vera e profonda dei Vescovi di Roma con l'insieme dei Vescovi di Francia. Io ci tengo a sottolinearlo.

Prego il Signore di aiutare tutti i cristiani a restare uniti attorno ai successori degli apostoli. La costituzione dogmatica sulla Chiesa "Lumen Gentium" non ha forse precisato che "i fedeli... devono aderire al Vescovo come la Chiesa aderisce a Gesù Cristo e questi al Padre, affinché tutte le cose concordino nell'unità e fruttifichino per la gloria di Dio (cfr. 2Co 4,15)" (LG 27).


4. Cari amici, io mi auguro che il vostro pellegrinaggio sia per voi un'esperienza profonda nella fede, un'esperienza autentica della comunione nella Chiesa. I beati Louis-Zéphirin Moreau e Pierre-François Jamet ci danno l'esempio di vite unificate nell'accogliere senza riserve la chiamata di Dio e nello sviluppo in seguito di doni molto personali al servizio degli uomini. Che essi vi ispirino nelle nostre vite di Vescovi, preti, religiosi e religiose, di uomini e di donne laici! Che il Signore vi ricolmi della sua grazia! Di tutto cuore lo prego di benedirvi! Ai pellegrini italiani Rivolgo ora il mio saluto ai pellegrini che, provenendo da Genova e da Pavia, hanno voluto prendere parte alla beatificazione di madre Benedetta Cambiagio Frassinello. Li guida il Cardinale Giuseppe Siri, al quale va il mio pensiero deferente e cordiale. Un saluto particolare anche alle religiose della Congregazione delle Benedettine della Provvidenza, le quali sono in festa per la glorificazione della loro madre.

Sono lieto di questo incontro di commiato, cari fratelli e sorelle, perché esso mi offre ancora l'occasione di tornare a parlare della nuova beata, dalla cui vicenda umana e soprannaturale tanta luce promana per chi vuole anche oggi camminare sulle vie di un cristianesimo autenticamente compreso e coerentemente praticato.

Donna semplice ed umile, madre Benedetta, è stata pero sempre aperta alle interiori comunicazioni di Dio, il quale rivela ai "piccoli" i misteri del regno dei cieli. Se c'è una nota che colpisce nella sua vita, è questa costante attenzione alle parole del Maestro divino, che le si rivela attraverso le pagine del Vangelo. Ciò che Gesù ha detto e ha fatto diventa per lei norma di vita: la povertà, la preghiera, la donazione agli altri senza riserva ella le attinge dalle parole e dagli esempi di Gesù. Una vita "cristocentrica", la sua. Nelle fanciulle a cui apre la sua casa, ella serve Gesù; l'educazione che si sforza di dare loro ha come obiettivo di condurle a Gesù; la sorgente di ogni necessaria energia per sé e per loro ella la indica ancora in Gesù. Non a caso l'Eucaristia è da lei posta al centro della propria vita e di quella delle sue figlie spirituali alle quali raccomanda di attingere ai piedi del Santissimo Sacramento il coraggio e la forza per affrontare le quotidiane difficoltà.

E' la raccomandazione che anch'io a mia volta rivolgo a voi, religiose che oggi gioite per la elevazione della vostra fondatrice alla gloria degli altari: ponete l'Eucaristia al centro della vostra vita. Siate anime eucaristiche! Sarete anche anime apostoliche, capaci di suscitare intorno a voi, come la beata Benedetta, sempre nuove germinazioni di fede e di amore.

Con la mia benedizione.

1987-05-11 Data estesa: Lunedi 11 Maggio 1987









Alle Superiori Generali delle religiose riunite per un incontro internazionale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Fedeli alla missione profetica per consegnare Cristo al mondo

Testo:

Care sorelle, 1. Provo una viva soddisfazione nel ricevere oggi delle rappresentanti cos' qualificate della vita consacrata. Venite da numerosi paesi, da culture diverse, portando le preoccupazioni e le speranze delle vostre consorelle e dei popoli in mezzo ai quali i vostri istituti svolgono il loro apostolato.

Il primo sentimento che si leva dal mio cuore e nel cuore della Chiesa è quello di una viva riconoscenza verso Dio. La vita religiosa, infatti, è parte integrante della Chiesa che interamente trae beneficio dal carisma della vita consacrata. Mediante le vostre persone la gratitudine della Chiesa raggiunge tutte le vostre comunità.

La vostra principale responsabilità di superiore generali vi fa assumere nella vita quotidiana la funzione materna di animazione spirituale di tante anime consacrate. In ciò consiste il ruolo primario del vostro servizio: nessuno vi può sostituire nell'adempimento di questa missione, che vi invita ad essere attente e piene di affetto per le persone che vi sono affidate.


2. Adempirete tanto meglio a questa missione, quanto più sarete voi stesse impregnate di spirito figliale. Non siete voi anzitutto figlie di Dio, che vivono ogni giorno in una gioia spirituale e nell'abbandono fiducioso nella bontà del Padre celeste? Siete anche figlie dei vostri fondatori e fondatrici, riflettendo nella realtà attuale i tratti caratteristici della loro particolare fisionomia spirituale.

Siete anche figlie delle vostre comunità, che vi hanno generato alla vita religiosa e vi sostengono quotidianamente nella vostra santificazione personale.

Voi siete egualmente come delle sorelle per i nostri contemporanei, di cui condividete le sofferenze e le speranze. Volete camminare insieme con loro alla luce del messaggio evangelico. Vi siete riunite a Roma proprio per studiare in profondità quali forme deve rivestire la missione profetica della vita religiosa nella Chiesa e nel mondo.


3. Mi sembra opportuno affidarvi alcune riflessioni in rapporto al tema del vostro studio sulle direttive richiamate dal Concilio e ripetute in diverse riprese dai miei predecessori.

Il Vangelo deve incarnarsi in ogni epoca nelle situazioni concrete, nelle vicissitudini dei popoli e delle culture, pur superando le insidie di eventuali teorie unilaterali o arbitrarie, cui è sempre esposto un processo di crescita.

Attente ai bisogni dei nostri contemporanei, siete ben consapevoli dei mali di cui soffre la società nei vostri diversi paesi. Da una parte la miseria, la fame, le minacce endemiche alla salute. Dall'altra la disoccupazione, la tentazione della droga, la sofferenza degli emarginati di ogni genere, dei nuovi poveri. Talvota si riscontrano una schiavitù politica od economica, una mancanza di libertà, attentati diversi alla dignità delle persone. Voi siete a buon diritto sensbili ai drammi che colpiscono la vita delle famiglie. Di tutto ciò si preoccupano generalmente i responsabili della società civile, e si fanno molti sforzi per porvi rimedio. Ma ci sono altre miserie di cui siete molto consapevoli: i disordini morali, il relativismo che tocca le coscienze, l'indifferenza religiosa, oppure l'incredulità, che si espandono in certi ambienti.

La costatazione di questi mali, se stimola la reazione di tutti i credenti, trova nello stesso tempo all'interno dei vostri istituti forze più vive, più coraggiose, più disponibili a denunciare tali miserie, a farne prendere coscienza e soprattutto per contribuire a porvi rimedio. Lo studio che avete intrapreso, con l'aiuto di esperti, ha per scopo di discernere le forme e i metodi di azione più adatti allo stato di consacrazione al quale appartenete.


4. Il vostro ruolo infatti è di far apprezzare e irrobustire il senso, la dignità e la potenza creatrice, insostituibile, della vita interiore. La dimensione contemplativa della vita consacrata deve trovare il suo spazio vitale nelle vostre famiglie di vita attiva, per superare l'orizzontalismo di un apostolato mal compreso. Se la solidarietà necessaria col prossimo non scaturisce da una vita contemplativa animata dall'amore di Dio, nutrita dal raccoglimento e dalla partecipazione all'agonia redentrice di Cristo, rischia di restare sterile o di non portare agli altri la salvezza che hanno il diritto di aspettare. Quando una persona realizza pienamente una vera relazione verticale con Dio, come lo fu nel caso dei vostri fondatori e fondatrici, si manifesta un rapporto nuovo anche nelle sue relazioni orizzontali.


5. In questa prospettiva la religiosa fa la scelta dei poveri, non come una scelta esclusiva di classe, ma come una opzione evangelica, cioè con l'attenzione stessa di Cristo verso tutti i poveri, che è amore preferenziale.

E' per questo che la Chiesa sottolinea come il rinnovamento spirituale deve avere sempre il ruolo principale, anche nelle attività di apostolato (cfr. PC 2).

Ricordatevi quello che dice il decreto "Perfectae caritatis": "E' necessario che i membri di qualsiasi istituto, cercando sopra ogni cosa e unicamente Dio, uniscano la contemplazione con cui aderiscono a Dio con la mente e col cuore, e l'ardore apostolico, con cui si sforzano di collaborare all'opera della redenzione e dilatare il regno di Dio" (PC 5).


6. La vostra presenza è un segno eloquente della ricchezza e della varietà dei carismi, mediante i quali lo Spirito Santo arricchisce la Chiesa, suscitando delle famiglie religiose in gran numero e varietà per rispondere alle molteplici esigenze del popolo di Dio. Non esiste alcuna necessità spirituale o materiale verso cui i vostri fondatori e voi stesse non siate orientati, secondo una buona lettura dei segni dei tempi. Mantenete, fate rifiorire, affermate le scelte dei vostri fondatori! Nelle pressanti necessità attuali, il vostro servizio apostolico deve concretizzarsi secondo la finalità specifica del vostro istituto; esso potrà adottare anche forme nuove che siano compatibili con il carisma di fondazione, nella linea della tradizione più sicura e più sana, in armonia con le intenzioni per cui la Chiesa ha approvato il vostro istituto.

Sarebbe uno zelo piuttosto equivoco quello che portasse a occupare il campo apostolico altrui con il pretesto di bisogni eccezionali. Talvolta si incontra oggi un pregiudizio, secondo il quale si dovrebbero disprezzare le "differenze" che costituiscono e distinguono fra di loro gli istituti religiosi. Ogni istituto deve essere sollecito nel mantenere la "fisionomia" propria, il carattere speciale della sua specifica ragione d'essere, che ha esercitato un'attrattiva, che ha suscitato vocazioni, atteggiamenti particolari, che ha dato una notevole testimonianza pubblica. E' ingenuo e presuntuoso credere che, alla fine, ogni istituto debba essere identico agli altri, praticando un amore generico di Dio e del prossimo. Chi pensasse in tal modo, trascurerebbe un aspetto essenziale del Corpo mistico: l'eterogeneità della sua costituzione, il pluralismo dei modelli in cui si manifesta la vitalità dello Spirito che l'anima, la perfezione trascendente umana e divina di Cristo, il suo Capo, che non può essere imitata se non attraverso le risorse innumerevoli dell'anima guidata dalla grazia (Ivi, PC 2b).


7. Per quel che riguarda il tema specifico, oggetto di studio di queste giornate, mi sembra utile ancora di sottolineare l'importanza della carità soprannaturale che è il tratto caratteristico dei cristiani.

La storia sociale della Chiesa è sempre stata ricca di realizzazioni. La Chiesa ha protetto l'infanzia, educato la gioventù, assistito i malati, i vecchi, gli esiliati, i prgionieri, rivendicando i diritti delle categorie più umiliate contro ogni forma di oppressione e di sfruttamento.

Ma la giustizia che la Chiesa ha promosso è stata sempre animata dalla carità di Cristo. Il Verbo si è incarnato soprattutto per redimere il mondo dal peccato, la peggiore di tutte le ingiustizie. Ha fondato la Chiesa anzitutto per salvare le persone, facendole beneficiare della sua passione redentrice.

In questa prospettiva teologica, il segreto di un vero profetismo risiede nella coerenza esistenziale della religiosa con la testimonianza che dà.

Non si accontenta di riprendere per suo conto la contestazione e la condanna delle ingiustizie, ma presenta la sua vita come un messaggio umile, silenzioso, animato dall'amore più puro e certamente efficace.

Ai religiosi e alle religiose spetta di essere nel modno "quello che è l'anima per il corpo", come diceva la Lettera a Diogneto a proposito dei primi cristiani (cfr. LG 38). Devono restare come pellegrini attraverso le cose che si corrompono, nell'attesa della incorruttibilità dei cieli. Il loro pellegrinaggio è come un annuncio incessante del regno in via di realizzazione, perché l'ha promesso Colui che ha vinto il mondo.

Così la professione religiosa può realizzare un "profetismo" che, nelle opere stesse del servizio sociale spinto fino all'eroismo, non può essere paragonato all'azione circoscritta puramente nell'ambito di un presente inevitabilmente effimero.

La persona consacrata deve essere un segno di speranza innalzato sul mondo: la speranza di un mondo migliore, purificato, rinnovato, trasparente della luce e dell'amore di Dio, come ci aspettiamo nel mondo che deve venire, ma com'è possibile che sia inaugurato già fin da oggi.


8. Nella realizzazione della vostra missione apostolica avete per modello la figura di Maria, alla quale abbiamo voluto dedicare un anno in preparazione al terzo millennio.

Nel suo inno di lode a Dio, il "Magnificat", si ritrovano gli echi della tradizione profetica del popolo eletto. Questo canto riflette il mondo interiore della Vergine di Nazaret; rivela non solo il segreto del suo rapporto con Dio - contrassegnato dalla confidenza e dalla riconoscenza figliale -, ma egualmente il suo atteggiamento verso il mondo degli uomini dove sono esaltati gli umili, i poveri, i semplici.

Vi auguro che tutte le vostre suore possano guardare Maria in questo modo. Che possano scoprire in lei sempre più profondamente il modello della loro consacrazione e Dio e nello stesso tempo quello del loro impegno apostolico a servizio dei loro fratelli. Pregando lo Spirito Santo di animare le vostre vite come ha fatto con Maria, do a voi e a tutte le vostre famiglie religiose, una particolare benedizione.

[Traduzione dal francese]

1987-05-14 Data estesa: Giovedi 14 Maggio 1987




Ai membri della Comunità dell'"Arche" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nel servizio agli ultimi si serve Gesù Cristo

Testo:

Cari fratelli.

Sono felice di dare il benvenuto a voi, direttore e membri della Federazione Internazionale "Arche".

Nella società di oggi, talvolta descritta in termini eccessivamente negativi, esistono meravigliosi tentativi umanitari e movimenti di ispirazione evangelica, i cui sforzi sono dedicati esclusivamente all'amoroso servizio a quelle persone che sono segnate nel corpo e nello spirito da sofferenze o handicap di diversi generi. L'"Arche" rappresenta una di tali iniziative. E' motivo di gioia per il Papa incontrarvi ed incoraggiarvi nel vostro positivo lavoro.

Spero ardentemente che continuerete e svilupperete la vostra attenzione ai giovani, ai poveri, agli handicappati e agli anziani. In questo voi date testimonianza della buona novella portata nel mondo dal nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, contribuite alla realizzazione concreta di questa buona novella. In nome della Chiesa, vi ringrazio della vostra azione nel rispetto della persona umana e della sua inalienabile dignità.

Sono convinto che la dimensione religiosa giochi un ruolo importante nella vita di "Arche", pur variando da un gruppo ad un altro. Sono offerte opportunità di preghiera comunitaria ed individuale: l'Eucaristia e il sacramento della penitenza sono celebrati in modo frequente; sono organizzati inoltre ritiri spirituali appropriati. In ognuna di queste differenti forme di incontro con lui, il Signore offre luce, pace e gioia a tutti coloro che sono riuniti nell'"Arche".

E con vostra grande gioia, queste stesse persone sono spesso in grado di un miracoloso progresso spirituale.

L'estensione del vostro movimento vi porta ad accogliere giovani ed adulti di diverse credenze religiose. A questo proposito, sapete quanto sia importante rispettare sempre la fede dell'altra persona e incoraggiare una stima reciproca e comprensiva. Il vostro costituisce il gruppo rappresentativo di laici, uomini e donne, responsabili della vita e dell'attività di "Arche".

Desidererei domandarvi, quali membri del laicato, di pregare in maniera particolare per il lavoro del "Sinodo dei Vescovi", che si terrà qui a Roma il prossimo ottobre, sulla missione dei laici cristiani nella Chiesa. Questo sarà il primo Sinodo su questa importante questione.

Alla vigilia dell'apertura dello speciale anno dedicato a Maria, madre del Redentore, invito seriamente voi e tutti i partecipanti ai gruppi di "Arche" a rivolgere i vostri cuori e le vostre preghiere alla benedetta Vergine Maria, Madre di Cristo e della Chiesa.

Cari fratelli, possano continuare a risplendere la testimonianza della vostra vicinanza a coloro che soffrono, il vostro rispetto e la vostra gentilezza verso di essi, il vostro servizio altruista, il vostro spirito evangelico ed ecclesiale, così che i vostri contemporanei "possano vedere il vostro buon lavoro e dar gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,15).

Invoco su tutti voi, preti e laici qui presenti, e su tutti i gruppi "Arche" sparsi nel mondo abbondanti grazie e la benedizione di Dio onnipotente.

1987-05-15 Data estesa: Venerdi 15 Maggio 1987




Ai partecipanti alla VI Assemblea Internazionale dei Carismatici - Aula della Benedizione (Roma)

Titolo: Approfondire e vivere la comunione con la Chiesa

Testo:

Cari fratelli e sorelle, 1. Nella pace e nella gioia dello Spirito Santo do il benvenuto a tutti voi che siete venuti a Roma in occasione della VI Assemblea Internazionale del "Catholic Charismatic Renewal". Sono veramente felice di incontrarvi oggi e, dall'inizio, desidero confermarvi che il vostro amore per Cristo e la vostra apertura allo Spirito di verità sono la più valida testimonianza della missione della Chiesa nel mondo.

In questi giorni state riprendendo con devozione le parole del profeta Isaia che Gesù fece sue all'inizio del suo ministero pubblico: "Lo Spirito del Signore è sopra di me, poiché egli mi ha mandato a predicare la buona novella ai poveri" (Lc 4,18). Queste parole lette da Gesù nella sinagoga ai Nazareni ebbero un profondo effetto sugli ascoltatori. Quando egli fini di leggere, arrotolo la pergamena e si sedette, "gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui" (Lc 4,20). Anche nel nostro tempo queste parole profetiche colpiscono il cuore.

Esse ci trascinano nella fede alla persona di Gesù Cristo e approfondiscono il nostro desiderio "di fissare i nostri occhi su di lui", il Redentore del mondo, il compimento perfetto di tutte le profezie, suscitano il nostro intenso desiderio di penetrare sempre più interamente il mistero di Cristo: conoscerlo meglio e amarlo con fedeltà più grande.


2. "Lo Spirito del Signore è sopra di me". Come Gesù indirizzava queste parole a se stesso quel giorno a Nazaret, così esse possono essere ugualmente indirizzate, a Pentecoste, e dopo, al corpo di Cristo, la Chiesa. "Quando la missione che il Padre diede al Figlio da compiere sulla terra (cfr. Jn 17,14) fu realizzata, lo Spirito Santo fu mandato il giorno di Pentecoste, perché potesse santificare per sempre la Chiesa, così che tutti i credenti possano avere accesso al Padre attraverso Cristo nell'unico Spirito" (LG 4). Di conseguenza la storia della Chiesa è allo stesso tempo la storia di duemila anni di azione dello Spirito Santo, "il Signore, colui che dà la vita" che rinnova il Popolo di Dio nella grazia e nella libertà ed è lo "Spirito di verità" che porta la santità e la gioia ai popoli di ogni razza, lingua e nazione.

Quest'anno, è il ventesimo anniversario del "Charismatic Renewal" nella Chiesa cattolica. Il vigore e la fertilità del Renewal certamente attestano la potente presenza dello Spirito Santo che agisce nella Chiesa in questi anni, dopo il Concilio Vaticano II. Certamente lo Spirito ha guidato la Chiesa in ogni tempo producendo una grande varietà di doni tra i fedeli. Poiché la Chiesa riceve una continua vitalità giovanile dallo Spirito. E il "Charismatic Renewal" è un'eloquente manifestazione di questa vitalità oggi una coraggiosa affermazione di ciò che "lo Spirito dice alla Chiesa" (Ap 2,7) mentre ci avviciniamo alla conclusione del secondo millennio. Per questa ragione, è importante che voi cerchiate di approfondire la vostra comunione con l'intera Chiesa: con i suoi pastori e maestri; con la sua dottrina e disciplina, con la sua vita sacramentale, con l'intero Popolo di Dio.

Ho chiesto, a questo proposito, al Vescovo Paul Cordes di seguire come Consigliere Episcopale l'Ufficio Cattolico Internazionale del Charismatic Renewal.

Sono sicuro che vi aiuterà a favorire un dinamismo che sia sempre ben bilanciato e a mantenere i vostri legami di fedeltà con la sede apostolica.


3. "Lo Spirito del Signore è sopra di me". In aggiunta del significato che queste parole hanno per Gesù e per la Chiesa nel mondo, esse ci rammentano la nostra personale identità di uomini e donne che sono stati battezzati in Cristo. Poiché lo Spirito ci sprona a continuare in fede "a predicare la buona novella ai poveri": i poveri nelle cose materiali, i poveri nei doni spirituali, i poveri nella mente e nel corpo. Lo Spirito Santo ci dà il coraggio e la forza di andare da tutti coloro che per una particolare ragione sono "i piccoli" del mondo. Ognuno di noi risponde in una maniera particolare, secondo i suoi speciali talenti e doni. Ma saremo capaci di dare una generosa e autentica risposta solo se siamo fermamente saldi in una regolare pratica di preghiera.

Vi raccomando quindi di meditare su queste parole di Isaia frequentemente, riflettendo sul grande mistero dello Spirito di Dio che copre con la sua ombra la vostra vita in una maniera non molto dissimile dall'esperienza della Vergine Maria. Come la verità penetra il vostro cuore e la vostra anima, riempie il vostro intero essere di gratitudine, lode e di un senso di certezza del grande amore di Dio.

"Lo Spirito del Signore è sopra di me". Queste parole sono il fondamento della vostra preghiera, del vostro servizio agli altri, della vostra vita di fede.

Esse ci dirigono verso l'invisibile Dio che permane in noi come in un tempio, verso colui che noi professiamo nel Credo essere "il Signore, il datore della vita", colui del quale "si è parlato attraverso i profeti". In una riflessione devota di queste parole, incontriamo e adoriamo lo Spirito Santo.

Nella preghiera noi ci rendiamo conto della nostra povertà, dell'assoluto bisogno che abbiamo del Salvatore. Scopriamo più profondamente le molte occasioni nelle quali noi stessi siamo poveri e bisognosi, e inoltre iniziamo a sentire una solidarietà crescente con i poveri. Infine realizziamo più pienamente che mai prima che la buona novella per i poveri è anche la buona novella per noi.


4. Cari fratelli in Cristo, siete venuti a Roma nel mese di maggio, il mese della nostra Signora. Venite prima della festa di Pentecoste e dell'inizio dell'Anno Mariano. E' considerando il tema "buona novella per i poveri", voi considerate un tema caro alla Madre del Redentore. Come ho affermato nella mia recente enciclica sulla benedetta Vergine Maria nella vita della Chiesa, "Maria proclama sinceramente la venuta del Messia dei poveri (cfr. Is 11,4 Is 61,1). Attingendo dal cuore di Maria, dalla profondita della sua fede espressa nelle parole del Magnificat, la Chiesa rinnova sempre più in se stessa la certezza che la verità su Dio, che è la sorgente di ogni dono, non può essere separata dalla manifestazione del suo amore preferenziale per i poveri e gli umili, un amore che, celebrato nel Magnificat, è ultimamente espresso nelle parole e nell'azione di Gesù" (RMA 37). Possiate essere ispirati dall'eroico esempio di amore dato dalla Vergine Madre del nostro Redentore, e affidare voi stessi con fiducia alla sua intercessione e cura materna. Nell'amore del suo Figlio, nostro Salvatore Cristo Signore, imparto a tutti voi la mia apostolica benedizione.

1987-05-15 Data estesa: Venerdi 15 Maggio 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Recita del "Regina Coeli" - Piazza san Pietro (Roma)