GPII 1987 Insegnamenti - Ai Vescovi dell'Etiopia in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Ai Vescovi dell'Etiopia in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Proseguite nelle vostre coraggiose iniziative intraprese per proclamare a tutti il Vangelo


Cari fratelli nel Signore Gesù Cristo, 1. Sono felice di dare il benvenuto a voi, membri della Conferenza Episcopale dell'Etiopia, in questa gioiosa occasione della vostra visita "ad limina". Siamo raccolti oggi in unità, nella compagnia dello Spirito Santo e nell'amore di Cristo che rimane per sempre la pietra angolare (cfr. Ep 2,20) e il pastore e guardiano delle nostre anime (cfr. 1P 2,25).

I sentimenti di devozione, espressi dal Cardinal Paulos a nome vostro e di tutti i preti, religiosi e fedeli, sono stati profondamente apprezzati.

Desidero cogliere questa occasione per esprimere la forte comunione ecclesiale esistente tra i cattolici dell'Etiopia e la sede di Pietro. All'intera Chiesa in Etiopia ripeto le parole di san Paolo: "Noi ringraziamo continuamente Dio per tutti voi, ricordandovi incessantemente nelle nostre orazioni memori dinanzi a Dio, dell'attività della vostra fede, dei sacrifici della vostra carità e della ferma speranza nel Signore nostro Gesù Cristo" (1Th 1,2).

2. Ognuno di voi è chiamato in comunione con il successore di Pietro e nella grazia dello Spirito Santo a compiere il proprio ministero, affinché il corpo di Cristo venga rafforzato e accresciuto. Attraverso la vostra fiduciosa predicazione del Vangelo, attraverso la vostra amministrazione dei sacramenti e attraverso l'esercizio amoroso dell'autorità, voi servite il Popolo di Dio, affidato alla vostra cura. La vostra comunione collegiale con il successore di Pietro è opera dello Spirito Santo. Insieme proclamiamo "un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo (Ep 4,5) nella comune celebrazione della divina liturgia che trova espressione in due differenti riti. Noi condividiamo, in fraterna carità di figli di Dio, e compiamo insieme il nostro pellegrinaggio verso la nostra patria celeste. Siamo sempre memori del fatto che l'unità che viviamo nella Chiesa trova la sua sorgente nell'unità della Santa Trinità; poiché, come attesta la costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II sulla Chiesa, "la Chiesa continua a risplendere come popolo reso unico nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (LG 4).


3. La lunga storia della cristianità nel vostro paese ha conosciuto momenti di grande splendore e straordinaria vitalità, come anche tempi di prova e sofferenza per amore della vostra fede. Possedete una meravigliosa storia di uomini e donne santi che in ogni tempo risultarono testimoni risoluti della fede. I monasteri dell'Etiopia, in particolare, sono stati centri di insegnamento e cultura per le generazioni di cristiani.

Attualmente una sede metropolitana, cinque vicariati apostolici e una prefettura apostolica compongono la vostra giurisdizione ecclesiastica. Benché la Chiesa cattolica formi una piccola parte della popolazione totale, voi siete particolarmente attivi nelle aree dei servizi sociali, dell'educazione e della salute. Abbiamo testimoniato un chiaro esempio di ciò con la generosa assistenza che è stata data dalle comunità della Chiesa cattolica alle molte vittime della recente carestia che ha colpito il vostro paese. Allo stesso modo la Chiesa locale, ed i missionari in particolare, sono profondamente impegnati nella riabilitazione dopo la carestia. Essi lavorano per il progresso sociale nelle scuole, negli ospedali, nei dispensari e per una moltitudine di progetti di sviluppo. E' mia preghiera e mia seria aspettativa che il Governo di Etiopia offra ai missionari tutte le facilitazioni necessarie per continuare questo servizio al paese, mentre voi non risparmiate gli sforzi per educare del personale in Etiopia che possa continuare l'apostolato nel futuro.


4. Cari fratelli: desidero lodare le molte coraggiose iniziative che voi intraprendete per proclamare il Vangelo. Come pastori della Chiesa in Etiopia, avete condotto le vostre attività in due direzioni: "ad intra" e "ad extra". Da una parte, con grande sollecitudine pastorale vi siete dedicati ai fedeli cattolici, nutrendoli con le parole e i sacramenti, esercitando in mezzo a loro il ruolo del buon pastore. Dall'altra parte, insieme alla cooperazione del vostro clero, dei religiosi e laici, non avete trascurato il grande compito della Chiesa di evangelizzazione, di annuncio della buona novella della salvezza ai molti che ancora non hanno ascoltato o accettato Cristo.

Colgo questa opportunità per incoraggiare tutti i vostri sforzi di evangelizzazione, che secondo le parole di Papa Paolo VI nella sua apostolica esortazione sull'evangelizzazione nel mondo moderno, il "compito fondamentale che la Chiesa ha ricevuto dal suo Fondatore" (EN 61). E' vostra particolare responsabilità, fratelli, di adottare le misure che sembrano più appropriate per proclamare il messaggio del Vangelo in una società multireligiosa.

La Chiesa ha un profondo rispetto per le religioni non-cristiane poiché "sono l'espressione vivente dell'anima di un vasto gruppo di persone" (EN 53). Dal momento che il piano di salvezza racchiude tutti coloro che riconoscono il Creatore, tra cristiani e non-cristiani esiste una profonda base di comprensione e coesistenza pacifica. In relazione ai religiosi non-cristiani, la Chiesa considera suo mandato non solo il dialogo ma anche la proclamazione del Vangelo". Né il rispetto e la stima per queste religioni, né la complessità delle questioni emerse invitano la Chiesa a rifiutare a questi non-cristiani la proclamazione di Gesù Cristo" (EN 53). Il Signore esorta chiaramente i suoi seguaci a fare discepoli di tutte le nazioni, a battezzare e ad insegnare l'osservanza dei comandamenti (cfr. Mt 28,19-20).


5. Con piacere apprendo che il dialogo ecumenico ha le varie denominazioni cristiane in Etiopia, è evidenziato da una comune preghiera come da una collaborazione in forma di attività sociali. Sono anche contento di sapere che come Conferenza Episcopale state preparando un documento sulle relazioni ecumeniche nel vostro paese.

Desidero sottolineare che, in accordo con l'insegnamento del Concilio Vaticano II, "la Chiesa riconosce che in molte vie, essa è collegata a coloro che, essendo battezzati, sono onorati con il nome di cristiani" (LG 15).

Questo è particolarmente vero sulla strada nella quale cristiani cattolici e ortodossi si trovano uniti nell'amore e nella devozione a Maria, Madre di Cristo e della Chiesa. Nella mia recente enciclica sulla beata Vergine Maria nella vita della Chiesa pellegrina facevo un riferimento preciso alla lunga tradizione della devozione dei copti ed Etiopi a Maria, quando osservavo che "le tradizioni dei copti e degli Etiopi furono introdotte in questa contemplazione del mistero di Maria da san Cirillo di Alessandria e a loro volta, essi l'hanno celebrato con un'abbondante fioritura poetica" (RMA 31).


6. A riguardo della vita interna della Chiesa nel vostro paese, desidero assicurarvi il mio pieno appoggio e la mia comprensione di fronte alle difficoltà sperimentate dalle vostre comunità.

Non posso mancare di lodare l'umiltà e il servizio reso dai vostri fratelli preti, sia diocesani che religiosi, insieme ai numerosi missionari, ognuno dei quali sta offrendo un notevole contributo all'evangelizzazione e allo sviluppo sociale delle vostre comunità locali. Ringrazio Dio onnipotente per il vostro lavoro.

Sono convinto che in questo tempo ci sia un bisogno urgente di una distribuzione più equa di preti nel vostro paese. Esprimo inoltre la speranza che tutti i preti avranno a cuore la cura pastorale dei fedeli ovunque essi siano e che, con il permesso o dietro suggerimento del loro Vescovo, saranno disponibili all'esercizio del loro ministero in altre regioni, missioni o attività che soffrono di diminuzione di vocazioni (cfr. PO 10). Voglio anche incoraggiare tutti i religiosi ad una cooperazione sempre più stretta con i Vescovi per una migliore coordinazione delle attività di tutti i preti e donne e uomini religiosi nel servizio spirituale della vostra gente.

Uno speciale riconoscimento è dovuto al lavoro di evangelizzazione svolto dai catechisti laici nei villaggi e nelle piccole comunità. I catechisti educano bambini e adulti alla fede, preparano i catecumeni e guidano le comunità nella preghiera. Possa lo Spirito Santo rafforzarli e possano essi trovare in voi e nei vostri preti l'incoraggiamento e l'aiuto di cui hanno bisogno.


7. Miei cari fratelli in Cristo: riflettendo insieme a voi sulla vita attuale della Chiesa in Etiopia, sono grato a Dio onnipotente per tutti quei vostri fedeli che si accostano frequentemente ai sacramenti. Sono compiaciuto specialmente del fatto che il sacramento della carità e del perdono del Signore, il sacramento del perdono, sia tenuto in una tale stima.

In maniera particolare desidero incoraggiare i giovani a ricevere questo sacramento, sorgente della riconciliazione e della pace con Dio, con se stessi e con i fratelli. Attraverso la catechesi possano i fedeli arrivare a comprendere sempre più pienamente l'importanza di tutti i sacramenti nella loro crescita spirituale.

Un altro aspetto della vita interna della Chiesa che vorrei prendere in considerazione con voi è il sacramento del matrimonio. La costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo moderno dichiara apertamente che "come un dono reciproco di due persone questa intima unione, così come il bene dei figli, impone una totale fedeltà tra gli sposi e donata un'unità indissolubile tra di essi" (GS 48). La comunione del matrimonio è sempre caratterizzata dalla loro unità e anche dalla loro indissolubilità. Inoltre la Chiesa afferma con vigore che la comunione di amore costituita dal matrimonio è in contrapposizione radicale con la poligamia, "la quale nega direttamente il piano di Dio che fu rivelato dall'inizio, poiché è contrario alla ugual dignità tra uomo e donna, che nel matrimonio danno se stessi con un amore totale, unico ed esclusivo" (FC 19).

Dobbiamo sempre essere solleciti nel ricordare ai fedeli che l'amore tra marito e moglie è una partecipazione al mistero della vita e dell'amore di Dio stesso. Questo è il motivo per il quale la Chiesa ribadisce la dignità del matrimonio e la seria responsabilità della trasmissione della vita umana. Essa considera suo dovere "promuovere la vita umana in tutti i modi possibili e difenderla contro tutti gli attacchi, in qualsiasi condizione o stadio di sviluppo in cui si trovi" (FC 30).


8. Miei cari fratelli Vescovi: vi assicuro la mia vicinanza spirituale a tutto il popolo etiopico nella loro speranza per la pace, armonia nazionale e sviluppo. E' mia fervente preghiera che voi possiate ritornare alle vostre responsabilità pastorali rinnovati nella fede, rafforzati nella speranza e confermati nel vostro amore pastorale. Vi raccomando a Maria, lodata figlia di Sion, che aiuta tutti i suoi figli. E nell'amore di Gesù suo Figlio imparto la mia apostolica benedizione a voi e a tutti coloro che sono affidati alla vostra cura pastorale.

1987-05-15 Data estesa: Venerdi 15 Maggio 1987




Ai fedeli della diocesi di Genova - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La strada del vero bene sociale passa attraverso il Vangelo di Cristo

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle di Genova.


1. Sono lieto d'incontrarvi numerosi, qui a Roma, dopo il viaggio pastorale che ho compiuto nella vostra città, alla quale va in questo momento il mio pensiero commosso per la grave esplosione che ha devastato ieri mattina la zona di Multedo.

Mi unisco alle vostre preghiere, implorando dal Signore pace eterna per le vittime, pronta guarigione per i feriti, interiore conforto per i familiari.

Grazie a voi tutti per questa visita che risveglia nel mio animo le emozioni provate nei giorni belli dell'incontro con la vostra città. Saluto il signor Cardinale Giuseppe Siri, vostro amato Arcivescovo, al quale desidero rinnovare la espressione della mia stima per la sua opera pastorale, per lo zelo che egli ha sempre manifestato di fronte ai problemi teologici e sociali del nostro tempo, affermando con vigore e chiarezza il primato della verità e facendo conoscere che la strada del vero bene sociale passa per Cristo.

Saluto, altresi, le autorità civili che sono qui presenti e formulo per esse ogni miglior augurio per un felice successo del loro servizio nella comunità e nell'amministrazione cittadina.

Qualche volta, al ricordo delle due splendide giornate passate in mezzo a voi, il 21 e 22 settembre di due anni fa, provo anch'io dei sentimenti simili a quelli espressi da un vostro poeta nella famosa canzone che dava voce all'animo di generazioni e generazioni di emigranti, e che fa ancor oggi vibrare il cuore di ogni genovese, dovunque egli si trovi: Ma se ghe pensu / alua mi vedu u mâ... Come non "rivedere", anche dal Vaticano, tutte le cose belle di quei giorni? 2. Tra i molti ricordi di Genova, lasciate che scelga anzitutto quello dei tanti volti onesti e sani di lavoratori, di padri e madri di famiglia, di giovani, che costituiscono la vera forza della vostra città e regione. A Genova mi è parso che quei volti portassero l'impronta di un retaggio di antiche fatiche, delle antiche imprese di terra e di mare, e che possono dare l'impressione di un carattere asciutto, ma tuttavia schietto, leale, capace di donazione fino al sacrificio, dedito specialmente alla famiglia e particolarmente sensibile alle opere di assistenza ai bisognosi.

Mi è parso allora - e ve lo dissi - che quelle antiche virtù potessero e dovessero operare anche tra i nuovi problemi economico-sociali aperti dalla crisi del porto e delle industrie, a tutela di tante famiglie, dei giovani in cerca di occupazione, dei lavoratori meno autosufficienti e meno protetti socialmente. A quelle virtù risolutrici di questioni complesse e difficili vorrei invitare ancora una volta tutte le categorie, confermando i richiami sapienti del vostro Cardinale Arcivescovo, che voglio lodare e ringraziare anche per l'azione rasserenatrice e pacificatrice degli animi da lui svolta in questi mesi per il bene della sua e della vostra Genova! 3. Ed ecco un altro ricordo che sovrasta in certo modo tutti gli altri: la Madonna della Guardia, nel cui santuario, elevato pietra su pietra dalla pietà dell'umile popolo genovese, sono stato felice di pregare per Genova, l'Italia, il mondo, la Chiesa. Là ho pronunciato l'atto di affidamento a Maria del Sinodo straordinario dei Vescovi, e ritengo di poter attribuire alla benedizione della "vostra" Madonna l'esito felice di quel Sinodo celebrato nel ventesimo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II.

In questo momento vorrei raccomandarvi di tornare spesso al santuario, seguendo le belle consuetudini dei vostri padri. Andatevi specialmente nei mesi dell'imminente Anno Mariano, tempo salutare di supplica, di riflessione, di impegno di vita cristiana, per prepararci tutti insieme, con l'aiuto di Maria, a ricevere le grazie che lo Spirito Santo vorrà effondere sulla Chiesa e sul mondo al compiersi del secondo millennio cristiano.

Anche a questo proposito sono lieto di poter ribadire le esortazioni della lettera pastorale che il vostro Arcivescovo ha inviato per l'Anno Mariano, intorno alle umili e pie pratiche popolari che concretizzano alti ideali e impegnativi programmi per lo spirito cristiano: il rosario, l'Angelus Domini, l'effige della Vergine santissima collocata nelle vostre case. Sia tale immagine un simbolo di fede, un punto di riferimento per la famiglia, un richiamo alla preghiera. Riconsiderate l'ideale di vita elevata e pura che la Vergine Maria impersona, raffigura e propone a tutti, specialmente alle ragazze d'oggi, chiamate a riscoprire il valore e la bellezza di un'anima senza macchia! Che cosa si può offrire di più incantevole di Maria alla gioventù del nostro tempo? 4. Parlandovi della Madonna della Guardia, non posso dimenticare che nei giardini vaticani esiste una sua statua, con un altare a lei dedicato. Il tempietto, come sapete, è sorto per la devozione del mio predecessore Benedetto XV, ultimo papa di origine genovese, verso la "sua" Madonna. So che quest'anno la Confraternita di san Giovanni Battista dei Genovesi in Roma, presente con voi a questo incontro, celebra con varie manifestazioni il centenario dell'iscrizione a tale sodalizio dell'allora Monsignor Giacomo Della Chiesa.

Desidero anche ricordare che in questo stesso anno ricorre il settantesimo anniversario della "Nota ai Capi dei popoli belligeranti" che Papa Benedetto XV emano il 1 agosto 1917, mentre imperversava la prima guerra mondiale, per esortare i governanti ad esaminare alcuni punti che egli proponeva come risolutivi del conflitto e come basi per un ordine nuovo (cfr. AAS 9[1917] 417-420).

Li inviti e le proposte di Benedetto XV non furono allora accolti e anzi da non pochi furono duramente criticati e respinti; ma quale eccelsa grandezza, quale magnanimo coraggio sentiamo ancora oggi vibrare nella voce di quel "profeta disarmato" che, quasi solo, oso chiedere pace a nome delle famiglie, dei giovani, dei poveri di tutto il mondo, mentre tanta gente si ostinava in grida e operazioni di guerra! E quale solenne ammonimento ne deriva anche per i responsabili della pace dei popoli nel nostro tempo! 5. Nel concludere questo incontro nel quale abbiamo rievocato fatti e figure della vostra magnifica città, non posso omettere un pensiero per quell'entroterra ligure al quale si estende l'arcidiocesi di Genova. Non potevo ignorarlo, anche perché domenica scorsa (10 maggio) ho avuto la gioia di proclamare beata una figlia di quelle terre, la madre Benedetta Cambiagio Frassinello, fondatrice delle Suore Benedettine della Provvidenza.

Nella vita di questa beata si riflettono tanti mirabili aspetti della spiritualità cristiana nelle varie condizioni dell'esistenza comune: sia come fanciulla amante della casa e della chiesa, alunna delle scuole elementari e del catechismo, ubbidiente ai genitori e giudiziosa con i fratelli e i compagni; sia come emigrante a Pavia a causa delle devastazioni prodotte sull'Appennino ligure dalle truppe napoleoniche, e collaboratrice dei suoi nei lavori domestici e in un negozio di verdura; sia come sposa ventiquattrenne di un cristiano integerrimo, Giovanni Battista Frassinello; sia come assistente amorevole della sorella affetta per ben tredici anni da un tumore; sia come religiosa, scelta che decise dopo aver pellegrinato col marito ad un santuario mariano, probabilmente quello della Madonna della Guardia sul Figogna; sia come fondatrice di case di assistenza e di educazione per le fanciulle più povere; sia come iniziatrice di una congregazione di religiose dedite a quest'opera, e formatrice delle sue suore; sia come sostenitrice del sacerdote genovese, servo di Dio Nicolo Olivieri, nell'opera di riscatto delle fanciulle schiave in Africa; sia come donna paziente nelle tribolazioni e nelle persecuzioni, distaccata da tutto, anche dalle sue opere, e pronta a eroici sacrifici per mantenere e ristabilire la pace; sia come devota della Madonna alla quale fu particolarmente unita in vita e in morte. Una vita di cristiana esemplare, dunque, come laica, come coniugata, come religiosa, come apostola della gioventù! Ma proprio nei diversi aspetti della sua vita, si vedono trasparire le qualità dei liguri a cui accennavo fin da principio: la tenacia, la pazienza, la coerenza, la fedeltà al dovere, l'attaccamento alla famiglia, l'impegno nelle opere buone, la fede e la carità a tutta prova. Tali doti divennero grandi virtù in tanti santi che a Genova e nella Liguria sono fioriti.

Queste splendide figure di liguri, mentre esaltano il retaggio migliore della vostra gente, indicano alle nuove generazioni le risorse che potranno consentire ancor oggi alla vostra città e regione di superare le sue difficoltà e attuare un vero progresso.

Tutto ciò ottenga a voi e ai vostri concittadini e condiocesani l'intercessione della Madonna della Guardia, alla quale affido voi, i vostri cari e tutti i genovesi, con un particolare pensiero per quanti sono stati provati dalla grave sciagura di ieri.

Con questi sentimenti imparto a voi qui presenti e all'intera diocesi genovese, in particolare ai lavoratori, ai giovani, ai sofferenti, la mia benedizione.

1987-05-16 Data estesa: Sabato 16 Maggio 1987




Messa per la comunità filippina - Basilica di san Pietro (Roma)

Titolo: Siete chiamati ad essere in Europa testimoni nuovi e giovani della fede

Testo:

"Celebrate la vostra gioia al Signore... Ringraziate il Signore..." (Ps 32/33,1).


1. Queste parole del salmo responsoriale esprimono la gioia spirituale che condividiamo mentre siamo riuniti a celebrare il sacrificio eucaristico del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

E' in un tale spirito di lode e ringraziamento che voi, membri della comunità filippina, siete riuniti intorno a questo altare per ringraziare il Padre del nostro Signore Gesù Cristo, e nostro stesso Padre, per il venticinquesimo del Collegio Pontificio delle Filippine. così facendo, voi riaffermate i legami ecclesiali e la comunione spirituale che riuniscono l'amato popolo filippino con il successore di Pietro e venite a conoscenza dell'importanza per il vostro popolo e per la Chiesa nella vostra terra della saggia deliberazione che guida la gerarchia filippina a stabilire a Roma un'istruzione per l'educazione dei membri del clero.


2. La liturgia di questa quinta domenica di Pasqua ci parla di tutto il mistero della nostra unione spirituale con Cristo, il Signore risorto, che con le parole del Concilio è il fine della storia umana, il "punto focale del desiderio della storia e della civilizzazione, il centro della razza umana, la gioia di ogni cuore e la risposta ad ogni speranza" (GS 45). Gesù vuole che noi ci uniamo a lui: "così che siate anche voi dove sono io" (Jn 14,3).

La domanda posta da Tommaso: "Come possiamo conoscere la via?" esprime una reazione spontanea alla presentazione della visione cristiana sulla vita e la realtà. Esprime anche l'interesse di ogni essere umano quando è risvegliato al senso di responsabilità per la vita che Dio ha dato, quando è posto di fronte al bisogno di dare una direzione alle attività della vita. E' una domanda che ha accompagnato la famiglia umana in una via o in un'altra attraverso la storia, e che oggi prende la forma di un problema acuto per l'autentico futuro della civilizzazione, un problema che sorge nel cuore e nelle voci di molti, specialmente dei giovani, come spinta verso la giustizia, la pace e la verità nelle questioni umane.

"Come possiamo conoscere la via?" (Jn 14,5).

Non una via che alla fine dimostri di essere stata una falsa illusione, che abbia promesso ciò che non può dare.

Non una via che conduca alla disperazione e alla morte! Ma la via che conduce alla verità e alla pienezza della vita! 3. E ricercando noi sentiamo le potenti parole di Gesù in risposta a Tommaso e ad ognuno di noi: "Io sono la via, la verità e la vita" (Jn 14,6). All'Ultima Cena prima della sua morte, Gesù Cristo ci rivela l'intero significato della nostra esistenza. Egli rivela la via al Padre, ci insegna la verità sulla misericordia di Dio e sul nostro destino di trascendenza; offre a noi la vita della quale san Giovanni dice: "La vita fu resa manifesta e noi abbiamo visto e rendiamo testimonianza a ciò e proclamiamo a voi la vita eterna, quella che era presso il Padre e che ci è stata manifestata" (1Jn 1,2). Si, vita! Vita per ogni individuo e per ogni popolo! La vera vita che fu resa manifesta nel Figlio di Dio! Dove il peccato e la morte hanno trionfato, il mistero pasquale di redenzione ha portato nuova vita. Questa nuova vita viene comunicata a coloro "che vengono a lui" (cfr. 1P 2,4), quelli che vengono a Gesù Cristo. Se noi sentiamo la sua voce e apriamo i nostri cuori al dono del Santo Spirito, egli darà a noi la vita eterna. Nelle parole della seconda lettura, egli che è "la pietra viva" della "casa spirituale" trasformerà anche noi in "pietre vive" (cfr. 1P 2,5). Oggi qui, in questa magnifica Basilica, che le mani degli artisti hanno meravigliosamente creato dalla pietra, noi, come comunità di fede unita intorno all'altare del sacrificio, "pietre vive", siamo chiamati ad essere la vera "casa spirituale" della quale il Signore è la "pietra d'angolo" e nella quale è offerto "il sacrificio spirituale che Gesù Cristo ha reso accetto a Dio" (1P 2,6).


4. Dall'8 dicembre scorso la Chiesa nelle Filippine celebra l'Anno Eucaristico Nazionale per commemorare il quinto anniversario del Congresso Eucaristico Internazionale tenuto a Manila nel 1937. Questo è quindi un tempo speciale per la crescita spirituale di ogni Filippino che desideri fare dell'Eucaristia il punto focale del suo cammino verso la maturità in Cristo. L'Eucaristia chiede e sostiene la conversione "di vita che il sacramento della penitenza rinnova costantemente nel cuore del cristiano. L'Eucaristia costituisce e nutre la comunione di fede e vita di tutti coloro che celebrano il grande mistero del patto eterno (cfr. Preghiera Eucaristica IV). L'Eucaristia riempia la comunità ecclesiale di vitalità ed energia. E' il nutrimento di ogni forma dell'apostolato. L'Eucaristia parla a noi del sacerdozio di Gesù Cristo.


5. La seconda lettura della liturgia di oggi ci ricorda appropriatamente del regale sacerdozio a cui partecipa tutto il Popolo di Dio: "Voi, pero, siate stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione sacra, popolo tratto in salvo affinché annunziate le meraviglie di Dio" (1P 2,9).

Questa descrizione si riferisce ad ogni comunità di cristiani battezzati. In maniera speciale si riferisce alla prima comunità cristiana, la cui storia è narrata negli Atti degli Apostoli. E precisamente dagli Atti degli Apostoli della prima lettura di questa Messa noi impariamo che in quella prima comunità raccolta intorno agli apostoli è sorta molto velocemente una chiara percezione della diversità di uffici e di doveri (cfr. Ac 6,3-4).

Il fedele che sa "stendere le mani" costituisce il segno visibile di una vocazione e consacrazione che chiama ad uno speciale ministero (cfr. Ac 6,6). I preti "nell'immagine di Cristo l'eterno alto Sacerdote, sono consacrati a predicare il Vangelo, guidare i fedeli e celebrare il divino culto" (LG 28). In ciò sta il significato speciale dell'anniversario che voi desiderate commemorare in questa




venticinque anni della commissione Collegio Pontificio Filippino per la formazione di preti che costituiscono la "casa spirituale" di Dio.


6. Come figli e figlie delle Filippine, voi stimate molto la vocazione al sacerdozio e alla vita religiosa. La presenza qui di molti preti, e di uomini e donne religiosi è un segno visibile della vitalità della Chiesa nel vostro paese.

Cari preti e religiosi: più profonda è la crisi dei valori spirituali che colpisce la società contemporanea, più lucente deve brillare la vostra luce davanti ai fratelli e alle sorelle, più dovete diventare uomini e donne di preghiera e accettare di essere testimoni della persona, dell'opera e dell'insegnamento di Cristo, ed infine dovete voi personalmente essere disposti a "diminuire perché egli possa crescere" (cfr. Jn 3,30). Il presente ora richiede che voi siate uomini e donne di Dio.

E voi, cari uomini e donne laici delle Filippine, avete un ruolo differente ma non meno urgente. E' vostro compito portare il Vangelo di Gesù nelle faccende giornaliere della famiglia, del lavoro, della società. Non meno di quanto sia per i preti ed i religiosi, Gesù è "la via, la verita e la vita" anche per voi.

Sono felice che così tanti siano potuti venire qui oggi. Prego che la compagnia che nasce dall'Eucaristia e la gioia dell'incontro l'uno con l'altro possano rafforzarvi e sostenervi tutti nelle sfide che la vita vi porrà di fronte, specialmente quando sarete lontani dalle vostre case e dalle famiglie, e nei compiti che Cristo vi metterà sulle spalle. In Europa siete chiamati ad essere nuovi e giovani testimoni della fede che il vostro paese ricevette dall'Europa molte generazioni addietro. Possa la beata Vergine Maria, la Madre spirituale che i Filippini amano profondamente, accogliere l'intero popolo filippino sotto il suo manto di cura e protezione amorevole.

Possa intercedere per tutti voi con suo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo. Amen.

1987-05-17 Data estesa: Domenica 17 Maggio 1987




Recita del "Regina Coeli" - Piazza san Pietro (Roma)

Titolo: Dal Vaticano II uno spazio vasto e aperto per i laici nella dimensione missionaria


1. Il Concilio Vaticano II ha valorizzato al massimo il carattere missionario della Chiesa. In docile ascolto dello Spirito Santo, ha riproposto a tutti i membri del Popolo di Dio - pastori e fedeli - la vincolante consegna che Gesù, prima di salire al cielo, affido agli apostoli, quando disse: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19 cfr. LG 17).

In adempimento di questo solenne comando, il Concilio ha ripreso e fatta sua l'umile e fervida testimonianza di san Paolo: "Non è per me un vanto predicare il Vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il Vangelo!" (1Co 9,16 cfr. LG 17).


2. Il Concilio ha così contribuito a suscitare nel Popolo di Dio una nuova coscienza missionaria, sempre più intensa e sempre più diffusa, in rapporto alle nuove necessità dei tempi. Non ambizioni di terreno proselitismo spingono la Chiesa sulle strade dell'evangelizzazione, ma la coerenza col proprio essere, la fedeltà alla propria vocazione. Sta qui la regola dei suoi passi; l'anima dei ritmi dei suoi itinerari.

"La Chiesa peregrinante è missionaria per natura sua, in quanto essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il disegno di Dio Padre" (AGD 2).

Questo disegno scaturisce dunque dall'"amore fontale" del Padre che sta nei cieli. Pertanto tutti coloro che hanno la grazia di entrare nella cerchia di un tale amore non possono considerare l'evarigelizzazione un aspetto facoltativo e marginale. Essa è un'esigenza che sgorga dal loro stesso essere di cristiani. E' perciò un dovere e un impegno irrinunciabile, da cui nessuno, mai, può ragionevolmente esimersi; si tratti di portare la luce del Vangelo là dove l'annuncio non è stato proclamato, o di ravvivarla in quegli strati di umanità in cui varie forme di neo-paganesimo l'hanno oscurata o spenta.


3. Nella dimensione missionaria i fedeli laici trovano uno spazio particolarmente vasto ed aperto alle loro specifiche possibilità. Essi, "anche quando sono occupati in cure temporali, possono e devono esercitare una preziosa azione per l'evangelizzazione del mondo" (LG 35). perciò se essi sono chiamati a contribuire in varie forme al sostegno delle giovani Chiese e delle loro attività umanitarie e pastorali, devono pure impegnarsi per la diffusione del fermento evangelico in ogni ambiente delle terre che sono già cristiane" (cfr. AGD 41).

Voglia la Vergine Maria, stella dell'evangelizzazione, che, mediante le riflessioni del prossimo Sinodo episcopale, acquisti un più ampio respiro la coscienza missionaria nel nostro laicato cattolico.

1987-05-17 Data estesa: Domenica 17 Maggio 1987




Annuncio dopo la recita del "Regina Coeli" - Piazza san Pietro (Roma)

Titolo: Domenica prossima a Roma una giornata per costruire insieme il Sinodo pastorale diocesano

Testo:

1. Domenica prossima in tutte le parrocchie di Roma si celebrerà la "Giornata del Sinodo Pastorale Diocesano".

Proprio oggi si compie un anno da quando, in occasione della veglia di Pentecoste, ho dato l'annuncio di questo Sinodo, che sarà il secondo dopo quello celebrato nel 1960 da Papa Giovanni XXIII e che avrà come tema "la comunione e la missione della Chiesa di Dio che è in Roma alle soglie del terzo millennio".

Si è dato subito avvio alla fase "antepreparatoria", predisponendo gli strumenti di ricerca e di studio, al fine di impostare il lavoro preparatorio vero e proprio e soprattutto di coinvolgere in esso non solo tutte le componenti della comunità ecclesiale, ma anche ogni uomo e donna che vive in questa città.

La "Giornata", che si celebra domenica prossima, ha lo scopo di interessare e coinvolgere tutta la comunità diocesana, perché ognuno si senta corresponsabile della vita e della missione della Chiesa e collabori attivamente a rendere operante quella "comunione" e quella "missione" che il Sinodo pastorale diocesano è chiamato a promuovere.

Ogni cristiano è invitato a pregare perché il Sinodo romano possa raggiungere le sue finalità pastorali e inoltre, quel giorno, in ogni chiesa sarà distribuito un "questionario" con una lettera del Cardinale Vicario che a mio nome chiede di rispondere, in modo che ciascuno, fin d'ora, possa dare il proprio apporto a "costruire" il Sinodo.

Attraverso il "questionario" è la Chiesa romana che vi interpella; come Vescovo di questa Chiesa vi invito a rispondere! 2. Saluto tutti i pellegrini presenti, rivolgendo uno speciale pensiero a quanti vengono dalla parrocchia di san Remigio in Vimodrone, in diocesi di Milano.

Carissimi, mi è cosa gradita assicurarvi che, quando ho benedetto la pietra per il nuovo altare della vostra Chiesa, ho pregato la Vergine Maria per l'intera vostra comunità parrocchiale.

A tutti il mio saluto cordiale e la mia benedizione.

1987-05-17 Data estesa: Domenica 17 Maggio 1987









Discorso ai Vescovi del Madagascar in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Inculturazione del Vangelo e autenticità della fede

Testo:

Amato Monsignore Cardinale, Cari fratelli nell'episcopato.


GPII 1987 Insegnamenti - Ai Vescovi dell'Etiopia in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)