GPII 1987 Insegnamenti - Discorso ai Vescovi del Madagascar in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)


1. Ringrazio il vostro Presidente dei sentimenti di comunione appena espressi ricordando alcuni problemi chiave della vita della Chiesa e della società in Madagascar. Ho preso conoscenza di essi anche nel rapporto fattomi pervenire da lui e nelle diverse relazioni quinquennali, preparate con cura dai pastori delle Chiese particolari e che sono oggetto di uno studio attento da parte del Dicastero missionario competente.

A voi tutti esprimo la mia gioia di vedervi a Roma, presso la tomba degli apostoli Pietro e Paolo. E' dalla loro ardente fede in Gesù Cristo, del loro senso ecclesiale che noi abbiamo ereditato, gli uni e gli altri. E' sulle loro orme che noi poniamo il nostro ministero di successori degli apostoli, con lo stesso coraggio per professare la fede, edificare la Chiesa ed introdurre nella società dove Dio ci mette il lievito del Vangelo. Noi preghiamo insieme in questa situazione: è lo scopo primario della vostra visita "ad limina". E' vi confrontate con il successore di Pietro ed i suoi collaboratori della Curia sul valore della vostra missione in legame con la Chiesa universale di oggi.

Gioisco anche al pensiero di incontrarmi con voi a casa vostra, quando Dio mi permetterà di rispondere al vostro amato invito.


2. Questo mese di maggio e l'avvicinarsi dell'apertura dell'Anno Mariano ci invitano a puntare lo sguardo sulla prima serva del Signore, Maria, la figura della Chiesa. Al momento della visitazione, in cui è lodata per la sua fede, ella pensa prima di tutto a rendere grazie al Signore che ha fatto in lei grandi cose.

Prima di guardare alle difficoltà dei pesanti compiti che vi sono affidati, dovete anche voi innanzitutto prendere coscienza delle grazie di cui ha beneficiato il popolo malgascio. La sua anima era già segnata da una saggezza ancestrale che l'orientava verso Dio e le dava un senso profondo della solidarietà umana. Alla buona novella del Vangelo che è stata loro proposta, molti malgasci hanno aderito volentieri, e l'evangelizzazione ha già prodotto frutti numerosi in tutto il paese. La fedeltà cristiana ha resistito a diverse difficoltà, talvolta anche il coraggio del martirio. La Chiesa è stata impiantata con i suoi Vescovi, i suoi preti, i suoi religiosi malgasci. Victoire Rasoamanarivo, che speriamo di beatificare, rappresenta una testimonianza efficace del progresso dei laici nella santità. Oggi stimate che la Chiesa goda di una grande libertà nel predicare il Vangelo. E in ogni caso, rappresenta una grande speranza per il rinnovamento morale della società, mentre la sua opera caritativa, sociale ed educativa è sollecita ed apprezzata. Ecco dei motivi di fiducia e di azione di grazia. Ma la cosa fondamentale è che lo Spirito del Signore lavora con voi, nella misura stessa della disponibilità dei credenti.


3. Certamente la missione da compiere è immensa, sia per l'espansione della Chiesa, il consolidamento e l'approfondimento della fede, sia per il contributo dei cristiani al raddrizzamento nazionale.

Si, l'evangelizzazione iniziata deve continuare. Chi non desidererebbe far conoscere ai suoi fratelli l'amore di Dio come ci è stato rivelato in Gesù Cristo, senza nessun merito da parte nostra, e proporre alla loro libera adesione al di fuori di ogni spirito settario, i mezzi di salvezza e di vita che il Cristo ha rivelato alla sua Chiesa? Penso alla regione degli altipiani dove molti malgasci hanno accolto la fede e formano delle comunità cristiane viventi. Io auguro che esse irradino la loro gioia di credere ai catecumeni o a coloro che sono ancora estranei al Cristianesimo. Auguro soprattutto che la fede, ricevuta in gran parte dai missionari e poi dai pastori malgasci, irrighi la vita quotidiana, la cultura, le abitudini familiari e sociali dei battezzati. Avete sottolineato l'importanza della inculturazione. Ne avevo parlato a lungo a Yaoundé il 13 agosto 1985, davanti al mondo intellettuale e agli studenti (Giovanni Paolo II, Discorso nella città di Yaoundé agli intellettuali e agli studenti dell'università tenuto il 13 agosto 1985, 7. 8. 9: "", VII, 2 [1985] 369-373).

Si può parlare, a questo proposito, di una nuova evangelizzazione, che è ormai tra le vostre mani; essa mira a produrre, a partire dalla forza autenticamente cristiana ricevuta dall'alto, frutti autenticamente malgasci, in unione con le altre Chiese particolari del continente africano e con la Chiesa universale.

Esiste in effetti un dato teologico che è il cammino obbligato di un approfondimento ulteriore nelle diverse culture, ed il criterio segnato dall'originalità cristiana. Il problema dell'inculturazione che si pone effettivamente per il Madagascar, come del resto per l'Africa, è di fare in modo che i valori culturali locali non offuschino il messaggio della fede e della morale, come viene insegnata dalla Chiesa cattolica, e che le prime generazioni hanno saputo accogliere nella sua radicalità evangelica. Basti accennare per esempio ai valori della castità, del sacramento matrimoniale, della famiglia cristiana.

Ma penso anche che la prima evangelizzazione abbia ancora una larga area davanti a sé, in particolare nelle regioni costiere. Alcuni sottolineano la lentezza di questa evangelizzazione. Voi parlate spesso, nei vostri rapporti diocesani, dei "simpatizzanti cattolici" per i quali cercate dei mezzi veramente missionari di avvicinamento e di annuncio, che, con l'aiuto di Dio, dirigano il cammino verso la fede e verso il catecumenato. Certi mettono in luce la difficoltà di un approccio missionario nei villaggi. Altri malgasci hanno già aderito al Vangelo in comunità diverse da quelle cattoliche. Il Concilio Vaticano II ha tracciato le vie di un ecumenismo autentico, rispettoso sia della ricerca della piena verità, sia delle persone che professano la loro fede. Questo ecumenismo è forse ancora difficile da vivere, soprattutto nelle comunità miste; non deve cedere né ad un relativismo leggero che livellerebbe delle convinzioni di coscienza, né evidentemente ad una concorrenza aggressiva. Lo Spirito Santo farà trovare a coloro che lo pregano le vie per un reale progresso ecumenico, nel rispetto, nell'amore che viene da Dio, nella ricerca sincera della piena comunione voluta dal Signore tra i discepoli. So che voi siete preoccupati di avere un tale atteggiamento, come mostra la vostra partecipazione rispettosa alla commemorazione dei primi martiri malgasci. Del resto, i cristiani, nell'amore che nutrono per i loro compatrioti e per la nazione, devono apportare una cooperazione di qualità all'opera di raddrizzamento morale e di progresso sociale che è particolarmente urgente e sul quale ritornero a proposito dei laici.


4. Annunciare la fede, con la chiamata alla conversione che essa implica, nutrirla e sostenerla, approfondirla, permetterle di portare i suoi frutti, indicando le esigenze etiche che essa comporta nelle diverse situazioni, tutto ciò richiede l'adozione coraggiosa di mezzi pastorali adeguati. E' l'oggetto delle vostre riunioni ed assemblee che tenete regolarmente.

Voi non trascurate di istruire il popolo cristiano, di mostrargli il cammino. Penso per esempio alle vostre lettere pastorali intitolate "Voi siete il sale della terra", "Convertitevi e credete al Vangelo". La formazione comincia dalla giovane età, al momento in cui si sviluppano lo spirito ed il cuore. Le scuole cattoliche sono chiamate a fare tutto il possibile per assicurarla, attraverso una catechesi di qualità ed un clima cristiano che sostenga il progetto educativo. Bisogna sensibilizzare le famiglie cattoliche alla scuola cattolica, perché esse la sostengano presso lo Stato, il quale non mancherà di tener conto dei desideri dei genitori cattolici e di apprezzarli. Ma la vostra preoccupazione è anche di assicurare una presenza cristiana nelle scuole dello Stato, per poter proporre agli allievi che lo vogliano i mezzi per formare la loro coscienza alla luce della fede e per viverla nelle azioni concrete. La preparazione dei catechisti e dei quadri educativi riversa qui tutta la sua importanza. I giovani sono molto numerosi. Tensioni soprattutto tra gli studenti mostrano il loro smarrimento, la loro inquietudine per l'avvenire, forse un vuoto di coscienza, talvolta un rischio di manipolazione, un bisogno, in ogni caso, di ritrovare il senso della vita. E' una grande scommessa per la Chiesa. E' una grande scommessa per tutta la nazione del Madagascar.

Sentite inoltre il bisogno di assicurare una formazione permanente, spirituale ed intellettuale, per gli adulti, i preti, i religiosi e le religiose, i laici caricati di responsabilità nella Chiesa e nella società. E' quindi più necessario che le questioni siano in parte nuove, in un mondo che si evolve tra costumi ancestrali che non hanno più lo stesso impatto sulla società, e correnti moderne talvolta ambigue e destabilizzanti. Senza una formazione approfondita, senza una comunità ecclesiale vivente e forte, certi battezzati saranno facilmente tentati di abbandono, di sincretismo, di rifugio nelle sette.


5. Per quanto riguarda i preti, sono contento di constatare il vostro impegno nel preparare il rimpiazzo di cui la Chiesa ha bisogno. In certi luoghi sono troppo poco numerosi, e i preti espatriati si fanno pure più rari.

Ho notato gli sforzi che la maggior parte delle diocesi ha intrapreso nel quadro di una pastorale delle vocazioni, considerata a buon diritto come "prioritaria". Voi fate pregare regolarmente i fedeli per questa intenzione, talvolta ogni domenica, suscitate la loro partecipazione finanziaria per prendersi a carico i seminari. E' per voi e per il successore di Pietro una grande gioia e un motivo di speranza il veder crescere, in parecchie diocesi malgasce, il numero di richieste di entrata nei seminari, a tal punto che avete progettato di decentralizzare il seminario di Ambatoroka, e di creare dei centri di formazione al sacerdozio in altre regioni. Sono questioni di cui continuerete a studiare le modalità e le esigenze con la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Non sfugge a nessuno in effetti che questi seminari debbano poter assicurare una preparazione adeguata, sul piano intellettuale come sul piano pastorale, legata ad una solida preparazione alla vita interiore. Bisogna assolutamente disporre il personale molto competente, per insegnare, guidare ed accompagnare con discernimento questi futuri pastori. E voi siete ben consci che criteri di selezione sono necessari in partenza, concernenti le motivazioni, le capacità e l'accettazione delle esigenze morali e spirituali della vita ecclesiastica.

Nessun dubbio che la qualità dei piccoli seminari aiuterà molto questa preparazione, nella misura in cui manterranno la loro identità, assicurando un orientamento specifico per i candidati al grande seminario.


6. Dovrei altrettanto estendermi alla vita e alla preparazione dei religiosi o delle religiose malgasci. Ho notato in un rapporto un'espressione che mi ha riempito di gioia: la presenza benedetta dei religiosi nell'opera di evangelizzazione. In effetti sono molto contento di conoscere lo sviluppo della vita religiosa nel Madagascar, attiva e anche contemplativa. Porterete a questi fratelli e a queste sorelle l'incoraggiamento del Papa.

Non dimentico inoltre i coraggiosi religiosi e religiose venuti da altri paesi. Auguro con voi che, sotto la vostra responsabilità, continuino a portare una testimonianza e un aiuto specializzato che venga apprezzato e che costituiscano anche un legame sempre prezioso con la Chiesa universale.


7. L'avvicinarsi del Sinodo dei Vescovi sull'apostolato dei laici ci ripropone il contributo dei battezzati alla vita delle comunità cristiane e alla vita sociale.

Avete a cuore di promuoverla da molto tempo nel Madagascar, e certi rapporti diocesani augurano che gli uomini vi si impegnino così come le donne. Il Sinodo aiuterà a meglio delineare la natura della vocazione dei laici, l'ampiezza della loro missione, le condizioni della loro formazione spirituale, dottrinale e pastorale.

La vita familiare è un ambito importantissimo, e voi evocate spesso le difficoltà che esistono perché gli sposi battezzati si impegnino più numerosi in un'unione indissolubile, esclusiva e feconda, indispensabile all'accoglienza del matrimonio, il quale permette agli sposi fedeli di ricevere "degnamente l'Eucaristia", di cui essi hanno un così gran bisogno. L'inculturazione della fede cristiana in terra malgascia non potrà non conoscere queste esigenze; forse potrà permettere una preparazione più adatta alle mentalità, beneficiando di ciò che certi costumi comportano di positivo. Ciò richiede uno studio serio e prudente, una pastorale organizzata con altre Chiese particolari e con la Santa Sede e soprattutto uno sforzo maggiore nel quadro della preparazione al matrimonio, per sensibilizzare le coscienze alla grandezza, alla bontà spirituale, alla fioritura umana che rappresenta il matrimonio secondo il Vangelo. Questa migliore comprensione del sacramento del matrimonio, nella catechesi sul matrimonio e la famiglia, con l'esempio ed il sostegno delle comunità cristiane, dovrà permettere a più battezzati di superare la paura di ricevere il sacramento del matrimonio e di assicurare gli obblighi. Come dubitare che il Cristo non doni la grazia di rispondere ai suoi appelli? 8. Nel campo della formazione delle coscienze, penso anche, ovviamente, a tutto ciò che riguarda la vita intellettuale e sociale. Il vostro rapporto descrive la situazione umana molto grave che attualmente il Madagascar conosce. C'è non solamente una carenza di alimenti, di riso, talvolta anche la carestia, che le intemperie e i cicloni aggravano periodicamente. Su questo punto dei cristiani danno prova di una bella solidarietà nell'ambito della Caritas Madagascar ( ufficio delle relazioni di azione sociale e caritativa) in rapporto con le Caritas Internazionali; la loro assistenza agli affamati, ai senza-tetto, ai bambini, ai lebbrosi è ammirevole.

Ma esiste il problema lancinante dell'indebitamento, della disoccupazione, nel quale ci si augura una comprensione e un aiuto internazionale.

Si parla soprattutto di un grave deterioramento del clima morale, sociale, che favorisce il "ciascuno per sé", l'opulenza di certi di fronte alla miseria della maggioranza, la mancanza di coscienza professionale e di motivazioni per il bene comune, la corruzione largamente praticata, la diffidenza, l'insicurezza, la tendenza alla droga, al furto, ai regolamenti di conti, alla violenza, alla mancanza di rispetto della vita. Si misura la gravità di questo stato di cose per l'avvenire del paese che non saprà praticare l'economia di un paziente miglioramento morale, a tutti i livelli. Là la Chiesa è chiamata ad apportare il contributo che le permette la sua etica di servizio, di giustizia, di verità, di amore, di perdono, di speranza. Non che essa debba assumere direttamente un ruolo politico, che non è quello del clero e che riguarda le autorità legalmente investite di questa responsabilità, che devono associare i cittadini sulle scelte liberamente discusse. Ma la Chiesa può molto per rischiarare e formare le coscienze, dare delle ragioni per vivere ed agire, educare la gioventù, dare l'esempio di condivisione, invitare i laici ad impegnarsi al servizio della comunità politica. Rimane nella mia memoria la vostra lettera pastorale: "Il potere al servizio della città". I responsabili del bene comune non hanno nulla da temere da questa partecipazione morale della Chiesa, e il popolo malgascio sembra riporre, a questo proposito, molta speranza in essa. Prego il Signore di guidare su questa via pastori e fedeli.


9. Cari fratelli nell'episcopato, vi trovate in un momento cruciale della storia della grande isola. Alla pesante responsabilità che pesa sulle vostre spalle, so che voi saprete associare largamente i vostri preti, i religiosi, i catechisti, i militanti di azione cattolica, i diversi movimenti. A ciascuno di voi spetta il carico di guidare l'insieme della pastorale; nessuno può assumerla al vostro posto.

Ma, su certi punti, per incarnare meglio il messaggio cristiano saranno utili scambi e un'armonia con i vostri confratelli del continente africano, qualunque sia la forma di collaborazione che sarà ritenuta opportuna. E, al di là di questo continente, la Chiesa universale garantisce in maniera continuativa l'autenticità del progresso cristiano, in armonia con la tradizione vivente della Chiesa. Questa mantiene l'originalità del sale e del lievito evangelici, con la dottrina e la disciplina ecclesiastica comune a tutti; essa permette di discutere le migliori condizioni del cammino in avanti, con la prudenza e l'audacia che si convengono. Non è la ragione d'essere della vostra riunione attorno al successore di Pietro, principio e fondamento dell'unità di tutta la Chiesa? Assicurandovi di essere vicino ai vostri sforzi pastorali, prego Dio di fortificare in voi lo zelo, la pace e la speranza, e benedico di cuore le vostre persone, tutti coloro che collaborano con voi, ciascuna delle vostre diocesi e l'intero popolo malgascio.

1987-05-21 Data estesa: Giovedi 21 Maggio 1987




All'assemblea della Conferenza Episcopale Italiana - Aula del Sinodo dei Vescovi (Roma)

Titolo: Dall'ecclesiologia del Vaticano II sul laicato un'identità ed una missione che si fanno storia

Testo:

1. "Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (Rm 1,7).

Il saluto caro all'apostolo Paolo mi sale alle labbra nel rivolgermi a voi, venerati fratelli nell'episcopato, alle cui sollecitudini pastorali sono affidate le Chiese particolari che sono in Italia. Saluto il Cardinale Poletti, Presidente della vostra Conferenza Episcopale, e Monsignor Ruini, segretario. Saluto con effusione di cuore ciascuno di voi, lieto di questo incontro collegiale, che mi consente di dare rinnovata espressione ai sentimenti di profonda comunione esistenti tra noi e continuamente alimentati dallo Spirito, per mezzo del quale "l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori" (Rm 5,5).

Le vostre recenti visite "ad limina" sono state per me un momento di particolare gioia, per lo spirito pastorale che vi anima, per il dinamismo che vi è proprio, per l'amore alla Chiesa che vi distingue. Vi esprimo ancora una volta la mia profonda gratitudine, la mia grande stima e il mio incoraggiamento.


2. L'annuale vostra assemblea, venerati fratelli, è un'occasione preziosa per una valutazione d'insieme circa il cammino della Chiesa in Italia. In circostanze come questa il nostro sguardo si porta spontaneamente al passato, per riconsiderarne avvenimenti lieti e tristi e trarne le doverose deduzioni in vista delle scelte che occorre affrontare.

Numerosi sono, pertanto, gli argomenti sui quali ci si potrebbe oggi soffermare. Poiché, tuttavia, in prospettiva ormai ravvicinata sta davanti ai nostri occhi il Sinodo dei Vescovi, è su di esso che desidererei attirare la vostra attenzione. Il tema - "Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo" - è quanto mai ricco e stimolante, e su di esso la vostra assemblea non ha mancato di riflettere in ordine ad una verifica sia circa l'identità dei laici sia circa la loro azione apostolica in Italia. Incoraggio a proseguire questa riflessione con grande fiducia nelle energie che il laicato, sotto l'azione dello Spirito, può oggi esprimere a servizio del Vangelo.

Quanto all'identità del laico nella Chiesa il Concilio Vaticano II ha detto cose di fondamentale importanza, sulle quali è bene ritornare con rinnovata attenzione, per trarne tutta la verità di cui sono portatrici. I documenti conciliari insegnano anzitutto a guardare al laico nel contesto di una sana visione ecclesiologica. La caratteristica di fondo che accomuna i battezzati è l'appartenenza al Popolo di Dio, l'essere membri del corpo mistico di Cristo, "christifideles". Come tali, partecipano all'"esse" comunionale della Chiesa e al suo "agere" missionario. Il battesimo, infatti, conforma a Cristo sacerdote, re e profeta, e rende perciò partecipi di queste sue prerogative. Su questa base si radica quell'indole secolare che, secondo il dettato del Concilio (LG 31), è propria e peculiare dei laici e costituisce la modalità caratteristica secondo la quale essi vivono la loro vocazione e missione cristiana.

Da questa "ontologia" soprannaturale il laico deriva la propria "deontologia", cioè la propria funzione nella Chiesa, che si articola in uno specifico compito di evangelizzazione e di instaurazione e perfezionamento dell'ordine temporale, di fronte al ruolo della gerarchia, cui compete il ministero ordinato in virtù dell'assimilazione, mediante il carattere sacerdotale, a Cristo nell'esercizio della sua funzione di santificatore, maestro e guida della comunità ecclesiale. Il laico, inoltre, può essere assunto, in forma tanto individuale quanto associata, a collaborare all'apostolato proprio della medesima gerarchia.

E' quanto mai importante la salvaguardia di questa identità del clero e del laicato secondo gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, e cioè secondo la genuina visione cristiana della realtà, che sarà approfonidita nel prossimo Sinodo.


3. Molto interessante si presenta pure, in vista dell'azione missionaria, la riflessione sull'azione dei laici nella realtà ecclesiale italiana. La storia del loro impegno ha avuto un grande influsso sull'elaborazione della teologia del laicato nel corso dei secoli XIX e XX. Per le peculiari circostanze che caratterizzarono il periodo a cavallo dei due secoli, i laici cattolici, non potendo dedicarsi all'attività politica diretta, orientarono prevalentemente le loro forze verso l'impegno sociale. Il loro successivo ingresso sulla scena politica fu soffocato sul nascere dalla caduta della democrazia.

Quegli anni non furono tuttavia inutili, giacché permisero ai cattolici di privilegiare il momento formativo, approfondendo la riflessione sulle implicazioni sociali dell'adesione al messaggio evangelico. Grazie a questa lunga preparazione, essi si trovarono pronti quando, durante e dopo il secondo conflitto mondiale, le circostanze storiche li chiamarono a svolgere un ruolo determinante nella vita del paese: seppero allora contribuire efficacemente a restituire la libertà all'Italia e a dare alla nazione un ordinamento costituzionale fondato sui valori di democrazia e di solidarietà, contribuendo poi a garantire un lungo periodo di ordinato progresso civile, pur tra difficoltà e manchevolezze e nonostante ostacoli anche gravissimi, quali il terrorismo in tutte le sue forme.

Tale missione è dal Concilio propriamente chiamata apostolato, cioè partecipazione all'azione che la Chiesa sviluppa per la diffusione del regno di Dio sulla terra e per la comunicazione a tutti gli uomini della salvezza portata da Cristo, verso il quale tutto il mondo attende di essere progressivamente ordinato. La missione del laico si esplica perciò su due linee ugualmente essenziali, quella dell'evangelizzazione e della santificazione mediante la testimonianza personale nella famiglia e nell'ambiente professionale, oltre che nella comunità ecclesiale, in particolare nell'ambito dei ministeri non ordinati, e quella dell'animazione e perfezionamento dell'ordine temporale secondo il disegno di Dio.


4. Continuando una loro vivace quanto benemerita tradizione, i laici cattolici italiani si sono impegnati tanto nell'una quanto nell'altra linea. Le associazioni di Azione Cattolica, i gruppi di spiritualità, i movimenti, da quelli di consolidata tradizione a quelli di più recente origine, hanno fatto della testimonianza e dell'annuncio la loro ragion d'essere, cercando forme e linguaggi nuovi e sperimentando metodologie originali, meglio rispondenti alle particolari esigenze del mondo contemporaneo.

In questa prospettiva deve essere considerata la crescente partecipazione dei laici all'attività catechistica nell'ambito della comunità ecclesiale e la sempre più estesa loro presenza sulle cattedre di religione nelle scuole statali, per offrire in tal modo alle nuove generazioni la possibilità di conoscere adeguatamente la fede cristiana in ordine ad una scelta di vita libera e responsabile. Non è chi non veda, a questo proposito, quanto sia importante che alunni e famiglie scelgano di avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica, anche per non privarsi di una indispensabile chiave di lettura e di comprensione del mondo e della storia, con speciale riferimento alla tradizione e alla cultura italiane. La scelta espressa dalle famiglie lo scorso anno è stata significativa e confortante. Confido che tale linea sia confermata e corroborata negli anni futuri, così che non venga a mancare questo momento di crescita per quanti stanno percorrendo il cammino della loro formazione scolastica.

Inscindibilmente connessa con la testimonianza e con l'annuncio è l'azione caritativa del cristiano, che si china con animo misericordioso sulle necessità del prossimo per soccorrerlo e farlo sentire amato da Cristo e dai fratelli. La fioritura di iniziative, anche recenti, in questo campo testimonia dell'insopprimibile vitalità del messaggio d'amore recato da Cristo. Il pensiero va qui, in particolare, alla "Caritas" e alle lodevoli iniziative di gruppi, sorti recentemente, che si distinguono per il loro impegno nel fronteggiare le cosiddette "nuove povertà". Come non menzionare poi altre forme più antiche, ma sempre vitali, come le "Misericordie" e le Conferenze di San Vincenzo, per limitarsi ad alcuni esempi soltanto? Tutte queste manifestazioni di carità operante saranno espressione tanto più genuina dell'amore che promana da Cristo quanto più si manterranno libere, e forti soltanto della loro ispirazione evangelica.


5. L'impegno per la instaurazione dell'ordine temporale secondo il disegno di Dio è stato intenso, anche nel campo sociale e politico, benché non abbia sempre raggiunto i risultati sperati, non di rado a motivo di umane manchevolezze. Molti progressi sono stati fatti, grazie anche all'apporto dei cattolici, nella formulazione legislativa e nella promozione concreta dei diritti umani sociali e politici. E tuttavia gravissime situazioni di disagio si registrano tuttora per i giovani in cerca di occupazione, per i portatori di handicaps, per gli anziani, per quanti sono esposti alle insidie della droga, della corruzione, della violenza.

Inoltre, la comunità cattolica italiana ha dovuto registrare in questi anni il regredire, nelle leggi e nel costume, del valore dell'indissolubilità del matrimonio e l'affermarsi, a livello anche dei pubblici poteri, di un atteggiamento non sempre favorevole alla tutela delle esigenze primarie della famiglia legittima. Se poi si deve prender atto con soddisfazione di una crescente sensibilità per i problemi della pace, dei diritti umani, della qualità della vita, occorre anche riconoscere l'avanzare, nella legge e nel costume, di una cultura di morte che, dopo la legalizzazione dell'aborto che pesantemente colpisce l'inizio della vita, si spinge ora a minacciarne anche il tramonto. Né sono estranee a tale mentalità le polemiche con cui, da alcuni settori, si è voluto rispondere alle profonde motivazioni etiche che hanno indotto la Chiesa a mettere in guardia gli uomini in tema di interventi artificiali sulla trasmissione della vita umana.

Questi aspetti negativi della società di oggi, lungi dallo scoraggiare i cristiani o dal farli ripiegare nella pratica di una religione intimistica o timorosa di affrontare a viso aperto le sfide del presente, ha ispirato tante generose iniziative a favore dei malati, degli handicappati, dei drogati e soprattutto dei "senza voce" per antonomasia, che sono i nascituri in pericolo di essere soppressi. Mi piace ricordare in particolare l'impegno culturale e concreto a sostegno della vita, che, sotto varie denominazioni e forme, ha contribuito ad una salutare e, mi auguro, sempre più decisa inversione di tendenza.


6. Ho parlato a Loreto dell'antica e significativa tradizione di impegno sociale e politico dei cattolici italiani. Ne riparlo volentieri qui, ribadendo che la presenza dei cattolici nella vita pubblica è una componente fondamentale della vita culturale, sociale e politica della nazione. Scopo dell'impegno cristiano è di instaurare l'ordine temporale secondo il disegno di Dio per il vero bene dell'uomo e, quindi, di iscrivere la legge di Dio nella città terrena, come afferma il Concilio; nessuno dovrà dunque meravigliarsi se i cattolici nelle proprie decisioni si ispireranno sempre alle loro convinzioni profonde, docili alla guida dei loro pastori.


7. La presenza attiva dei cattolici nella società civile ha un suo momento forte nell'impegno per l'animazione cristiana del mondo della cultura. L'Università Cattolica del Sacro Cuore, i corsi di aggiornamento da essa promossi ed altre iniziative, come le "Settimane dei Cattolici Italiani", alle quali opportunamente voi intendete ridare nuovo impulso, le numerose case editrici di ispirazione cattolica e le varie attività culturali di alcuni movimenti sono altrettante forme di presenza stimolatrice e feconda.

Si pone in questa linea anche l'impegno nell'ambito delle comunicazioni sociali. Qui le possibilità, ed insieme le responsabilità, sono vastissime.

Accanto alla famiglia ed alla scuola, sono i mass-media ad incidere maggiormente con i loro messaggi nelle menti di fanciulli, giovani e adulti. Come non preoccuparsi della qualità dei messaggi trasmessi attraverso canali tanto efficaci? E come non cercare di farne anche strumenti di diffusione del messaggio salvifico di Cristo? Senza dire dell'importanza che alla comunità ecclesiale sia data la possibilità di conoscere con sicurezza, tramite la stampa cattolica, il pensiero genuino dei pastori ed i criteri per formulare valutazioni ed esprimere scelte ispirate al Vangelo.

Nel discorso sull'azione dei laici cattolici una menzione speciale merita quella particolare forma di apostolato in cui si è storicamente realizzata la collaborazione del laicato organizzato all'apostolato proprio della gerarchia, che in Italia ha avuto significativo rilievo.


8. La riflessioni che vi ho esposto, venerati fratelli, sull'identità e l'azione dei laici nella Chiesa potrebbero essere allargate ad altri aspetti pure importanti dell'attività pastorale. Il tempo non lo consente. Quanto ho detto sul tema dei laici trae motivo non soltanto dall'approssimarsi del Sinodo, ma anche dall'ormai imminente Anno Mariano. Se tutti i credenti, nel loro pellegrinaggio terreno, devono guardare a Maria santissima come a colei che li ha preceduti nel cammino della fede ed ora brilla dinanzi a loro "quale segno di sicura speranza e di consolazione" (LG 68), in lei possono riconoscersi in particolare quanti sono nel mondo, mediante l'impegno quotidiano nel lavoro, nella famiglia, negli ambienti nei quali si svolge la loro attività professionale.

Desidero mettere nelle mani della Vergine santa le mie e vostre speranze per i frutti del prossimo Sinodo e per i riflessi positivi che da esso ci si attende anche per quanto concerne l'impegno di recupero del volto cristiano dell'Italia. La Madonna è profondamente amata dal popolo italiano, che l'ha sempre sentita particolarmente vicina nelle proprie vicende ed alla sua materna tutela s'è sempre affidato con pieno abbandono. Sono certo che in ogni diocesi d'Italia l'Anno Mariano sarà vissuto con intenso fervore e confido che la Vergine Maria vorrà effondere su di noi e su tutti i sacerdoti e fedeli l'abbondanza dei suoi favori.

Altra ragione di speranza in questa prospettiva di rinnovata vita cristiana viene dal Congresso Eucaristico Nazionale, che si terrà a Reggio Calabria nel mese di giugno del prossimo anno. Sarà un'occasione preziosa per ribadire il posto centrale che l'Eucaristia occupa nella vita della Chiesa. Maria stessa ci accompagnerà nella preparazione di questo evento straordinario.

A Maria, madre di Cristo e madre della Chiesa, guardiamo dunque con filiale abbandono e, contando sul suo aiuto, proseguiamo nella nostra quotidiana fatica a servizio di quanti, vicini e lontani, sono affidati alle nostre cure pastorali. Sappiamo che nostro è il compito di piantare e di irrigare, non di far crescere la pianticella fino al frutto maturo; questo compito Dio lo ha riservato a se stesso (cfr. 1Co 3,6). Quando perciò abbiamo fatto quel che era in nostro potere per la diffusione del Vangelo, possiamo restare col cuore sereno: al resto penserà Dio.

Nel nome suo con effusione di cuore imparto a ciascuno di voi e alle vostre chiese l'apostolica benedizione.

1987-05-21 Data estesa: Giovedi 21 Maggio 1987





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