GPII 1987 Insegnamenti - Discorso alla popolazione - Piazza della Cattedrale di Troia (Foggia)

Discorso alla popolazione - Piazza della Cattedrale di Troia (Foggia)

Titolo: Custodite gelosamente il dono prezioso della fede tra le insidie delle ideologie di ispirazione materialista

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle! 1. Ringrazio anzitutto il vostro Vescovo, Monsignor Raffaele Castielli, per le amabili parole, che ha voluto rivolgermi in questa felice occasione della mia breve pausa nella vostra città. Desidero porgere il mio cordiale saluto al signor Sindaco, alle autorità civili e militari presenti, a tutti i sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai padri ed alle madri, ai giovani ed alle giovani, ai bimbi, agli anziani ed agli ammalati.

A tutti il mio affettuoso pensiero e la mia viva riconoscenza! Nel mio pellegrinaggio apostolico nella Capitanata sono lieto di compiere questa tappa nella vostra città, per incontrarmi con voi, al fine di corrispondere al mio mandato di "confermarvi" (Lc 22,32) ed incoraggiarvi nella professione della fede cristiana, ed anche per adempiere ad un dovere nei confronti di un venerabile confratello nell'episcopato, cui mi legano vincoli di fraterna amicizia dagli anni dell'inizio del Concilio Vaticano II. Parlo, come avete ben compreso, dell'indimenticabile e compianto vostro Vescovo, Monsignor Antonio Pirotto, che ci ha "preceduto nel segno della fede e dorme il sonno della pace", le cui spoglie riposano nella vostra bella Cattedrale, nell'attesa della risurrezione.

Ho conosciuto Monsignor Pirotto al Concilio. Egli sedeva fra il Vescovo di Vittorio Veneto, Monsignor Albino Luciani - il futuro Giovanni Paolo I - e me, allora Vescovo Ausiliare di Cracovia. Diventammo profondamente amici. Ammiravo in lui le doti di saggezza, di bontà, di serenità, ma soprattutto il suo indiscusso e vivo "sensus Ecclesiae", il senso della Chiesa. Accogliendo il suo invito sono anche venuto qui, ad ammirare le bellezze della natura, lo splendore artistico della Cattedrale, ma soprattutto la bontà e la gentilezza degli abitanti.

Sono passati tanti anni. La morte di Monsignor Pirotto non ha fatto diminuire in me il ricordo della sua personalità e della sua testimonianza episcopale, ma anzi ha rafforzato l'intimo legame della nostra spirituale amicizia in Dio.

Sono venuto pertanto come amico e come fratello a pregare sulla sua tomba, per il suo eterno riposo e la sua eterna felicità.


2. Come ho detto, ho ammirato nel presule scomparso il suo indiscusso e limpido "senso della Chiesa", che egli ha saputo anche, durante il suo servizio pastorale in mezzo a voi, confermare e rafforzare in questo popolo, che durante il corso dei secoli, nelle complesse ed alterne vicende, spesso drammatiche, che hanno caratterizzato la vita politica e religiosa della vostra antica e nobile città, ha già dato tante volte eloquenti testimonianze di tale fondamentale dimensione per la vita del cristiano.

- Possedere e vivere il senso della Chiesa significa anzitutto credere nel Dio rivelato da Gesù Cristo e proclamato dalla Chiesa.

Siate legittimamente fieri del dono della fede, che il Signore vi ha dato e che i vostri padri hanno conservato e vi hanno trasmesso, pur in mezzo talvolta a gravi difficoltà, con encomiabile generosità: custodite gelosamente questa fede come il grande tesoro prezioso che non deve essere intaccato minimamente e tanto meno perduto o distrutto! Se nel passato l'esercito saraceno ha cercato di privarvi di tale bene e si è trovato di fronte alla vostra indomita forza per controbattere, anche a costo della vita, tali tentativi, oggi possono esistere, ed esistono di fatto, altri pericoli, tentazioni non di rado striscianti, quali certe ideologie di ispirazione materialistica o consumistica e comportamenti, propagandati dagli strumenti della comunicazione sociale, che inculcano una mentalità se non anticristiana, per lo meno indifferente nei confronti dei massimi problemi dell'esistenza e della visione cristiana della vita e della storia.

Occorrono i necessari antidoti a questo continuo pericolo di sottile avvelenamento delle intelligenze e dei cuori! Bisogna impegnarsi sempre più e sempre meglio in un approfondimento personale e comunitario del messaggio cristiano in tutte le sue articolazioni ed esigenze, mediante una costante catechesi, che coinvolga i fedeli in tutte le tappe della loro esistenza.

Per credere e per seguire, come discepoli, Gesù di Nazaret Figlio di Dio, Signore, Messia, Redentore dell'umanità, occorre prima conoscerlo in una riflessione continua sulla sacra Scrittura e, in particolare, sul Vangelo, in cui egli ci parla in prima persona per presentarci la sua personalità, il suo messaggio, le sue pretese, i suoi miracoli, la sua passione morte-risurrezione, cioè il "mistero della sua identità".

Sarà forse necessario procedere - a motivo delle profonde trasformazioni di carattere culturale e sociale - ad una vera e propria rievangelizzazione per ridire e proclamare alla società contemporanea il Vangelo di Cristo in tutta la sua interezza.

- Possedere e vivere il senso della Chiesa significa conoscere, amare la Chiesa e "sentire cum Ecclesia".

Conoscere ed amare la Chiesa, che è "in Cristo come un sacramento e segno e strumento del'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG 1); che è quell'ovile, la cui porta unica e necessaria e il cui pastore buono è Cristo (Jn 10,1-10); che è il podere o il campo di Dio, in cui Cristo è la vera vite, che dà fecondità a noi che ne siamo i tralci (Jn 15,1-5); che è il Corpo di Cristo, nel quale la vita di Cristo si diffonde nei credenti mediante i sacramenti della fede; che è il nuovo Popolo di Dio, Popolo che ha "per capo Cristo..., per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, nel cuore dei quali dimora lo Spirito Santo come in un tempio; per legge il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati; per fine il regno di Dio" (cfr. LG 9).

Di questa Chiesa siamo membra e figli; da questa Chiesa siamo stati generati alla vita soprannaturale nel battesimo, che ci ha incorporati a Cristo.

Questa Chiesa dobbiamo pertanto amare come nostra madre, perché "non può avere Dio per Padre chi non ha la Chiesa per Madre" (san Cipriano, "De catholicae Ecclesiae unitate", 6 - CSEL 3, 1, 214).

Madre e Maestra, dobbiamo filialmente e docilmente ascoltarla in quello che essa ci dice, ci trasmette e ci insegna mediante il magistero del successore di Pietro, principio e fondamento perpetuo e visibile dell'unità della fede e della comunione ecclesiale, e dei Vescovi, che per divina istituzione sono succeduti al posto degli apostoli, quali pastori della Chiesa; chi li ascolta ascolta Cristo; chi li disprezza disprezza Cristo e colui che ha mandato Cristo (cfr. Lc 10,16).

Il cristiano autentico è sempre in sintonia con il magistero della Chiesa; lo accoglie, e, con la grazia di Dio, lo attualizza nelle molteplici circostanze della vita quotidiana. Questo significa "sentire cum Ecclesia"! Affido tali miei voti al cuore materno di Maria santissima e a tutti voi ed ai vostri cari imparto la benedizione apostolica.

1987-05-25 Data estesa: Lunedi 25 Maggio 1987




Discorso ai fedeli - Piazzale antistante il Santuario mariano di Valleverde di Bovino (Foggia)

Titolo: I vostri figli saranno domani pietre vive di questo nuovo santuario

Testo:

Cari fratelli e sorelle.


1. Sono lieto di trovarmi qui, in questo Santuario di Valleverde, dedicato alla Vergine Madre. Ben conosco il luogo, essendoci venuto come arcivescovo in occasione dell'apertura del settimo centenario della consacrazione della prima chiesa. Il mio ritorno oggi, a distanza di ventidue anni, per l'inaugurazione del nuovo tempio, mi è tanto più gradito in quanto mancano appena due settimane all'inizio dell'Anno Mariano, che si propone di preparare il Popolo di Dio al terzo millennio con un incremento di vita cristiana.

Son lieto, perciò, di trovarmi qui in mezzo a voi, mentre saluto di cuore tutti e ciascuno, fratelli e sorelle di Bovino, venuti da vicino e da lontano, con l'intento di supplicare insieme la Vergine Madre perché ci ottenga dal Figlio di raggiungere gli scopi pastorali dell'iniziativa. In particolare rivolgo il mio saluto e il mio ringraziamento a Monsignor Salvatore De Giorgi, vostro amato Arcivescovo.


2. Questo nostro devoto e fraterno incontro quassù fa venire in mente la pagina del Vangelo dove san Luca racconta che Maria si mise in viaggio verso la montagna e, raggiunta in fretta la casa della parente, fu accolta da Elisabetta con queste espressioni; "Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo... E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,39-45). Saluto che suona come un inno alla fede di Maria e nello stesso tempo la presenta a ciascuno di noi come modello e madre per vivere in pienezza il grande, incommensurabile dono della vita divina.

Da quando nacque, più di sette secoli or sono, questo santuario, sorto sull'arco dei monti della Daunia, come a guardare dall'alto la pianura del Tavoliere, è divenuto un punto ideale d'incontro delle regioni limitrofe.

Dall'alto si ha modo di contemplare la pianura, i fiumi, le valli, il mare.

E ciò che accade, in altro campo, quando ci eleviamo mediante la preghiera alle altezze della fede in Dio: noi ci collochiamo allora in un osservatorio di privilegio in grado di valutare nelle loro realtà i valori della terra, che sono doni del Padre celeste, segnati pero da precisi limiti, e come tali incapaci di assorbire l'interesse di tutta la persona umana né di appagare la sete del nostro cuore.


3. Quando su questi monti fu eretta la prima chiesa, al rito della consacrazione parteciparono dodici Vescovi, e dodici furono presenti anche alla posa della prima pietra del nuovo santuario, simbolo del collegio dei dodici apostoli.

Oggi viene lo stesso successore di Pietro, per sottolineare la preziosità della fede ricevuta da Dio e garantita dalla collegialità dei Vescovi in comunione con la Sede di Roma, sotto l'universale protezione della Vergine santissima, Madre di Cristo e della Chiesa.

Accanto al santuario venne edificato un monastero a significare che il posto doveva essere un centro di contemplazione e di preghiera: un luogo dove la terra si avvicina al cielo e dove il cielo è più in ascolto delle implorazioni che salgono dalla terra. Un luogo d'incontro tra il divino e l'umano.

Il nuovo santuario, sorto sull'antico, ricco di marmi pregiati, di belle sculture, di vetrate a colori rappresentanti i misteri del rosario, è stato costruito col contributo libero di tutto il popolo, col frutto dei vostri sacrifici personali e della vostra generosità. Esso si deve perciò dire particolarmente vostro. Ma, appunto per questo, esso assume un suo intimo significato e diventa una consegna per tutti voi: la costruzione materiale deve essere il segno visibile della vostra volontà e del vostro impegno per una costruzione nuova da realizzarsi sul piano spirituale. Tale costruzione è il rinnovamento personale e sociale della vita cristiana in tutta questa regione.

Se ciascuno di voi si sentirà impegnato in questa impresa, si riverseranno su di voi le benedizioni del Signore. E Dio, che non si lascia mai vincere in generosità, verrà incontro ai vostri sforzi con la sua pienezza di luce, di forza, di gioia.


4. Crescere, dunque, nella fede sino alla maturità di uomo perfetto, come singoli e come comunità. Ecco l'impegno che vi attende. Esso è in qualche modo consegnato nelle pietre di questo edificio sacro. Qui esisteva un tempo l'antichissimo santuario edificato dai vostri padri. Le condizioni di fatiscenza a cui era ormai ridotto hanno suggerito a voi, cristiani di oggi, di assumervi l'onere di edificarne uno nuovo, più grande e più bello di quello di prima. Il progetto è finalmente realizzato e la nuova chiesa sta ora davanti ai nostri occhi in tutta la sua possente ed armoniosa bellezza.

La lezione che siamo invitati a trarne è chiara e stimolante: le antiche generazioni dei vostri antenati hanno edificato in questa regione una comunità cristiana che si distingueva per le profonde convinzioni di fede, per l'assidua pratica religiosa, per i valori evangelici tradotti nella vita di ogni giorno. I tempi presenti, segnati dal fenomeno del secolarismo hanno fortemente scosso tale edificio spirituale. Anche nella vostra terra, come altrove, la fede di non pochi cristiani è entrata in crisi e i costumi di molti hanno finito per allinearsi a modelli di vita che col Vangelo hanno ben poco a che fare. Prender coscienza di ciò non deve tuttavia comportare la resa ad alcuna forma di scoraggiamento o di pessimismo. Deve anzi suscitare nell'organismo ecclesiale il risveglio di tutte le forze sane ed il loro impegno generoso per una nuova evangelizzazione del mondo moderno.

Nuova evangelizzazione! Questa è la consegna che da questo Santuario io lascio a voi, cristiani dell'antica Daunia. Occorre riedificare una comunità cristiana viva per la sua fede, coraggiosa e forte nella speranza, sospinta dall'urgenza dell'amore verso chiunque è provato dal bisogno o toccato dalla sofferenza. Edificare un nuovo santuario spirituale in queste terre, le cui tradizioni religiose attingono la stessa età apostolica! Un nuovo santuario, le cui pietre vive saranno domani i vostri figli, ai quali voi volete consegnare la fiaccola della fede ricevuta dai vostri padri, perché essi, a loro volta, la consegnino alle generazioni che testimonieranno il nome di Cristo nel corso del nuovo millennio.

Vi è vicino in quest'opera Cristo stesso, che la Chiesa, in questo periodo dell'anno liturgico, celebra nel mistero della risurrezione. Sorretti dall'ineffabile certezza che infonde nei vostri cuori Gesù risorto, lui che morendo "ha distrutto la morte risorgendo ha ridato a noi la vita" (Pref. Pasq.

I), impegnatevi in questa impresa di portata storica! Gli uomini di oggi, non meno di quelli di ieri, hanno bisogno del Vangelo, che appare la risposta appagante agli interrogativi supremi che assillano il cuore. Spetta a voi, cristiani di questo ultimo scorcio di millennio, il compito, onorifico ed oneroso insieme, di farvi portatori della Parola a quanti, pur cresciuti in questa terra, ne hanno smarrito il pieno senso e la vera portata.


5. Vi conforti nel vostro impegno la consapevolezza di quanto sta avvenendo nel mondo intero. Dalle mie visite apostoliche nei vari continenti ho tratto la convinzione che il processo di evangelizzazione nel mondo di oggi è in corso come non mai. Il piccolo gregge dei tempi delle origini è ormai albero rigoglioso, che stende i propri rami in ogni parte della terra. I popoli non cristiani hanno fame e sete della verità che è annunciata dal Vangelo. E i popoli di antica tradizione cristiana, tentati oggi da forme striscianti di nuovo paganesimo, manifestano in vari modi disagio per il vuoto lasciato dal venir meno dei valori evangelici.

Consapevole di ciò, la Chiesa si sente fortemente impegnata nell'opera di evangelizzazione del mondo e di rievangelizzazione dei popoli cristiani. E' necessario che anche quei paesi, i quali da secoli hanno avuto l'inestimabile dono della fede, ne facciano la riscoperta, perché la parola di Dio abbia in loro il suo adempimento, e possa fruttificare in pienezza.

Affido alla Vergine santa, che voi venerate da secoli in questo santuario, l'auspicio che mi sale dal cuore. Possa la comunità cristiana, che ha le sue radici in questa terra, ritrovare l'entusiasmo e lo slancio dei primi tempi e, seguendo l'esempio di Maria che "avanzo nella peregrinazione della fede e serbo fedelmente la sua unione col Figlio fino alla croce" (LG 58; RMA 2), camminare decisamente sulle strade del Vangelo, riproponendo al mondo odierno, con testimonianza credibile, l'annuncio della verità che salva! Cari fratelli e sorelle della Daunia! Abbiate fede, guardate in alto, e il Signore vi darà in abbondanza la sua gioia e la sua vita. Soprattutto egli vi sarà accanto con la forza della sua grazia, perché il vostro impegno possa dare frutti copiosi e nella vostra terra continui a brillare con rinnovato splendore la luce del Vangelo.

Di tutto ciò vi sia pegno la particolare Benedizione, che a voi tutti - e specialmente ai piccoli, ai vecchi, agli ammalati - imparto di cuore! Nel concludere l'incontro il Santo Padre rivolge ai fedeli le seguenti parole Voglio offrirvi adesso una benedizione apostolica insieme al vostro Arcivescovo e tutti gli altri Vescovi qui presenti, ma vedo davanti ai miei occhi alcune scritte che sono per me molto significative. La prima: "Va'; ti mandero lontano, tra i pagani", e la seconda ancora più significativa e commovente, le parole di Cristo a Pietro: "Pietro, Satana ti ha cercato per vagliarti come il grano, ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede". Molte volte riconsidero queste parole e quanto più considero il contenuto profondo di queste parole di Cristo dette a Pietro, tanto più mi affido alla sua Madre, a colei che ha creduto, "perché non venga meno la tua fede".

Carissimi fratelli e sorelle, vi ringrazio per la vostra presenza così numerosa e così cordiale e mi auguro che sia sempre vera questa parola che leggiamo qui: "la stella della Daunia ti guidi per le vie del mondo".

1987-05-25 Data estesa: Lunedi 25 Maggio 1987




Incontro con i fedeli - Piazza adiacente la Cattedrale di Ascoli Satriano (Foggia)

Titolo: Il progresso sociale è veramente autentico quando rende l'uomo signore e non schiavo della realtà

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle di Ascoli Satriano! 1. Rendo grazie al Signore dal profondo del cuore per avermi concesso di vivere in mezzo a voi questo momento indimenticabile, così chiaramente segnato dalla vivacità della vostra fede cattolica e dal vostro cuore generoso ed ospitale.

Rivolgo il mio cordiale saluto alle personalità civili e religiose: al signor Sindaco, che ringrazio per l'amabile accoglienza, e al Vescovo, Monsignor Vincenzo D'Addario, a cui va la mia gratitudine per le belle parole, con le quali ha introdotto questo familiare incontro. A tutti e a ciascuno di voi esprimo il mio fervido pensiero, che dica la mia benevolenza come pure la mia ammirazione per lo stupendo scenario di bellezze naturali che ho potuto osservare sia dal cielo, sia nel mettere piede in questa vostra terra.

Sono particolarmente lieto di incontrarvi attorno all'icona bizantina della "Madonna della Misericordia", che voi ascolani venerate come protettrice della città. L'odierno solenne tributo, che insieme vogliamo rendere a Maria santissima, madre di Cristo, sarà un nuovo pubblico attestato di fedeltà alla consegna a voi lasciata dai vostri antenati, che tanti secoli or sono sancirono un patto di devozione tra la città e la miracolosa immagine della Odigitria.


2. E non è senza significato che questo nostro incontro con la Vergine santissima trovi la città di Ascoli Satriano, ricca di vicende storiche, a cominciare dalla famosa battaglia tra gli Epiroti e i Romani, impegnata in un generoso sforzo di rinascita sul piano sociale, morale e culturale. La vostra celeste patrona, che sempre vi ha sorretto nei momenti difficili della vostra storia, non mancherà neppure ai nostri giorni di assistervi nella realizzazione delle vostre speranze e delle vostre legittime aspirazioni ad una giusta promozione ed elevazione del livello di vita.

Sono noti i problemi, che ogni giorno siete chiamati ad affrontare: lo spopolamento delle campagne, dovuto in gran parte all'insufficienza del reddito e al fenomeno della meccanizzazione agricola, che riduce il lavoro manuale; la conseguente emigrazione dei giovani, che lasciano i piccoli poderi incoltivati e i loro familiari privi del conforto della loro presenza e delle loro premure; la triste realtà di famiglie povere, che vivono ancora nella emarginazione e nell'abbandono; come pure il problema delle strutture sanitarie, assistenziali e scolastiche che non sempre sono adeguate al livello di vita generale della nazione.

E' necessario intensificare una ben coordinata azione comune, che aiuti a prendere coscienza della necessità di urgenti provedimenti destinati a far superare queste difficoltà, favorendo la partecipazione alle scelte decisionali che si impongono per la promozione sociale, culturale ed economica di tutti i cittadini. Vi auguro che possiate portare avanti questo processo di trasformazione con risultati soddisfacenti, tali da assicurare un tenore di vita più degno ad ogni uomo e ad ogni donna di questa terra tanto generosa.


3. Io vi sono vicino: sono venuto per capire le vostre ansie e le vostre sollecitudini e per dirvi che sono solidale con voi. Lo sforzo che voi oggi compite per trasformare la vostra società non ha pero soltanto un valore materiale o tecnico, ma riveste anche un significato etico, perché il progresso sociale è veramente autentico, quando rende l'uomo signore, e non schiavo, della realtà che lo circonda. Purtroppo dobbiamo talora costatare che la tecnica, seppure mirabile nelle sue continue conquiste, può impoverire l'uomo nella sua umanità, privandolo della sua dimensione interiore e soffocando in lui il senso dei valori spirituali.

Bisogna ridare il primato alle esigenze dello spirito! La Chiesa invita a conservare la giusta gerarchia dei valori. Il celebre binomio "ora et labora", che già fu il programma di vita delle monache benedettine, che con la loro secolare presenza in questa città, vi hanno lasciato un'impronta, sia anche per voi, cari fratelli e sorelle, fonte di saggezza e di bontà: la preghiera dia ali al lavoro, purifichi le intenzioni e difenda dai pericoli del materialismo; il lavoro, a sua volta, faccia riscoprire, dopo la fatica, il ristoro dell'incontro con Dio, nel quale l'uomo ritrova la sua vocazione primordiale, il vero significato della sua esistenza.


4. Ancora voglio aggiungere una considerazione che mi viene suggerita dalla venerata immagine della Odigitria, avente tra le braccia il Bambino nell'atto di indicare la strada a noi che siamo quaggiù pellegrini. Questa figura della Madre e del Bambino oltre alla meditazione del mistero di Nazaret, che è sempre fonte di ineffabili elevazioni spirituali per le virtù esemplari che esso insegna, ci porta anche a riflettere sulla famiglia di oggi, la quale è sempre al centro delle attenzioni e delle preoccupazioni della Chiesa.

Sia essa, o fratelli e sorelle, in cima alle vostre cure quotidiane. In un mondo in cui la famiglia è esposta a tante insidie e minacciata da tanti egoismi, essa rimanga per voi un nido d'amore ed una scuola di sapienza e di pazienza; rimanga il santuario, dove si apprende ad amare Dio e a conoscere Cristo, redentore dell'uomo; il baluardo contro la mentalità edonistica e materialistica, che oggi tenta di entrare anche nei focolari più sani, e contro l'individualismo che corrode lentamente, ma inesorabilmente anche gli istituti familiari più solidi.

Siate tutti uniti nella difesa di questi valori e nella ricerca della loro promozione. L'impegno per un domani più sicuro economicamente, non vi faccia trascurare i vostri figli, soprattutto quelli che hanno particolari problemi di adattamento. L'entrata dei giovani nella società, nella scuola o nel lavoro comporta spesso un impatto con mentalità o ideologie che mettono in forse il sano patrimonio culturale appreso nell'ambito delle pareti domestiche. Vengono talvolta a crearsi nei giovani dei traumi spirituali, le cui ferite non si rimargineranno, se non a fatica. Incoraggiate i vostri figli a partecipare alla vita parrocchiale e all'attività delle varie associazioni cattoliche, dalle quali sono usciti anche qui ad Ascoli Satriano personalità che hanno vissuto con piena coerenza i principi del Vangelo e gli insegnamenti della Chiesa.

Giovani ascolani! Siate generosi e buoni! La Chiesa e la società hanno bisogno di voi. Le opere sociali e di animazione giovanile, missionaria, culturale, sportiva attendono il vostro contributo. Non deludete la speranza che la Chiesa ripone in voi! A tutti imparto la mia benedizione, assicurando il mio ricordo nella preghiera.

1987-05-25 Data estesa: Lunedi 25 Maggio 1987




Incontro con il mondo del lavoro - Zona Fornaci di Cerignola (Foggia)

Titolo: L'impegno dell'occupazione è un dovere centrale dell'azione

Testo:

Cari fratelli e sorelle, 1. Sono veramente lieto di essere in mezzo a voi, lavoratori di Cerignola, di Ascoli Satriano e dintorni. Rivolgo il mio deferente saluto alle autorità civili presenti a questo nostro atteso incontro. Ringrazio il Vescovo, Monsignor Vincenzo D'Addario, che si è fatto interprete dei sentimenti del vostro animo. Ringrazio pure di cuore i rappresentanti delle diverse categorie di lavoratori, che a nome di tutti voi hanno parlato per porgermi il vostro saluto, per esprimere le antiche e nuove preoccupazioni proprie del vostro tipo di lavoro, per manifestare i sensi di giustizia e di bontà che animano i vostri cuori generosi.

Ringrazio tutti voi per la vostra accoglienza.


2. Conosco i vostri problemi, li sento parte viva della mia missione pastorale e, dopo avere in questi giorni di permanenza in Capitanata toccato ancora una volta con mano le particolari condizioni di vita locale, non manchero di farne oggetto di attenta riflessione alla luce della preghiera.

Voi rappresentate in gran parte la categoria dei lavoratori della terra e molti di voi si trovano ancora in una situazione simile a quella descritta dalla parabola evangelica degli operai costretti a sostare lungamente in piazza con la speranza che qualcuno li prenda a giornata. A richiamare alla mente le vicende passate del bracciantato, dei salariati, dei contadini nelle campagne della regione pugliese, ci si sente profondamente colpiti dalla loro drammaticità: sono vicende intrise di fatica e di povertà. La vostra terra soffre di problemi antichi, di disoccupazione, sottoccupazione, lavoro precario, cattiva occupazione.

Ebbene, anche per queste ragioni sono particolarmente vicino a ciascuno di voi e alle vostre famiglie. Come antico operaio, che si è guadagnato il pane col lavoro delle mani ed il sudore della fronte, vi sento vicini al mio cuore per il vostro carico di sofferenze e di preoccupazioni, per quanto avete nell'animo di bontà e di spirito di sacrificio. Voglio dirvi con tutto l'affetto del cuore che sono venuto qui per onorare Cristo in voi, per assicurarvi che questo è per me uno dei momenti più cari e desiderati della visita in Capitanata.


3. Tutta la Chiesa è vicina a voi, lavoratori e lavoratrici dei campi, perché essa è vicina ad ogni essere umano, soprattutto quando questi paga di persona nell'adempimento del proprio dovere. Essa vi segue, vi stima, vi ama e, nel periodo complesso di crisi ideologica, morale, sociale che travaglia l'umanità contemporanea, guarda a voi con sensi di particolare fiducia.

La Chiesa è sempre attenta al mondo del lavoro, consapevole che il lavoratore è una persona umana, la cui dignità non discende dalla bontà delle leggi degli uomini, nè dalle condizioni della sua personale esistenza, nè dalla qualità del lavoro che compie, ma direttamente da Dio, sua origine e suo fine. La Chiesa, che da lui ha ricevuto la missione di aiutare gli uomini a vivere in modo degno della loro alta vocazione, si sente impegnata attivamente alla loro promozione globale. Essa non si stanca di ripetere che il lavoro è uno strumento, la via ordinaria e naturale per procurarsi da vivere, per condurre una vita che possa chiamarsi veramente umana, per portare avanti il progetto del proprio perfezionamento, per garantire sicurezza ai familiari, per partecipare alla costruzione del bene comune della società e raggiungere l'obiettivo finale di una felicità che non si trova in questo mondo.

Quando il lavoro è sorretto dalla fede cristiana, dall'amore di colui che è stato lui stesso lavoratore, allora esso assume un valore più alto e contribuisce a dare forza, sollievo, merito superiore al peso stesso della fatica fisica, rendendo gli uomini serenamente laboriosi e sanamente liberi.


4. La Chiesa, inoltre, si sente vicina a voi, lavoratori dei campi, a voi particolarmente giovani coltivatori e giovani coltivatrici, per ricordarvi la bellezza e validità della vostra specifica attività che, se pur carica di sacrifici e di incognite, è pero ricca di valori naturali, umani, morali, e fonte di energie spirituali.

Voi avete sempre aperto davanti agli occhi il gran libro della natura, con le bellezze incomparabili della campagna, dei monti, dell'aria pura, siete a contatto diretto con la vicenda meravigliosa delle stagioni, la fertilità del suolo, il mistero della vita che periodicamente si rinnova. E' una sorta di creazione continua alla quale voi così da vicino con la vostra opera potete partecipare. Dio creatore e provvidente dà alla terra la sua fecondità e voi avete il privilegio di collaborare con lui per dare alla famiglia umana il suo indispensabile sostentamento.

Sicché, da una parte, voi avete modo di vivere a contatto più immediato con le opere dell'Autore della natura, ed elevargli una preghiera di lode, d'invocazione e di ringraziamento; dall'altra, svolgete un ruolo sociale ed economico d'importanza primaria. Non sono pensabili il cammino e lo sviluppo dell'umanità per le varie strade del progresso senza il vostro specifico lavoro.

Dice la sacra Scrittura che Dio creo il mondo, fece l'uomo e la donna a sua immagine e somiglianza, li benedisse, li pose a coltivare ed a custodire la terra. così voi, cari fratelli e sorelle, lavorando la terra, fate cosa buona e ricevete la benedizione divina.


5. Sensibile e attenta alla vita del mondo agricolo, la Chiesa ne conosce anche le specifiche e non lievi difficoltà, di ieri e di oggi, le condizioni di sperequazione e d'ingiustizia rispetto agli altri settori di sviluppo, la volontà di avanzamento e di progresso.

Senza dubbio notevoli sono i miglioramenti realizzati nel corso di questi anni; ma molto resta ancora da fare in questo settore. Ne ho parlato a lungo nell'enciclica "Laborem Exercens", dove, pur notando che le posizioni sociali dei lavoratori agricoli variano nei diversi paesi, ho rilevato che il diritto al lavoro del contadino può essere leso "anche nei paesi economicamente sviluppati, dove la ricerca scientifica, le conquiste tecnologiche o la politica dello Stato hanno portato l'agricoltura ad un livello molto avanzato" (LE 21).

Tra l'altro, il lavoro dei campi, duro e talvolta estenuante, non sempre apprezzato nella sua fondamentale importanza, crea spesso negli stessi addetti un complesso d'inferiorità, il sentimento di essere socialmente degli emarginati. E questo convincimento contribuisce non poco a determinare in essi il desiderio di allontanarsi, creando l'esodo dalla campagna, che in anni non lontani ha assunto l'aspetto di fuga in massa. Di qui il fenomeno, che colpisce in particolar modo le forze giovanili, dell'emigrazione all'estero o nelle città più industrializzate dell'interno. E', una realtà assai triste che ha generato e genera tante sofferenze.

Indubbiamente, ogni essere umano ha il diritto a lasciare il proprio paese d'origine per cercare altrove migliori condizioni di vita. E' un diritto naturale da difendere. Tuttavia, non è certamente un bene l'essere costretti, per mancanza di lavoro, ad abbandonare la propria famiglia, ad uscire dalla propria terra, nella quale ciascuno ha le sue radici, per spingersi verso un futuro incerto, in mezzo a grandi metropoli, dove spesso ci si trova ridotti a condizioni di vita disumanizzanti. Per questo, l'emigrazione comporta molti svantaggi personali, familiari, sociali, quali il depauperamento delle energie nel paese d'origine e la necessità di farsi strada in altra cultura, con altra lingua, senza essere spesso neppure sufficientemente protetti nei propri diritti naturali di lavoratori.

In questo quadro di luci e di ombre voglio ricordare quanti - e vi sono tra loro anche dei santi - si sono impegnati con personale sacrificio nello sforzo di aiutare i migranti a ridurre le difficoltà ed a trasformare, dove era possibile, un male in realtà positiva.


6. Cari fratelli e sorelle, la Chiesa non può entrare nel campo delle soluzioni tecniche dei problemi umani e sociali. La sua opera è rivolta alla persona umana.

La sua è una missione di salvezza. Il suo insegnamento, fondato sulle certezze che scaturiscono dalla verità di Dio, è in grado di proiettare una luce chiara e sicura sulle vie da percorrere per raggiungere l'obiettivo dell'uomo e della società. Essa, che ha sempre nutrito particolari premure per la gente dei campi, l'aiuta a risolvere i suoi problemi formando la coscienza alla grandezza dei valori morali e spirituali, insegnando a vedere il lavoro nel quadro più ampio di un disegno divino, guidando i singoli alla realizzazione dello scopo fondamentale della loro vita.

Contemporaneamente la Chiesa non si stanca di sollecitare, a ogni livello, le autorità responsabili perché mettano mano ai provvedimenti necessari a garantire ai lavoratori la giusta retribuzione e la stabilità del lavoro. Essa ricorda a tutti - uomini di governo, politici, dirigenti sindacali, imprenditori, comunità - che l'impegno dell'occupazione di tutte le forze disponibili è un dovere centrale della loro azione, così come la disoccupazione è prima di tutto un male morale, che avvilisce l'uomo nella sua profonda dignità e mortifica la società stessa.


7. Cari fratelli e sorelle, in questa sera di maggio prima di riprendere la via del ritorno, mentre vi rinnovo il mio affettuoso saluto, desidero vivamente raccomandarvi di rimanere sempre ancorati alla salda roccia dei valori morali e religiosi, in cui siete nati e cresciuti: la laboriosità, l'onestà, la frugalità, la tenacia, la speranza, l'amore alla famiglia, il rispetto della vita, la fede in Dio, la fedeltà alla Chiesa. Sono valori che costituiscono un patrimonio senza eguali, la vera ricchezza dell'uomo e della società.

Non lo disperdete, in cerca di miraggi che non risolvono nulla. Questo patrimonio è il fondamento per la costruzione di un futuro più giusto e migliore, la garanzia per il sorgere di una civiltà nuova segnata dall'amore.

Vi protegga la Vergine Maria, madre del Salvatore e madre di tutti.

E vi accompagni sempre la mia particolare benedizione.

Prima di concludere l'incontro con i lavoratori, il Santo Padre pronuncia le seguenti parole Sono molto grato, e voglio ripeterlo ancora una volta, per le parole rivoltemi all'inizio dai due rappresentanti. E ringrazio per tutto quello che si fa nel mondo del lavoro da parte delle strutture sociali, sindacali e altre per portare avanti i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. E sono specialmente riconoscente per le parole che si riferiscono all'Anno Mariano nel contesto della donna. Certamente questo è uno degli obiettivi di quella iniziativa pastorale che deve essere introdotta, iniziata tra poco; come ha molto bene sottolineato la signora si vede la grandissima dignità della donna dappertutto, nella luce della Madre di Cristo. E di qui il mio augurio ultimo: che vi protegga la Vergine Maria madre del Salvatore e madre di noi tutti.

Ancora una volta tante grazie per questo incontro conclusivo della mia visita in Capitanata.

Durante questi giorni ho guardato molto i campi, campi verdi nella primavera ed ho pensato a questo lavoro, a questo lavoro legato alla coltivazione di questi campi ed oggi posso, alla fine, esprimere il mio apprezzamento a tutti quelli che realizzano tale lavoro in questa parte dell'Italia così verde: Capitanata.

1987-05-25 Data estesa: Lunedi 25 Maggio 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Discorso alla popolazione - Piazza della Cattedrale di Troia (Foggia)