GPII 1987 Insegnamenti - Udienza al pellegrinaggio da Castel San Giovanni - Roma

Tutti questi gravosi incarichi, tuttavia, non le hanno mai impedito di esercitare anche un molteplice e zelante ministero pastorale, dando costantemente prova di essere cosciente del dovere sacerdotale di dispensare i misteri di Dio (cfr. 1Co 4,1). Infatti, oltre a svolgere l'apostolato comune ai presbiteri, da lungo tempo ella ha cura de i giovani, principalmente dei carcerati, allo scopo di richiamarli alla virtù con paterne esortazioni e incoraggiamenti. E questa opera di misericordia è da lei compiuta nel nascondimento, evitando di dar nell'occhio alla gente. Come Assistente Ecclesiastico è stato, inoltre, di grande aiuto all'Unione degli Imprenditori Cattolici, che hanno un ruolo importante nell'odierna società, così assetata di giustizia, per il cui conseguimento è necessario porre in atto la dottrina sociale cattolica. Del resto, in tutta la sua vita sacerdotale risplende quella carità cristiana, che l'ha spinto a portare aiuto e sollievo alle famiglie in condizioni disagiate, ai poveri, ai bisognosi.

Nell'esprimerle pertanto i migliori auguri per questa fausta data giubilare, le sono grato per l'attività veramente instancabile con cui si è interamente dedicato alla causa di questa sede apostolica. Vorrei ringraziarla non soltanto a nome mio, ma - facendomi in qualche modo loro interprete - anche a nome dei miei predecessori Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, che ella ha servito con grande diligenza in vari compiti e che ora, felici nell'eternità, le sono certamente riconoscenti e pregano Dio per lei, uniti nella comunione dei santi. Chiedo a Dio di conservarla a lungo in buona salute e di colmarla dell'abbondanza dei suoi doni più belli.

"E poiché i sacerdoti possono a titolo speciale essere chiamati figli della Vergine Maria" (Pio XII, esortazione apostolica "Menti Nostrae", AAS 42 [1950] 673), l'amore di questa beatissima Madre la sostenga sempre, le dia forza, la conforti in ogni circostanza di questa vita terrena.

Infine, venerato fratello, in attestazione della mia stima e del mio affetto, le imparto una speciale benedizione apostolica, che desidero estendere a tutti coloro che le sono cari e a quanti partecipano alla gioia del suo giubileo sacerdotale.

Dal Vaticano, il 27 maggio dell'anno 1987, nono del pontificato.

IOANNES PAULUS PP. II Questo è quanto ho scritto per la fausta circostanza.

Carissimi, continuate a pregare per il Cardinale, per il Papa, per la Chiesa e per le vocazioni sacerdotali. La fede cristiana e la devozione alla Madonna, tanto raccomandata dal Cardinale anche recentemente come Legato Pontificio a Pompei, siano sempre il vostro impegno e il vostro vanto! A tutti la mia cordiale benedizione.

1987-05-28 Data estesa: Giovedi 28 Maggio 1987




Ai partecipanti alla "plenaria" del pontificio consiglio per la famiglia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Sacramentalità del matrimonio e spiritualità coniugale e familiare

Testo:

Eminenza, Cari fratelli nell'episcopato, Cari amici.


1. Insieme ai membri e collaboratori permanenti del Consiglio Pontificale per la famiglia, sono felice di salutare tutti i partecipanti alla vostra quinta assemblea plenaria. Essi mettono al servizio della famiglia le risorse del loro spirito e del loro cuore, l'esperienza della loro vita e del loro apostolato. Li ringrazio vivamente per la loro collaborazione specifica a questo Dicastero romano, e domando loro di continuare sempre a mantenere, nella loro missione, gli obiettivi prioritari che hanno elaborato, per il bene della Chiesa e dell'intera società.

Il tema della vostra assemblea, "la sacramentalità del matrimonio e la spiritualità coniugale e familiare", mette in luce uno degli aspetti importanti che il prossimo Sinodo dei Vescovi sulla vocazione e la missione dei laici nella Chiesa non mancherà di affrontare.

La vocazione degli sposi, di padre e madre di famiglia, è la caratteristica propria della grande maggioranza dei membri del Popolo di Dio. La loro condizione di battezzati è specificata dal sacramento del matrimonio che li rende partecipi al mistero dell'unione di Cristo con la Chiesa. Prendere coscienza della chiamata universale alla santità, come il Concilio Vaticano II ha ricordato ai fedeli, presuppone che si scopra, nella propria esistenza, la volontà concreta di Dio e che si abbia il desiderio di rispondervi generosamente. La vita ordinaria degli sposi e di tutti i fedeli assume anche, alla luce della fede e con il sostegno dello Spirito Santo, la dimensione di un dialogo della creatura con il suo Creatore, dell'uomo con Dio, del figlio con il Padre.


2. Una delle manifestazioni confortanti dell'azione dello Spirito Santo nel corso degli anni che hanno seguito l'ultimo Concilio è precisamente la fioritura di gruppi di spiritualità, dei quali un certo numero ha per scopo di promuovere la spiritualità coniugale. Tali movimenti, inseriti nella pastorale della Chiesa, costituiscono uno strumento qualificato ed efficace per stimolare presso numerosi fedeli una vita di santità e di condurli a scoprire la grazia e la missione proprie che, come sposi cristiani, essi ricevono nella Chiesa. Voi siete numerosi, cari membri del Consiglio Pontificale per la famiglia, a conoscere per esperienza i valori di questi movimenti. All'origine di certe iniziative pastorali, si trovano degli uomini e delle donne, preti e laici, che spinti dall'amore di Cristo, hanno intuito che il loro servire Dio e la società doveva compiersi in favore della famiglia. Ai loro occhi, gli elementi che sono parte integrante della vocazione umana degli sposi come l'amore coniugale, la paternità, l'educazione dei figli, dovrebbero prendere una dimensione soprannaturale e trascendente.


3. Questi promotori della spiritualità coniugale e familiare, si sono dunque mostrati pieni di iniziativa, ma conviene anche sottolineare la loro preoccupazione di fedeltà alla Chiesa. Anche quando attività pastorali sono sorte alla dipendenza del magistero, la rettitudine di pensiero e la rettitudine di vita devono essere incessantemente una conquista nello Spirito, man mano che gli anni passano. Questioni che riguardano la santità di vita degli sposi e dei genitori cristiani potrebbero perdere il riferimento alla fede, al livello dottrinale e nella vita pratica, senza una ripresa costante del senso cristiano della vita coniugale. Altrimenti si arriverebbe ad un disorientamento o anche, in certi casi, ad una deformazione della coscienza dei fedeli. Il magistero della Chiesa che, in questi ultimi anni, ha chiarito delle questioni fondamentali, deve essere fedelmente seguito, quando si tratta della formazione cristiana degli sposi o della preparazione al matrimonio.

Certo, in contrasto con questo insegnamento, nella nostra società, esiste un certo numero di miserie che non bisogna perdere di vista, quelle che particolarmente colpiscono gli sposi tentati di disunione o che sono separati, i figli di genitori separati, i giovani tentati di abbandonarsi ad esperienze senza preoccuparsi dell'impegno nel matrimonio che solo giustificherebbe la loro unione intima. Bisogna trovare il modo di aiutare tutti costoro - e sono purtroppo numerosi - e di prepararli a riscoprire il disegno meraviglioso di Dio sulla loro vita come un cammino, seminato di tentazioni e di trappole, ma mai privato della grazia divina e della speranza. Ma si può dire che, in tutte le comunità, sorgono delle difficoltà nel momento in cui si voglia corrispondere pienamente alla vocazione coniugale e di genitori; sarebbe illusorio ignorarli, o pretendere di risolverli negando le esigenze morali che la coscienza cristiana impone. Se si aiutano gli sposi a raggiungere una migliore qualità di vita umana e una più grande perfezione cristiana, il fatto di scoprire i fondamenti di una migliore capacità del dono di sé tra gli sposi e verso i bambini, di dare alla propria vita delle motivazioni valide di ordine naturale e cristiano, può trasformare un orizzonte adombrato dagli ostacoli in una prospettiva di speranza che si basa sull'ascesi, la conquista ed il dominio di sé, con l'aiuto di Dio. Molti uomini e donne di numerose comunità hanno potuto approfondire la loro propria incorporazione in Cristo con i sacramenti. Tutta la spiritualità cristiana affonda in effetti le sue radici nel sacramento del battesimo.


4. Facendoci partecipare alla filiazione divina, Dio ci ha configurato a Cristo e ci ha posto sotto la sua legge di santità. E' ciò che dice il Concilio Vaticano II nella costituzione sulla Chiesa: "Chiamati da Dio, non per merito delle loro opere ma per suo disegno e sua grazia, giustificati in Gesù nostro Signore, discepoli di Cristo sono veramente diventati, nel battesimo della fede, figli di Dio, che partecipano della natura divina e, di conseguenza, sono realmente santi. Questa santificazione che hanno ricevuto è dunque da conservare e portare a termine con la loro vita" (LG 40).

Questa vita divina che ogni cristiano ha ricevuto con il battesimo, si nutre e cresce per mezzo della preghiera e degli altri sacramenti, soprattutto quello che rende presente la passione redentrice di Cristo, la sua morte e la sua resurrezione. L'Eucaristia è veramente il centro e la radice della vita cristiana.

Gli sposi cristiani vi partecipano a titolo speciale. In effetti il sacramento del matrimonio è il segno del mistero d'amore con il quale Cristo si è dato per la sua Chiesa ed è un mezzo per parteciparvi (cfr. GS 48), l'Eucaristia è precisamente il sacramento e il memoriale di questo mistero. La vita eucaristica è dunque un elemento specifico di tutta la spiritualità coniugale: comporta le stesse leggi di dono di sé a gloria di Dio e per la salvezza dell'umanità, ed apporta il nutrimento necessario per seguire questo cammino.


5. Da parte sua il sacramento del matrimonio, che riprende e specifica "la grazia santificatrice del battesimo, è certo una sorgente speciale e un mezzo originale di santificazione per gli sposi e per la famiglia cristiana" (FC 56). L'essere marito e moglie e la loro relazione sono stati configurati al mistero dell'unione di Cristo e della Chiesa per mezzo della celebrazione di questo sacramento. La spiritualità coniugale zampilla della docilità stessa dello Spirito Santo che ha segnato gli sposi nel loro essere. Lo Spirito Santo "rende l'uomo e la donna capaci di amarsi come il Cristo ci ha amati" (FC 13) e di manifestare "a tutti gli uomini la presenza vivente del Salvatore nel mondo e la vera natura della Chiesa, sia attraverso gli sposi, la loro fecondità generosa, l'unità e la fedeltà del focolare, sia con la cooperazione amicale di tutti i suoi membri" (GS 48).


6. Ma se il battesimo e la partecipazione al mistero pasquale, che operano l'introduzione in Cristo, sono gli elementi costitutivi della spiritualità coniugale, non bisogna dimenticare i contenuti specifici che devono essere santificati nella fedeltà allo Spirito. Il matrimonio, che corrisponde al disegno di Dio, si radica nella natura umana. La struttura stessa dell'essere umano comporta un'esigenza di verità nel suo agire. Promuovere una spiritualità coniugale cristiana ignorando totalmente o in parte le autentiche esigenze naturali, significherebbe deformare contemporaneamente il valore naturale del matrimonio e il suo aspetto di sacramento cristiano.

La spiritualità coniugale cristiana non è infine cosa diversa dallo sviluppo normale della vita secondo lo Spirito di Cristo, del dono e delle esigenze matrimoniali. "I doveri che la famiglia è chiamata da Dio a compiere nella storia hanno la loro sorgente nel suo proprio essere e sono l'espressione del suo sviluppo dinamico ed esistenziale" (FC 17). Questi stessi doveri, percepiti con più chiarezza alla luce della Rivelazione e vissuti nello Spirito di Cristo, fanno del matrimonio cristiano un cammino specifico di santità per tantissimi laici cristiani.


7. Oggi, coloro che hanno preso coscienza di questa dimensione spirituale e trascendente dell'unione coniugale e familiare sapranno manifestare nella società frutti di un amore generoso e fecondo. Un apostolato tra le famiglie, tra gli sposi e i genitori cristiani è particolarmente necessario. Il benessere umano e cristiano delle persone e delle famiglie, e anche la pace e la prosperità della società, dipendono in gran parte da questa luce, da questo fermento che le famiglie cristiane sono chiamate ad essere in mezzo al mondo. Quando esse danno testimonianza della concordia tra i membri, dell'unità e della fedeltà nelle relazioni tra gli sposi, del loro amore saldo in mezzo alle prove e alle contrarietà, quando danno prova di comprensione e di apertura verso gli altri, rimanendo essi stessi umili e vigilanti, essi sono come delle luci che, nei momenti di oscurità e di dubbio, illuminano e fortificano altri sposi e altre famiglie tentati di scoraggiamento e di abbandono, di egoismo, di infedeltà, perfino di divorzio, e anche di fallimento. Gli sposi e le famiglie cristiane, che svolgono la loro missione, costruiscono la Chiesa, all'interno della loro famiglia, quando, fedeli alla dinamica della loro comunione coniugale, essi consolidano e fortificano la loro unione umana e spirituale, conformemente alla promessa di diventare una sola carne, fatta al momento del patto nuziale. Essi la costruiscono ancora quando questa comunione intima del corpo e dello spirito fruttifica in maniera responsabile con l'arrivo dei figli ai quali si trasmettono un'autentica formazione umana e cristiana; quando l'amore per il coniuge e per i figli resta fedele malgrado la tentazione dell'infedeltà e dell'abbandono; e infine quando, anche se non ci fossero apparentemente più ragioni umane per amare, si continua nonostante tutto ad amare con la forza di Cristo. così la società stessa si arricchisce di tutte queste virtù delle famiglie cristiane, nella misura in cui esse sostengono e difendono l'onestà e la fedeltà, il perdono e la riconciliazione, il dono di sé e lo spirito di sacrificio, la comunialità e la pace, il rispetto e lo spirito di concordia.


8. Dovete dunque, cari membri del Consiglio Pontificale per la famiglia, promuovere una pastorale che faccia scoprire tutte le ricchezze che comporta la spiritualità coniugale. "La famiglia cristiana... edifica il regno di Dio nella storia attraverso le realtà quotidiane che concernono e che caratterizzano la sua condizione di vita: è allora nell'amore coniugale e familiare - vissuto nella sua ricchezza straordinaria di valori e con le sue esigenze di totalità, di unicità, di fedeltà e di fecondità (cfr. HV 9) -, che si esprime e si realizza la partecipazione della famiglia cristiana, alla missione profetica, sacerdotale e regale di Gesù Cristo e della sua Chiesa" (FC 50).

Auguro dunque che le riflessioni di questa assemblea plenaria stimolino il Consiglio Pontificale per la famiglia, le commissioni per la famiglia delle Conferenze Episcopali, i gruppi di spiritualità e gli altri movimenti cristiani che servono la famiglia, a promuovere un intenso apostolato riguardante il matrimonio e la famiglia. Nella molteplicità delle iniziative apostoliche che lo Spirito Santo suscita nella Chiesa e in fedeltà all'unità della dottrina, il Signore benedirà di frutti abbondanti queste attività.

Come pegno di queste grazie vi benedico di tutto cuore e benedico i vostri figli e i vostri cari.

1987-05-29 Data estesa: Venerdi 29 Maggio 1987




Ai Vescovi della provincia inglese di Liverpool in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una più profonda consapevolezza della dimensione spirituale dell'attività ordinaria dei laici nella sfera temporale

Testo:

Cari fratelli nel nostro Signore Gesù Cristo.


1. Vi do il mio cordiale benvenuto in occasione della vostra visita "ad limina".

La vostra presenza qui è un ricordo dell'universalità e diversità del Popolo di Dio, e serve a rafforzare i legami di unità, carità e pace che si uniscono insieme in un rapporto pastorale per la Chiesa universale, come per le vostre Chiese locali (cfr. LG 22).

Durante questo tempo di preparazione del prossimo Sinodo dei Vescovi, il nostro pensiero si volge naturalmente al ruolo e alla missione dei laici delle vostre diocesi. So che essi sono persone saldamente radicate nella loro fede cattolica e nella devozione alla sede di Pietro.

Questa fede è costruita sulla testimonianza dei martiri, come quelli che devono essere beatificati il prossimo novembre. E' anche una fede che trae nuova energia dall'insegnamento del Concilio Vaticano II. La vivace vita delle vostre Chiese è un tributo al buon esempio e al duro lavoro di voi Vescovi e del vostro clero: avete preso a cuore l'ammonizione del Concilio "a riconoscere e promuovere la dignità e responsabilità dei laici nella Chiesa" (LG 37). Vi lodo per questa disposizione, che vi ha guadagnato l'amore, il rispetto e la pronta collaborazione del vostro popolo.


2. La dignità e la responsabilità dell'apostolato laico sono intimamente legate allo scopo della missione della Chiesa, come è descritto nel decreto conciliare "Apostolicam Actuositatem", che dice "diffondere il regno di Cristo su tutta la terra, per la gloria di Dio Padre, rendere tutti gli uomini e tutte le donne partecipanti alla redenzione e alla salvezza, e attraverso di essi stabilire le giuste relazioni dell'intero mondo con Cristo" (AA 2). Il decreto continua dicendo che questa missione abbraccia sia la nostra eterna salvezza, sia il rinnovamento dell'intero ordine temporale (cfr. AA 5).

Questa fondamentale missione religiosa è fruttuosa solo nella misura in cui è radicata in Cristo, il quale dice: "Io sono la vita, voi siete i tralci... al di fuori di me voi non potete fare nulla" (Jn 15,5). Unione che Cristo ha iniziato nel battesimo e che è sostenuta dagli altri sacramenti, specialmente dall'Eucaristia, e dalla preghiera, l'abnegazione, e la pratica delle virtù. E' anche sostenuto dalle pratiche devozionali che hanno avuto una parte così importante nella vita della Chiesa. Preghiere quali il rosario e le Stazioni della Croce, insieme con pellegrinaggi e devozioni popolari che esprimono il nostro amore per Dio, la Vergine Beata e gli angeli e santi tutto ciò arricchisce la nostra vita spirituale e deve essere incoraggiato in armonia con la riforma della sacra liturgia. Il prossimo Anno Mariano offre una speciale opportunità di esprimere e rinnovare la vita religiosa delle Chiese locali.


3. E' volontà di Cristo che la vita del vero discepolo sia segnata da un amore attivo ed un servizio al prossimo. Questo amore può apportare una trasformazione del mondo, e sta come segno del Regno che deve venire. La popolazione delle vostre diocesi manifesta questo amore e servizio agli altri attraverso il generoso adempimento di doveri familiari, sociali e professionali, e con un'attiva implicazione nello sviluppo della società, come anche con forme più dirette di lavoro ecclesiale. Individualmente, alcune di queste persone hanno un'importanza nella vita pubblica. Collettivamente, come una comunità ecclesiastica, esse lavorano in armonia con i loro pastori per portare Cristo nel mondo del lavoro, e a coloro che sono nel bisogno, poveri e sofferenti, e oggigiorno soprattutto, i disoccupati e le minoranze etniche. Sono generosi nell'offrire assistenza sociale e caritatevole, sia a casa che all'estero, nel sostenere la missione straniera, come le loro proprie parrocchie e scuole. Sotto la vostra guida e il vostro comando stanno raggiungendo le altre Chiese e comunità ecclesiali, specialmente i fratelli e le sorelle anglicani. Tutto ciò è intrapreso con un'efficienza che smentisce il loro numero attuale. Sono veramente come un lievito nella società della quale sono parte (cfr. LG 31).


4. Data la grande dignità e responsabilità assegnata all'apostolato dei laici, è particolarmente importante che noi, che siamo i pastori, andiamo alla ricerca di vie per approfondire la fede dei laici e per incoraggiarli a perseverare nei vivere la vita cristiana. I fedeli sono "sale e luce", per il mondo (cfr. Mt 5,13-14) nella misura in cui essi stessi hanno una solida conoscenza della verità salvifica della rivelazione, affermata ed insegnata dalla Chiesa, ed una sempre più profonda coscienza della dimensione spirituale delle loro attività ordinarie nella sfera temporale, siano esse rilevanti o umili. E' questione di riconoscere la trascendenza nelle attività terrene in casa e in parrocchia, sul luogo di lavoro e a scuola di riconoscere che tutto ciò che diciamo e facciamo in quanto credenti ha un unico supremo fine, cioè, la santità. "Lumen Gentium" descrive ciò nel seguente modo: "... tutti i cristiani sono chiamati, in una posizione o in un percorso di vita alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione di amore, e attraverso questa santità viene promosso anche in questa società terrena un modo di vita più umano" (40). In un mondo materialista e secolarizzato, è facile che questo supremo fine venga dimenticato, se la fede non è costantemente nutrita dalla preghiera e dall'istruzione e dalla maturità dottrinale, e se essa non rende chiaro il nostro senso di missione.


5. Per questa ragione, desidero incoraggiarvi nei vostri sforzi di provvedere alla formazione cristiana, alla guida pastorale e di preparare all'apostolato. Ciò inizia a casa con la famiglia e continua nelle comunità parrocchiali e diocesane.

Queste sviluppano programmi educativi ed opportunità di riflessione e rinnovamento spirituale. Lodo voi ed il vostro popolo in particolare per l'attenzione pastorale rivolta a coloro che si preparano al matrimonio, alle famiglie, ai genitori e ai giovani.

Desidero anche menzionare le scuole cattoliche e quelle associate ad esse. Queste scuole hanno una speciale missione di provvedere ad una formazione e una preparazione che sia veramente cattolica e che rifletta il fine supremo della Chiesa dalla santità personale per la santificazione del mondo. I giovani devono essere oggetto del vostro speciale impegno pastorale, poiché la società e la cultura odierne fanno loro così tante vuote promesse e offrono così poco una guida per poter vivere una vita fruttuosa. Essi devono essere in grado di trovare Cristo e il suo Vangelo. Certamente il numero crescente di fedeli che esercitano ministeri non-ordinati in parrocchie e comunità ecclesiali riflette il loro desiderio di partecipare più attivamente alla vita spirituale e sacramentale della Chiesa. E' importante, comunque, non oscurare la vocazione specifica dei laici, che è di dare testimonianza al Vangelo nel cuore della società e della cultura. Là dove questi ministeri non-ordinati costruiscono efficacemente la Chiesa locale in fede e servizio, la loro crescita deve essere appropriatamente programmata e così devono essere sempre preceduti da un'adeguata preparazione.


6. Come "Apostolicam Actuositatem" ci ricorda, con il passare degli anni la grazia di Dio si estende e così permette ad ognuno di noi di acquisire una più chiara visione dei talenti che egli ci ha dato, e di esercitare sempre più efficacemente il carisma che abbiamo ricevuto per il bene dei nostri fratelli e sorelle (cfr. AA 30). Noi Vescovi, insieme con il nostro clero, siamo chiamati ad una formazione cristiana che duri tutta la vita. Attraverso la conversione anche noi dobbiamo crescere alla pienezza di maturità in santità di vita.

Cari fratelli: gioisco con voi per tutti i doni che egli ha dato alle vostre Chiese locali. Condivido con voi i vostri compiti di pastori che "pascete il gregge di Dio a voi affidato" (1P 5,2). Possa il Signore continuare a benedire voi e il vostro clero, i religiosi e i laici, e voi cercate di crescere nella santità per la vostra salvezza e la salvezza del mondo. Affindandovi a Maria, Madre di Cristo e Madre della Chiesa, imparto di cuore la mia apostolica benedizione.

1987-05-30 Data estesa: Sabato 30 Maggio 1987




Ai membri dell'Associazione "Necchi" - Roma

Titolo: Evangelizzatori del mondo della cultura; testimoni di fede nella comunità umana

Testo:

Cari fratelli e sorelle.


1. Ringrazio di cuore il professor Brioschi per il cordiale indirizzo di saluto e per le parole con le quali ha voluto presentarmi la vostra associazione nelle sue finalità e nei suoi recenti sviluppi.

Nel salutarvi tutti con affetto, desidero esprimere il mio vivo compiacimento per la vostra attività di laici cattolici impegnati nel mondo della cultura e delle professioni, allo scopo "d'informare dello spirito cristiano la mentalità ed i costumi, le leggi e le strutture della comunità" (AA 13).


2. Il modo specifico col quale la vostra associazione intende realizzare questi fini, fu chiaramente delineato da padre Gemelli nel 1932: "Conservare e accrescere in sé e negli altri il dono della fede; sentire l'importanza dei problemi intellettuali vissuti cristianamente, come ha loro insegnato l'università, mirando ad una costruzione interna ed organica, in perfetta armonia di anima e di corpo.

Nella professione che esercitano, ciò che ciascuno ha imparato deve servire a sé ed agli altri. In essa bisogna portare la virtù per contribuire attivamente allo sviluppo sociale; e quando speciali difficolta insorgessero, l'unità di vita e d'ideali, esistente fra laureati, sia pegno di reciproco aiuto".

Questi ideali furono realizzati in una forma esemplare da colui dal quale prende nome il vostro sodalizio: il servo di Dio Ludovico Necchi. Nella sua figura poliedrica e straordinaria troviamo come una sintesi vivente degli ideali dell'impegno del laico cattolico: egli fu un professionista, padre di famiglia, studioso, amministratore pubblico, sensibilissimo ai problemi umani del suo tempo, alla cui soluzione, nella luce della fede, egli si dedico con instancabile generosità e profonda competenza.


3. Vico Necchi è stata una figura rappresentativa della cultura cattolica italiana dell'inizio del secolo. In quegli anni non facili, egli tempro le sue forze di intellettuale cattolico, raggiungendo un'idea di cultura cristiana chiara e profonda, che a tutt'oggi conserva la sua validità. Dice egli infatti: "La cultura preserverà noi e le popolazioni alle quali noi parliamo dagli errori di valutazione delle illusioni, frutto di passioni momentanee, e dal semplicismo; darà ampia ed esatta concezione delle cose, rafforzerà la fedeltà alla Chiesa, dimostrando l'inanità del preteso conflitto tra scienza e fede e la vanità di ogni movimento di riforma religiosa e morale fuori della Chiesa".


4. Com'è importante anche oggi, cari fratelli, questo problema della cultura cattolica! Per questo, l'esempio e le parole che ho citato di Vico Necchi restano di grande attualità. Con la sua vita egli costituisce, anche per gli uomini d'oggi, un convincente richiamo a ricordarsi che la rettitudine dell'azione suppone necessariamente la rettitudine di una concezione di fondo della realtà e dell'esistenza umana. In questa visuale, nell'ultimo articolo che egli scrisse per la rivista di filosofia neoscolastica, egli notava giustamente come il carattere fondamentale della filosofia cristiana fosse quello di porre e risolvere "il problema dell'essere e del conoscere in modo non contrastante con la soluzione che il cristianesimo dà del problema della vita".

Per questo, davanti al disastro immane della Prima Guerra Mondiale, egli comprese lucidamente che una simile catastrofe non poteva non avere alle sue radici un profondo oscuramento dell'intelligenza umana circa i valori metafisici e le ragioni ultime dell'agire morale. Scriveva egli infatti nel dicembre del 1914 nella rivista "Vita e Pensiero": "Noi guardiamo con suprema tristezza a questo miserando spettacolo. E pensiamo che la felicità dei popoli, come quella degli individui, poggia su basi che non si possono impunemente scuotere o minare.

L'individuo umano e l'aggregato sociale hanno anzi tutto e soprattutto bisogno di principi: hanno bisogno di sapere con certezza chi sono, perché sono, donde vengono, dove vanno; hanno bisogno, sia nel campo intellettuale che morale, dell'Assoluto!".

Queste riflessioni, queste esortazioni oggi valgono più che mai, e per questo dobbiamo farle nostre ed operare nel senso da esse indicato. E ciò spetta in modo speciale a voi, cari fratelli, che avete Vico Necchi come patrono della vostra associazione.


5. In ciò deve consistere, in modo speciale, l'impegno intellettuale, morale e professionale di testimonianza cristiana per coloro che hanno studiato all'Università Cattolica del Sacro Cuore, alla luce dell'insegnamento ricevuto da padre Gemelli e dai suoi successori. Il ruolo dell'Associazione "Necchi" sta precisamente nel promuovere e nell'approfondire - in unione con l'Università Cattolica - tale impegno nei molteplici settori professionali della tecnica, delle comunicazioni, della medicina, della magistratura, del commercio, dell'arte, della politica, della cultura e, insomma, di tutti i valori che promuovono la dignità dell'uomo e la crescita sociale.

Il fervido voto, che pertanto io intendo qui formulare, è che il vostro cammino di crescita e di responsabilità abbia a continuare e a portare sempre maggiori frutti, per il bene del laicato cattolico italiano, per lo sviluppo della società civile, per l'espansione della Chiesa e l'avvento del regno di Dio.

Naturalmente, è opportuno che tale cammino venga da voi compiuto in stretta collaborazione con l'Università Cattolica, a cui i laureati e diplomati possono costantemente attingere per offrire una testimonianza sempre più matura ed incisiva.

Esprimo inoltre l'auspicio che la vostra attività voglia anche mettersi in ascolto delle necessità delle Chiese locali, ed offrire una valida collaborazione per la promozione, al loro interno, della maturazione del laicato cattolico.

Con tali sentimenti, desidero manifestarvi tutta la mia gioia per questo incontro, mentre imparto a tutti voi, alle vostre famiglie, ai vostri colleghi ed alle persone care, la mia benedizione.

1987-05-30 Data estesa: Sabato 30 Maggio 1987




Ai fedeli di Aosta - Aula Paolo VI (Roma)

Titolo: Una religiosità emotiva oggi non regge, è necessaria una fede profonda e motivata

Testo:

Saluto cordialmente tutti i presenti a questa udienza, che vede riuniti i vari pellegrinaggi.


1. Il mio saluto va innanzi tutto a quanti provengono da Aosta e sono qui per ricambiare la visita pastorale da me compiuta nella loro terra nel settembre dello scorso anno.

Carissimi fratelli e sorelle di Aosta, vi saluto e vi ringrazio per questa vostra presenza. Un particolare saluto porgo al vostro amato Vescovo e a tutte le autorità.

L'odierno incontro mi riporta col pensiero ai tanti indimenticabili avvenimenti succedutisi durante il mio intenso viaggio apostolico, fra i quali vorrei menzionare la sosta tra le nevi del Monte Bianco, a duecento anni dalla prima scalata di quella vetta, e la solenne concelebrazione eucaristica sul campo di Mont Fleury, davanti allo spettacolo stupendo delle cime innevate e tra le suggestive melodie dei cori montani.

Fu una giornata veramente memorabile, in cui alla catechesi per le varie categorie di persone si è unita la fervida preghiera ed il ringraziamento al Signore per il grande dono della fede.

"Agnosce, christiane, dignitatem tuam"! - dicevo quel giorno sulla vetta del Monte Chétif e ripeto ancor oggi per voi in particolare -. "Oltrepassa il creato, oltrepassa anche te stesso, per trovare l'orma del Dio vivente, impressa non soltanto nelle maestose bellezze naturali, ma soprattutto nel tuo spirito immortale! Cerca, come i tuoi padri, le cose di lassù, non quelle della terra" (Giovanni Paolo II, Discorso al popolo sul "Monte Chétif" in Val d'Aosta, 1, 7 settembre 1986: ", IX, 2 [1986] 559).


2. Siete venuti a Roma per rinsaldare sulla tomba di san Pietro, il primo apostolo, la vostra fede cristiana e i vincoli di amore e di obbedienza alla Chiesa, che Gesù volle fondare su Pietro. La Chiesa, dunque, per volontà di Cristo si deve dire "petrina" e per circostanze storiche, guidate dalla Provvidenza, si deve dire "romana": giustamente perciò la cristianità guarda a Roma, perché guarda a Pietro, e da Pietro risale a Cristo e quindi a Dio stesso.

Sempre l'uomo, essere dotato di intelligenza e volontà, ha sentito il bisogno della luce interiore per conoscere il proprio destino e per sapere come comportarsi tra gli impulsi delle proprie passioni e le intricate vicende della storia. Ed anche oggi, tra le molte voci spesso tra loro discordi, l'uomo sente assillante, talvolta fino allo spasimo, questa interiore necessità di verità e di significato.

Ebbene, cari fedeli di Aosta, tornate nella vostra città e nella vostra diocesi sempre più convinti della verità di ciò che Pietro diceva un giorno ai capi dei sacerdoti e che ancor oggi ripete per noi: "Gesù è la pietra... diventata testata d'angolo: in nessun altro è salvezza!" (Ac 4,11-12). Vale anche per noi ciò che egli scriveva ai primi cristiani: "Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato, perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce" (1P 2,9). Credete a Cristo con fede ferma e sicura! Grande è oggi la concorrenza di idee, di programmi, di correnti ideologiche. Dobbiamo affrontare tale situazione con rispetto, ma anche con coraggio, impegnandoci a trasmettere anche agli altri i valori in cui crediamo: "Io come luce sono venuto nel mondo - ha detto Gesù - perché chiunque crede in me, non rimanga nelle tenebre" (Jn 12,46). Nonostante le negazioni e le contestazioni, rimangono sempre vere le parole del divin Maestro: "Questa è la vita eterna, che conoscano te, l'unico vero Dio e, colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Jn 17,3). Una religiosità solamente tradizionale, sentimentale, emotiva oggi non regge; è necessaria una fede seria, profonda, motivata; è necessaria cioè una illuminata formazione dottrinale, frutto di una approfondita catechesi.

Vivete in Cristo con gioia e testimoniate Cristo con coraggio! E' lui, che mediante la morte in croce, ci ha donato la "grazia", e cioè la partecipazione alla stessa vita trinitaria; e quindi è lui che ci dà la vera gioia e la pace autentica: "Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me... Io sono la via, la verità, la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo mio" (Jn 14,1 Jn 14,6); "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Jn 14,23). Sono parole divine, e perciò sicure, infallibili, intramontabili, e ci danno serenità e conforto in ogni nostra vicenda.


3. Carissimi, come in quel giorno di settembre tra le vette del Monte Bianco, rivolgiamo il nostro pensiero a Maria, nostra Madre.

Sant'Anselmo d'Aosta, meditando sulla singolare missione di Maria, così scriveva: "Dio è il Padre delle cose create e Maria è la madre delle cose ricreate. Dio è il Padre della fondazione del mondo, Maria la madre della sua riparazione... Dio genero colui senza il quale nulla assolutamente può esistere e Maria partori colui senza del quale nulla può esistere bene" (Orazione 52: PL 158, 956).

Dio dunque ha voluto che Maria fosse presente nell'opera della nostra redenzione: la vostra devozione alla Madonna continui perciò ad essere sempre fervorosa e confidente, specialmente nel prossimo Anno Mariano, per trovare sempre in lei l'aiuto spirituale, la guida e l'esempio.

E vi accompagni anche la mia benedizione, che ora imparto a voi e a tutta la diocesi di Aosta.

1987-05-30 Data estesa: Sabato 30 Maggio 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Udienza al pellegrinaggio da Castel San Giovanni - Roma