GPII 1987 Insegnamenti - All'Associazione Nazionale Italiana "San Paolo" - Città del Vaticano (Roma)

All'Associazione Nazionale Italiana "San Paolo" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Anche il teatro può divenire autentico "apostolato"

Testo:

1. Rivolgo ora il mio pensiero ai Dirigenti e membri dell'Associazione San Paolo Italiana! Carissimi, avete organizzato in questi giorni a Roma il primo convegno nazionale sul teatro cattolico ed avete desiderato vivamente questo incontro: vi ringrazio e a tutti porgo il mio più cordiale saluto, ricordando in modo speciale il Presidente Nazionale Monsignor Giovanni Battista Belloli e il Segretario Generale don Carlo Pedretti.

Sono molto lieto di sapervi impegnati nella discussione di un argomento sempre interessante e oggi assai importante. Perseverate con sempre rinnovato entusiasmo nelle vostre iniziative culturali e nelle vostre attività artistiche, convinti che anche il vostro impegno fa parte della meravigliosa impresa dell'evangelizzazione, a servizio della Chiesa, della società, dell'uomo, che tra gioie ed affanni percorre il cammino della sua esistenza.

Conosco le finalità dell'ANSPI, che come ente morale giuridicamente riconosciuto ha ampie possibilità di azione e di penetrazione e mi compiaccio altresi dei vari enti di servizio, che ad essa fanno capo, e cioè il Centro Studi Cinematografici, teatrali e musicali, l'Ente per la formazione professionale e l'Organismo turistico educativo.

Il teatro è sempre veicolo di un "messaggio" capace di esercitare un grande influsso su quanti, come attori o spettatori, vi partecipano. Commedia o tragedia, farsa o dramma, sempre il teatro è cattedra dalla quale si propone un insegnamento. L'attore che vive personalmente sulla scena i sentimenti di gioia o di dolore, di tristezza o di letizia, comunica i suoi sentimenti allo spettatore, che ne rimane sempre in qualche modo influenzato, impressionato o addirittura trasformato.

Voi comprendete quindi l'importanza della vostra organizzazione: mediante la promozione dell'attività filodrammatica, essa mira a mantener vivo l'impegno ricreativo e formativo, che serve sia agli attori sia agli spettatori per recepire il nobile messaggio della virtù.

Volgendo il pensiero alle diocesi d'Italia, alle tante parrocchie ed ai gruppi e movimenti laicali, auspico di cuore che l'ANSPI possa svolgere sempre un consolante ed efficace lavoro, suscitando interesse e partecipazione.


2. La vostra presenza mi dà l'occasione di accennare anche brevemente al sostegno che la Chiesa ha costantemente dato all'arte drammatica, riconoscendone il valore e le possibilità educative. Per questo essa ha sempre permesso e incoraggiato le "sacre rappresentazioni", a cominciare dal Medio Evo. Celebri restano gli "Autosacramentales" ed altri tipi di azioni sacre popolari, che si svolgevano specialmente nei periodi liturgici più importanti.

Il Concilio Vaticano II, per parte sua, ha esortato caldamente a fare in modo "che anche l'antica e nobile arte del teatro... contribuisca all'armonico sviluppo culturale e morale degli spettatori" (IM 14), e Paolo VI in un noto discorso così commentava: "La Chiesa sa e riconosce l'importanza, l'efficacia, la potenza dello spettacolo; il che vuol dire che essa ne auspica la bellezza, la dignità, la missione, la gloria" ("Insegnamenti di Paolo VI", III [1965] 399). Sull'argomento è ritornata l'istruzione pastorale "Communio et Progressio" definendo il teatro "una delle forme più antiche e più efficaci di comunicazione fra gli uomini" e rivendicando la "simpatia e attenzione" con cui essa ha sempre seguito l'arte scenica, "che nelle sue origini era strettamente legata a manifestazioni di carattere religioso". L'istruzione concludeva: "Questo antico interesse per i problemi del teatro deve animare anche i cristiani di oggi, per ricavarne tutto l'arricchimento possibile" (158.160).


3. Carissimi, l'interessamento e l'incoraggiamento della Chiesa e la sua sollecitudine pastorale, siano per voi che mi ascoltate come per tutti i sacerdoti e i laici che hanno responsabilità nelle Chiese locali uno stimolo a incentivare le filodrammatiche, che ben preparate, con dignità e competenza, possano annunziare e testimoniare mediante l'arte del teatro il messaggio salvifico di Cristo e la bellezza dei "frutti dello Spirito", che, come scriveva san Paolo, sono "l'amore, la gioia, la pace, la pazienza, la benevolenza, la bontà, la fedeltà, la mitezza, il dominio di sé" (cfr. Ga 5,22).

In questo modo anche il teatro diventa autentico "apostolato" e i laici assumono ed esercitano le loro vere responsabilità nella Chiesa e nella società.

Per essere sempre all'altezza di questi compiti, mantenetevi fedeli alla vostra fede cristiana ed alla chiamata del Signore, nella vostra vita quotidiana e nei vostri impegni artistici e organizzativi.

Con questi voti, vi imparto ora di cuore la benedizione apostolica, che estendo volentieri a quanti con voi collaborano.

1987-05-30 Data estesa: Sabato 30 Maggio 1987




Ai partecipanti all'assemblea generale dell'Opera Internazionale "Kolbing" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Adolph Kolping: una vita per la Chiesa e per l'uomo

Testo:

Eminenza! Cari fratelli e sorelle dell'Opera Internazionale "Kolping"! 1. Vi do il mio cordiale benvenuto alla attuale assemblea generale a Roma e ora a questa udienza qui in Vaticano. Avete dato al vostro consiglio il

Titolo: "Nella Chiesa come in famiglia - aperti al mondo". Ciò che questo significa, è stato vissuto prima di voi dal fondatore della vostra opera, Adolph Kolping. Egli giudicava suo compito urgente educare i giovani ad essere cristiani impegnati.

perciò egli si considerava in tutto ciò che compi di grande, innanzitutto annunciatore della lieta novella di Gesù Cristo. Allo stesso tempo ha sempre collegato questo compito religioso anche ad un impegno sociale. Per lui essere cristiano significava vedere l'intera esistenza dal punto di vista della chiamata cristiana dell'uomo e costruirla con uno scopo cristiano ed una impostazione nello Spirito del Signore.

Adolph Kolping ha fondato allora associazioni e costruito case comunitarie, per offrire a giovani artigiani un rifugio e una patria. Per mezzo di una comunità vissuta familiarmente voleva prepararli ad una vita familiare cristiana. Inoltre si sforzava di abilitarli ad una capacità nel lavoro e nella vita sociale, affinché si potessero formare una propria esistenza e una famiglia.

In questo modo si sforzava di contribuire attivamente al rinnovamento della Chiesa e della società.

Attraverso la sua opera Adolph Kolping ha cercato e trovato una valida risposta alla sfida sociale del 19° secolo. Invito ad un rinnovamento della società, non come il suo contemporaneo Karl Marx, che parlava di lotta di classe e rivoluzione, bensi propugno il ritorno dell'uomo ai suoi doveri e compiti fondamentali in famiglia, sul lavoro, nella Chiesa e nella società. Gli stava soprattutto a cuore una riforma della mentalità. Premessa di ciò era per lui la fede. Secondo la sua convinzione ogni cristiano ha per sua vocazione una responsabilità per la Chiesa e per il mondo, nel quale vive. Adolph Kolping si è posto come uno dei primi nella Chiesa di fronte al problema sociale ed ha percorso vie pratiche per delle soluzioni. A buon diritto possiamo definirlo perciò uno dei grandi pastori di anime, pedagoghi e riformatori sociali dello scorso secolo.


2. Circa 125 anni fa il vostro fondatore si trovava qui a Roma per chiarire personalmente al mio venerato predecessore Papa Pio IX gli scopi e le modalità di lavoro dell'associazione cattolica e quindi implorare la sua approvazione e la sua benedizione. Per questo motivo siete ora venuti a Roma a questa assemblea generale, in modo da ricordare di nuovo il vostro compito per il presente e per il futuro nell'Opera odierna "Kolping" in tutto il mondo. Il vostro motto: "Nella chiesa come in famiglia - aperti al mondo" indica chiaramente che voi volete, in qualità di associazione cattolica di laici, portare la responsabilità per il sacro servizio della Chiesa e per il servizio al mondo.

Siate sempre coscienti che potrete adempiere a questi compiti significativamente in stretta e viva comunione con la Chiesa. Come cattolici laici avete una particolare responsabilità nella costruzione dell'ordine temporale, per la creazione di una società degna dell'uomo. Ciò comporta l'impegno di tutti i membri. Con ciò penso prima di tutto ai giovani nella vostra associazione. Ed ai responsabili tra di voi rivolgo la parola del vostro fondatore: "Aiutate a creare un futuro migliore, aiutandoli a educare". Un fondamento solido per una collaborazione ad una società degna dell'uomo è il messaggio di Gesù Cristo e l'insegnamento della Chiesa, specialmente il suo insegnamento sociale. Dovete attingere da queste fonti, per costruire una società che risponda all'immagine cristiana dell'uomo. Esse danno una risposta alle domande sui valori e gli scopi ai quali dovete orientarvi per rispondere alla vostra responsabilità sociale.

Il vostro fondatore voleva comprendere l'intera persona umana nel suo rispettivo campo di vita e darle un'impronta cristiana. Cercate di dare ai vostri partecipanti e al vostro prossimo una risposta esauriente alle domande sul senso della vita e alle domande dell'uomo del nostro tempo. La vostra particolare attenzione vada al mondo del lavoro. Preoccupatevi quindi di una solida formazione professionale ed una formazione cristiana del giovane lavoratore. Mostratevi solidali con i molti giovani disoccupati. Partecipate ad una più giusta suddivisione del lavoro retributivo, perché possibilmente tutti gli uomini ottengano pane e lavoro.

Come Adolph Kolping preoccupatevi molto della famiglia. Date testimonianza di una comprensione della coppia e della famiglia. Impegnatevi per la loro protezione e sviluppo, per la protezione dell'essere non ancora nato e per il diritto di educazione dei genitori. Vi riporto alla mente, ciò che disse il vostro fondatore: "Nella famiglia deve iniziare ciò che nello stato e nella Chiesa deve fiorire".

Mi rallegra sentire che l'Opera "Kolping" si diffonde sempre più ed è rappresentata già oggi in tutte le parti della terra, e particolarmente che si impegna e offre aiuti di sviluppo in modo sempre crescente nei paesi del terzo mondo. Come allora Adolph Kolping si è impegnato a partecipare alla soluzione del problema sociale in Europa, così l'Opera Internazionale "Kolping" può oggi offrire un contributo importante alla soluzione del problema sociale nei paesi in via di sviluppo. Vi incoraggio in questo lavoro così necessario e decisivo. Contribuite ad una maggiore giustizia e pace nel mondo.

E' mio desiderio e preghiera per voi, che siate attaccati nella vostra opera alla profondità di fede e alla testimonianza del vostro fondatore Adolph Kolping, che voi rimaniate fedelmente nella Chiesa e svolgiate i compiti nel mondo, che vi siete posti nel vostro programma. Imparto a voi - anche per lo svolgimento positivo della vostra odierna assemblea generale - e a tutti i partecipanti delle Opere Internazionali "Kolping", la mia benedizione apostolica.

1987-05-30 Data estesa: Sabato 30 Maggio 1987




Ad una delegazione di sportivi

Testo:

Rivolgo ora un saluto alla Delegazione sportiva dell'Associazione Istituti Religiosi Sport, che oggi conclude la propria annuale attività con una solenne manifestazione. Accendero la fiaccola, che sarà allo Stadio dei Marmi per illuminare il tripode della Festa. Invito a guardare a questa fiamma come simbolo della luce di Cristo, che conduce ogni uomo sulla strada della vita autentica e piena, e come segno del calore fraterno, che deve animare quanti con le gare temprano la propria esistenza alle conquiste durature dello spirito.

1987-05-30 Data estesa: Sabato 30 Maggio 1987




Omelia in occasione dell'amministrazione del Sacramento della Cresima - San Pietro (Roma)

Titolo: Fortificati nella scelta di fede per essere testimoni del Risorto

Testo:

1. "Non vi lascero orfani, ritornero da voi" (Jn 14,18). Il tempo pasquale è anche il tempo della partenza di Cristo da questa terra. Come leggiamo negli Atti degli Apostoli il quarantesimo giorno dopo la sua risurrezione egli ascese al cielo (cfr. Ac 1,9). Gli apostoli invece ritornarono a Gerusalemme dal monte degli Ulivi ed erano assidui nella preghiera insieme con Maria, la madre del Signore (cfr. Ac 1,12 Ac 1,14).

Alla partenza del Risorto si unisce la promessa della venuta. Cristo dice: "Non vi lascero orfani ritornero da voi" (Jn 14,18), "vi vedro di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà" (Jn 16,22).

Il giorno della Pentecoste queste parole troveranno conferma. Cristo ritornerà nella potenza dello Spirito Santo. Verrà nello Spirito Santo. E questa sua nuova venuta - benché invisibile - giungerà direttamente ai cuori dei suoi discepoli. Mediante la luce e la potenza che ritroveranno in sé nel giorno della Pentecoste, gli apostoli risentiranno che il Signore è in mezzo a loro, anche se diversamente da come era prima; che è in loro.


2. Da allora in poi la venuta di Cristo nella potenza dello Spirito Santo diventerà principio di tutta la vita della Chiesa. Il che trova la sua espressione nella struttura sacramentale.

Il sacramento del battesimo è una rinascita, cioè una nuova nascita dall'acqua e dallo Spirito Santo (cfr. Jn 3,5). Mediante il battesimo - come insegna san Paolo - partecipiamo alla morte salvifica di Cristo, alla sua risurrezione: moriamo insieme con lui per risuscitare insieme con lui alla vita nuova in Dio.

Questa è una realizzazione spirituale del mistero pasquale in ciascuno di noi: tutti nasciamo alla vita divina insieme con il "passaggio" di Cristo dalla morte alla vita.

Come la Pasqua trova il suo completamento nella Pentecoste, così il sacramento deI battesimo si completa nella cresima. Mediante la cresima in ogni battezzato deve confermarsi - per opera dello Spirito Santo - una maturità della fede simile a quella che si è manifestata negli apostoli il giorno della Pentecoste.


3. Voi che ricevete oggi questo sacramento, siate consapevoli che con le parole del Vescovo prega con voi e per voi tutta la Chiesa: "Dio onnipotente, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che hai rigenerato questi tuoi figli dall'acqua e dallo Spirito Santo liberandoli dal peccato, infondi in loro il tuo Spirito Santo Paraclito" (cfr. "Ordo Confirmationis", 25).

E nello stesso tempo siate consapevoli che è Cristo che prega per voi il Padre così come ha pregato nel Cenacolo la vigilia della sua passione: "lo prego per loro" (Jn 17,9).

Partendo da questo mondo Cristo ha pregato per i suoi discepoli, quelli che allora erano con lui e per tutti fino alla fine del mondo: prego "per quelli che per la loro parola crederanno in me" (Jn 17,20).

Con tale coscienza ricevete oggi la sacra confermazione. L'unzione, che riceverete fra alcuni istanti, vi inserisca nella corrente della preghiera sacerdotale di Cristo. Della preghiera che continua di generazione in generazione.

Quando i padrini e le madrine, testimoni della cresima, mettono le mani sulle spalle di ciascuno e di ciascuna di voi, compiono un gesto che è anche una certa espressione della continuità della fede e della testimonianza, la quale dura nella Chiesa sin dal giorno della Pentecoste.

Quindi anche voi dovete essere fortificati nella fede. Anche voi dovete diventare testimoni del Crocifisso e Risorto così come il giorno di Pentecoste lo diventarono gli apostoli.

Essere testimone vuol dire essere fortificato nella verità di Cristo, per poter, in seguito, fortificare gli altri.


4. Gesù Cristo mediante la sua morte e risurrezione ha "potere sopra ogni essere umano" (cfr. Jn 17,2). Questo non è un potere temporale, perché il suo regno non si misura con un metro puramente temporale.

Mediante la sua obbedienza salvifica, mediante la sua totale dedizione al Padre, Gesù Cristo ha ricevuto "potere in cielo e in terra" (cfr. Mt 28,18), per "dare la vita eterna" a tutti coloro che il Padre gli ha affidato.

Ciascuno di voi, che riceve oggi la cresima, è affidato a Cristo redentore dell'uomo.

Ed egli, Cristo, vuole affidare a ciascuno di voi tutto ciò che il Padre ha affidato a lui stesso. Come agli apostoli all'inizio della Chiesa, così affida anche a voi in questa fase della storia della Chiesa, in cui vi è dato a vivere.

Cristo vi affida le parole della vita eterna: "Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Jn 17,3).

La testimonianza che dovete rendere a Cristo in mezzo alle diverse condizioni e circostanze della vita terrena, contiene quindi in sé - già qui sulla terra - l'inizio della vita eterna in Dio, alla quale siamo chiamati mediante la croce e la risurrezione di Cristo.


5. Questo inizio e tutta la via della fede che ciascuno e ciascuna di voi deve passare qui, sulla terra, nella comunità della Chiesa, per volontà di Cristo sono dalla Chiesa stessa offerti e affidati oggi allo Spirito Santo. A colui che è il Consolatore e lo Spirito di verità.

La Chiesa chiede per i cresimati i doni di questo Spirito: il dono della sapienza e dell'intelletto, il dono della scienza e del consiglio, il dono della fortezza, della pietà e del timore di Dio, perché non manchi mai ai vostri cuori e alle vostre coscienze una santa sensibilità nei riguardi di Dio e della sua azione salvifica in noi.

Dite quindi insieme col salmista: "Il Signore è mia luce e mia salvezza / di chi avro paura? / Il Signore è difesa della mia vita, / di chi avro timore?" (Ps 26/27,1).

Abbiate sempre il coraggio di vivere e di operare nello Spirito di Cristo. Siate forti!

1987-05-31 Data estesa: Domenica 31 Maggio 1987




Recita del "Regina Coeli" - Con Maria nel Cenacolo per la nuova Pentecoste


1. Il Signore Gesù, prima di staccarsi miracolosamente da terra per far ritorno al Padre nel giorno dell'ascensione, confermo agli undici apostoli la sua grande promessa: "Avrete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi"(Ac 1,8).

Allora essi ritornarono solleciti a Gerusalemme e si raccolsero nel Cenacolo. E, nell'attesa trepidante di quell'evento carico di mistero, "erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù, e con i fratelli di lui" (Ac 1,14).


2. Questa ineffabile scena ritorna oggi ai nostri sguardi piena di attualità. La Chiesa si raccoglie idealmente nel Cenacolo per prepararsi alla nuova Pentecoste, una Pentecoste singolare, che coinciderà con l'inizio dell'Anno Mariano.

"In mezzo ai problemi, alle delusioni e alle speranze, alle diserzioni e ai ritorni di questi tempi, la Chiesa rimane fedele al mistero della sua nascita... La Chiesa è sempre nel Cenacolo" (DEV 66).

In quelle "riposte mura" (A. Manzoni, "La Pentecoste") essa riascolta per così dire, il suo respiro iniziale i primi battiti del suo cuore. E si stringe attorno a Maria la sua grande madre spirituale, madre di tutto il Popolo di Dio, dei pastori come dei fedeli.


3. Tutti insieme, pastori e fedeli, teniamo fissi gli occhi sulla Vergine in preghiera, sommessa animatrice del primo nucleo della comunità cristiana, destinato ad irradiare la luce del Vangelo fino agli estremi confini della terra e fino al compimento totale della storia.

Perseveriamo con lei nella preghiera in solidale servizio all'umanità odierna, persuasi che "la nostra difficile epoca ha uno speciale bisogno della preghiera" (DEV 65). Ne abbiamo bisogno in primo luogo noi, che abbiamo la grazia e la responsabilità di appartenere come membri vivi alla famiglia ecclesiale, e siamo chiamati a testimoniare credibilmente la forza dello Spirito Santo, immenso dono che ci è dato per rinnovare ogni cosa in Cristo.

Sulla nostra attesa della Pentecoste e dell'inizio dell'Anno Mariano, la Vergine Maria, tempio dello Spirito Santo, veglia incessantemente col suo cuore materno.

1987-05-31 Data estesa: Domenica 31 Maggio 1987




Dopo la preghiera mariana del "Regina Coeli" - Piazza san Pietro (Roma)

Titolo: Gli operatori della comunicazione sociale siano sensibili ai valori cristiani

Si celebra oggi la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che quest'anno ha per tema: "Le comunicazioni sociali al servizio della giustizia e della pace".

La giustizia e la pace sono beni tanto grandi e auspicati da tutti.

Gesù, che è venuto a portare la giustizia sulla terra, ha proclamato "beati" gli operatori di pace, e, apparendo agli aspostoli dopo la risurrezione, ha lasciato loro proprio questo dono prezioso. Gli strumenti della comunicazione sociale, con il loro enorme potenziale informativo e formativo, hanno al riguardo un ruolo molto importante.

In questo ultimo giorno del mese dedicato alla Madonna, vi invito a pregarla anche perché doni agli operatori sociali e agli utenti una vera sensibilità ai valori cristiani.

Rinnovo il mio saluto a quanti questa mattina hanno ricevuto il sacramento della cresima nella Basilica vaticana, estendendo il mio pensiero ai loro padrini e madrine e a tutti i loro familiari.

Saluto poi il gruppo di giornalisti di Pavia che sono qui in piazza san Pietro con le loro famiglie, auspicando per essi ogni bene.

[Omissis. Seguono i saluti in francese e spagnolo.]

1987-05-31 Data estesa: Domenica 31 Maggio 1987




Solenne conclusione del mese mariano - Giardini Vaticani (Roma)

Titolo: Come 2000 anni fa, nel nuovo avvento brilli la stessa "Redemptoris Mater"

Sia lodato Gesù Cristo.

Abbiamo ancora due ore di questo mese di maggio, mese interamente dedicato alla nostra Madre, Madre di Cristo, Vergine Madre, Madre della Chiesa, Madre di tutti. La salutiamo oggi, in questa ultima giornata del mese di maggio, così come l'ha salutata Elisabetta durante la visitazione, con queste parole che appartengono alla preghiera dell'"Ave Maria", ma che sono soprattutto le parole con le quali Elisabetta loda la fede di Maria: "Benedetta sei tu che hai creduto".

Sono parole che ci fanno da guida per tutta la nostra vita cristiana.

Così insegna il Concilio Vaticano II nella sua costituzione "Lumen Gentium", all'ultimo capitolo. Ci insegna, ci presenta la Vergine Madre di Cristo come colei che precede nel cammino della fede. Precede tutti noi, tutto il Popolo di Dio, dappertutto nel mondo, in tutti i secoli.

Ispirandoci a quelle parole di Elisabetta, noi vogliamo entrare tra poco, tra una settimana, in un Anno Mariano, un anno che deve quasi rievocare nella nostra memoria, nella nostra coscienza cristiana quel tempo che precedeva la nascita di Cristo. Ci avviciniamo ai 2000 anni da quel momento decisivo nella storia dell'umanità, nella storia della salvezza. E come quel momento fu anticipato, preceduto da un avvento, così anche prima dell'anno 2000 cerchiamo di trovare un altro avvento commemorativo, un avvento in cui deve brillare la stessa "Stella Maris", la stessa "Redemptoris Mater", di cui parla anche l'ultima enciclica.

Vi ringrazio, carissimi fratelli e sorelle, per questa vostra celebrazione nell'ultimo giorno del mese di maggio e nello stesso tempo anche festa della visitazione di Maria.

Vi raccomando la preghiera, che ci fa tutti vicini a lei, a lei che si chiam anche "Omnipotentia Supplex",vuol dire quasi tutta preghiera, preghiera onnipotente. Questo ci parla della sua mediazione materna.

Raccomando la Chiesa, la missione di tutti i Vescovi del mondo e del Papa, a questa materna mediazione, a questa materna intercessione di Maria, come anche affido a lei tutti voi qui presenti e tutti i vostri cari, le vostre famiglie, i vostri giovani, come anche i vostri anziani. Con questi sentimenti voglio offrirvi, insieme con i signori Cardinali e Vescovi qui presenti, una benedizione conclusiva della vostra celebrazione.

1987-05-31 Data estesa: Domenica 31 Maggio 1987









Messaggio alla conferenza Internazionale a Vienna

Titolo: La perdita dei valori etici e spirituali è alla radice della piaga della droga

Testo:

Il fenomeno dell'abuso della droga è una delle maggiori tragedie che affliggono la società di oggi, una tragedia di sempre più vaste proporzioni, che colpisce sia i paesi industrializzati che quelli in via di sviluppo con effetti distruttivi sugli individui, le famiglie e l'intero tessuto sociale. Il fatto che coloro che ne abusano siano per la maggior parte giovani rappresenta una minaccia per la futura stabilità della società che avanza verso la fine del Secondo Millennio.

Sfortunatamente vi sono degli indizi di peggioramento di questa tragedia umana: a) droghe illegali vengono prodotte in quantità sempre maggiore, b) traffico illecito di droga che produce immensi profitti continua incontrollato, c) il carattere esteso dell'abuso di droga che, seppur concentrato maggiormente tra i giovani, sta anche al fondo di ogni livello della moderna società, nelle aree rurali come in quelle urbane, tra gli uomini e tra le donne, in mezzo a tutte le razze e culture. Non c'è paese che sia oggi immune da questo moderno flagello, sia all'Est che all'Ovest, nell'emisfero settentrionale come in quello meridionale, nei paesi più ricchi o più poveri.

Molti fattori contribuiscono alla drammatica crescita dell'abuso della droga. Sicuramente un fattore primario è lo sfacelo della famiglia. In aggiunta vi è un costante indebolimento dei modi tradizionali di vita che per generazioni hanno rappresentato dei valori culturali e dato un senso all'esistenza quotidiana; ci sono tensioni crescenti nelle relazioni umane, aumento della disoccupazione, modi di vita sub-umani, paure generate dalla minaccia della guerra nucleare e numerosi altri fattori sociali, non ultimo quello del bisogno psicologico di sfuggire alla durezza e alla gravosa difficoltà della vita. Ma alla radice di questi mali sta la perdita dei valori etici e spirituali. E' vero che i giovani di oggi sono i maggiori consumatori di droghe pesanti, quindi è legittimo domandarsi se questo sia dovuto al tipo di società nella quale i nostri giovani sono stati educati.

L'abuso della droga impoverisce ogni comunità dove esso esiste.

Sminuisce la forza umana e la fibra morale. Mina i valori stimati. Distrugge la voglia di vivere e contribuisce ad una migliore società. L'abuso di droga è inoltre un flagello, ancor più che una carestia, la siccità o un'epidemia. Ogni anno miete un numero crescente di vittime.

Ma la moderna piaga della droga non è andata avanti interamente incontrollata o non combattuta. Non possiamo chiudere gli occhi davanti all'immensità di male inflitto all'umanità da questo tragico problema; ma nemmeno dobbiamo mancare di vedere i molti sforzi, anche eroici, che sono stati fatti per andarvi incontro. L'Organizzazione delle Nazioni Unite, come anche altre Istituzioni sia governative che non governative, hanno richiamato l'attenzione internazionale e regionale sulle conseguenze dell'abuso di droga. Sono state fatte delle convenzioni, sono stati intrapresi degli studi e altri mezzi sono stati impiegati, ed inoltre è stato chiesto alla Santa Sede di prendere parte attiva a queste iniziative.

La crescita continua della produzione illegale e la vendita di droghe rende ancor più urgente il dovere di espandere queste iniziative che sembrano ora ottenere concreti e positivi risultati.

E' obbligatorio che l'attività criminale della produzione e del traffico di droga venga combattuta direttamente e ultimamente fermata. A questo proposito il mio incoraggiamento e la mia ammirazione vanno a quelle nazioni nelle quali i capi di governo e i cittadini sono veramente impegnati a combattere la produzione, la vendita e l'abuso della droga, talvolta pagando un prezzo molto alto, addirittura a sacrificio della loro stessa integrità fisica. Approvo tutti coloro che lavorano con ugual determinazione per dare una preventiva educazione a casa, a scuola e sul posto di lavoro. Ciò richiede alcune forme di collaborazione con agenzie a livello nazionale ed internazionale. Tutto ciò pero non sarebbe ancora sufficiente se questi sforzi politici, legali ed educativi non fossero accompagnati da altre iniziative, come ad esempio portare delle sostituzioni con alternative possibili in aree dove coltivazioni di piante illecite sembrano essere le uniche scelte utili e realizzabili per gli agricoltori. Per attuare una tale alternativa occorrono dei comprensivi programmi di sviluppo rurale, che comprendano infrastrutture, tecnologie appropriate e le fondamentali facilitazioni comunitarie di cura della salute, dell'educazione eccetera.

Chiaramente il problema dell'aumento della droga e del traffico illecito non è slegato dalla questione dello sviluppo umano.

Una speciale considerazione deve anche essere data al trattamento e alla riabilitazione di coloro che sono diventati tossicomani o dipendenti dalla droga in un modo pericoloso. Ciò richiede la stabilità ed il mantenimento di istituzioni che possano incontrare gli specifici bisogni di ogni vittima individuale dell'abuso di droga. La grande varietà di bisogni richiede la possibilità di un triplo trattamento: medico, sociale e legale. In ciò la Chiesa è pronta ad essere di assistenza, specialmente attraverso i centri che essa stessa ha stabilito e con la sua cooperazione con centri forniti da altre agenzie.

Un fattore chiave per una riabilitazione positiva, particolarmente nel caso dei giovani, è la restituzione di un'autofiducia e una salutare stima di sé, che assicurano delle fresche motivazioni basate sulla solida morale e sui valori spirituali. I drogati devono essere aiutati a ristabilirsi avendo fiducia nelle relazioni con le loro famiglie e con gli amici. Devono anche essere aiutati a riprendere il loro lavoro, l'educazione o le loro attività.

Le famiglie giocano un ruolo vitale in questo processo, come fanno le istituzioni educative sociali e culturali. La riabilitazione richiede un lavoro di gruppo, e inoltre ognuno di questi deve collaborare volontariamente con le famiglie e gli interessati.

Vi assicuro che la Chiesa desidera offrire ogni possibile sostegno ai molti e vari sforzi che sono stati fatti. Desidero aggiungere una parola di personale incoraggiamento a voi ed ai Governi e organizzazioni che rappresentate.

La comune lotta contro la piaga della droga e del traffico illecito e motivata da un serio spirito di missione nell'interesse dell'umanità e per il vero futuro della società, una missione il cui successo richiede un reciproco impegno ed una generosa risposta da parte di tutti.

Benedica Dio i vostri sforzi e possa questa Conferenza essere per il resto del mondo un segnale di incoraggiamento e di speranza.

[Traduzione dall'inglese]

1987-06-04 Data estesa: Giovedi 4 Giugno 1987




Ai Vescovi della Scozia in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Maggiore partecipazione dei fedeli alla vita e alla missione della Chiesa

Testo:

Cari fratelli in Cristo.


1. "Che il Dio della speranza vi riempia di ogni gaudio e di pace nel credere, affinché abbondiate nella speranza, per la potenza dello Spirito Santo" (Rm 15,13).

Queste parole di san Paolo esprimono i miei stessi sentimenti di preghiera per ognuno di voi in occasione della vostra visita "ad limina".

Afferrano inoltre lo spirito di questo tempo presente. Durante questi giorni che precedono la solennità di Pentecoste siamo invitati a sperimentare personalmente e liturgicamente il senso della Chiesa di ardente attesa della venuta dello Spirito Santo con potenza dall'alto. Allo stesso tempo è una attesa che come sappiamo è sempre stata adempiuta nella storia come "Spirito di Dio... con provvidenza mirabile dirige il corso del tempo e rinnova la faccia della terra" (GS 26). E' un'attesa del rinnovamento della Chiesa in ogni epoca perché essa possa dare una testimonianza universale della verità fino alla fine del tempo.

Gioisco con voi oggi, corne feci in occasione della mia visita pastorale in Scozia cinque anni fa, per il dono dello Spirito Santo che lavora nelle vostre Chiese locali. Allora ho espresso la mia ammirazione e soddisfazione per l'intenso programma che i Vescovi scozzesi proposero per il rinnovamento della comunità cattolica, e anche per aiutare a garantire che i riflessi della mia visita producessero frutti abbondanti, (Giovanni Paolo II, Messa a Bellahouston Park, Glasgow, 1 giugno 1982: ", V, 2 [1982] 2064ss.).

Mi rallegro con voi rendendo grazie per il fatto che per mezzo del potere dello Spirito Santo queste speranze non sono state deluse. La Chiesa in Scozia ha preso a cuore l'esortazione del Concilio Vaticano II di cercare "purificazione e rinnovamento perché il segno di Cristo possa splendere ancor più luminosamente sopra la Chiesa" (LG 15; cfr. anche GS 43).


2. Fondamentale per questa purificazione e rinnovamento è la vita sacramentale della Chiesa vissuta ogni giorno specialmente la santa Eucaristia. Dalla partecipazione a questi misteri e dalla preghiera personale e di gruppo, i fedeli delle vostre diocesi traggono la forza necessaria per la loro parte nella missione della Chiesa.

Contemporaneamente, come la costituzione dogmatica "Lumen Gentium" ci rammenta, "non è solo attraverso i sacramenti e i ministeri della Chiesa che lo Spirito Santo santifica il popolo, lo conduce e arricchisce con le sue virtù. Spartendo i suoi doni come egli vuole (cfr. 1Co 12,11), distribuisce speciali grazie tra i fedeli di ogni gruppo. Con questi doni li rende capaci e pronti a intraprendere vari compiti e uffici per il rinnovamento e la costruzione della Chiesa, come è scritto, "ad ognuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune" (1Co 12,7).

So che nelle vostre diocesi si sta riflettendo maggiormente sui doni conferiti ad ognuno dal Santo Spirito per il rinnovamento della Chiesa. Lo scopo è una maggior partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa da parte di tutti i fedeli, per la loro santificazione e la santificazione del mondo. In qualità di pastori, dovete essere lodati per il vostro incoraggiamento alla partecipazione dei laici e al rinnovamento spirituale di tutti i fedeli. Questi hanno raggiunto ora un livello che richiede una ulteriore valutazione così che le persone continuino a crescere nella loro comprensione e pratica della fede e nella loro coscienza di appartenenza alla Chiesa. Come sapete, l'imminente Sinodo dei Vescovi darà un contributo a questo processo di riflessione e valutazione alla luce degli sviluppi del Concilio Vaticano II. Il decreto conciliare "Apostolicam Actuositatem", in particolare, esorta quelli che tra di noi sono pastori, a ricordare che il diritto e il dovere di esercitare l'apostolato sono comuni a tutti i fedeli... e che nella costruzione della Chiesa anche i laici devono giocare una parte di sé. Per questa ragione i pastori lavoreranno come fratelli, con i laici nella Chiesa e per la Chiesa" (AA 25).


3. Allo stesso tempo la rinnovata partecipazione dei laici non è certamente intesa a distogliere l'importanza del ministero ordinato. Come ricordavo ai preti di Scozia durante la mia visita pastorale, e condividendo il sacerdozio unico di Cristo sommo sacerdote, essi sono "costituiti in favore degli uomini in ciò che riguarda Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati" (He 5,1).

Nei preti noi riconosciamo "il buon pastore, il servo fedele, il seminatore che va a spargere la buona semenza, il lavoratore nel vigneto, il pescatore che getta la rete" (Giovanni Paolo II, Discorso al clero e ai religiosi, Edimburgo, 31 maggio 1982: "", V, 2 [1982] 2028).

So che voi, il vostro clero e la vostra gente condividete l'attuale questione delle vocazioni sacerdotali come anche delle vocazioni alla vita religiosa.


4. Per la grande maggioranza dei cattolici scozzesi il rinnovato senso di appartenenza e condivisione della vita della Chiesa è sentito particolarmente all'interno della parrocchia locale. Ma esiste anche una più ampia comunione ecclesiale che unisce i fedeli alle loro diocesi, alle altre Chiese locali ed in special modo alla Chiesa di Roma. A questo riguardo, occorre menzionare quelle diocesi che soccorrono ai bisogni dei loro fratelli e sorelle all'estero, svolgendo attività che danno una testimonianza pratica alla fede della Chiesa, e promuovendo la loro missione religiosa. Il Fondo di Soccorso Internazionale Cattolico Scozzese (SCIAF) è un eminente esempio di questa generosità, particolarmente verso i popoli dell'Africa e dell'America Latina. Di uguale importanza è la prontezza da parte di quelle diocesi in grado di mandare preti e missionari laici nelle Chiese sorelle dei paesi in via di sviluppo. Il senso di comunione è rafforzato anche dal vostro lodevole spirito di collegialità, stretta collaborazione e fraternità quali Vescovi in unione con Pietro.


5. L'amore cristiano - la misura ultima di ogni autentico rinnovamento - è anche praticato più intimamente in casa. Coloro che sono bisognosi o travagliati, poveri o soli, hanno uno speciale diritto a questo amore. Come ogni società moderna la Scozia sta vivendo cambiamenti sociali ed economici che lasciano indietro molte di tali persone, ed è verso di esse che voi avete maggiormente diretto la vostra cura pastorale. Mi sto riferendo specialmente alle vostre preoccupazioni per i disoccupati e agli aiuti per la disintossicazione dalla droga. Entrambi questi problemi, che in modi diversi minacciano il bene comune come anche la dignità della persona umana, richiedono un'attenzione continua della Chiesa. In aggiunta a questi particolari problemi esistono i malati, i poveri e persone particolarmente bisognose, come gli anziani che ricevono la cura da molte istituzioni cattoliche del vostro paese. Dobbiamo guardare all'esempio lampante di santa Margherita di Scozia, per avere la conferma che ciò che viene fatto per l'ultimo dei nostri fratelli e sorelle viene fatto per Cristo stesso (cfr. Mt 25,31-46).

La sfida alla vita moderna crea grandi tensioni per la famiglia, specialmente per i giovani. Sono certo che i vostri sforzi concordi per rafforzare il matrimonio e la vita familiare daranno frutti per il bene della Chiesa e della Scozia, e che la vostra guida e il vostro incoraggiamento dei giovani li aiuterà a vivere una vita cristiana in stretto legame con il Vangelo. Capisco come il Movimento degli Scout e delle Guide sia una delle vie nelle quali i giovani possono ricevere un solido indirizzo nella vita. Benedica Dio ogni sforzo che promuove i valori cristiani tra i giovani.


6. Durante la mia visita pastorale nel 1982, ho parlato dell'Atto scozzese sull'Educazione del 1918, con il quale le scuole cattoliche sono parte costituente del sistema statale e forniscono essenziali garanzie che si protegga l'educazione religiosa e la carica degli insegnanti (cfr. Giovanni Paolo II, Discorso al "Saint Andrew's College". Bearsden, 1 giugno 1982: "", V, 2 [1982] 2051). Questa disposizione rispetta la diversità religiosa del vostro paese e rende possibile un'educazione cattolica per i vostri bambini e i vostri giovani. Anche la presenza di cappellani cattolici nelle istituzioni di insegnamento più elevato e l'accurata preparazione dei futuri insegnanti di religione sono importanti per il successo della missione educativa della Chiesa.


7. Infine gioisco con voi per il progresso avvenuto nelle relazioni ecumeniche a partire dalla mia visita. In quella occasione ho espresso ai rappresentanti delle altre Chiese e comunità ecclesiali il desiderio che, tra le diversità del vostro paese, il nostro pellegrinaggio sulla terra sia compiuto insieme, camminando mano nella mano (cfr. Giovanni Paolo II, Messa a Bellahouston Park, Glasgow, 1 giugno 1982: "", V, 2 [1982] 2064ss.). Sono felice di constatare i numerosi contatti fruttuosi che si sono avuti e i comuni sforzi iniziati da allora. Questi includono la conferenza di Saint Andrew dal tema: "Non stranieri, bensi pellegrini", che considerava questioni sulla natura della Chiesa, il pellegrinaggio ecumenico dei capi della Chiesa a Iona, un luogo intimamente connesso con le prime origini celtiche della Chiesa in Scozia e, insieme con Whithorn, culla della cristianità nel vostro paese; e il carattere ecumenico della celebrazione degli 850 anniversari della Abbazia di Melrose e del pellegrinaggio mariano annuale a Haddington.

Questi sforzi sono una parte del rinnovamento della società e personale.

Il decreto conciliare "Unitatis Redintegratio"ci ricorda che "il rinnovamento della Chiesa ha una notevole importanza ecumenica. Rinnovamento in varie sfere della vita della Chiesa... deve essere considerato come promessa e garanzia per il futuro progresso ecumenico" (6). Ugualmente, "non ci può essere ecumenismo degno di questo nome senza una conversione interiore" (UR 7). Dobbiamo sempre ricordare che "questo cambiamento del cuore e santità di vita, insieme alla preghiera comunitaria ed individuale per l'unità dei cristiani, devono essere guardati come la base di tutto il movimento ecumenico" (UR 8).


8. Cari fratelli, la celebrazione della Pentecoste di quest'anno ha una dimensione ulteriore in quanto inaugura l'Anno Mariano. Esso serve come memoria della maternità spirituale di Maria. E', come ho scritto nella mia lettera enciclica "Redemptoris Mater" "una maternità nell'ordine della grazia, perché implora il dono dello Spirito Santo che suscita i nuovi figli di Dio, redenti mediante il sacrificio di Cristo: quello Spirito che insieme alla Chiesa anche Maria ha ricevuto nel giorno di Pentecoste" (RMA 44). Raccomando voi e il vostro clero, i religiosi e i laici alla Madre del Redentore che è anche nostra Madre. Sia essa modello di fede cristiana e santità, e un sicuro segno di speranza e consolazione in questo pellegrinaggio terreno, non solo per voi, ma "per tutti coloro che in dialogo fraterno con voi, desiderano approfondire la loro obbedienza della fede" (RMA 33). Invocando la sua materna intercessione, e nell'amore di Gesù Cristo, imparto a voi e a tutto il clero, religiosi e laici di Scozia, la mia apostolica benedizione.

1987-06-04 Data estesa: Giovedi 4 Giugno 1987





GPII 1987 Insegnamenti - All'Associazione Nazionale Italiana "San Paolo" - Città del Vaticano (Roma)