GPII 1987 Insegnamenti - Ai Vescovi di Malta in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Ai Vescovi di Malta in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'evangelizzazione esige una profonda comunione di tutti i membri della Chiesa

Testo:

Cari fratelli.


1. Con fraterno affetto nel nostro Signore Gesù Cristo vi do il benvenuto oggi, in occasione della vostra visita "ad limina". Questa visita ha lo scopo di rafforzare e celebrare i legami di comunione che uniscono le Chiese di Malta e Gozo con il Vescovo di Roma e la Chiesa universale. Mi fornisce anche l'opportunità di sostenervi nell'esercizio del vostro ministero episcopale, così che insieme, in qualità di pastori, possiamo incoraggiare sia il clero che i laici a crescere nell'amore di Dio e nel servizio amoroso ai loro fratelli.

I cristiani del vostro paese sono ben conosciuti per la loro devozione alla sede di Pietro e per la vitalità della loro vita ecclesiale. Ciò può essere visto nelle salde tradizioni di Malta; nella frequenza con la quale i fedeli partecipano all'Eucaristia e agli altri sacramenti; nelle molte fiorenti istituzioni dedicate all'apostolato, all'educazione, ai servizi sociali e alle opere di carità; nella presenza di nuovi movimenti che promuovono la vita cristiana; nel numero relativamente elevato di ecclesiastici e di religiosi, e nel loro zelo nel servire le loro diocesi come anche altri paesi, specialmente le missioni; infine nel generoso impegno dei laici nel dare testimonianza al Vangelo.

Ringraziamo Dio per questa grande "casa spirituale fatta di pietre vive" (cfr. 1P 2,5).


2. Inoltre, come ogni altra comunità ecclesiale, la Chiesa di Malta è chiamata ad un costante rinnovamento. Essa è chiamata a discernere, alla luce del Concilio Vaticano II e con l'aiuto dello Spirito Santo, i doni di Dio come anche le speranze e i bisogni della società nella quale viviamo in questo momento storico.

E' chiamata ad una continua conversione e purificazione per amore della missione che l'intera Chiesa ha ricevuto dal suo Signore: di essere un "sacramento di salvezza" per tutti i popoli fino alla fine dei tempi. Questa è una missione di evangelizzazione, che il mio predecessore Paolo VI descrive così eloquentemente nell'"Evangelii Nuntiandi". L'evangelizzazione non consiste solo nella missione della Chiesa di predicare Cristo a coloro che non lo conoscono o che non camminano più con lui. Ma anche, come dice "Evangelii Nuntiandi", nel compito di "diffondere, consolidare, nutrire e far sempre più maturare la fede di coloro che già sono fedeli o credenti" (EN 54). Ciò condurrà a suo tempo ad un coinvolgimento impegnato nell'evangelizzazione della società e della cultura.


3. Essenziale per questa missione evangelizzatrice è la effettiva predicazione della parola, come ci ricorda san Paolo, primo predicatore e maestro di Malta "la fede dipende dalla predicazione" (Rm 10,17). La predicazione è effettiva quando, secondo le parole di "Evangelii Nuntiandi", è "semplice, chiara, diretta, ben adattata, e profondamente legata all'impegno del Vangelo e fedele al magistero, animata da un equilibrato ardore apostolico,... piena di speranza, fede coraggiosa e quando produce pace e unità" (EN 43). Noi e il nostro clero dobbiamo costantemente sforzarci di predicare in tale modo il fatto che l'eterno messaggio del Vangelo tocca le menti e i cuori della nostra gente, con le loro speranze e i loro sforzi e con le domande e i problemi che la vita moderna pone loro davanti. L'effettiva predicazione è un'importante parte della costante evangelizzazione che approfondisce e nutre la vita di fede ricevuta nel battesimo. E' anche un modo di rinnovare sia il culto sacramentale sia la pietà e la devozione popolare così che questi possano veramente riflettere l'insegnamento del Concilio.


4. Non possiamo ugualmente non menzionare l'istruzione catechistica che è stata vigorosamente portata avanti nelle vostre diocesi per molti anni, in particolare attraverso gli sforzi dedicati di preti, religiosi e laici, individualmente o in gruppi. Tra questi vorrei menzionare la Società della Dottrina Cristiana, che celebra quest'anno l'ottantesimo anniversario della sua fondazione. Come per la predicazione, il contenuto della catechesi deve essere basato solidamente sulla parola rivelata da Dio e sempre in accordo con l'autentico insegnamento della Chiesa; così deve ugualmente riflettere la consapevolezza di una completa e moderna dottrina biblica, teologica e liturgica. La sua metodologia deve effettivamente servire ai bisogni di coloro per i quali essa è intesa.

L'educazione catechistica e quella generale devono agire in armonia, così che i giovani ricevano un giudizio cristiano sulla vita e sui valori umani.

Rispetto a ciò, il diritto dei bambini e dei giovani ad un esercizio catechistico adeguato si accompagna al dovere da parte delle scuole, incluse le scuole statali, di rendere loro possibile di ricevere questo esercizio e in questo modo di raggiungere una più alta sintesi che integri e unifichi i loro vari campi di studio con il punto di vista cristiano, così in armonia con le radici storiche e culturali del popolo maltese. Anche le scuole cattoliche di Malta continuano a fornire un grande e necessario servizio alla Chiesa e al paese, grazie al generoso impegno di così tanti preti, religiosi e uomini laici, e grazie anche al sostegno materiale offerto dai genitori come anche da tutti i fedeli cattolici. E' importante che queste scuole coordinino le loro attività e decidano i criteri delle loro azioni in stretta unione con voi, i Vescovi, che avete la responsabilità pastorale di curare tutti gli aspetti della vita delle comunità cattoliche nelle vostre diocesi. Condivido il vostro interesse e la vostra preoccupazione che, sotto la vostra guida pastorale, queste scuole continuino a fiorire in armonia con il loro carattere speciale e la loro storia.


5. Finora ho parlato di evangelizzazione in termini di vita interna della Chiesa: i suoi scopi di predicazione, catechesi ed educazione. Questa vita interna deve a sua volta essere diretta verso il servizio di Cristo e del suo Vangelo all'interno dell'intera comunità. Questo più ampio senso di evangelizzazione inizia con la famiglia, che gioca un ruolo importante sia come "chiesa domestica" che come prima cellula della società. La famiglia è il luogo dove la testimonianza al Vangelo ottiene una concreta applicazione e poi si estende ai vicini e agli altri. Il modo in cui vivono le famiglie credenti, vale a dire i loro valori, il loro lavoro e il loro svago, e ciò che esse insegnano ai loro bambini dà testimonianza al vero significato di amore, donazione di sé, servizio, dialogo, libertà, partecipazione al bene comune, e così a molte fondamentali verità sulla vita che sono minacciate oggi dal materialismo, dal consumismo e dalla ricerca di piacere. Le famiglie cristiane sono chiamate ad essere "apostoli" verso gli altri, nel mostrare una vera compassione e amore verso le famiglie nel bisogno, e nell'essere aperte alla società in genuina solidarietà.

So che, con l'aiuto di esperti rappresentanti del clero e dei laici, il Vescovo di Malta ha cercato di sostenere il dovuto rispetto alle famiglie con la preparazione al matrimonio e con l'aiuto perché esse incontrino delle sfide che le rendano fedeli al Vangelo e alla Chiesa, con rispetto per la natura del matrimonio e per la sua indissolubilità. Lodo questi vostri sforzi e vi incoraggio a perseverare nella evangelizzazione delle famiglie così che esse possano servire il dono della vita in tutte le sue dimensioni sia fisiche che spirituali. Malta possa sempre essere esemplare nella sua stima per la vita della famiglia! 6. Un altro punto focale dell'evangelizzazione è il mondo del lavoro. I progressi tecnologici del nostro tempo, che hanno un profondo impatto sugli individui, le famiglie e la società, richiedono una risposta pastorale che può aiutare la gente a vedere il suo lavoro alla luce della fede cristiana. Come ho spiegato in "Laborem Exercens", la persona umana è il soggetto del lavoro e la base primaria del suo valore. Questo condiziona la natura etica di tutto il lavoro e i diritti e responsabilità dei lavoratori, che sono chiamati ad una spiritualità del lavoro sulle orme di Cristo, egli stesso "uomo di lavoro". Come Vescovi siete chiamati ad offrire una cura pastorale dedicata e generosa, che includa una competente guida religiosa ed etica, a coloro che sono coinvolti in tutti i molti aspetti del mondo del lavoro.


7. Come il lavoro, anche la cultura deve essere orientata verso il benessere dell'individuo e della società, specialmente oggi in mezzo ai molti rapidi cambiamenti che promuovono uno sviluppo ma mettono anche molte cose in discussione. Come "Evangelii Nuntiandi" ci dice, in ogni tempo le culture devono essere rigenerate da un incontro con il Vangelo (cfr. EN 20). E' importante che la Chiesa a Malta assicuri che questo incontro abbia luogo. Le sue più alte istituzioni culturali, come la facoltà di teologia, che conta su clero e laici appropriatamente preparati, può esercitare una influenza molto positiva attraverso un'interazione con altri che hanno un importante ruolo nella formazione della cultura nazionale: insegnanti e studenti universitari, scienziati e studiosi, membri delle professioni. Si tratta di proclamare il Vangelo in alternativa alle ideologie del nostro tempo che giudicano individui e cultura solamente in termini di efficienza, profitto e potere.


8. Infine, la missione evangelizzatrice della Chiesa abbraccia tutta la società.

"Gaudium et Spes" descrive ciò in maniera sorprendente quando dice che la Chiesa è chiamata ad essere "lievito e sale della società umana" (40). La sua missione religiosa può essere "di promessa, guida e vigore nella fondazione e consolidamento della comunità umana in accordo con la legge di Dio" (GS 42).

Così, nonostante che la Chiesa e la comunità politica siano autonome ed indipendenti, "entrambe sono dedicate alla personale vocazione dell'uomo, pur sotto differenti denominazioni" (76). Sono sicuro che la Chiesa di Malta continuerà il suo dedicato lavoro per la società, che è contemporaneamente cristiano e umano nel promuovere la libertà e responsabilità dei suoi cittadini; nel ricercare mutuo rispetto ed armonia in modo da creare un vero dialogo tra tutti; e anche nel non esitare a dare giudizi morali, anche in faccende relative alla politica, ogni volta che i fondamentali diritti dell'uomo o la salvezza delle anime lo richiedono (cfr. GS 76).


9. Cari fratelli: il lavoro di evangelizzazione richiede una profonda comunione tra tutti i membri della Chiesa, uniti nei propositi e nelle azioni - una comunione dei Vescovi, del clero, dei religiosi e laici nei quali i doni divini che abbiamo ricevuto vengano resi fruttuosi attraverso il potere dello Spirito Santo. Sono i laici specialmente che, esercitando la loro vocazione direttamente nel mondo della società umana, danno testimonianza in questo mondo della "ricchezza, completezza e dinamismo" della realtà di evangelizzazione (cfr. EN 17). Con voi guardo ad essi con speranza, e vi lodo per lo zelo e la dedicazione della vostra cura verso di loro.

Poiché ci prepariamo a celebrare l'Anno Mariano, possa Maria, la Madre di Dio, alla quale il popolo maltese è così devoto, sostenere tutti voi nel grande compito di fare sempre più conoscere e amare suo Figlio. Possa essere sempre per voi segno di fedeltà e sorgente di forza.

1987-06-04 Data estesa: Giovedi 4 Giugno 1987




Le credenziali del nuovo Ambasciatore di Algeria - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nel rispetto di Dio la radice dell'autentico rispetto dell'uomo

Testo:

Signor Ambasciatore, 1. La ringrazio delle sue amabili parole e della considerazione che esse manifestano per la Santa Sede, per la sua testimonianza e la sua azione.

Da parte mia, saluto in Sua Eccllennza il rappresentante di una grande nazione, una nazione giovane, che tra poco festeggerà il 25° anniversario della sua indipendenza, che occupa una posizione particolare nel mondo mediterraneo - e dunque in stretto legame con l'Europa -, pur essendo nel cuore del Maghreb e in tal modo parte integrante del continente africano. Il vostro paese ha tessuto una vasta rete di relazioni internazionali, in cui il suo parere e la sua collaborazione sono ricercati.

La Repubblica Algerina democratica e popolare ha voluto egualmente stabilire delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Ella prende posto nella scia degli ambasciatori straordinari e plenipotenziari del suo Paese presso la Santa Sede. Il vostro Presidente, sua Eccellenza sig. Chadli Bendjedid è venuto lui stesso a renderci visita. Vi saro grato di volergli esprimere la mia riconoscenza per i saluti deferenti che ha voluto rinnovarmi per Suo tramite, e i miei migliori auguri per l'adempimento della sua alta carica a servizio di tutto il popolo algerino.


2. A più riprese ella ha sottolineato gli ideali che stanno a cuore al vostro governo e che esso si sforza di mettere in atto, non solamente in Algeria, ma presso i popoli di cui si sente solidale. Al primo psto lei ha messo la dignità della vita degli uomini e dei popoli, in condizioni normali di libertà, di giustizia, di sicurezza, di pace, di fraternità e di progresso. Lei ha insistito sulla tolleranza, sul rispetto reciproco tra gli uomini e tra le nazioni, sugli sforzi necessari di dialogo, di comprensione, sul ricorso ai mezzi pacifici per placare le tensioni e regolare le controversie.


3. Tutti questi punti sono egualmente cari alla Santa Sede, come lei ha riconosciuto. D'altra parte essi sono familiari al linguaggio di quasi tutti i popoli e capi politici, perché corrispondono sempre più largamente alla coscienza delle persone che hanno acquisito una prospettiva più universale, o almeno ai desideri dell'umanità. Ma spesso tra il linguaggio e la realtà c'è una distanza.

In alcuni paesi ciò che viene rivendicato per se stessi è rifiutato ad altri popoli, poiché le barriere dei pregiudizi razziali, degli interessi economici o politici e dei sistemi ideologici fanno da schermo al riconoscimento della piena umanità degli altri. Gli ideali generosi di cui abbiamo parlato, per essere benefici ed efficaci, devono fondarsi sul rispetto autentico dell'uomo, di ciò che è in realtà e di ciò che vuole essere liberamente, senza recare danno alla dignità dell'altro - è questa la tolleranza -, ma anche di ciò che è nel suo essere profondo, nel suo dover-essere, nella sua vocazione umana, con i suoi diritti e i suoi doveri.


4. Ai nostri occhi questo rispetto reciproco e fraterno è tanto più assicurato quanto più esso si radica nel rispetto di Dio, nella fede in Dio che ha creato l'uomo, che l'ha fatto in un certo senso sua immagine e suo rappresentante e che gli domanda obbedienza tramite la coscienza illuminata da ciò che lui stesso ha rivelato. Si, i diritti dell'uomo sono allora l'espressione della volontà di Dio e l'esigenza della natura umana come Dio l'ha creata. Nessuno deve strumentalizzare il suo simile; nessuno deve sfruttare il suo eguale; nessuno deve disprezzare il suo fratello. E Dio ha dato la terra all'insieme del genere umano, affinché gli uomini ne traggano la loro sussistenza nella solidarietà. Il rispetto e la solidarietà determinano le vie della giustizia. La pace è il frutto normale della giustizia. Il mezzo di promuovere la pace e di difenderla, quello che è il più degno degli uomini e di Dio, che è il meno costoso anche per la vita degli uomini e specialmente degli innocenti, è la ricerca dell'intesa e del dialogo, bandendo la violenza, l'estendersi della violenza e a maggior ragione il terrorismo.

Questa è la convinzione, il messaggio della Chiesa cattolica. Essa sa che i credenti musulmani trovano nella loro autentica tradizione religiosa dei principi che fondano e incoraggiano questi atteggiamenti veramente umani.

Aggiungo che Dio non vuole che gli uomini restino passivi. Ha affidato loro la terra, perché la governino e la facciano fruttificare insieme, affinché esercitino la loro responsabilità per la propria crescita e per il servizio degli altri. Da parte sua il popolo algerino, che è composto da un gran numero di giovani, non è forse risoluto ad affrontare il suo avvenire con grande coraggio, sviluppando tutte le risorse del suo suolo e del sottosuolo, ma più ancora le possibilità della sua fantasia, del suo spirito, dei suoi talenti e dell'applicazione del proprio lavoro? 5. Che tutti i popoli possano incoraggiarsi reciprocamente nella ricerca della prosperità voluta e benedetta da Dio! Questa prosperità comprende anzitutto l'eliminazione della fame, della malnutrizione, delle gravi minacce per la salute delle popolazioni, e l'Algeria che ha lottato e lotta per il suo sviluppo, è sensibile evidentemente a questo problema accanto agli altri. Ma l'uomo non vive solo di pane. Vuole essere riconosciuto con i suoi valori, il suo patrimonio, le sue legittime aspirazioni. Ha sete di dignità; ha bisogno di pace. Non potrà raggiungere questo, se non bandendo il disprezzo e l'odio. L'uomo deve anche poter sviluppare i valori spirituali e morali che dànno il significato più alto alla sua vita sulla terra e nell'aldilà. Deve poterlo fare al riparo delle costrizioni esteriori che non rispetterebbero la libertà più fondamentale che è in lui, quella della coscienza.

E' su queste strade esigenti che situiamo la Pace e la Speranza che Lei ha avuto la bontà di sottolinerae nella testimonianza della Santa Sede.


6. Infine, se il popolo algerino è musulmano nella sua grande maggioranza, non posso dimenticare le umili comunità di cristiani che vivono nel suo ambito. Sono in generale persone che hanno assunto spontaneamente la nazionalità algerina o che soggiornano in Algeria in modo duraturo a causa del loro lavoro e per contribuire allo sviluppo del Paese sotto i suoi diversi aspetti.

Lei stesso ha ricordato il lealismo di questi cristiani che non hanno altro scopo se non quello della felicità e del progresso del popolo algerino. Essi non dubitano che, nel dialogo reciproco tra le religioni, le culture e le civiltà, di cui lei ha fatto l'elogio, il governo algerino non si prenda cura di assicurare sempre le condizioni della loro partecipazione disinteressata allo sviluppo della nazione e la possibilità di vivere la propria fede in privato e in pubblico, di praticare il loro culto secondo la propria coscienza. Su questo ho avuto occasione di soffermarmi nello scorso ottobre durante l'incontro con i vescovi dell'Africa del Nord.

E so che lei si augura la medesima fiducia e il medesimo rispetto per i Suoi compatrioti che vanno a lavorare nei paesi di tradizione cristiana.


7. In conclusione, formulo l'auspicio che la missione inaugurata quest'oggi da Sua Eccellenza presso la Santa Sede, non solamente rinforzi le buone relazioni fra quest'ultima e la Repubblica algerina democratica e popolare, ma contribuisca a promuovere dialoghi e soluzioni di pace nel mondo intero, particolarmente là dove i drammi umani restano più vivi, dove le ingiustizie sono flagranti e fonte di vessazione, dove le controversie, o i conflitti, provocano ancora massacri e rovine.

E di tutto cuore rinnovo gli auguri che formulo nella preghiera all'Altissimo, per la felicità di tutto il popolo algerino.

[Traduzione dal francese]

1987-06-04 Data estesa: Giovedi 4 Giugno 1987




Ai partecipanti ad un incontro di studio sulla procreazione responsabile - Facoltà di medicina dell'Università Cattolica (Roma)

Titolo: L'insegnamento della Chiesa sulla contraccezione non è materia di libera disputa fra teologi

Testo:

Cari fratelli e sorelle.


1. Vi saluto con viva cordialità e vi ringrazio per la vostra presenza, mentre mi compiaccio col "Centro Studi e Ricerche Regolazione Naturale della Fertilità" presso la facoltà di medicina dell'Università Cattolica del Sacro Cuore per avere promosso anche quest'anno un incontro di studio e di aggiornamento sulle tematiche inerenti la procreazione responsabile.

Il vostro impegno si inscrive nella missione della Chiesa e ne partecipa, a motivo di una preoccupazione pastorale fra le più urgenti ed importanti. Si tratta di fare in modo che gli sposi vivano santamente il loro matrimonio. Voi vi proponete di aiutarli nel loro cammino verso la santità, per l'adempimento in pienezza della loro vocazione coniugale.

E' ben noto che spesso - come ha rilevato -anche il Concilio Vaticano II (cfr. GS 51,1) - una delle principali angustie che gli sposi incontrano è costituita dalla difficoltà di realizzare nella loro vita coniugale il valore etico della procreazione responsabile. Lo stesso Concilio pone alla base di una giusta soluzione di questo problema la verità che non vi può essere una reale contraddizione fra la legge divina riguardante la trasmissione della vita umana e l'autentico amore coniugale (cfr. GS 2). Parlare di "conflitto di valori o beni" e della conseguente necessità di compiere come una sorta di "bilanciamento" degli stessi, scegliendo uno e rifiutando l'altro, non è moralmente corretto, e genera solo confusione nelle coscienze degli sposi. La grazia di Cristo dona ai coniugi la reale capacità di adempiere l'intera "verità" del loro amore coniugale. Voi volete testimoniare concretamente questa possibilità e così dare alle coppie sposate un aiuto prezioso: quello di vivere in pienezza la loro comunione coniugale.

Nonostante le difficoltà che potete incontrare, è necessario continuare con generosa dedizione.


2. Le difficoltà che incontrate sono di diversa natura. La prima, ed in certo senso la più grave, è che anche nella comunità cristiana si sono sentite e si sentono voci che mettono in dubbio la verità stessa dell'insegnamento della Chiesa. Tale insegnamento è stato espresso vigorosamente dal Vaticano II, dall'enciclica "Humanae Vitae", dall'esortazione apostolica "Familiaris Consortio" e dalla recente istruzione "Il dono della vita". Emerge, a tale proposito, una grave responsabilità: coloro che si pongono in aperto contrasto con la legge di Dio, autenticamente insegnata dalla Chiesa, guidano gli sposi su una strada sbagliata. Quanto è insegnato dalla Chiesa sulla contraccezione non appartiene a materia liberamente disputabile fra teologi. Insegnare il contrario equivale a indurre nell'errore la coscienza morale degli sposi.

La seconda difficoltà è costituita dal fatto che molti pensano che l'insegnamento cristiano, benché vero, sia tuttavia impraticabile, almeno in alcune circostanze. Come la Tradizione della Chiesa ha costantemente insegnato, Dio non comanda l'impossibile, ma ogni comandamento comporta anche un dono di grazia che aiuta là libertà umana ad adempierlo. Sono, pero, necessari la preghiera costante, il ricorso frequente ai sacramenti e l'esercizio della castità coniugale. Il vostro impegno, dunque, non deve limitarsi al solo insegnamento di un metodo per il controllo della fertilità umana. Questa informazione dovrà essere inserita nel contesto di una proposta educativa completa, che si rivolga alla persona degli sposi, considerata nella sua integrità. Senza questo contesto antropologico, la vostra proposta rischierebbe di essere equivocata. Di questo voi siete ben convinti, poiché alla base dei vostri corsi avete sempre messo una giusta riflessione antropologica ed etica.

Oggi più che ieri, l'uomo ricomincia a sentire dentro di sé l'esigenza della verità e della retta ragione nella sua esperienza quotidiana. Siate sempre pronti a dire, senza ambiguità, la verità sul bene e sul male dell'uomo e della famiglia.

Con questi sentimenti desidero incoraggiare il singolare servizio di apostolato che vi proponete di realizzare nelle diocesi e nei centri di formazione alla famiglia. Nell'educazione alla procreazione responsabile, sappiate incoraggiare gli sposi a seguire i principi morali insiti nella legge naturale e nella sana coscienza cristiana. Insegnate a cercare ed amare la volontà di Dio.

Incoraggiate a rispettare ed adempiere la sublime vocazione dell'amore sponsale e del dono della vita.

Volentieri benedico tutti voi, i vostri cari e le vostre iniziative di apostolato.

1987-06-05 Data estesa: Venerdi 5 Giugno 1987




Le credenziali del nuovo Ambasciatore di Uganda - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: E' urgente in Uganda edificare strutture sociali più rispettose della dignità e dei diritti umani

Testo:

Signor Ambasciatore, Con piacere do il benevenuto a Sua Eccellenza nel momento in cui Ella presenta le sue credenziali di ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica di Uganda presso la Santa Sede.

Sono riconoscente per i saluti che Lei mi ha comunicato da parte del Suo Presidente, sua Eccellenza Yoweri Kaguta Museveni, e vorrei chiederLe di assicurarlo delle mie preghiere per la pace e il benessere di tutto il popolo dell'Uganda. Anch'io ricordo con soddisfazione il mio incontro con sua Eccellenza il Presidente qui in Vaticano e colgo questa occasione per dire ancora una volta come sono contento di accettare il suo grazioso invito a visitare nuovamente l'Uganda nel prossimo futuro.

Le sue gentili parole nei miei riguardi sono profondamente apprezzate.

Lei ha accennato specificamente a quelle iniziative che sono state intraprese per affrontare alcuni dei più importanti problemi dell'umanità: e cioè le urgenti necessità di quelli che vivono in povertà, la discriminazione sperimentata da quelli che sono governati da regimi razzisti e totalitari, la sorte di chi si trova nei campi profughi e l'immensa sofferenza delle persone innocenti intrappolate nelle aree di conflitto armato.

Non possiamo fare a meno di essere addolorati da questi problemi, ciascuno dei quali rappresenta una minaccia per il presente e per il futuro.

Nondimeno coltiviamo la speranza che la solidarietà e la collaborazione trionferanno alla fine su questi mali.

In riferimento al problema della discriminazione fondata sul pregiudizio razziale, nel mio messaggio di quest'anno per la Giornata Mondiale della Pace, ho detto che "lo sfruttamento, le minacce, la soggezione forzata, il rifiuto di pari opportunità che una parte della società fa ad un'altra, sono inaccettabili e contraddicono alla vera nozione della solidarietà umana". Le tattiche discriminatorie sono talvolta usate come mezzi per limitare le manifestazioni pubbliche di protesta e per mantenere una sembianza di ordine sociale. Ma esse sono ingiuste e portano necessariamente a metodi sempre più violenti di repressione. In tutte le forme di ingiustizia istituzionalizzata è inerente il potenziale di tragici conflitti. La strada sicura verso la soluzione del problema dell'oppressione e del razzismo sarà trovata nello sforzo generoso di lavorare insieme, allo scopo di promuovere e difendere la legittima libertà e dignità di ogni persona. E' soltanto mediante un più elevato senso di solidarietà umana che alla fine la giustizia trionferà sopra tutte le forme di egoismo e di discriminazione.

Sono lieto di notare che Sua Eccellenza ha fatto riferimento al contributo materiale e spirituale recato dalla Chiesa nel risanamento e nella ricostruzione del vostro Paese. La Chiesa in Uganda è veramente convinta dell'urgente necessità di costruire strutture sociali più giuste e più rispettose della dignità e dei diritti umani. Il compito della promozione umana è un dovere che incombe a tutti, e la Chiesa lo considera come una parte della sua missione fondamentale. Essa crede di avere un importante contributo da dare nel miglioramento della qualità della vita della famiglia umana. Come si è espresso al riguardo il Concilio Vaticano II, la Chiesa adempie questa autentica missione della promozione umana "per il fatto che risana ed eleva la dignità della persona umana, consolida la compagine della società umana e immette nel lavoro quotidiano degli uomini un più profondo senso e significato" (GS 40). Memore della unicità e della dignità di ogni individuo, la Chiesa prega per essere in grado di compiere la sua missione di rivelare l'amore di Dio verso ciascun essere umano. In particolare essa si sforza di guarire e di riconciliare le divisioni fra individui e gruppi, poiché, come dice lo stesso Concilio, "promuovere l'unità corrisponde infatti all'intima missione della Chiesa" (GS 42). Per questa ragione la Chiesa non può che approvare gli sforzi fatti dalle autorità del governo, come pure dai gruppi sociali e da singoli cittadini, volti a superare la divisione e i conflitti per mezzo del dialogo. Tali sforzi possono condurre effettivamente al consolidamento della pace e dell'armonia sociale in tutto il Paese.

Sono fiducioso, signor Ambasciatore, che la visione della Chiesa di un mondo più umano è condivisa anche da ogni persona di buona volontà in Uganda e in verità in ogni paese. Questa visione comune è la base delle buone relazioni che esistono tra il vostro Paese e la Santa Sede. All'inizio della sua missione, desidero asscicurarle, signor Ambasciatore, la piena collaborazione della santa sede nel promuovere tali relazioni e nell'assisterla per far fronte alle sue responsabilità. Che lei possa essere favorito dall'abbondanza delle benedizioni divine nell'esercizio dell'alta e nobile missione che Le è stata affidata.

[Traduzione dall'inglese]

1987-06-05 Data estesa: Venerdi 5 Giugno 1987




Lettera apostolica in occasione del sesto centenario del "battesimo" della Lituania

Titolo: "Sescentesima Anniversaria"

Testo:

Al venerato fratello Liudas Povilonis Amministratore Apostolico di Kaunas e di Vilkaviskis Presidente della Conferenza Episcopale Lituana e agli altri Vescovi della Lituania.

Venerati fratelli nell'episcopato della Lituania.


1. Il seicentesimo anniversario del "battesimo" della vostra nazione, che solennemente celebrate in questo anno di grazia, è per voi e per i vostri fedeli un'occasione di approfondimento della fede, di preghiera e di rinnovamento spirituale, cui tutta la Chiesa si unisce con intensa e fraterna partecipazione.

Come ho ricordato in varie circostanze - e, più recentemente, nell'omelia della santa Messa del l° gennaio scorso - la Chiesa intera fa memoria con voi di questa ricorrenza tanto significativa e con voi rende "grazie a Dio per questo ineffabile dono" (2Co 9,15). La Chiesa di Roma e tutte le Chiese sorelle sparse nel mondo si associano alla fervida preghiera di ringraziamento che voi elevate al Signore per l'inestimabile grazia del "battesimo", per l'accoglienza che esso trovo tra le vostre genti e per i benefici che apporto loro, e per la forza ed il fervore con cui i vostri padri lo conservarono e lo svilupparono nelle vicissitudini di una storia sei volte secolare.

La Chiesa universale è consapevole e grata della grande ricchezza spirituale che la comunità cattolica lituana ha portato e porta tuttora nella comunione ecclesiale (cfr. LG 13) e riconosce nella sua secolare testimonianza di fedeltà a Cristo l'azione dello Spirito Santo, il quale "con la forza del Vangelo rende giovane la Chiesa e costantemente la rinnova e la conduce alla perfetta unione con il suo Sposo" (LG 4).

Come voi sapete, per manifestare questa universale comunione con voi, il 28 giugno prossimo, in coincidenza con la celebrazione nazionale di Vilnius, io presiedero sulla tomba dell'apostolo Pietro una solenne concelebrazione, durante la quale avro la gioia di beatificare un grande figlio e pastore del vostro popolo: l'Arcivescovo Jurgis Matulaitis. Saranno al mio fianco i rappresentanti degli episcopati del continente europeo: la loro presenza esprimerà anche visibilmente la nostra spirituale vicinanza alla Chiesa che è in Lituania.


2. La conversione delle genti lituane al Cristianesimo ebbe luogo alcuni secoli dopo quella dei popoli vicini dell'antica Europa. Stretti come in una morsa tra l'Oriente, donde premevano i popoli slavi, e l'Occidente, da cui giungevano i potenti Cavalieri teutonici, i vostri padri, già all'alba del sec. XIII, avevano consolidato le strutture di uno Stato autonomo, tenacemente impegnato a difendere la propria indipendenza e la propria libertà. Tali specifiche circostanze politiche e geografiche spiegano come i Lituani abbiano a lungo resistito ad accogliere la Croce da chi impugnava contro di loro la spada e minacciava di assoggettarli.

Fu proprio per sottrarsi alle pressioni esterne che, nel 1251, il Granduca Mindaugas decise di abbracciare la fede cattolica e si pose sotto la speciale protezione di questa sede apostolica, ottenendo da Papa Innocenzo IV la corona reale. Il Pontefice eresse allo stesso tempo la prima diocesi lituana e volle che essa fosse soggetta unicamente alla Santa Sede. Ma la conversione di Mindaugas, non adeguatamente preparata, incontro resistenze tra il popolo, che non segui l'esempio del Granduca. Già prima del 1260 il Vescovo dovette ritirarsi e nel 1263 la tragica morte di Mindaugas pose fine a quella effimera primavera.


3. Si dovette attendere oltre un secolo perché risplendesse il giorno luminoso del "Battesimo". Esso fu opera e merito di un insigne figlio della Lituania, il Granduca Jogaila, che nel 1386 accetto di essere battezzato insieme con i suoi sudditi nella fede cattolica, ed ottenne la corona di Polonia e la mano della regina Edvige, limpida figura di donna cristiana, ancor oggi venerata a Cracovia come beata. Da quel momento, nell'arco dei quattro secoli successivi, la storia della Lituania è caratterizzata da una singolare comunanza di destini - politici e religiosi - con la Polonia.

Nel 1387, il re - che aveva assunto il nome di Ladislao II - ritorno a Vilnius, capitale del Granducato, e diede avvio alla conversione del popolo,che ricevette in massa il battesimo, graziandone alla dedizione personale del sovrano.

Fu fondata in quell'anno la diocesi di Vilnius e vi fu nominato come primo Vescovo il francescano Andrea, che già era stato missionario tra le vostre genti.

Nel 1413 Jogaila, con il cugino Granduca Vytautas, si dedico alla evangelizzazione delle popolazioni lituane della Samogizia. Qualche anno più tardi, il Concilio di Costanza designo per quella regione dei suoi Legati, per erigere la diocesi di Medininkai, consacrare il primo Vescovo, Mattia, e perfezionare la conversione delle popolazioni.

Il re Jogaila, uomo dal cuore semplice e nobile, condusse una vita esemplare per virtù cristiane, praticando le opere di pietà e misericordia e preoccupandosi con vivo zelo delle sorti della Chiesa. Egli adotto saggi provvedimenti per favorire il libero diffondersi ed il radicamento della fede cristiana in tutti i territori del Granducato.


4. Il "battesimo" inseri la vostra nazione nella grande famiglia dei popoli cristiani d'Europa, in quella "christianitas" che segno profondamente i destini del continente e ne costituisce il più prezioso retaggio comune ed il fondamento per la costruzione di un avvenire di pace, di autentico progresso e di vera libertà. La Lituania entrava in tal modo anche nella grande trasformazione culturale che si avviava in Europa in quel secolo, permeata dei principi cristiani ed aperta alle esigenze di un nuovo umanesimo, che nella fede trovava le più alte motivazioni e lo spunto per la promozione dei grandi valori, che hanno reso gloriosa la storia dell'Europa e benefica la sua presenza negli altri continenti (crf. Atto europeistico a Santiago de Compostela: "Insegnamenti di Giovanni Paolo II", V, 3 [1982] 1260).

La Lituania trasse da questo inserimento nuovo e promettente rigoglio di energie spirituali, che si vennero progressivamente esprimendo nelle diverse forme della cultura, dell'arte e dell'organizzazione sociale. La vostra terra a poco a poco si copri di chiese e di conventi, che furono allo stesso tempo centri di irradiazione di fede e di civiltà. Lungo il corso dei secoli, e secondo il mutare degli eventi, all'opera di evangelizzazione si accompagnarono infatti provvide iniziative di educazione e di istruzione del popolo, alle case religiose si affiancarono le scuole e la vita di fede si tempro nell'esercizio quotidiano della carità, attraverso mille forme di attività di assistenza e di promozione sociale.

Desidero ricordare l'importanza che ebbe, a questo proposito, l'opera degli ordini religiosi: dei Domenicani e dei Francescani, giunti per primi fra le vostre genti, e quindi dei Benedettini, dei Francescani di nuova osservanza (popolarmente chiamati Bernardini, da san Bernardino da Siena), dei Basiliani.


5. Altri ordini e congregazioni religiose, dopo il Concilio di Trento, diedero nuovo impulso alla vita della Chiesa in Lituania, che a seguito della Riforma protestante attraversava un periodo di languore e soffriva per numerose defezioni.

Una menzione speciale deve essere fatta dell'opera svolta dalla Compagnia di Gesù, che si rese particolarmente benemerita dell'attuazione della riforma promossa dal Concilio di Trento. Nel 1570, i Gesuiti aprirono a Vilnius un celebre collegio, che nove anni più tardi divenne la prima università della nazione, autentica fucina di sacerdoti e di uomini di cultura.

Alla consolante ripresa della Chiesa cattolica si accompagno lo sviluppo delle vocazioni sacerdotali e religiose. Vennero promosse iniziative in favore del popolo, quali le biblioteche, la stampa di libri religiosi, i convitti per studenti poveri, le farmacie popolari, le associazioni e le confraternite, le scuole di arti e mestieri. Ma soprattutto fu avviata una capillare ed intensa attivita apostolica tra i più poveri, nelle campagne, ove sussistevano situazioni di dipendenza e di indigenza particolarmente dolorose e dove più urgente si avvertiva l'esigenza del messaggio liberante della carità evangelica.


6. A tale indefesso lavoro pastorale corrispose, in modo consolante la generosità della gente lituana. Il Cristianesimo fu il vero lievito evangelico della nazione, ne impregnola vita quotidiana, vi affondo salde radici e ne divento, per così dire, l'anima.

Il popolo si lascio permeare dalla fede e ne diede testimonianza forte e schietta anche nei momenti più difficili della sua storia, nell'ora della sofferenza e del sacrificio.

Amo qui ricordare alcune tra le più eloquenti espressioni di questa fede, provata come l'oro nel crogiuolo (cfr. 1P 1,7). Mi riferisco, in primo luogo, all'antica e fervida devozione dei fedeli alla passione di Cristo, attestata dalle innumerevoli croci erette sul ciglio delle strade, dalle frequenti raffigurazioni di Gesù sofferente, tipiche espressioni dell'arte popolare, dai luoghi chiamati "Kalvarija" con le loro stazioni della "Via Crucis", che hanno meritato alla vostra terra l'appellativo di "terra delle croci".

E come dimenticare, in questa trepida vigilia dell'inaugurazione dell'Anno Mariano, il grande amore che i fedeli lituani portano alla Madre di Dio? La Vergine santissima, madre della misericordia, è particolarmente venerata ed implorata alla Porta dell'Aurora di Vilnius, così come in altri frequentati santuari: a Siluva, a Zmaiciu Kalvarija, a Krekenava, a Pivasiunai. Da secoli, ed oggi ancora, verso questi centri di fede e di pietà convergono in pellegrinaggio i fedeli di tutte le diocesi, con grande fervore e sovente anche con fatica e con sacrificio. Essi si affidano a colei che Cristo dalla croce, in un supremo atto di amore, ci ha donato come madre e mediatrice di grazia.

Vorrei, infine, dare atto alla comunità cattolica lituana di un altro eloquente segno di indefettibile attaccamento a Cristo e di vitalità ecclesiale: è l'intenso amore e la piena devozione con cui essa è sempre rimasta unita alla sede di Pietro, cui il Signore ha affidato il ministero di confermare i fratelli e di mantenerli uniti nella comunione della sua Chiesa, stabilendolo come roccia dell'edificio spirituale, contro cui nulla possono le potenze degli inferi.


7. La Chiesa fu così immersa, e direi immedesimata con la realtà nazionale, che attorno ad essa si strinsero i vostri padri in ogni epoca, ma soprattutto all'insorgere della prova, nelle ore buie e dolorose che hanno segnato, ancora in tempi a noi vicini, la vicenda della vostra terra.

Nella Chiesa, nel suo insegnamento, nella sua opera evangelizzatrice e santificatrice, nel suo servizio di unità e di verità il vostro popolo trovo sempre il senso della propria storia, la sua peculiare identità, le ragioni per vivere e sperare. Mi piace ripetere qui quanto ebbi a dire ad un gruppo di Lettoni, convenuti a Roma per la celebrazione dell'ottavo centenario della cristianizzazione di una terra a voi vicina, la Livonia: "Là dove la parola di Dio, sia pure in mezzo ad ostacoli di ogni genere, penetra nella profondità della coscienza di un popolo, e da questa è accolta, determina per sempre la consapevolezza che questo popolo ha di se stesso e della sua storia. Nell'ascolto della parola di Dio il popolo riconosce la sua vera identità" (Giovanni Paolo II, Discorso ai Lettoni in occasione dell'ottavo centenario della consacrazione del Vescovo Meinardi, 1, 26 giugno 1986: "", IX, 1 [1986] 1928s).

E tanto più significativo appare il fatto che, accanto alla Chiesa, l'altro baluardo di difesa fu per i Lituani la famiglia: si, la famiglia cristiana, autentica "chiesa domestica" (LG 11), solidamente ancorata ai valori della fede, che vive nell'amore, nel sacrificio, nella reciproca donazione. Nella vostra patria, la famiglia cristiana ha saputo sempre mantenersi fedele alla sua vocazione di ricevere, custodire e trasmettere ai figli il dono prezioso del "battesimo", divenendo in tal modo, secondo la bella espressione del Concilio Vaticano II, "scuola di più ricca e completa umanità" (GS 52).

La Chiesa e la famiglia, pur tra molti impedimenti ed ostacoli, tennero vive la fede e la cultura. Si deve ad esse se la nazione non ha smarrito la propria identità e la propria coscienza. Ed oggi ancora, mentre per molti aspetti i tempi non sono più favorevoli che in passato, Chiesa e famiglia restano custodi di tale sacro ed inviolabile deposito, santuario, dei grandi valori umani e cristiani: la libertà della coscienza, la dignita della persona, l'eredità dei padri, la tradizione culturale e la carica di energie morali che esse contengono e nelle quali è riposta la speranza per l'avvenire.


8. I seicento anni di vita cristiana della Lituania recano innumerevoli testimonianze della ininterrotta azione dello Spirito Santo, che ha abbellito la vostra Chiesa dei suoi frutti (cfr. Ga 5,22), suscitando schiere di uomini e donne degni di essere riconosciuti come veri discepoli di Cristo. Vorrei ricordare con voi alcune figure di figli della Lituania, che hanno lasciato nel cuore del popolo il segno indelebile delle loro virtù e del loro zelo apostolico.

Il pensiero e la preghiera di intercessione si rivolgono, in primo luogo, a san Casimiro, che già nel 1636 Papa Urbano VIII dichiaro patrono della Lituania. Tre anni fa, voi ne avete solennemente commemorato il cinquecentesimo anniversario della morte e quelle celebrazioni giubilari, alle quali volli intensamente associarmi, insieme con tutta la Chiesa, furono un grande momento di grazia per la vostra comunità ecclesiale.

Discendente della gloriosa stirpe degli Jagelloni, il principe Casimiro fu singolarmente adorno di virtù e raggiunse in breve tempo la perfezione (cfr. Sg 4,13). A distanza di meno di un secolo, egli fu il frutto maturo del "battesimo" del suo popolo. Fu sepolto a Vilnius, nel cuore della nazione, che da cinque secoli ne venera con immutata devozione le reliquie e, significativamente, presso la sua tomba avranno culmine le celebrazioni giubilari.

Luminoso esempio di purezza e di carità, di umiltà e di servizio ai fratelli, Casimiro nulla antepose all'amore di Cristo e merito dai suoi contemporanei l'eloquente titolo di "difensore dei poveri". Papa Pio XII volle proclamarlo patrono speciale della gioventù lituana e ne addito il "nobile e sicuro esempio" alle generazioni che crescono fra tante avversità ed insidie (cfr. Pio XII, Lettera apostolica con cui san Casimiro, confessore, viene proclamato patrono celeste di tutta la gioventù lituana: AAS 42 [1950] 380-382).


9. Ricordo, poi, il Vescovo della Samogizia, Merkelis Giedraitis, vero apostolo della riforma tridentina, che nel 350° anniversario della morte il mio venerato predecessore Giovanni XXIII volle riproporre a modello soprattutto dei pastori della Chiesa lituana. Uomo eccelso per pietà e virtù sacerdotali, forte e saggio, il Vescovo Giedraitis mostro nel suo intenso apostolato "che cosa significhi lottare per la fede cattolica e difenderla con tutte le forze" (cfr. Giovanni XXIII, Lettera ai Vascovi della Lituania nel 350° anniversario della morte del pio Merkelis Giedraitis, Vescovo: AAS 52 [1960] 40-43).

Secondo l'insegnamento dell'apostolo Paolo a Timoteo, egli ha combattuto "la buona battaglia con fede e con buona coscienza, mentre alcuni che l'hanno ripudiata hanno fatto naufragio nella fede" (cfr. 1Tm 1,18-19): di fronte al dilagare dell'eresia ed alla persistenza, in certe regioni, di usanze dell'antico paganesimo, il Vescovo Giedraitis si fece promotore di un'autentica rinascita spirituale, ponendo cura alla formazione del clero, edificando chiese e prodigandosi anche di persona nella catechesi al popolo, svolta nella sua lingua nativa.

Sulle sue stesse orme si pose, nel secolo scorso, il suo successore nella diocesi della Samogizia, Monsignor Motiejus Valancius. Il suo governo pastorale coincise con tempi tristi ed oscuri per la nazione che vedeva minacciata la sua stessa identità civile e religiosa. In tali difficili frangenti, il Vescovo Valancius non fu soltanto pastore solerte e provvido del gregge di Dio, ma divenne vera guida morale del suo popolo. Sono rimasti celebri i suoi vigorosi appelli ai sacerdoti ed ai genitori cristiani, affinché prendessero consapevolezza della loro responsabilità di trasmettere alle giovani generazioni, insieme con la fede dei padri, tutta la ricchezza della tradizione culturale e religiosa della nazione.

Al contempo, Monsignor Valancius si impegno in una difficoltosa quanto benemerita ricomposizione del tessuto religioso del popolo, attraverso la catechesi e la istruzione, organizzate clandestinamente e con grave rischio.

Accanto alle loro madri, i bambini imparavano allora a leggere e scrivere sui testi del catechismo. La saggezza ed il grande cuore di Monsignor Valancius, che trovarono generosa e coraggiosa corrispondenza da parte dei vostri padri, permisero che anche in quei tempi difficili non andasse perduto il seme della parola di Dio, attorno alla quale la nazione si componeva nella sua unità.


10. Il 28 giugno prossimo, avro la gioia di elevare agli onori degli altari un altro degnissimo figlio della Chiesa e della nazione lituana, il servo di Dio Monsignor Jurgis Matulaitis, scomparso appena sessanta anni fa. Vero "servo e apostolo di Gesù Cristo" (2P 1,1), egli a Vilnius fu pastore lungimirante e sollecito verso tutti i suoi figli, anche i più lontani. Fedele al proprio motto episcopale: "Vinci il male con il bene", affronto nel suo ministero numerose e gravi difficoltà, facendosi "servo di tutti per guadagnarne il maggior numero" (crf. 1Co 9,19) e preoccupandosi esclusivamente del bene della Chiesa e della salvezza delle anime.

Al suo fecondo servizio ecclesiale restano legate molteplici iniziative pastorali, fra le quali desidero ricordare le opere di apostolato laicale la divulgazione della dottrina sociale della Chiesa, con le quali egli intendeva stimolare i suoi fedeli alla responsabilità di instaurare ogni cosa in Cristo. A lui si debbono, inoltre, la riforma della sua Congregazione dei Chierici Mariani e la fondazione di quelle delle Suore della Immacolata Concezione, e delle Ancelle di Gesù in Eucaristia.

Nominato da Papa Pio XI Visitatore Apostolico della Lituania, il servo di Dio opero con prudenza e con zelo, così da consentire al Pontefice di erigere la provincia ecclesiastica lituana, con la costituzione apostolica "Lituanorum Gente" (4 aprile 1926). La vita cattolica conobbe una rifioritura notevole nei diversi settori della catechesi, delle vocazioni sacerdotali e religiose, delle attività di azione cattolica, delle varie espressioni culturali ispirate al Vangelo.

Il buon seme, sparso con tanta generosità da Monsignor Matulaitis, produsse il centuplo e la Chiesa conobbe una nuova primavera. Ma egli stesso volle farsi seme, che muore nella terra per non rimanere solo e portare molto frutto (cfr. Jn 12,24), come testimonia questa toccante invocazione, ch'egli ci lascio quasi come un testamento nel diario spirituale, e che io desidero oggi ripetere con voi: "Fa', o Gesù, che io mi immoli per la salvezza delle anime redente dal Tuo Sangue, per vivere con Te, per lavorare con Te, per patire con Te e, come spero, anche per morire e regnare con Te" (Diario, 17 agosto 1911).


11. Non vorrei, infine, lasciare senza menzione la numerosa schiera di figli e figlie della vostra terra, che nel corso di questi sei secoli hanno confessato con aperto coraggio la fede ricevuta nel "battesimo" e che nessuna prova, anche la più dura, ha mai potuto separare dall'amore di Cristo (cfr. Rm 8,35). Sono Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, catechisti, semplici fedeli, che hanno affrontato umiliazioni, discriminazioni, patimenti, talora la perscuzione e persino l'esilio, la prigionia, la deportazione e la morte, "lieti di essere oltraggiati per amore del nome di Gesù" (Ac 5,51).

Essi testimoniano la grazia che il Signore ha promesso alla sua Chiesa "affinché, tra le tentazioni e le tribolazioni del cammino, per la umana debolezza non venga meno alla sua perfetta fedeltà, ma permanga degna sposa del suo Signore e non cessi, con l'aiuto dello Spirito Santo, di rinnovare se stessa, finché, attraverso la croce, giunga alla luce che non conosce tramonto" (LG 9). Attraverso di essi, lo Spirito ha parlato e parla alla vostra comunità ed a tutta la santa Chiesa cattolica. La loro croce, abbracciata in unione alle sofferenze redentrici di Gesù, è divenuta strumento di grazia e di santificazione.

E' questa una eletta schiera di confessori e martiri, per la quale oggi voi ringraziate il Signore, sentendovene giustamente lieti e fieri. Io vi esorto a raccoglierne, insieme con i vostri fedeli, il luminoso esempio: per una vita di fede sempre più convinta e coerente, per un apostolato sempre più zelante e fecondo di opere di carità, per una adesione pronta e consapevole alla volontà di Dio, che si manifesta nella vocazione di ciascuno.

Vorrei rivolgermi soprattutto ai vostri giovani: essi portano nelle mani il destino della nazione, che introdurranno nel nuovo millennio dell'età cristiana. Giovani della Lituania fedele e generosa! Sappiate raccogliere con gioia e con fiducia l'eredità dei vostri padri! Accogliete nel vostro cuore la testimonianza, talora eroica, che essi vi hanno lasciato, di amore a Cristo e dalla Chiesa! fate vostro questo inestimabile tesoro, e siatene degni! Esso diventi in voi germe di una grande speranza.


12. Carissimi confratelli nell'episcopato e nel sacerdozio, religiosi e religiose, e voi tutti fratelli e sorelle di una Chiesa lontana, eppure a me vicina e particolarmente amata, figli e figlie di una nazione nobilissima! Io, Vescovo di Roma e pastore della Chiesa universale, mi inginocchio con voi presso le reliquie di san Casimiro, con voi ringrazio Iddio, datore di ogni bene, per il dono del vostro "Battesimo", e per voi imploro ch'egli "vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l'opera della vostra fede; perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi e voi in lui" (2Th 1,11-12).

A nome di tutta la Chiesa, io affido a Dio il retaggio della fede della vostra nazione e lo supplico: conserva e benedici l'opera che hai compiuto durante questi sei secoli! Sii propizio, Padre onnipotente verso questi tuoi figli che hai tratto dalle tenebre allo splendore della tua verità. Effondi nei loro cuori il tuo Santo Spirito, Spirito di verità e Consolatore, affinché possano rendere presente nella loro nazione la fecondità della Pasqua del tuo Figlio.

Dona ai pastori di questo popolo, che è tuo, pietà saggezza, perché possano condurre il gregge verso i pascoli della vita. Fa', o Dio onnipotente, che essi possano esercitare serenamente e con piena libertà il loro sacro ministero.

Infondi la tua luce e la tua forza nei cuori di coloro che hai chiamato a consacrarsi a te, affinché siano perseveranti e sappiano donarsi senza riserve.

Moltiplica il numero di coloro che accolgono la vocazione al sacerdozio ed alla vita religiosa, rafforza il loro generoso proposito e fa', ch'essi possano camminare senza ostacoli sulla via del tuo divino servizio.

Rivolgi il tuo sguardo, o Signore, alle famiglie che vivono unite nel tuo amore. Fa' che accolgano con gioia e con responsabilità il dono della vita.

Possano, con la tua grazia, crescere nel reciproco amore. I genitori sappiano offrire ai loro figli il dono della fede, insieme con la testimonianza concreta di una vita autenticamente cristiana.

Rivolgi il tuo sguardo di predilezione, o Dio, ai giovani della Lituania. Essi portano nel cuore una grande speranza: rendili forti e puri, affinché possano costruire con fiducia il loro domani. Fa' che possano ricevere con libertà il dono della fede dei padri, fa' che lo accolgano con gratitudine, fa' che lo sviluppino con generosità.

Tu sei il Signore dei popoli ed il Padre dell'umanità. Io invoco la tua benedizione su questa tua famiglia della Lituania: possa seguire, in conformità con la sua coscienza, la voce della tua chiamata lungo le vie indicate per la prima volta sei secoli or sono. La sua appartenenza al tuo regno di santità e di vita non sia considerata da nessuno in contrasto con il bene della patria terrena.

Possa renderti sempre ed ovunque la lode che ti è dovuta, e testimoniare liberamente e serenamente la verità, la giustizia e la carità.

Signore, benedici questa nazione, manifesta su di essa il tuo volto e donale la tua pace! Ed ora, in spirito di affidamento, mi rivolgo a te, dolcissima Madre di Cristo e Madre nostra, unendo la mia voce a quella dei tuoi figli lituani che ti implorano fiduciosi nella tua intercessione. Madre della misericordia, a te accorre questo popolo, ponendosi sotto il tuo presidio: non respingere le sue suppliche nella necessità, salvalo dai pericoli, conducilo il tuo Figlio.

Tu sei, o Madre, la memoria della Chiesa. Tu serbi nel tuo cuore le vicende degli uomini e dei popoli. A te affido il ricordo dei seicento anni di vita cristiana dei fratelli e delle sorelle della Lituania e ti chiedo di aiutarli ad essere ancora e sempre fedeli a Cristo ed alla Chiesa. A voi, venerati e cari fratelli, ai vostri fedeli, a tutti i Lituani sparsi nel mondo, imparto, con effusione d'affetto la mia benedizione apostolica.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 5 giugno dell'anno 1987, nono di pontificato.





GPII 1987 Insegnamenti - Ai Vescovi di Malta in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)