GPII 1987 Insegnamenti - Celebrazione dei vespri al Santuario del Divino Amore - Castel di Leva

Celebrazione dei vespri al Santuario del Divino Amore - Castel di Leva

Titolo: Il Concilio è stato per in nostro secolo una nuova Pentecoste e un segno della collaborazione di Maria al mistero della salvezza

Testo:

"Veni, Creator Spiritus, mentes tuorum visita, imple superna gratia quae Tu creasti pectora"! Carissimi fratelli e sorelle! 1. Nel vespero della solennità di Pentecoste, primo giorno dell'Anno Mariano, ho desiderato venire in pellegrinaggio a questo Santuario del Divino Amore, il quale - anche se di data relativamente recente rispetto all'incomparabile Basilica di santa Maria Maggiore, dove mi sono recato ieri - è caro alla diocesi di Roma.

Come tutti i santuari, anche questo luogo testimonia la presenza di Maria santissima nella vita della Chiesa in cammino e il suo amore materno per i figli che, fiduciosi, a lei ricorrono. Noi la sentiamo, in questo momento, vicina mentre "assidui e concordi nella preghiera", come gli apostoli nel Cenacolo, invochiamo lo Spirito Santo, affinché voglia effondere in maggior abbondanza i suoi doni in questo anno di speciale impegno spirituale in preparazione al Giubileo dell'anno duemila.

"Vieni, o Spirito Creatore, visita le nostre menti, riempi della tua grazia i cuori che hai creato!".


2. Lo Spirito consolatore - apparso nel Cenacolo sotto forma di lingue di fuoco - nel giorno di Pentecoste elargi alla Madonna, agli apostoli ed ai discepoli raccolti in preghiera il dono della testimonianza coraggiosa del messaggio di Cristo di fronte al mondo. Fu da allora che lo Spirito comincio a concedere alla Chiesa la varietà e la potenza di quelli che il Concilio chiama "i doni gerarchici e carismatici" (LG 4).

Nel piccolo nucleo, radunato nel Cenacolo e sospinto dallo Spirito all'annuncio apostolico e profetico, è la Chiesa stessa, nella varietà dei suoi ministeri e dei suoi carismi, tra loro reciprocamente complementari, che inizia umilmente e fiduciosamente il suo cammino, sofferto ma inarrestabile, di graduale conquista delle anime a Cristo, per battezzare, purificare e santificare gli uomini "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".

Anche noi oggi, qui, cari fratelli e sorelle, siamo chiamati dal medesimo Spirito a continuare - ciascuno di noi secondo il proprio dono ricevuto - quest'opera di annuncio e di testimonianza, affinché l'evento di Pentecoste realizzi il suo misterioso influsso salvifico sull'intera umanità.


3. La Pentecoste, l'evento grandioso, tappa decisiva della storia della salvezza, della quale stiamo facendo memoria liturgica, ci ricorda da una parte il compimento del mistero dell'incarnazione, ma dall'altra costituisce un inizio carico di promesse, l'inizio di quel cammino della Chiesa lungo i secoli - di quel cammino di fede -, che dura a tutt'oggi e durerà fino alla fine deI mondo, e nel quale - come ho detto nell'enciclica "Redemptoris Mater" (RMA 49) - Maria costantemente ci precede come colei che è prima nella fede: prima non soltanto nel senso cronologico, ma anche perché ella è modello del perfetto credente per tutti noi.

Questa guida materna che Maria svolge nei confronti della Chiesa, sotto l'azione dello Spirito Santo che conduce i credenti alla pienezza della verità, quest'azione costante della Madonna a favore delta Chiesa, costituisce la sua "cooperazione" all'opera della redenzione e il suo contributo perché essa possa effettivamente raggiungere tutte le anime.

Per questo, come ho detto nell'enciclica "Redemptoris Mater", uno degli scopi di questo Anno Mariano, è quello di chiamare la Chiesa "non solo a ricordare tutto ciò che nel suo passato testimonia la speciale, materna cooperazione della Madre di Dio all'opera della salvezza in Cristo Signore, ma anche preparare, da parte sua, per il futuro le vie di questa cooperazione: poiché il termine del secondo millennio cristiano apre come una nuova prospettiva" (RMA 49). L'Anno Mariano deve stimolarci, in particolare, ad impegnarci per la piena maturazione dei frutti del recente Concilio, il quale è stato, per il nostro secolo, una sorta di nuova Pentecoste e un segno della collaborazione che Maria ha dato e dà all'attuarsi del mistero della salvezza.


4. L'evento di Pentecoste, che oggi riviviamo liturgicamente, è un evento di verità. Proprio perché illuminati dalla verità e da essa come posseduti e pervasi, i discepoli del Signore si sentono capaci di annunciarla al mondo con assoluta certezza, nella salda convinzione di operare per il bene eterno dell'umanità.

In quest'Anno Mariano chiediamo allo Spirito che, per l'intercessione della Madonna, la "Sede della Sapienza", noi possiamo "camminare nella luce" ed approfondire ulteriormente il mistero di Cristo. Senza l'assistenza dello Spirito di verità, è impossibile alla Chiesa, a ciascuno di noi, annunciare convenientemente questo mistero. Anzi, non ne saremmo assolutamente capaci, data la limitatezza e la debolezza del nostro spirito e della nostra intelligenza. Per questo, come dicevo nell'enciclica "Dominum et Vivificantem" (DEV 6), lo Spirito dev'essere, in questo compito che egli stesso ci affida, "la suprema guida dell'uomo, la luce dello spirito umano. Ciò vale per gli apostoli", ma, "in una prospettiva più lontana ciò vale anche per tutte le generazioni dei discepoli e dei seguaci del Maestro, poiché dovranno accettare con fede e confessare con franchezza il mistero di Dio operante nella storia dell'uomo, il mistero rivelato che di tale storia spiega il senso definitivo".

E se siamo nella verità, potremo operare la verità. "Se camminiamo nella luce - ci disse l'apostolo Giovanni (1Jn 1,7) - come egli" (cioè Dio) "è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato".

Lo Spirito Santo, per intercessione di Maria, in quest'anno a lei dedicato, illumini le nostre menti e dia forza alla nostra volontà nell'operare il vero bene dei fratelli! 5. Maria, la "piena di grazia", ci ottenga dallo Spirito copiosi doni di grazia, per vincere tutte le potenze del male. La fragilità umana, infatti, è sempre insidiata dalle cattive inclinazioni, dalla mentalità del mondo e dalle suggestioni del Maligno. La forza del male - la "zizzania" di cui parla il Vangelo - è costantemente presente nella storia di quaggiù. Ma presente nelle nostre vicende umane è anche lo Spirito di verità, il quale aiuta gli uomini a conoscere la verità del peccato. "In questo modo, scrivevo nell'enciclica citata, coloro che "convinti del peccato" si convertono sotto l'azione del Consolatore, vengono, in un certo senso, condotti fuori dell'orbita del "giudizio", col quale "il principe di questo mondo è stato giudicato". ...Coloro che si convertono, dunque, vengono condotti dallo Spirito Santo fuori dall'orbita del "giudizio", e introdotti in quella giustizia, che è in Cristo Gesù, e vi è perché la riceve dal Padre, come un riflesso della santità trinitaria" (DEV 48).

La vittoria contro il male, richiede molta energia, molta tenacia, molto spirito di sacrificio. Suppone una vera lotta, a volte anche lunga. La Vergine santa ci ottenga dallo Spirito la forza e la perseveranza necessarie per condurre a buon fine questa lotta.


6. In quest'Anno Mariano, infine, noi chiediamo la pace. La lotta contro il male ed il peccato è volta a conseguire pienamente quella pace portata da Cristo redentore, che sgorga dalla croce del suo sacrificio e che si irradia dall'Eucaristia, realizzandosi nell'esercizio della carità fraterna e nel gusto per le cose celesti.

La pace è un dono speciale di Cristo e dello Spirito Santo.

L'uomo di oggi si sente minacciato; l'umanità sa di essere in pericolo: "Sull'orizzonte della civiltà contemporanea - specialmente di quella più sviluppata in senso tecnico-scientifico - i segni e i segnali di morte sono diventati particolarmente presenti e frequenti" (DEV 57).

Ma lo Spirito Santo, sorgente della vita e della pace, è sempre pronto a venire incontro alla nostra debolezza, a suggerirci il modo di superare tensioni, ingiustizie, conflitti: "Gemiamo, si, ma in un'attesa carica di una indefettibile speranza, perché proprio a questo essere umano si è avvicinato Dio, che è Spirito" (DEV 57).

Invochiamo pertanto più intensamente questo Spirito nell'Anno Mariano che si sta aprendo. Invochiamolo preparandoci a riceverlo con cuore purificato e pentito dedito alle opere della giustizia. "La nostra difficile epoca ha uno speciale bisogno di preghiera" (DEV 65), e proprio nella preghiera "il soffio della vita divina, lo Spirito Santo, nella sua maniera più semplice e comune, si esprime e si fa sentire" (DEV 65) "A lui, come a Paraclito, a Spirito di verità e di amore, si rivolge l'uomo che vive di verità e di amore e che senza la fonte della verità e dell'amore non può vivere... A lui si rivolge la Chiesa lungo le vie dell'intricato pellegrinaggio dell'uomo sulla terra: e chiede, incessantemente chiede, la rettitudine degli atti umani, ...la gioia e la consolazione, ...la grazia delle virtù che meritano la gloria celeste, ...la salvezza eterna!" (DEV 67).

7. Maria, madre del Redentore e madre nostra, porta del cielo e stella del mare, soccorri il tuo popolo, che cade, ma che pur anela a risorgere! Vieni in aiuto alla Chiesa in questo anno a te dedicato: illumina i tuoi figli devoti, fortifica i fedeli sparsi nel mondo, chiama i lontani, converti chi vive prigioniero del male! E tu, Spirito Santo, sii per tutti riposo nella fatica, riparo nell'arsura, conforto nel pianto, sollievo nel dolore, speranza della gloria. così sia!

1987-06-07 Data estesa: Domenica 7 Giugno 1987




Discorso all'arrivo all'aereoporto "Okecie" - Varsavia (Polonia)

Titolo: L'Eucaristia è il sacramento del grande senso che Cristo non cessa di restituire all'uomo

Testo:

1. Ancora una volta, all'inizio del mio terzo viaggio in patria, saluto tutti i miei connazionali. Saluto la Polonia, mia patria. Ringrazio il signor Generale - nella sua qualità di Presidente del Consiglio di Stato - per l'invito rivoltomi in gennaio a nome personale e delle supreme autorità della Repubblica Popolare Polacca. Lo ringrazio anche delle parole di benvenuto appena pronunciate.

Ringrazio il Cardinale Primate per l'analogo invito a nome della Chiesa in Polonia, e, in modo particolare, dell'episcopato. Rispondendo a questo invito, vengo a voi, come nel 1979 e nel 1983, per prendere parte, questa volta, al Congresso Eucaristico Nazionale. Ringrazio in modo particolare tutti i miei fratelli-pastori delle diocesi che si trovano sul cammino del mio pellegrinaggio in terra patria.


2. Per inscrutabile disposizione della Provvidenza divina sono stato chiamato proprio da questa terra, dalla sede di san Stanislao, nella regale Cracovia, per svolgere il "servizio di Pietro". Siamo ormai al nono anno da quel momento.

La Chiesa, durante questo periodo, è divenuta nuovamente consapevole del fatto che, in Gesù Cristo, la sua via è ogni uomo, ovunque egli viva sul globo terrestre.

Seguendo questa coscienza della Chiesa nel mondo d'oggi, consolidata con nuova forza dal magistero dell'ultimo Concilio, cerco nel mio servizio di rispondere alla chiamata dei pastori e delle comunità del Popolo di Dio nei diversi luoghi della terra. Li visito perché diventi ancor più trasparente la verità che, in Cristo, Dio ha affidato come compito alla Chiesa ogni uomo. Tutti i popoli e tutte le nazioni della terra.


3. In questa terra polacca, che ho baciato per la terza volta, salutandola, vive la nazione che è la mia nazione. Vivono gli uomini che nascono dallo stesso storico tronco, dal quale anche a me è stato dato di nascere.In questo momento desidero dilatare il mio cuore il più possibile per abbracciare con un nuovo slancio d'amore che unisce tutti coloro che vivono nella mia terra patria.

Tutti e ciascuno. Ogni donna e ogni uomo. Le famiglie. La gioventù. Gli anziani provati dalla vita. E i bambini - anche quelli che vivono tuttora sotto il cuore delle loro mamme. Tutti gli ambienti sociali e professionali. Gli uomini di lavoro: fisico e professionale. Gli uomini di cultura. I sacerdoti e le famiglie religiose sia maschili che femminili. Coloro che nutrono e coloro che difendono.

Tutti, senza alcuna eccezione.

Tutti i Polacchi che vivono in terra patria. E tutti quelli fuori dei suoi confini - ovunque essi si trovino.

Ogni uomo che vive in terra polacca, ogni uomo che nasce in essa, rimane in Cristo redentore la via della Chiesa. Il Congresso Eucaristico ce lo fa presente in un modo particolare.


4. L'Eucaristia è legata alla terra. In ogni celebrazione eucaristica noi portiamo il pane e il vino come simbolo di tutti i doni della terra - i doni del Creatore, e il frutto del lavoro dell'uomo.

perciò, sin dal primo momento del nostro incontro, che ci unisce al Congresso Eucaristico in Polonia, desidero accogliere questo dono della terra patria e della patria fatica, ovunque esso si compia e pronunciare su di esso parole di benedizione.

O terra polacca! Terra duramente provata! Terra bella! Terra mia! Sii benedetta! Ricevi il mio saluto! E saluto voi, connazionali, che conoscete la gioia e la sofferenza dell'esistenza in questa terra. Vi invito alla comunione, a quella comunità che viene formata durante le generazioni da Cristo. Egli non cessa di restituire un senso all'uomo affaticato, smarrito, all'uomo che soffre, che perde la coscienza di tale senso. L'Eucaristia è il sacramento di questo grande senso. Essa aiuta anche a ricostruire la fede nei giusti ideali, la volontà di vivere la speranza.


5. Ancora una volta ringrazio del benvenuto nella capitale della Polonia. Nel corso del mio pellegrinaggio cerchero di servire la mia nazione - di servire gli uomini miei connazionali, fratelli e sorelle. Chiedo a tutti di accettare il mio servizio pastorale.

1987-06-08 Data estesa: Lunedi 8 Giugno 1987




Incontro con le suore di clausura nella Cattedrale di san Giovanni Battista - Varsavia (Polonia)

Titolo: La vostra vita intera annunzia l'Eucaristia il sacramento dell'amore di Cristo "sino alla fine"

Testo:

1. Desidero esprimere la mia intima gioia perché il primo incontro nell'ambito del programma del mio terzo pellegrinaggio in patria, è con voi, suore di clausura.

Vi siete radunate nella Cattedrale di san Giovanni a Varsavia, dove vengo per presentarmi nella Chiesa dell'arcidiocesi che comprende la capitale.

Vengo anche per inginocchiarmi presso la tomba del defunto Primate del millennio, dove molti connazionali si recano per pregare. Certamente, questa è spesso una preghiera per la patria, essendo il luogo dove riposa colui che "tanto amava la Chiesa di Cristo"; che così fedelmente amava la patria e ogni uomo, difendendo la sua dignità e i suoi diritti, perdonando i nemici, "vincendo con il bene il male" (cfr. Rm 12,21). Un uomo "di eroica fede", che "pose tutta la fiducia in Maria e a lei si affido senza limiti... presso di lei cerco aiuto nella difesa della fede di Cristo e della libertà della nazione".

Con queste parole presso la tomba del defunto Primate prega la Chiesa in terra polacca e anch'io ripeto questa preghiera.


2. Penso che il Primate del millennio gioisca perché, per iniziativa del suo successore e di tutto l'episcopato, si svolge in Polonia, dopo cinquant'anni, il secondo Congresso Eucaristico Nazionale.

Particolarmente perché esso trova il suo pensiero-guida in queste parole su Cristo, ricavate dal Vangelo giovanneo: "dopo aver amato i suoi... li amo sino alla fine" (13,1). Infatti il defunto Primate, per tutta la sua vita e durante il suo servizio pastorale, cerco di dimostrare la fedeltà proprio a un tale amore: "sino alla fine". In esso si esprime la particolare pienezza del Vangelo - si può dire - la particolare "radicalità evangelica".

E questa è anche la vostra parte, care sorelle. Questa è la vostra vocazione. Avete scelto Cristo come unico Sposo consapevoli di questo suo amore "sino alla fine". Anzi: avete scelto questo amore come ideale, come scopo della vostra vocazione claustrale. Anche voi volete, sull'esempio di Cristo, "amare sino alla fine". Lo sanno gli uomini, vostri fratelli e sorelle. Quanto spesso vengono a chiedervi la preghiera, vengono anche per ricevere parole di incoraggiamento, per ricevere la luce, che scaturisce dal vostro silenzio in Dio. E' difficile non menzionare anche questo, che quando si presento il bisogno - come per esempio negli anni dell'occupazione, specialmente durante l'insurrezione di Varsavia - le suore dei conventi di clausura si dimostrarono pronte a servire i fratelli (i feriti, i senzatetto, i ricercati) e disposte al sacrificio, che fu accetto a Dio.

Ho presente la storia del convento di Varsavia delle Suore Sacramentine, nella Città Nuova, e molte altre. In questo modo esse "amarono sino alla fine".


3. La vostra vocazione è iscritta in tutto il Vangelo come un consiglio particolare del nostro Maestro. Egli non lo esige da tutti. Non esige da tutti una tale povertà, castità, obbedienza, alle quali vi obbligate mediante i vostri voti.

"Chi può capire, capisca"! (Mt 19,12) - dice il Maestro dopo aver presentato ai suoi discepoli l'ideale "del celibato per il regno di Dio" (cfr. Mt 19,12). Ma non solo questo passo, l'intero Vangelo dischiude davanti a noi una prospettiva di vita secondo l'esempio vivo di Gesù di Nazaret, di una vita della quale le otto beatitudini rimangono una peculiare sintesi.


4. Care suore! Quanto ardentemente gioisco del fatto che alla Chiesa in Polonia viene donata la testimonianza della vostra vocazione. Oggi, alla soglia del Congresso Eucaristico, desidero dire che questa vocazione si armonizza in modo particolare con l'essenziale motivo di questo Congresso: "amo sino alla fine". Non è dunque per caso che il mio primo incontro è con voi. Voi infatti portate in tutta la vostra vita d'ogni giorno la verità su Cristo espressa con le suddette parole.

La vostra vita claustrale - contemplativa, sponsale, sacrificale - nasce in particolare misura dall'Eucaristia. Ed essa anche, in modo speciale conduce all'Eucaristia, l'annunzia - anche se voi vivete nel nascondimento. La vostra vita intera annunzia l'Eucaristia: il sacramento dell'amore di Cristo "sino alla fine" - attraverso le mura dei vostri conventi e le grate delle vostre clausure.

"Vivere la vita dell'Eucaristia è uscire fuori completamente dal piccolo cerchio della propria vita e crescere nell'infinità della vita di Cristo". Queste sono le parole della beata Teresa Benedetta della Croce, una carmelitana che poco tempo fa mi è stato dato di elevare alla gloria degli altari (Edith Stein, "Autobiografia", traduzione di suor Immakulata Adamska OCD, in "Swiatlosc w ciemnosci", vol. I, Krakow 1977, p. 243).


5. Mediante l'Eucaristia voi vi ritrovate sempre, ogni giorno, nel "cuore" stesso della vostra vocazione. E vi ritrovate nel "cuore" della Chiesa, come ha scritto la santa carmelitana di Lisieux. Il cuore della Chiesa infatti, batte con il ritmo eucaristico. Questo è il ritmo dell'amore con cui il Cristo "dopo aver amato i suoi... li amo sino alla fine". E perciò questo amore continua, accolto da tanti, tanti cuori umani. Accolto in modo particolare dai vostri cuori, care suore.

Questo amore continuerà fino alla fine dei tempi, affinché - oltre al termine della temporalita - esso si manifesti in tutta la sua pienezza. Nella sua pienezza veramente divina. perciò l'amore - è "il più grande" (cfr. 1Co 13,13).

"...Anche se sono estremamente importanti le molteplici opere apostoliche... tuttavia l'opera di apostolato veramente fondamentale rimane sempre ciò che (ed insieme chi) voi siete nella Chiesa... Di ciascuna di voi si possono ripetere, a titolo speciale, queste parole dell'Apostolo: "Voi, infatti, siete morti, e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio" (Col 3,3)" ("Redemptionis Donum", 15).


6. Siete, mie care, solo apparentemente separate dal mondo.

In realtà, vi trovate al suo centro stesso - al centro della realtà temporale - al centro della realtà polacca - mediante il mistero della Chiesa.

Sapete bene che questa realtà è difficile, piena di dolorose tensioni, piena di incertezza e di crisi umane, gravata dal peccato, che a volte, è conseguenza della debolezza umana, ma non solo...

Dietro la clausura non si guardano le persone. Dietro la clausura si ama. Con l'amore con cui Cristo amo "sino alla fine". Questo amore è il "lievito" evangelico: è il lievito che "fermenta tutta la pasta" (cfr. Mt 13,33) nel pane necessario all'uomo per la vita quotidiana, mortale.

Come l'Eucaristia - il pane dell'immortalità.

Vi auguro di essere proprio questo "lievito".

Al termine del suo discorso, Giovanni Paolo II si è rivolto ai presenti pronunciando queste parole "Desidero ancora dare il benvenuto a tutti coloro che sono qui convenuti; innanzitutto a tutto l'episcopato, ai Cardinali, al Primate, ai Presidenti delle Conferenze Episcopali, a tutti i religiosi, al Capitolo Metropolitano di Varsavia, ai rappresentanti del clero diocesano e regolare, e a tutti gli altri fratelli e sorelle, in particolare a coloro che con grande generosità vigilano sull'ordine di questo pellegrinaggio, sia da parte ecclesiale che statale.

Adesso recitiamo, o meglio cantiamo, perché così si conviene, il "Padre Nostro", e prego tutti i Vescovi di benedire insieme a me tutti i presenti e soprattutto le suore, le suore di clausura".

"Ho salutato coloro che si trovano nella Cattedrale, ma non ho salutato tutti coloro che sono fuori della Cattedrale e che pregano insieme a noi. In particolare la gioventù scout, maschile e femminile, i seminaristi e tutti gli altri rappresentati. Il Primate mi sta suggerendo, e deve suggerirmi queste cose, perché, io non le so, che il servizio d'ordine della Chiesa si chiama "Totus Tuus". Non so se hanno chiesto i diritti d'autore.

Inoltre, è difficile non osservare che oggi è con noi anche un ospite d'eccezione: Madre Teresa di Calcutta, che sappiamo bene che cosa rappresenta per la Chiesa contemporanea. Voglio aggiungere poi che dal punto di vista dei viaggi apostolici fa concorrenza, e credo con successo, al Papa.

Infine ancora un'osservazione sul fatto che cerchiamo di andare a destra: sono entrato da destra, esco da destra. Non bisogna trarne nessuna conclusione arbitraria. Invece ho una gran voglia di dire a tutte queste suore di clausura, che ho cercato di presentare nel mio discorso in modo così evangelico e biblico: comportatevi bene! E aggiungo meglio: comportatevi bene perché anch'io con il vostro aiuto possa comportarmi non proprio malissimo... Sia lodato Gesù Cristo!".

1987-06-08 Data estesa: Lunedi 8 Giugno 1987




Incontro ecumenico con i rappresentanti delle altre confessioni cristiane - Varsavia (Polonia)

Titolo: Solo la Chiesa riconciliata eucaristicamente sarà segno credibile di unità e di pace nel mondo

Testo:

1. "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale" (Ep 1,3).

Il nostro odierno incontro fraterno nel nome del Signore è una nuova occasione perché noi, nella comunità ecumenica in terra patria, rendiamo grazie a Dio, al Signore della Chiesa, per il legame, che ormai esiste fra noi, per la comune partecipazione al servizio del Vangelo. "Siamo persuasi che colui che ha iniziato in noi quest'opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù" (cfr. Ph 1,6).

Nel nostro tendere verso la piena unità, come fratelli in Cristo, penso che possiamo riferire a noi, con un profilo spirituale, le parole d'incoraggiamento dell'Apostolo delle genti: "Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ognuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso" (Ph 2,3).

Come sapete, cari fratelli, questo mio terzo pellegrinaggio in patria avviene durante il Congresso Eucaristico Nazionale, celebrato dalla Chiesa cattolica romana in Polonia. Esso si svolge sotto il motto: "Li amo sino alla fine" (Jn 13,1).

L'irripetibile atmosfera dell'Ultima Cena, che in questi giorni riempie i nostri pensieri e cuori, permette di ascoltare con sensibilità tanto maggiore le parole della preghiera sacerdotale di Gesù per l'unità dei suoi discepoli (cfr. Jn 17,21).

Credo che anche questa sera il Signore ci inviti ad aggiungere alla sua implorazione anche la nostra preghiera ecumenica, a far nostra la sua sollecitudine pastorale per l'unità di tutti i credenti, e a non fermarci nell'impegno sempre nuovo in favore della "ricostruzione dell'amicizia delle Chiese di Dio" (san Basilio Magno, "Epistula 70").


2. A una profonda gratitudine verso il nostro comune Signore e Redentore, ci induce il fatto che i cristiani delle diverse confessioni si rendono sempre più consapevoli che per mezzo del battesimo, essi "si uniscono con Cristo, tra loro e con la Chiesa di ogni tempo e luogo. Il nostro comune battesimo ci unisce con Cristo nella fede, dunque esso è il fondamentale vincolo dell'unità" (Documento di Lima 1982: "Battesimo-Eucaristia-Servizio Spirituale", Battesimo, 6).

Nel "Documento di Lima" sul tema del battesimo, dell'Eucaristia e del servizio pastorale, elaborato insieme dai teologi del Consiglio Mondiale delle Chiese e della Chiesa cattolica-romana, giustamente è stato osservato che "l'unione con Cristo, nella quale abbiamo una partecipazione comune mediante il battesimo, contiene importanti implicazioni per l'unione dei cristiani... perciò il nostro comune battesimo in Cristo è una chiamata alle Chiese, per superare le loro divisioni e manifestare la loro comunione in modo visibile" (Battesimo, 6).

E' mio ardente desiderio che tutti i seguaci di Cristo nella mia patria continuino senza sosta a scoprire la fratellanza in Cristo, che scaturisce dal comune battesimo. Mi rallegra il fatto che le Chiese cristiane in Polonia abbiano intrapreso il dialogo sul tema del battesimo: anni fa, in base al "Documento di Accra, 1974" ed attualmente basandosi sul suddetto "Documento di Lima, 1982".

Esprimo qui la mia gratitudine alla commissione mista del Consiglio Ecumenico Polacco e della Commissione dell'Episcopato per l'Ecumenismo, e specialmente alla Sottocommissione per i problemi del dialogo per il perseverante lavoro.


3. Con gratitudine verso Dio possiamo affermare che oggi, a venti anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II, "l'ecumenismo si è inscritto profondamente e stabilmente nella coscienza della Chiesa" (Sinodo straordinario dei Vescovi 1985, "Relazione finale",II, c, 7).

Sono lieto che anche nella mia patria - la Polonia - si possono scorgere i segni di questa nuova coscienza nella Chiesa cattolica-romana e nelle altre Chiese cristiane sorelle. Lo evidenzia la collaborazione, svolta da anni, della Commissione dell'Episcopato per l'Ecumenismo e del Consiglio Ecumenico Polacco, e poi anche la fondazione dell'Istituto Ecumenico, presso la Facoltà di Teologia dell'Università Cattolica di Lublino, aperto alla cooperazione ecumenica scientifica. Lo evidenziano infine le numerose preziose iniziative provenienti dalla base delle Chiese locali. perciò desidero in questo luogo esprimere la mia riconoscenza a tutti coloro che durante i vent'anni postconciliari trascorsi, hanno lavorato con perseveranza, hanno pregato e sofferto nella nostra comune patria in favore della formazione di rapporti più ecumenici tra i cristiani di diverse confessioni: ai pastori teologi e fedeli di tutte le Chiese cristiane in Polonia.

Bisogna, fratelli, che in spirito di fratellanza evangelica, continuiamo a saper reciprocamente perdonarci ciò, di cui siamo stati reciprocamente colpevoli in passato, ed a voler con coraggio edificare un migliore futuro ecumenico, "dimentichi del passato e protesi verso il futuro" (cfr. Ph 3,13). Impariamo a "riconoscere e stimare i valori veramente cristiani promananti dal comune patrimonio" (cfr. UR 4).

Infatti "Tutto ciò che è veramente cristiano, mai è contrario ai veri benefici della fede, anzi può sempre far si, che lo stesso mistero di Cristo e della Chiesa sia raggiunto più perfettamente" (UR 4).


4. Non può sfuggire alla nostra comune attenzione il doloroso fatto che i cristiani, uniti nel battesimo, rimangono separati nella celebrazione della cena del Signore. L'Eucaristia è un grande dono del Risorto dato alla Chiesa. "Essa è la nuova cena pasquale della Chiesa, l'unione della nuova alleanza, che Cristo ha trasmesso ai discepoli come memoriale della sua morte e risurrezione, come anticipazione della cena dell'Agnello" (Documento di Lima 1982: "Battesimo - Eucaristia - Servizio Spirituale", Eucaristia, 1).

Nel mistero dell'Eucaristia si rende presente l'opera della riconciliazione di tutti gli uomini, compiuta per mezzo della croce e risurrezione di Gesù Cristo. perciò "siamo costantemente sottoposti al giudizio a motivo della persistenza delle molteplici divisioni e contrasti confessionali nel corpo di Cristo" (cfr. Documento di Lima 1982: "Battesimo - Eucaristia - Servizio Spirituale", Eucaristia, 20).

"II fatto che i cristiani non possono unirsi in piena comunione intorno alla stessa mensa, per mangiare lo stesso pane e bere dallo stesso calice, indebolisce la loro testimonianza missionaria, sia sul piano individuale che comunitario" (Documento di Lima 1982: "Battesimo - Eucaristia - Servizio Spirituale", Eucaristia, 26).

In definitiva, infatti, solamente la Chiesa riconciliata eucaristicamente sarà un segno credibile - il sacramento dell'unità dell'intera umanità e della pace nel mondo. Il "decreto sull'ecumenismo" partendo dal presupposto, che Cristo "istitui nella sua Chiesa il mirabile sacramento dell'Eucaristia, dal quale l'unità della Chiesa è significata ed attuata" (UR 2) precisa direttamente qual è lo scopo dell'ecumenismo: "per questa via poco a poco,... tutti i cristiani, nell'unica celebrazione dell'Eucaristia, si riuniscono in quella unità dell'unica Chiesa, che Cristo fin dall'inizio dono alla sua Chiesa" (UR 4).

Solamente lo Spirito Santo può superare le divisioni ancora esistenti tra i cristiani. Il giorno di Pentecoste, quando egli discese sugli apostoli, li trasformo in testimoni di Cristo decisi e reciprocamente uniti: "La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo ed un'anima sola" (Ac 4,32).

In tutta la cristianità si approfondisce attualmente la convinzione, che l'invocare lo Spirito Santo nell'Eucaristia, cioè la cosiddetta epiclesi, è una grande preghiera per l'unità dei cristiani e un appello incessante per l'unione.

Volessero udire questo appello i cristiani purtroppo ancora separati nella celebrazione della cena del Signore.


5. Il già menzionato "decreto sull'ecumenismo"del Concilio Vaticano II, sottolinea chiaramente che "La cura di ristabilire l'unione riguarda tutta la Chiesa, sia i fedeli che i pastori, ed ognuno secondo la propria capacità" (UR 5).

In spirito di fedeltà all'insegnamento del Concilio Vaticano II desidero sottolineare quale fatto molto importante, che tutti i cristiani in Polonia si inseriscono nella realizzazione delle parole del testamento di Gesù Cristo: "perché tutti siano una sola cosa perché il mondo creda" (Jn 17,21).

Accanto all'impegno ecumenico dei pastori della Chiesa e dei teologi è anche necessario l'inserimento di tutti i fedeli cristiani mediante la preghiera e l'atteggiamento dell'amore fraterno. Lo spirito dell'ecumenismo dovrebbe pervadere tutta la vita delle Chiese - l'annuncio della Parola di Dio e la catechesi, come ne scrissi nell'esortazione apostolica "Catechesi tradendae" (cfr. CTR 32). Esso dovrebbe penetrare ancora di più nei seminari, nei conventi e nelle case religiose.

L'attività ecumenica appartiene alle priorità pastorali della Chiesa e in questo lavoro non dovrebbe mancare nessun cristiano. Che lo Spirito Santo conceda a noi tutti tanto entusiasmo e perseverante coraggio su questa via.


6. Cari fratelli e sorelle in Cristo! Questa sera ci riuniamo nel nome del nostro comune Signore per un momento di preghiera fraterna. Vogliamo rendere grazie per il cammino fatto insieme. Vogliamo anche pregare per la perseveranza in tutte le aspirazioni ecumeniche.

Con la nostra preghiera desideriamo abbracciare in primo luogo il Consiglio Ecumenico Polacco, che l'anno scorso ha celebrato il quarantesimo della sua esistenza. Ormai da molti anni si sviluppa la collaborazione della Chiesa cattolica-romana con il Consiglio Ecumenico Polacco. Le esperienze ed i successi finora conseguiti incoraggiano a continuare il dialogo nonostante le difficoltà, che bisogna superare sulla via verso la più piena comunione. Che il Signore della Chiesa sostenga con la sua grazia il Consiglio ed i suoi nuovi dirigenti nel servizio per l'unione tra le Chiese cristiane in Polonia.

L'anno prossimo - 1988 - cadrà il millennio del battesimo della Rus'.

Noi che, oltre vent'anni fa abbiamo vissuto il millennio del battesimo della Polonia, ben comprendiamo la grandezza di un tale giubileo. Già oggi in fraterna preghiera, vogliamo ricordare davanti al Signore tutti i cristiani della tradizione orientale, eredi di un retaggio ultra-millenario, degno di profonda stima. L'approssimarsi di tale giubileo serva ad un ulteriore avvicinamento di tutti i cristiani della tradizione orientale ed occidentale in Polonia.

Vi ringrazio, cari fratelli, di aver potuto condividere con voi queste riflessioni care al mio cuore. Che l'amore di Cristo, che ci "amo sino alla fine", costituisca per noi tutti una sorgente inesauribile di forza, di creativa ispirazione ecumenica, di pazienza e di perseveranza. E in tutto fidiamoci dello Spirito Santo. Lui infatti può "far sorgere nuove forze e schiudere nuove possibilità" (Documento di Lima 1982: "Battesimo - Eucaristia - Servizio Spirituale", Servizio Spirituale, 42).

Dopo aver ricevuto un saluto dal rappresentante della Chiesa autocefala ortodossa polacca, il Papa ha detto: "Proprio in questa settimana dopo la Pentecoste, che un tempo era l'Ottava di Pentecoste, si apre una nuova fase nel dialogo tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. Questo dialogo costituisce la trama della mia preghiera quotidiana, e, non solo il dialogo e l'ecumenismo in questa direzione, ma anche in tutte le altre. In questo campo ho l'esperienza di tanti viaggi apostolici, di tanti incontri nei più diversi luoghi della terra, in continenti diversi e in paesi diversi. Un incontro ecumenico è una parte quasi obbligata di tutte le mie visite. In alcuni casi giungo in paesi in cui la maggioranza degli abitanti appartiene alla Chiesa cattolica, in altri casi invece no, e può costituire addirittura una minoranza.

"Mi è stato dato anche di visitare quei paesi che possono essere considerati la patria della Riforma: la Germania, la Svizzera e altri. Penso, e questa è la mia esperienza, o meglio il frutto delle esperienze riportate di tutte queste visite, che questi incontri non rispondano in pieno alla preghiera di Cristo durante l'Ultima Cena per l'unità dei suoi discepoli, ma credo che diano almeno una risposta parziale di coloro che attendono la nostra testimonianza.

Sono profondamente consapevole di questa attesa del mondo. Questo mondo, soprattutto nella nostra area civilizzata, sembrerebbe essere molto secolarizzato e si dice vi domini il laicismo, ma al contempo attraverso queste esperienze si sente un'attesa, l'attesa della testimonianza di coloro che riconoscono Cristo, dei discepoli di Cristo. Ecco quanto volevo aggiungere a ciò che ho detto prima.

Mi scuso se parlo troppo, ma quanti mi hanno preceduto me ne hanno dato il coraggio. Desidero aggiungere ancora che la volta precedente il Primate di Polonia anticipo questo viaggio, questa volta ha anticipato un altro viaggio il Presidente del Consiglio Ecumenico Polacco. Vediamo che cosa ne seguirà".

1987-06-08 Data estesa: Lunedi 8 Giugno 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Celebrazione dei vespri al Santuario del Divino Amore - Castel di Leva