GPII 1987 Insegnamenti - Ai Vescovi dell'Austria in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Ai Vescovi dell'Austria in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il programma innovatore del Concilio Vaticano II rimane il compito pastorale prioritario della Chiesa

Testo:

Cari fratelli nell'Episcopato! 1. Nell'amore di Gesù Cristo, nostro Signore e Maestro, saluto voi, ai quali è dato il compito di Pastori per la Chiesa in Austria. L'incontro con voi in occasione della vostra visita "ad limina" mi ricorda con gioia la mia visita pastorale nel vostro paese nell'anno 1983. Allora potemmo vedere molti segni della vivacità della vostra Chiesa. Gli incontri di quei giorni ed il nostro comune pensiero alla missione della Chiesa nel mondo di oggi possono continuare ad improntare la vita religiosa nelle vostre comunità e rafforzare i vostri fedeli nella speranza cristiana. Vi ringrazio di cuore per il fraterno invito ad una visita pastorale. Mi rallegro già di questo e vi prego di portare i miei saluti ai cattolici e a tutti gli uomini nella vostra patria.

Inoltre ricordo in quest'incontro il Card. Konig, che dopo la sua ultima visita "ad limina" ha chiesto per motivi di età l'esonero dalla direzione dell'arcidiocesi di Vienna. Anche in questo luogo desidererei ringraziarlo cordialmente ancora una volta per l'azione vescovile pluriennale a servizio della Chiesa locale e della Santa Sede.

Saluto altresi cordialmente il suo successore Arcivescovo Hans Herrmann Groer, e imploro per il suo servizio vescovile carico di responsabilità, che egli ha intrapreso con grande dedizione pastorale, lo speciale sostegno di Dio e la sua Benedizione. Il mio cordiale saluto e l'augurio di Benedizione valgono anche per il nuovo Vescovo militare Kostelecky e per il nuovo Vescovo ausiliario dell'arcidiocesi di Vienna Mons. Krenn.


2. Cari Confratelli! La visita "ad limina" dei Vescovi è, per sua origine storica, in primo luogo un gesto di devozione, pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo nella città eterna. Corrisponde alla vostra chiamata quali successori degli Apostoli ed è insieme un ritorno spirituale e un ricordo delle origini e dell'essenza del vostro mandato vescovile. Dovete ritornare da qui ai vostri compiti pastorali rafforzati di nuovo, con nuovo coraggio e con nuova fiducia. Il rinnovato legame all'unità della Chiesa, che diviene visibile nel legame con Pietro e Paolo, era sottinteso già dall'inizio nella visita "ad limina", visto che questa non era mai solo una visita alle tombe, a dei morti, ma includeva un incontro con i rappresentanti della Cattedra di Pietro. così questo pellegrinaggio si è lentamente trasformato, con coerenza interiore, in un incontro regolare, prescritto canonicamente, dei Vescovi di tutti i paesi con il Vescovo di Roma, il Successore di Pietro, che il Concilio Vaticano Secondo indica come "principio e fondamento continui e visibili per l'unità delle moltitudini di Vescovi e credenti" (LG 23). La comunione interiore, nel compito dei Pastori e nell'insegnamento, con gli Apostoli, di cui i Vescovi sono successori, include necessariamente la loro piena unità con il Successore dell'Apostolo Pietro che è in carica, che il Signore ha incaricato in maniera particolare di pascere il gregge di Dio e rafforzare i fratelli (cfr. Jn 21,15-18 Lc 22,32).

Allo stesso punto della costituzione dogmatica "Lumen Gentium" anche il Concilio definisce i singoli Vescovi "Principio e fondamento dell'unità nelle loro Chiese locali, che sono costituite secondo il modello della Chiesa universale".

L'ufficio di Pietro e l'ufficio vescovile sono fondamentalmente al servizio dell'unità della Chiesa con la sua origine e dell'unità delle Chiese particolari e dei credenti tra loro. Proprio oggi, poiché le Chiese locali diventano in misura crescente coscienti della loro propria cultura e storia e desiderano integrare queste ancor di più nella vita ecclesiale, questo servizio acquisisce un sempre maggior significato. Ecco quindi l'urgente esortazione del Concilio Vaticano Secondo "Tutti i Vescovi devono... promuovere e difendere l'unità di fede e la comune disciplina dell'intera Chiesa ed educare i credenti all'amore al mistico Corpo di Cristo... conducendo le loro proprie Chiese in modo giusto come parte dell'intera Chiesa, essi contribuiscono attivamente al bene dell'intero mistico Corpo che è anche il Corpo della Chiesa" (). così la visita "ad limina" è per i singoli Vescovi e per le conferenze dei Vescovi un'occasione per rendersi conto dell'azione nelle Chiese locali e orientare i loro compiti di Pastori verso la misura della Chiesa universale e delle più alte cari che di insegnamento.


3. Cari fratelli, nei vostri dialoghi avete parlato di gioie spirituali, ra anche di preoccupazioni che vi assillano. Ringrazio con voi Dio il datore di ogni bene, per la fedeltà di così tanti preti e persone consacrate al loro servizio per la disponibilità di un gran numero di laici cristiani nella condivisione della Chiesa, per la forza irradiante di gruppi e movimenti apostolici, per la solidarietà con i poveri nella patria e all'estero, e anche nei paesi del terzo mondo, per l'impegno alla missione nel mondo Nella Chiesa e nella società del vostro paese incontrate pero anche grosse preoccupazioni e problemi: disoccupazione, che colpisce soprattutto i giovani; pericolo della natura come luogo di vita dell'uomo, la minaccia per il matrimonio e la famiglia, migliaia di attacchi contro gli esseri non ancora nati, calo della vita religiosa, diminuzione di vocazioni sacerdotali e monastiche, un crescente numero di abbandoni della Chiesa. Certamente molti problemi della Chiesa e delle società austriache si accomunano a quelli di non pochi altri paesi. Comunque questa situazione non deve in alcun modo ridurre i vostri sforzi per un rinnovamento attraverso un rafforzato impegno pastorale. Al contrario! Di fronte ad una mancanza di fede e ad una secolarizzazione, che vanno man mano diffondendosi nel mondo di oggi, e che rendono sempre più gravose la vita e l'attività della Chiesa, quasi sfidandole, ogni cristiano e l'intera comunità ecclesiale sono chiamati a una più convincente testimonianza di Cristo e della Buona Novella. Ma anche qui vale come premessa per la credibilità di questa testimonianza al mondo l'esigenza di una unanimità, legata al tutto, quell'unità veramente teologica, per la quale il Signore ha pregato la sera prima del suo patire: "Tutti devono essere una cosa sola: come Tu Padre sei in me ed io in Te, essi devono essere una sola cosa, affinché il mondo creda che Tu mi hai mandato" (Jn 17s 21).


4. In questo spirito di vera unità cattolica evocato da Cristo, nella disponibilità che da là proviene ad una comprensione e ad un perdono reciproco sono da risolvere quelle difficoltà e quei conflitti che si sono presentati negli ultimi tempi nella Chiesa austriaca in relazione ad alcune nomine di Vescovi. Non solo il loro comportamento in quanto tale, ma soprattutto i nostri rapporti cristiani con essi richiedono una nostra particolare preoccupazione ed attenzione come Pastori e credenti, Vescovi, preti e laici. Vi prego di andare al fondo delle più profonde cause di questi conflitti e mettere in gioco la vostra forza spirituale per il superamento di essi. Non dovete far sorgere nessun dubbio circa il diritto del Papa nella libera nomina dei Vescovi, diritto che si è andato delineando in maniera sempre più chiara nel corso della storia in una lotta per la libertà, l'unità e la cattolicità della Chiesa e -che fermo restando le regolamentazioni speciali delle singole Chiese particolari - è stato esplicitamente sottolineato dal nuovo codice ecclesiastico in conformità alle linee direttive del Concilio Vaticano II (CIC 376, cfr. CD 20).

Questo sviluppo storico non soddisfa chi lo interpreta semplicemente a partire da categorie di potere. Esso è determinato ultimamente dalla responsabilità della testimonianza comune dell'unica fede. Infatti la storia dimostra che questo regolamento protegge la Chiesa dalla formazione di partiti e dalla supremazia di gruppi e assicura le nomine, che vengono attuate in base all'incarico spirituale dell'ufficio e per il bene comune della Chiesa. Gli ultimi decenni hanno mostrato ancor più chiaramente che proprio questa pratica ha reso possibile il sorgere di figure di Vescovi veramente legate al popolo e al contempo emergenti nella Chiesa universale.

L'unità chiaramente manifestata di tutti i Vescovi con la Santa Sede su questo problema sarà la via più sicura per superare le polarizzazioni che si sono mostrate nelle discussioni degli ultimi tempi. Inoltre voi vi siete posti come scopo di cercare un dialogo circa possibili mancanze o gli sviluppi distorti nella vita della Chiesa del vostro paese. Già gli incontri con i diversi dicasteri della Santa Sede in questa vostra visita "ad limina" vi offriranno degli utili spunti per un chiarimento dei problemi che sono sorti.


5. Il programma sviluppato dal Concilio Vaticano II per il rinnovamento della Chiesa rimane l'urgente compito pastorale del!a Chiesa alla fine di questo secondo millennio cristiano. Inoltre c'è bisogno di un rinnovamento interno per rendere concreto e per approfondire la vita spirituale dei credenti in fedeltà a Cristo e al suo Vangelo. Voi, in quanto supremi Pastori nel popolo di Dio, avete il compito di esporre autenticamente gli insegnamenti del Concilio in comunione con il Successore di Pietro, impedire malintesi e false deduzioni e attuare le decisioni del Concilio con attenzione e pazienza nelle vostre diocesi e comunità.

Il vostro compito all'unità della fede vi procura una pesante responsabilità, per di più in un tempo "nel quale gli uomini non sopportano più la sana dottrina, ma per il prurito di ascoltare si circonderanno di una folla di dottori secondo i loro capricci" (2Tm 4,3). L'esigenza e la formazione di famiglie cristiane è e rimane fondamento di tutti gli ulteriori compiti pastorali.

Le norme essenziali per questo vengono esposte in maniera vincolante nel documento apostolico "Familiaris Consortio", che si basa sul Sinodo dei Vescovi del 1980; che rispetto alle questioni di morale sessuale e matrimoniale accoglie e sviluppa le linee direttive espresse da Paolo VI nell'Enciclica "Humanae Vitae", legate all'intera tradizione della Chiesa.

Non può sorgere nessun dubbio sulla validità degli ordinamenti morali là presentati. Se subito dopo la pubblicazione dell'Enciclica era ancora comprensibile una certa perplessità, che si è riflessa anche in talune dichiarazioni vescovili, col passare del tempo si è confermata sempre più insistentemente la saggezza, profetica della direttiva di Paolo VI sorta dalla saggezza della fede. Si mostra sempre più chiaramente che è insensato voler superare l'aborto con la promozione della contraccezione. L'invito alla contraccezione come un presunto mezzo "senza pericolo" dei rapporti tra i due sessi non è solo una cammuffata negazione della libertà morale dell'uomo, ma incrementa anche una concezione responsabilizzata della sessualità rivolta puramente all'attimo e promuove così di nuovo quella mentalità da cui deriva l'aborto e dalla quale esso è continuamente alimentato. Del resto non è certamente sconosciuto a voi che, con i nuovi mezzi, i passaggi tra contraccezione e aborto sono diventati in maniera diffusa sempre più facili. così per amore all'uomo devono essere garantiti l'indissolubilità del matrimonio, la definitività del Si che proviene dall'amore. Il no della Chiesa al ricevimento dei Sacramenti da parte dei divorziati che si risposano non è espressione di crudeltà, bensi difesa dell'amore e difesa della fedeltà. Del resto non deve essere messo in evidenza solo questo no. Se sul piano sacramentale questo no rimane immutabile, allora l'attenzione pastorale verso membri delle nostre comunità che vivono situazioni difficili diviene ancora più importante: essi devono sentire concretamente di venir a maggior ragione sostenuti dall'amore della Chiesa. "Se un membro soffre, gli altri soffrono con lui" (1Co 12,26). Allora, e solo allora questi cristiani comprenderanno l'esclusività della comunione e potranno accoglierla dal di dentro (cfr. FC 84).


6. Di grande importanza è poi l'ora di religione nelle scuole e la catechesi a tutti i livelli. Confido nel fatto che voi seguiate con grossa vigilanza e con amore e che facciate di tutto affinché venga trasmessa la genuina fede della Chiesa alle generazioni di adolescenti. E' da sperare che il catechismo universale, attualmente in preparazione, apporti a ciò un valido aiuto.

Un altro punto decisivo è la formazione teologica dei candidati al sacerdozio e in generale il lavoro degli Istituti e delle Facoltà di teologia nella ricerca e nell'insegnamento. Anche oggi il Signore chiama, come in tutti i tempi e non mero di prima, degli uomini al suo particolare servizio sacerdotale.

Ma perché questa chiamata arrivi alla maturazione deve essere con cura protetta e accompagnata. In questo sta la grossa responsabilità, che incute quasi timore, di coloro che partecipano alla preparazione culturale e alla formazione dei candidati al sacerdozio.

Prendetevi a cuore questo compito dal quale dipende in maniera fondamentale il futuro della Chiesa nel vostro paese e fate di tutto perché questa preparazione avvenga in uno spirito veramente cattolico.

Infine desidererei in questo contesto raccomandarvi vivamente l'attenzione a ciò che è il centro della Chiesa, l'Eucaristia, e il Sacramento della Penitenza. L'Eucaristia non deve mai assumere forme scelte a proprio piacimento. Riceve la propria grandezza non dalle forme, ma da ciò che è. E' ben organizzata solo nel momento in cui i preti e le comunità non cercano il proprio interesse, ma quando si abbandonano completamente all'interiore significato della Liturgia della Chiesa e cercano da parte loro di corrispondergli. Il Sacramento della Penitenza è in una particolare misura strutturato personalmente. E' l'incontro più personale del singolo con il Signore che giudica e che perdona. Non è solamente il luogo di formazione e purificazione della coscienza, ma dona quel perdono personale, di cui l'uomo ha bisogno, per superare la colpa, che è sempre personale e proprio per questo colpisce la comunità.

Tutto ciò riporta al punto dal quale siamo partiti: all'unità della Chiesa che, come comunità, è sacro veicolo della potenza sacramentale e della valida interpretazione della Parola di Dio al giorno d'oggi. L'unità nella Chiesa è unità nella verità e unità nell'amore, che include una fondamentale unità nella disciplina. Il servizio alla pienezza della verità è affidato in modo particolare ai Vescovi, in comunione con il Papa.

La pienezza della verità non è promessa al singolo, bensi all'intera Chiesa in unità con gli Apostoli, con Pietro. perciò anche le questioni pastorali di peso, che si pongono oggi nella Chiesa, possono trovare una risposta solida e definitiva solo in questa unità.


7. La vostra preoccupazione pastorale nella direzione delle vostre diocesi deve essere rivolta in special modo ai vostri preti, che sono i vostri diretti collaboratori nella molteplicità, se tutti i cristiani si concepiscono come membri del Corpo di Cristo e se ognuno impara a mettere in opera i doni. Ovviamente questa unità ordinata dallo Spirito stesso di Cristo si attua tanto meglio nei diversi gruppi laicali quanto più facilmente e chiaramente noi rappresentanti dell'ufficio ci lasciamo guidare dalla "communio affectiva et effectiva" a quanto più nella nostra comunanza si annuncia la volontà di unità.


8. Cari confratelli! Affidandovi oggi nella vostra visita "ad limina" queste riflessioni accompagno le future attività nelle vostre diocesi con i miei migliori auguri di benedizione e con la mia preghiera. Appartiene sempre al compito dei Vescovi il coraggio di contrapporsi alla mentalità comune, anche per il bene della società, il giudizio della fede, dalla quale sgorga un'autentica evidenza ecclesiale come viva. Potrà aiutare, anche l'aperto dialogo fraterno che non deve escludere i contrasti, poiché essi vengono superati dalla più profonda unità della fede comune. così cresce la disponibilità ad una collaborazione responsabile in diverse forme nel compito di salvezza della Chiesa, secondo le varie vocazioni, così cresce una unanimità ricca e profonda nella fede tra Vescovi, preti e laici.

In questo modo si mantiene poi nelle vostre Chiese locali quell'unità dello Spirito nel quale "tutti si amano cordialmente con amore fraterno e nell'onore si prevengono a vicenda" (cfr. Rm 12,10).

Conosco il vostro grande impegno, i vostri sforzi e le vostre preoccupazioni e vi ringrazio per questo: "Pietro, mi ami?", ha chiesto Cristo agli Apostoli, alla cui tomba oggi pregate. Cristo lo ha chiesto a noi tutti.

Rispondiamo in fraterna concordia: "Signore tu sai tutto, sai anche che noi ti amiamo". Sulla tua parola vogliamo di nuovo gettare la rete per una coraggiosa e paziente Evangelizzazione dell'Austria e di tutta l'Europa.

Per questo imparto di cuore a voi, ai vostri preti, a tutti i fedeli che si affidano nel compito di salvezza della Chiesa. Rafforzate e guidateli nei loro molteplici compiti pastorali e preoccupatevi insieme con loro, con iniziative adatte, di avere abbastanza vocazioni di preti e di consacrati. Impegnatevi con loro nel contempo affinché anche i laici diventino sempre più coscienti del loro compito cristiano e cerchino di attuarlo nelle loro diverse condizioni di vita.

Anche loro sono, in quanto cristiani, battezzati e cresimati, non solo ricettori della nostra cura pastorale, ma sono anche chiamati ad una corresponsabilità e ad una partecipazione attiva. Il prossimo Sinodo dei Vescovi ci aiuterà a comprendere ancor più chiaramente la loro posizione e il loro compito nella missione della Chiesa. Non si può trattare nè di una posizione di concorrenza al clero nè di una clericalizzazione dei laici, ma prima di tutto si tratta della specifica partecipazione, a loro adatta, al servizio temporale della Chiesa sotto la guida dei Pastori chiamati da Dio.

Il vostro paese ha già una tradizione lunga e molto ricca nell'Apostolato dei laici in una pluralità di forme. Ci sono quelle forme sperimentate, legate all'Azione cattolica. Questi gruppi prendono parte decisiva alla costruzione della società, secondo lo spirito del Vangelo e nella disponibilità dei cattolici austriaci ad un impegno sociale profondo. A questa associazione si sono aggiunte negli ultimi tempi movimenti e gruppi che danno la preminemza all'approfondimento della fede e alla devozione al compito temporale dei laici. E' evidente che i diversi tipi di Apostolato dei laici hanno la loro necessità ed un carattere che si completa a vicenda. Dobbiamo quindi promuoverli e accompagnare spiritualmente coloro che in essi hanno delle responsabilità. Nella molteplicità e diversità delle associazioni e comunità la comunanza della missione della Chiesa acquista un'importanza grande. La credibilità dell'annuncio non dipende in ultima istanza dell'unità dello Spirito, che domina sulle diverse vie dell'Apostolato. L'ordinamento dell'unità non è da intendere come livellamento di differenze giustificate, può ancora essere raggiunto attraverso una disciplinazione amministrativa. L'unità è proprio possibile alla vostra cura pastorale, nell'amore di Cristo la mia speciale benedizione apostolica.

1987-06-19 Data estesa: Venerdi 19 Giugno 1987




Recita dell'Angelus - Piazza san Pietro, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I santuari mariani: tappe nella strada che porta a Cristo

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle! 1. Con grande giubilo nella Solennità di Pentecoste abbiamo dato inizio all'Anno Mariano, in preparazione al terzo Millennio cristiano, e nella vigilia la recita del Rosario ha visto collegati alcuni dei principali Santuari Mariani della terra.

I Santuari Mariani di tutte le diocesi, in quest'Anno dedicato ad onorare in modo particolare la Madre di Dio, saranno senza dubbio meta privilegiata dei pellegrinaggi dei fedeli.

I Santuari Mariani sono luoghi che testimoniano la particolare presenza di Maria nella vita della Chiesa. Essi fanno parte del patrimonio spirituale e culturale di un popolo e possiedono una grande forza attrattiva e irradiante. In essi - come ho rilevato nell'Enciclica Redemptoris Mater - "non solo individui o gruppi locali, ma a volte intere nazioni e continenti cercano l'incontro con la Madre del Signore, con Colei che è beata perché ha creduto" (n. 28). Per questo, ho aggiunto che si potrebbe forse parlare di una "specifica "geografia" della fede e della pietà mariana, che comprende tutti questi luoghi di particolare pellegrinaggio del Popolo di Dio, il quale cerca l'incontro con la Madre di Dio per trovare, nel raggio della materna presenza di "Colei che ha creduto", il consolidamento della propria fede" ().


2. Santuari Mariani sono come la casa della Madre, tappe di sosta e di riposo nella lunga strada che porta a Cristo; sono delle fucine, dove, mediante la fede semplice e umile dei "poveri in spirito" (cfr. Mt 5,3), si riprende contatto con le grandi ricchezze che Cristo ha affidato e donato alla Chiesa, in particolare i Sacramenti, la grazia la misericordia la carità verso i fratelli sofferenti e infermi.

I Santuari Mariani sono autentici Cenacoli, ove tutte le categorie di fedeli hanno la gioiosa possibilità di immergersi nella preghiera intensa insieme con Maria, la Madre di Gesù (cfr. Ac 1,14), non solo nella preghiera liturgica ma anche in quelle sane forme della pietà popolare, che non di rado manifestano il genio religioso di tutto un popolo, raggiungendo talvolta un impressionante acume teologico, unito ad una straordinaria ispirazione poetica.

Nella recita dell'Angelus di varie domeniche dell'Anno Mariano, intendo dedicare un pensiero ad alcuni Santuari Mariani riflettendo sulla loro storia e sul messaggio spirituale, che i fedeli cercano di cogliere nella esperienza dei loro pellegrinaggi, per viverlo e realizzarlo nella realtà quotidiana.

La Madonna ci assista con la sua protezione.

1987-06-21 Data estesa: Domenica 21 Giugno 1987




Messaggio ad un colloquio di storia ecclesiastica

Titolo: La nobile Lituania può guardare con fierezza alla sua storia antica e recente di nazione cristiana

Testo:

A Mons. Michele Maccarrone Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche Si sono di recente celebrate alcune ricorrenze centenarie significative ed importanti per la storia e la vita della Chiesa. Prendendo occasione da esse, il benemerito Pontificio Comitato di Scienze Storiche, da Lei diretto, ha organizzato Congressi e Colloqui di Storia della Chiesa, che hanno riscosso giusto apprezzamento nel campo scientifico internazionale. Nel 1985, in occasione del IX centenario della morte del grande Papa Gregorio VII, (1085-1985), fu promosso il Congresso "La Riforma Gregoriana e l'Europa", che raccolse a Salerno più di 300 studiosi provenienti da ogni parte del mondo. Lo scorso anno, poi, indirizzai a Lei un messaggio ed ebbi la gioia di ricevere gli studiosi raccolti nell'Urbe per commemorare, con apprezzati contributi scientifici, l'VIII centenario degli inizi del Cristianesimo in Livonia-Lettonia (1186-1986).

Apprendo ora con piacere che il Pontificio Comitato di Scienze Storiche si appresta a ricordare, col contributo di insigni studiosi di storia della Chiesa, un'altra tappa, l'ultima per così dire, della cristianizzazione d'Europa.

In occasione del VI centenario del Battesimo della Lituania (1387-1987), infatti, ha organizzato un Colloquio Internazionale di Storia Ecclesiastica su "La Cristianizzazione della Lituania", che si svolgerà a Roma, dal 24 al 26 giugno, presso la Pontificia università Gregoriana.

La nobile nazione lituana, cara ai miei Venerati Predecessori e particolarmente vicina al mio cuore, può guardare con fierezza alla sua storia antica e recente, in seno alla grande famiglia delle nazioni cristiane d'Europa.

Fra queste, la Lituania è, in verità, la più giovane figlia della Chiesa di Roma ed è tanto più cara in quanto seppe dare una generosa testimonianza di fede, di santità e di attaccamento a questa Sede apostolica, non venendo mai meno a tale fedeltà, nonostante molteplici avverse vicissitudini e tribolazioni di vario genere, durante i sei secoli di adesione al messaggio cristiano.

Sappiamo che non furono nè un ostinato legame al paganesimo nè ostilità verso la religione cristiana a trattenere così a lungo il popolo lituano dall'abbracciare il Vangelo di Cristo. Infatti, lo Stato lituano, ufficialmente pagano, comprendeva, sin dai secoli XIII-XIV, vaste regioni abitate dalle genti slave, che professavano liberamente la fede cristiana, ricevuta precedentemente nel rito greco-slavo. Persino nella famiglia del Granduca e di alcuni Duchi pagani si trovavano, fra mogli e figli, persone che avevano ricevuto il battesimo e vivevano cristianamente.

Il ritardo nella conversione dei Lituani è dovuto soprattutto allo scontro politico-istituzionale tra coloro che rappresentavano l'Europa cristiana e i governanti dello Stato lituano autonomo, vigoroso, geloso della sua libertà e sovranità; scontro che si manifesto già nella prima metà del secolo XIII e si protrasse per quasi 150 anni. Il promettente esordio della cristianizzazione col battesimo del Granduca Mindaugas (1251) e la sua incoronazione a re di Lituania (1253) si dissolse nel nulla a causa di tali contrasti, legati ad interessi politico-territoriali, nonostante che i Sommi Pontefici del tempo avessero sinceramente appoggiato i primi passi della nascente Chiesa in Lituania. Con la morte violenta del re Mindaugas (1263) ebbe fine la pur promettente prima comunità ecclesiale e si dovettero attendere i tempi del Granduca Jogaila (Iagellone), che, nel 1387, promosse il battesimo del popolo lituano, fondando la diocesi di Vilnius ed assicurando il libero espandersi della religione cattolica. La regione occidentale della Samigizia, invece, potè aprirsi completamente al Vangelo di Cristo soltanto nel 1413-1417.

Su questa ed altre vicende del faticoso cammino della nazione lituana verso la "vera luce che illumina ogni uomo" (Jn 1,9) parleranno e discuteranno per tre giorni specialisti di storia dei Paesi baltici e vicini. I loro studi porteranno un contributo di valore per una migliore comprensione del contesto storico, culturale e religioso dell'incontro tra l'antico Occidente cristiano e la Lituania, entrata 600 anni fa a far parte dell'Europa cristiana. Grazie a quell'incontro felice e provvidenziale, i Lituani poterono attingere alle ricchezze ed energie, specialmente spirituali ed intellettuali, che costituivano l'eredità comune dell'Europa, e fondendole con i tesori del genio nazionale, poterono sviluppare e far prosperare nel loro Paese atti e scienze umane, morali, storiche, politiche e sociali.

Nell'esprimere l'auspicio che il Colloquio serva ad approfondire la memoria storica di vicende ecclesiali tanto ricche di riflessioni e di ammaestramenti, invoco la divina assistenza sui partecipanti, in modo particolare sui Relatori, ed invio di cuore la mia benedizione apostolica, con uno speciale pensiero per Lei, gli organizzatori ed i promotori del Colloquio.

Dal Vaticano, 21 Giugno 1987.








IOANNES PAULUS PP. II

1987-06-21 Data estesa: Domenica 21 Giugno 1987




Agli assistenti ecclesiastici dell'Azione Cattolica Italiana - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Fedeltà alla missione sacerdotale per un'azione cattolica che sia scuola di laici maturi e corresponsabili

Testo:

Carissimi! 1. Sono lieto di potermi incontrare oggi con voi, Assistenti Ecclesiastici dell'Azione Cattolica Italiana, riuniti a Roma in occasione del vostro Convegno Nazionale per riflettere sul tema "Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo", nella prospettiva dell'ormai imminente Sinodo dei Vescovi. Non poteva mancare una meditazione in comune su tale impegnativo argomento da parte dell'Azione Cattolica e, in Particolare, da parte di coloro che, per mandato dei Vescovi. svolgono in essa, come sacerdoti, il loro compito ministeriale.

Desidero esprimere il mio sincero affetto per voi qui presenti, per i vostri confratelli e per tutta l'Azione Cattolica Italiana, la quale nei più di cento anni della sua storia ha vissuto con generosità la sua specifica vocazione a collaborare con l'apostolato proprio della Gerarchia.

Un saluto particolarmente cordiale rivolgo al nuovo Assistente Generale, Mons. Antonio Bianchin, e gli porgo i miei auguri per il suo lavoro in seno all' Azione Cattolica.


2. In questo incontro sento il dovere di rivolgervi una parola di apprezzamento e di stima per la delicata missione che voi, come Assistenti Ecclesiastici, svolgete nei vari rami dell'Azione Cattolica a livello diocesano e parrocchiale. Voi siete chiamati a rendere presente ed operante nelle associazioni la sollecitudine pastorale del Vescovo e a garantire la piena ed effettiva comunione di pensieri e di intenti dei Soci con lui.

La missione dell'Assistente ecclesiastico è anzitutto sacerdotale e.

perciò, diretta ad educare alla fede ed a far crescere nella vita interiore, giustamente definita "anima di ogni apostolato". Vostro compito precipuo è di portare a vivere il primato dello spirituale, cioè della preghiera, del religioso ascolto della Parola di Dio, in modo che i laici di Azione Cattolica rispondano con letizia e generosità alla chiamata alla santità ed alla loro missione specifica secondo il Vangelo. "Tutti i fedeli... saranno ogni giorno più santificati nelle loro condizioni di vita, nei loro doveri o circostanze, se accettano tutto con fede dalla mano del Padre celeste e cooperano con la volontà divina, manifestando a tutti, nello stesso servizio temporale, la carità con la quale Dio ha amato il mondo" (LG 41). Chiamati come siete ad essere educatori qualificati alla vita di fede, alla preghiera personale e comunitaria, alla partecipazione attiva e consapevole all'Eucaristia e alla vita sacramentaria, siate perciò attenti nell'accompagnare ciascun Socio nel cammino verso la "maturità cristiana"; siate guide sicure, da cui i Laici sappiano di poter ricevere luce e forza spirituale per la formazione all'apostolato loro proprio.

Per questo voi avete un particolare dovere di esprimere con tutta la vostra vita la proposta evangelica che offrite loro. Essi vi chiedono che nelle vostre persone e nel vostro comportamento ci sia una autentica e trasparente presenza di Cristo Pastore e Sacerdote delle anime. Siate pertanto appassionati e gioiosi testimoni della vostra vocazione presbiterale e del vostro ministero, vissuto e realizzato in piena comunione con i vostri Pastori e i vostri Confratelli, e in leale adesione col Magistero della Chiesa! 3. La missione dell'Assistente ecclesiastico è, poi, finalizzata a promuovere negli aderenti all'Associazione la loro tipica vocazione laicale nelle sue implicazioni e nella sua specificità di collaborazione organizzata all'apostolato proprio della Gerarchia. Prodigatevi pertanto nelle diocesi e nelle vostre Associazioni per il riconoscimento della dignità e della responsabilità dei Laici e del loro ruolo specifico nell'ambito della missione della Chiesa: uomini, donne, giovani, adolescenti, ragazzi, i quali, in quanto battezzati, intendono rispondere all'invito di Cristo, che li chiama, e intendono condividere la vita e la missione della Chiesa mediante un'esistenza inserita nei compiti e nelle attività della vita familiare, professionale, sociale, scolastica. Ciò comporta, per voi, l'impegno ad educarli a stimare le diverse vocazioni cristiane, secondo le articolazioni del Corpo Mistico di Cristo; come coinvolgendoli come corresponsabili nelle opere parrocchiali, come animatori della Liturgia, come catechisti, come evangelizzatori del mondo della politica, della cultura, dell'economia, della famiglia, delle professioni, del lavoro. Sono necessarie figure laicali cristiane autentiche che veramente "si impegnano in forma vocazionale alla diffusione del Vangelo, per farlo risuonare nei vari ambienti, per riproporne esplicitamente le superiori ragioni; per rivendicarne l'irriducibile determinazione a pro dell'uomo, e permeare del Vangelo le diverse espressioni culturali, le manifestazioni di costume, la mentalita corrente" (Discorso del 12 Febbraio 1983, n. 3; Insegnamenti VI/1 [1983], 405).


4. La vostra missione è orientata a costruire la comunione. Il Sacerdote Assistente è nell'Associazione "quale partecipe della missione del Vescovo, segno della sua presenza e membro del presbiterio" (Statuto, art. 10); perciò, egli deve promuovere il senso e la dimensione ecclesiale dell'Associazione, che è costituzionalmente inserita nella realtà quotidiana della diocesi e delle sue articolazioni parrocchiali. aprendola tuttavia ed indirizzandola alla visione ed alla condivisione delle attese e dei problemi della Chiesa universale.

Se gli Assistenti - in stretta comunione con l'Assistente Generale - opereranno con impegno e fedeltà, l'Azione Cattolica diventerà: palestra di comunione apostolica e scuola di generosa risposta alla vocazione personale; - luogo di approfondita riflessione e di autentica sperimentazione di un corretto rapporto fra vita di fede e impegno nella storia degli uomini perché si compia il Mistero della salvezza; - ambiente appropriato per lo stimolo ed il sostegno di tutto il laicato verso l'ulteriore sviluppo di una corretta teologia del laicato, per un piu incisivo apporto al vissuto dei laici cristiani nella comunità ecclesiale e nella società civile in questo momento di prospettive particolarmente impegnative per il futuro del Paese.

Carissimi Confratelli nel Sacerdozio, ho voluto sottolineare alcuni elementi della vostra missione "sacerdotale" nell'ambito dell'Azione Cattolica.

Voi partecipate alla vita dell'Associazione e delle sue articolazioni "per contribuire ad alimentare la vita spirituale ed il suo senso apostolico ed a promuovere l'unità" (art. 10).

La vostra azione, il vostro apostolato specifico, la vostra missione di "padri spirituali" e di educatori nella fede per le singole persone sono elementi fondamentali per la formazione dei Soci, per la preparazione dei Responsabili e degli Animatori. Questo vi chiede il Papa, questo vi chiedono i Vescovi, questo vi chiede l'Azione Cattolica, questo vi chiedono soprattutto i Soci dell'Azione Cattolica, che intendono gioiosamente e responsabilmente offrire la loro "diretta collaborazione con la Gerarchia per la realizzazione del fine generale apostolico della Chiesa" (Statuto, art. 1)! Molti di voi conservano indubbiamente nel cuore il ricordo grato e commosso di tanti Sacerdoti che, silenziosi e prudenti, umili e forti, lieti e generosi, hanno lasciato un'orma indelebile nelle anime di intere generazioni di ragazzi e di giovani, di uomini e di donne, da essi formati alla vita spirituale e all'apostolato nell'Azione Cattolica. Il Signore, che ce li ha dati a nostra edificazione e conforto, li ricompensi come solo Lui sa fare.

La Madonna Santissima guidi maternamente i vostri passi in particolare in quest'Anno Mariano.

Con questi voti, la mia benedizione apostolica vi accompagni nel vostro ministero sacerdotale.

1987-06-23 Data estesa: Martedi 23 Giugno 1987










GPII 1987 Insegnamenti - Ai Vescovi dell'Austria in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)