GP2 Discorsi 1999 60


AL COMITATO DI INFORMAZIONE


ED INIZIATIVE PER LA PACE (COMIN)


Venerdì, 5 marzo 1999




Illustri Signori e gentili Signore!

1. Benvenuti a questo incontro da voi tanto desiderato! Grazie per la vostra visita, con la quale intendete manifestare stima e devozione per il Successore di Pietro e per il suo magistero.

Desidero esprimere sentimenti di particolare gratitudine al Presidente, il Prof. Giovanni Conso, per le cortesi espressioni che ha voluto indirizzarmi a nome dei membri del vostro Comitato e di tutti i presenti. Dalle sue parole emerge il lodevole impegno messo in atto dal vostro Sodalizio e la passione con cui ciascuno di voi pone le proprie competenze a servizio della causa della pace e della ricerca delle vie più adeguate per realizzare la giusta cooperazione tra gli uomini e tra i Popoli.

Per promuovere concretamente il bene prezioso della pace e salvaguardarlo quando è in pericolo, avete scelto di essere presenti, attraverso gli opportuni canali diplomatici, nei contesti più a rischio, offrendo ai responsabili della Nazioni in conflitto informazioni e contributi scientifici e morali utili ad un'equa soluzione dei problemi.

2. Nel nostro tempo, il progresso scientifico, le conquiste spaziali, la facilità e la rapidità delle comunicazioni, la maggiore conoscenza tra i popoli, il tramonto delle ideologie che hanno dominato il ventesimo secolo e le informazioni sempre più complete circa le tragedie da esse originate hanno fatto crescere in larghissimi strati della popolazione mondiale l'orrore nei confronti della guerra ed un profondo desiderio di pace. Contestualmente, i conflitti che purtroppo insanguinano ancora diverse regioni del Pianeta sono vissuti come un'offesa alla dignità della persona ed una profonda ferita alle legittime aspirazioni degli uomini e delle donne del nostro tempo.

61 Si tratta di un sentimento che va costantemente coltivato ed incoraggiato, poiché soltanto dal rigetto di ogni forma di violenza e dalla ricerca sincera di una convivenza nella quale ai rapporti di forza subentri lo sforzo della collaborazione, possono scaturire le premesse indispensabili per la costruzione di un mondo civile e solidale.

Questa aspirazione convinta alla pace è strettamente legata alla realizzazione di alcune condizioni essenziali al suo crescere e al suo consolidarsi, che si identificano sostanzialmente con la difesa dei diritti umani, senza i quali inevitabilmente si moltiplicano i germi della instabilità, della ribellione e della violenza. Questi diritti, che sono civili e politici, ma anche economici, sociali e culturali, riguardano tutte le fasi della vita umana e vanno rispettati in ogni contesto. Essi formano un insieme unitario, orientato decisamente alla promozione di tutti gli aspetti del bene della persona e della società, e vanno promossi in modo organico ed integrale. Soltanto la difesa della loro universalità e indivisibilità, infatti, è in grado di favorire la costruzione di una società pacifica e lo sviluppo integrale delle nazioni.

3. Il rispetto dei diritti umani è strettamente legato a quello dei diritti di Dio. Non c'è futuro di pace per una società che non rispetta Dio. Le terribili esperienze vissute dall'umanità nel secolo che sta per concludersi lo dimostrano con drammatica evidenza. Laddove si è propagato ed imposto con la forza l'ateismo, troppo spesso alla pretesa di eliminare Dio ha corrisposto il disprezzo della dignità dell'uomo.

Ecco perché ogni comunità umana, che aspira alla pace, non può non porre a base della sua convivenza il riconoscimento del primato di Dio e il rispetto della libertà religiosa. La religione risponde alle aspirazioni più profonde della persona, ne determina la visione del mondo, ne guida il rapporto con gli altri ed offre la risposta alla questione del vero significato dell'esistenza nell'ambito personale e sociale. Conseguentemente, la libertà religiosa costituisce il cuore dei diritti umani ed esige la massima considerazione da parte dei singoli e degli Stati.

4. Illustri Signori e Signore, la pace è un ideale da coltivare nel cuore dell'umanità! Allo sforzo per superare le cause dei conflitti si deve accompagnare una costante azione dei credenti e degli uomini di buona volontà, perché cresca la cultura della pace soprattutto nelle nuove generazioni. Mi sono ben note, al riguardo, le molteplici e coraggiose iniziative con cui, senza interessi personali, operate per suscitare nei governanti e nei semplici cittadini una convinta adesione a progetti di riconciliazione e di fraterna solidarietà.

Vi esorto a continuare su questa strada, moltiplicando occasioni di dialogo e di educazione alla pace nei più svariati contesti e non lasciandovi scoraggiare dagli inevitabili ostacoli. Vi sostenga la parola di Gesù, il quale, proclamando beati gli operatori di pace, ha loro promesso un rapporto nuovo con Dio e la gioia di sentirsi parte di una umanità riconciliata ed unita nell'amore del Padre (cfr
Mt 5,9).

Con tali auspici, affidando ciascuno di voi, le vostre famiglie ed il vostro impegno a Colei che il Popolo cristiano invoca come Regina della pace, di cuore vi imparto la Benedizione Apostolica.


AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA GENERALE


DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI


Sala del Concistoro - Sabato, 6 marzo 1999




Signor Presidente,
Signore e Signori Accademici,
Signore e Signori,

62 1. Sono lieto di accogliervi in occasione della quinta Assemblea generale della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Porgo i miei vivi ringraziamenti al Signor Edmond Malinvaud, vostro Presidente, per il messaggio che mi ha appena rivolto a nome di tutti voi. La mia gratitudine va anche a Monsignor Marcelo Sánchez Sorondo e a tutte le persone che, nel corso dell'anno, si sforzano di coordinare i vostri lavori.

Per il terzo anno consecutivo, proseguite le vostre riflessioni sul tema del lavoro, mostrando così l'importanza che occorre attribuire a questa questione, non solo sul piano economico ma anche nell'ambito sociale e per lo sviluppo e la crescita delle persone e dei popoli. L'uomo deve essere al centro della questione del lavoro.

2. La società è sottoposta a molteplici trasformazioni, in funzione dei progressi scientifici e tecnologici, così come della mondializzazione dei mercati; sono elementi che possono risultare positivi per i lavoratori, in quanto sono fonte di sviluppo e di progresso, ma possono anche esporre le persone a numerosi rischi, mettendole al servizio degli ingranaggi dell'economia e della ricerca sfrenata di produttività.

La disoccupazione è una fonte di disperazione e «può diventare una vera calamità sociale» (Enciclica Laborem exercens
LE 18); essa rende fragile uomini e intere famiglie, facendoli sentire emarginati, poiché stentano a soddisfare i loro bisogni fondamentali e non si sentono né riconosciuti né utili alla società. Da qui nasce la spirale dell'indebitamento, da cui è difficile uscire e che comunque presuppone comprensione da parte delle istituzioni pubbliche e sociali e sostegno e solidarietà da parte della comunità nazionale. Vi sono grato per la vostra ricerca di vie nuove relative alla riduzione della disoccupazione; le soluzioni concrete sono indubbiamente difficili, in quanto i meccanismi dell'economia sono molto complessi e inoltre sono quasi sempre di ordine politico e finanziario. Molte cose dipendono anche dalle norme in vigore nell'ambito fiscale e sindacale.

3. L'occupazione è indubbiamente una sfida importante della vita internazionale. Essa presuppone una sana ripartizione del lavoro e la solidarietà fra tutte le persone in età lavorativa e idonee a lavorare. In questo spirito, non è normale che alcune categorie di professionisti si preoccupino in primo luogo di preservare i vantaggi acquisiti, il che non può che avere ripercussioni nefaste sull'occupazione in seno a una nazione. Inoltre, l'organizzazione parallela del lavoro nero lede gravemente l'economia di un Paese, in quanto costituisce un rifiuto a partecipare alla vita nazionale mediante i contributi sociali e le imposte; allo stesso tempo essa pone alcuni lavoratori, soprattutto donne e bambini, in una situazione incontrollabile e inaccettabile di sottomissione e di servilità, non solo nei Paesi poveri ma anche in quelli industrializzati. È dovere delle Autorità fare in modo che, rispetto all'occupazione e al codice del lavoro, tutti abbiano le stesse possibilità.

4. Per ogni persona, il lavoro è un elemento fondamentale. Esso contribuisce all'edificazione del suo essere, in quanto è parte integrante della sua vita quotidiana. La pigrizia non dà alcuna risorsa interiore e non permette di progettare il futuro; non solo implica «povertà e miseria » (Tb 4,13), ma è anche nemica della vita morale (cfr Si 33,29). Il lavoro conferisce a ogni individuo un posto nella società, attraverso la giusta percezione di sapersi utile alla comunità umana e mediante lo sviluppo di relazioni fraterne; permette inoltre di partecipare in modo responsabile alla vita della nazione e di contribuire all'opera del creato.

5. Fra le persone dolorosamente colpite dalla disoccupazione vi è un numero considerevole di giovani. Al momento di presentarsi sul mercato del lavoro, essi hanno spesso l'impressione che risulterà loro difficile trovare un posto nella società ed essere riconosciuti nel loro giusto valore. In questo ambito, tutti i protagonisti della vita politica, economica e sociale sono chiamati a raddoppiare i loro sforzi a favore dei giovani, che devono essere considerati come uno dei beni più preziosi di una nazione, e ad accordarsi per offrire formazioni professionali sempre più adatte alla situazione economica del momento e una politica più fortemente orientata all'occupazione per tutti. In tal modo s'infonderanno nei giovani una fiducia e una speranza rinnovate, giovani che possono a volte avere l'impressione che la società non abbia veramente bisogno di loro; tutto ciò ridurrà sensibilmente le disparità fra le classi sociali, così come i fenomeni della violenza, della prostituzione, della droga e della delinquenza che attualmente continuano ad aumentare. Incoraggio tutti coloro che svolgono un ruolo nella formazione intellettuale e professionale dei giovani a seguirli, a sostenerli e a incoraggiarli affinché possano inserirsi nel mondo del lavoro. Un impiego sarà per essi il riconoscimento delle loro capacità e dei loro sforzi, e offrir à loro un futuro personale, familiare e sociale. Allo stesso modo, mediante un'educazione appropriata e gli aiuti sociali necessari, è opportuno aiutare le famiglie in difficoltà per ragioni professionali e insegnare alle persone e alle famiglie a basso reddito a saper gestire il loro bilancio e a non lasciarsi attirare dai beni illusori che la società del consumo propone. L'eccessivo indebitamento è una situazione da cui è spesso difficile uscire.

6. Poiché l'occupazione non può aumentare all'infinito, è importante prospettare, in virtù della solidarietà umana, una riorganizzazione e una migliore ripartizione del lavoro, senza dimenticare la condivisione necessaria delle risorse con quanti sono disoccupati. La solidarietà effettiva fra tutti è più che mai necessaria, in particolare per i disoccupati da lunga data e per le loro famiglie, che non possono restare nella povertà e nella privazione senza che la comunità nazionale si mobiliti; nessuno deve rassegnarsi al fatto che alcune persone restino senza lavoro.

7. In seno a un'impresa, la ricchezza non è costituita unicamente dai mezzi di produzione, dal capitale e dal profitto, ma proviene in primo luogo dagli uomini che, attraverso il loro lavoro, producono quelli che divengono poi beni di consumo o di servizio. In tal modo, tutti i salariati, ognuno al suo livello, devono avere la loro parte di responsabilità, concorrendo al bene comune dell'impresa e, in definitiva, dell'intera società (cfr Sollicitudo rei socialis SRS 38). È fondamentale aver fiducia nelle persone, sviluppare un sistema che privilegi il senso dell'innovazione da parte degli individui e dei gruppi, la partecipazione e la solidarietà (cfr Ibidem, n. 45), e che favorisca in modo fondamentale l'occupazione e la crescita. La valorizzazione delle competenze delle persone è un elemento motore dell'economia. Percepire un'impresa unicamente in termini economici o di competitività comporta dei rischi; ciò mette in pericolo l'equilibrio umano.

8. I capi d'impresa e i responsabili devono essere consapevoli che è essenziale basare il proprio operato sul capitale umano e sui valori morali (cfr Veritatis splendor VS 99-101), in particolare sul rispetto delle persone e del loro bisogno inalienabile di avere un lavoro e di vivere del frutto della loro attività professionale. Non bisogna inoltre dimenticare la qualità dell'organizzazione delle imprese, la partecipazione di tutti al loro buon andamento, insieme a un'attenzione rinnovata per i rapporti sereni fra tutti i lavoratori. Auspico una mobilitazione sempre più profonda dei diversi attori della vita sociale e di tutti i partner sociali affinché s'impegnino, nel posto che corrisponde loro, a essere servitori dell'uomo e dell'umanità, mediante decisioni nelle quali la persona umana, in particolare il più debole e il più bisognoso, occupi il posto centrale e sia veramente riconosciuto nella sua responsabilità specifica. La mondializzazione dell'economia e del lavoro richiede parimenti una mondializzazione delle responsabilità.

9. Gli squilibri fra i Paesi poveri e quelli ricchi continuano ad aumentare. I Paesi industrializzati hanno un dovere di giustizia e una grave responsabilità verso i Paesi in via di sviluppo. Le disparità sono sempre più evidenti. Paradossalmente, alcuni Paesi che hanno ricchezze naturali nel loro suolo e nel loro sottosuolo sono oggetto di uno sfruttamento inaccettabile da parte di altri Paesi. In tal modo popolazioni intere non possono beneficiare delle ricchezze della terra che appartiene loro, né del loro lavoro. Occorre offrire a queste nazioni la possibilità di svilupparsi grazie alle loro risorse naturali, associandole più strettamente ai movimenti dell'economia mondiale.

63 10. All'origine di un rinnovamento dell'occupazione vi sono un dovere etico e la necessità di cambiamenti fondamentali delle coscienze. Qualsiasi sviluppo economico che non terrà conto dell'aspetto umano e morale, tenderà a schiacciare l'uomo. L'economia, il lavoro, l'impresa sono prima di tutto al servizio delle persone. Le scelte strategiche non si possono fare a detrimento di quanti lavorano in seno all'impresa. È importante offrire a tutti i nostri contemporanei un impiego, grazie a una ripartizione giusta e responsabile del lavoro. Indubbiamente è anche ipotizzabile una revisione del legame fra salario e lavoro, per rivalorizzare occupazioni manuali che sono spesso faticose e considerate subalterne. In effetti, la politica salariale presuppone il tener conto non solo del rendimento dell'impresa ma anche delle persone.

Uno scarto troppo grande fra gli stipendi è ingiusto in quanto svilisce un certo numero di occupazioni indispensabili e approfondisce disparità sociali dannose per tutti.

11. Per raccogliere le sfide alle quali la società deve far fronte alla soglia del terzo millennio, esorto la comunità cristiana a impegnarsi sempre più accanto alle persone che lottano a favore dell'occupazione e a procedere con gli uomini sulla via di un'economia sempre più umana (cfr Enciclica Centesimus annus
CA 62).

In questo spirito vi ringrazio per l'apprezzabile servizio che rendete alla Chiesa essendo particolarmente attenti ai fenomeni della società, che sono importanti per l'uomo e per l'insieme dell'umanità. Affidandovi all'intercessione di San Giuseppe, Patrono dei lavoratori, e della Vergine Maria, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica, che estendo alle vostre famiglie e a tutte le persone che vi sono care.

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


AL TERMINE DEL SANTO ROSARIO


Aula Paolo VI - Sabato, 6 marzo 1999

Ringrazio cordialmente tutti voi, che avete preso parte alla recita del santo Rosario, in questo primo sabato di marzo, mese dedicato a San Giuseppe, sposo di Maria Santissima e patrono della Chiesa universale. Saluto i gruppi di fedeli provenienti da Tivoli, Castelfranco di Sopra, Foggia, Napoli; il Movimento per la Vita di Cervia, il Lions Club di Andria, i volontari, collaboratori e ragazzi dell'Istituto "Casal del Marmo" di Roma e i bambini della Scuola "Santa Dorotea" di Montecchio Emilia con i loro genitori ed insegnanti.


Un pensiero particolare rivolgo ai giovani universitari: a quelli presenti come a quanti sono collegati con noi per mezzo della Radio Vaticana. Carissimi universitari, vi saluto con affetto! Abbiamo meditato il mistero dell'amore di Dio Padre, di cui Maria è la prima testimone, ed abbiamo invocato per tutti gli universitari del mondo il dono della riconciliazione e della misericordia. Questa sera ho la gioia di condividere con voi l'inizio del pellegrinaggio della Croce nelle vostre Università. Sappiate riconoscere nella Croce il segno più eloquente della misericordia del Signore, capace di suscitare in ogni comunità accademica un rinnovato slancio verso Colui che è fondamento e certezza di ogni itinerario di ricerca intellettuale.

Sono uniti a noi nella preghiera i vostri colleghi delle Università di Buenos Aires, New York, Czestochowa e Santiago de Compostela. Questa iniziativa ci proietta già verso la Giornata Mondiale della Gioventù e l'incontro mondiale dei docenti universitari dell'anno Duemila. Preparatevi, cari universitari di Roma, ad accogliere i vostri coetanei che giungeranno da ogni parte del mondo. Con l'aiuto di Maria siate apostoli nel mondo universitario.

¡Saludo con afecto a los universitarios de Buenos Aires! Doy las gracias a Mons. Raúl Rossi y a las autoridades académicas. Queridos jóvenes: vosotros tenéis la misión de animar vuestras comunidades universitarias en vista del Gran Jubileo, que quiere ser ocasión para una profunda renovación espiritual y cultural. Confío en vuestra colaboración para el buen desarrollo de la Jornada Mundial de la Juventud del año dos mil. Espero que muchos de vosotros podáis vivirla en Roma.

I extend an affectionate greeting to the students of Columbia University in New York, gathered in Notre Dame Church with Monsignor Anthony Mestice. You remind me of my recent joyful visit to the United States. I renew my trust in you, and I encourage you in your efforts to be good Christians within your own culture. May the approach of the Great Jubilee prompt you to be ever more faithful to Christ, and ever more active in bearing witness to the Gospel in today's world.

Ze szczególna serdecznoscia pozdrawiam studentów z Czestochowy i z innych osrodków akademickich, którzy pod przewodnictwem Ksiedza Arcybiskupa Stanislawa Nowaka zgromadzili sie w Jasnogórskim Sanktuarium. Glos waszej modlitwy obudzil we mnie wiele wspomnien. Bardzo cenny jest wasz aktywny udzial w duszpasterstwie akademickim. Daje nadzieje, ze rozwój nauki i kultury w naszej Ojczyznie nadal bedzie zakorzeniony w wielowiekowej, chrzescijanskiej tradycji. Prosze was, abyscie zawierzyli Jasnogórskiej Królowej jubileuszowe inicjatywy osrodków uniwersyteckich w calym swiecie, a szczególnie Swiatowy Dzien Mlodziezy, który odbedzie sie w przyszlym roku w Rzymie. Niech Bóg wam blogoslawi!

64 [Con particolare emozione saluto gli universitari di Czestochowa e di altri centri, riuniti in preghiera nel Santuario di Jasna Gora, intorno a Mons. Stanislaw Nowak. La voce della vostra preghiera ha risvegliato tanti ricordi nel mio cuore. Apprezzo l'impegno con cui collaborate alla pastorale universitaria. Questo dà la fiducia che la crescita culturale della nostra Patria sarà sempre radicata nella plurisecolare tradizione cristiana. Vi chiedo di affidare alla Regina di Jasna Gora il cammino giubilare di tutti gli universitari del mondo e in particolar modo la Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Roma nel prossimo anno. Dio vi benedica!]

Mi saludo se dirige, finalmente, a los universitarios de Santiago de Compostela, reunidos en la Catedral guiados por Mons. Julián Barrio. Os agradezco el entusiasmo con el que habéis querido participar en este encuentro, ofreciendo en directo vuestro testimonio en el marco del Año Jubilar Compostelano. Aseguro mi oración para que éste sea un acontecimiento de gracia para tantos universitarios que participarán el próximo mes de agosto en el encuentro europeo de jóvenes. Confío mucho en vuestro empeño por animar los ambientes universitarios, de modo que puedan prepararse adecuadamente al Gran Jubileo.

Al termine di questo nostro incontro, sono lieto di impartire a tutti la Benedizione Apostolica.

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AL VESCOVO DI SUSA IN OCCASIONE DEL PRIMO CENTENARIO


DELL'EREZIONE DELLA STATUA DELLA MADRE DEL SIGNORE


SUL MONTE ROCCIAMELONE




Al Venerato Fratello VITTORIO BERNARDETTO
Vescovo di Susa

1. Ho appreso con gioia che quest'anno la Chiesa che è in Valsusa celebra il primo centenario dell'erezione della statua della Madre del Signore sul monte Rocciamelone. Ricordando con animo grato la festosa accoglienza riservatami il 14 luglio 1991, in occasione della mia Visita pastorale a Susa, e l'intenso momento di preghiera vissuto nella Cattedrale di San Giusto davanti al Trittico che Bonifacio Rotario, cittadino di Asti, portò su quella vetta il 1° settembre 1358, desidero unirmi spiritualmente ai festeggiamenti con cui l'intera comunità diocesana intende sottolineare il significativo anniversario.

Cent'anni or sono, in ideale continuità con l'antico gesto di fede che diede inizio alla devozione mariana sul Rocciamelone, il Prevosto della Cattedrale, Canonico Antonio Tonda, ed il Professor Giovanni Battista Ghirardi, incoraggiati dal Beato Vescovo Edoardo Giuseppe Rosaz, pensarono di erigere alla Vergine sulla montagna più alta delle Alpi occidentali una statua, che fu poi realizzata con il contributo generoso di 130.000 «bimbi d'Italia». Con tale iniziativa, la Chiesa che è in Valsusa, imitando il discepolo che Gesù amava (cfr Jn 19,27), mostrò di voler accogliere Maria «nella sua casa », perché ripetesse ai figli ed alle figlie di codesta terra, come un giorno a Cana di Galilea: «Fate quello che vi dirà» (Jn 2,5).

La presenza di Maria ha reso così il Rocciamelone un centro di evangelizzazione, dove i fedeli, accogliendo come dalle labbra della Madre il messaggio della salvezza, possono ritrovare a gustare con freschezza nuova la gioia e la dignità di figli adottivi di Dio. Quante cose potrebbe raccontare l'immagine della Vergine! Vittorie sull'egoismo e sul peccato, perdoni dati ed accolti, gesti di riconciliazione e di altruismo, che hanno trasformato la storia del Rocciamelone in una singolare «storia di anime», i cui capitoli sono custoditi con cura gelosa nel cuore della Madre.

2. Ai piedi della croce, Gesù pronunciò quelle parole che sono quasi un testamento: «Donna, ecco il tuo figlio» (Jn 19,26). «La Madre di Cristo, trovandosi nel raggio diretto del mistero pasquale che comprende l'uomo - ciascuno e tutti -, viene data all'uomo - a ciascuno e a tutti - come madre. Quest'uomo ai piedi della Croce è Giovanni, "il discepolo che egli amava". Tuttavia, non è lui solo. Seguendo la Tradizione, il Concilio non esita a chiamare Maria "Madre di Cristo e Madre degli uomini"» (Redemptoris Mater RMA 23).

Da quel momento più nessuno sulla terra sarà ormai «orfano». La Chiesa, di ciò ben consapevole, non ha cessato di trarre benefiche conseguenze dalla «maternità» di Maria. In particolare, nel Concilio Ecumenico Vaticano II ha riconosciuto che la partecipazione della Vergine di Nazareth all'opera della redenzione l'ha resa per il popolo cristiano «madre, modello e membro sovreminente e del tutto singolare» (cfr Lumen gentium LG 53), attribuendo alla sua intercessione una dimensione universale nello spazio e nel tempo: Ella è Madre di tutti e Madre per sempre. La sua missione ha lo scopo di riprodurre nei credenti i lineamenti del Figlio primogenito (cfr Paolo VI, Marialis cultus, 57), portandoli al tempo stesso a recuperare in modo sempre più netto quell'immagine e somiglianza di Dio nella quale sono stati creati (cfr Gn 1,26).

Su questa sollecitudine della Madre celeste i fedeli sanno di poter contare: Maria non li abbandona mai. Accogliendola nella propria casa come dono supremo del cuore di Cristo crocifisso, essi si assicurano una presenza singolarmente efficace nel compito di testimoniare davanti al mondo in ogni circostanza la fecondità dell'amore ed il senso autentico della vita.

65 3. La ricorrenza centenaria diventa, dunque, per codesta Comunità diocesana occasione privilegiata per adorare «il sapiente disegno di Dio, il quale ha collocato nella sua Famiglia - la Chiesa -, come in ogni focolare domestico, una figura di Donna, che nascostamente e in spirito di servizio veglia per essa e benignamente ne protegge il cammino verso la patria, finché giunga il giorno glorioso del Signore» (Paolo VI, Marialis cultus, Introduzione).

Iniziativa importante, nel contesto delle celebrazioni, sarà la peregrinatio della venerata Immagine in tutte le parrocchie della diocesi. Auspico di cuore che, come già avvenne nel 1948, al termine della Seconda Guerra Mondiale, tale evento costituisca, grazie alla collaborazione fattiva dei sacerdoti, dei religiosi e dell'intera comunità ecclesiale, un momento privilegiato di evangelizzazione, di formazione e di impegno cristiano. Il passaggio della statua della Madonna nelle diverse Vicarie costituisca un tempo propizio per celebrare il mistero di Cristo in unione con la sua Madre, e contribuisca ad accrescere la fede, la speranza e la carità delle popolazioni della Valsusa!

Richiamando le meraviglie compiute dal Signore nel Popolo di Dio, la Vergine susciti nei fedeli un profondo desiderio di contemplazione e di lode, che moltiplichi il fervore ed apra il cuore di ciascuno alle necessità materiali e spirituali dei fratelli.

L'esempio della Vergine alimenti nel cuore dei cristiani profondo amore per la Sacra Scrittura e pronta disponibilità a compiere la volontà del Signore. Sia la peregrinatio un tempo di grazia e di fervorosa celebrazione dei sacramenti della vita cristiana. Riconciliati con il Padre celeste e nutriti con il Corpo ed il Sangue del Signore, i cristiani, raccolti intorno alla Madre, possano ricevere copiose effusioni dei doni dello Spirito che li rendano apostoli del Terzo Millennio e testimoni autentici del Risorto in famiglia, nei luoghi di lavoro, nelle scuole ed in ogni altro ambiente in cui ci si impegna a costruire insieme la civiltà dell'amore.

4. Alla Madonna del Rocciamelone, che da secoli accompagna con la sua incessante protezione la Chiesa che è in Valsusa, desidero affidare Lei, venerato Fratello, i Presbiteri, i Religiosi e le Religiose, le famiglie, i giovani, i malati e tutti i fedeli, affinché l'intera Comunità diocesana, sostenuta dall'amore della Madre celeste, sappia seguire Cristo con rinnovato slancio e testimoniarlo con il fervore della vita e delle opere alle soglie del nuovo millennio.

In pegno di tali auspici, imparto a tutti con affetto una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 8 Marzo 1999

GIOVANNI PAOLO II





AI PELLEGRINI CONVENUTI PER LA BEATIFICAZIONE DI


VINCENZO SOLER CON 6 COMPAGNI E


MANUEL MARTIN SIERRA - NICOLA BARRÉ - ANNA SCHÄEFFER


Aula Paolo VI - Lunedì, 8 marzo 1999

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. E' ancora viva l'eco della celebrazione di ieri, durante la quale ho avuto la gioia di proclamare Beati Vicente Soler e sei compagni, Manuel Martín Sierra, Nicolas Barré ed Anna Schäffer. Questa mattina accolgo con rinnovata gioia e saluto con affetto tutti voi, cari pellegrini, venuti per così solenne circostanza. La vostra folta e significativa presenza sta ad indicare come gli insegnamenti e gli esempi di questi autentici discepoli di Cristo, testimoni e maestri di santità, abbiano inciso in profondità nell'animo di molte popolazioni, lasciando in loro un ricordo indelebile e fecondo. Rendiamo grazie al Signore!

2. Con piacere accolgo oggi i membri dell'Ordine Agostiniano Recolletto, così come gli altri pellegrini che, accompagnati dai loro Vescovi, sono venuti fino a Roma dall'Andalusia, luogo del martirio degli otto nuovi Beati, e dalle altre terre della Spagna.

66 Nel parlare di «martirio», ricordiamo un dramma orribile e allo stesso tempo meraviglioso: orribile per l'ingiustizia armata di crudeltà che lo provoca; orribile anche per il sangue che si versa e per il dolore che si prova; meraviglioso, tuttavia, per l'innocenza che docile e senza difendersi si arrende al supplizio, gioiosa di poter testimoniare la verità invincibile della fede. La vita muore, ma la fede trionfa e vive. Così è il martirio. Un atto supremo di amore e di fedeltà a Cristo, che si trasforma in testimonianza e in esempio, in messaggio perenne per l'umanità presente e futura.

Così furono i martiri dei sette Religiosi Agostiniani Recolletti e del Parroco di Motril. Morirono come avevano sempre vissuto: offrendo ogni giorno la loro vita per Cristo e per gli uomini, loro fratelli. Sono commoventi i racconti del martirio, soprattutto quello dell'anziano Padre Vicente Soler, che era stato Priore Generale dell'Ordine. Imprigionato, confortava gli altri detenuti dicendo loro che nelle missioni aveva vissuto situazioni ancora peggiori e il Signore lo aveva sempre aiutato. Eroe della carità, volle offrirsi al posto di un padre di famiglia condannato a morte e, giunta l'ultima ora, affidò alla Virgen de la Cabeza, Patrona di Motril, la sorte di tutti i condannati.

Che i nuovi Beati martiri accompagnino la Chiesa nel suo cammino, Chiesa che lavora e soffre per il Vangelo, e favoriscano il fiorire di una nuova primavera di vita cristiana in Spagna!

3. Sono lieto di accogliervi, voi che siete venuti qui per partecipare alla Beatificazione di Padre Nicolas Barré. La vostra presenza dimostra il vostro attaccamento alla sua persona, che è un dono di Dio per la Chiesa.

A voi che appartenete alla famiglia delle Suore del Bambin Gesù rivolgo un saluto particolare. Nella vostra opera per l'istruzione dei bambini e dei giovani bisognosi, il carisma del vostro fondatore è per voi un appello a partecipare alla crescita umana e spirituale di quanti vi sono stati affidati. Padre Barré sapeva che non vi sono ricchezze umane possibili senza educazione, che non vi è amore di Dio senza un apprendimento della generosità. La sua impresa, che voi perseguite con disinteresse, umiltà e abbandono a Dio, è una risposta alla grande miseria umana. Vi unite allo sforzo di tutti coloro che cercano di far conoscere Dio, risollevando l'uomo. Care Sorelle, vi incoraggio a restare fedeli alla vostra missione educativa, che ha la sua origine nell'amore e nella contemplazione di Cristo.

Sull'esempio di Nicolas Barré, che possiate dedicarvi al Signore, abbandonarvi senza riserve a Lui e condurre i giovani a Dio!

4. Cari Fratelli nell'Episcopato, care sorelle e cari fratelli!

Saluto tutti voi che, partiti dalla Diocesi di Regensburg, siete venuti a Roma in occasione della beatificazione di Anna Schäffer. Dò il benvenuto al rappresentante dei fratelli nell'Episcopato, il Cardinale Friedrich Wetter, che in qualità di Arcivescovo di Monaco e di Frisinga è il vostro Metropolita.

Inoltre, saluto il vostro Vescovo diocesano Manfred Müller e i numerosi sacerdoti e religiosi che sono fra i pellegrini.

La celebrazione dell'elevazione agli onori degli altari ha sempre in sé qualcosa di edificante. È un'anticipazione di ciò che ci attende alla fine dei tempi. Di questo dovete nutrirvi tutti i giorni. Pertanto vi prego: portate a casa con voi qualcosa di questo giorno particolare! Il frutto di questa celebrazione deve essere qualcosa di più di un bel ricordo di Roma e del giorno di un Beato sul calendario liturgico. Anna Schäffer è presente fra noi con il suo messaggio di vita, che è un saldo sostegno a cui appoggiarsi quando viviamo ore tristi e attraversiamo valli oscure.

Quante persone oggi devono convivere con una diagnosi, che dal punto di vista umano lascia senza speranza! Quante persone sono costrette a un letto dove, giorno dopo giorno, dovranno restare! Quanti soffrono per storie complicate che la vita ha scritto e per situazioni in cui vengono coinvolti per sfortuna o per colpa! Di certo esistono persone, alle quali siete vicine e che avete portato con voi spiritualmente in questo pellegrinaggio. Che Anna Schäffer, donna della vostra terra, incoraggi voi, i vostri parenti, gli amici e i conoscenti a elevare preghiere a Dio!

67 Ora Anna Schäffer continua a fare più compiutamente dal Cielo quello che ha fatto sulla terra dal suo capezzale: in maniera incessante intercede per noi presso Dio. Rendiamo grazie a Dio poiché ci ha donato una mediatrice tanto potente.

5. Carissimi Fratelli e Sorelle! La beatificazione di questi nostri celesti patroni s'inserisce nell'itinerario quaresimale che ci conduce alla Pasqua. La loro testimonianza sia incoraggiamento e stimolo per tutti a percorrere con decisa volontà questo cammino di conversione e di riconciliazione, seguendo fedelmente le orme dei Beati che oggi particolarmente onoriamo. Maria, Regina dei Santi e dei Martiri, interceda per noi.

Benedico di cuore ciascuno di voi, le vostre famiglie e le comunità ecclesiali a cui appartenete.


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