GP2 Discorsi 1999 89


AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DELL’UCRAINA IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»


Giovedì, 25 marzo 1999




Venerati Fratelli nell’Episcopato!

1. Porgo a voi tutti un cordiale benvenuto, in occasione della vostra prima Visita ad limina Apostolorum quali Pastori delle Comunità cattoliche di rito latino dell'Ucraina, e vi saluto con le parole dell’Apostolo: “Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo” (Ep 1,2). Al termine, ormai, di un secolo che ha visto eventi dolorosi abbattersi sulle Diocesi a voi affidate, la Provvidenza ha voluto finalmente far scendere sulle vostre comunità la rugiada di una consolante rinascita. Sia benedetto Dio che, nella sua bontà, vi ha permesso di vedere, prima del tramonto del millennio, il ritorno nella vostra amata Terra del fondamentale valore della libertà consentendovi di dedicarvi con ogni energia al servizio di una messe promettente.

90 Nella storia della vostra Conferenza Episcopale questo è il primo incontro formale con il Successore di Pietro e con la Curia Romana, nel contesto della tradizionale forma di contatto che è costituita dalla visita ad limina. Ringrazio il Presidente della Conferenza Episcopale, Mons. Marian Jaworski, per le parole di fede e di comunione che, a nome di tutti voi, mi ha voluto rivolgere. Assicuro a ciascuno la mia costante preghiera per l’intenso ministero che svolgete al servizio delle Chiese affidate alle vostre cure pastorali.

Guardando alla difficile eredità del recente passato, come non manifestare ammirazione per le meraviglie compiute in questi ultimi otto anni dal Signore attraverso il sacrificio, la dedizione e lo zelo pastorale di voi Vescovi, dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose e dei tanti laici che, al vostro fianco e sotto la vostra guida, hanno sostenuto la rinascita delle Diocesi? La testimonianza di tanti eroi della fede che hanno sofferto persecuzione ed il coraggio di innumerevoli genitori che con tenacia hanno trasmesso ai figli l’amore per il Vangelo non sono stati vani. Lo attesta la provvidenziale rifioritura delle vostre comunità.

2. In tempi relativamente brevi, grazie certo anche alla solidarietà di Diocesi sorelle, siete riusciti a ricostruire una Chiesa che era stata ridotta in macerie. Sapendo quali erano le condizioni di un tempo e guardando alla realtà di oggi, sorge spontaneo dal cuore il bisogno di render gloria a Dio per quanto Egli ha fatto. Al tempo stesso, occorre dar merito ai numerosi sacerdoti, religiosi, religiose e laici che si sono resi validi strumenti del disegno di salvezza.

Proseguite su questo cammino sull’esempio di Olga, di Vladimiro e di Izjaslao-Demetrio, che sulle rive del Dniepr hanno ricevuto il lavacro battesimale. Siate sempre animati da profonda ansia apostolica e missionaria. Siano le vostre comunità vive e fervorose, unite ai Pastori e tutte tese all'evangelizzazione. Potrete così guardare al futuro con fiducia e svolgere sempre meglio la vostra missione nella cara terra d'Ucraina. Il campo dell'azione pastorale è ampio e voi avete già posto mano a utili iniziative sia per l'approfondimento della fede, che per una più incisiva testimonianza evangelica nella società.

3. Superando non poche difficoltà, in questi anni la prima vostra preoccupazione è stata quella di dotare le vostre comunità di strutture operative e di indispensabili edifici sacri per le riunioni dei credenti e le celebrazioni liturgiche. Molte chiese parrocchiali e cappelle sono state riaperte al culto, mentre attualmente sono in funzione tre seminari insieme con un Istituto catechistico.

Ora la vostra attenzione si è spostata sulle esigenze della nuova evangelizzazione, per sostenere i fedeli nell’approfondimento della fede e per proporre anche alle nuove generazioni la vivificante parola del Vangelo. A tal fine è indispensabile la catechesi, adattata alle esigenze del nostro tempo. Proseguendo quanto il Concilio Vaticano II ha avviato, vi incoraggio a porre in atto quel sano rinnovamento di metodi che, lasciando inalterata la sostanza del messaggio di Cristo, ne adegui la presentazione alla sensibilità dei tempi nuovi. Vi sarà di grande aiuto in ciò il "Catechismo della Chiesa Cattolica", di recente pubblicazione.

Ogni battezzato e, in verità, ogni persona di buona volontà, possiede il diritto di ricevere dalla Chiesa un insegnamento e una formazione che le permettano di raggiungere la vera conoscenza di Cristo. Dando la priorità alla catechesi rispetto ad altre iniziative forse più spettacolari, la comunità ecclesiale trova l'autentico mezzo di consolidamento della propria vita interna e di incisivo approccio al mondo esterno (cfr Catechesi tradendae
CTR 15). Un organico programma catechetico costituisce la risposta adeguata alle sfide di questa nostra epoca, compresa quella emergente nel preoccupante fenomeno del proliferare delle sètte.

Il graduale incremento del clero locale, diocesano e religioso, formato teologicamente e pastoralmente grazie all'opera di un personale specializzato nelle varie sacre discipline, consentirà di meglio qualificare l'organizzazione della pastorale e di sviluppare l'evangelizzazione e la catechesi, soprattutto nei riguardi dei giovani e della famiglia. Come non vedere, peraltro, l'importanza fondamentale che in questo processo ha l'apporto di persone consacrate e di laici volenterosi e preparati nella conoscenza del messaggio cristiano?

4. Ciò apre il discorso sulla necessità di rafforzare la pastorale delle vocazioni, specialmente di quelle sacerdotali e religiose. Il seminario e, in genere, le varie strutture di formazione al ministero sacro o alla vita consacrata costituiscono la “pupilla degli occhi” del Vescovo. A tali istituzioni egli deve destinare il meglio delle risorse della Comunità, poiché la dimensione vocazionale è connaturale ed essenziale alla vita della Chiesa.

Ogni vocazione è dono di Dio che “ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo” (Ep 1,4-5). La Chiesa stessa, per sua nativa costituzione, è “vocazione”, e genera ed educa vocazioni destinate a promuovere la crescita del Regno di Dio nel mondo (cfr Apostolicam actuositatem AA 3). Da qui sgorga naturale l'esigenza di sensibilizzare il popolo cristiano, perché si adoperi generosamente con ogni mezzo spirituale e materiale al servizio delle vocazioni. Occorrono santi sacerdoti e persone consacrate per il vasto campo dell'evangelizzazione.

Indispensabile è, poi, l'opera delle famiglie. Quanto più, infatti, le famiglie cristiane e le comunità ecclesiali sapranno essere salde nei valori evangelici, assidue nella preghiera e nella vita sacramentale, aperte alla chiamata del Signore, forti nel sacrificio e nella donazione incondizionata, tanto più potranno avvertire l’urgenza di operare concretamente per sostenere quanti Dio invita ad uno speciale vincolo con sé e ad un particolare servizio nella Chiesa (cfr Pastores dabo vobis PDV 41).

91 5. Questo naturale processo di crescita, con il passar del tempo, farà apparire sempre meglio la identità “cattolica” delle vostre Chiese, a servizio di tutti, nel rispetto della identità religiosa e nazionale delle varie componenti etniche del vostro Paese, senza tuttavia perdere le proprie connotazioni qualificanti.

Nella vostra terra, voi mostrate la ricchezza della Chiesa cattolica nella varietà delle sue espressioni rituali: la tradizione bizantina e quella latina, con l'apporto pur numericamente limitato di quella armena, confluiscono nell'unico canto di lode che incessantemente eleva verso lo Sposo celeste la Sposa peregrinante sulla terra. Ed è vanto per la Chiesa tale pluriformità nell'unità, che se è peculiare della comunità cristiana, costituisce anche un riferimento ideale per la società civile, anch'essa chiamata a costruire la comunione nel rispetto e nell'attenzione per tutte le sue diverse componenti culturali. Se il rispetto di ogni identità è richiesto dalla giustizia, esso è ancor più postulato dalla carità che, per il cristiano, è legge suprema.

La non facile situazione religiosa specifica del vostro Paese non vi scoraggi nel ricercare costantemente vie di dialogo, di reciproca comprensione e, per quanto possibile e opportuno, di modi concreti di collaborazione. Vi sarà di aiuto un'attenta e coraggiosa tensione missionaria che operi perché siano abbattute le barriere create dalla desolante oppressione di settant’anni di ateismo militante. Quanti vostri concittadini hanno fame e sete di Dio! Occorre aiutarli a riscoprire le loro radici cristiane, avvicinandoli da veri apostoli, affinché nessuno li inganni con filosofie vuote o vani raggiri (cfr
Col 2,8).

6. Abbiate singolare premura per le giovani generazioni. La ricerca del dialogo guidi ogni vostro passo. Ogni sforzo deve essere messo in atto, a tutti i livelli e competenze della vita ecclesiale, per mostrare nei fatti come la diversità sia chiamata a confluire nell'armonia dell'unità. Né vi potrebbe essere autentica testimonianza ecumenica, se non mostrando nei fatti come la Chiesa cattolica sappia trovare al suo interno la forza e la coerenza di un impegno concorde. Perché ciò avvenga deve essere primario l'impegno della conoscenza reciproca e della convivialità, valorizzando ogni concreta occasione d'incontro, in modo che i Pastori sappiano essere per il proprio gregge modello di accoglienza e di benevolenza verso tutti.

Solo il Signore conosce i ritmi e i tempi di questo cammino. A noi, però, resta il compito della fervente preghiera e di una salda volontà di incontro. Lo Spirito, infatti, interpella in profondità i fedeli cattolici e, mentre li esorta ad entrare in quello che si potrebbe chiamare il “dialogo della conversione”, li apre a “relazioni fraterne che siano una cosa diversa da una cordiale intesa o da una convivialità tutta esteriore. I legami della koinonia fraterna vanno intrecciati davanti a Dio e in Gesù Cristo” (Ut unum sint UUS 82).

7. Venerati Fratelli, “l’ecumenismo non è soltanto una questione interna delle Comunità cristiane. Esso riguarda l’amore che Dio destina in Gesù Cristo all’insieme dell’umanità, e ostacolare questo amore è un’offesa a lui e al suo disegno di radunare tutti in Cristo” (Ut unum sint UUS 99).

E', questa, una dimensione dell'ecumenismo che appare particolarmente attuale, se si osserva quanto necessarie siano la predicazione e la testimonianza dei seguaci di Cristo nel contesto della società ucraina! Lo richiedono le famiglie, così fragili nell’unità e nel rispetto della vita; ne hanno bisogno i più deboli, specie i bambini che non di rado vengono abbandonati; lo esige la società protesa verso il perseguimento di un bene comune che eviti i privilegi di pochi e l’emarginazione dei più deboli; lo ricercano i giovani che desiderano speranze nuove e ideali concreti per i quali impegnarsi nella vita. Come non vedere, nella vostra opera pastorale, un contributo essenziale alla edificazione e alla crescita dell’intera società ucraina? Per quanto concerne la Chiesa cattolica, l’impegno ecumenico è una delle priorità dalle quali essa non può e non vuole prescindere.

In tale compito, le vostre Comunità diocesane non si sentano sole o impari ad affrontare le sfide che vi stanno innanzi. Lo spirito di comunione che unisce strettamente le Chiese particolari sparse nel mondo non mancherà di farvi sentire il concreto balsamo della carità fraterna. Esorto le Comunità ecclesiali dell’Occidente a non venir meno al dovere di condividere con voi, ove possibile, progetti di servizio, contribuendo alla realizzazione di quanto le vostre Diocesi intraprendono a favore del popolo. Sono certo, peraltro, che i vostri fratelli d’Occidente non assumeranno, nei territori di presenza comune, atteggiamenti che possano apparire irrispettosi dei faticosi sforzi da voi intrapresi con tanto maggior merito quanto più precarie sono le vostre disponibilità (cfr Orientale lumen, 23).

Carissimi Fratelli nell'Episcopato! Mentre insieme a voi elevo l’inno di benedizione a Dio che ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità (cfr Ep 1,4), formulo di tutto cuore l’auspicio che la celebrazione del prossimo Grande Giubileo dell’Anno 2000, verso il quale siamo tutti incamminati, sia occasione di rinnovato slancio di conversione e di impegno per ogni cristiano che vive nella vostra terra. Esso sia pure motivo di un più profondo e generoso impegno nell’ambito della fraterna collaborazione fra tutte le Chiese che sono in Ucraina, così che venga presto il giorno in cui i discepoli del Divino Maestro rendano in piena comunione la loro testimonianza a Colui che era, che è e che viene.

Con tali voti, mentre invoco l’orante Madonna di Vladimir, “che ha costantemente accompagnato la peregrinazione nella fede dei popoli dell’antica Rus’” (Redemptoris Mater RMA 33) affinché ottenga alle vostre Chiese una rinnovata effusione di grazie, di gran cuore imparto a voi, ai vostri sacerdoti, ai consacrati e alle consacrate e a tutti i fedeli affidati alle vostre cure una speciale Benedizione Apostolica.


AI MEMBRI DEL CONSIGLIO DI PRESIDENZA


DELLA “WORLD FEDERATION OF SCIENTISTS”


Sala dei Papi - Sabato, 27 marzo 1999




92 Illustrissimo Presidente,
Egregi Membri della "World Federation of Scientists"!

1. Benvenuti! Sono lieto di rivolgere a voi, a vario titolo impegnati nello studio e nella ricerca, il mio più sincero e caloroso saluto. Ringrazio il Professor Antonino Zichichi per le parole con cui si è fatto interprete dei comuni sentimenti, illustrando, nel contempo, obiettivi e progetti della vostra benemerita Federazione.

L'incontro odierno, che mi richiama alla memoria quello svoltosi vent'anni fa, nei primi mesi del mio Pontificato, costituisce una valida occasione per guardare verso il futuro, analizzando quanto è stato compiuto nell'ambito della scienza in questo nostro secolo, che ha registrato un progresso scientifico quale non si era mai visto lungo tutto l'arco della storia. Voi intendete tracciare un bilancio, parziale ma significativo, di tale progresso.

Da esso emerge, anzitutto, una componente culturale, articolata e variegata, che consiste principalmente in una nuova visione della scienza, caratterizzata dalla fine del "mito del progresso", secondo il quale la scienza sarebbe stata in grado di risolvere in tempi brevi ogni problema dell'uomo.

Altro fattore che interessa la vostra attività scientifica è l'aspetto economico, connesso sia alla ricerca che all'applicazione tecnologica delle scoperte. Vengono, a tal fine, stanziate e spese ingenti risorse finanziarie con legittime preoccupazioni riguardanti il loro uso e la validità dei progetti.

Di capitale importanza appare, poi, la dimensione politica della scienza, per i risvolti che essa comporta nella costruzione della pace. La vostra Federazione si propone di favorire, in proposito, uno scambio concreto ed una partecipazione generosa tra studiosi provenienti da diversi Paesi e diversi contesti culturali.

2. Né va sottovalutato il crescente avvicinamento in atto tra esperienza scientifica e concezione religiosa della realtà, al quale ho cercato di offrire un contributo nella recente Enciclica "Fides et ratio". Pur denunziando il grave rischio di un appiattimento esclusivamente scientistico sui dati fenomenici (cfr FR, n. 88), ho voluto esprimere ammirazione e incoraggiamento per il lavoro dello scienziato come instancabile ricercatore della verità (cfr Ibid, n. 106). E' quanto mai necessario, in effetti, che fede e scienza, sgombrato il campo da equivoci e malintesi intercorsi, purtroppo, lungo i secoli, si aprano ad una reciproca comprensione sempre più profonda, a servizio della vita e della dignità dell'uomo.

E' qui che lo sguardo si dilata verso il futuro, ricco di sfide e di emergenze. Come Ella, Signor Presidente, ha evidenziato poc'anzi, il pianeta Terra ne presenta alcune non più rinviabili, poiché la salute di tutti e di ciascuno, come pure la stessa sopravvivenza dei popoli, sono soggette a minacce di grande portata. C'è bisogno, conseguentemente, di progetti adeguati, che, coinvolgendo il volontariato scientifico e la responsabile cooperazione degli agenti culturali, economici e politici, contribuiscano ad elaborare progetti finalizzati alla salvaguardia del creato ed a beneficio dell'autentico sviluppo umano.

3. Tra non molti giorni, nel corso della Veglia pasquale, la liturgia ci farà riascoltare l'antico racconto biblico della creazione tratto dal libro della Genesi. Dio, Creatore dell'universo, affida il mondo all'uomo, affinché lo custodisca e lo coltivi. Assumendo questo compito, l'essere umano non può non avvertire tutta la sua responsabilità di fronte a così impegnativa missione. Con le iniziative promosse dalla "World Federation of Scientists", voi, illustri Scienziati, vi proponete di offrire uno specifico apporto alla sua concreta attuazione. Si tratta di progetti pilota nell'ambito delle emergenze planetarie, che con coraggio e lungimiranza non vi stancate di approfondire e proporre, ponendo in atto un significativo "volontariato scientifico" a servizio del bene comune.

Vi incoraggio di cuore a proseguire su questa strada e vi accompagno con la mia preghiera, perché il vostro lavoro sia fecondo e ricco di frutti.

93 Invocando su ciascuno di voi la materna protezione di Maria, Sede della Sapienza, benedico voi, le vostre famiglie e l'opera che quotidianamente svolgete.


AI MEMBRI DELL'ASSEMBLEA PARLAMENTARE


DEL CONSIGLIO D'EUROPA


Sala Clementina - Lunedì, 29 marzo 1999




Signor Presidente,
Signore e Signori,

1. Sono lieto di accogliere i membri dell'Ufficio dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e i membri dei diversi Comitati parlamentari: per gli Affari politici, per gli Affari giuridici e i Diritti dell'uomo, per le Migrazioni, i Rifugiati e la Demografia. Saluto in modo particolare il vostro Presidente, Lord Russel Johnston, ringraziandolo per le benevole parole che ha avuto la gentilezza di rivolgermi. I mie cordiali saluti vanno anche al Cancelliere dell'Assemblea, il signor Bruno Haller.

Voi celebrate quest'anno il cinquantesimo anniversario della creazione del Consiglio d'Europa. Il lavoro realizzato in questo mezzo secolo è stato un eminente servizio reso ai popoli dell'Europa. Anche se le difficoltà incontrate sulla via della democrazia e dei diritti dell'uomo sono state e restano considerevoli, avete mantenuto l'orientamento fissato fin dall'origine dagli Statuti del Consiglio d'Europa: unire più strettamente i popoli europei sulla base del patrimonio di valori a loro comuni.

2. Nel corso di questi cinquant'anni, i valori morali e spirituali hanno manifestato la loro fecondità e la loro capacità di trasformare la società, come hanno dimostrato gli eventi verificatisi quasi dieci anni fa in Europa. Essi devono essere, ancora oggi, il fondamento sul quale bisogna continuare ad edificare il progetto europeo.

È opportuno in primo luogo ricordare che non può esistere vita politica, economica e sociale giusta senza il rispetto della dignità di ognuno, con tutte le conseguenze che occorre ricavarne in materia di diritti dell'uomo, di libertà, di democrazia, di solidarietà e di libertà.

Questi valori sono profondamente radicati nella coscienza europea; essi costituiscono le aspirazioni più profonde dei cittadini europei. Devono ispirare qualsiasi progetto che abbia la nobile ambizione di unire i popoli di questo continente. Gli sforzi che realizzate per tradurre questi valori e queste aspirazioni in termini di diritto, di rispetto delle libertà e di progresso democratico sono fondamentali; è ponendo instancabilmente la persona umana e la sua dignità inalienabile al centro delle vostre preoccupazioni e delle vostre decisioni che offrirete una collaborazione duratura alla costruzione dell'Europa e servirete l'uomo e l'umanità intera.

3. Desidero menzionare qui il conflitto che ha luogo alle nostre porte, nel Kosovo, e che ferisce l'insieme dell'Europa. Chiedo insistentemente che si faccia tutto il possibile affinché s'instauri la pace nella regione e le popolazioni civili possano vivere in fraternità nella loro terra. In risposta alla violenza, un'ulteriore violenza non è mai una via futura per uscire da una crisi. È dunque opportuno far tacere le armi e gli atti di vendetta per avviare negoziati che obblighino le parti, con il desiderio di giungere al più presto a un accordo che rispetti i diversi popoli e le differenti culture, chiamati a edificare una società comune rispettosa delle libertà fondamentali. Un tale atteggiamento potrà allora inscriversi nella storia come un nuovo e promettente elemento per la costruzione europea.

4. Unisco inoltre la mia voce a quella del Consiglio d'Europa chiedendo che il diritto più fondamentale, quello alla vita per ogni persona, venga riconosciuto in tutto lo spazio europeo e che la pena di morte sia abolita. Questo primo e imprescrittibile diritto di vivere non significa soltanto che ogni essere umano possa sopravvivere, ma anche che possa vivere in condizioni giuste e degne. In particolare, quanto tempo dovremo ancora attendere affinché il diritto alla pace sia riconosciuto come un diritto fondamentale in tutta l'Europa e venga applicato da tutti i responsabili della vita pubblica? Molti uomini sono costretti a vivere nella paura e nell'insicurezza. Apprezzo gli sforzi compiuti dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e dalle altre Organizzazioni europee, al fine di far applicare questo diritto alla pace e di alleviare le sofferenze dei popoli provati dalla guerra e della violenza. I diritti dell'uomo devono inoltre trovare il loro prolungamento nella vita sociale. A tale proposito, si apprezza il fatto che, dal secondo vertice di Strasburgo (1997), il Consiglio d'Europa abbia voluto conferire un nuovo slancio alla società.

94 5. Nello stesso spirito, è importante non trascurare la messa in atto di una politica familiare seria, che garantisca i diritti delle coppie sposate e dei figli; ciò è particolarmente necessario per la coesione e la stabilità sociali. Invito i Parlamenti nazionali a intensificare gli sforzi per sostenere quella cellula fondamentale della società che è la famiglia e di darle il posto che le corrisponde; essa costituisce l'ambito primordiale di socializzazione, così come un capitale di sicurezza e di fiducia per le nuove generazioni europee. Sono anche lieto di vedere svilupparsi una nuova solidarietà fra i popoli dell'Europa, poiché il Continente costituisce un'unità, ricca di una grande diversità culturale e umana, nonostante le barriere ideologiche artificiali costruite nel tempo per dividerlo.

6. La vostra Assemblea ha recentemente dichiarato che «la democrazia e la religione non sono incompatibili, al contrario... La religione, a motivo del suo impegno morale ed etico, dei valori che difende, del suo senso critico e della sua espressione culturale, può essere un prezioso partner della società democratica» (Raccomandazione 1396 [1999] n. 5). La Santa Sede apprezza questa raccomandazione poiché essa dà alla vita spirituale e all'impegno delle religioni nella vita sociale e nel servizio dell'uomo il posto che corrisponde loro. Ciò rammenta che le religioni hanno un contributo particolare da apportare alla costruzione europea e rappresentano un fermento per la realizzazione di un'unione più stretta fra i popoli.

Al termine del nostro incontro, vi incoraggio a proseguire la vostra missione affinché l'Europa di domani sia innanzitutto l'Europa dei cittadini e dei popoli, che costruiranno insieme una società più giusta e più fraterna, dalla quale saranno banditi la violenza e il rifiuto della dignità fondamentale di ogni uomo. Affidandovi all'intercessione dei santi Benedetto, Cirillo e Metodio, Patroni d'Europa, vi imparto di buon grado la Benedizione Apostolica, che estendo alle vostre famiglie e a tutti coloro che vi sono cari.




AI MEMBRI DEL CIRCOLO SAN PIETRO


Sala dei Papi - Lunedì, 29 marzo 1999




Carissimi Soci del Circolo San Pietro!

1. È per me motivo di rinnovata gioia ritrovarmi con voi nell’ormai tradizionale incontro, che anche quest'anno mi offre la gradita occasione di esprimere compiacimento e riconoscenza per la vostra dedizione verso i poveri e per l'attento servizio che rendete alla Chiesa ed al Papa.

Mentre rivolgo a ciascuno di voi il mio cordiale benvenuto, saluto con particolare affetto il vostro Assistente Spirituale, l’Arcivescovo Mons. Ettore Cunial, infaticabile e zelante animatore dell’Associazione, ed il vostro Presidente, Marchese Marcello Sacchetti, che ringrazio per il cortese indirizzo di omaggio pronunciato a nome di tutti. Con le sue parole, egli ha voluto descrivere le interessanti ed encomiabili iniziative del vostro benemerito Sodalizio, che quest'anno celebra i centotrenta anni della sua fondazione.

2. Tra le molteplici attività che caratterizzano la vostra Istituzione, una riguarda la raccolta nelle Chiese di Roma dell'«Obolo di San Pietro», che oggi siete venuti a consegnare: il Signore vi renda merito per questo gesto di fattiva sollecitudine verso la Sede Apostolica!

In questo terzo anno di preparazione al Grande Giubileo del 2000, anno dedicato a Dio Padre, ho avuto più volte occasione di invitare i cristiani a farsi voce dei poveri del mondo, sottolineando più decisamente l'opzione preferenziale della Chiesa per gli emarginati (cfr Tertio millennio adveniente TMA 51).

Il mio auspicio è che ogni battezzato si senta sollecitato ad un generoso slancio di carità, ad immagine dello straordinario amore con il quale il Padre ha donato il proprio Figlio Unigenito per la salvezza del mondo. Si tratta di accogliere questo mirabile esempio divino come dono di grazia, memori della Parola di Gesù: "Vi è più gioia nel dare che nel ricevere" (Ac 20,35).

Attraverso il vostro impegno di solidarietà, recentemente impreziosito dall'inaugurazione del Centro di Accoglienza per l'assistenza gratuita di malati terminali particolarmente indigenti, ed il vostro servizio alla Sede Apostolica, voi siete chiamati a farvi tramite di quella premurosa tenerezza che Iddio nutre nei confronti di ogni uomo.

95 Carissimi, fate in modo che la vostra azione sia sempre vivificata dal costante riferimento all'esempio di Gesù, il quale mentre guariva le malattie del corpo, alle quali ben può essere talora assimilata la povertà, rivelava nel tratto delicato e amorevole il volto misericordioso del Padre.

3. Dice l'evangelista Giovanni: "Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi" (
1Jn 4,12). La Parola di Dio ci ricorda che questa è la nostra missione: partecipare agli altri l'amore divino attraverso il nostro amore fraterno e servizievole. Quando un gesto, una parola, un sorriso, una mano tesa, una presenza attenta scaturiscono da autentico amore, possono diventare facilmente per quanti ne beneficiano occasioni propizie e feconde per accendere o rinvigorire la fiamma della fede. Quanto bene si può compiere anche con gesti semplici ed umili!

Vi aiuti il Signore nel vostro quotidiano lavoro. Il Padre celeste vi colmi di un'abbondante effusione di grazie, perché svolgendo la vostra attività possiate irradiare attorno a voi serenità e fiducia e contribuire in modo sensibile all'opera della nuova evangelizzazione, alla quale tutti i credenti sono chiamati, in modo speciale alle soglie del terzo millennio cristiano.

Con tali sentimenti, mentre rinnovo la mia gratitudine per l'odierna visita e per il vostro servizio ecclesiale, invoco su di voi la celeste protezione di Maria, «Salus Populi Romani», e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, ed imparto di cuore a ciascuno di voi ed alle vostre rispettive famiglie una speciale Benedizione.


AI PARTECIPANTI


AL 32°INCONTRO UNIVERSITARIO


INTERNAZIONALE “UNIV '99"


Aula Paolo VI - Martedì, 30 marzo 1999




Carissimi!

1. Porgo a tutti voi il mio affettuoso benvenuto. Al mondo dei giovani mi uniscono profondi legami e sono lieto ogni volta che posso incontrarli. L'Udienza al Congresso UNIV è diventata ormai un annuale appuntamento. Benvenuti, cari giovani di diverse nazionalità! Questo nostro incontro avviene nel corso della Settimana Santa ed è illuminato dalla prospettiva delle celebrazioni dei prossimi giorni, gli ultimi della Quaresima. La liturgia alimenta in noi l'attesa della Risurrezione e ci consolida nella consapevolezza che l'amore vince il male. Sì, in Cristo l'amore ha prevalso sull'odio, sul peccato ha trionfato la misericordia. Echeggiano nel nostro spirito le parole: «Il Padre vi ama!», che costituiscono il tema centrale del recente Messaggio ai giovani. E' questa una luminosa certezza che conferisce un respiro ampio al tema da voi scelto per il vostro Congresso: "Solidarietà e cittadinanza".

2. I wish to start with the second of these two terms. In a book by Blessed Josemaría, which you know well, we find a whole chapter with this very title: “Citizenship”. In it we read the following: “This is your duty as a Christian citizen: to contribute to making the love and freedom of Christ pre-eminent in every aspect of modern life - in culture, in the economy, in work and leisure, in family life and life in society” (Solco, No. 302). Blessed Josemaría speaks of the love and the freedom of Christ: this is freedom from sin, the struggle that, out of love for Christ and sustained by his grace, Christians fight in themselves against everything that separates them from God and distances them from their brothers and sisters who, like themselves, are equally children of God. Never forget this, for it is here that the decisive battle for society’s future is being waged: “The first and most important task is accomplished within man’s heart. The way in which he is involved in building his own future depends on the understanding he has of himself and his own destiny” (Centesimus Annus CA 51).

3. Junto al término "ciudadanía" encontramos el de "solidaridad". ¿Cómo no invitaros a reflexionar sobre el inmenso potencial humano de paz, de concordia y hermandad, que una vida cristiana coherente, deseosa de encontrar personalmente a Cristo en la oración y en el compromiso de caridad fraterna, puede proyectar sobre la transformación del mundo? Ante un análisis más atento la solidaridad cristiana se muestra, más que una virtud en sí misma, una actitud espiritual en la que convergen diversas virtudes y, de manera particular la justicia y la caridad. La justicia puede reducir las diferencias, eliminar las discriminaciones, asegurar las condiciones para el respeto de la dignidad de la persona. La justicia, sin embargo, necesita un alma. Y el alma de la justicia es la caridad, caridad que se hace servicio de todo el hombre. Ser cristianos hoy supone crecer en la conciencia de "estar al servicio de una redención que atañe a todas las dimensiones de la existencia humana" (Santità e mondo, Atti del Convegno teologico di studio sugli insegnamenti del Beato Josemaría Escrivá, Roma 1994, p. 10). La primera y fundamental aportación que cada creyente está llamado a ofrecer a la nueva evangelización es encarnar fielmente el Evangelio en la propia vida: ser santos. En efecto, quien busca sin reservas la santidad personal, contribuye eficazmente a difundir el bien en el mundo entero.

Este es un modo concreto y al alcance de todos de ser apóstoles del Evangelio y artífices de una nueva humanidad. A este respecto, vosotros tenéis un maestro que os guía en este camino: es el Beato Josemaría, cuyo mensaje constituye uno de los impulsos carismáticos más significativos ofrecidos por el Espíritu Santo a esta conciencia del servicio que la Iglesia y cada fiel están llamados a prestar en favor del todo el hombre y de todos los hombres.

4. Carissimi giovani, questo è l'ultimo Congresso UNIV prima del Grande Giubileo. Fate tesoro di questa occasione e di tutte le opportunità che quest'incontro vi offre. Rispondete generosamente alla chiamata del Signore: la vocazione cristiana, come ben sapete, va oltre l'intimità privata della vostra anima, ma dilata lo spirito alle dimensioni sconfinate dell'amore. Il dono di sé a Dio, culmine di un processo di conversione dall'egoismo all'amore, vi renderà partecipi della missione salvifica di Cristo. E' in questa solidarietà piena con Cristo che i figli di Dio possono scoprire appieno la radice della fratellanza umana.


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