GP2 Discorsi 1999 114

114 3. Ringrazio il Signore che mi offre, quest'oggi, l'opportunità di aggiungere la mia voce alla testimonianza di rispetto, stima e fiducia del mio venerato Predecessore verso gli artisti di tutto il mondo. Ad essi infatti ho voluto dedicare una mia specifica Lettera, che viene pubblicata oggi. Con essa "intendo mettermi sulla strada di quel fecondo colloquio della Chiesa con gli artisti, che in duemila anni di storia non si è mai interrotto, e si prospetta ancora ricco di futuro alle soglie del terzo millennio" (Lettera agli artisti, 1). E' questo un dialogo che non risponde semplicemente a circostanze storiche o a ragioni funzionali, ma trova la sua radice nell'essenza stessa dell'esperienza religiosa e della creazione artistica.

A tutti coloro che "con appassionata dedizione cercano nuove epifanie della bellezza per farne dono al mondo nella creazione artistica" vorrei rinnovare l'invito del Concilio Ecumenico Vaticano II: "Non chiudete il vostro spirito al soffio dello Spirito divino!". L'invito è reso ancor più attuale dal tempo liturgico che stiamo vivendo. L'approssimarsi, infatti, della Pentecoste ci sprona ad aprire il cuore all'azione vivificatrice dello Spirito Creatore.

Se è vero che il genio dell'artista può plasmare opere eminenti anche a prescindere dalla fede, è però un dato di fatto che, se al talento naturale si aggiunge l'intima e vissuta comunione con Dio, più ricco e profondo è il messaggio che ne scaturisce. E' stato così per la mirabile fioritura delle cattedrali del medioevo; è stato così per le opere di Giotto, del Beato Angelico, di Michelangelo, per la poesia di Dante e la prosa di Manzoni, per le composizioni musicali di Pierluigi da Palestrina e di Johann Sebastian Bach, per non citarne che alcuni.

4. Avvicinando i capolavori dell'arte, a qualunque epoca essi appartengano, l'animo è sollecitato ad aprirsi al fascino misterioso del Trascendente, perché in ogni autentica espressione artistica è presente una scintilla misteriosa e sorprendente del Divino.

Gentili Signori e cari amici, ogni uomo ha sete di infinito e l'arte è una delle vie che ad esso orientano. Il mio vivo auspicio è che "i vostri molteplici sentieri possano condurre tutti a quell'Oceano infinito di bellezza dove lo stupore si fa ammirazione, ebbrezza, indicibile gioia" (Lettera agli artisti, 16).

E possa questa mostra raggiungere un duplice obiettivo: aiutare a meglio comprendere il valore dell'arte nel contesto della nuova evangelizzazione e far risaltare il ruolo significativo svolto dal Papa Paolo VI nel promuovere l'impegno artistico, quale prezioso contributo alla diffusione del Vangelo.

Con tali sentimenti, benedico di cuore voi qui presenti e quanti hanno cooperato alla realizzazione di così interessante Esposizione.

PAROLE DI SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI ALLA “MARATONA DI PRIMAVERA”


ORGANIZZATA DALL'ASSOCIAZIONE


DELLE SCUOLE CATTOLICHE DI ROMA


Sabato, 24 aprile 1999




A voi tutti che prendete parte a questa tradizionale "Maratona di primavera", organizzata dall'Associazione delle Scuole Cattoliche di Roma, rivolgo il mio cordiale saluto. Indirizzo un deferente pensiero all’Onorevole Sindaco di Roma ed alle Autorità presenti. Mi compiaccio con gli Organizzatori e con quanti, anche quest'anno, hanno promosso la festa della Scuola Cattolica, come giornata all'insegna della gioia e della fraternità.

Soprattutto saluto voi, carissimi ragazzi e ragazze che siete i veri protagonisti della "Maratona di primavera". Il termine "primavera" indica il risveglio della natura e la voglia di vivere; la parola "maratona" evoca, poi, il dinamismo del cambiamento e della crescita. Sono le caratteristiche proprie della giovinezza. Possa la vostra simpatica manifestazione, recando per le vie della Città un messaggio di fiducia e di fraternità, contribuire alla realizzazione d'un mondo dove sia bandita la violenza e regnino la solidarietà e la pace.

Questa vostra iniziativa richiama alla mia mente anche i numerosi problemi che riguardano la Scuola Cattolica. Ne seguo con costante attenzione il lavoro educativo ed auspico che le sue giuste attese trovino presso i responsabili attento ascolto e favorevole accoglimento per il bene dell'intera comunità civile ed ecclesiale.

Buona maratona!

115 A tutti la mia Benedizione.

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DI ETIOPIA ED ERITREA




Pieno di fiducia nel Signore, saluto cordialmente il Cardinale Paulos Tzadua, Arcivescovo Emerito di Addis Abeba, e i Pastori della Chiesa in Etiopia e in Eritrea. Impossibilitati ad accedere alle vostre terre dallo scoppio delle ostilità fra Etiopia ed Eritrea, siete venuti a Roma per riunirvi in un'unica assemblea come Conferenza Episcopale. Partendo dalle riflessioni e dalle proposte della vostra visita ad Limina del settembre 1997, cercate di rinsaldare la vostra collaborazione su numerose questioni comuni per il bene delle vostre Chiese locali.

La creazione dello Stato indipendente di Eritrea e il conseguente periodo di pace e di amicizia fra i vostri Paesi sono stati segni di speranza dopo decenni di sollevazioni armate. Questo passaggio dall'aggressione militare all'armonia fraterna ha incoraggiato le altre nazioni africane e la Chiesa stessa ha condiviso la soddisfazione per il vostro popolo e per i vostri Governi con le nuove prospettive per una comprensione reciproca e i progressi che ne sono derivati. Per questo, lo scoppio delle ostilità la scorsa primavera non avrebbe potuto essere una causa di dolore più grande, come ho detto in diverse occasioni, anche se ho fatto appello a una ripresa dei negoziati e a un ritorno alla concordia. In quanto Vescovi e Pastori della Chiesa cattolica in Etiopia e in Eritrea, state preparando un messaggio di pace da rivolgere al vostro clero, ai religiosi e ai laici così come a tutti gli etiopi e gli eritrei di buona volontà. Tutta la Chiesa sta dalla vostra parte e sostiene ogni azione di pace e ogni sforzo volto a ripristinare l'unità e la fraternità.

La guerra porta soltanto alla tragedia e alla disperazione, mietendo vittime innocenti e distruggendo vite e case, famiglie e popoli. Ripeto con urgenza ciò che ho detto tante volte in passato: bisogna perseguire qualsiasi alternativa alla guerra. Dio ha benedetto i suoi figli con un'intelligenza e con una creatività che possono risolvere tensioni e conflitti e che possono riuscire a edificare una società la cui pietra d'angolo sia il rispetto per la dignità inalienabile di ogni persona umana.

Io so che questa convinzione è condivisa dai fedeli cattolici di rito orientale e latino dell'Etiopia e dell'Eritrea e sono certo che i membri delle altre Chiese e comunità ecclesiali nei vostri due Paesi nutrono gli stessi sentimenti.

Parimenti, i vostri fratelli e le vostre sorelle musulmani, così come i seguaci della religione tradizionale africana, sono sottoposti alle stesse prove e alle stesse sofferenze del momento attuale, e anche loro anelano alla pace e alla sicurezza. È vostro dovere, cari Fratelli, edificare su questi sentimenti comuni e incoraggiare ogni iniziativa volta a ripristinare quell'armonia e quell'amicizia che in passato hanno caratterizzato i rapporti fra i vostri Paesi. La Chiesa cattolica in tutto il mondo vi sostiene in questo compito e non lesina sforzi per promuovere la solidarietà e la coesistenza pacifica fra i popoli.

Avvicinandosi sempre più il Grande Giubileo del bimillenario della nascita di nostro Salvatore Gesù Cristo, riaffermiamo la nostra convinzione che «Cristo, per tutti morto e risorto, dà all'uomo mediante il suo Spirito, luce e forza perché l'uomo possa rispondere alla suprema sua vocazione» (Gaudium et spes GS 10). Quindi, vi esorto ad aprire il vostro cuore ai suggerimenti dello Spirito Santo e a guidare con coraggio il popolo che Dio ha affidato alla vostra sollecitudine pastorale. Inspirate in esso la santità di vita e la conoscenza del Vangelo che solo può renderlo testimone della verità, della giustizia, della buona volontà universale e della fraternità, che sono le fondamenta della pace.

Prego per i vostri Paesi e per i vostri responsabili, affinché il loro cuore si volga al dialogo e alla pace. Rinnovo il mio appello alla comunità internazionale affinché vi assista in modo da rispettare pienamente l'indipendenza dei vostri Paesi e la dignità dei vostri popoli. Un modo concreto per raggiungere questo scopo è la realizzazione immediata della «Framework of Peace» proposta dall'Organizzazione di Unità Africana e già accettata dai due Governi.

Affido la Chiesa in Etiopia e in Eritrea all'intercessione di Maria, Madre del Redentore, che duemila anni fa portò nel mondo il Verbo incarnato, la Luce delle Nazioni. Che ottenga per voi Pastori e per i sacerdoti, i religiosi e i fedeli laici delle vostre Chiese particolari, il conforto della grazia e la forza della fede, della speranza e della carità che vi sosterranno tutti nelle attuali difficoltà. Che Gesù Cristo, l'unico Salvatore del mondo che «è lo stesso ieri, oggi e sempre!» (He 13,8) sia sempre fonte di speranza e d'incoraggiamento!

Come pegno della mia sollecitudine per voi, e con l'assicurazione della mia solidarietà orante, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 27 Aprile 1999.

GIOVANNI PAOLO II



VISITA PASTORALE ALL' UNIVERSITÀ DEGLI

STUDI DI ROMA - TOR VERGATA

116
Giovedì, 29 aprile 1999

Magnifico Rettore,

Illustri Ospiti e Docenti,
Gentile personale tecnico-amministrativo,
Carissimi studenti!

1. Sono molto lieto di essere quest'oggi tra voi e ringrazio il Signore che mi offre l'opportunità di compiere questa visita alla vostra Università degli Studi di Roma "Tor Vergata". Ogni volta che ho l'occasione di incontrare il mondo dell'Università, mi tornano alla mente la mia personale esperienza di studente qui a Roma e l'attività di docente nelle Università di Lublino e Cracovia.

Con grande cordialità saluto, pertanto, ciascuno di voi, cari Docenti, giovani studenti e personale tecnico-amministrativo. Ringrazio quanti mi hanno rivolto gentili parole di benvenuto: il Magnifico Rettore, il Governatore della Banca d'Italia e la giovane studentessa. Indirizzo un deferente pensiero al Cardinale Vicario, al Ministro dell'Università e della Ricerca scientifica, ai Rettori delle Università romane e alle Autorità religiose e civili che hanno voluto intervenire a questa significativa manifestazione.

2. "Beato l'uomo che medita sulla sapienza" (
Si 14,20). Le parole del Libro del Siracide, che poc'anzi abbiamo ascoltato, indicano la via maestra su cui l'Università si realizza come comunità fra maestri e studenti. Il lavoro intellettuale, animato da quel gaudium de veritate di cui sant'Agostino parla con ardore nelle Confessioni (cfr X, 23), pone al centro dell'impegno speculativo la verità dell'uomo nella sua integralità. La dimensione umanistica, secondo cui la persona è intesa come soggetto e come fine, fonda la funzione educativa e culturale dell'Università perché, come ebbi modo di affermare nella Sede dell'UNESCO, il 2 giugno 1980, "il compito primario ed essenziale della cultura in generale e anche di ogni cultura è l'educazione" (Insegnamenti, III, 1 [1980], 1644).

L'autentico umanesimo, poi, non rende l'uomo estraneo a Dio o a lui antagonista. Al contrario, aprendosi al mistero divino, il vero umanista trova lo spazio della propria libertà, lo slancio di una ricerca che ha come confini il vero, il bello ed il bene, i tratti di una insostituibile valenza formativa al servizio di un progresso culturale autentico.

I Convegni scientifici, alcuni dei quali promossi anche dalla vostra Università, che in vista del Giubileo sono stati programmati attorno al tema "L'università per un nuovo umanesimo", ben rispondono a questa prospettiva. Auspico di cuore che essi siano occasioni propizie di approfondimento scientifico e, al tempo stesso, di dialogo e di confronto tra docenti e studenti su queste tematiche di grande interesse umano e spirituale. In questa linea si situa il Giubileo dei Docenti Universitari, alla cui preparazione si sta lavorando con impegno. La celebrazione del Grande Giubileo, che in questo campus universitario vedrà alcuni dei suoi eventi più significativi, tra i quali mi piace menzionare la Giornata Mondiale della Gioventù, che si svolgerà non lontano da questo Ateneo, costituirà un'occasione singolare per rinnovare in profondità le prospettive della ricerca in ogni campo del sapere umano.

3. "Beato l'uomo che medita sulla sapienza". L'autore sacro indica la sapienza e l'intelligenza quali doni di Dio e conquiste costanti dell'uomo. Il vasto campo della cultura è terreno fecondo di confronto, di attenzione alla persona ed alle esigenze del bene comune. E' palestra di azione missionaria ed evangelizzatrice.

117 Come non pensare qui alla missione cittadina negli ambienti, alla quale tutta la diocesi di Roma è interessata? So che, nel contesto di quest'importante iniziativa pastorale, nella vostra Università si sono svolti numerosi incontri di catechesi e di riflessione culturale. So, inoltre, che con grande generosità state lavorando al rilancio della pastorale universitaria, considerandola via privilegiata del progetto culturale cristianamente orientato, a cui la Chiesa che è in Italia va dedicando la sua attenzione da alcuni anni.

In tale prospettiva, la cappellania universitaria, dedita alla cura spirituale delle persone singole e associate, assume la fisionomia appropriata di centro pastorale: compito, questo, che comporta una più stretta e attiva collaborazione tra le componenti culturali della comunità universitaria e le diverse esperienze dei gruppi ecclesiali presenti nell'Università.

Simbolo e centro di questa vostra azione pastorale è la Cappella, che sta sorgendo nel cuore del campus universitario e che avete voluto dedicare a san Tommaso d'Aquino. Con la sua intelligenza aperta ed il suo interesse appassionato per la verità, questo Santo seppe cogliere "l'armonia che intercorre tra ragione e fede" (Fides et ratio, 43). "L'uomo che apre positivamente la sua volontà alla fede - egli scrive - ama la verità che crede; la approfondisce nella sua mente, l'abbraccia, e cerca ragioni valide per questo suo atto" (Summa Theologica, II-II, q.2, a.10). Non si tratta di fondare la fede sulla ragione, o di sottoporre l'una all'altra, ma di illuminare la ragione con la luce della fede. Di questa luce abbisogna anche la cultura universitaria.

4. Sono grato a coloro che hanno incoraggiato e sostenuto l'iniziativa di edificare questa Cappella, posta nel complesso degli edifici universitari come fulgida lucerna, "perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa" (
Mt 5,15).

Come ho ricordato lo scorso anno ai Cappellani universitari d'Europa, la Cappella - ogni Cappella universitaria - è luogo dello spirito, dove sostano in preghiera e trovano alimento e sostegno i credenti, che vivono con modalità diverse la vita intensa dell'Università. E' palestra di virtù cristiane, dove cresce e si sviluppa la vita battesimale, e si esprime con ardore apostolico. E' casa accogliente ed aperta per tutti coloro che ascoltando il Maestro interiore si fanno cercatori di verità e servono l'uomo nella dedizione diuturna a un sapere non pago di orizzonti angusti e pragmatici.

La vostra Cappella è chiamata ad essere un centro propulsivo di animazione cristiana della cultura. Con vivo piacere, pertanto, benedirò fra poco il calice, la campana e la statua della Madonna Regina degli Apostoli, ad essa destinati. Vi ringrazio, inoltre, per il dono delle due ambulanze per la missione umanitaria a favore dei profughi del Kosovo. Alla fattiva solidarietà da voi espressa verso quanti soffrono le conseguenze del doloroso conflitto, si unisce il più vivo auspicio che la guerra finisca quanto prima ed il conflitto delle armi ceda il posto al dialogo ed alla pace. Affido questi auspici anche alla vostra preghiera.

Vorrei, infine, riprendere come ricordo di questo nostro incontro l'invito che abbiamo ascoltato da san Tommaso d'Aquino: "Se cerchi dove andare, segui Cristo, perché egli è la verità... Se cerchi dove fermarti, stai con Cristo, perché egli è la vita . . . Segui, dunque, Cristo se vuoi essere sicuro. Non potrai smarrirti, perché egli è la via".

Sia così per ciascuno di voi, che affido alla materna protezione di Maria, Sede della Sapienza.

Di cuore vi benedico tutti.

PREGHIERA DI GIOVANNI PAOLO II


PER LA CELEBRAZIONE


DEL GRANDE GIUBILEO DELL'ANNO 2000


Venerdì 30 aprile




Sii benedetto, o Padre,
118 che nel tuo infinito amore
ci hai donato l'unigenito tuo Figlio,
fattosi carne per opera dello Spirito Santo
nel seno purissimo della Vergine Maria,
e nato a Betlemme duemila anni or sono.
Egli s'è fatto nostro compagno di viaggio
e ha dato nuovo significato alla storia,
che è un cammino fatto insieme
nel travaglio e nella sofferenza,
nella fedeltà e nell'amore,
verso quei nuovi cieli e quella nuova terra
119 in cui Tu, vinta la morte, sarai tutto in tutti.
Lode e gloria a Te, Trinità Santissima,
unico e sommo Dio!

2. Per tua grazia, o Padre, l'Anno giubilare
sia tempo di conversione profonda
e di gioioso ritorno a Te;
sia tempo di riconciliazione tra gli uomini
e di ritrovata concordia tra le nazioni;
tempo in cui le lance si mutino in falci
e al fragore delle armi succedano i canti della pace.

Donaci, o Padre, di vivere l'Anno giubilare
120 docili alla voce dello Spirito,
fedeli nella sequela di Cristo,
assidui nell'ascolto della Parola
e nella frequenza alle sorgenti della grazia.
Lode e gloria a Te, Trinità Santissima,
unico e sommo Dio!

3. Sostieni, o Padre, con la forza dello Spirito
l'impegno della Chiesa per la nuova evangelizzazione
e guida i nostri passi sulle strade del mondo,
per annunciare Cristo con la vita
orientando il nostro pellegrinaggio terreno
121 verso la Città della Luce.

Risplendano i discepoli di Gesù per il loro amore
verso i poveri e gli oppressi;
siano solidali con i bisognosi
e larghi nelle opere di misericordia;
siano indulgenti verso i fratelli
per ottenere essi stessi da Te indulgenza e perdono.
Lode e gloria a Te, Trinità Santissima,
unico e sommo Dio!

4. Concedi, Padre, che i discepoli del tuo Figlio,
purificata la memoria e riconosciute le proprie colpe,
122 siano una cosa sola, così che il mondo creda.
Si dilati il dialogo tra i seguaci delle grandi religioni,
e tutti gli uomini scoprano la gioia di essere tuoi figli.

Alla voce supplice di Maria, Madre delle genti,
si uniscano le voci oranti degli apostoli e dei martiri cristiani,
dei giusti di ogni popolo e di ogni tempo,
perché l'Anno Santo sia per i singoli e per la Chiesa
motivo di rinnovata speranza e di giubilo nello Spirito.
Lode e gloria a Te, Trinità Santissima,
unico e sommo Dio!

5. A Te, Padre onnipotente,
123 origine del cosmo e dell'uomo,
per Cristo, il Vivente, Signore del tempo e della storia,
nello Spirito che santifica l'universo,
la lode, l'onore, la gloria
oggi e nei secoli senza fine.
Amen!

IOANNES PAULUS PP. II



ALLE PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLE SUORE DI CARITÀ DELLE SANTE BARTOLOMEA CAPITANIO


E VINCENZA GEROSA (SUORE DI MARIA BAMBINA)


Venerdì, 30 aprile 1999

Carissime Sorelle!


1. Benvenute! Rivolgo a ciascuna di voi il mio cordiale saluto, che volentieri estendo a tutte le Consorelle del vostro Istituto delle Suore di carità delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa.

Grazie per la vostra visita! In occasione del vostro ventiquattresimo Capitolo generale, avete voluto incontrare il Papa per rinnovare l'attestazione della vostra fedeltà alla Sede Apostolica ed essere confermate nella fede e nella totale consacrazione al Signore. Durante questi giorni di preghiera e di riflessione, vi state dedicando all'approfondimento del vostro specifico carisma di carità per il bene del prossimo, cercando di discernere i modi più idonei per viverlo nell’attuale contesto socio-culturale. In questa prospettiva, volete meglio evidenziare, alla luce degli insegnamenti della Chiesa, la vostra identità e, cogliendo i "segni dei tempi", vi preparate a rispondere alla sfide che la società contemporanea vi presenta alle soglie ormai del terzo millennio cristiano.

Restate fedeli all'intuizione originaria delle vostre sante Fondatrici! Potrete così incarnare nelle mutate condizioni storiche e sociali il vostro tipico carisma che, nel corso dell'Assemblea Capitolare, non mancherete di ulteriormente approfondire e chiarire.

124 2. Siete nate nella Chiesa, come dice la vostra Regola di vita, per esprimere agli uomini l'amore di Dio nell'esercizio delle opere di misericordia. Si tratta di una forma singolare di apostolato, che vi spinge a riconoscere nei fratelli, specie in quelli più poveri, abbandonati e disorientati, il volto stesso del Cristo sofferente.

In un tempo, come il nostro, segnato dal contrasto fra l'opulenza di una parte dell'umanità e le condizioni miserevoli di un'immensa schiera di indigenti ridotti spesso alla fame tra l'indifferenza di tanti, occorre un supplemento di amore che scuota le coscienze e induca le persone di buona volontà ad aprirsi alle esigenze della giustizia e della solidarietà.

In questo contesto di improrogabile urgenza, con le vostre parole, con il vostro comportamento e con la vostra stessa vita siate messaggere e testimoni del Vangelo della carità. Riaccendete nelle persone che avvicinate la speranza e il coraggio, annunciando loro la tenerezza di Dio, il quale mai abbandona i suoi figli.

Questa testimonianza, però, per essere autentica e duratura, ha bisogno di rigenerarsi continuamente alle pure sorgenti della Grazia. Occorre ascoltare la Parola di Dio e tradurla in vita vissuta. Il quotidiano contatto con Dio nella preghiera animi il vostro servizio, affinché tutto ciò che fate sia per la gloria del Signore e per il bene delle anime.

3. Le sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa di fronte alle attese del loro tempo sentirono irresistibile il richiamo di "quella benedetta carità". Videro Cristo nei poveri e lo additarono ad essi quale piena risposta ai loro più profondi bisogni. Il loro esempio è per voi un costante insegnamento, che vi incoraggia a proseguire la stessa azione, valida allora come oggi, perché tesa ad annunciare e testimoniare Cristo, Redentore dell'uomo e di tutto l'uomo. Incarnate questo messaggio con il vostro quotidiano servizio.

E' dinanzi a voi come modello Gesù che "ha compassione delle folle" (
Mc 8,2). Alla sua scuola si dilatino nel vostro spirito gli spazi della carità, perché possiate raggiungere il maggior numero possibile di persone. A tale proposito, mi rallegro con voi perché la vostra Famiglia religiosa, in questi ultimi anni, nonostante l'esiguità delle forze, ha incrementato l'azione missionaria in non poche Nazioni, specialmente dell'Africa. Questa coraggiosa iniziativa è il segno che la fecondità della carità non si misura nella floridezza numerica, ma nel ravvivare costantemente la gioia della consacrazione religiosa, aprendo generosamente il cuore alle necessità dei fratelli.

4. Care Sorelle, proseguite su questo sentiero, lasciando che lo Spirito Santo, l'agente principale della nuova evangelizzazione (cfr Tertio millennio adveniente TMA 45), continui ad effondere i suoi doni di grazia sull'intera vostra Congregazione. Accompagno tali voti con l'assicurazione della mia preghiera.

La Vergine Santa, che voi venerate come Maria Bambina, orienti le riflessioni e le decisioni del Capitolo generale e sostenga quante saranno chiamate ad assumere l'impegnativa responsabilità di guidare la vostra Famiglia per il prossimo sessennio. Per tutte voi imploro un'abbondante effusione dei doni dello Spirito, perché il rinnovamento dell'Istituto si traduca in motivo di consolazione e di speranza per tanti uomini e donne. Vi sia di conforto nella vostra missione evangelizzatrice e nella vostra ricerca di santità, anche la Benedizione Apostolica, che vi imparto di cuore, estendendola a tutte le Consorelle ed a quanti sono oggetto delle vostre quotidiane cure apostoliche.



Maggio 1999


MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


IN OCCASIONE DEL VII CENTENARIO DELLA DONAZIONE


DELLA BASILICA DEI SS. SILVESTRO E MARTINO AI MONTI IN ROMA


AI FRATELLI DELLA BEATA VERGINE DEL MONTE CARMELO




Al Reverendissimo Padre

UBALDO PANI, O. CARM.

Priore della Basilica Parrocchiale SS. Silvestro e Martino ai Monti

1. Si compiono i settecento anni da quando il mio Predecessore Bonifacio VIII, con la bolla Oblata Nobis del 1° Maggio 1299, donò la Basilica dei SS. Silvestro e Martino ai Monti in Roma ai Fratelli della Beata Vergine del Monte Carmelo. Codesta Famiglia religiosa, unitamente alla Comunità parrocchiale, commemora tale fausto anniversario, che per una provvidenziale coincidenza, cade nell’anno dedicato a Dio Padre, nel cammino di preparazione immediata all’evento giubilare. Appare significativa la celebrazione di questo centenario alle soglie del Grande Giubileo del Duemila, in quanto la Basilica fu donata a codesto Ordine religioso all’avvicinarsi del primo Giubileo della storia, celebrato appunto nel 1300.

125 Sempre memore dell’accoglienza calorosa riservatami in occasione della Visita pastorale del 17 Febbraio 1980, sono lieto di rivolgere a Lei, Rev.mo Padre Priore, alla Comunità dei Frati Carmelitani ed a tutti i Parrocchiani il mio beneaugurante saluto, mentre volentieri mi unisco al comune inno di lode e riconoscenza al Signore per questa lieta ricorrenza.

Il Papa Bonifacio VIII affidò la Basilica, di cui era stato titolare, al vostro Ordine, con il duplice scopo della cura pastorale dei fedeli e perché servisse come casa di studi teologici per coloro che iniziavano la vita nel Carmelo. Sono lieto di constatare che nel corso dei secoli i Religiosi sono rimasti fedeli alla missione loro affidata, offrendo un significativo servizio alla causa del Vangelo.

2. Volgendo lo sguardo alla storia della vostra Basilica, non posso non ricordare che essa, come uno scrigno prezioso, racchiude in sé il Titulus Equitii, legato al nome di san Silvestro, il Papa della "pace costantiniana": si tratta di un titolo fra i più antichi conservati a Roma. Per la sua posizione nei pressi della Basilica di S. Maria Maggiore e della Domus Aurea, essa è diventata meta attraverso i secoli di continui pellegrinaggi e fonte di conforto per la pietà di tanti fedeli.

Penso qui alla presenza significativa di Eminenti Cardinali titolari quali Sergio II che ricostruì la Basilica, san Carlo Borromeo, il teatino san Giuseppe Maria Tomasi, Papa Pio XI, il beato Alfredo Idelfonso Schuster, benedettino, il Servo di Dio Paolo VI. Legati da speciale devozione a questa Basilica furono anche san Giuseppe Benedetto Labre, fervente devoto della Vergine del Carmine, san Gaspare del Bufalo, fondatore dei Missionari del Preziosissimo Sangue, che ivi fu battezzato. E ancora, i Sommi Pontefici Adriano VI, Innocenzo X e Pio VII.

3. La felice ricorrenza, che quest'anno celebrate, costituisce un invito a riscoprire in profondità il vostro carisma. Nei sette secoli di vita, la Comunità di questo vostro Convento ha sperimentato come la divina Provvidenza abbia guidato i Religiosi in esso vissuti, e quanti vi hanno sostato in devota preghiera, verso un’autentica vita ascetica e spirituale. Tra i tanti, basti accennare a figure eccelse di carmelitani quali, per esempio, i Priori Generali Niccolò Audet, che partecipò al Concilio di Trento, Giovanni Battista Rossi, di cui santa Teresa di Gesù ammirava l’esempio di vita, Giovanni Antonio Filippini, che restaurò la Basilica portandola al suo attuale splendore, e Paolo di Sant'Ignazio, che si adoperò per la riforma religiosa dell’intero Ordine. Accanto alla Basilica ebbe la sua sede la stessa Curia generale dei Carmelitani e ad essa si richiamava la prima Confraternita del Carmine, canonicamente organizzata e diffusasi, in seguito, in tutto il mondo.

Come non far memoria, poi, di quell’umile frate, il ven. Angelo Paoli, "padre dei poveri" e "apostolo di Roma", che possiamo definire il fondatore ante litteram della "Caritas" nel rione Monti? Egli per primo collocò la Croce nel Colosseo dandovi, così, inizio al pio esercizio della Via Crucis che il Venerdì Santo anch’io ogni anno ho l’onore di presiedere accanto a quel monumento ricco di storia e di antiche vestigia. A queste anime elette va unita l’innumerevole schiera di gente semplice, che quotidianamente si inginocchia ai piedi della Vergine del Carmelo per implorarne la materna protezione.

4. Ho, inoltre, notato con gioia che, seguendo gli insegnamenti del Santo Vescovo Martino di Tours difensore dei poveri, al quale codesta Basilica è dedicata, grande è la vostra attenzione verso i bisognosi. Esempio concreto di questo vostro impegno caritativo è il Centro docce per i poveri del quartiere, gestito in collaborazione con i volontari vincenziani.

Alla carità s'accompagna un incessante sforzo formativo, caratterizzato dalle molteplici iniziative di catechesi e dall'encomiabile impegno della lectio divina. Mi rallegro con voi per la celebrazione feriale della Parola di Dio, svolta anche nei condomini della parrocchia, in attuazione delle indicazioni suggerite dalla Missione cittadina. Sono, inoltre, a conoscenza delle tante iniziative nell’ambito liturgico, delle quali avete reso partecipe la comunità parrocchiale. Tra di esse ricordo la solenne celebrazione dei primi vespri della Domenica e delle Solennità, unitamente alla devozione della Statio ad Beatam Virginem Mariam, una delle espressioni più significative della vostra tipica tradizione mariana.

5. L'auspicio vivo, che formulo cordialmente, è che il VII centenario della vostra presenza in questa Basilica e Convento dei SS. Silvestro e Martino ai Monti, non sia solo occasione di ricordi, ma "memoria" che contribuisca a rendere sempre più viva la vostra presenza. Formulo, pertanto, fervidi voti augurali anzitutto per la Comunità religiosa, che vive nel convento adiacente alla Basilica, dove hanno sede il governo provinciale della Provincia italiana e l’Istituto san Pier Tommaso con studenti professi italiani, romeni e colombiani.

Confido che la celebrazione centenaria stimoli tutti i Membri dell’Ordine Carmelitano a proseguire con rinnovato zelo sulla via maestra della santità e della fedeltà al carisma originario. Come ho scritto nell’Esortazione postsinodale Vita Consecrata, i Religiosi non hanno "solo una gloriosa storia da raccontare, ma una grande storia da costruire!" (n. 110). Esorto, pertanto, anche voi a guardare al futuro, "nel quale lo Spirito vi proietta per fare con voi ancora cose grandi" (ibid.).

La Vergine Maria, Madre e Sorella del Carmelo, avvolga con il suo manto tutta la Vostra comunità, religiosa e parrocchiale, così come teneramente abbraccia il suo Divin Figlio nella preziosa tela cinquecentesca che si venera nella Basilica. Sia essa a guidare ogni vostra attività e vi sia di conforto nei momenti della prova e della difficoltà. Vi protegga sempre ed ottenga per tutti il dono della fedele adesione a Cristo.

126 Con tali voti, imparto a Lei, Rev.mo Padre, all’intera Comunità religiosa ed a quanti frequentano la Basilica una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 1° Maggio 1999.

IOANNES PAULUS II



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II

AL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE BIBLICA CATTOLICA



Al Rev.mo Wilhelm Egger
Presidente della Federazione Biblica Cattolica

Nell'amore del Signore Gesù, saluto i membri del Comitato Esecutivo, del Consiglio di Amministrazione e i Coordinatori subregionali della Federazione Biblica Cattolica, riuniti a Roma per celebrare il XXX anniversario della Federazione. Questa è un'opportunità per rendere grazie a Dio per tutto ciò che la Federazione ha fatto al fine di realizzare la visione del Concilio Vaticano II affinché «i fedeli abbiano largo accesso alla sacra scrittura» (Dei Verbum DV 22).

Di fatto, uno dei numerosi frutti del Concilio è stato l'aumento della conoscenza della Bibbia e dell'amore per essa fra i cattolici, cosa che ha creato un senso più profondo della presenza divina nella loro vita. Spero ardentemente che voi e i vostri colleghi continuiate a fare quanto possibile per assicurare che le ricchezze inesauribili della Parola di Dio siano sempre più accessibili ai fedeli di Cristo e che questi ultimi vengano preparati meglio alle sfide che la loro fede implica.

Trent'anni fa, ricevendo i membri fondatori della Federazione, Papa Paolo VI spiegò che i Vescovi hanno la responsabilità primaria di aiutare i fedeli a conseguire una sana comprensione delle Scritture. Sottolineò quanto fosse buono e necessario che strutture come la vostra esistessero per aiutare i Vescovi in questo compito. Quanto detto dal mio reverendo Predecessore non è meno vero ora.

Senza una sana comprensione delle Scritture, non potrà esistere quella pienezza di preghiera cristiana che comincia con l'esperienza dell'ascolto della Parola di Dio. Né potrà esserci quella potente predicazione cristiana che deriva dall'esperienza dell'ascolto della Parola di Dio e che dispone i fedeli ad ascoltare ciò che il predicatore stesso ha udito per primo. Né potrà esistere una teologia cristiana che diffonda la grande verità della Parola di Dio piuttosto che le incertezze del pensiero umano. Nell'aiutare i Vescovi a insegnare la preghiera autenticamente biblica, la predicazione e la teologia, la Federazione non si trova ai margini della vita pastorale della Chiesa, ma al suo centro. Questo è il motivo della mia immensa gratitudine.

Vi incoraggio inoltre a continuare a promuovere il dialogo ecumenico che segue lo studio e la condivisione delle Scritture da parte di persone appartenenti a diverse confessioni religiose. In questo momento, è di vitale importanza che tutti i cristiani esplorino più approfonditamente la fonte comune che è la Bibbia alla ricerca di quell'unità che il Signore chiaramente desidera e di cui il mondo ha tanto urgentemente bisogno, se deve credere.

Affidandovi a Maria, Madre del Verbo Incarnato, e invocando sulla Federazione i doni dello Spirito Santo, che manifesta il suo afflato attraverso il testo sacro, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 1° maggio 1999.

GIOVANNI PAOLO PP. II



AI PELLEGRINI CONVENUTI


PER LA BEATIFICAZIONE


DI PADRE PIO DA PIETRELCINA


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GP2 Discorsi 1999 114