GP2 Discorsi 1999 133

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AL POPOLO ROMENO


ALLA VIGILIA DEL VIAGGIO IN ROMANIA




Carissimi Romeni,

col pensiero e con il cuore sono già tra voi, nella lieta attesa di poter presto varcare i confini del vostro Paese e sostare in una terra tanto illustre per tradizioni civili ed ecclesiali.

Il mio animo è colmo di gioia, al pensiero dell'incontro con il caro e venerato fratello, Sua Beatitudine il Patriarca Teoctist, e con i Vescovi del Santo Sinodo, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e i credenti tutti.

Attendo, pure, con commozione il momento in cui abbraccerò i diletti figli della Chiesa cattolica: di quella latina e di quella greco-cattolica, gli amati Pastori ed i cari fedeli.

Saluto sin d'ora il Signor Presidente e le Autorità dello Stato, chiamate a vivere il difficile, ma appassionante compito di introdurre il popolo ad un'esperienza consapevole e matura del fondamentale valore della libertà.

A voi tutti, uomini e donne, bambini, anziani, malati, giovani di Romania, va l'abbraccio del Papa di Roma! Vengo a voi animato dal desiderio di riproporvi, insieme con i vostri Pastori, il messaggio del Vangelo, che tanta rilevanza ha avuto ed ha nella storia, nella civiltà e nella fede del popolo romeno.

Vengo per proporvi non le facili illusioni, non gli abbagli di un giorno, non le utopie che passano, non le sterili polemiche sul potere terreno, ma Colui che è la Verità di Dio, Gesù Cristo nostro Signore, morto e risorto per la salvezza del mondo. A presto!

Dal Vaticano, 6 maggio 1999.

GIOVANNI PAOLO II



VIAGGIO APOSTOLICO IN ROMANIA (7-9 MAGGIO 1999)

CERIMONIA DI ARRIVO


Aeroporto Baneasa (Bucarest) - Venerdì, 7 maggio 1999

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Signor Presidente, Distinti Rappresentanti del Governo,

Signor Patriarca Teoctist,
Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Con grande gioia giungo quest'oggi in Romania, nazione a me molto cara e che da tempo desideravo visitare. Con profonda emozione ne ho baciato la terra, grato anzitutto a Dio onnipotente che nella sua provvida benevolenza mi ha concesso di vedere realizzato questo desiderio.

L'espressione della mia gratitudine si volge poi a Lei, Signor Presidente, per il suo ripetuto invito e per le cortesi parole con cui mi ha manifestato i sentimenti dei suoi collaboratori e dell'intero popolo romeno. Ho molto apprezzate le sue cordiali parole di benvenuto e le conservo nell'animo, mentre ripenso con gratitudine alla visita che Ella mi ha reso nel 1993, in qualità allora di Rettore dell'Università di Bucarest e di Presidente della Conferenza dei Rettori di Università della Romania. In Lei, primo cittadino di questa nobile nazione, vedo rappresentata l'intera cittadinanza e sento vivo il bisogno di inviare ad essa un caloroso saluto di fraternità e di pace, cominciando dalla popolazione della Capitale sino agli abitanti dei più remoti villaggi.

2. Ringrazio poi in maniera speciale Lei, Beatitudine Teoctist, Patriarca della Chiesa Ortodossa Romena, per le fraterne espressioni che ha voluto indirizzarmi, nonché per l'invito gentilmente rivoltomi a far visita alla Chiesa Ortodossa Romena, Chiesa maggioritaria nel Paese. E' la prima volta che la Provvidenza divina mi offre la possibilità di compiere un viaggio apostolico in una nazione a maggioranza ortodossa, e questo certamente non avrebbe potuto realizzarsi senza la disponibile e fraterna condiscendenza del Santo Sinodo della veneranda Chiesa Ortodossa Romena e senza il consenso Suo, Signor Patriarca, con il quale avrò domani e domenica speciali ed attesi incontri.

Non posso in questo storico momento non richiamare alla memoria la visita che Ella mi rese dieci anni or sono in Vaticano, manifestando la ferma volontà di stringere liberamente quegli amichevoli rapporti ecclesiali che apparivano proficui per il popolo di Dio. Confido che questa mia visita contribuisca a cicatrizzare le ferite inferte alle relazioni fra le nostre Chiese durante i passati cinquant'anni e ad aprire una stagione di fiduciosa e reciproca collaborazione.

3. Saluto infine di gran cuore Lei, Mons. Lucian Muresan, venerato Arcivescovo di Fagaras e Alba Julia e Presidente della Conferenza dei Vescovi della Romania, e tutti voi, Fratelli nell'Episcopato di rito bizantino-romeno e di rito latino, con particolare pensiero all'Arcivescovo di Bucarest, Mons. Ioan Robu. Vi rinnovo tutta la mia gratitudine per l'amabile insistenza con cui mi avete invitato a farvi visita. Sono veramente felice che questo sogno oggi si realizzi e ne ringrazio insieme a voi il Signore.

Eccomi finalmente tra voi, pellegrino di fede e di speranza. Tutti voi, carissimi Fratelli e Sorelle cattolici di ogni comunità e diocesi, sacerdoti, consacrati e laici, stringo in un abbraccio affettuoso e commosso, mentre vi saluto con le parole dell'apostolo Paolo: "Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (
1Co 1,3).

Questa mia visita intende confermare quei legami tra la Romania e la Santa Sede che tanto rilievo hanno avuto per la storia del Cristianesimo nella regione. Com'è noto, secondo la tradizione la fede fu portata in queste terre dal fratello di Pietro, l'apostolo Andrea, il quale sigillò la sua instancabile opera missionaria con il martirio a Patrasso. Altri eminenti testimoni del Vangelo, come Saba il Goto, Niceta di Remesiana, proveniente da Aquileia, e Lorenzo di Novae ne continuarono l'opera e, durante le persecuzioni dei primi secoli, schiere di cristiani subirono il martirio: sono i martiri Daco-romani, quali Zoticos, Attalos, Kamasis e Filippos, il cui sacrificio contribuì a radicare profondamente la fede cristiana nella vostra Terra.

135 Il seme del Vangelo, caduto in suolo fertile, ha prodotto nell'arco di questi due millenni numerosi frutti di santità e di martirio. Penso a san Giovanni Cassiano e Dionigi l'Esiguo, che hanno contribuito alla trasmissione dei tesori spirituali, teologici e canonici dell'Oriente greco all'Occidente latino, al santo re Stefano, "un vero atleta della fede cristiana", come lo definì il Papa Sisto IV, ed a tanti altri fedeli servitori del Vangelo, fra i quali il principe e martire Costantino Brancovan e, più recentemente, i numerosi martiri e confessori della fede del secolo ventesimo.

4. Carissimi Fratelli e Sorelle della Romania! La vostra Patria ha conosciuto, in questo secolo che s'avvia alla fine, gli orrori di duri sistemi totalitari, condividendo nella sofferenza la sorte di numerosi altri Paesi dell'Europa. Il regime comunista soppresse la Chiesa di rito bizantino-romeno unita a Roma, e perseguitò Vescovi e sacerdoti, religiosi, religiose e laici, non pochi dei quali hanno pagato con il sangue la loro fedeltà a Cristo. Alcuni sono sopravvissuti alle torture e sono ancora tra noi. Il mio pensiero commosso va qui al benemerito e carissimo Cardinale Alexandru Todea, Arcivescovo emerito di Fagaras e Alba Julia, il quale ha trascorso 16 anni in carcere e 27 in domicilio coatto. Rendendo omaggio a lui, che nella malattia, accettata con cristiana pazienza dalla mano di Dio, prosegue il suo fedele servizio alla Chiesa, vorrei tributare il dovuto riconoscimento anche a coloro che, appartenenti alla Chiesa Ortodossa Romena e ad altre Chiese e Comunità religiose, subirono analoga persecuzione e gravi limitazioni. La morte ha unito questi nostri fratelli di fede nell'eroica testimonianza del martirio: essi ci lasciano un'indimenticabile lezione d'amore a Cristo ed alla sua Chiesa.

5. Grazie a Dio, dopo il duro inverno della dominazione comunista, è iniziata la primavera della speranza. Con gli storici eventi del 1989 anche la Romania ha avviato un processo di ripristino dello stato di diritto nel rispetto delle libertà, tra cui quella religiosa. Si tratta, certo, d'un processo non privo di ostacoli che, giorno dopo giorno, va proseguito salvaguardando la legalità e consolidando le istitutioni democratiche. Auspico che, in questo sforzo di rinnovamento sociale, non manchi alla vostra nazione il sostegno politico e finanziario dell'Unione Europea, a cui la Romania appartiene per storia e per cultura.

Per rimarginare le ferite d'un recente passato aspro e doloroso occorre pazienza e saggezza, spirito di intraprendenza e di onestà. Questo compito, faticoso ma esaltante, è di tutti; è una sfida soprattutto per voi, cari giovani, che siete l'avvenire di questo generoso popolo. Non temete di assumere con coraggio le vostre responsabilità e guardate al futuro con fiducia. Da parte sua, la Chiesa Cattolica è pronta ad offrire il suo contributo, adoperandosi con ogni mezzo possibile per contribuire alla formazione di cittadini attenti alle vere esigenze del bene comune.

Romania, Paese ponte tra l'Oriente e l'Occidente, crocevia tra l'Europa Centrale e quella Orientale, Romania, che la tradizione qualifica col bel titolo di "Giardino di Maria", vengo a te in nome di Gesù Cristo, Figlio di Dio e della Vergine Santissima. Alla soglia di un nuovo millennio poggia ancora il tuo futuro sulla salda roccia del suo Vangelo. Con l'aiuto di Cristo sarai protagonista d'una rinnovata stagione di entusiasmo e di coraggio. Sarai nazione prospera, terra feconda di bene, popolo solidale e costruttore di pace.

Iddio ti protegga e sempre ti benedica!

VIAGGIO APOSTOLICO IN ROMANIA (7-9 MAGGIO 1999)

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II

AL TERMINE DELLA VISITA DI PREGHIERA


ALLA CATTEDRALE PATRIARCALE DI BUCAREST


Venerdì, 7 maggio 1999

1. "Il Dio della pace sia con tutti voi!" (Rm 15,32).


Carissimi Fratelli e Sorelle,

desidero salutarvi con le parole dell'Apostolo Paolo ai Romani per manifestarvi il mio affetto e la gioia profonda che provo nel trovarmi, assieme a Sua Beatitudine il Patriarca Teoctist, per la prima volta in mezzo a voi, qui in Romania. Vi ringrazio per la vostra festosa e calorosa accoglienza, che scaturisce dalla fede in Colui che è sempre presente dove due o tre sono riuniti nel suo nome: Gesù Cristo, nostro Signore (cfr Mt 18,20)

2. Cristo accompagna da sempre le vicende della Nazione romena. Come non ricordare, infatti, che l'evangelizzazione e la formazione delle prime comunità cristiane coincisero con la stessa formazione del vostro antico e nobile Popolo? Come non rilevare con gratitudine che il Vangelo ne ha permeato profondamente, sin dagli inizi, la vita ed i costumi, divenendo fonte di civiltà e principio di sintesi tra le diverse anime della sua cultura? Grazie alla fede cristiana, questo Paese, legato alla memoria di Traiano ed alla romanità, che evoca nello stesso nome l'Impero Romano ma reca in sé anche l'impronta della civiltà bizantina, nel corso dei secoli è diventato un ponte tra il mondo latino e l'ortodossia, come pure tra la civiltà ellenica e i popoli slavi.

136 La storia della vostra fede è significativamente rappresentata dai dipinti, presenti su tante facciate delle vostre chiese che, nonostante i venti e le piogge, continuano ad annunciare l'amore di Dio per gli uomini. Anche i Romeni, nelle tragiche vicende storiche, passate e più recenti, hanno custodito con coraggio il dono della fede cristiana, resistendo a persecuzioni violente e a proposte insidiose di una vita senza Dio.

Nel rendere grazie al Signore per tante luminose testimonianze, fiorite in terra romena, formulo voti che la fede in Cristo si radichi sempre più nei vostri cuori e risplenda nella vostra vita per essere trasmessa integra alle generazioni future.

3. Cari Romeni, il Signore accompagni il cammino del vostro Popolo verso il terzo millennio cristiano! Egli susciti nei vostri cuori progetti e speranze di bene e vi doni la forza per costruire la civiltà dell'amore, fondata sulla giustizia, sulla solidarietà, sull'impegno per il bene comune e per una convivenza veramente fraterna.

In particolare, auspico che una crescente intesa tra quanti si onorano del nome cristiano - Ortodossi, Cattolici dei diversi riti e Protestanti delle varie denominazioni - sia fermento di unità e di concordia all'interno della vostra Patria e nello stesso Continente europeo.

Che la pace di Cristo sia sempre con voi. Amen!

VIAGGIO APOSTOLICO IN ROMANIA (7-9 MAGGIO 1999)


AI MEMBRI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ROMENA


Nunziatura Apostolica di Bucarest - Venerdì, 7 maggio 1999




Carissimi Fratelli nell'Episcopato della Romania!
Te Deum laudamus, Te Dominum confitemur,
Te aeternum Patrem omnis terra veneratur!

1. Con le parole di questo antico inno, forse di sant'Ambrogio, ma attribuito anche a san Niceta, apostolo di questa terra quando essa era ancora la Dacia romana, mi piace aprire l'incontro con voi, all'inizio della mia visita pastorale in Romania. Vengo qui per ringraziare con voi il Padre della misericordia e il Dio di ogni consolazione (2Co 1,3), che, dopo anni di sofferenza, ha permesso a questa nobile nazione di cantare in libertà le lodi di Dio. A Lui chiedo che renda questa visita ricca di frutti per la Chiesa cattolica nel vostro Paese, per l’insieme delle Chiese e comunità cristiane, per tutto il popolo romeno.

Vi sono grato per la calorosa accoglienza. Grazie anche a Mons. Lucian Muresan, Presidente della vostra Conferenza, per le parole che mi ha appena rivolto, sottolineando la vostra profonda comunione col Successore di Pietro. Un saluto speciale rivolgo all'Em.mo Card. Alexandru Todea, Arcivescovo emerito di Fagaras e Alba Julia, che spero di poter incontrare. Desidero esprimergli il mio apprezzamento per la sua grande testimonianza di cristiana fedeltà e di indefettibile unità alla sede di Pietro nei tempi della persecuzione.

137 Per vostro tramite desidero salutare i presbiteri, come pure tutti i religiosi, le religiose e i diaconi, dei quali mi sono ben noti l'entusiasmo e la dedizione alla causa del Regno di Dio.

2. In questo ultimo anno di preparazione al grande Giubileo, la Chiesa intera contempla la figura di Dio Padre. E' un'occasione preziosa per far riscoprire a tutti il volto paterno di Dio, quale Gesù ce lo ha rivelato. Chiamando Dio col nome familiare di «Abbà» (cfr
Mc 14,36), egli ha rivelato l'intimo e consostanziale rapporto che lo lega al Padre celeste nell'insondabile profondità del mistero trinitario. Al tempo stesso, sacrificandosi per noi e donandoci il suo Spirito, ci ha dato di partecipare alla sua esperienza filiale permettendoci di invocare anche noi Dio col dolce nome di Padre (cfr Rm 8,15 Ga 4,6). E’ questo l'annuncio di grazia che siete chiamati a portare come apostoli di Cristo. "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Jn 3,16): questa notizia gioiosa vibri nelle vostre parole, brilli sul vostro volto, sia testimoniata dalle vostre opere. Si possa dire per ciascuno di voi quello che fu detto per san Niceta, in procinto di tornare in Dacia come araldo del vangelo:

"O nimis terra et populi beati,
quos modo a nobis remeans adibis,
quos tuo accedens pede visitabit
Christus et ore" (san Paolino di Nola, Carme XVII, 13-16).

3. Sì, siate l'immagine di Cristo per i vostri fedeli. Siatelo soprattutto come artefici di comunione. In questo anno del Padre dobbiamo sentire più forte l’anelito di Cristo per l'unità: "Padre... che siano una cosa sola, come noi" (Jn 17,11). Il Vescovo è il garante della comunione e il suo ruolo paterno deve aiutare la comunità a crescere come famiglia, riflettendo in qualche modo la paternità stessa di Dio (cfr sant'Ignazio di Antiochia, Ai Tralliani, III, 1).

Molteplici sono le forme e le esigenze della comunione che i Vescovi sono chiamati a coltivare. E’ fondamentale la comunione che li lega agli altri Vescovi e in particolare al Vescovo di Roma, successore di Pietro. Questa comunione va vissuta in modo più concreto con i confratelli Vescovi del proprio Paese, così che essa diventi fonte di reciproco arricchimento. Ciò vale in modo particolare quando, come nel caso della Romania, la tradizione della Chiesa si esprime in riti differenti, ciascuno dei quali porta il proprio contributo di storia, di cultura, di santità.

La vostra Conferenza in effetti raduna i Vescovi della Chiesa latina e di quella greco-cattolica, mentre uno di voi è anche Ordinario per quella armena. Essa vi offre un luogo di fraterno incontro e di reciproco sostegno, come pure l'opportunità di coordinare le attività che riguardano le questioni che vi sono comuni circa l'evangelizzazione e la promozione umana. Alla luce dell'esperienza di questi anni, si deve riconoscere che questa istituzione ha dimostrato la sua utilità. Essa è destinata ad essere un segno di unità per l'intera vostra società, mostrando come la legittima diversità, lungi dall'essere fattore di divisione, può contribuire ad una unione più profonda, perché arricchita dai doni di ciascuno.

4. Occorre conoscersi e apprezzarsi vicendevolmente, portando i pesi gli uni degli altri (cfr Ga 6,2). A questi sentimenti di condivisione bisogna educare il popolo di Dio e, in particolare, i futuri presbiteri. A tal fine, la formazione comune dei seminaristi è uno strumento significativo, perché essi imparino concretamente il senso del rispetto e dell'accoglienza dell'altro, nella stima quotidianamente rinnovata del prezioso deposito della medesima fede loro affidata. Siano essi veramente la pupilla dei vostri occhi.

La comunione deve contraddistinguere i rapporti dei fedeli tra di loro, con i presbiteri e con il Vescovo. Occorre promuoverla in tutti i modi, attraverso la pratica dell’ascolto reciproco e la valorizzazione degli organismi di partecipazione. Per questa testimonianza di unità e per la vitalità stessa della missione della Chiesa è decisivo l'impegno dei presbiteri, indispensabili collaboratori dell'ordine episcopale. Se da una parte è dovere dei sacerdoti riconoscere nel Vescovo il loro Padre e obbedirgli con profondo rispetto, da parte sua, come ricorda il Concilio, "il Vescovo consideri i sacerdoti suoi cooperatori quali figli e amici" (Lumen gentium LG 28).

138 Carissimi, siate vicini ai vostri sacerdoti. Sosteneteli nei momenti di prova. Preoccupatevi della loro formazione permanente, sviluppando, insieme con loro, gli spazi della preghiera, della riflessione, dell'aggiornamento pastorale.

5. Di simili premure devono ovviamente beneficiare anche i religiosi e le religiose. Nel rispetto dei loro carismi e delle particolarità di ogni Istituto, è compito dei Vescovi armonizzare le loro presenze per il bene comune di tutta la Chiesa.

E’ poi da ringraziare il Signore per le numerose vocazioni, maschili e femminili, che Egli continua a suscitare in Romania. Occorre però assicurare a quanti sono chiamati al sacerdozio e alla vita consacrata un’educazione solida e integrale, sia dal punto di vista dottrinale, che pastorale e spirituale. E ciò di preferenza nel vostro stesso Paese, per cui è necessario formare bene i professori, gli educatori e, in particolare, i padri spirituali. So che molto è stato fatto, ma occorre continuare in questa direzione, considerate le complesse e crescenti esigenze del nostro tempo.

6. Una particolare cura va posta nella promozione dei laici, che è un’urgenza di tutta la Chiesa, ma in modo particolare lo è per i Paesi usciti dall'esperienza del comunismo. Si tratta di aiutarli a prendere coscienza della loro vocazione specifica, che è quella di "cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio" (Lumen gentium
LG 31). Ovviamente ci sono ampi spazi di servizio ad essi aperti anche all'interno della comunità cristiana, ma è compito insostituibile dei laici far presente il Vangelo in quei campi della vita sociale, economica e politica, dove il clero normalmente non opera. Per questa loro importante missione essi hanno bisogno del sostegno dell’intera comunità, come anche sono chiamate a svolgere un ruolo significativo le associazioni laicali, approvate dai Vescovi e operanti in un clima di mutuo rispetto e di collaborazione con i Pastori.

7. In seguito agli eventi del 1989 anche nel vostro Paese è stato instaurato il sistema democratico: è una costruzione che richiede tempo, pazienza e costanza. La Chiesa cattolica da parte sua ha potuto riorganizzarsi e può svolgere liberamente la sua attività pastorale. Anche se non mancano difficoltà, occorre guardare con fiducia al futuro e, con l'aiuto del Signore, dedicarsi con entusiasmo all'opera della nuova evangelizzazione.

Una sfida di prim'ordine è quella di curare la proposta della fede alle nuove generazioni. Dal punto di vista statistico, la Romania è un paese relativamente "giovane". Purtroppo, i giovani si imbattono oggi in nuove difficoltà che intralciano e insidiano il loro processo educativo. E’ importante che la Chiesa sostenga il compito dei genitori, primi educatori dei loro figli, ed offra poi il suo specifico contributo, soprattutto con la catechesi e l'insegnamento della religione.

Prima della seconda guerra mondiale, la Chiesa Cattolica aveva in Romania numerose scuole, con un elaborato sistema per il loro sostentamento. Con la confisca dei beni, tale importante opera ecclesiale è venuta meno. Pur riconoscendo che sarebbe difficile ritornare alla situazione preesistente, sarebbe un dovere di giustizia restituire le scuole e i beni confiscati, mettendo la Chiesa in grado di svolgere la sua missione anche nel campo educativo. Non c'è dubbio che l'intera società ne trarrebbe abbondanti vantaggi.

8. La restituzione dei beni è una questione che spesso riappare, soprattutto per la Chiesa Cattolica di rito bizantino-romeno, tuttora priva di numerosi luoghi di culto di cui disponeva prima della sua soppressione. Ovviamente la giustizia esige che ciò che è stato tolto sia, per quanto possibile, restituito. Mi è noto che i Gerarchi non chiedono la restituzione simultanea di tutti i beni confiscati, ma vorrebbero avere quelli che maggiormente servono per le funzioni liturgiche: le cattedrali, le chiese decanali, ecc.

Al riguardo, ho seguito con grande interesse i lavori della Commissione mista tra la Chiesa Ortodossa Romena e la Chiesa Greco-cattolica circa le menzionate questioni. Non c'è dubbio che, nonostante le difficoltà, tale Commissione abbia avuto un ruolo positivo. Formulo i più sentiti voti che entrambe le parti si impegnino a continuare a trattare la questione nel dialogo sincero e rispettoso e spero che questa mia visita possa dare un ulteriore contributo a tale cammino di fraterno dialogo nella verità e nella carità.

Questo dialogo si inscrive poi nel più vasto orizzonte dell'impegno ecumenico, a cui l'intera Chiesa è chiamata. Dobbiamo adoperarci tutti, con apertura di cuore e perseveranza, nel dialogo sia teologico che operativo con le altre Chiese e comunità cristiane, in vista del traguardo dell'unità di tutti i discepoli di Cristo. Non dimentichiamo a tal proposito l'insegnamento del Concilio Vaticano II, quando sottolinea che la conversione del cuore, la santità e la preghiera sono l'anima del movimento ecumenico (cfr Unitatis redintegratio UR 8). Spero che anche in Romania, con i nostri fratelli ortodossi e le altre comunità cristiane, si possano organizzare iniziative ecumeniche in occasione dell'Anno Giubilare, per implorare insieme dal Signore che "cresca l'unità tra tutti i cristiani delle diverse Confessioni fino al raggiungimento della piena comunione" (Tertio millennio adveniente TMA 16).

9. Accanto alle prospettive di carattere intra-ecclesiale ed ecumenico, l'impegno della Chiesa cattolica in Romania deve rispondere anche a precise attese sul versante sociale. Tanti sono i problemi che chiamano in causa la testimonianza cristiana. Io desidero additare l'attenzione speciale che merita la famiglia, cellula di base della società. Bisogna offrire alle famiglie l'orientamento e il sostegno di cui hanno bisogno, per fondare il loro cammino e il loro ruolo educativo su autentici valori morali e spirituali. In particolare, occorre inculcare il rispetto della vita di ogni persona, dal momento del concepimento fino alla morte naturale.

139 Una concreta e generosa attenzione la Chiesa deve coltivare verso i più poveri ed emarginati. Si tratta di un compito immane, per la cui attuazione si esige che lo sforzo ecclesiale sia coordinato con l’impegno che in questo campo devono assicurare le istituzioni governative e non governative, come anche tutti gli uomini di buona volontà.

10. Carissimi, la ricostruzione della società romena sarà tanto più solida, quanto più si radicherà nelle vostre migliori tradizioni. Occorre soprattutto riscoprire la forza della fede di quanti hanno preferito morire piuttosto che rinnegare Dio o la Chiesa.

Ogni Chiesa e comunità religiosa nel vostro Paese ha avuto i suoi martiri, anche nel secolo XX. A tutti oggi intendo rendere omaggio. Da parte sua, la Chiesa cattolica è invitata a raccogliere la memoria dei suoi martiri, per seguirne la testimonianza di fedeltà e dedizione al Signore.

Come non ricordare, ad esempio, il compianto Card. Iluiu Hossu (1885-1970), Vescovo di Cluj-Gherla? Il mio predecessore Paolo VI rivelò che uno dei Cardinali "in pectore" nel Concistoro del 20 aprile 1969 era appunto Mons. Hossu e lo definì "insigne servitore della Chiesa, altamente benemerito per la sua fedeltà e per le prolungate sofferenze e privazioni di cui essa gli fu causa; simbolo e rappresentante egli stesso della fedeltà di molti Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli della Chiesa di rito bizantino" (AAS LXV, 165).

Anche la Chiesa Cattolica di rito latino fu oggetto di persecuzione, come è testimoniato dalla figura dell'intrepido Servo di Dio Mons. Aaron Marton (1896 - 1980), Vescovo di Alba Iulia, il quale fu prima incarcerato e poi costretto a vivere in domicilio coatto. Con profonda commozione ricordo, inoltre, Mons.Antonio Durcovici (1888 - 1951), eroico Vescovo di Iasi, morto in carcere.

Sono solamente alcune tra le molte illustri figure di discepoli di Cristo vittime di un regime che, ostile a Dio per il suo ateismo, calpestò anche l’uomo, fatto a immagine di Dio.

11. Ora, cari Confratelli, una pagina nuova si è aperta nella vostra storia. E’ un dono e insieme un compito. Guidate con vigore le comunità a voi affidate, perché tutto il vostro popolo possa andare verso un futuro sempre più conforme al disegno di Dio. La vostra fiducia sia riposta in Colui che, inviando i suoi apostoli nel mondo, ha assicurato: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (
Mt 28,20).

Affido l'impegno delle vostre Chiese alla protezione materna della Vergine Santa. Ella che è stata per voi la "stella mattutina", a cui avete guardato nella notte della persecuzione, sia ora la "stella della nuova evangelizzazione" e indichi a tutta la società romena il cammino del suo Figlio Gesù Cristo, la "via" che porta alla casa del Padre.

A voi, ai vostri sacerdoti, religiosi, religiose, diaconi e a tutti i fedeli di questa amata terra di Romania imparto di cuore la mia Benedizione.

VIAGGIO APOSTOLICO IN ROMANIA (7-9 MAGGIO 1999)


AL PRESIDENTE DELLA ROMANIA


Palazzo Presidenziale di Cotroceni (Bucarest)

Venerdì, 7 maggio 1999

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Signor Presidente,

Signori Presidenti del Senato e della Camera dei Deputati,
Signori Membri del Governo e dei Corpi istituzionali,
Signore e Signori Membri del Corpo diplomatico,
Signori Rappresentanti delle diverse Comunità religiose,

1. Accettando l'invito che lei mi ha fatto di visitare la Romania, sono lieto, Signor Presidente, di calcare per la prima volta il suolo del suo Paese. La ringrazio vivamente per l'accoglienza e per le cortesi parole che mi ha appena rivolto, a nome suo personale e delle Autorità della Nazione. Saluto i membri dei Corpi costituiti e i rappresentanti del popolo romeno, così come i membri delle Comunità religiose e del Corpo diplomatico; a livello più ampio, porgo i miei più cordiali saluti ai responsabili della vita pubblica, alle persone che hanno contribuito a preparare la mia visita e a tutti i Romeni.

2. È come pellegrino della pace, della fraternità e dell'intesa in seno alle nazioni, fra i popoli e fra i discepoli di Cristo che vengo nella vostra terra. Nel corso delle diverse tappe della mia visita, incontrerò le varie comunità ecclesiali, così come il popolo della Romania. Ringrazio cordialmente Sua Beatitudine Teoctist, Patriarca di Romania, per le sue parole di benvenuto. Il nostro incontro e i tempi di preghiera che condivideremo sono testimonianze eloquenti di fraternità evangelica. Dopo l'ultimo Concilio e nella prospettiva del Grande Giubileo, sono gesti che segnano in modo significativo il cammino dell'unità fra i cristiani. Auspico che i Pastori e i fedeli compiano, a loro volta, gesti concreti di dialogo e di reciproca accoglienza, che manifestino che la carità fraterna in Cristo non è una parola vana ma una componente della vita cristiana e della Chiesa.

3. Desidero anche a salutare i Vescovi cattolici della Romania, così come tutti i membri delle loro comunità latina, greco-cattolica e armena. Li assicuro del mio affetto paterno. Nell’esprimere a loro ancora una volta la mia ammirazione per l'opera svolta nella prova, con fedeltà e coraggio, mi rallegro della loro azione pastorale in comunione con il Successore di Pietro, segno dell'unità del Corpo di Cristo e del loro impegno in seno alla società romena.

4. Sono lieto di incontrare i membri del Corpo diplomatico; la loro presenza mostra l'attenzione che gli Stati vicini, l'Europa e il mondo intero rivolgono alla Romania, al suo sviluppo interno e alle sue relazioni estere. Auspico che la comunità internazionale intensifichi i suoi aiuti a favore delle nazioni che, uscendo dal giogo comunista, devono riorganizzare la loro vita economica e sociale; questi Paesi diventeranno così artefici di pace e di prosperità per i loro abitanti e partner ancora più responsabili nella vita internazionale.

5. La presenza dei Rappresentanti delle diverse Comunità religiose m'invita a sottolineare il ruolo essenziale delle Chiese. A loro spetta il compito di essere artefici di pace, di solidarietà e di fraternità, al fine di porsi non come antagoniste ma come collaboratrici in vista del bene comune, bandendo tutto ciò che può esacerbarle, contrapposizioni, le passioni e le ideologie che, nel corso dei decenni passati, hanno cercato di prevalere sulle persone, sulle comunità umane locali e sui principi di libertà e di verità. Nel rispetto dell'autonomia delle realtà temporali, la loro missione spirituale le invita a essere sentinelle nel mondo, per ricordare i valori che fondano la vita sociale e per porre rimedio dal punto di vista umano e spirituale alle mancanze nei confronti del rispetto dovuto a ogni persona, alla sua dignità e alle sue libertà fondamentali, in particolare la libertà religiosa e la libertà di coscienza.

6. La Romania vive un periodo di transizione determinante per il suo avvenire, per una sua partecipazione più intensa alla costruzione dell'Europa e per la sua presenza sulla scena internazionale. Il mio pensiero va a coloro che stanno attraversando delle prove, soprattutto a quanti sono gravemente colpiti dalla crisi economica e a coloro che si trovano in situazioni di povertà o di malattia, così come alle famiglie che fanno fatica a far fronte ai propri bisogni. Invito tutti i Romeni a dare prova di solidarietà, testimoniando così concretamente che la vita in uno stesso territorio crea forti vincoli di fraternità. Nessuno deve sentirsi escluso né deve prendere a pretesto la lentezza delle trasformazioni per perdersi d'animo o per dissociarsi dal cammino comune. Ognuno è responsabile dei propri fratelli e del futuro del Paese.

141 7. Quarant'anni di comunismo ateo hanno lasciato conseguenze e cicatrici nella carne e nella memoria del vostro popolo e hanno instaurato un clima di diffidenza; tutto ciò non può scomparire senza un reale sforzo di conversione dei cittadini nella loro vita personale e nei rapporti con l'insieme della comunità nazionale. Ognuno deve tendere la mano ai propri fratelli, affinché la promozione e lo sviluppo siano a beneficio di tutti, in particolare di coloro che hanno subito gli effetti nefasti delle diverse crisi del passato. Il vostro popolo è ricco di risorse insospettate, di fiducia in sé e di solidarietà. Forte di questi valori, è chiamato a sviluppare un' arte di vivere insieme che è un supplemento d'anima e d'umanità. La solidarietà e la fiducia esigono da tutti i protagonisti della vita sociale la concertazione e il rispetto dei diversi livelli d'intervento, così come un impegno perseverante e un atteggiamento di onestà da parte di tutti coloro che devono gestire le realtà sociali. A partire da ciò si crea realmente una comunanza di destino. Incoraggio gli abitanti della Romania a lavorare per edificare una società al servizio di tutti e a lasciarsi raggiungere dal messaggio di Cristo, come i loro antenati hanno fatto fin dai tempi apostolici, mostrando quanto i valori cristiani, spirituali, morali e umani occupino un importante posto nella vita della nazione.

8. Gli sconvolgimenti seguiti agli eventi del 1989 hanno incrementato le differenze fra i cittadini. Le difficoltà nella transizione democratica conducono a volte allo scoraggiamento. Il cammino della vita democratica passa prima di tutto per un'educazione civica di tutti i cittadini, affinché possano assumere una parte attiva e responsabile nella vita pubblica in seno alle collettività locali e a tutti i livelli della società. Formato al senso civico, il popolo prenderà coscienza del fatto che le evoluzioni non possono essere soltanto un fatto di strutture, ma che concernono anche le mentalità. È opportuno, in particolare, che i giovani possano riacquistare fiducia nel loro Paese e non siano tentati di emigrare. D'altra parte è importante che uno Stato preoccupato della convivialità e della pace sia attento a tutti gli individui che vivono sul territorio nazionale, senza esclusioni. In effetti, una Nazione ha il dovere di fare tutto il possibile per rafforzare l'unità nazionale, fondata sull'uguaglianza fra tutti gli abitanti, indipendentemente dalla loro origine e dalla loro religione, e per sviluppare il senso dell'accoglienza dello straniero.

Certo, le modifiche territoriali, che hanno portato a unire popolazioni di diversa appartenenza etnica e religiosa, hanno delineato, soprattutto in Transilvania, un mosaico socio-religioso complesso. È con pazienza e soprattutto con la volontà di praticare l'arte di vivere insieme che, grazie alla convivialità nazionale e religiosa, le contrapposizioni e le paure potranno essere superati. «Occorre passare da una posizione di antagonismo e di conflitto ad una posizione nella quale l'uno e l'altro si riconoscono reciprocamente dei partner» (Ut unum sint
UUS 29). Se la storia non può essere dimenticata, è rifacendosi al rispetto dei diritti delle minoranze e nel dialogo, con la volontà del perdono e della riconciliazione, che i cittadini possono oggi riscoprirsi partner e, ancora di più, fratelli.

9. Desidero infine menzionare l'accoglienza che la Romania ha tanto generosamente offerto ai miei compatrioti e al Governo polacco durante la seconda guerra mondiale. Vorrei anche rendere omaggio allo slancio di generosità di cui sono state capaci numerose persone durante gli avvenimenti del 1989. Sono, fra tanti altri, segni che possono suscitare oggi ancora degli atteggiamenti coraggiosi e perseveranti, che portano verso una società dove si vive bene.

10. Le sono grato, Signor Presidente, per avermi invitato a condividere per qualche ora la storia del suo Paese, permettendomi di incontrare le comunità cattoliche e di compiere, nei miei contatti con la Chiesa ortodossa romena, una tappa importante lungo il cammino dell'unità cristiana. Invoco su lei, sulla sua famiglia, sulle persone presenti, così come sulla popolazione della Romania, l'abbondanza delle Benedizioni divine.

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