GP2 Discorsi 1999 147


AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA GENERALE


DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE


Venerdì, 14 maggio 1999




Signor Cardinale,
Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Carissimi Direttori Nazionali,
Collaboratori e Collaboratrici delle Pontificie Opere Missionarie!

148 1. Con gioia rivolgo a ciascuno di voi il mio cordiale saluto, a cominciare dal Signor Cardinale Jozef Tomko, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, che ringrazio per le parole con cui si è fatto interprete dei vostri sentimenti. Saluto l'Arcivescovo Charles A. Schleck, Segretario Aggiunto della Congregazione e Presidente delle Pontificie Opere Missionarie; i Segretari Generali delle Opere e, in modo speciale, voi, cari Direttori Nazionali, che portate in prima persona il peso dell'animazione e della cooperazione missionaria nei vostri Paesi. Il mio affettuoso saluto si estende a tutti i vostri collaboratori ed alle vostre collaboratrici che, spinti da zelo evangelico, hanno a cuore di proclamare l'amore del Padre celeste ad ogni uomo ed in ogni situazione di vita.

2. Accogliendo voi, desidero abbracciare tutti coloro che lavorano, pregano e soffrono per la missione evangelizzatrice della Chiesa. Sono in tanti: dal personale apostolico che, "ad vitam", ha fatto di questa missione la ragione della propria esistenza, e che continua ad essere l'esempio massimo della dedizione alla causa del Vangelo, alle persone che nelle diverse condizioni di vita, magari nel silenzio e nell'anonimato, si impegnano nell'animazione e nella cooperazione missionaria.

Portate loro il mio grato saluto e l'incoraggiamento a sostenere sempre la missione "ad gentes", necessaria per annunciare il Vangelo a quanti ancora non conoscono Cristo, unico Salvatore del genere umano. Penso specialmente a chi, in mezzo a difficoltà di ogni genere, persevera fedelmente là dove lo Spirito l'ha condotto, fino talora all'offerta della propria vita. Rendiamo grazie a Dio per questa loro generosa testimonianza, consapevoli come siamo che "sanguis martyrum, semen christianorum". Con la loro vita offerta senza riserve, questi fratelli e sorelle manifestano al mondo, non di rado scettico nei confronti degli autentici valori, l'amore illimitato ed eterno di Dio Padre.

3. Questo nostro incontro si situa nell'immediata prossimità del Grande Giubileo dell'anno Duemila, celebrazione della salvezza che il Padre ha offerto a tutti gli uomini. Questo induce spontaneamente a ricordare, ancora una volta, come «la missione di Cristo Redentore, affidata alla Chiesa, è ancora ben lontana dal suo compimento. Al termine del secondo millennio dalla sua venuta uno sguardo d'insieme all'umanità dimostra che tale missione è ancora agli inizi e che dobbiamo impegnarci con tutte le forze al suo servizio» (Redemptoris missio
RMi 1), in conformità con la volontà del Padre "che tutti gli uomini siano salvi" (1Tm 2,2).

La vostra Assemblea, che quest'anno ha come tema: "La cooperazione missionaria nell'anno Duemila: animazione, vocazioni, personale, aiuto spirituale e materiale", è stata preparata mediante la celebrazione di opportune Giornate di Pastorale. In esse vi siete soffermati a studiare l'Istruzione sulla cooperazione missionaria "Cooperatio missionalis", pubblicata il 1· ottobre scorso. Questo documento, ribadendo la permanente validità della missione ad gentes, offre delle norme pratiche che permettono di orientare al meglio le iniziative delle Pontificie Opere Missionarie e di altre realtà, coordinate dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.

4. La Chiesa tutta "ha ricevuto il mandato di attuare il piano di salvezza universale, che scaturisce, fin dall'eternità, dalla «fonte di amore», cioè dalla carità di Dio Padre" (Cooperatio missionalis, 1). L'apostolo Paolo afferma di rendere culto a Dio nel suo spirito "annunziando il VangRedemptoris missioelo del Figlio suo" (Rm 1,9). In effetti, la proclamazione dell'amore incondizionato di Dio per tutti gli uomini è compito che nasce dalla consapevolezza del suo assoluto valore salvifico. Solo riconoscendo questo amore e affidandosi ad esso, l'uomo può vivere secondo verità (cfr Gaudium et spes,19, 1). Si comprende allora perché "l'evangelizzazione missionaria . . . costituisce il primo servizio che la Chiesa può rendere a ciascun uomo e all'intera umanità" (Redemptoris missio RMi 2). Quest'amore del Padre, rivelato dal e nel Figlio fatto uomo, spinge la Chiesa alla missione: per cooperare ad essa i cristiani ricevono lo Spirito Santo, "il protagonista di tutta la missione ecclesiale", la cui "opera rifulge eminentemente nella missione «ad gentes»" (ibid., 21).

5. A voi, membri del Consiglio Superiore delle Pontificie Opere Missionarie, come pure ai vostri collaboratori, compete un ruolo di primaria responsabilità nell'animazione e formazione missionaria del Popolo di Dio. È per questo che vi incoraggio a proseguire con rinnovato sforzo in quest'impegno, che già svolgete con grande generosità. Lo dimostra, tra l'altro, il continuo aumento del vostro fondo centrale di solidarietà, formato principalmente da piccoli contributi di tante persone - le "povere vedove" del Vangelo - che offrono del loro necessario. Esso permette la realizzazione dell'attività pastorale delle Chiese sprovviste di mezzi materiali o di sufficiente personale apostolico.

Indispensabili sono, pertanto, il vostro compito, quali Direttori delle Opere Missionarie Pontificie, e la vostra dedizione personale. A voi è chiesto di "informare e formare il Popolo di Dio alla missione universale della Chiesa, far nascere vocazioni ad gentes, suscitare cooperazione all'evangelizzazione" (Redemptoris missio RMi 83), con uno spirito veramente universale, consapevoli che le Pontificie Opere Missionarie hanno come orizzonte il mondo intero. L'universalità è il pregio più importante e caratteristico delle Opere, che partecipano così alla sollecitudine del Papa per tutte le Chiese (cfr 2Co 11,28).

Affido voi ed il vostro servizio alla premurosa assistenza di Maria, Madre della Chiesa e Stella dell'evangelizzazione. Vi assicuro un costante ricordo nella preghiera ed imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica a ciascuno di voi, estendendola volentieri a tutti i vostri collaboratori nel lavoro di animazione missionaria.




ALLE PICCOLE SUORE MISSIONARIE DELLA CARITÀ


Sabato, 15 maggio 1999

Care Piccole Suore Missionarie della Carità,


149 al termine del IX Capitolo Generale, avete voluto incontrare il Successore di Pietro per ribadire la fedele adesione alla Chiesa da parte di ciascuna di voi e di tutta la vostra Famiglia religiosa, secondo lo spirito del vostro Fondatore, il Beato Luigi Orione.

Grazie per questa vostra visita e per il significato che essa intende esprimere. Porgo vive felicitazioni a Suor Maria Ortensia Turati, confermata per il prossimo sessennio alla guida del vostro Istituto. Auguro a Lei, come pure al rinnovato Consiglio Generale, un proficuo servizio apostolico, nel condurre la Congregazione verso sempre più vaste ed incisive iniziative di carità.

Durante l’assemblea capitolare, che proprio oggi si conclude, vi siete soffermate a riflettere sul tema: "Radicate in Cristo verso una nuova unità di vita, per un Istituto più missionario". So che questi giorni d’intensa preghiera, di attenta riflessione e di fraterno dialogo vi hanno permesso di guardare avanti, oltre la soglia del terzo millennio, per mettere in evidenza le attese e le urgenze che domandano generose e profetiche risposte, nel solco della carità di don Orione.

Perché la vostra Opera, che allarga ormai le sue tende in molte nazioni del mondo, possa avanzare secondo il carisma che le è proprio, occorre che restiate anzitutto saldamente "radicate" in Cristo. Come non guardare a don Orione ed al suo esempio di incessante unione a Gesù, adorato nell'Eucarestia, amato nel mistero della sua Croce e servito con infaticabile dedizione nei poveri più poveri? Siate fedeli a Cristo sulle orme di don Orione! Cristo sia il centro del vostro cuore e d’ogni vostro progetto di bene. Sarete così missionarie del suo Vangelo di carità, dovunque vi troviate ad agire e diffonderete attorno a voi il balsamo salutare della divina misericordia.

Il vostro carisma vi chiama ad essere Missionarie della Carità, apostole, cioè, di Dio che è Amore. Per realizzare questa vostra impegnativa missione, lasciatevi guidare dallo Spirito Santo verso un’unità sempre più profonda con Dio e tra di voi: è condizione indispensabile per svolgere un apostolato sempre coraggioso e fedele. Dall’incessante preghiera e contemplazione traete luce e vigore per essere autentiche "Piccole Suore Missionarie della Carità". Povere, piccole ed umili, come amava don Orione, perché possiate condividere effettivamente la condizione di coloro che si trovano ai margini della società. Preparate, però, e ben formate per rispondere in modo adeguato alle sfide spirituali e sociali di questo nostro tempo.

La cooperazione costante con i Figli della Divina Provvidenza nel nome del comune Fondatore, l’apertura ai laici, che intendete giustamente intensificare per estendere il raggio della vostra azione, una formazione attenta alle mutate esigenze della nostra epoca, un permanente ed organico inserimento nelle Chiese locali renderanno realmente il vostro Istituto "più missionario" con interventi di amore preferenziale verso i poveri, nel desiderio di condurli all'incontro con Cristo.

Care Sorelle, assicuro la mia preghiera per voi al Signore ed affido ogni decisione e mozione scaturita dal Capitolo Generale alla Madonna, Madre del Buon Consiglio. Sia Lei a guidare i vostri passi e a sostenervi nei vostri sforzi. Don Orione dal cielo vegli su di voi e su tutte le istituzioni della vostra benemerita Congregazione.

Con tali sentimenti, di cuore benedico voi, le vostre consorelle, specialmente quelle ammalate e sofferenti, le aspiranti e le novizie, le vostre famiglie e quanti sono oggetto delle vostre cure.



SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


AI PRESIDENTI DELLE CONFERENZE


EPISCOPALI REGIONALI ITALIANE


Aula del Sinodo - Martedì, 18 maggio 1999




Carissimi Fratelli, Presidenti delle Conferenze episcopali regionali italiane, sono lieto di celebrare insieme con voi oggi la Santa Messa, e il mio pensiero si estende con affetto a tutti i Presuli italiani, che avrò la gioia di incontrare, a Dio piacendo, dopodomani, nel corso dell'assemblea generale della Conferenza Episcopale.

Questa mattina desidero insieme con voi pregare per l'Italia, che vive in questo tempo una tappa importante del suo cammino. Affido al Signore il suo popolo, le sue speranze e le sue attese, i suoi problemi e le sue preoccupazioni, il suo presente ed il suo futuro.

150 Deponiamo sull'altare del Signore in modo speciale i progetti e le iniziative pastorali, invocando la grazia divina per l'intera compagine ecclesiale nazionale. Domandiamo al Signore di rendere fruttuosi gli sforzi che i credenti compiono per testimoniare il Vangelo. Invochiamo lo Spirito Santo perché, durante questa novena di Pentecoste, effonda sull'Italia, incamminata verso il terzo millennio, la sua luce e la sua forza.

Affidiamo ogni nostra intenzione alla materna protezione di Maria Santissima, tanto venerata in ogni regione italiana, ed all'intercessione di San Francesco d'Assisi, di Santa Caterina da Siena e dei Santi protettori delle singole Chiese.

Nella prima Lettura sentiremo risuonare alcune parole dell'apostolo Paolo, che ci invitano a riflettere sul nostro ministero di Pastori al servizio del Popolo cristiano: "Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio" (
Ac 20,24).

Ed inoltre: "Non mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio" (Ibid., 20, 27).




ALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA


AL TERMINE DELLE VISITE «AD LIMINA APOSTOLORUM»


Giovedì, 20 maggio 1999




Carissimi Fratelli nell'Episcopato!

1. "Pace a voi tutti che siete in Cristo!" (1P 5,14). Mi piace salutarvi con queste parole dell'apostolo Pietro in questo nostro incontro, che ha luogo come di consueto nel corso della vostra Assemblea plenaria, ma che quest'anno assume uno speciale significato, perché avviene al termine delle Visite "ad Limina Apostolorum", da voi compiute negli scorsi mesi per gruppi, costituiti secondo le diverse Conferenze Episcopali Regionali.

Sono lieto di vedervi ora tutti insieme e di formulare con voi quasi un bilancio ideale di ciò che in questi incontri ho potuto udire, delle speranze e delle preoccupazioni che ci siamo familiarmente comunicati. Saluto e ringrazio per le parole rivoltemi il Cardinale Camillo Ruini, vostro Presidente, insieme con gli altri Cardinali italiani. Saluto i Vicepresidenti, il Segretario Generale e ciascuno di voi, amati e venerati Fratelli nell'Episcopato. Il Signore vi ricompensi per la generosità e la costanza con cui vi prendete cura delle Chiese a voi affidate e per la sollecitudine che mostrate verso l'intero corpo ecclesiale.

2. L'impressione che ho ricavato dai nostri colloqui nelle le Visite "ad Limina" è stata ampiamente positiva, come del resto sono sempre per me assai arricchenti le esperienze che faccio quando vengo a mia volta a visitare le vostre Diocesi. Ringraziamo Dio, cari Fratelli, per la vitalità spirituale e pastorale della Chiesa in Italia e per la fedeltà con cui le sue componenti, dai sacerdoti ai religiosi ai laici, cercano di vivere la propria specifica vocazione.

Certo, non mancano le difficoltà e i pericoli. Anche in Italia sono presenti e minacciose le tendenze a rifiutare Dio e Gesù Cristo o a metterli, per così dire, tra parentesi nella cultura come nella vita sociale e negli stessi comportamenti personali. Parallelamente, sul piano morale si diffonde un soggettivismo che troppo spesso equivale in concreto al venir meno di ogni autentico principio e criterio etico, lasciando libero il campo al prevalere dell'egoismo, alle mode consumistiche e ad un disgregante clima di erotismo.

Ma proprio in presenza di queste difficoltà, la Chiesa in Italia sta prendendo una coscienza sempre più chiara dell'opera di missione e nuova evangelizzazione a cui è chiamata. Già anzi sono state messe in atto, specialmente in questi ultimi anni nell'ambito della preparazione immediata al Grande Giubileo, forti e coinvolgenti iniziative missionarie, tra le quali mi piace ricordare quella "Missione cittadina" in cui si è impegnata, con ottimi frutti, la Diocesi di Roma. Il Convegno nazionale missionario, che si è celebrato nel settembre scorso a Bellaria, ha confermato d'altronde, con la partecipazione e l'entusiasmo che lo hanno distinto, quanto profondamente la missione ad gentes sia iscritta nel cuore e nella tradizione della comunità ecclesiale italiana.

151 Si tratta ora di dare continuità a questo duplice impegno evangelizzatore e di renderlo più capillare e penetrante: all'interno di questa diletta Nazione, affinché non smarrisca la sua indole cristiana e cattolica, ma al contrario la rinnovi e la rafforzi; nelle regioni del mondo in cui l'annuncio del Vangelo è ancora agli inizi, perché il millennio che sta per cominciare sia caratterizzato da una rinnovata offerta della salvezza che viene da Cristo.

3. Tema centrale di questa vostra Assemblea sono le vocazioni al ministero ordinato e alla vita consacrata: mi rallegro di questa scelta, che ben corrisponde alle preoccupazioni manifestatemi da molti di voi nel corso delle Visite "ad Limina". Essa affronta un capitolo fondamentale della vita e della missione della Chiesa.

Famiglie autenticamente cristiane e comunità parrocchiali e giovanili ferventi sono anche oggi l'ambiente naturale nel quale possono meglio nascere e svilupparsi genuine vocazioni. L'esempio di sacerdoti e di persone consacrate felici della propria scelta di vita e capaci di un serio lavoro formativo costituisce poi lo stimolo più efficace per far maturare e rendere esplicita e consapevole la chiamata interiore. Importantissimo rimane, in questo ambito, il ruolo della direzione spirituale.

Si rivela altresì sempre più necessaria una organica pastorale vocazionale diocesana, che si faccia carico in maniera armoniosa delle diverse vocazioni e metta a disposizione persone, occasioni e luoghi formativi idonei a stimolare e sostenere gli itinerari vocazionali. La legittima preoccupazione di far fronte alla diminuzione dei sacerdoti e delle persone consacrate mai faccia però dimenticare che è soprattutto importante l'autenticità delle vocazioni, lo slancio nella sequela di Cristo e l'idoneità ad assumere i compiti del ministero.

4. Carissimi Vescovi italiani, siamo tutti trepidanti per la tristissima situazione di guerra e di sopraffazione etnica che si sta da tempo vivendo nella Repubblica federale di Jugoslavia. Mentre ringrazio per la corale preghiera con cui le vostre Chiese stanno rispondendo all'appello da me lanciato all'inizio di questo mese di maggio, desidero esprimere vivo apprezzamento per le tantissime testimonianze e iniziative di concreta solidarietà che si stanno attuando da parte degli Istituti religiosi, le Caritas e gli organismi del volontariato anzitutto nei luoghi dove arrivano i profughi e poi anche in tante altre parti d'Italia.

Rinnovo con voi l'appello formulato a Bucarest insieme al Patriarca Ortodosso Teoctist: "In nome di Dio, Padre di tutti gli uomini, noi domandiamo pressantemente alle parti impegnate nel conflitto di deporre definitivamente le armi ed esortiamo vivamente le parti stesse a compiere dei gesti profetici", perché diventi possibile "una nuova arte di vivere nei Balcani, segnata dal rispetto di tutti, dalla fraternità e dalla convivialità". Voglia il Signore, che solo converte i cuori, rendere presto efficaci queste parole.

5. Il mio sguardo si sofferma ora sulla diletta nazione italiana, per la quale condivido come sempre, cari Fratelli nell'Episcopato, la vostra sollecitudine. Fa parte del nostro peculiare ministero, infatti, offrire il contributo della sapienza del Vangelo e dell'insegnamento sociale della Chiesa per la soluzione dei problemi, spesso nuovi e complessi, che le odierne società sono chiamate ad affrontare. Si tratta di stimolare le diverse categorie e componenti politiche e sociali a perseguire il bene comune e a trovare le motivazioni più vere per un'azione concorde, che rinvigorisca nei cittadini il senso dell'appartenenza e il gusto della partecipazione.

In particolare, è dovere delle comunità ecclesiali, consapevoli delle loro specifiche responsabilità in campo sociale, economico e politico, riservare attenzione prioritaria al lavoro e all'occupazione, che sono la via obbligata per restituire, in molte regioni d'Italia, sicurezza alle famiglie e coraggio e fiducia alla gioventù. Alla luce dei principi di solidarietà e di sussidiarietà, molto può essere fatto in questo campo, operando per un rinnovato sviluppo dell'economia e della produzione, nel quadro di una sincera collaborazione a livello nazionale ed internazionale.

6. Sui grandi temi della famiglia e della vita la Chiesa italiana è impegnata con coraggio profetico, anzitutto promuovendo una pastorale familiare che allarghi sempre più i propri orizzonti e raggiunga per quanto possibile i nuclei familiari in situazioni di difficoltà o comunque meno partecipi alla vita ecclesiale.

Ma, assai giustamente, voi favorite anche l'assunzione di responsabilità sociali da parte delle famiglie stesse e delle loro associazioni, affinché nella legislazione, nelle politiche sociali e nelle norme e decisioni amministrative siano salvaguardati i diritti della famiglia fondata sul matrimonio, in sintonia con il dettato costituzionale (cfr art. 29), senza confonderla con altre forme di convivenza, e siano presi provvedimenti idonei a sostenere la famiglia stessa nei suoi compiti essenziali, a cominciare dalla procreazione e dall'educazione dei figli.

Che dire poi del benemerito impegno di coloro che, nelle delicatissime questioni attinenti alla bioetica, si battono per una legislazione che tuteli la famiglia legittima e l'embrione umano? Non è chi non veda che sono qui in gioco scelte da cui potrebbe essere compromesso gravemente il carattere umanistico della nostra civiltà.

152 7. Nella vostra sollecitudine di Pastori occupano un posto privilegiato anche la formazione delle giovani generazioni, a cui avete dedicato in particolare la vostra Assemblea del novembre scorso, e la scuola.

Come non provare rammarico e preoccupazione nel costatare che, mentre si cerca di aggiornare e ridisegnare l'assetto complessivo della scuola italiana, non si riesce a trovare la strada per un'effettiva parità di tutte le scuole? Non è forse questo il provvedimento più necessario e più significativo per adeguare ai livelli europei il sistema scolastico italiano? Anche per questo è quanto mai opportuna la grande Assemblea nazionale sulla scuola cattolica che si sta preparando e che si celebrerà a Roma a fine ottobre: sono lieto di assicurare fin d'ora la mia personale partecipazione.

In relazione ad ognuna di queste tematiche di alto profilo sociale e culturale, e più in generale in rapporto al fondamentale compito dell'evangelizzazione, rinnovo il più caldo incoraggiamento a coltivare il progetto culturale avviato in questi anni dalla Chiesa che è in Italia. Come pure vi esorto a mantener vivo l'impegno necessario per potenziare la presenza cristiana nell'ambito della comunicazione sociale.

8. Carissimi Vescovi italiani, il Grande Giubileo ormai è davvero molto vicino. Vi esprimo il mio compiacimento per il modo in cui le vostre Diocesi si stanno preparando a questo evento provvidenziale, nel quale renderemo insieme grazie al Padre celeste per il dono supremo del Figlio suo, fatto carne per la nostra salvezza nel seno della Vergine Maria. Intensifichiamo la nostra preghiera affinché questo speciale Anno Santo porti con sé una crescita della fede, della speranza e dell'amore cristiano. Possa il Giubileo, grazie all'impegno di tutti, far compiere ai cristiani ulteriori passi sulla via della piena unione e diffonda nel mondo una consapevolezza nuova della necessità e della possibilità della pace.

Gli appuntamenti che ci attendono per il 2000, dal Congresso Eucaristico Internazionale alla Giornata Mondiale della Gioventù ai tanti altri eventi di grande significato, saranno una nuova opportunità per vivere insieme la gioia della nostra comunione.

Venerati Fratelli nell'Episcopato, tra qualche giorno celebreremo la solennità della Pentecoste. Salga più frequente in queste ore dalle labbra e dal cuore l'invocazione allo Spirito Santo perché colmi noi e l'intera comunità cristiana con l'abbondanza dei suoi doni.

A Maria, Regina della Pace, rivolgiamo la nostra supplica, umile e fiduciosa, per la fine delle guerre e delle violenze, nei Balcani come nel continente africano e in ogni parte del mondo.

Su voi e sul popolo che la Provvidenza divina ha affidato alle vostre cure pastorali scenda abbondantemente la Benedizione divina.

Protegga Iddio l'Italia e la conservi fedele alla sua grande eredità cristiana!


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL KENYA


IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»


Giovedì, 20 maggio 1999




Cari Fratelli Vescovi,

153 1. Con affetto nel Signore Risorto vi saluto, membri della Conferenza Episcopale del Kenya, e proprio come voi quattro anni fa mi avete accolto in Kenya, così io vi accolgo ora in Vaticano. È una grande gioia per me incontrarvi ancora una volta, e in occasione della vostra visita ad Limina Apostolorum rendo sinceramente grazie a Dio Padre «a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo» (Ph 1,5), che è nostra nel servizio del Popolo di Dio. Vi chiedo di assicurare ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici delle vostre Diocesi che rimarranno sempre nel mio cuore: non smetto di pregare per la loro crescita continua in grazia e santità.

È con gratitudine nel Signore della messe che osservo il vigore e la vitalità della Chiesa in Kenya, che continua a crescere «aggiungendo ogni giorno alla comunità quelli che sono salvati» (cfr Ac 1,47). Dalla vostra ultima visita presso le tombe degli Apostoli, sono stati eretti due nuove Diocesi e un Vicariato Apostolico. Sono molto lieto di salutare il Vescovo di Kericho, il Vescovo di Kitale e il Vicario Apostolico di Isiolo in occasione della loro prima visita ad Limina.Parimenti, saluto quanti, fra di voi, negli ultimi cinque anni, sono stati ordinati all'Episcopato: i Vescovi di Kissi, Kitui, Bungoma e dell'Ordinariato Militare. «Il Dio della pace sia con tutti voi. Amen» (Rm 15,33).

2. Nelle Lettere Pastorali che avete pubblicato negli ultimi anni, avete mostrato una lodevole sollecitudine per il benessere spirituale e religioso del vostro popolo nel contesto della generale situazione politica, sociale ed economica del vostro Paese. Questo contesto ha ripercussioni immediate sulla vita dei fedeli, di fatto di tutti gli abitanti del Kenya, e le iniziative prese a livello parrocchiale e diocesano per affrontare determinate situazioni non solo rispondono alle necessità reali della nazione, ma offrono anche spazi efficaci per proporre la dottrina sociale della Chiesa. Infatti, il sano ordine sociale, al quale tutti i cittadini del Kenya aspirano, esorta a una rinnovata cultura morale e politica di responsabilità. Il sano sistema democratico che essi desiderano dipende dalla diffusa reazione positiva agli sforzi volti al rinnovamento etico. Un presupposto fondamentale, come ho osservato nella Lettera Enciclica Centesimus annus, è: «la promozione sia delle singole persone mediante l'educazione e la formazione ai veri ideali, sia della "soggettività" della società mediante la creazione di strutture di partecipazione e di responsabilità» (n. 46).

Senza una solida formazione morale nessun cittadino sarebbe in grado di esercitate correttamente le sue funzioni politiche. Solo con la prudenza, la giustizia, la temperanza e il coraggio (cfr Sg 8,7) si possono operare scelte, sia a proposito dei responsabili selezionati o delle politiche adottate, che portino realmente al benessere della nazione.

Come molti di voi hanno sottolineato nei resoconti quinquennali, i cambiamenti in campo economico e in altri settori dell'ambiente sociale rappresentano per i cattolici sfide al loro impegno a rendere una testimonianza cristiana, in particolare nell'area della vita familiare. Le difficolt à economiche combinate con un'urbanizzazione intensa e rapida producono situazioni nelle quali la tentazione di reagire alle pressioni in maniera immorale esercita una potente influenza. È dunque necessario che nel vostro servizio di Pastori e di guide spirituali conferiate priorità alla sollecitudine pastorale per le famiglie. Vi incoraggio a non stancarvi mai di esortare e di incoraggiare i fedeli a fare tutto il possibile per essere sempre saldi nell'abbracciare gli ideali cristiani del matrimonio e della vita familiare. È anche opportuno cercare un dialogo e una cooperazione maggiori in queste stesse aree con altre Chiese cristiane e comunioni ecclesiali, poiché si tratta di questioni che riguardano la vita di tutti i kenyoti e gli sforzi e la collaborazione congiunti offriranno una testimonianza più chiara di Cristo e del Vangelo.

Poiché i valori di cui parliamo vengono trasmessi in primo luogo nella famiglia e poi rafforzati nella scuola, sia la famiglia sia l'educazione dovrebbero essere oggetto della vostra costante sollecitudine pastorale. La famiglia deve essere tutelata e promossa poiché resta la «cellula base della società» (Familiaris consortio FC 46 cfr ibidem n. 42); e «nell'ambito dell'educazione la Chiesa ha un ruolo specifico da svolgere... che non è soltanto questione di affidare alla Chiesa l'educazione religioso-morale della persona, ma di promuovere tutto il processo educativo della persona "insieme con" la Chiesa» (Lettera alle Famiglie LF 16). Il ruolo della Chiesa nell'educazione, in particolare attraverso le scuole cattoliche e i programmi di istruzione religiosa, deve dunque essere difeso e promosso.

3. È proprio in questo contesto che un'immagine significativa, evidenziata dall'opera dell'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, assume un'importanza ancora maggiore: il concetto della Chiesa come famiglia di Dio. Questa espressione della natura della Chiesa è particolarmente adatta al vostro continente, poiché «pone, in effetti, l'accento sulla premura per l'altro, sulla solidarietà, sul calore delle relazioni, sull'accoglienza, il dialogo e la fiducia» (Ecclesia in Africa, n. 63). Quindi, la nuova evangelizzazione, che è parte integrante della missione della Chiesa nella preparazione al terzo millennio cristiano, tenderà «a edificare la Chiesa come famiglia escludendo ogni etnocentrismo e ogni particolarismo eccessivo, cercando invece di promuovere la riconciliazione e una vera comunione tra le diverse etnie, favorendo la solidarietà e la condivisione per quanto concerne il personale e le risorse tra le Chiese particolari, senza indebite considerazioni di ordine etnico» (ibidem).

Questo concetto deve essere parte integrante di tutta la formazione in seno alla Chiesa, in particolare di quella dei fedeli laici: dovete aiutare i laici a considerarsi membri attivi della famiglia che è la Chiesa e a comprendere che appartengono in modo autentico alla Chiesa e che la Chiesa appartiene loro. Ne condividono la responsabilità! Questa comprensione e questo impegno aiuteranno i cattolici a non farsi distogliere nella pratica della fede da altre tradizioni religiose e dalle sette che stanno diventando sempre più numerose in Kenya. Saranno anche preziosi per i programmi volti alla formazione dei giovani perché forse nella società kenyota non c'è altro gruppo più di questo soggetto agli atteggiamenti materialistici, consumistici e che intorpidiscono lo spirito, tanto prevalenti oggi e spesso promossi dai mezzi di comunicazione sociale.

4. Anche la formazione che ha luogo nei vostri seminari e negli istituti di vita consacrata deve essere fra le vostre principali preoccupazioni pastorali. L'aumento del numero dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa è un grande dono ed esorta a un attento discernimento nella selezione e nella formazione di quanti si preparano a una vita di servizio nella Chiesa. Inoltre, alla luce della necessità di formare un laicato sempre più attivo, bisogna fare attenzione a evitare di impartire modelli di sacerdozio che abbiano una natura troppo clericale o autoritaria, e rendano spesso difficile ai futuri sacerdoti operare a stretto contatto con i laici e riconoscere il loro ruolo e le loro capacità. Piuttosto, i vostri sacerdoti devono venir incoraggiati a coinvolgere il maggior numero di laici possibile nella responsabilità comune per la vita parrocchiale: il parroco resta il responsabile, ma non può, e non deve, fare tutto da solo. Come ho osservato nella mia Esortazione Apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis: «Di particolare importanza è preparare i futuri sacerdoti alla collaborazione con i laici... siano pronti ad ascoltare con interesse fraterno le loro aspirazioni» riconoscendo "la loro esperienza e competenza"» (n. 59).

Siate certi del fatto che se i vostri seminari avranno i requisiti fondamentali previsti dal programma della Chiesa di formazione sacerdotale, in particolare come sono presentati nel Decreto Conciliare Optatam totius e nell'Esortazione Apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis, produrranno frutti abbondanti per le generazioni future. Fra le attitudini e le disposizioni importanti che i seminaristi devono coltivare, i documenti evidenziano l'accettazione amorevole della vita celibataria, uno spirito di povertà e semplicità, e una sollecitudine e uno zelo costanti per la salus animarum, in particolare per la salvezza di quanti si sono smarriti o sono stati intrappolati dal peccato. Nel progresso dei candidati agli Ordini Sacri, il Vescovo ha una responsabilità che deve esercitare personalmente. Per il bene della Chiesa, non dovrebbe ammettere candidati all'Ordinazione, se non è moralmente certo del loro impegno maturo per l'ideale sacerdotale.

La vostra sollecitudine per la formazione sacerdotale non finisce il giorno in cui ordinate i vostri figli spirituali. Piuttosto, dovete continuare a cercare modi per promuovere la loro formazione permanente, quale strumento per garantire che i vostri sacerdoti siano «generosamente fedeli al dono e al ministero ricevuto, così come il Popolo di Dio li vuole e ha "diritto" di averli» (Pastores dabo vobis PDV 79). Dovreste stare particolarmente vicini a quei sacerdoti che vacillano nella fedeltà alla loro vocazione, e non dovete mai stancarvi di insistere sul fatto che il sacerdozio ministeriale non è una professione o un mezzo di avanzamento sociale. Piuttosto, è un ministero sacro. Il Vangelo esige che i Vescovi affrontino con sollecitudine, sincerità e determinazione qualsiasi situazione che sia fonte di scandalo per il gregge o mini la credibilità della testimonianza della Chiesa. Seguendo l'esempio di Cristo, il Buon Pastore, dovete individuare chi è in difficoltà e gentilmente ammonirlo come amato figlio (cfr 1Co 4,14). Soprattutto, dovete pregare senza posa per i vostri sacerdoti, affinché il dono di Dio che hanno ricevuto attraverso l'imposizione delle mani venga costantemente rinnovato.

154 5. Parimenti, rispettando la legittima autonomia degli Istituti di Vita Religiosa e Apostolica, un Vescovo ha precise responsabilità pastorali, relative alla sollecitudine verso quanti appartengono a tali comunità. Dovreste sempre essere desiderosi di sostenere i giovani kenyoti che aspirano a consacrare la propria vita al servizio dei loro fratelli e delle loro sorelle attraverso l'osservanza dei consigli evangelici. Di particolare valore è il sostegno che offrite ai Superiori nel compito delicato di discernere con prudenza l'idoneità dei candidati alla vita religiosa. Mi unisco a voi nell'esprimere apprezzamento per i generosi sacerdoti missionari. Frati, suore e laici, uomini e donne, che, seguendo i suggerimenti dello Spirito, sono venuti in Kenya, recando testimonianza di quello scambio di doni spirituali fra le Chiese particolari che è il frutto naturale della comunione ecclesiale. Parimenti, e con uguale soddisfazione, osservo che anche molti sacerdoti e religiosi kenyoti hanno seguito la guida dello Spirito e ora servono come missionari al di fuori delle proprie Diocesi di origine e anche all'estero.

Non possiamo inoltre non riconoscere con gratitudine il ruolo indispensabile dei catechisti nel trasmettere le verità della fede e nel condurre gli altri al Signore. Riconosco la loro importante testimonianza e la generosità con la quale si dedicano a Cristo e alla sua Chiesa nel rendere il Vangelo sempre più noto e accolto. Non bisogna lesinare alcuno sforzo per garantire che essi ricevano la preparazione e la formazione corrette e necessarie all'adempimento dei loro doveri e non devono mai venir loro meno il sostegno e l'incoraggiamento, sia materiali sia spirituali.

6. Amati Fratelli nell'Episcopato, sono confortato dalla saggezza e dalla sollecitudine con le quali avete amministrato il Popolo di Dio in Kenya. Prego affinché il vostro pellegrinaggio nella Città nella quale gli Apostoli Pietro e Paolo versarono il proprio sangue a testimonianza del Vangelo, vi riempia di nuova forza per il ministero apostolico che vi è stato affidato, affinché non vi stanchiate mai di predicare la Parola di Dio, celebrando i Sacramenti e guidando il gregge a voi affidato. È con gioia particolare che apprendo dell'edificazione a Subukia di un Santuario Nazionale dedicato a Maria, Madre di Dio, e del programma di pellegrinaggi mariani che si svolgerà per tutto l'anno giubilare in ogni Diocesi. Affidando voi, i sacerdoti, i religiosi e i laici delle vostre Chiese locali, all'amorevole protezione della Beata Vergine Maria, Madre di Cristo e Madre nostra, imparto la mia Benedizione Apostolica quale pegno di grazia e di pace in suo Figlio, nostro Signore Risorto.


GP2 Discorsi 1999 147