GP2 Discorsi 1999 162


VISITA PASTORALE ALL'ARCIDIOCESI DI ANCONA - OSIMO (30 MAGGIO 1999)


AL CLERO, AI RELIGIOSI, ALLE RELIGIOSE E AI RAPPRESENTANTI


DEI LAICI IMPEGNATI NELLA PASTORALE DIOCESANA


Cattedrale di San Ciriaco (Ancona) - Domenica, 30 maggio 1999

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Vi saluto con grande affetto in questa bellissima Cattedrale di San Ciriaco, immagine e centro della vostra Arcidiocesi. La celebrazione del suo millenario evoca la presenza misteriosa e benefica di Dio nella storia di questa terra e tutto il bene realizzato da quanti, resisi uditori attenti e generosi del Vangelo, hanno assecondato il cammino della Grazia. Penso ai sacerdoti ed ai diaconi ordinati in questo tempio, alle vergini consacrate, ai tanti cristiani impegnati, che qui hanno cercato la forza per diventare pietre qualificate dell’edificio spirituale della Chiesa e strumenti provvidenziali della storia della salvezza.

Questo incontro si pone in continuità con la Celebrazione eucaristica di questa mattina. Lì, intorno al Successore di Pietro e all'Arcivescovo, la vostra Comunità diocesana si è manifestata in tutta la sua pienezza. Ora essa presenta qui le sue strutture portanti: i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose, gli operatori pastorali e i rappresentanti delle aggregazioni laicali-ecclesiali. Protagonista dell’incontro antimeridiano è stata la “massa fermentata”, pronta per diventare buon pane; adesso, protagonisti sono quanti con l'amministrazione dei Sacramenti ed il servizio della Parola immettono nella storia di questo popolo il dinamismo della Vita nuova del Vangelo. Grazie per la vostra presenza, grazie per tutto il bene che compite, rispondendo con dedizione costante e con amore fedele alla chiamata del Signore, che vi invia a seminare e ad irrigare la Chiesa, suo mistico campo.

Rivolgo un cordiale saluto al vostro amato Pastore, Monsignor Franco Festorazzi, al quale prima che ad ogni altro sono affidate la fatica e la gioia di annunciare il Vangelo in questa antica e nobile Arcidiocesi di Ancona-Osimo. Gli sono altresì particolarmente grato per le cordiali espressioni che ha voluto indirizzarmi a nome di voi tutti.

2. Avvicinandomi alla vostra Cattedrale, che la posizione dominante e le possenti strutture architettoniche rendono segno forte della presenza di Dio in mezzo a voi, ho pensato alle parole del Salmista che, al cospetto del tempio di Gerusalemme, esclamava: “Quale gioia quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore»” (Ps 122,1). La vista del “bel san Ciriaco”, come lo qualifica un vostro canto popolare, introduce alla contemplazione ammirata di Dio creatore, l’Artista assoluto, che ha creato l’universo in tutta la sua bellezza ed armonia (cfr Gn 1,31).

Egli affida all’uomo, fatto a sua immagine e somiglianza, il compito di continuare la sua opera e, in particolare, chiama gli artisti ad essere profeti della bellezza, associandoli al mistero della creazione. Il fecondo rapporto tra arte, Vangelo e Chiesa, ha reso la bellezza itinerario singolare dell’ incontro con Dio, come testimonia l’importante Mostra “Libri di pietra”, inaugurata in occasione delle celebrazioni del millenario.

163 Tali celebrazioni costituiscono un inno di lode al Signore che, permettendo agli artisti che hanno edificato ed ornato questo tempio di affacciarsi “per un attimo su quell’abisso di luce” che ha in Lui la sua sorgente originaria, ha aperto ad essi “una via di accesso alla realtà più profonda dell’uomo e del mondo” ed un possibile itinerario di salvezza (cfr Lettera agli artisti, 6).

3. La vostra Cattedrale narra una storia di fede lunga mille anni. Tempio di pietra che ha sfidato i secoli, essa è al tempo stesso la Chiesa madre che accoglie l'intera comunità composta di “pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale” (
1P 2,5) ed è “posta sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra angolare la stesso Cristo Gesù” (Ep 2,20).

Le immagini bibliche che, a partire dalla realtà visibile del tempio, rimandano al mistero della Chiesa, costituiscono per voi, Comunità diocesana in esso raccolta, un impegno a realizzare quanto l’edificio di pietra rappresenta. Le celebrazioni millenarie vi esortano, pertanto, ad essere sempre più una Chiesa vivente che, sfidando i venti, le tempeste e le pericolose infiltrazioni dello spirito del mondo, ogni giorno manifesta l’amore di Dio per gli uomini, rivelato in Gesù Cristo. Casa di Dio posta sul monte, la vostra Cattedrale vi impegna ad essere comunità esemplare, alla quale tutti possano guardare come a punto di riferimento da cui trarre ispirazione per la stessa impostazione dei rapporti interumani nella società civile.

Cari Fratelli e Sorelle, quale straordinaria missione vi affida il Padre! Sulle orme dei martiri e dei santi che hanno fatto grande la vostra storia, siete chiamati ad impegnarvi nell'edificazione spirituale della vostra Chiesa con l’amore e la passione degli artisti che hanno resa splendida questa Cattedrale. Più grande del loro è il vostro compito: rendere più splendido, alle soglie di un nuovo millennio cristiano, il volto della Chiesa di Dio che è in Ancona-Osimo.

4. In questo momento così denso di fede e di speranze, desidero indicarvi alcune vie per realizzare tale esaltante impresa, non scevra di difficoltà, ma sostenuta dalla fedeltà di Colui che continuamente ripete ai suoi apostoli: “Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

Vi esorto, innanzitutto, ad essere sempre più profondamente uniti al vostro Vescovo. La comunione di pensieri, sentimenti ed iniziative è il dono più grande del Signore alla sua Chiesa, la sostanza della vita della Comunità cristiana e l’approdo di tutta la sua missione. Essa esige dal cristiano una continua risposta di amore, di accoglienza, di generosità e di gioia, che costituisce la vera identità del discepolo del Signore (cfr Jn 13,35).

Nella Chiesa locale, la comunione ha nel Vescovo, “vicario e delegato di Cristo” (Lumen gentium LG 27), il principio visibile e il fondamento (Ibid., 23), al quale ogni fedele è tenuto ad aderire come al Signore. Sant'Ignazio di Antiochia ricorda le motivazioni profonde di tale caratteristica della vera Chiesa di Cristo con parole illuminanti: “Dovete essere tutt’uno col pensiero del Vescovo, come già lo siete. Infatti il vostro collegio presbiterale, degno del suo nome, degno di Dio, è unito al Vescovo come le corde alla cetra; e dalla vostra unità, dal vostro amore concorde si innalza un canto a Gesù Cristo. Ma anche voi laici, dovete formare un solo coro, prendendo tutti la nota da Dio, concertando nella più stretta armonia, per inneggiare a una voce al Padre per mezzo di Gesù Cristo; egli vi ascolterà e riconoscerà, dalle vostre opere, che voi siete il canto del suo Figlio” (Lettera agli Ep 3-6).

Formulo voti cordiali che il vostro impegno di comunione susciti nella Comunità anconetana un’armonia sempre nuova, capace di glorificare il Signore e di attirare le anime a Cristo.

5. Vi invito, altresì, a rispondere con gioia alla particolare vocazione che Iddio rivolge a ciascuno. Con la molteplicità dei vostri ministeri e carismi, voi siete il segno dell’amore imprevedibile di Dio “il quale per l’utilità della Chiesa distribuisce i suoi vari doni con magnificenza proporzionata alla sua ricchezza ed alle necessità dei servizi” (Lumen gentium LG 7). Il Signore chiama ciascuno di voi, nella diversità delle membra e delle funzioni, ad edificare il Corpo di Cristo.

“Comportatevi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto” e della chiamata particolare a voi rivolta dal Signore Gesù (Ep 4,1 Ep 4,11). Questa esortazione dell’apostolo Paolo impegna tutti a rispondere con generosità, creatività e responsabilità alla vocazione ricevuta per divenire efficaci strumenti di comunione ed offrire una gioiosa testimonianza di fede ai non credenti, con ardore sempre nuovo nell’annuncio del Vangelo ai vicini ed ai lontani. E' necessario a tal fine un serio lavoro di formazione per acquisire la preparazione necessaria ad evangelizzare la società e la cultura contemporanee, talora lontane o indifferenti all’annuncio del Vangelo.

Avete appena celebrato i novant'anni del Seminario Regionale Marchigiano, dove si sono preparate al sacerdozio schiere di pastori delle vostre Chiese. Nel ringraziare il Signore per l’opera tenace e intelligente compiuta dai formatori passati e presenti, vi esorto a porre ogni cura perché a tale benemerita istituzione non manchi il vostro costante sostegno materiale e spirituale. Esorto al tempo stesso i seminaristi a rispondere con generosità alla chiamata del Signore ed alle attese del popolo di Dio, preparandosi alla grande missione che li attende con una solida formazione spirituale, teologica, culturale ed umana.

164 6. Un’altra via per la crescita e la costruzione dell’unità della comunità diocesana è costituita dalla collaborazione interparrocchiale. La parrocchia “è come una cellula” della diocesi e ne costituisce la struttura di base, che va sostenuta in ogni modo, come suggeriscono i piani pastorali approntati negli ultimi anni. Essa “offre un luminoso esempio di apostolato comunitario, fondendo insieme tutte le differenze umane che vi si trovano ed inserendole nella universalità della Chiesa” (Apostolicam actuositatem AA 10) e va concepita come strumento validissimo per attuare l’unità della Chiesa locale. La collaborazione generosa ed organica tra le parrocchie, oltre a favorire la comunione ecclesiale, rappresenta un forte fattore di crescita per la vita della stessa comunità parrocchiale. Aprendosi, infatti, ai problemi di un territorio più vasto, la parrocchia scopre la ricchezza dei doni del Signore, coltiva la dimensione missionaria ed educa i fedeli al senso della Chiesa locale ed universale.

Sia vostra cura, cari operatori pastorali, fare ogni sforzo per realizzare, a livello parrocchiale ed interparrocchiale, tutte le possibili forme di collaborazione, per meglio diffondere e testimoniare il Vangelo.

7. Carissimi sacerdoti, religiosi, religiose e laici impegnati! Al termine della mia visita alla vostra comunità, auguro che la celebrazione del millenario della Cattedrale costituisca, per la vostra Arcidiocesi e per ciascuno di voi, un momento di speciale grazia, alla vigilia del Grande Giubileo. Essa vi prepari ad introdurre la vostra Diocesi in un nuovo millennio di fede e di speranza.

Maria, Madre della Chiesa e Regina di tutti i Santi, accresca in voi l'amore per la vostra Chiesa e vi renda evangelico fermento che fa lievitare la massa.

Con tali auspici, invocando i santi Ciriaco e Leopardo, protettori della vostra Arcidiocesi, imparto con viva cordialità al vostro Pastore, a ciascuno di voi ed alla diletta Chiesa di Ancona-Osimo, una speciale Benedizione Apostolica.



VISITA PASTORALE ALL'ARCIDIOCESI DI ANCONA - OSIMO (30 MAGGIO 1999)


AI MALATI


Ospedale Regionale (Ancona) - Domenica, 30 maggio 1999

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Sono molto lieto di potervi rivolgere un affettuoso saluto. Anzitutto a voi, cari malati! Ogni giorno nella mia preghiera ho un ricordo speciale per gli ammalati, e so che molti di voi fanno altrettanto per il Papa e per la Chiesa. La sofferenza, vissuta con fede ed amore, diventa motivo di profonda unione spirituale, e questo è una ricchezza per tutti.

Saluto poi cordialmente i medici ed il personale paramedico, come pure coloro, religiosi e laici, che prestano il loro quotidiano servizio con grande dedizione in questa struttura sanitaria.

Sono venuto ad Ancona in occasione del millenario della Cattedrale di San Ciriaco. Il tempio di pietra ha offerto la circostanza per visitare la Chiesa fatta di uomini e donne, la Comunità di pietre vive. E tra queste pietre vive ci siete voi, che affrontando la prova della malattia con fede ed amore contribuite ad edificare il tempio spirituale, la Chiesa di Cristo.

2. Cari malati, mi sento spiritualmente vicino a ciascuno di voi, che occupate un posto speciale nel cuore e nella missione della Chiesa. Voi state vivendo un momento di prova, che talvolta può farsi difficile da sopportare per le povere forze umane. E' specialmente allora che Cristo chiama ad unirsi a Lui, per partecipare alle sue sofferenze e conoscere la potenza della sua risurrezione. Lo dice l'apostolo Paolo (cfr Ph 3,10), che aggiunge: "Tutto posso in colui che mi dà la forza" (Ph 4,13).

165 Sì, Gesù è la nostra forza! Lo è soprattutto quando la croce si fa troppo pesante e, come è accaduto a Lui, proviamo angoscia e paura (cfr Mc 14,33). Ricordiamoci allora delle sue parole ai discepoli: "Vegliate e pregate" (Mc 14,38). Vegliando e pregando con lui entriamo nel mistero della sua Pasqua: Egli ci fa bere il suo Calice, che è Calice di passione ma soprattutto Calice d'amore. L'Amore di Dio è capace di trasformare il male in bene, il buio in luce, la morte in vita.

3. Carissimi, se ci lasciamo illuminare dalla fede, l'ospedale, che è luogo di sofferenza, può diventare tempio di misericordia per tutti: per chi vi è ricoverato, per chi vi lavora, per quanti vengono a visitare i malati e per l'intera comunità cristiana. Un ospedale può diventare una centrale di misericordia che sprigiona energia vitale, frutto dell'impegno comune di servire la vita, di combattere il male col bene.

In questo momento, come non pensare a quelle persone, in balìa della guerra che avrebbero bisogno di cure? Gli stessi ospedali non sono risparmiati dalle conseguenze del conflitto! Ecco il male più grave: l'odio e la violenza dell'uomo verso il proprio fratello, l'odio fratricida; questa è la prima malattia dello spirito che dobbiamo combattere! E l'unica terapia contro questo male è la conversione, il perdono, la riconciliazione. Da questo ospedale, dove siete costretti a vivere, inchiodati in un letto, talora per non pochi giorni, voi potete essere vicini a tutti i fratelli e sorelle che soffrono in varie zone del mondo, dove il diritto alla vita ed alla salute è quotidianamente violato. La vostra condizione di malattia può diventare un ponte di solidarietà umana e cristiana: la Croce di Cristo è fonte di pace.

4. Chi può aiutarci in quest'impegno non certo facile? Chi, se non Colei che sta ai piedi della Croce, la Madre di Gesù e Madre nostra? A Lei, che invochiamo come "Salute dei malati", affido ciascuno di voi, perché possiate guarire presto, ed intanto affrontare la prova con quella serenità che è la grande testimonianza dei malati.

Quanto a me, porterò nel mio cuore il vostro ricordo; e vi assicuro le mie preghiere, mentre vi dico nuovamente grazie per il sostegno spirituale che mi offrite. A tutti voi imparto ora di cuore l'Apostolica Benedizione, estendendola ai vostri familiari e a quanti quotidianamente operano in questa struttura sanitaria.



PAROLE DI GIOVANNI PAOLO II


DURANTE LA CELEBRAZIONE MARIANA


PER LA CONCLUSIONE DEL MESE


DI MAGGIO IN VATICANO


Giardini Vaticani - Lunedì, 31 maggio 1999




Carissimi Fratelli e Sorelle!

Con questa suggestiva celebrazione nei Giardini Vaticani concludiamo il mese di Maggio, che quest'anno è stato dedicato in modo particolare alla preghiera per la pace. L'odierna festa della Visitazione ci offre, al riguardo, uno spunto di meditazione assai significativo: ci presenta la Vergine Santa che, portando in sé il Verbo fatto carne, si reca ad aiutare l'anziana cugina, prossima al parto. Riconosciamo in Maria il modello della Chiesa, che, con le opere di misericordia e di carità, porta nel mondo la pace di Cristo Salvatore.

Quanti figli e figlie della Chiesa, in questi duemila anni, hanno testimoniato l'amore del Padre celeste sulle molteplici frontiere della solidarietà! E' questa quasi una grande "visitazione", che si estende al mondo intero, irradiando il mistero di Dio che si fa prossimo all'uomo e si prende cura delle sue ferite materiali e morali.

Così facendo la Chiesa si rende ogni giorno operatrice di pace, con l'umile coraggio di Maria Santissima, ancella del Dio della pace.

Guardiamo a Lei, carissimi Fratelli e Sorelle, pregando dinanzi a questa grotta, che evoca Lourdes e gli altri luoghi in cui si è compiuta una speciale "visitazione" della Madonna nella storia. Nella visitazione di Maria si manifesta la paterna sollecitudine di Dio, che non abbandona il suo popolo; anzi, si prende cura dei più piccoli e degli esclusi. Nella sua grande misericordia, Dio ha visitato e redento il suo popolo! Ecco il motivo di ogni Giubileo, e specialmente del prossimo bimillenario dell'Incarnazione. Affidiamo questa sera ogni nostro progetto e ogni nostra invocazione a Maria, Vergine della Visitazione e Regina della Pace. Amen.



Giugno 1999



AI VESCOVI DEL CAMERUN


IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»


166
Martedì, 1° giugno 1999




Signor Cardinale,
Cari Fratelli nell'Episcopato,

1. Sono particolarmente lieto di accogliervi, Vescovi della Chiesa cattolica in Camerun, mentre realizzate il vostro pellegrinaggio presso le tombe degli Apostoli, che rafforza sempre più il vincolo che vi unisce alla Chiesa universale. Ricevete così la gioia e il coraggio di vivere in modo rinnovato il vostro ministero episcopale. La visita ad Limina è anche il momento in cui incontrate il Successore di Pietro e i suoi collaboratori, per trovare in essi il sostegno necessario alla vostra missione pastorale.

Ringrazio cordialmente il Presidente della vostra Conferenza Episcopale, Monsignor André Wouking, Vescovo di Bafoussam, per le gentili parole che mi ha rivolto a nome vostro. Esse esprimono a grandi linee le preoccupazioni e le speranze della Chiesa in Camerun.

Per mezzo di voi, mi rivolgo ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e a tutti i fedeli delle vostre Diocesi. Trasmettete loro il ricordo affettuoso del Papa e assicurateli della sua preghiera affinché crescano nella fede in Cristo e nella carità verso il prossimo. A tutti i Camerunensi, dei quali ho apprezzato lo spirito di accoglienza e la generosità nel corso dei miei due viaggi nel loro Paese, porgete anche i miei cordiali saluti.

2. In questi ultimi anni la Chiesa cattolica ha dato prova nel vostro Paese di una bella vitalità apostolica, che si è tradotta soprattutto nella creazione di diverse nuove Diocesi e di una nuova provincia ecclesiastica. Saluto in modo particolare i Vescovi che sono venuti per la prima volta in visita ad Limina. In mezzo al popolo che vi è stato affidato, siate tutti autentici servitori di Cristo e della sua Chiesa! Mantenendo vivo il ricordo del mio viaggio a Yaoundé in occasione della chiusura del Sinodo africano, auspico vivamente che l'esortazione Apostolica Ecclesia in Africa sia per ognuno di voi la carta del proprio impegno pastorale e missionario.

Oggi le comunità cristiane hanno bisogno di Pastori che siano uomini di fede, umili e coraggiosi, capaci di discernere, in un atteggiamento di accoglienza e di dialogo con tutti, i segni dell'avvento del Regno di Dio e di adoperarsi per la sua diffusione. In situazioni umane spesso difficili, segnate soprattutto dalla crisi economica e dalla povertà di numerosi settori della popolazione, essi devono essere seminatori di speranza. Con le loro parole chiare e vere, senza impedimento di alcun genere, sapranno essere per i cattolici, ma anche per tutti gli uomini di buona volontà, guide sicure nella ricerca della verità.

Come afferma il Concilio Vaticano II, il compito di insegnare è fondamentale nella missione episcopale. I Vescovi, in comunione con il Romano Pontefice, sono «i dottori autentici, cioè rivestiti dell'autorità di Cristo, che predicano al popolo loro affidato la fede da credere e da applicare nella pratica della vita, che illustrano questa fede alla luce dello Spirito Santo, traendo fuori dal tesoro della rivelazione cose nuove e vecchie, lo fanno fruttificare e vegliano per tenere lontano dal loro gregge gli errori che lo minacciano » (Lumen gentium
LG 25). Essendo autentici educatori dei fedeli di Cristo, permettete loro di approfondire la fede, in particolare aiutandoli a non separarla dalla loro vita, inculcando in essi un profondo senso della preghiera cristiana. Insegnate loro a mettersi fedelmente all'ascolto del Vangelo per conferirgli il primo posto nella propria esistenza! Impareranno così a percepire meglio e a rifiutare le pratiche ancora in contraddizione con la fede cristiana, che impediscono loro di vivere pienamente della grazia del loro Battesimo.

3. Nella missione di far nascere e di formare il popolo di Dio, i vostri sacerdoti occupano un posto particolare. Li saluto cordialmente e li incoraggio a essere sempre e in tutte le situazioni ministri credibili e generosi di Cristo e della sua Chiesa, preoccupandosi di accrescere senza posa la comunione con voi. Nella società attuale, numerosi sono gli ostacoli alla fedeltà agli impegni presi il giorno dell'ordinazione; numerosi sono anche gli ostacoli che impediscono di considerare il sacerdozio come un servizio a Dio, alla Chiesa e al mondo. Che i vostri sacerdoti non si perdano d'animo! Che trovino in voi dei fratelli attenti alle loro difficoltà, pronti ad accoglierli, ad avere fiducia in loro, ad aiutarli nel discernimento evangelico e a sostenerli vigorosamente nei loro sforzi tesi a una più grande santità di vita, che è la forma più alta di testimonianza in mezzo ai fedeli!

A ognuno dei vostri sacerdoti ribadisco con forza l'urgenza di progredire in una vita spirituale salda e profondamente contrassegnata da un dinamismo missionario che li faccia crescere nella configurazione a Cristo e partecipare alla sua carità pastorale. Si ricordino che «il contenuto essenziale della carità pastorale è il dono di sé, il totale dono di sé alla Chiesa, a immagine e in condivisione con il dono di Cristo» (Pastores dabo vobis PDV 23).

167 Questo dono totale di sé i sacerdoti devono esprimerlo in modo particolare nel celibato, che è una grazia del Signore che tutti devono sforzarsi di vivere. La pratica della perfetta e perpetua continenza per il Regno «è infatti segno e allo stesso tempo stimolo della carità pastorale, e fonte speciale di fecondità spirituale nel mondo» (Presbyterorum ordinis PO 16). Dinanzi agli uomini, essa è anche una testimonianza della dedizione totale alla missione che è stata affidata loro e un segno vivente del mondo futuro già presente attraverso la fede e la carità (cfr Ibidem).

Invito ognuno dei vostri sacerdoti a conferire alla formazione permanente il posto privilegiato che le corrisponde nella sua esistenza sacerdotale. È un'esigenza fondamentale, ad ogni età e in qualunque condizione di vita, per mantenere il proprio essere e il proprio agire nello spirito di Cristo Buon Pastore. Inglobando le dimensioni umana, intellettuale, spirituale e pastorale dell'esistenza, essa è anche un aiuto prezioso per ottenere e sostenere l'unità interiore dei sacerdoti. Li incoraggio inoltre a collaborare e a trovare, quando se ne presenta il bisogno, forme di vita comune e di condivisione grazie alle quali potranno approfondire la fraternità sacerdotale che è un'espressione dell'unità del presbiterio attorno al suo Vescovo.

Sono al corrente dell'attenzione che rivolgete alle vocazioni sacerdotali e alla formazione di base dei futuri Pastori delle vostre Diocesi. Nei seminari, la formazione umana, intellettuale e pastorale dei candidati al sacerdozio costituisce un fondamento importante e necessario della preparazione al ministero. È tuttavia essenziale offrire una formazione spirituale che li introduca nella comunione profonda con Cristo; è attraverso un atteggiamento di fiducia filiale nel Padre e di sottomissione allo Spirito che rimarranno saldamente uniti alla Chiesa e fedeli al loro ministero. Che i formatori, che ringrazio per il loro generoso servizio, si preoccupino sempre di preparare Pastori saldi dal punto di vista umano e spirituale!

4. La partecipazione dei religiosi e delle religiose alla vita della Chiesa nel vostro Paese è apprezzabile. Insieme a voi, rendo grazie al Signore per le generazioni di uomini e di donne, venuti da altri continenti, che hanno portato il Vangelo di Cristo nella vostra terra e che da oltre un secolo lavorano, con coraggio disinteressato e al prezzo di grandi sacrifici, all'istituzione di una Chiesa autoctona. Oggi la loro presenza rende visibile l'universalità della Chiesa ed è un appello alla condivisione delle risorse umane e spirituali fra le Chiese locali. Li incoraggio nel loro servizio pastorale alle vostre comunità e nella loro sollecitudine per tutta la popolazione, soprattutto mediante le opere sanitarie e sociali e la loro azione di educazione e di promozione umana, che sono segni dell'amore di Dio verso i più bisognosi. Auspico anche che gli Istituti di vita consacrata fondati nelle vostre regioni possano schiudersi completamente ed essere a loro volta missionari al di là dei confini del proprio Paese.

D'altro canto, per esprimere il totale radicamento del Vangelo, è auspicabile che la vita contemplativa, già presente in alcune delle vostre Diocesi, possa diffondersi maggiormente, offrendo una testimonianza unica dell'amore della Chiesa per il Signore e contribuendo con una misteriosa fecondità apostolica alla crescita del popolo di Dio (cfr Vita consecrata VC 8).

5. Perché la Chiesa possa radicarsi e crescere, i catechisti devono avere un ruolo determinante nella comunità cristiana. Sono loro profondamente grato per l'impegno missionario che hanno assunto in condizioni spesso difficili. Una preparazione dottrinale e pedagogica approfondita, un costante rinnovamento spirituale e apostolico, la necessità di offrire loro condizioni di vita degne, sono esigenze che devono essere fra le preoccupazioni principali dei Vescovi e dei sacerdoti che li seguono (cfr Redemptoris missio RMi 73). In seno alle comunità, essi in effetti hanno la responsabilità di essere testimoni autentici del Vangelo mediante una vita personale e familiare esemplare che conferirà maggiore forza al loro insegnamento. A ognuno di essi auguro di prendere sempre più coscienza delle esigenze della propria vocazione e della fiducia che la Chiesa ripone in lui, per il bene della comunità cristiana.

6. L'impegno dei laici nella vita della Chiesa e della società è una dimensione fondamentale della loro vocazione battesimale. Il mistero di comunione che unisce i cristiani fra di loro e con il Signore li spinge a edificare comunità unite in cui ognuno abbia il proprio posto, senza fare distinzioni di origine o di condizione sociale, comunità aperte e generose che accettino di condividere con tutti le grazie ricevute. In effetti, «la dignità cristiana, fonte dell'uguaglianza di tutti i membri della Chiesa, garantisce e promuove lo spirito di comunione e di fraternità, e, nello stesso tempo, diventa il segreto e la forza del dinamismo apostolico e missionario dei fedeli laici» (Christifideles laici CL 17). Così la Chiesa Famiglia di Dio potrà crescere.

D'altronde, la vocazione dei laici è di manifestare il loro essere cristiani nella vita sociale e nel servizio alla collettività. Attraverso la loro influenza e il loro impegno, contribuiscono a trasformare le mentalità e le strutture affinché siano più fedeli al disegno di Dio per la famiglia umana. A tal fine riceveranno una formazione che li aiuterà a condurre una vita cristiana armoniosa e a vivere le implicazioni sociali del Vangelo. Un'iniziazione seria alla dottrina sociale della Chiesa permetter à loro di apportare un contributo efficace allo sviluppo solidale della nazione, al quale tutti possono associarsi e partecipare attivamente. La ricerca del bene comune comporta anche il dovere di lottare coraggiosamente contro ogni forma di corruzione, di sperpero o di appropriazione indebita di ciò che appartiene alla collettività a vantaggio di pochi.

7. L'educazione dei giovani dovrebbe essere la principale preoccupazione di chiunque. Infatti, come ha osservato il Concilio Vaticano II, «la vera educazione deve promuovere la formazione della persona umana sia in vista del suo fine ultimo sia per il bene delle varie società, di cui l'uomo è membro e in cui, divenuto adulto, avrà mansioni da svolgere » (Gravissimum educationis GE 1). Come parte della sua missione, la Chiesa deve rendere l'educazione religiosa e morale accessibile a quanti la desiderano. Le scuole cattoliche, dunque, svolgono un ruolo particolare. Nonostante le difficoltà che affrontano nel vostro Paese, sono chiamate a compiere questa missione con spirito di apertura a tutti, indipendentemente dall'origine, dalla condizione sociale o dalla religione. Un altro importante tema è quello della formazione religiosa, culturale e umana degli educatori, in quanto è proprio questa formazione che garantirà la trasmissione dei valori. La testimonianza della vita di ognuno è di per sé un elemento essenziale della verità che le scuole cattoliche impartiscono.

8. Nella società contemporanea il matrimonio e la famiglia sono oggetto di minacce che tendono a distruggerli o quanto meno a deformarli, mettendo così a rischio l'equilibrio stesso della società. È quindi urgente rafforzare una catechesi che metta in luce la grandezza e la dignità dell'amore coniugale nel disegno di Dio, così come le esigenze che ne derivano. I fedeli devono acquisire una rinnovata consapevolezza del fatto che, nel sacramento del matrimonio, essi ricevono una grazia particolare destinata a perfezionare il loro amore e a rafforzare l'unità e l'indissolubilità della coppia. Attraverso questa grazia, di cui Cristo è la fonte, si aiutano vicendevolmente a santificarsi nella vita coniugale, nell'accettazione e nell'educazione dei figli (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica CEC 1641).

Sono lieto della testimonianza di fedeltà e di dinamismo che recano numerosi focolari cristiani felici, divenendo così nel loro ambiente esempi vivi di famiglie unite, aperte agli altri e solidali nelle difficoltà. Vi incoraggio dunque, con i vostri sacerdoti e con gli animatori della pastorale familiare delle vostre Diocesi, a persistere vigorosamente nello sforzo compiuto per aiutare i cristiani, soprattutto i giovani, ad accogliere i valori della vita matrimoniale e familiare e per seguirli nella loro preparazione al matrimonio cristiano e poi nella loro vita di coniugi e di genitori. D'altronde è tutta la comunità ecclesiale ad avere la responsabilità di promuovere l'evangelizzazione della famiglia, chiamata ad essere sempre più una comunità di vita e di amore, «quale riflesso vivo e reale partecipazione dell'amore di Dio per l'umanità e dell'amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa» (Familiaris consortio FC 17).

168 9. Le vostre Diocesi hanno già compiuto importanti sforzi per inculturare la fede cristiana, soprattutto nell'ambito della liturgia e della catechesi. Il modo di vivere la fede è sempre impregnato della cultura del proprio ambiente. Si può anche affermare che «la sfida dell'inculturazione in Africa consiste nel far sì che i discepoli di Cristo possano assimilare sempre meglio il messaggio evangelico, pur restando fedeli a tutti i valori africani autentici » (Ecclesia in Africa, n. 78). Questo compito è un dovere quotidiano da adempiere con perseveranza in modo da permettere a tutti di ricevere il Vangelo nel più profondo del proprio essere e di consentirgli di recare frutti abbondanti.

Il Camerun è una terra d'incontro, ricca di culture diverse. L'annuncio del Vangelo in ognuna di esse esige anche che i cristiani siano pronti ad apportare la verità rivelata da Dio in suo Figlio, venuto a condividere la nostra umanità. Ciò non impedisce alle culture di conservare un'identità propria e non crea divisioni al loro interno, in quanto la fede cristiana favorisce in esse ciò che è aperto all'accoglienza della piena verità. Essa invita anche a rispettare la loro diversità, vedendovi un segno dell'abbondanza dei doni fatti da Dio a ogni popolo.

In questa prospettiva, la messa in atto di un'autentica pastorale del mondo della cultura è decisiva per l'annuncio del Vangelo nella società. In un'epoca che spesso sperimenta la perdita del senso dei valori morali e l'inquietudine di fronte al futuro, la Chiesa ha la missione di manifestare la fecondità della fede nell'evoluzione delle culture. In particolare, siate attenti a rendere presente il Vangelo al centro degli ambienti culturali, universitari e intellettuali del vostro Paese, affinché possa essere in essi una fonte di rinnovamento e di crescita spirituale per il bene di tutti!

10. Nella Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente, auspico che il terzo anno di preparazione al Grande Giubileo del 2000, dedicato a Dio Padre, permetta un approfondimento del dialogo interreligioso, secondo gli orientamenti della Dichiarazione Conciliare Nostra aetate (cfr n. 53). Nel vostro Paese, le relazioni con le altre tradizioni religiose sono generalmente pacifiche. È dunque opportuno trarre profitto da questo tempo favorevole per accrescere fra i cattolici e quanti non condividono la loro fede, in particolare i credenti dell'Islam, uno spirito realmente fraterno e rispettoso che permetta loro di lavorare insieme al servizio dello sviluppo integrale e della giustizia. Che questo spirito conviviale incoraggi anche i rapporti con i seguaci della Religione tradizionale africana. In effetti, «la luce di Cristo porta nuova vita e apre il cuore delle persone agli altri. Animati dall'amore che proviene da Dio, i cristiani trattano tutti i loro fratelli e tutte le loro sorelle con amicizia e stima autentiche» (Discorso a Yaoundé, 15 settembre 1995). In questo spirito, diviene più evidente che il riconoscimento effettivo da parte di tutti del diritto alla libertà religiosa, che è alla base degli altri diritti della persona umana, non può che favorire l'edificazione di una nazione solidale e fraterna, e contribuire al mantenimento della pace e dell'intesa fra tutte le comunità che la compongono.

11. Cari fratelli nell'Episcopato, al termine di questo incontro, desidero vivamente invitare i giovani camerunensi a non scoraggiarsi di fronte al futuro, riprendendo l'appello che ho avuto spesso l'occasione di lanciare ai giovani dell'Africa: preoccupatevi dello sviluppo della vostra nazione, amate la cultura del vostro popolo e adoperatevi per conferirle nuovo dinamismo, fedeli alla vostra eredità culturale, perfezionando il vostro spirito scientifico e tecnico e soprattutto recando testimonianza della vostra fede cristiana! (cfr Ecclesia in Africa, n. 115). E voi, adulti, aiutateli ad occupare il loro posto nella vita della nazione e della Chiesa!

Mentre si avvicina la celebrazione del Grande Giubileo dell'Anno 2000, esorto tutti i fedeli del Camerun, uniti ai loro Vescovi nella fede e nella carità, a fare di questo tempo di grazia un tempo di rinnovamento spirituale intenso e d'impegno missionario vigoroso, affinché l'amore di Dio Padre, manifestato in suo Figlio Gesù, nella comunione dello Spirito Santo, sia annunciato all'umanità intera.

Affido ognuna delle vostre Diocesi e tutta la vostra nazione all'intercessione della Vergine Maria, Madre di Cristo e Madre degli uomini, affinché vi guidi lungo le vie che conducono al suo divino Figlio. Vi imparto di tutto cuore la Benedizione Apostolica che estendo ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e a tutti i fedeli laici delle vostre Diocesi.


GP2 Discorsi 1999 162