GP2 Discorsi 1999 272

Ottobre 1999



AI PELLEGRINI CONVENUTI A ROMA


PER LA BEATIFICAZIONE DI SEI SERVI DI DIO


Lunedì, 4 ottobre 1999

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. La solenne celebrazione liturgica di ieri si prolunga in un certo senso nell'odierno nostro incontro, durante il quale vogliamo rinnovare il cantico di lode e di ringraziamento al Signore per i nuovi Beati, che la Chiesa ci addita come esempi da imitare. Con grande affetto saluto ciascuno di voi, che siete venuti numerosi per rendere onore a questi fedeli testimoni del Vangelo.

Contemplando don Ferdinando Maria Baccilieri, mite e zelante pastore, rivolgo un cordiale pensiero alle Suore Serve di Maria di Galeazza, che lo venerano come loro Fondatore e si sentono impegnate a mantenerne vivo ed operante lo spirito nelle opere del loro Istituto.

Possano le figlie spirituali di questo nuovo Beato e quanti lo invocano come protettore accogliere da lui l'invito ad una costante riflessione sul messaggio cristiano e ad una tenera devozione verso la Madonna, la Vergine Addolorata. E' importante comprendere che seguire Cristo comporta necessariamente quella seria revisione di vita, alla quale egli esortava tutti, specialmente in occasione delle Missioni parrocchiali. Sulla scia dei suoi esempi, cresca in quanti ne proseguono l'azione apostolica il desiderio di raggiungere le famiglie ed i singoli fedeli, per offrire a ciascuno l'insegnamento luminoso del Vangelo.

2. Fratelli e sorelle venuti, soprattutto dal Belgio, per la beatificazione di Padre Edward Poppe, vi saluto cordialmente. La Chiesa è felice di avere in lui un nuovo beato. Vi incoraggio tutti a prenderlo come modello e guida, lui che fu il testimone della fede e della carità. Egli trovava nella preghiera e nell'Eucaristia la forza per la sua vita quotidiana e per la sua missione pastorale. Amando totalmente Cristo, si sforzava di imitarlo in ogni cosa, facendo la volontà del Padre nostro celeste e accogliendo tutte le persone. Nel suo rapporto intimo con il Padrone della messe, Padre Poppe offriva il mondo a Dio al fine di poter offrire Dio al mondo.

De priester Poppe heeft het devies en daarmee het verlangen naar armoede en nederigheid van de Zalige Antoine Chevrier: “Jezus Christus is mijn leven”, tot het zijne gemaakt. Dit vormt waarlijk het ideaal van iedere priester en iedere christen, want een leven dat geleefd wordt in en vanuit de liefde voor de Heer, is een bestaan dat haar werkelijke en volle verwerkelijking vindt. In het bijzonder nodig ik de gezinnen uit om de jongeren te helpen om naar Gods roepstem te luisteren, en om hem met edelmoedigheid in het priesterschap te volgen. Inderdaad, binnen de gezinnen kunnen roepingen ontluiken, door de overdracht van het geloof en de morele waarden.

273 Traduzione italiana delle parole pronunciate in lingua neerlandese:

Padre Poppe aveva fatto suoi il motto e il desiderio di povertà e di umiltà del beato Antoine Chevrier: «La mia vita è Gesù Cristo». Ciò costituisce in realtà l'ideale di ogni sacerdote e di ogni cristiano, poiché una vita vissuta con amore per il Signore e nel suo amore è un'esistenza che trova la sua vera e piena realizzazione. Invito in particolare le famiglie ad aiutare i giovani ad ascoltare la chiamata di Dio a seguirlo nel sacerdozio con generosità. In effetti, è in seno alle famiglie che possono nascere le vocazioni, mediante la trasmissione della fede e dei valori morali.

3. "Vogliamo andare in cielo? Coraggio: la preghiera è la scala per giungervi". Con questa esortazione del beato Arcangelo Tadini, quanto mai attuale, desidero salutare le Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth, insieme con i pellegrini provenienti dalla Diocesi di Brescia e quanti oggi gioiscono per la beatificazione di questo generoso e intrepido Pastore del popolo di Dio.

Egli sentiva fortemente la responsabilità delle persone a lui affidate e non lasciava nulla di intentato per preservarle da ogni sorta di pericolo. Alla preghiera intensa e costante, alla predicazione efficace e popolare il beato Tadini sapeva unire un forte coraggio nelle iniziative pastorali. Dal suo animo intraprendente sgorgarono realtà ecclesiali e sociali innovative per rispondere ai "segni dei tempi": la filanda per dare lavoro alle giovani della parrocchia, il convitto per le operaie vicine, nonché la Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth, che ne proseguono il ricco e fecondo apostolato. Auspico di cuore che il messaggio di questo Beato, tanto attuale perché tocca la dignità del lavoro e la vocazione della donna nella Chiesa e nella società, sia fedelmente vissuto e trasmesso dalle Suore Operaie e da tutti quelli che fanno riferimento alla sua spiritualità.

4. Mi rivolgo ora a voi, carissimi Religiosi dell'Ordine Francescano dei Frati Minori, ed a voi, carissimi Fratelli e Sorelle che condividete la gioia per la beatificazione di questi due illustri francescani: Mariano da Roccacasale e Diego Oddi.

Il beato Mariano ha vissuto fin dalla giovinezza lo spirito di povertà, tanto caro alla tradizione francescana. Vissuto in tempi difficili a causa delle persecuzione e della soppressione di tante istituzioni religiose, egli trovò nel Ritiro di Bellegra il luogo dove riscoprire il silenzio della natura e del cuore per vivere con maggiore radicalità la sequela di Cristo povero e crocifisso.

La sua vita semplice, fatta di contemplazione e di accoglienza dei poveri e di condivisione delle loro sofferenze, di unione con Dio e di solidarietà verso i fratelli, costituisce per tutti i credenti un luminoso esempio di fedeltà evangelica.

Anche Fra Diego Oddi, per quarant'anni angelo di pace e di bene nella regione sublacense, porta con sé il profumo dei Fioretti del Poverello d'Assisi. La sua fede e la sua esistenza tesa alla ricerca dell'essenziale costituiscono una significativa realizzazione della grande tradizione di spiritualità francescana, che tutto orienta verso la ricerca di Dio, desiderato e percepito come il "Sommo Bene".

Quanto è utile a tutti noi conoscere ed imitare l'esperienza spirituale di questi due umili francescani, che hanno unito sapientemente preghiera e lavoro, silenzio e testimonianza, pazienza e carità. Ci aiutino con la loro intercessione a vivere anche oggi lo spirito di autentica conversione e di accoglienza del Vangelo che li contraddistinse.

5. Saluto, ora, con affetto i Religiosi Cappuccini e quanti, soprattutto dalla Sardegna, sono venuti a Roma in occasione della beatificazione di Nicola da Gesturi. E gli fu umile questuante per le vie di Cagliari e, con la sua vita silenziosa, si trasformò in un messaggio eloquente dell'amore misericordioso di Dio.

Da religioso "cercatore" per sovvenire alle necessità del Convento, divenne fratello "cercato" da tante persone. Egli seguì da vicino l'esempio di san Francesco, il quale amava invitare tutti sulla via del bene più con l'esempio che con le parole (cfr Vita Seconda di Tommaso da Celano CLVII, in Fonti Francescane 796) e desiderava che i suoi frati facessero altrettanto (cfr Ibidem, 1674; 1738). Possano i suoi devoti e quanti fanno parte della sua Famiglia religiosa far tesoro dell'insegnamento che egli ci ha trasmesso con la testimonianza della vita.

274 Carissimi Fratelli e Sorelle! Ringraziamo insieme il Signore per il dono prezioso di questi nuovi Beati. Facendo ritorno alle vostre terre d'origine ed alle vostre case, porterete con voi l'impegno di seguire l'esempio dei nuovi Beati. Vi sostenga ora e sempre la materna protezione di Maria, Regina di tutti i Santi. Vi conforti anche la certezza dell'intercessione dei nuovi Beati e vi accompagni la mia Benedizione, che di cuore imparto a voi qui presenti, alle vostre comunità e alle vostre famiglie.



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


ALL’ARCIVESCOVO DI TRANI- BARLETTA-BISCEGLIE


IN OCCASIONE DEL IX CENTENARIO


DELLA FONDAZIONE DELLA BASILICA CATTEDRALE




Al Venerato Fratello
Monsignor CARMELO CASSATI
Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie
Titolare di Nazareth

1. Ho appreso con gioia che l’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie si accinge a celebrare il IX Centenario della fondazione della Basilica Cattedrale, insigne edificio sacro. La ricorrenza acquista un particolare rilievo, poiché il Tempio, meta continua di visitatori, custodisce le spoglie di quel giovane greco di 17 anni, di nome Nicola, pellegrino verso Roma che, giunto a Trani, morì di stenti nel 1094, mentre al grido insistente di “Kyrie eleison” testimoniava a tutti la necessità di ritornare a Dio. Le sue spoglie, deposte in via provvisoria nella Cattedrale di Santa Maria della Scala, divennero oggetto di venerazione per tutta la popolazione, che lo volle Patrono della Città.

La vicenda dell’attuale Cattedrale romanica iniziò nel 1099, allorché l’Arcivescovo di Bisanzio proclamò santo il pellegrino Nicola, dando inizio alla costruzione di una chiesa in cui deporre le sue spoglie. La nuova grande Basilica conobbe successivi interventi, suggeriti via via da esigenze di carattere liturgico o devozionale, con aggiunte ed arricchimenti ornamentali, che ne hanno determinato l’attuale fisionomia, davanti alla quale sostano ammirati pellegrini e turisti.

Nella celebrazione della ricorrenza desidero unirmi spiritualmente al Popolo tranese, che rende fervide grazie al Signore per gli innumerevoli benefici ricevuti nel corso della sua lunga storia di fede. Un deferente pensiero va, altresì, alle Autorità e a quanti prenderanno parte ad un evento così significativo per la comunità cristiana di codesta Città. Fiera del tesoro d’arte e di storia che possiede nella sua antica Cattedrale, essa rende grazie a Dio per il bene che si è irradiato dal Tempio nel corso dei secoli, e si sente al tempo stesso stimolata a prendere rinnovata coscienza del sempre incalzante dovere di portare l’annuncio di Cristo a quanti ancora non ne sono stati raggiunti. In questa prospettiva, auspico che, per intercessione del giovane pellegrino san Nicola, numerosi giovani, accogliendo la vocazione sacerdotale o religiosa, o impegnandosi nelle file del laicato cattolico, si pongano al servizio del Vangelo, per offrire anche agli uomini di oggi la possibilità di scoprire nel Vangelo le risposte a cui anela il loro cuore.

2. “Ci sazieremo dei beni della tua casa, della santità del tuo tempio, o Dio” (cfr Ps 65 Ps 64,5). E’ questo il sentimento che affiora nella comunità cristiana quando si raduna nella casa di Dio per celebrare la propria fede e i misteri del Signore, testimoniando visibilmente la propria identità di famiglia di Dio.

Le strutture esteriori del luogo sacro sono costruite per favorire tale esperienza e per illustrare lo splendore dell’edificio spirituale innalzato sopra il fondamento degli Apostoli e dei Profeti, la cui “pietra angolare è lo stesso Cristo Gesù”, nel quale “ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore” (Ep 2,21).

Lungo i secoli, il popolo cristiano si è sempre impegnato a far risplendere di magnificenza il luogo dell’incontro con Dio, abbellendolo di opere d’arte ed aricchendolo di ornamenti preziosi: esso, infatti, deve manifestare agli uomini le insondabili ricchezze della misericordia divina e le meraviglie che Egli non cessa di operare tra loro. E’ quanto emerge anche dalla storia di codesta Cattedrale. Auspico che la straordinaria sintesi di fede e di bellezza, consegnata tanti secoli orsono da artisti evangelicamente ispirati nelle lineee architettoniche del tempio e nelle creazioni artistiche che lo adornano, ravvivi in quanti lo visitano il desiderio di Dio e li spinga a testimoniarlo con la parola e con la vita, sull’esempio del santo Patrono.

275 3. Venerato Fratello, le celebrazioni centenarie in programma si inseriscono nell’itinerario di preparazione al Grande Giubileo dell’Anno 2000, appuntamento al quale guardano con fiducia tutti i cristiani, chiamati ad un profondo cammino di conversione e di riconciliazione, per entrare nel nuovo millennio rinsaldati nell’adesione al Redentore. La coincidenza di questi avvenimenti non può non costituire per la comunità ecclesiale di Trani- Barletta-Bisceglie un invito a vivere le prossime ricorrenze giubilari come occasione propizia per rendere grazie al Signore dei doni di cui è stata arricchita nel corso dei secoli. Possano i fedeli, memori della loro millenaria tradizione cristiana, sentirsi corroborati nell’impegno di infondere nella società il fermento dell’annuncio evangelico.

Li guiderà con il suo materno sostegno Maria, Madre della Chiesa, modello insuperabile di fede, di speranza e di carità.
Seguendola fedelmente ed imitando l’esempio di san Nicola il Pellegrino, i membri di codesta antica ed illustre Chiesa diventeranno tessere splendenti dell’amorevole disegno del Padre e contribuiranno ad edificare con la forza del Vangelo la civiltà dell’amore.

Con tali sentimenti, imparto a Lei, venerato Fratello, al clero, ai religiosi, alle religiose ed a quanti fanno parte di codesta famiglia diocesana una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 4 ottobre 1999.

IOANNES PAULUS PP. II



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II

AL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA DELLE

ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI CATTOLICHE




Al Signor Joseph Pirson
Presidente della Conferenza delle Organizzazioni internazionali cattoliche

1. "Ringraziamo sempre Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere, continuamente memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della votra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo" (1Th 1,2-3). Riprendendo le parole dell'Apostolo Paolo ai Tessalonicesi, sono lieto di salutare lei e tutti i partecipanti alla XXXIII Assemblea generale della Conferenza delle Organizzazioni internazionali cattoliche e, attraverso di voi, i membri delle numerose OIC disseminate nel mondo.

Questa assemblea costituisce una tappa importante nel vostro cammino di preparazione al Grande Giubileo. Auspico che essa sia per ognuna delle vostre organizzazioni l'occasione per riaffermare il suo impegno proprio in vista dell'evangelizzazione e per i suoi membri un tempo propizio per rafforzare la loro fede e la loro testimonianza.

Avete deciso di svolgere il vostro incontro in Libano. È un bene che possiate ricevere la testimonianza dei cristiani di questo Paese, chiamati a vivere con coraggio l'esortazione di san Paolo: "Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità" (Rm 12,12-13). Mediante la scoperta della vita e degli impegni delle comunità cristiane libanesi, auspico che possiate anche percepire la loro tradizione millenaria e, partendo da ciò, percorrere nuovamente le tappe della storia della salvezza.

2. L'ambito in cui si svolgono i vostri lavori chiarisce bene il tema che avete scelto: "Sradicamento della povertà: le nostre pratiche e le nostre prospettive". In un mondo spesso sotto l'influsso della cupidigia, della violenza e della menzogna, che lasciano le proprie tracce in molteplici forme di alienazione e di sfruttamento, è urgente promuovere un nuovo slancio di solidarietà. Parimenti, è opportuno mobilitare le coscienze e le risorse etiche per ricercare con audacia soluzioni più umane ai problemi di tanti popoli lasciati al margine del processo della mondializzazione e i cui membri più deboli sono esclusi dai benefici dello sviluppo.

276 Le questioni legate alla povertà delle persone e dei popoli che ai nostri giorni dominano la scena internazionale sono di importanza decisiva. Non si possono risolvere con slogan facili o con dichiarazioni sterili. Come Organizzazioni internazionali cattoliche, possedete una grande esperienza e una vasta competenza nell'ambito della vita internazionale. Conoscete le difficoltà incontrate e le ricerche che la comunità delle nazioni conduce per far fronte all'impoverimento di una parte sempre più considerevole dell'umanità. Vi incoraggio a promuovere con vigore una cultura della solidarietà e della cooperazione fra i popoli, in cui tutti si assumano le proprie responsabilità, al fine di far regredire in modo decisivo l'estrema povertà, sorgente di violenze, di rancori e di scandali (cfr Incarnationis mysterium, n. 12); parteciperete anche all'annuncio del Vangelo, farete scoprire agli uomini il volto di Dio, Padre di ogni misericordia, e contribuirete all'edificazione di un mondo in cui regnino la giustizia e la pace. È pertanto necessario e urgente un cambiamento radicale delle mentalità e delle pratiche internazionali, fondato su un'autentica conversione del cuore.

3. Con i cristiani che partecipano, sotto altre forme, alla vita internazionale, e in collaborazione con tutti coloro che ricercano realmente il bene dell'uomo, potete apportare un contributo particolare all'opera della comunità umana. Per vivere sempre più pienamente questo impegno, vi incoraggio a ritornare costantemente alle fonti della vostra identità cattolica e a ispirarvi al patrimonio della Dottrina Sociale della Chiesa. In effetti, è questo che rende la vostra presenza originale, costruttiva e foriera di speranza.

La Chiesa ha bisogno di voi e conta su di voi. Prego affinché la grazia del Grande Giubileo vi aiuti a entrare nel terzo millennio animati dalla preoccupazione di inventare modalità nuove e più incisive di presenza e di azione nel mondo. Vi incoraggio a proseguire con determinazione questo rinnovamento, affermando senza posa la vostra appartenenza alla Chiesa, con il sostegno del Pontificio Consiglio per i Laici, Dicastero della Curia romana con il quale mantenete un dialogo fiducioso e approfondito, così come con la Segreteria di Stato.

Affido a Cristo, Signore della storia, i lavori della vostra assemblea e vi imparto di tutto cuore la Benedizione Apostolica, che estendo volentieri ai partecipanti a questo incontro, così come a tutte le persone che operano nell'ambito delle Organizzazioni internazionali cattoliche e alle loro famiglie.

Dal Vaticano, 30 settembre 1999.

IOANNES PAULUS PP. II



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO

A MONSIGNOR LINO GARAVAGLIA,

VESCOVO DI CESENA-SARSINA


Al Venerato Fratello

Mons. LINO GARAVAGLIA
Vescovo di Cesena-Sarsina

Duecento anni or sono, Cesena si trovò a vivere un momento davvero straordinario della sua storia: il 29 agosto 1799 moriva, infatti, a Valence, il Sommo Pontefice Pio VI, il cesenate Giovanni Angelo Braschi, e il 14 marzo 1800, quale suo successore, veniva eletto Luigi Barnaba Chiaramonti, anch'egli di Cesena, che volle chiamarsi Pio VII.

Se si considera che il Pontificato di Pio VI era iniziato quasi venticinque anni prima e che quello di Pio VII superò i ventitre, si può constatare come per quasi cinquant'anni nella Sede di Pietro rimase un figlio di codesta illustre Città.

E' pertanto quanto mai opportuno, Venerato Fratello, ed è per me motivo di vivo compiacimento che una ricorrenza così singolare sia ricordata a Cesena con due importanti iniziative: un Convegno, promosso dalla Diocesi, sui Pontificati di Pio VI e Pio VII; ed una Mostra, voluta dall'Istituzione Biblioteca Malatestiana ed accompagnata da una pubblicazione scientifica, sui documenti riguardanti i due Papi che si conservano nella stessa Malatestiana e nella Piancastelli.

277 In occasione di tali celebrazioni, desidero far giungere a Lei ed alla cara Comunità cristiana di Cesena l'espressione del mio affetto cordiale, mentre assicuro la mia spirituale vicinanza quasi ad attestare, a due secoli di distanza, la perenne riconoscenza della Chiesa universale per questi due grandi Cesenati.

E' infatti da tutti riconosciuto che, nel difficilissimo periodo storico in cui la Provvidenza li chiamò ad esercitare il ministero petrino - l'epoca rivoluzionaria e napoleonica - Pio VI e Pio VII contribuirono in maniera determinante a custodire il Popolo di Dio e a garantire stabilità alle istituzioni ecclesiastiche. Con la loro personale sofferenza nei momenti dell'esilio, che entrambi dovettero patire, essi più che mai resero onore a Cristo ed alla dignità pontificia, operando efficacemente per l'autentica edificazione della Chiesa attraverso una coraggiosa testimonianza evangelica, illuminata dalla forza vittoriosa della Croce.

Mi è caro cogliere la presente circostanza per augurare alla Diocesi di Cesena-Sarsina di saper trarre abbondanti frutti dalla grazia del Grande Giubileo ormai vicino, per entrare interiormente rinnovata nel terzo millennio. Essa potrà così offrire alla Chiesa ed alla società uomini e donne adulti nella fede, pronti a partecipare attivamente all'opera della nuova evangelizzazione.
E’ questo il modo migliore di onorare la memoria di quanti prima di noi hanno lavorato nella vigna del Signore. Questa è altresì la via per far sì che la preziosa eredità lasciata dai venerati miei predecessori Pio VI e Pio VII continui a fruttificare nella loro terra natìa, in Italia e nel mondo intero.

Nel formulare i migliori auspici per il Convegno e per l’Esposizione, rivolgo il mio beneaugurante pensiero a quanti prenderanno parte alle celebrazioni anniversarie ed invio di cuore a Lei e alla Comunità diocesana una particolare Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 30 settembre 1999.

IOANNES PAULUS PP. II



PAROLE DI SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II

ALLE PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE

DELLE SUORE BENEDETTINE RIPARATRICI


DEL SANTO VOLTO DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO


Sala dei Papi - Giovedì, 14 ottobre 1999

Care Sorelle!


1. Sono lieto di incontrarvi in occasione del quarto Capitolo Generale elettivo della vostra Congregazione.

Rivolgo a ciascuna di voi il mio saluto cordiale, e lo estendo con fraterno affetto al Signor Cardinale Fiorenzo Angelini, che ha voluto accompagnarvi a testimonianza del profondo legame che lo unisce alle Suore Benedettine Riparatrici del Santo Volto di Nostro Signore Gesù Cristo. Tale legame rimanda a quello che egli ebbe con il vostro Fondatore, il Servo di Dio Abate Ildebrando Gregori, di venerata memoria.

Uno speciale saluto beneaugurante va, poi, alla Madre Maria Maurizia Biancucci, che la fiducia delle Consorelle ha riconfermato nella carica di Superiora Generale.

278 2. Carissime, la vostra Famiglia religiosa, nata quasi cinquant'anni or sono, si caratterizza per la devozione al Santo Volto di Cristo, in spirito di "riparazione". Voi adorate il Volto del Signore nella celebrazione dell'Eucaristia e nel Tabernacolo; lo contemplate, sul modello della Vergine di Nazaret, meditando nel silenzio orante del cuore i misteri della salvezza; lo onorate nei fratelli più bisognosi, malati e poveri, ai quali si rivolge il vostro apostolato in Italia, India, Romania, Polonia, Repubblica Democratica del Congo; lo riconoscete in quello delle Sorelle con cui condividete la vita fraterna in comunità, e dei Sacerdoti ai quali offrite la vostra preziosa collaborazione.

La vostra generosa dedizione è stata premiata con una fioritura abbondante di vocazioni. Ciò richiede un forte impegno nella formazione, la quale sarà tanto più solida quanto più profondamente radicata nei valori evangelici propri del vostro carisma.

3. Due anni fa, insieme con il Cardinale Angelini, la vostra Congregazione ha dato vita all'Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo, le cui iniziative hanno incontrato larga accoglienza. Il Volto di Gesù, carissime Sorelle, che voi vi impegnate a far conoscere e a riconoscere in quanti soffrono nello spirito e nel corpo, sia il costante riferimento della vostra vita spirituale e del vostro apostolato, affinché, mediatrice la Vergine Santissima, la vostra Famiglia religiosa continui, nella Chiesa, a produrre frutti sempre più abbondanti.

Con questi auspici, accompagnati dal mio ricordo nella preghiera, a voi qui presenti, all'intera Congregazione ed a quanti sono destinatari del vostro quotidiano servizio imparto di cuore la Benedizione Apostolica.



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


ALL'ARCIVESCOVO DI LANCIANO-ORTONA,


MONSIGNOR ENZIO D'ANTONIO, IN OCCASIONE


DEL CONGRESSO EUCARISTICO REGIONALE




Al Venerato Fratello Enzio D'Antonio
Arcivescovo di Lanciano-Ortona

1 . Con grande gioia ho appreso che la Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana ha indetto la celebrazione di un Congresso Eucaristico Regionale, che si terrà nella città di Lanciano dal 17 al 24 ottobre. È una tappa che anticipa e prepara il grande appuntamento del Duemila, che nel Congresso Eucaristico Mondiale avrà un suo momento centrale. Infatti, « nel Sacramento dell'Eucaristia il Salvatore, incarnatosi nel grembo di Maria venti secoli fa, continua ad offrirsi all'umanità come sorgente di vita divina » (Tertio Millennio Adveniente TMA 55). Il significativo evento ecclesiale che si sta preparando intende proporre, nel tempo ormai breve che ci separa dall'apertura del Grande Giubileo, una opportuna riflessione sull'Eucaristia, profondo vincolo di carità.

Nel salutare Lei, Venerato Fratello, nella cui Diocesi viene ospitato lo svolgimento dei lavori, desidero rivolgermi anche ai cari Presuli delle Chiese di codesta Regione ecclesiastica, agli amati sacerdoti, ai consacrati e alle consacrate, ai fedeli laici ed a quanti, a vario titolo, parteciperanno con le loro riflessioni e la loro preghiera a così intensa esperienza ecclesiale. A nessuno sfugge la felice coincidenza dello svolgimento dei lavori nella medesima Città dove, nell'VIII secolo, nella chiesa di San Legonziano, avvenne il primo miracolo eucaristico, le cui testimonianze sono oggi custodite in un'artistica Basilica.

2. La promessa di Cristo di rimanere con i suoi discepoli fino alla fine del mondo si realizza in modo singolare nella Chiesa, allorquando la comunità si raduna per « fare memoria » del Sacrificio pasquale. È nel momento dell'Eucaristia, quando cioè il Risorto è realmente presente tra i suoi, che si esprime pienamente l'identità stessa della Chiesa, Corpo mistico di Cristo, formato da « uomini di ogni tribù, lingua, popolo, nazione ».

Cristo, elevato sull'altare della Croce, continua ad attirare quanti volgono a lui lo sguardo, mentre offre se stesso sino alla fine del mondo per la salvezza di tutti. Vittima immolata sull'altare dell'amore, Egli forma con i suoi discepoli una inscindibile unità, ad immagine del vincolo che unisce la Santissima Trinità. Ad essi lascia un monito che vale per sempre: « Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla ».

L'assemblea riunita intorno all'altare e presieduta dal Sacerdote che agisce in persona Christi, perpetua nel tempo l'immagine della prima comunità cristiana, stretta intorno agli Apostoli. I nuovi battezzati, secondo quanto riferisce san Luca, erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere.

279 Dalla comunità eucaristica scaturisce perciò un'intensa esperienza di accoglienza. Come il Padre accoglie amorevolmente i suoi figli che, senza distinzione e mossi dallo Spirito Santo, si rivolgono a Lui nel nome del Figlio, così ognuno deve essere disposto ad accogliere il fratello come dono di Dio, per fare insieme memoria degli eventi salvifici della Pasqua, fino al giorno in cui il Signore venga. Così, nella famiglia di Dio, radunata per nutrirsi del pane eucaristico, viene a manifestarsi la premura di ognuno nei confronti dell'altro, poiché tutti sono uno in Cristo.

3. Questa esperienza di unità vissuta nell'Eucaristia non può non prolungarsi in atteggiamenti responsabili di fraternità, poiché « la rinnovazione dell'alleanza di Dio con gli uomini nell'Eucaristia introduce e accende i fedeli nella pressante carità di Cristo ». Di conseguenza, quanti si accostano al Pane di vita riconoscono di essere debitori non solo verso Dio, ma anche reciprocamente, l'uno verso l'altro, di un amore sincero e fattivo, che si traduce in azione di fraterno sostegno e di fruttuoso dialogo per la mutua edificazione. Scaturisce da ciò la gioia di testimoniare al mondo l'amore misericordioso di Dio. In coloro che vivono dell'Eucaristia non può dominare l'egoismo, perché in loro vive Cristo. Da quest'interiore rinnovamento nasce il desiderio di aprirsi ai fratelli per costruire insieme il Regno di Dio in atteggiamento di reciproco scambio spirituale. Accade cosi che ogni membro della Chiesa evangelizzi l'altro nella carità, sollecitandolo a divenire, a sua volta, testimone convinto del Vangelo. Plasmata dall'Eucaristia, la comunità dei credenti si riconosce come famiglia di fratelli debitori gli uni verso gli altri di amore e di perdono. Ognuno gioisce della presenza dell'altro e valorizza il contributo che l'altro sa e può apportare alla comune edificazione.

4. L'Eucaristia è, inoltre, il sacro convito dal quale la solidale fraternità spinge il credente a recare il balsamo della carità a quanti sono nel bisogno. L'assemblea liturgica, raccolta attorno all'altare, esprime in modo autentico la propria cattolicità quando la comunione che la vincola a Dio diviene concreta cura per ogni persona, specialmente per quanti sono in difficoltà ed attendono un aiuto morale e materiale. Osservavo, in proposito, nella Lettera « Dies Domini » che « l'Eucaristia domenicale non solo non distoglie dai doveri di carità, ma al contrario impegna maggiormente i fedeli "a tutte le opere di carità, di pietà, di apostolato, attraverso le quali divenga manifesto che i fedeli di Cristo non sono di questo mondo e tuttavia sono luce del mondo e rendono gloria al Padre dinanzi agli uomini" ». Tutta la tradizione cristiana attesta che non c'è autentico culto a Dio senza amore fattivo ai fratelli. L'Eucaristia, quando è celebrata in modo vero e sincero, spinge a gesti di accoglienza e di riconciliazione tra i membri della comunità e nei confronti dell'intera umanità. I credenti che si raccolgono per la Liturgia Eucaristica sanno che non possono essere felici da soli, poiché i doni ricevuti dall'Alto sono per il bene di tutti. Sotto l'azione dello Spirito Santo, la Sacra Mensa diviene scuola di carità, di giustizia e di pace. Scaturiscono iniziative che alleviano la fame di chi non ha cibo, offrono accoglienza rispettosa e cordiale ad immigrati e stranieri che per necessità hanno dovuto lasciare il proprio Paese, danno conforto a chi vive nella solitudine o è afflitto da malattia, sostengono l'opera dei missionari impegnati sulle frontiere dell'evangelizzazione e della promozione umana.

5. Si, l'Eucaristia è vincolo di carità, come opportunamente avete scelto di sottolineare nel Tema del vostro Congresso Eucaristico Regionale, che vedrà confluire a Lanciano dal 17 al 24 ottobre prossimo rappresentanti di ogni parrocchia per una forte esperienza di fede. Sarà, ne sono certo, un'occasione propizia per rinnovare gli animi dei credenti, rendendoli più docili alla volontà salvifica di Dio.

Per le Chiese dell'Abruzzo e del Molise il Congresso Eucaristico, opportunamente preparato a livello locale, costituisce un valido stimolo a riscoprire l'Eucaristia come dono che plasma la vita dei credenti di comunione e solidarietà. sempre più profondamente l'amore di Dio per l'umanità, l'agape eucaristica deve essere per le vostre comunità momento forte di rinnovamento interiore, grazie al quale per poter partecipare a tutti l' esperienza della sollecitudine del Padre celeste, che si china con amore su ognuno dei suoi figli.

La Vergine Santissima, che ai piedi della Croce ha` vissuto in comunione con il Figlio il sacrificio della Redenzione, accompagna i lavori del vostro Congresso Eucaristico Regionale. Insieme con Lei, i fedeli delle comunità dell'Abruzzo e del Molise possano rendere nell'Eucaristia un culto perfetto alla Santissima Trinità, cantando la misericordia di Dio che « di generazione in generazione si stende su quelli che lo temono ».

Accompagno questi miei sentimenti con la Benedizione Apostolica; che volentieri imparto a Lei, ai Presuli della Conferenza Episcopale ed a quanti prenderanno parte al Congresso Eucaristico, ricordando in modo speciale i bambini e i giovani; gli anziani e gli ammalati.

Da Castel Gandolfo, 6 agosto 1999, Trasfigurazione del Signore.


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