GP2 Discorsi 1999 302


VIAGGIO APOSTOLICO A NEW DELHI E IN GEORGIA (5-9 NOVEMBRE 1999)


AD ILIA II, CATHOLICOS-PATRIARCA


DI TUTTA LA GEORGIA, E AI MEMBRI


DEL SANTO SINODO


Cattedrale Patriarcale Svetiskhoveli a Mtskheta - Lunedì, 8 novembre 1999




"Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale" (Ep 1,3)

Santità e Beatitudine,

1. Questo è per me un momento di autentica benedizione di Dio Onnipotente, fonte di consolazione e di speranza, il Quale mi offre questa opportunità di salutare il Catholicos-Patriarca e il Santo Sinodo della Chiesa Apostolica Georgiana, qui nella Cattedrale Patriarcale di Svetitskhoveli.

Questo edificio storico simboleggia la Chiesa Georgiana e nel corso dei secoli è stato rifugio di forza spirituale per la nazione in ogni circostanza, gioiosa o mesta.

303 Il significato dell'edificio materiale consiste nel fatto che esso ci parla di quella realtà superiore che è "l'edificio di Dio" (1Co 3,9) "fatto di pietre vive" (cfr 1P 2,5). Qui si celebra la sacra liturgia, nella quale la Chiesa, pellegrina sulla terra, esprime il vincolo spirituale che la unisce alla Chiesa in cielo attraverso la comunione dei santi. Le pietre e le icone sacre di questa Cattedrale Patriarcale ci parlano dei santi e dei martiri di questa terra che sono in compagnia di Maria, la Grande Madre di Dio, e di tutti i santi in Paradiso, uomini e donne!

Infatti, secondo la fede permanente della Chiesa, l'unione fra quanti stanno ancora facendo il proprio pellegrinaggio sulla terra e coloro che riposano nella pace di Cristo viene costantemente rafforzata da uno scambio di doni spirituali. Attraverso la sollecitudine fraterna dei santi in Cielo veniamo aiutati nella nostra debolezza (cfr Lumen gentium LG 49).

Santità,

2. Mi vengono in mente le parole della Lettera agli Ebrei: "Anche noi, dunque, circondati da un così gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci intralcia, corriamo con perseveranza nella corsa" (He 12,1).

Non possiamo dubitare del fatto che il percorso della Chiesa all'alba del terzo millennio consista nel proclamare Gesù Cristo, il Salvatore, agli uomini e alle donne di oggi, con un fervore e una convinzione non inferiori a quelli dei grandi evangelizzatori del passato. Rendiamo grazie a Dio perché la Chiesa in Georgia ha continuato nel corso dei secoli a predicare la Buona Novella con fede salda e provata fedeltà.

Il Signore guida la storia umana e ci insegna a interpretarla. Oggi, ovunque si aprono ai cristiani nuovi orizzonti e in particolare lo Spirito Santo ci ispira ad ascoltare la supplica di Cristo stesso: "perché siano anch'essi una cosa sola.. perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (cfr Jn 17,21). Il futuro non sarà mai solo il risultato della nostra opera. Sarà un grande dono e una grazia di Dio.

3. Per questo, alla gloriosa Sempre Vergine Maria, al suo sposo san Giuseppe, a sant'Andrea e a tutti i santi Apostoli, a tutti i martiri e santi affido, orante, il futuro delle nostre rispettive Chiese.

Che le candele che hanno illuminato questa sera siano un simbolo e un pegno del nostro impegno comune a permettere a Cristo di illuminare il sentiero che abbiamo di fronte, dissipando le tenebre e l'oscurità e mostrando la via verso un futuro più luminoso.

Che la Santa Madre di Dio, protettrice della Georgia, Colei che, grazie all'opera dello Spirito Santo, ha donato l'Autore della vita al mondo, avvolga con il proprio mantello di amore la Chiesa in Georgia. Che guidi Sua Santità e i suoi fratelli Vescovi nella cura delle persone loro affidate, affinché possano rispondere con rinnovata fedeltà a Dio, che ci chiama a essere santi come Egli stesso è (cfr Lv 19,2 Mt 5,48)!

Al Padre di ogni consolazione affido questa bella terra di Georgia, affinché, attraverso una rinnovata scoperta del suo patrimonio cristiano, possa crescere in armonia e prosperità, per la felicità del suo popolo e per una stabilità, una cooperazione e una pace maggiori in tutta la regione.



VIAGGIO APOSTOLICO A NEW DELHI E IN GEORGIA (5-9 NOVEMBRE 1999)

DICHIARAZIONE CONGIUNTA FIRMATA DA GIOVANNI PAOLO II

E DAL CATHOLICOS-PATRIARCA ILIA II




Sua Santità Giovanni Paolo II e il Catholicos-Patriarca di Tutta la Georgia, Ilia II, incontratisi fraternamente a Tbilisi e sempre volgendo lo sguardo a Cristo, Principe della Pace, desiderano rivolgere un appello per la pace ai Governi, alle Organizzazioni Internazionali, ai Responsabili Religiosi e a tutte le persone di buona volontà.

304 Parliamo dalla Georgia, nel Caucaso, una regione di particolare importanza storica e geopolitica, che unisce l'Europa e l'Asia e che costituisce un luogo di incontro per le culture orientale e occidentale. Oggi, questa regione come molte altre parti del mondo, deve affrontare una difficile situazione. L'Abkhazia, il Nagorno-Karabakh e il Caucaso Settentrionale costituisce una minaccia per la pace nel mondo e richiedono un'azione risoluta da parte dell'umanità:

La pace è un dono supremo, senza il quale è impossibile conferire pin significato alla vita e promuovere lo sviluppo. Il cuore umano anela a questo sommo bene e le persone aspirano a vivere in armonia. Il mondo di oggi è come un villaggio globale. Esiste il grave pericolo che il conflitto in una particolare area superi i confini di quest'ultima e coinvolga altre nazioni, causando nuove guerre.

In un tempo cosi importante, il mondo deve mobilitare tutte le sue forze spirituali, intellettuali e fisiche per evitare una catastrofe mondiale. Il terrorismo è una nuova minaccia concreta per la pace nel mondo. È, dunque, importante che la sovranità, l'integrità territoriale e la sicurezza dei Paesi siano garantite dalle Organizzazioni Internazionali.

Per questo, ci rivolgiamo a quanti ascoltano il nostro messaggio affinché dimostrino saggezza e forte determinazione a salvare questo Pianeta, affidato alla loro cura, dal pericolo della guerra e quindi a creare le condizioni necessarie affinché il Terzo Millennio possa essere veramente « Pace in terra buona volontà fra gli uomini ».

Tbilisi, 8 novembre 1999.

Sua Santità Catholicos-Patriarca di tutta la Georgia


GIOVANNI PAOLO II ILIA II


VIAGGIO APOSTOLICO A NEW DELHI E IN GEORGIA (5-9 NOVEMBRE 1999)


AI RAPPRESENTANTI DEL MONDO


DELLA CULTURA E DELLA SCIENZA


Residenza statale di Krtsanisi - Tbilisi - Martedì, 9 novembre 1999




Signor Presidente,
Eccellenze,
Signore e Signori,

1. Ho atteso con ansia questo incontro con voi uomini e donne della cultura, della scienza e delle arti della Georgia, poiché siete veramente i rappresentanti e i custodi del suo eccezionale patrimonio culturale. La Georgia è molto nota come Paese di poeti e artisti ed è l'orgogliosa erede di un'antica tradizione, arricchita, nel corso dei secoli, da elementi tratti dai contatti con altre nazioni e popolazioni. Ora, con il crollo delle barriere che per tanto tempo hanno simboleggiato la separazione fra Est e Ovest, la Georgia ha inaugurato un capitolo nuovo ed entusiasmante della sua storia ed è totalmente impegnata nella riedificazione del suo tessuto sociale e nella creazione di un futuro di speranza e di prosperità per il suo popolo. In quanto rappresentanti del mondo della cultura, svolgete un ruolo insostituibile in questo processo. Tocca a voi creare una nuova visione culturale che attingerà all'eredità del passato per ispirare e plasmare il futuro. Questo nobile compito diviene un dovere sacro nel momento in cui la Georgia sta per celebrare i suoi tremila anni come nazione.

305 Sono particolarmente grato al Presidente Shevardnadze poiché presiede questo incontro e lo ringrazio per la cordiale accoglienza che mi ha riservato e per le gentili parole introduttive che mi ha rivolto. Estendo la mia profonda gratitudine al Catholicos-Patriarca.
A tutti voi, illustri ospiti, esprimo la speranza che la mia visita serva a sottolineare la vocazione particolare della Georgia quale artefice di pace in tutta questa regione e quale ponte fra i Paesi del Caucaso e del resto d'Europa.

2. Nel rivolgermi a voi oggi, non posso non ricordare il contributo del cristianesimo alla cultura georgiana. È significativo che per molti secoli la vostra letteratura nazionale sia stata quasi esclusivamente di ispirazione religiosa. Ciò rispecchia qualcosa che vale per tutta la cultura umana. La cultura, infatti, è una realtà scaturita dall'auto-trascendenza. Essa prende forma da un impulso mediante il quale l'individualità umana cerca di ergersi al di sopra dei propri limiti con una spinta interiore a comunicare e a condividere. In questo senso, possiamo affermare che la cultura affonda le sue radici nell'"anima naturalmente religiosa" dell'uomo. Questa forza interiore che l'uomo sperimenta e che lo spinge a cercare la realizzazione del proprio essere nei suoi rapporti con gli altri, resta insoddisfatta fin quando non ottiene l'Altro che è l'Assoluto.

È proprio da questo movimento di auto-trascendenza, di riconoscimento dell'altro, di necessità di comunicare con l'altro, che nasce la cultura. Tuttavia, questa spinta verso l'altro è possibile solo mediante l'amore. Alla fine, è solo l'amore che riesce a sradicare l'egoismo tragico che alberga nelle profondità del cuore umano. È l'amore che ci aiuta a porre gli altri e l'Altro al centro della nostra vita. I cristiani hanno sempre cercato di creare una cultura che sia fondamentalmente aperta all'eterno e al trascendente, pur essendo al contempo attenta al temporale, al concreto e all'umano. Generazioni di cristiani hanno lottato per creare e per tramandare una cultura il cui fine è una comunione fraterna di persone sempre più profonda e universale. Tuttavia, questa universalità non è uniformità opprimente. La cultura autentica rispetta il mistero della persona umana, e deve dunque implicare uno scambio dinamico fra il particolare e l'universale. Deve perseguire una sintesi fra unità e diversità. Solo l'amore è in grado di mantenere questa tensione in un equilibrio creativo e fecondo.

3. Questi pensieri sorgono spontanei se si considera l'antica cultura cristiana della Georgia. La predicazione del Vangelo non ha solo reso nota la Parola della salvezza, ma ha anche suggerito la creazione dell'alfabeto georgiano e ha promosso il conseguente sviluppo della vostra identità nazionale. La fede cristiana ha ispirato l'amore per la parola scritta che ha esercitato un forte impatto sulla vostra lingua, sulla vostra letteratura e su tutta la vostra vita culturale.

La tradizione secondo la quale i Georgiani presenti alla crocifissione di Cristo riportarono da Gerusalemme la tunica senza cuciture del Signore simboleggia la risoluta aspirazione all'unità di questa nazione; lo stesso vale per le tradizioni secondo le quali il Vangelo venne predicato nel vostro Paese dagli Apostoli Andrea e Simone e anche da san Clemente di Roma, esiliato nelle miniere del Chersoneso. Enfatizzando la venerabile antichità della Chiesa in Georgia, queste tradizioni sono anche indice di una profonda consapevolezza dei vincoli di comunione che la Chiesa in questa terra mantenne nell'ambito dell'unica Chiesa di Cristo. Segni dell'importanza attribuita a questa comunione sono le numerose traduzioni che fanno parte della letteratura religiosa georgiana.

Esse rappresentano un tesoro autentico che avete condiviso con tutto il mondo cristiano, preservando testi che, altrimenti, sarebbero andati perduti. Altre testimonianze di questa apertura e di questo scambio sono i monasteri georgiani e i monaci presenti in diverse parti del mondo cristiano. Pensiamo solo al Monastero di Iviron sul Monte Athos! Questa apertura della vostra cultura, così evidente nel passato, è ugualmente importante oggi. Noi tutti sappiamo quanto sia essenziale, in particolare in quest'area del mondo, promuovere una cultura di solidarietà e di cooperazione, una cultura in grado di combinare tutta la ricchezza della vostra identità con quella generata dall'incontro con altri popoli e società.

4. Ora assistiamo a un processo di globalizzazione che tende a sottovalutare la varietà e la diversità, e che è caratterizzato dalla nascita di nuove forme di etnocentrismo e di eccessivo nazionalismo. In questa situazione, la sfida consiste nel promuovere e nel tramandare una cultura viva, una cultura in grado di promuovere la comunicazione e la fraternità fra diversi gruppi e popoli e fra i diversi campi della creatività umana. In altre parole, il mondo di oggi ci sfida a conoscerci e a rispettarci l'un l'altro nella diversità delle nostre culture e attraverso di essa. Se risponderemo, la famiglia umana beneficerà di unità e di pace, mentre le singole culture saranno arricchite e rinnovate, purificate da tutto ciò che pone ostacoli all'incontro reciproco e al dialogo.

Una delle sfide più difficili del nostro tempo è l'incontro fra la tradizione e la modernità. Questo dialogo fra vecchio e nuovo determinerà in larga misura il futuro delle generazioni più giovani e quindi il futuro della nazione. È un dialogo che richiede una riflessione e un approfondimento maggiori ed esige un saggio equilibrio, poiché la posta in gioco è alta. Da una parte, può esserci la tentazione di rifugiarsi in forme di nostalgia chiusa a quanto c'è di positivo nel mondo contemporaneo, dall'altra c'è una forte tendenza, oggi, ad adottare in maniera acritica il sincretismo e l'assenza di scopo esistenziale che sono tipici di una certa modernità. Nell'affrontare le sfide culturali del presente, il patrimonio spirituale della Georgia è una fonte di inestimabile valore perché tutela il grande tesoro di una nozione dell'uomo e del suo destino, unificata e integrale. Questo patrimonio e le tradizioni che da esso scaturiscono sono un prezioso diritto di nascita di tutti i Georgiani, proclamato perfino dalle pietre: pensiamo solo a quel gioiello splendido che è la chiesa di Jvari, un faro di luce spirituale per la vostra terra.

5. Oggi è urgente recuperare la visione di un'unità organica che comprenda l'uomo e tutta la storia umana. I cristiani sono convinti che al centro di questa unità vi sia il mistero di Cristo, il Verbo incarnato di Dio, che rivela l'uomo a se stesso e svela la sua sublime vocazione (cfr Gaudium et spes
GS 22). Non abbiate paura di Cristo! La fede in Lui ci schiude un mondo spirituale che ha ispirato e continua a ispirare le energie intellettuali e artistiche dell'umanità. Cristo ci rende liberi per una creatività autentica, proprio perché ci rende capaci di penetrare il mistero dell'amore, l'amore di Dio e l'amore dell'uomo e, nel fare questo, fa sì che apprezziamo e al contempo trascendiamo la particolarità.

Che gli uomini e le donne impegnati nelle arti, nella scienza, nella politica e nella cultura mettano la propria creatività al servizio della promozione della vita in tutta la sua verità, bellezza e bontà! Ciò si può fare soltanto anelando a una visione integrale dell'uomo. Laddove tale visione è debole, la dignità umana risulta sminuita e i beni del creato, volti al benessere e al progresso dell'umanità, prima o poi si ritorcono contro l'uomo e contro la vita. Il secolo che volge al termine, con le sue dolorose esperienze di guerra, violenza, torture e varie forme di oppressione ideologica, lo testimonia in maniera fin troppo eloquente. Al contempo, esso testimonia la forza inesauribile dello spirito umano che trionfa su tutto ciò che cerca di soffocare il desiderio insopprimibile di verità e di libertà.

306 Cari amici, formulo i miei migliori auspici per la vostra opera e prego affinché il Giubileo di Cristo, che ci apprestiamo a celebrare, sia un invito a tutte le persone di buona volontà a cooperare per edificare un futuro di speranza, un'autentica civiltà dell'amore.

Su tutti voi invoco la luce e la gioia che sono i doni dello Spirito Santo, Signore e Dispensatore di vita.



VIAGGIO APOSTOLICO A NEW DELHI E IN GEORGIA (5-9 NOVEMBRE 1999)


ALLA COMUNITÀ CATTOLICA


Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (Tbilisi) - Martedì, 9 novembre 1999




Cari Fratelli e care Sorelle in Cristo,

1. Con grande affetto vi saluto, membri della comunità cattolica della Georgia e del Caucaso. In particolare, saluto Monsignor Giuseppe Pasotto, Amministratore Apostolico, e voi, i suoi "collaboratori per il Regno di Dio" (cfr Col 4,11) in questa amata terra. Il nostro incontro si svolge nella venerabile chiesa dei Santi Pietro e Paolo. Questo edificio, l'unica chiesa cattolica rimasta aperta a Tbilisi durante il periodo della persecuzione, è un simbolo eloquente della fedeltà perseverante verso Cristo e della comunione ininterrotta con la Sede di Pietro. Rendiamo grazie a Dio Onnipotente per la fede e per il coraggio che hanno sostenuto la comunità cattolica durante quei tempi difficili e hanno preparato la via alla sua attuale rinascita. Che i Santi Apostoli Pietro e Paolo, uniti nella proclamazione del Vangelo e nel loro martirio, veglino su questa parte del gregge del Signore e vi rafforzino mentre affrontate le sfide di un nuovo capitolo della storia della Georgia!

2. Rivolgo un saluto particolare a voi, miei fratelli sacerdoti, servi fedeli del Signore. Come il seme che cade in terra e muore solo per produrre molto frutto (cfr Jn 12,24), il vostro ministero sacerdotale, svolto con umiltà e modestia, arricchisce il terreno dal quale, per grazia di Dio, emergono ora nuovi e abbondanti frutti spirituali. Grazie agli Ordini Sacri, siete stati configurati sacramentalmente a Cristo, Capo e Pastore della Chiesa. Vi esorto ad avere "in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo" (cfr Ph 2,5) e a sviluppare ogni giorno quella carità pastorale che ha origine nel suo Sacro Cuore e va incontro all'umanità fino a comprenderla tutta. Sotto la vostra guida, la comunità cattolica in Georgia, che si esprime riccamente nelle tradizioni latina, armena e caldea, sia per la nazione segno dell'unità e della pace che sono i doni del Signore a quanti credono nelle sue promesse!

Anche voi, cari religiosi, uomini e donne, occupate un posto speciale nel cuore del Papa. Consacrati al Signore, il vostro impegno nella ricerca della carità perfetta vi porta a un generoso servizio verso i bisognosi e verso coloro che, spesso senza saperlo, cercano il Regno di Dio fra le false promesse di un mondo confuso sui giusti valori. Le vostre opere di educazione e di carità sono rivolte alla presenza del Signore e alla forza salvifica della sua grazia. Sono particolarmente grato per la testimonianza di carità resa dai membri della Clinica Redemptor Hominis e per l'opera eccezionale svolta dalla Caritas Georgia.

3. Offro il mio incoraggiamento e il mio sostegno ai laici di questa terra benedetta di Georgia. Nelle vostre famiglie, nelle vostre parrocchie e nelle vostre associazioni, celebrate la fede in Cristo e siate lievito del Vangelo nella società che vi circonda! Anche voi siete stati consacrati mediante il Battesimo. Anche voi siete stati inviati quali membri del popolo profetico, regale e sacerdotale di Dio, come testimoni del Vangelo. Che la luce di Cristo elimini le ombre e dissipi le tenebre che potete trovare nel vostro cuore e nel mondo che vi circonda! Non abbiate paura di aprirvi a Cristo e alla forza purificatrice del suo amore.

4. Cari amici, alla soglie del terzo millennio cristiano, la Chiesa in Georgia, libera dalle restrizioni del passato, guardi al futuro con immensa speranza e di adoperi per una nuova primavera del Vangelo! Che ognuno sia un testimone della pace di Cristo, sempre impegnato nel promuovere la comprensione e il dialogo, in particolare con i nostri fratelli e le nostre sorelle ortodossi! Affidando la comunità cattolica del Caucaso all'intercessione amorevole di Maria, Madre della Chiesa, invoco su di voi e sulle vostre famiglie abbondanti benedizioni divine.



PAROLE DI SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


DOPO IL PELLEGRINAGGIO IN INDIA E IN GEORGIA,


AI FEDELI ACCORSI IN PIAZZA SAN PIETRO


Dalla finestra dello studio privato - Mercoledì, 10 novembre 1999

Carissimi Fratelli e Sorelle,


307 Vi saluto con affetto. Sono tornato ieri sera dal mio pellegrinaggio apostolico in India e in Georgia. A Nuova Delhi ho incontrato numerosi Vescovi e fedeli asiatici; a Tbilisi ho visitato la comunità cattolica ed il suo Amministratore Apostolico. Con tutti ho pregato, condividendo le rispettive attese e speranze.

Chiedo pure a voi, carissimi Fratelli e Sorelle, di unirvi a me nel supplicare Dio perché renda fecondi i semi gettati durante questo viaggio apostolico. Affidiamo questa preghiera a Maria Santissima, Stella dell’evangelizzazione.

Parlerò di questo interessante viaggio mercoledì prossimo nel corso dell’Udienza Generale, ma già fin d’ora desidero esprimere ai Presidenti e alle Autorità governative dell’India e della Georgia la mia riconoscenza.

Un grazie particolare rivolgo al Patriarca Catholicos Illia II per la cordialità che ha voluto riservarmi.

Vi ringrazio per la vostra presenza e di cuore tutti vi benedico.

Einen herzlichen Willkommensgruß richte ich an Euch, liebe Schwestern und Brüder deutscher Sprache, die Ihr nach Rom gekommen seid. Gerne erteile ich Euch den Apostolischen Segen.



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI ALLA 43ª SETTIMANA SOCIALE


DEI CATTOLICI ITALIANI




"Ecco, io faccio nuove tutte le cose" (Ap 21,5).

1. Venerati Fratelli nell'Episcopato,
carissimi Fratelli e Sorelle,

1. È questa la parola della Sacra Scrittura che ho proposto, quattro anni or sono, alla Chiesa italiana nel Convegno ecclesiale di Palermo, per infondere una speranza nuova alla comunità cristiana e a tutta la società civile. Il desiderio di ravvivare nei credenti "il Vangelo della carità per una nuova società in Italia" fece nascere in quel tempo il proposito di camminare "con il dono della carità dentro la storia". Oggi, rispondendo al desiderio della Conferenza Episcopale Italiana, sono lieto di rivolgermi a voi, partecipanti alla XLIII Settimana Sociale dei cattolici italiani, con questo messaggio, che trae forza da un'altra parola del Libro dell'Apocalisse: "La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna, perché la gloria di Dio la illumina" (Ap 21,23). Direttamente l'affermazione riguarda la Gerusalemme celeste. Il credente, tuttavia, sa che anche la "città terrena" potrà vivere il suo vero rinnovamento, nella misura in cui accoglierà la luce della "città di Dio".

Alla vigilia del Grande Giubileo dell'Anno 2000, vorrei comunicare a voi ed a quanti sono chiamati a progettare e promuovere il progresso della società una grande fiducia in Cristo Signore della storia. E' in Lui che noi "possiamo capire pienamente l'uomo, il mondo e anche l'Italia di oggi" (Ai partecipanti al Convegno ecclesiale di Palermo, n. 1, 23 novembre 1995: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII, 2 [1995], 1195). "Questa nazione, che ha un'insigne e in certo senso unica eredità di fede, è attraversata da molto tempo, e oggi con speciale forza, da correnti culturali che mettono in pericolo il fondamento stesso di questa eredità cristiana. Percepire la profondità della sfida non significa però lasciarsi dominare dal timore" (Ivi, 2). Il Concilio Ecumenico Vaticano II ha incoraggiato i responsabili della società suscitando in tutti l'ardimento dello Spirito: "La Chiesa stima degna di lode e di considerazione l'opera di coloro che per servire gli uomini si dedicano al bene della cosa pubblica e assumono il peso delle relative responsabilità" (Gaudium et spes GS 75).

308 2. Esprimo anzitutto il mio apprezzamento per la scelta della Conferenza Episcopale e del Comitato Scientifico Organizzatore di convocare questa Settimana Sociale nella città di Napoli, "emblema" eloquente del Mezzogiorno d'Italia. Ripenso, al riguardo, a quanto ebbi modo di affermare quattro anni fa a Palermo: le genti del Meridione potranno essere protagoniste del proprio riscatto se saranno sostenute dalla solidarietà dell'intera nazione.

Rifacendomi ancora a quel Convegno ecclesiale, desidero inoltre ripetere che "non c'è rinnovamento, anche sociale, che non parta dalla contemplazione. L'incontro con Dio nella preghiera immette nelle pieghe della storia una forza misteriosa che tocca i cuori, li induce alla conversione e al rinnovamento, e proprio in questo diventa anche una potente forza storica di trasformazione delle strutture sociali" (Ai partecipanti al Convegno ecclesiale di Palermo, n. 1, 23 novembre 1995: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII, 2 [1995], 1195). La stessa vocazione europea dell'Italia, proprio per la sua ispirazione cristiana, "può dare un contributo fondamentale all'edificazione di un' Europa dello spirito" e "può trasformare l'aggregazione politica ed economica in una casa comune per tutti gli Europei, contribuendo a formare una esemplare famiglia di nazioni"(All'Ambasciatore d'Italia, 13 settembre 1999).

Al primato della dimensione spirituale si connette anche la priorità dell'evangelizzazione della cultura, terreno privilegiato in cui la fede si incontra con l'esistenza e la storia dell'uomo. Per questo incoraggio a proseguire con fiducia nell'attuazione dell'organico Progetto culturale che la Chiesa italiana si è dato.

3. Dopo un impegnativo periodo di discernimento, che ha coinvolto i principali esperti italiani, il tema del presente appuntamento è stato formulato con un interrogativo: "Quale società civile per l'Italia di domani?". Tema stimolante ed urgente, già in qualche modo preannunciato nel Convegno ecclesiale di Loreto: "I cristiani ripropongono una partecipazione che è servizio, e che nasce dall'amore e dall'interesse per la società civile . . . con la volontà di condividere la storia degli uomini" (Nota CEI dopo Loreto, n. 36: Enchiridion CEI, 3, 1506).

Là dove è riconosciuta dallo Stato l'esistenza di quell'insieme di risorse culturali e associative, distinte dall'ambito politico ed economico, che possiedono un'originale capacità progettuale orientata a favorire l'armonica convivenza, si apre la via ad un efficace perseguimento del bene comune. Similmente, là dove vengono organicamente valorizzate quelle aggregazioni di cittadini che liberamente si mobilitano con iniziative di reciproco sostegno e cooperazione, si pongono le premesse per una convivenza armonica e feconda. L'accoglimento dei principi etici che stanno alla base della convivenza civile e, in particolare, il sincero rispetto del principio di sussidiarietà costituiscono le condizioni per una nuova maturazione dello spirito pubblico e della coscienza civica in tutti i cittadini.

E' motivo di conforto constatare come nella società civile sia presente un profondo fermento, che nasce dall'azione di molte associazioni familiari preoccupate di far sentire il peso determinante della famiglia nelle scelte sociali e politiche. A tale fermento contribuisce anche l'impegno di una moltitudine di gruppi e movimenti che variamente si dedicano alla promozione dei diritti e dei doveri di cittadinanza.

Encomiabili iniziative sono, inoltre, quelle volte alla salvaguardia del creato, al miglioramento della qualità della vita, all'opera del volontariato in ogni forma di servizio, alla formazione culturale e a quella imprenditoriale, al progresso della partecipazione democratica nel territorio. Sono movimenti che operano dal basso e che si affiancano al crescente dinamismo dell'"economia sociale" (detta anche "terzo settore"), costituendo un vasto e variegato arcipelago di formazioni sociali a base volontaria.

Sono fenomeni, questi, che ben possono qualificarsi come una sorta di "tesoro" della società civile, perché costituiscono il luogo privilegiato per l'elaborazione e la riattualizzazione dei valori.

4. La "chiave" che dovrebbe aprire alla società civile la porta della società politica è il principio di sussidiarietà. Il mio predecessore Pio XI lo definì con lungimiranza "principio importantissimo della filosofia sociale", mostrando che, "come è illecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le proprie forze e con l'iniziativa propria, per affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere ad una maggiore e più alta società quello che dalle minori e inferiori comunità può esser fatto"; infatti "l'oggetto naturale di ogni intervento della società stessa è quello di aiutare in maniera suppletiva le membra del corpo sociale, non già di distruggerle ed assorbirle" (Pio XI, Quadragesimo anno, n. 80). Se l'autorità suprema dello Stato rispetterà e valorizzerà pienamente l'azione degli organismi minori, allora "potrà eseguire con più libertà, con più forza ed efficacia le parti che a lei sola spettano, perché essa sola può compierle" (Ivi, n. 81).

Il principio di sussidiarietà è sempre stato confermato nella sua validità dal magistero pontificio. Il Concilio Vaticano II ha auspicato che tutti i cittadini abbiano "la possibilità effettiva di partecipare liberamente sia alla elaborazione dei fondamenti giuridici della comunità politica, sia al governo della cosa pubblica, sia alla determinazione del campo d'azione e dei limiti dei differenti organismi" (Gaudium et spes
GS 75). Per questo "i diritti delle persone, delle famiglie e dei gruppi, e il loro esercizio, debbono essere riconosciuti, rispettati e promossi non meno dei doveri ai quali ogni cittadino è tenuto" (Ivi). E' esplicito l'ammonimento del Concilio: "Si guardino i governanti dall'ostacolare i gruppi familiari, sociali o culturali, i corpi o istituti intermedi, e non li privino della loro legittima ed efficace azione, che al contrario devono volentieri e ordinatamente favorire" (Ivi).

In varie occasioni ho ricordato anch'io questi principi, soprattutto nell'Enciclica Centesimus annus, rilevando come lo Stato debba creare le condizioni favorevoli al libero esercizio dell'attività economica e come una società di ordine superiore non debba interferire nella vita interna di una società di ordine inferiore, privandola delle sue competenze, ma piuttosto sostenerla in caso di necessità ed aiutarla a coordinare la sua azione con quella delle altre componenti sociali, in vista del bene comune (cfr nn. 15 e 48).

309 5. Il Grande Giubileo dell'Anno 2000 rappresenta per la Settimana Sociale un forte stimolo alla riflessione sul contributo da dare alle attese della popolazione italiana ed alla stessa missione della Chiesa nell'evangelizzazione dei poveri. E' chiaro, infatti, che "l'impegno per la giustizia e per la pace in un mondo come il nostro, segnato da tanti conflitti e da intollerabili disuguaglianze sociali ed economiche, è un aspetto qualificante della preparazione e della celebrazione del Giubileo" (Tertio millennio adveniente TMA 51). In applicazione di ciò, nella Bolla d'indizione dell'Anno Santo Incarnationis Mysterium ho scritto che una delle finalità del Giubileo è di contribuire a creare "un modello di economia a servizio di ogni persona" (n. 12).

Più volte ho avuto modo di affrontare il tema della globalizzazione, grande segno dei nostri tempi. Nell'Enciclica Centesimus annus ho invitato tutti i responsabili a promuovere "organi internazionali di controllo e di guida che indirizzino l'economia al bene comune" (n. 58). Di recente ho sollecitato l'elaborazione di "codici etici" e di "strumenti giuridici" attraverso i quali si possano "affrontare le situazioni cruciali", per poter eliminare l'antico dramma per cui sono sempre "i più deboli a pagare per primi" (Alla Fondazione Centesimus annus CA 11 settembre 1999).

Per loro vocazione i cristiani sono chiamati ad individuare vie percorribili per attuare questo dovere della giustizia sociale, condivisibile da tutti gli uomini che pongono al centro di ogni progetto politico la persona umana e il bene comune. Anche nel campo finanziario ed amministrativo è necessario "aver sempre come obiettivo quello di mai violare la dignità dell'uomo, costituendo per questo strutture e sistemi che favoriscano la giustizia e la solidarietà per il bene di tutti" (Ivi, n. 3). La stessa globalizzazione "avrà effetti molto positivi se potrà essere sostenuta da un forte senso dell'assolutezza e della dignità di tutte le persone umane, e del principio che i beni della terra sono destinati a tutti". Perciò "è assai opportuno appoggiare ed incoraggiare quei progetti di «finanza etica», di «micro credito» e di «commercio equo e solidale» che sono alla portata di tutti e possiedono una positiva valenza anche pedagogica nella direzione della responsabilità globale" (ivi, n. 4).

6. Il cuore della società è la famiglia.Essa, fondata sul matrimonio, è comunità stabile, santuario dell'amore e della vita, cellula essenziale dell'organismo sociale. Dalla "salute" della famiglia dipende la salute della società. Tutti gli animatori della vita pubblica hanno il compito di collaborare al bene dell'istituto familiare. Per le autorità civili questo è un sacro dovere, che comporta la tutela dell'altissima missione dei genitori.

La difesa della dignità umana sin dal concepimento, principio fondamentale del diritto naturale, "attende dalla legislazione positiva dello Stato quel pieno riconoscimento che deriva dalla consapevolezza che nella maternità si situa un valore indiscusso per la persona e la società tutta" All'Ambasciatore d'Italia, 13 settembre 1999).

L'avvenire della società è riposto soprattutto nella gioventù. "E' nell'educazione delle giovani generazioni che l'esperienza religiosa della Nazione italiana può vantare una genialità creativa di istituzioni scolastiche, in gran parte indirizzate ai meno abbienti, che merita rispetto e sostegno mediante l'effettiva parità giuridica ed economica tra scuole statali e non statali . . . In nome della particolare sollecitudine che provo verso le giovani generazioni, mi sento spinto a domandare a tutte le componenti della società italiana uno sforzo concorde per superare remore e lentezze e giungere ad assicurare alle generazioni emergenti quel lavoro che libera le personalità e arricchisce la civile convivenza" (Ivi). Purtroppo la piaga della disoccupazione ha raggiunto nel mondo dei giovani una condizione di inumanità, che attende la guarigione da una intelligente e tenace azione di giustizia.

La Chiesa, fin dalle sue origini e, nell'età contemporanea, dall'Enciclica Rerum novarum, ha proclamato e attuato l'opzione preferenziale per i poveri, considerandola una "forma speciale di primato nell'esercizio della carità cristiana" (Centesimus annus CA 11 cfr Sollicitudo rei socialis SRS 42). Seguo con preoccupazione i dati che denotano come anche in Italia vada accentuandosi la disparità tra ricchi e poveri, e come la condizione di povertà vada estendendosi e diversificandosi. Questi dati risentono di fenomeni complessi e in parte esterni al Paese. Ad essi, però, non è lecito rassegnarsi, ma occorre rispondere con un rinnovato impegno per la solidarietà e la giustizia, cercando vie nuove che permettano di coniugare le esigenze economiche con quelle sociali.

7. Carissimi! La fede viva spinge all'impegno per edificare il bene comune nella società. La certezza soprannaturale che "nulla è impossibile a Dio" diviene umana fiducia che nel mondo è possibile la giustizia. L'Eucaristia costituisce per i cristiani la sorgente inesauribile di energia anche per il servizio sociale e politico. Il Pane del cielo è dono di Dio per il corpo e per lo spirito. Il Vangelo è luce che illumina la convivenza umana con l'amore divino.

"Beati" sono oggi e sempre gli "affamati e assetati di giustizia" (Mt 5,6). Anche se questo loro impegno generoso può attirare su di essi la persecuzione (cfr Mt 5,10). Il politico cristiano dovrà costantemente muoversi alla luce di questa consapevolezza, cercando di ravvivare in sé quello spirito di servizio che, unitamente alla necessaria competenza ed efficienza, è in grado di rendere trasparente e coerente la loro attività (cfr Christifideles laici CL 42). Egli sa bene che "la carità che ama e serve la persona non può mai essere disgiunta dalla giustizia. I fedeli laici devono testimoniare quei valori umani ed evangelici che sono intimamente connessi con l'attività politica stessa, come la libertà e la giustizia, la solidarietà, la dedizione fedele e disinteressata al bene di tutti, lo stile semplice di vita, l'amore preferenziale per i poveri e per gli ultimi" (Ivi).

In questa mia "seconda Patria" che è l'Italia, non posso non esprimere l'auspicio che la società civile sia sempre animata dalla tradizione e dalla cultura cristiana. La carità attuata nella giustizia farà germogliare nella comunità l'armonia della concordia, che sant'Agostino considera la più alta risposta del Vangelo di Cristo alle aspirazioni dell'umanità: "Che cos'è una comunità di cittadini, se non una moltitudine di persone unite tra loro dal vincolo della concordia? . . . Nello Stato, quella che i musicisti chiamano armonia, è la concordia: la concordia civica non può esistere senza la giustizia" (Ep 138, 2, 10; cfr Civ. Dei, 2, 21,1 ).

E' questo l'augurio, unito alla preghiera, che formulo per l'amata Nazione italiana, mentre a tutti voi, che la servite nel nome di Cristo, invio di cuore una speciale Benedizione Apostolica.

310 Dal Vaticano, 10 Novembre 1999.


GP2 Discorsi 1999 302