GP2 Discorsi 1999 326


AI DOCENTI E AGLI ALUNNI


DELL’UNIVERSITÀ “LUIGI BOCCONI” DI MILANO


Sabato, 20 novembre 1999

Illustri Signori e Signore!


1. Sono lieto di incontrarmi con tutti voi, che a vario titolo siete i rappresentati dell'illustre Università Commerciale "Luigi Bocconi" di Milano. Ringrazio innanzitutto il Professor Mario Monti per le cortesi parole con le quali si è fatto interprete dei vostri sentimenti. Rivolgo un cordiale saluto alle Autorità accademiche, ai Docenti, al Personale ed agli studenti della prestigiosa Istituzione milanese.

L'odierna vostra gradita visita assume un significato particolare, per il fatto che avviene proprio all'avvicinarsi dell'Anno giubilare e mi offre l'occasione di sottolineare che il Giubileo ha un messaggio importante anche per quel che riguarda la vita sociale dei singoli Stati, come pure per quanto concerne i rapporti fra i grandi blocchi economici mondiali.

Non solo nelle vostre ricerche, ma nell'esperienza quotidiana, potete costatare come la scienza e l'attività economica oggi debbano confrontarsi sia con il processo di integrazione europea, sempre più avanzato anche a seguito dell'introduzione della moneta unica, sia con il più ampio fenomeno della globalizzazione.

327 Queste due realtà intimamente correlate chiedono di essere correttamente interpretate, criticamente assunte e adeguatamente governate. Ecco una sfida che interpella tutti, ma che chiama in causa in particolare chi, come voi, è competente cultore dell'economia.

2. Come è stato rilevato anche nel corso della recente seconda Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi, l'introduzione della moneta unica europea, da una parte, si rivela foriera di grandi opportunità, dando maggiore stabilità all'Europa e al suo sviluppo economico, e provocando un salto di qualità nella convivenza all'interno del Continente europeo; dall'altra, tuttavia, essa non è senza rischi, perché potrebbe favorire l'egemonia della finanza e della logica del mercato sugli aspetti sociali e culturali.

Analoghe considerazioni si possono fare circa il complesso fenomeno della globalizzazione. Indubitabili sono gli elementi positivi e le opportunità, soprattutto per quanto riguarda sia l'efficienza e l'incremento della produzione che il processo di interdipendenza e di unità tra i popoli. Nello stesso tempo, però, non si possono sottovalutare i rischi, poiché il fenomeno della globalizzazione, essendo spesso governato solo o prevalentemente da logiche di stampo mercantilistico a beneficio e vantaggio dei potenti, può essere foriero di ulteriori disuguaglianze, ingiustizie ed emarginazioni.

3. E' dunque quanto mai importante vigilare e adoperarsi perché si sviluppino le potenzialità iscritte in questi fenomeni e perché vengano sempre più controllati ed il più possibile neutralizzati i rischi che pure vi sono connessi e che, purtroppo, spesso sembrano avere il sopravvento. In questo impegnativo compito, grande è la responsabilità di quanti si dedicano alla ricerca ed allo studio: essi, infatti, possono e devono porre le basi scientifiche per un'attività economica che crei prospettive durevoli di crescita e di occupazione.

Perché tutto ciò da semplice progetto possa diventare realtà, occorre interpretare e organizzare l'economia, riconoscendone il valore e i limiti. L'attività economica, infatti, essendo un aspetto e una dimensione essenziale dell'attività umana, non solo è necessaria, ma può essere anche sorgente di fraternità e segno della Provvidenza. E' in quest'ottica che nell'Enciclica Centesimus annus ho affermato la positività di un "sistema economico che riconosce il ruolo fondamentale e positivo dell'impresa, del mercato, della proprietà privata e della conseguente responsabilità per i mezzi di produzione, della libera creatività umana nel settore dell'economia" (n. 42).

4. E' necessario armonizzare le esigenze dell'economia con quelle dell'etica. Ad un livello più profondo e radicale, è urgente e necessario riconoscere, tutelare e promuovere il primato indiscutibile della persona umana. Un'economia veramente degna di tale nome deve essere impostata e realizzata nel rispetto della totalità dei valori e delle esigenze di ogni singola persona umana e nella prospettiva della solidarietà. In questo senso, come ho già più volte ricordato, diventa urgente operare, affinché l'economia, pur nella sua legittima autonomia, si coordini con le esigenze proprie della politica, essenzialmente ordinata al bene comune. Ciò implica anche la ricerca di strumenti giuridici idonei, per un effettivo «governo» sovranazionale dell'economia: a una comunità economica internazionale deve poter corrispondere una società civile internazionale, capace di esprimere forme di soggettività economica e politica ispirate alla solidarietà e alla ricerca del bene comune in una visione sempre più ampia, fino ad abbracciare il mondo intero.

5. Auspico di cuore che il vostro lavoro, in consonanza con la dottrina sociale della Chiesa, offra un sostanziale contributo al comune sforzo nell'edificazione di una società più giusta e fraterna, dove i beni e le risorse siano poste a servizio di tutti.

Nell'augurarvi di vivere con impegno e gioia l'Anno Santo ormai alle porte, vi affido alla materna protezione della Beata Vergine Maria, Sede della Sapienza, e con affetto tutti vi benedico.

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL MEETING


DEI GIOVANI VERSO IL GIUBILEO




Carissimi giovani!

1. Giunga il mio cordiale saluto a voi, partecipanti al Meeting dei Giovani verso il Giubileo, che in questi giorni si svolge a San Remo. Saluto il venerato Fratello Giacomo Barabino, Vescovo di Ventimiglia-San Remo, come pure tutti gli Organizzatori di questo vostro Incontro. Il mio pensiero si estende anche ai Membri dell'Associazione Il mio Dio canta giovane, ai Cantautori di Musica e Vita e di Magnificat, all'Associazione evangelica di musica cristiana Musictus.

Il tema del vostro Incontro è singolare: "Giovani 2000 lasciateci nascere". Con questa manifestazione voi volete offrire ai vostri coetanei un messaggio di speranza, proponendo una coraggiosa visione cristiana della realtà. Volete, insomma, voi giovani, essere apostoli del Vangelo tra i giovani del nostro tempo.

328 2. Questo Meeting, che avete voluto in preparazione al Grande Giubileo, esprime bene una caratteristica speciale della gioventù d'oggi, l'apertura cioè alla grande diversità culturale del mondo attuale. Per essere in grado di compiere questa impegnativa missione, dovete essere aperti anzitutto a Cristo, che con amore vi interpella e vi chiede di accogliere la sua parola. Siatene certi, Egli non vi deluderà! Chi lo incontra non teme di abbracciare coraggiosamente le esigenze del suo Vangelo! Chi lo ama scopre che la vita cristiana è dono di Dio, che ama ciascuno personalmente ed a ciascuno desidera affidare una missione.

Cari giovani, immagino che, come tutti i vostri coetanei, anche voi siate alla ricerca di ciò che è importante e centrale nell'esistenza; cercate qualcosa e qualcuno su cui contare totalmente.

Permettetemi di dirvi che capisco le vostre aspirazioni e le difficoltà che incontrate. Al contrario delle generazioni che vi hanno preceduto, specialmente di quelle che hanno conosciuto nella loro giovinezza i disagi connessi con la guerra mondiale e con altri conflitti, la maggior parte di voi ha potuto crescere in un clima di pace, di libertà e di sicurezza. Sapete però per esperienza che il benessere materiale non produce automaticamente felicità e serenità. Né basta la libertà garantita dalla legge per sentirsi liberi dentro, nell'intimo del cuore. La libertà dalla schiavitù delle passioni scaturisce dalla forza rigeneratrice della Grazia.

L'essere umano ha bisogno di Cristo. Solo nell'incontro con Lui trova la verità piena su se stesso. Seguire Cristo - lo sapete bene - richiede generosità e audacia. Ma è sulle sue orme che si raggiunge la piena realizzazione di se stessi e la vera libertà. A questo alludono le stesse canzoni religiose presentate a San Remo in questa gioiosa circostanza.

3. Cari giovani amici, col sostegno della grazia del Signore sappiate essere all'altezza della vostra dignità di risorti in Cristo. Apritevi alla gioia del Signore! Siete chiamati a cantare la festa della vita, della libertà, della riconciliazione; siete destinati a camminare sulle vie della fraternità e dell'amore.

Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, vi protegga e vi assista in ogni momento. Questo, cari giovani, è l'augurio cordiale che desidero rivolgere a ciascuno di voi, come pure a quanti vi sono cari. Accompagno questi auspici con una speciale Benedizione, che volentieri vi invio quale segno della mia vicinanza spirituale e del mio affetto.

Dal Vaticano, 21 Novembre 1999.

IOANNES PAULUS PP. II



AI PELLEGRINI CONVENUTI PER LA CERIMONIA DI


CANONIZZAZIONE DI CIRILO BERTRÁN E OTTO COMPAGNI,


INOCENCIO DE LA INMACULADA, BENEDETTO MENNI


E TOMMASO DA CORI


Lunedì, 22 Novembre 1999

Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,

Carissimi Religiosi e Religiose,
Fratelli e Sorelle!

329 1. Ci ritroviamo oggi per rinnovare il nostro inno di lode e di ringraziamento a Dio, all'indomani della solenne liturgia, durante la quale, ieri, nella Basilica Vaticana, ho avuto la gioia di proclamare 12 nuovi Santi, invitti testimoni di Cristo, Re dell'Universo. Allo stesso tempo, vogliamo ancora una volta soffermarci a riflettere insieme sul loro luminoso esempio di amore incondizionato a Dio e di generosa dedizione al bene spirituale e materiale dei fratelli.

2. Saludo con gran afecto a los peregrinos de lengua española venidos a Roma. En esta ocasión, de modo particular saludo a los Hermanos de las Escuelas Cristianas, acompañados de sus alumnos y ex-alumnos, a los Padres Pasionistas, así como a los miembros de la gran Familia Hospitalaria. Estos Santos, hijos predilectos de la Iglesia y testigos fieles del Señor Resucitado, nos ofrecen el testimonio de una rica espiritualidad, fraguada en la fidelidad cotidiana y en la entrega incondicional a su vocación al servicio del prójimo.

3. Los Hermanos mártires de las Escuelas Cristianas canonizados ayer, seguidores del carisma de San Juan Bautista de La Salle, se entregaron plenamente a la educación integral de los niños y jóvenes. Ellos pertenecen a la larga serie de educadores cristianos que han dedicado su vida y sus energías a la enseñanza en la escuela católica, comprometidos en este irrenunciable servicio que la Iglesia presta a la sociedad. Ésta, en nuestros días a veces se presenta individualista y con tentaciones de secularismo. Frente a ello, los Santos Mártires de Turón, procedentes de diversos puntos de la geografía española y uno de ellos de Argentina, son la prueba elocuente de que la fidelidad a Cristo vale más que la propia vida.

Que su ejemplo, junto con el del P. Inocencio de la Inmaculada, mueva a los jóvenes a abrazar el estilo de vida que nos propone el evangelio, vivido con valentía y entusiasmo. Que la labor educativa de estos Santos Mártires sea también modelo para los educadores cristianos a las puertas del nuevo milenio que está ya a las puertas.

Respecto a la formación de las jóvenes generaciones, quisiera recordar el deber primordial de los padres como primeros y principales responsables de la educación de los hijos, lo cual supone que han de contar con absoluta libertad para elegir el centro docente para sus hijos. Las autoridades públicas, por su parte, han de procurar que, desde el respeto al pluralismo y la libertad religiosa, se ofrezca a las familias las condiciones necesarias para que, en todas las escuelas, sean públicas o privadas, se imparta una educación conforme a los propios principios morales y religiosos. Y esto es más necesario aún en un país, como España, donde la mayoría de padres pide la educación religiosa para sus hijos.

4. San Benito Menni, miembro ilustre de la Orden Hospitalaria de San Juan de Dios y Fundador de las Religiosas Hospitalarias del Sagrado Corazón de Jesús, vivió su vocación como apóstol en el campo de la sanidad, sin ahorrarse esfuerzos y sufrimientos, con audacia y una entrega sin límites al cuidado de los enfermos, especialmente de los niños y de los trastornados mentales.

La labor que realizan sus Hermanos de religión y las Religiosas del Instituto que fundó tiene plena actualidad en el mundo actual, donde con frecuencia se margina a los débiles y a los que sufren. Que la gran Familia Hospitalaria, en fidelidad al carisma del nuevo Santo, imite el inmenso amor que él sentía hacia los más desfavorecidos, dedicando enteramente la vida a su servicio.

San Benito Menni descubrió su vocación precisamente cuando llevaba a cabo tareas de voluntariado en Milán. Muchos de los peregrinos que habéis venido para su canonización sois voluntarios en diversos centros hospitalarios y en otros centros asistenciales. Ese servicio enriquece vuestra vida y hace crecer la capacidad de donación y acogida solidaria del prójimo, especialmente de los que sufren. Os animo a proseguir en esa labor, iluminados por los ejemplos del Padre Menni, imitándole y siguiéndole en el camino de misericordia que él practicó.

5. Mi rivolgo a voi, cari Religiosi dell'Ordine Francescano dei Frati Minori, ed a quanti insieme con voi esultano per la canonizzazione di san Tommaso da Cori. "Vengo al Ritiro per farmi santo": con queste parole il nuovo Santo si presentò al luogo solitario di Bellegra, dove per lunghi anni realizzò progressivamente questo impegnativo programma di vita evangelica.

Aveva ben compreso che ogni vera riforma inizia da se stessi e, proprio per questo, la sua umile persona si colloca tra i grandi riformatori dell'Ordine dei Frati Minori.

Dall'intensità del suo intimo rapporto con Dio, soprattutto dalla profonda devozione all'Eucaristia, fioriva la fecondità della sua azione pastorale, così incisiva da meritargli l'appellativo di "apostolo del sublacense". Vero figlio del Poverello d'Assisi, anche di lui si potrebbe affermare ciò che si diceva di san Francesco, che cioè "non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente" (Tommaso da Celano, Vita Seconda, 95: Fonti Francescane, 682).

330 6. Carissimi Fratelli e Sorelle! Insieme con tutta la Chiesa, lodiamo il Signore per le grandi opere che ha compiuto attraverso questi nuovi Santi.

Facendo ritorno alle vostre case ed alle vostre occupazioni quotidiane, portate con voi il lieto ricordo di questo pellegrinaggio a Roma, e continuate con coraggio nell'impegno di testimonianza cristiana, perché possiate prepararvi a vivere con intensità e fervore l'Anno Santo ormai vicino.

Con questi auspici, vi affido tutti alla celeste protezione della Madonna e dei nuovi Santi, e di cuore vi benedico, insieme con le vostre famiglie e le vostre comunità.

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AL XXXV CONVEGNO DEI RETTORI


E DEGLI OPERATORI PASTORALI DEI SANTUARI


Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Sono lieto di rivolgervi il mio cordiale saluto in occasione del XXXV Convegno dei Rettori e Operatori pastorali dei Santuari, promosso dal Collegamento Nazionale Santuari. Uno speciale pensiero mi è caro riservare all'Arcivescovo-Prelato di Loreto, Mons. Angelo Comastri, che con viva sollecitudine segue e coordina le vostre attività.

La fitta trama dei Santuari, che costellano le nazioni e i continenti, occupa, nell'ambito di quel singolare organismo spirituale e insieme storico che è la Chiesa, un ruolo assai rilevante. Io stesso, nei miei viaggi apostolici, spesso ho avuto la gioia di recarmi in pellegrinaggio in questi sacri luoghi, dove più intensa si avverte la presenza di Dio.

Ho potuto visitarli soprattutto in Italia, a motivo del mio ministero, ed ho constatato che essi costituiscono un'eloquente testimonianza della storia religiosa della Nazione. Siano rese grazie, pertanto, a tutti voi, che questo patrimonio spirituale custodite, valorizzate e promuovete nel modo migliore.

2. Con questo mio messaggio desidero anzitutto, nel solco dei miei Predecessori, richiamare il grande valore che i Santuari rivestono per il Popolo di Dio. Se da una parte offrono ai fedeli ed ai pellegrini momenti preziosi di approfondimento, di verifica, di indispensabile ricarica interiore, essi costituiscono per quelli meno assidui, o in difficoltà, o in ricerca una provvidenziale occasione di incontro con Dio e un forte richiamo alle sorgenti della fede. Quanti vi si recano devono, pertanto, potervi trovare ambienti accoglienti e persone pronte ad offrire loro un'appropriata assistenza spirituale ed un'ordinata catechesi liturgica, perché il messaggio trasmesso dal Santuario non si fermi al piano della pur importante suggestione emotiva, ma diventi per tutti esperienza di Dio, incontro fraterno ed occasione di crescita nella fede.

3. Con viva soddisfazione possiamo constatare come negli ultimi anni il flusso dei pellegrini e dei turisti verso i luoghi santi, piccoli e grandi, abbia conosciuto un incremento, favorito dalla accresciute opportunità offerte dai mezzi di trasporto e di comunicazione. L'evoluzione della società e l'influsso di una diffusa mentalità consumistica non sembrano aver frenato, bensì per certi versi piuttosto accentuato questo fenomeno. Sempre più le persone, in effetti, hanno bisogno di silenzio, di quiete, di distacco dalla frenesia quotidiana e dal mondo degli interessi materiali; ricercano la pace, l'armonia con se stessi, con la natura e, più profondamente, con Dio, ultimo fondamento dell'esistenza. Il rischio, connaturale a questo genere di tendenze, su cui incidono fattori culturali e sociali, è talvolta quello della superficialità. Esso, tuttavia, nulla toglie alla positività almeno potenziale del fenomeno, che si presenta come un aspetto della grande sfida dell'evangelizzazione nella società contemporanea.

4. Nell'odierno contesto socio-religioso, la funzione dei Santuari è sempre più quella di essere luoghi dell'essenziale, dove si va ad attingere la grazia, prima ancora che "le grazie". Più si diffonde la cultura secolarizzata e più questi ambienti acquistano un'intrinseca valenza evangelizzatrice, nel senso originario di forte appello alla conversione (cfr Lettera per il VII Centenario Lauretano, 15 agosto 1993, 7: Insegnamenti, XVI, 2 [1993], 532-533).

Lontano dal groviglio delle occupazioni quotidiane, l'uomo ritrova anzitutto la possibilità di pensare, di riflettere, di lasciar emergere dentro di sé quegli interrogativi che, se possono inquietarlo, si rivelano però salutari per la sua anima. Su questo terreno favorevole, il Santuario è chiamato a far cadere il buon seme della Parola di Dio, dal quale solamente può germogliare la conoscenza della verità e il rinnovamento della vita. Tutto, insomma, nel Santuario, deve tendere a far sì che il reciproco ricercarsi di Dio e dell'uomo possa diventare incontro.

331 5. Sollecitati da tale contesto spirituale e sociale, i carissimi responsabili e animatori dei Santuari d'Italia intendono moltiplicare l'impegno apostolico, sostenendolo opportunamente con lo scambio delle esperienze e il coordinamento degli obiettivi e delle iniziative pastorali. Questo è di per sé valido e fruttuoso, non solo sotto il profilo organizzativo, ma anzitutto perché favorisce lo stile di comunione, segno distintivo della Chiesa, icona della Trinità.

In tal modo, carissimi Fratelli e Sorelle, voi vi sostenete a vicenda, affinché i Santuari siano in grado di qualificare l'annuncio della Parola, come pure le celebrazioni liturgiche, i ritiri spirituali, i convegni di approfondimento su temi religiosi e di approfondimento della fede. Mi rallegro per la particolare attenzione che ponete al servizio del sacramento della Riconciliazione, anche promuovendo la preparazione dei Ministri: ciò è quanto mai opportuno specialmente in occasione del Grande Giubileo del 2000. Possano i pellegrini, in questo "anno di grazia del Signore", attingere in abbondanza nei Santuari la forza rigenerante della divina misericordia!

Accompagno questo auspicio con la preghiera, affidandolo alla speciale assistenza della Beata Vergine Maria, Santuario della Nuova Alleanza, mentre a voi che partecipate al Convegno ed a quanti sono responsabili dei Santuari ed ai loro collaboratori imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 23 Novembre 1999.

IOANNES PAULUS PP. II



AI DIRIGENTI DELLA "LUX VIDE"


Sala dei Papi - Giovedì, 25 novembre 1999




Illustri Signori,
Gentili Signore!

1. Sono lieto di questo incontro, che mi consente di salutare, in Voi, i rappresentanti della Lux Vide e dei coproduttori del film "Jesus", che verrà trasmesso nelle prossime settimane sui canali televisivi di numerosi Paesi.

Saluto il Dott. Ettore Bernabei, Presidente della Lux Vide, e lo ringrazio per l'indirizzo che mi ha rivolto anche a nome vostro. Estendo il mio saluto a ciascuno dei presenti, complimentandomi con Voi per l'impegno di evangelizzazione che caratterizza la vostra attività. Attraverso le vostre persone vorrei far giungere il mio grato pensiero a coloro che, a vario titolo, hanno collaborato e collaborano alla realizzazione di films televisivi su temi religiosi e, in particolare, su temi biblici.

Il mio auspicio più vivo è che tali films contribuiscano a far meglio conoscere agli uomini del nostro tempo il messaggio rivelato, offrendo appagante risposta agli interrogativi ed ai dubbi che essi portano in cuore.

2. Confido, altresì, che queste vostre produzioni cinematografiche siano di valido aiuto all'indispensabile dialogo che va sviluppandosi in questo nostro tempo fra la cultura e la fede. In modo speciale, nell'ambito del cinema e della televisione, dove s'incontrano storia, arte e linguaggi comunicativi, la vostra opera di professionisti e di credenti si rivela particolarmente utile e necessaria.

332 La cultura è per se stessa comunicazione: degli uomini tra loro e degli uomini con l'ambiente in cui vivono. Illuminata dalla fede, essa è in grado di riflettere il dialogo stesso della persona con Dio in Cristo. Fede e cultura, pertanto, sono chiamate ad incontrarsi e ad interagire proprio sul terreno della comunicazione. Specialmente nel nostro tempo, segnato dallo sviluppo dei mass media, la cultura è condizionata e, per molti versi, plasmata, da queste nuove potenzialità comunicative. E' doveroso tenerne conto.

Auguro di cuore che il vostro lavoro possa essere veicolo di evangelizzazione ed aiutare gli uomini del nostro tempo ad incontrarsi con Cristo, vero Dio e uomo perfetto. Con questo auspicio, affido a Maria, Stella dell'evangelizzazione, ogni vostro progetto editoriale, e di cuore tutti vi benedico.




AGLI STUDENTI E AI DOCENTI


DELL'ISTITUTO ECUMENICO DI BOSSEY


Giovedì, 25 novembre 1999

Cari amici,


sono molto lieto di darvi il benvenuto, studenti e docenti dell'Istituto Ecumenico di Bossey, alla fine del vostro pellegrinaggio a Roma. La vostra visita si svolge alle soglie del Grande Giubileo, quando i cristiani di tutto il mondo celebreranno la nascita di Cristo, avvenuta a Betlemme duemila anni fa. L'anno giubilare è per tutti i cristiani un'opportunità per rendere grazie al Padre per aver donato in Cristo, mediante la forza dello Spirito Santo, la salvezza dell'umanità. Al contempo, il Giubileo invita la Chiesa, pellegrina sulla terra, a sollevare il proprio sguardo nell'attesa gioiosa della pienezza della salvezza che verrà alla fine dei tempi.

Negli ultimi tre mesi, avete riflettuto sul tema importante dei "Cristiani in un mondo pluralistico dal punto di vista religioso". Questo tema ha implicazioni profonde per la missione universale della Chiesa all'alba del nuovo millennio. In un contesto religioso sempre più pluralistico, i cristiani sono chiamati a offrire una testimonianza comune della loro fede in Gesù Cristo, il Salvatore dell'universo, a mostrare stima per i valori spirituali e morali presenti in altre religioni e a dialogare con i seguaci di queste ultime per edificare un mondo di pace, libertà e rispetto per la dignità umana.

Cari amici, che questa esperienza di studio e di discernimento ecumenici vi spinga a sforzi sempre più grandi in nome dell'unità cristiana.

Su di voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace di nostro Signore Gesù Cristo.




AI DIPENDENTI DELLA BANCA D'ITALIA


Sala Clementina - Venerdì, 26 Novembre 1999

Signor Governatore,

Gentili Signore e Signori!

333 1. E' con gioia che oggi accolgo voi, Dipendenti della Banca d'Italia, giunti a Roma con i vostri familiari dalle diverse Filiali sparse sul territorio italiano. L'odierno incontro ha luogo in una circostanza significativa: voi celebrate i trent'anni effettivi del vostro servizio nella Banca d'Italia, ove operano persone altamente qualificate, la cui attività riveste grande rilievo per la vita economica italiana. Saluto cordialmente il Signor Governatore Antonio Fazio e lo ringrazio per le gentili parole che ha voluto rivolgermi. Il mio affettuoso benvenuto va poi a voi, Signori Membri del Direttorio, del Consiglio Superiore, e del Collegio Sindacale della Banca d'Italia. Saluto, altresì, i Signori Funzionari Generali, l'Esponente del Ministero del Tesoro che assiste alle riunioni del Consiglio Superiore, nonché il Comandante del Nucleo dei Carabinieri addetti alla sicurezza dell'Istituto. Saluto, infine, i vostri rispettivi familiari, che vi hanno accompagnato in questa lieta circostanza.

La vostra gradita visita risveglia in me il ricordo della calorosa accoglienza che avete riservato alle mie parole il 27 gennaio 1994, in occasione del primo centenario di fondazione del vostro prestigioso Istituto bancario. L'incontro di stamane mi dà modo di manifestarvi ancora una volta la stima che nutro per l'Istituzione in cui operate e che qui voi rappresentate.

2. Da alcuni anni la vostra Banca ha sentito l'esigenza di creare, al suo interno, un'interessante opportunità di fraterna riflessione e di amichevole incontro che si realizza appunto nel "Convegno del trentennale del lavoro". Tale occasione, tesa a valorizzare ciascun «festeggiato» nel suo specifico vissuto umano e professionale, costituisce al tempo stesso un forte richiamo agli ideali dell'etica, della dignità e della solidarietà che fanno considerare il lavoro non solo come fonte di sostentamento, ma anche come mezzo capace di nobilitare la persona. Possa anche questa iniziativa contribuire a far crescere in voi tale consapevolezza, perché il vostro impegno quotidiano diventi un generoso e significativo contributo alla costruzione di una economia fondata sulla retta gerarchia dei valori, in cima ai quali sta la dignità della persona.

Il nuovo ruolo che oggi la Nazione italiana e l'Europa affidano alla Banca d'Italia, nei termini di una qualificata partecipazione al Sistema europeo delle Banche Centrali, conferisce un singolare rilievo al "Convegno del trentennale del lavoro". Le questioni economiche e finanziarie dipendono in parte notevole dalle scelte operate all'interno delle Banche Centrali e, in definitiva, dalla qualità delle persone che in esse operano, dalla loro buona volontà come dalla loro abilità e perizia nell'affrontare i problemi; in una parola, dalla loro «responsabilità».

3. La Chiesa è vicina a coloro che, come voi, intendono ispirare il proprio impegno a quei valori cristiani che costituiscono una componente irrinunciabile del patrimonio dell'Italia e dell'Europa. In questa prospettiva, essa auspica che i singoli Stati o Comunità particolari sappiano sempre ricercare modi efficaci per regolare i rapporti tra loro, commisurandoli al bene comune, cioè tenendo conto delle ragioni sia delle Comunità locali autonome o integrate sia degli interessi morali, oltre che di quelli economici, dell'intera collettività umana.

In particolare, non posso dimenticare, in questo contesto, i complessi problemi connessi con la regolamentazione dell'indebitamento dei Paesi economicamente meno sviluppati nei confronti di quelli a sviluppo economico più avanzato. Dall'autorevole voce delle Banche Centrali possono scaturire indicazioni appropriate per individuare e perseguire eque soluzioni che diano speranza a popolazioni bisognose di solidarietà, necessaria talora alla loro stessa sopravvivenza.

4. Gentili Signore e Signori! Vi chiedo di accogliere queste mie considerazioni come segno della stima che nutro per voi e per la vostra importante funzione. Il Signore, al quale vi ricordo insieme ai vostri cari, illumini le vostre menti e irrobustisca le vostre volontà perché, grazie anche al vostro contributo, tutti possano guardare al futuro con più profonda fiducia, nella certezza che Dio viene in aiuto di quanti operano per il bene dei fratelli.

Invoco, a tal fine, su di voi l'abbondanza del favori celesti, mentre di cuore tutti vi benedico.


AL PELLEGRINAGGIO DELLE DIOCESI DEL FRIULI


IN PREPARAZIONE AL GRANDE GIUBILEO DEL DUEMILA


Sabato, 27 novembre 1999

Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,

Illustri Signori e Signore,
334 Carissimi friulani!

1. È una gioia per me porgere il benvenuto a tutti voi, convenuti a Roma per predisporvi alla celebrazione del Grande Giubileo dell'Anno Duemila ormai alle porte, e per ricordare il cinquantesimo anniversario di fondazione del "Fogolâr Furlan" di questa Città.

Saluto con affetto Mons. Alfredo Battisti, Arcivescovo di Udine, e lo ringrazio per le calorose parole con le quali poc'anzi si è fatto interprete dei comuni sentimenti. Con lui saluto i Vescovi ed i Sacerdoti presenti, come pure le Autorità ed i rappresentanti delle varie Istituzioni civili, culturali e sociali, insieme con i numerosi pellegrini provenienti dall'amata terra friulana. Il Friuli è ben rappresentato in questo nostro incontro!

Un particolare pensiero va ai soci del "Fogolâr Furlan" di Roma, l'associazione dei friulani residenti nella Capitale, ed ai rappresentanti di Aprilia, di Latina e dell'Agro Pontino, come pure a quelli dell'Umbria e della Sardegna.

Questo vostro pellegrinaggio "ad Petri sedem", alla vigilia del Giubileo, assume un particolare significato ecclesiale: esso indica che le Comunità cristiane del Friuli desiderano prepararsi alla celebrazione dei duemila anni del grande evento della nascita del Redentore con fede rinnovata, ripercorrendo innanzitutto la strada della memoria.

2. Le origini della Chiesa madre di Aquileia risalgono a san Marco, interprete e "figlio" (cfr
1P 5,13) di san Pietro. Secondo la Passio di sant'Ermagora, san Marco, inviato da Pietro nella grande e prosperosa metropoli adriatica di Aquileia, per primo fece risuonare in terra friulana la Parola del Vangelo, e portò a Roma un illustre rappresentante di quella comunità, Ermagora, che il Principe degli Apostoli consacrò primo Vescovo di Aquileia.

Questa vostra visita alle "Tombe degli Apostoli", dunque, assume il valore di un ritorno alle sorgenti della fede cristiana in terra friulana, per rinvigorire lo spirito genuino e lo spirito missionario delle vostre Comunità sull'esempio di Pietro, di Marco e dei numerosi martiri e santi della terra friulana, che lungo i secoli hanno segnato la vostra storia.

Il fermento del Vangelo ha corroborato le tradizionali virtù del vostro popolo friulano, che nella fede cristiana ha consolidato la propria identità, elaborando una peculiare civiltà e cultura, di cui la lingua friulana è la cifra ed in certo modo l'anima.

Il Friuli emerge nel cuore dell'Europa come esempio di convivenza fra diverse popolazioni etnico-linguistiche. Eredi del grande Patriarcato di Aquileia, che accoglieva nel suo seno molti popoli di diverse culture, anche i friulani d'oggi si sentono fortemente impegnati a promuovere una convivenza basata sul rispetto delle singole identità culturali. Questo deve continuare ad essere il tratto caratteristico degli atteggiamenti e dei comportamenti delle vostre Comunità cristiane. Mi piace qui ricordare gli incontri promossi tra i popoli friulano, carinziano e sloveno, come pure la generosa accoglienza dei numerosi profughi durante i tragici avvenimenti dei Balcani e la solidarietà manifestata verso le popolazioni sofferenti.

3. È spontaneo, in un momento come questo, volgere uno sguardo alla realtà della vostra Regione che, soprattutto a partire dal disastroso terremoto del 1976, ha registrato uno sviluppo rapido, giungendo ad una condizione di benessere accentuato. Ciò ha comportato però anche conseguenze non sempre positive come, ad esempio, una sorta di desertificazione della montagna, in particolare della Carnia e delle Valli del Natisone, ed una contrazione demografica rilevante, con conseguente invecchiamento della popolazione nel suo insieme. Non meno importanti gli effetti socio-culturali che stanno intaccando l'etica comunitaria: gli studiosi di sociologia religiosa rilevano una certa perdita d'identità da parte della popolazione con affievolimento del senso della tradizione. Molte persone appaiono disorientate, soggette a forme di relativismo morale, accompagnato da spinte individualistiche e consumistiche. Persino l'istituto familiare, che in Friuli godeva di una proverbiale considerazione, è oggi sottoposto a un fenomeno sismico di elevata potenza, i cui segni più evidenti sono l'instabilità delle unioni e la denatalità.

4. Fortunatamente nella maggioranza della popolazione permane un profondo senso religioso: esso è radicato nella cultura friulana da qualificarne l'identità. Anche il senso religioso, tuttavia, risente - e come potrebbe essere altrimenti? - delle difficoltà ora ricordate. Occorre trasformare questi rischi in una nuova sfida per le vostre Comunità. Il Friuli può e deve disegnare il suo futuro in continuità ideale con i grandi valori ecclesiali, culturali e familiari della propria tradizione cristiana.

335 Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, nel vostro impegno pastorale abbiate come punti di riferimento prioritario la famiglia e i giovani, e non mancate di fare quanto è possibile per promuovere una migliore coscienza dell'autentico protagonismo dei laici. Potranno essere di grande aiuto in tal senso le missioni del popolo con il popolo: esse infatti stimolano le stesse comunità e gli stessi laici credenti a farsi missionari nei loro paesi e nelle loro zone, approfondendo la consapevolezza della propria vocazione cristiana e testimoniando la fede nel contesto quotidiano.

5. Carissimi, la storia della Chiesa in Friuli insegna a far tesoro del "segno di Giona" (cfr
Mt 16,4), il segno indicato da Cristo come simbolo della sua Risurrezione e della vita nuova del cristiano rinato nel Battesimo. Il libro di Giona fu particolarmente commentato da Cromazio di Aquileia, uno dei maggiori Padri della Chiesa occidentale del quarto secolo. Giona è anche il punto di convergenza del magnifico pavimento musivo della Basilica meridionale di Aquileia.

Ma Giona può anche essere simbolo dell'uomo e del cristiano, che si sente a volte immerso "negli abissi marini e nel ventre dell'immane pesce" (Cromazio, Tractatus in Matthaeum, 27), e simbolo pure della fatica evangelica della Chiesa apostolica e delle Chiese attuali del Friuli, eredi del grande Patriarcato di Aquileia. Giona, dunque, non è soltanto prefigurazione del Risorto, ma è anche segno della sfida che la fede comporta per ogni credente e della missione evangelizzatrice delle nostre Chiese.

6. Al termine di questo nostro incontro desidero rinnovarvi l'augurio che ho rivolto a tutti i friulani al termine della mia intensa Visita pastorale da me compiuta nella vostra amata Regione nel maggio 1992: "Fràdis furlàns, us invìdi a tignî dûr cu lis tradiziòns, te fède cristiàne e tài valôrs dal fogolàr, e a fàju incrèssi tal cûr dài vuèstris fiis" (Insegnamenti XV, 1 [1992], p. 1346).

Mentre vi benedico con affetto, insieme con tutti i membri dei "Fogolârs" e con l'intero caro popolo del Friuli, affido tutti alla materna protezione della Madonna di Castelmonte, tanto venerata nella vostra Terra, e vi saluto con l'espressione tipica della lingua friulana "Mandi!", che rivolgo a voi qui presenti ed all'intera popolazione della vostra "Piccola Patria": "Mandi Friul"!



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