GPII Omelie 1996-2005 185

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VIAGGIO APOSTOLICO A CITTÀ DEL MESSICO

E A SAINT LOUIS (22-28 GENNAIO 1999)

CELEBRAZIONE DEI VESPRI



Cattedrale di Saint Louis - Mercoledì, 27 gennaio 1999

«Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli tutti» (Ps 67,4)


Cari amici,

1. Siamo qui riuniti in questa splendida Basilica Cattedrale per adorare Dio e per far sì che le nostre preghiere si innalzino fino a Lui come incenso. Nel cantare lodi a Dio, ricordiamo e riconosciamo il suo dominio sul Creato e sulla nostra vita. La nostra preghiera questa sera ci ricorda che la nostra vera lingua madre è la lode a Dio, la lingua dei Cieli, la nostra vera casa.

Siamo riuniti in quella che è già la vigilia di un nuovo millennio, da ogni punto di vista una svolta decisiva per il mondo. Se guardiamo al secolo che ci accingiamo a lasciarci alle spalle, vediamo che l'orgoglio umano e la forza del peccato hanno reso difficile a molte persone parlare la propria lingua madre. Per poter cantare lodi a Dio dobbiamo imparare di nuovo la lingua dell'umiltà e della fiducia, la lingua dell'integrità morale e dell'impegno sincero verso tutto ciò che è veramente buono al cospetto del Signore.

2. Abbiamo appena ascoltato una commovente Lettura nella quale il profeta Isaia descrive un popolo che torna dall'esilio, sopraffatto e scoraggiato. Anche noi, a volte, sperimentiamo l'arido deserto: le nostre mani sono deboli, le nostre ginocchia fiacche, il nostro cuore impaurito. Quanto spesso la lode di Dio muore sulle nostre labbra e ne scaturisce invece un canto di lamento! Il messaggio del profeta è un'esortazione alla fiducia, un'esortazione al coraggio, un'esortazione alla speranza nella salvezza che viene dal Signore! Quanto urgente è per noi oggi questa esortazione: «Coraggio! non temete! Ecco il vostro Dio. Egli viene a salvarvi» (Is 35,3-4)!

3. Il nostro cortese ospite, l'Arcivescovo Rigali, ha invitato alla celebrazione dei Vespri i rappresentanti di molti diversi gruppi religiosi e settori della società civile. Saluto il Vice-Presidente degli Stati Uniti d'America e le altre autorità civili e i responsabili di comunità qui presenti. Saluto i miei fratelli e le mie sorelle nella fede cattolica: i membri del laicato che desiderano vivere la loro dignità battesimale ancor più intensamente con i loro sforzi per far sì che il Vangelo influisca sulle realtà della vita quotidiana della società.

Saluto con affetto i miei fratelli sacerdoti, che rappresentano tutti i numerosi, solleciti e generosi sacerdoti di St. Louis e di altre Diocesi. Spero che esulterete ogni giorno incontrando, nella preghiera e nell'Eucaristia, Gesù Cristo vivo, del quale condividete il sacerdozio. Saluto con gioia voi, diaconi della Chiesa e incoraggio il vostro ministero di carità, pastorale e liturgico. Rivolgo un ringraziamento particolare alle vostre consorti e alle vostre famiglie per il ruolo di sostegno che svolgono in questo ministero.

I numerosi religiosi che sono qui questa sera rappresentano migliaia e migliaia di donne e di uomini che hanno operato nell'Arcidiocesi fin dall'inizio. Siete coloro che seguono Cristo imitando il suo totale dono di sé al Padre e alla causa del suo Regno. A ognuno di voi va il mio ringraziamento e la mia stima.

Rivolgo volentieri una particolare parola di incoraggiamento ai seminaristi.Sarete i sacerdoti del nuovo Millennio, operando con Cristo per la nuova evangelizzazione, aiutando la Chiesa, sotto l'azione dello Spirito Santo, a soddisfare le esigenze del nuovo secolo. Prego ogni giorno affinché il Signore vi renda «Pastori secondo» il suo «cuore» (Jr 3,15).

4. Sono particolarmente lieto che illustri membri di altre Chiese e Comunità ecclesiali si siano uniti alla comunità cattolica di St. Louis in questa celebrazione dei Vespri. Con speranza e fiducia continuiamo a operare insieme per realizzare il desiderio del Signore «perché tutti siano una cosa sola [. . .] perché il mondo creda» (Jn 17,21). La mia amicizia e la mia stima vanno anche ai membri di tutte le altre tradizioni religiose. Penso in particolare al legame che da tempo ho con i membri della fede ebraica e ai miei incontri, in molte parti del mondo, con i fratelli e le sorelle musulmani. Oggi, la Divina Provvidenza ci ha riuniti e ci ha permesso di pregare: «Dio, ti lodino i popoli tutti»! Possa questa preghiera indicare il nostro impegno comune per una comprensione e collaborazione sempre maggiori!

5. Desidero anche dire una parola di apprezzamento alla comunità civica dell'intera area metropolitana, a tutte le persone della città di St. Louis che sono impegnate a favore del suo benessere umano, culturale e sociale. La vostra determinazione nell'affrontare le molte sfide urbane che si prospettano alla comunità aiuterà a creare un rinnovato «Spirito di St. Louis» per servire la causa della città, che è anche la causa dei suoi abitanti e delle loro esigenze. Occorre dedicare particolare attenzione alla formazione dei giovani, affinché partecipino positivamente alla comunità. A tale riguardo condivido la speranza dell'Arcidiocesi che il Cardinale Ritter College Prep, sostenuto dall'impegno congiunto di tutti i settori, possa continuare a offrire a molti giovani l'opportunità di accedere a una valida educazione e a un'autentica promozione umana.

A nome della Chiesa ringrazio tutti, inclusa la comunità economica, per il costante sostegno a molti validi servizi caritativi, sociali ed educativi promossi dalla Chiesa.

6. «Dio, ti lodino i popoli tutti»! (Ps 67)

Al termine di questo secolo - contrassegnato al contempo da un progresso senza precedenti e da un tragico costo di sofferenza umana - i cambiamenti radicali nella politica mondiale aumentano la responsabilità dell'America di essere per il mondo un esempio di società veramente libera, democratica, giusta e umana. Vi è una lezione per ogni nazione potente contenuta nel brano del Libro dell'Apocalisse che abbiamo recitato. In realtà fa riferimento al canto della libertà elevato da Mosè dopo aver condotto il popolo attraverso il Mar Rosso, salvandolo dall'ira del Faraone. L'intera storia della salvezza va letta nella prospettiva di tale Esodo: Dio rivela se stesso nelle sue azioni per difendere gli umili della terra e liberare gli oppressi.

Allo stesso modo, nel suo Magnificat, Maria, Madre del Redentore, ci offre la chiave per comprendere l'intervento di Dio nella storia umana quando dice: «ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; [...] ha innalzato gli umili» (Lc 1,51-52). Dalla storia della salvezza apprendiamo che il potere è responsabilità: è servizio, non privilegio. Il suo esercizio è moralmente giustificabile quando viene usato per il bene di tutti, quando è sensibile ai bisogni dei poveri e degli indifesi.

Vi è anche un'altra lezione: Dio ci ha dato una legge morale per guidarci e impedirci di ricadere nella schiavitù del peccato e della menzogna. Non siamo soli nella nostra responsabilità per il grande dono della libertà. I Dieci Comandamenti sono la Carta dell'autentica libertà, sia per il singolo individuo che per la società nel suo insieme.

L'America inizialmente ha proclamato la sua indipendenza sulla base di chiare verità morali. L'America rimarrà un faro di libertà per il mondo fintantoché terrà fede a queste verità morali che sono al centro della sua esperienza storica. Quindi, America: se vuoi la pace, opera per la giustizia. Se vuoi la giustizia, difendi la vita. Se vuoi la vita, abbraccia la verità - la verità rivelata da Dio.

In tal modo, la lode a Dio, lingua dei Cieli, sarà sempre sulla labbra di questo popolo: «Il Signore è Iddio, l'Onnipotente ... Venite allora, inchiniamoci e adoriamo». Amen.


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SANTA MESSA PER I RELIGIOSI E LE RELIGIOSE

NELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE



LETTA DAL CARDINALE EDUARDO MARTÍNEZ SOMALO


Martedì, 2 febbraio 1999




1. «Luce per illuminare le genti» (Lc 2,32).

Il brano evangelico appena ascoltato, tratto dal racconto di san Luca, fa memoria dell'evento che ebbe luogo a Gerusalemme il quarantesimo giorno dopo la nascita di Gesù: la sua presentazione al Tempio. È questo uno dei casi in cui il tempo liturgico rispecchia quello storico: oggi, infatti, si compiono quaranta giorni dal 25 dicembre, solennità del Natale del Signore.

Questo fatto non è senza significato. Esso indica che la festa della Presentazione di Gesù al Tempio costituisce quasi una «cerniera», che separa e congiunge la tappa iniziale della sua vita sulla terra, la nascita, da quella che ne sarà il compimento, la sua morte e risurrezione. Ci congediamo quest'oggi definitivamente dal tempo natalizio e ci avviamo verso il tempo quaresimale, che avrà inizio fra quindici giorni con il Mercoledì delle Ceneri.

Le parole profetiche pronunciate dal vecchio Simeone pongono in luce la missione del Bambino portato dai genitori al Tempio: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2,34-35). A Maria Simeone dice: «E anche a te una spada trafiggerà l'anima » (Lc 2,35). Si sono appena spenti i canti di Betlemme e già si profila la croce del Golgota, e questo avviene nel Tempio, il luogo in cui si offrono i sacrifici. L'evento che oggi commemoriamo costituisce, pertanto, quasi un ponte tra i due tempi forti dell'anno della Chiesa.

2. La seconda lettura, tratta dalla Lettera agli Ebrei, offre un interessante commento a questo evento. L'Autore ha un'osservazione che ci induce a riflettere: commentando il sacerdozio di Cristo, rileva come il Figlio di Dio «della stirpe di Abramo si prende cura» (2, 16). Abramo è il padre dei credenti: tutti i credenti sono, dunque, in qualche modo compresi in questa «stirpe di Abramo» per la quale il Bambino, che sta tra le braccia di Maria, viene presentato al Tempio. L'evento che si compie sotto gli occhi di quei pochi testimoni privilegiati costituisce un primo annuncio del sacrificio della Croce.

Il testo biblico afferma che il Figlio di Dio, solidale con gli uomini, condivide la loro condizione di debolezza e fragilità fino all'estremo, cioè fino alla morte, allo scopo di operare una liberazione radicale dell'umanità, sconfiggendo una volta per sempre l'avversario, il diavolo, il quale proprio nella morte ha il suo punto di forza sugli esseri umani e su ogni creatura (cfr He 2,14-15).

Con questa mirabile sintesi, l'Autore ispirato esprime tutta la verità sulla redenzione del mondo. Egli pone in rilievo l'importanza del sacrificio sacerdotale di Cristo, il quale «doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo» (He 2,17).

Proprio perché evidenzia il legame profondo che unisce il mistero dell'Incarnazione a quello della Redenzione, la Lettera agli Ebrei costituisce un adeguato commento all'evento liturgico che oggi celebriamo. Essa mette in rilievo la missione redentiva di Cristo, alla quale tutto il Popolo della Nuova Alleanza partecipa.

A questa missione partecipate in modo particolare voi, carissime persone consacrate, che riempite la Basilica Vaticana e che saluto con grande affetto. Questa festa della Presentazione è in modo speciale la vostra festa: celebriamo, infatti, la terza Giornata della Vita Consacrata.

3. Sono grato al Signor Cardinale Eduardo Martínez Somalo, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Societ à di Vita Apostolica, che presiede questa Eucaristia. Nella sua persona saluto e ringrazio coloro che, a Roma e nel mondo, lavorano al servizio della Vita Consacrata.

In questo momento, il mio pensiero va con speciale affetto a tutti i consacrati in ogni parte della terra: si tratta di uomini e donne che hanno scelto di seguire in modo radicale Cristo nella povertà, nella verginità e nell'obbedienza. Penso agli ospedali, alle scuole, agli oratori, dove essi operano in atteggiamento di completa dedizione al servizio dei fratelli per il Regno di Dio; penso alle migliaia di monasteri, nei quali si vive la comunione con Dio in un intenso ritmo di preghiera e di lavoro; penso ai laici consacrati, testimoni discreti nel mondo, e ai tanti in prima linea tra i più poveri e gli emarginati.

Come non ricordare qui i religiosi e le religiose che, anche di recente, hanno versato il loro sangue mentre svolgevano un servizio apostolico spesso difficile e disagiato? Fedeli alla loro missione spirituale e caritativa, hanno unito il sacrificio della loro vita a quello di Cristo per la salvezza dell'umanità. Ad ogni persona consacrata, ma specialmente a loro, è dedicata oggi la preghiera della Chiesa. Essa rende grazie per il dono di questa vocazione e ardentemente lo invoca: le persone consacrate, infatti, contribuiscono in modo determinante all'opera della evangelizzazione, conferendo ad essa la forza profetica che proviene dalla radicalità della loro scelta evangelica.

4. La Chiesa vive dell'evento e del mistero. In questo giorno vive dell'evento della Presentazione del Signore al Tempio, cercando di approfondire il mistero in essa racchiuso. In un certo senso, però, la Chiesa attinge ogni giorno a questo avvenimento della vita di Cristo, meditandone il significato spirituale. Ogni sera, infatti, nelle chiese e nei monasteri, nelle cappelle e nelle case risuonano in tutto il mondo le parole del vecchio Simeone poc'anzi proclamate:

«Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola;
perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli,
luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele» (Lc 2,29-32).

Così pregò Simeone, a cui era stato dato di arrivare a vedere il realizzarsi delle promesse dell'Antica Alleanza. Così prega la Chiesa, che senza risparmio di energie si prodiga per portare a tutti i popoli il dono della Nuova Alleanza.

Nel misterioso incontro tra Simeone e Maria, si congiungono l'Antico e il Nuovo Testamento. Insieme il vecchio profeta e la giovane Madre rendono grazie per questa Luce che ha impedito alle tenebre di prevalere. È Luce che brilla nel cuore dell'umana esistenza: Cristo, Salvatore e Redentore del mondo, «luce per illuminare le genti e gloria del suo popolo Israele».

Amen!


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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DI SAN FULGENZIO



Domenica, 14 febbraio 1999

1. "Beato chi cammina nella legge del Signore" (Salmo Responsoriale).

In questa sesta domenica del tempo ordinario, che precede di pochi giorni l'inizio della Quaresima, la Liturgia parla del compimento della Legge operato da Cristo. Egli afferma di non essere venuto ad abolire l'antica legge, ma a completarla. Con l'invio dello Spirito Santo egli scriverà la legge nel cuore dei credenti, nel luogo cioè della scelta personale e responsabile. Ecco quel "di più" che farà accettare la legge non come comando esterno, bensì come scelta interiore. La legge promulgata da Cristo è dunque una legge di "santità" (cfr Mt 5,48), è la suprema legge dell'amore (cfr Jn 15,9-12).

A questa responsabilità personale che ha sede nel cuore dell'uomo fa riferimento anche il brano tratto dal libro del Siracide poc'anzi ascoltato. Esso sottolinea la libertà della persona di fronte al bene ed al male: Dio "ti ha posto davanti il fuoco e l’acqua; là dove vuoi, stenderai la tua mano" (Si 15,16). Ci viene così indicata la via per trovare la vera felicità, che è l'ascolto docile e la pronta attuazione della Legge del Signore.

2. Carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia di San Fulgenzio: vi saluto con le parole della liturgia: "Beato chi cammina nella legge del Signore!" Sono venuto a trovarvi per condividere le gioie e le speranze, gli impegni e le attese della vostra comunità parrocchiale.

Saluto in primo luogo il Cardinale Vicario con il Vescovo Ausiliare del Settore; saluto il vostro caro Parroco, Don Giorgio Alessandrini, i sacerdoti che collaborano con lui, i religiosi e le religiose operanti nel quartiere. Una parola di speciale apprezzamento desidero rivolgere alle Suore di Nostra Signora del Ritiro al Cenacolo e alle Suore Domenicane, che hanno posto le cappelle situate all'interno delle loro strutture a disposizione dei fedeli per la celebrazione delle Messe nei giorni festivi, non potendo la chiesa parrocchiale rispondere alle esigenze di tutta la Comunità. Saluto coloro che, a vario titolo, sono impegnati nelle associazioni, movimenti e gruppi apostolici, come pure negli organismi di partecipazione, sempre più protesi a fare della parrocchia un'autentica famiglia di credenti. Penso, inoltre, con affetto ai fanciulli e ai giovani, alle famiglie, agli ammalati e agli anziani. A tutti gli abitanti di questa zona giunga il mio cordiale saluto.

3. Carissimi Fratelli e Sorelle, nella fatica apostolica quotidiana è necessario, come ben evidenzia l'apostolo Paolo nella seconda Lettura, che non ci si adegui alla logica della "sapienza di questo mondo", ma ad un'altra sapienza, quella "divina, misteriosa", rivelata da Dio in Cristo e per mezzo dello Spirito (cfr 1Co 2,6-10). Queste parole costituiscono uno stimolo ed un conforto per ogni credente e, specialmente, per gli operatori pastorali desiderosi di imprimere alla loro azione uno slancio di alto respiro spirituale, senza mirare ad umani successi, ma ricercando il regno di Dio e la sua giustizia (cfr Mt 6,33).

So che voi vi dedicate con grande passione a far sì che la Parrocchia sia dinamica ed aperta, per rispondere alle sfide spirituali del quartiere. Proseguite coraggiosamente su questo cammino, privilegiando quegli aspetti dell'evangelizzazione che tendono ad una matura formazione cristiana di tutti. In primo luogo, curate la crescita interiore delle persone, con un insegnamento dottrinale ben radicato nella tradizione della Chiesa. La zelante trasmissione del patrimonio della fede esige attenzione e metodi adeguati alle varie fasce di età, senza trascurare nessuno: dai fanciulli ai giovani, dalle famiglie agli anziani.

Un posto privilegiato va certo riservato alla pastorale familiare e alla preparazione dei giovani e dei fidanzati al matrimonio. Al riguardo, mi compiaccio con voi che vi preoccupate di favorire la loro attiva partecipazione alla liturgia e stimolate le famiglie ad un confronto personale con la Parola di Dio. Indispensabile è pure testimoniare in modo concreto la solidarietà verso chi è povero e sofferente, manifestando a tutti l'amore misericordioso del Padre celeste. Ad una saldezza dottrinale, ad un'efficiente organizzazione pastorale si congiunge così una generosa apertura ai fratelli, specialmente a quanti sono in difficoltà, ponendo in luce la dimensione missionaria che è propria di ogni comunità cristiana.

4. "Fa che il popolo cristiano... sia coerente con le esigenze del Vangelo e diventi per ogni uomo segno di riconciliazione e di pace" (Colletta).

Così abbiamo pregato all'inizio della nostra celebrazione. Ci aiuti il Signore ad essere fedeli a Lui e intrepidi nella testimonianza del suo messaggio di salvezza. Aiuti la vostra Comunità a crescere nella tensione missionaria perché, nel contesto della Missione cittadina, diffonda in ogni casa, in ogni luogo di vita e di lavoro il Vangelo della speranza. Lo attendono gli abitanti di questa zona, gran parte dei quali è orientata, per formazione, ruolo sociale o professione, a porre tra i valori primari la salvaguardia della riservatezza, a volte anche a scapito, purtroppo, di un maggiore coinvolgimento nella vita della Comunità.

Penso che proprio la Missione cittadina può essere un'occasione propizia per superare queste difficoltà. Recando con cura ed entusiasmo ad ogni abitante del quartiere l'invito a condividere in Parrocchia la liberante esperienza dell'incontro con Cristo, li aiuterete a crescere insieme nella reciproca fiducia e nella condivisione della fede.

Non è forse questo lo scopo della Missione cittadina? Auspico di cuore che anche la vostra Parrocchia, come tutte le altre della Diocesi, percorra decisamente questo itinerario di ricerca dell'uomo là dove egli vive e lavora. L'approssimarsi dello storico appuntamento del Giubileo ci sollecita a diffondere con crescente slancio il Vangelo, che è fermento di autentico rinnovamento spirituale, sociale e culturale.

5. Una così vasta impresa missionaria coinvolge l’intera comunità ecclesiale e chiede ad ogni suo membro un generoso apporto. Un'attenzione tutta speciale va riservata ai giovani, chiamati ad essere gli evangelizzatori dei loro coetanei. A proposito di giovani, mi piace pensare già alla Giornata Mondiale della Gioventù dell'anno Duemila. Roma si prepara ad accogliere ed a vivere con singolare intensità quel momento, che ci auguriamo costituirà un'occasione di vasto approfondimento vocazionale per tutti i ragazzi e le ragazze che vi parteciperanno, inducendoli a far propria la domanda: "Maestro, che cosa devo fare?" (cfr Mt 19, 16ss). Affidiamo al cuore materno di Maria la gioventù di Roma ed in modo speciale di questa Parrocchia, perché sappia rispondere generosamente alla chiamata alla santità, realizzando quanto il Signore domanda a ciascuno.

Chiediamo alla Vergine Santa per l'intera Comunità parrocchiale il dono di accogliere sempre la volontà divina e realizzarla fedelmente nell'esistenza quotidiana.

6. "Benedetto sei tu, Padre . . . perché ai piccoli hai rivelato i misteri del regno dei cieli" (Acclamazione al Vangelo).

E' ai piccoli che Iddio manifesta la sua sapienza e svela i suoi piani di salvezza. Quante volte nel nostro quotidiano lavoro facciamo questa esperienza! Quante volte il Signore sceglie strade apparentemente inefficaci per realizzare i suoi provvidenziali disegni di salvezza!

Benedetto sei tu, Padre, perché ai piccoli riveli la sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, da te preordinata prima dei secoli per la nostra gloria (cfr 1Co 2,7)!

Aiutaci a ricercare sempre e solo la tua sapiente volontà. Rendici strumenti del tuo amore, perché camminiamo senza sosta nella tua Legge. Aprici gli occhi perché di questa Legge scorgiamo le meraviglie; dacci intelligenza perché l'osserviamo e la custodiamo con tutto il cuore.

Amen!
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CELEBRAZIONE PENITENZIALE



S. Sabina - Mercoledì delle Ceneri, 17 febbraio 1999



1. "Ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e benigno . . ." (Jl 2,13).

Con quest'esortazione, tratta dal libro del profeta Gioele, la Chiesa inaugura il pellegrinaggio quaresimale, tempo favorevole al ritorno: ritorno a Dio, dal quale ci si è allontanati. Questo è, in effetti, il senso dell'itinerario penitenziale che inizia oggi, Mercoledì delle Ceneri: ritornare alla casa del Padre, portando nel cuore la confessione della propria colpa. Il Salmista ci invita a ripetere: "Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato" (Sal 50[51], 3). Con tali sentimenti, ciascuno intraprenda il sentiero quaresimale, nella convinzione che Dio Padre, il quale "vede nel segreto" (Mt 6,4 Mt 6,6 Mt 6,18), va incontro al peccatore pentito sulla via del ritorno. Come nella parabola del figlio prodigo, lo abbraccia e gli fa capire che, tornando a casa, ha riacquistato la dignità di figlio: "era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato" (Lc 15,24).

In questo anno particolarmente dedicato a Dio Padre, la Quaresima assume ancor più il valore di tempo propizio per compiere un autentico cammino di conversione, per ritornare con cuore pentito al Padre di tutti, "misericordioso e benigno, tardo all'ira e ricco di benevolenza" (Jl 2,13).

2. L'antichissimo e suggestivo rito delle ceneri apre oggi questo itinerario penitenziale. Ponendo le ceneri sul capo dei fedeli, il celebrante rivolge a ciascuno il monito: "Ricordati che sei polvere, e in polvere tornerai!" (cfr Gn 3,19).

Anche queste parole fanno riferimento ad un "ritorno": il ritorno alla polvere. Esse alludono alla necessità della morte e invitano a non dimenticare che siamo di passaggio in questo mondo.

Al tempo, stesso, però, con l'immagine della polvere, questa espressione richiama alla mente la verità del creato, alludendo alla ricchezza della dimensione cosmica di cui la creatura umana fa parte. La Quaresima fa memoria dell'opera della salvezza, per rendere consapevole l'uomo del fatto che la morte, realtà con cui costantemente egli deve confrontarsi, non è però una verità originaria. All'inizio, infatti, essa non esisteva, ma, quale triste conseguenza del peccato, "è entrata nel mondo per invidia del diavolo" (Sg 2,24), diventando comune eredità degli esseri umani.

Prima che alle altre creature, le parole: "Ricordati che sei polvere, e in polvere tornerai!" sono rivolte all'uomo, creato da Dio a propria immagine e posto al centro dell'universo. Ricordandogli che deve morire, Iddio non rinnega il progetto iniziale, ma, anzi, lo conferma e in un modo singolare lo ristabilisce, dopo la rottura causata dalla colpa d'origine. Questa conferma è avvenuta in Cristo, che si è assunto liberamente il peso del peccato ed ha voluto subire la morte. Il mondo è diventato così teatro della sua passione e della sua morte salvifica. Ecco il mistero pasquale, al quale il tempo di Quaresima ci orienta in maniera tutta speciale.

3. "Ricordati che sei polvere, e in polvere tornerai!".

La morte dell'uomo è stata sconfitta dalla morte di Cristo. Se, dunque, il tempo della Quaresima ci orienta a rivivere i drammatici eventi del Golgota, lo fa sempre ed esclusivamente per prepararci ad immergerci poi nel compimento dell'evento pasquale, cioè nella gioia luminosa della risurrezione.

In tal senso possiamo intendere l'altra esortazione che la Chiesa rivolge oggi ai fedeli durante l'imposizione delle ceneri: "Convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1,15). Che cosa significa infatti "credere al Vangelo", se non accettare la verità della risurrezione, con ciò che essa comporta? Fin dal primo giorno della Quaresima, entriamo pertanto in questa prospettiva salvifica, esclamando col Salmista: "Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo... Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode" (Sal 50[51], 12.17).

4. La Quaresima è tempo di preghiera intensa e di lode prolungata; è tempo di penitenza e di digiuno. Accanto però all'orazione e al digiuno, la liturgia ci invita a riempire la nostra giornata di opere di carità. E' questo il culto gradito a Dio! Come ho avuto modo di ricordare nel messaggio per la Quaresima, questo tempo è periodo propizio per pensare ai troppi "Lazzaro" che aspettano di raccogliere qualche briciola caduta dalla tavola dei ricchi (cfr Giovanni Paolo II, Messaggio per la Quaresima, 4, 15 ott. 1998: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXI, 2 (1998) 740). L'immagine che è dinanzi a noi è quella del banchetto, simbolo della provvidente premura del Padre celeste per l'intera umanità (cfr n. 1). Tutti devono potervi partecipare. Per questo, le pratiche quaresimali del digiuno e dell'elemosina, oltre ad esprimere l'ascesi personale, rivestono un'importante valenza comunitaria e sociale: richiamano l'esigenza di "convertire" il modello di sviluppo, per una più giusta distribuzione dei beni, così da poter vivere tutti dignitosamente, salvaguardando al tempo stesso il creato.

Ma tutto ciò incomincia da un profondo cambiamento di mentalità e, più radicalmente, dalla conversione del cuore. Quanto urgente ed opportuna si fa allora quest'invocazione: "Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo".

Sì, crea in noi, o Padre, un cuore puro,
rinnova in noi uno spirito saldo,
"perché affrontiamo vittoriosamente con le armi della penitenza
il combattimento contro lo spirito del male" (Colletta).

Amen!


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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA

DI SAN RAIMONDO NONNATO


Domenica, 21 febbraio 1999

1. "Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo" (cfr Mt 4,1).

All'inizio del tempo quaresimale, la liturgia ci presenta Gesù nel deserto alle prese col tentatore. Il Figlio di Dio, duramente provato dal maligno, supera le tre fondamentali tentazioni da cui è insidiata ogni umana esistenza: la concupiscenza, la strumentalizzazione di Dio e l'idolatria.

Le tre subdole insinuazioni di satana: "se sei Figlio di Dio..." fanno da contrappunto alla solenne proclamazione del Padre celeste al momento del battesimo al Giordano: "Questi è il Figlio mio prediletto" (Mt 3,17). Esse costituiscono, pertanto, una prova che tocca in profondità la missione del Salvatore. E la vittoria riportata da Cristo, all'inizio della sua vita pubblica, preannuncia il suo trionfo definitivo sul peccato e sulla morte, che si realizzerà nel mistero pasquale.

Con la sua morte e la sua risurrezione, Gesù non cancellerà soltanto il peccato dei progenitori, ma comunicherà anche all'uomo, ad ogni uomo, la sovrabbondanza della grazia di Dio. E' quanto ricorda l'apostolo Paolo nella seconda Lettura, poc'anzi proclamata: "Come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti" (Rm 5,19).

2. "Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4).

All'inizio della Quaresima, tempo liturgico "forte" che ci invita alla conversione, queste parole di Gesù risuonano per ciascuno di noi. Lasciamo che la "parola che esce dalla bocca di Dio" ci interpelli e nutra il nostro spirito, poiché "non di solo pane vive l'uomo". Il nostro cuore ha soprattutto bisogno di Dio.

Carissimi Fratelli e Sorelle della parrocchia di san Raimondo Nonnato! Sono lieto di trovarmi fra voi quest'oggi. Saluto cordialmente il Cardinale Vicario, Mons. Vicegerente, il vostro Parroco, Padre Eraclio Contu, dell'Ordine della Beata Maria Vergine della Mercede, e tutti i Confratelli che condividono con lui la responsabilità pastorale della comunità parrocchiale. Saluto le Suore dell'Immacolata d'Ivrea e le anziane ospitate nel loro Istituto. Saluto tutti voi, carissimi parrocchiani, e quanti abitano in questo quartiere. Rivolgo un pensiero particolare ai Membri delle équipes e dei gruppi parrocchiali, ai catechisti, ai ragazzi del Movimento Giovanile Mercedario, ai giovani, alle famiglie ed a tutti coloro che, in vario modo, offrono la loro attiva collaborazione alla vita della comunità.

3. Il territorio della vostra parrocchia, non particolarmente esteso, è composto da due ambiti umani e sociali tra loro ben differenti. Vicino alla chiesa ci sono, infatti, gli antichi insediamenti, mentre più lontano, e nella zona di recente urbanizzazione, si trovano famiglie giunte da poco ed ancora legate alle comunità di origine. Forse, proprio per la loro differente composizione, queste due zone incontrano qualche difficoltà a comunicare e ad integrarsi, con risvolti talora non positivi per la piena intesa nelle attività liturgiche e pastorali.

So che state impegnandovi per superare queste difficoltà e vi esorto a proseguire sulla strada di una maggiore conoscenza reciproca per crescere insieme. Vi auguro di cuore di rafforzare l'unità della parrocchia, rendendola autentica "famiglia di famiglie". A tale proposito, potrà esservi di valido aiuto il progetto "Nuova immagine di parrocchia", che avete scelto come vostro itinerario pastorale. Soprattutto mi rallegro del forte impegno, col quale state vivendo la Missione cittadina. Anche per questo, mi auguro che lo spirito e lo stile della Missione diventino, per la vostra come per ogni altra comunità, uno stile permanente di azione apostolica.

Se le persone e le famiglie tendono a rinchiudersi in se stesse e fanno fatica ad aggregarsi intorno alla parrocchia - cosa che può avvenire in una metropoli come Roma -, occorre che sia la parrocchia stessa a farsi "missionaria". Occorre, cioè, che i cristiani si sentano spinti a prendere l'iniziativa e ad incontrare i loro fratelli nelle case, nel quartiere ed in quei luoghi di vita e di lavoro dove è possibile porsi insieme in ascolto dell'unica parola di salvezza - la Parola di Dio -, che è indispensabile più del pane per la vita di ogni uomo.

4. "Perdonaci, Signore: abbiamo peccato!" (Salmo resp.).

La Quaresima, lo sappiamo bene, è un tempo forte di penitenza e di grazia. Quest'anno essa riveste un ancor più significativo richiamo al pentimento ed alla conversione, in vista del Giubileo del 2000. La conversione, voi lo sapete, "comprende sia un aspetto «negativo» di liberazione del peccato sia un aspetto «positivo» di scelta del bene, espresso dai valori etici contenuti nella legge naturale, confermata e approfondita dal Vangelo" (Tertio millennio adveniente, 50).

Vivete, carissimi, la Quaresima in questo spirito! Ponete un'attenzione speciale alla celebrazione del sacramento della Penitenza. Nella pratica frequente di questo Sacramento, il cristiano sperimenta la misericordia divina e diviene, a sua volta, capace di perdonare e di amare. Possa l'approssimarsi dell'evento giubilare risvegliare in ogni credente l'attivo interesse per questo Sacramento; siano disponibili i sacerdoti a svolgere con cura e dedizione quest'indispensabile ministero sacramentale; si moltiplichino nella Città i luoghi di celebrazione della Penitenza, con confessori disponibili nei diversi orari della giornata, pronti a dispensare a piene mani l'inesauribile misericordia di Dio.

5. "Pietà di me, secondo la tua misericordia... lavami da tutte le mie colpe... crea in me un cuore puro... rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso... Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode" (Salmo resp.).

Risuona nel nostro spirito l'eco di questa preghiera di Davide, scosso dalle parole del profeta Natan. E' il salmo del "Miserere", molto utilizzato dalla liturgia e caro alla pietà popolare. La Quaresima è il tempo propizio per farlo nostro e suscitare nel nostro animo le disposizioni opportune per incontrare il Dio della riconciliazione e della pace con "uno spirito contrito, un cuore affranto ed umiliato".

"Pietà di me, secondo la tua misericordia": intraprenderemo così, o Signore, come ci suggerisce la Colletta, il cammino quaresimale con la forza della tua parola "per vincere le seduzioni del maligno e giungere alla Pasqua nella gioia dello Spirito".

Amen!



GPII Omelie 1996-2005 185