GPII Omelie 1996-2005 84

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VIAGGIO APOSTOLICO IN LIBANO (10-11 MAGGIO 1997)

CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA


A CONCLUSIONE DEL SINODO DEI VESCOVI




Spianata della base navale (Beirut) - Domenica, 11 maggio 1997



1. Oggi, io saluto il Libano.Già da lungo tempo, desideravo venire tra voi, e per tante ragioni! Giungo nel vostro paese solamente oggi, per concludere l'Assemblea speciale per il Libano del Sinodo dei Vescovi. Quasi due anni fa, l'Assemblea sinodale svolse i propri lavori a Roma. Ma la sua parte solenne, la pubblicazione del documento post-sinodale, ha luogo ora, qui in Libano. Queste circostanze mi permettono di essere nella vostra terra, per la prima volta, e di dirvi l'amore che la Chiesa e la Sede Apostolica nutrono verso la vostra nazione, verso tutti i Libanesi: verso i cattolici dei differenti riti maronita, melkita, armeno, caldeo, siro, latino , verso i fedeli appartenenti alle altre Chiese cristiane, come i musulmani e i drusi, che credono nell'unico Dio. Dal profondo del cuore, vi saluto tutti, in questa circostanza così importante. Vogliamo ora presentare a Dio i frutti del Sinodo per il Libano.

Ringrazio il Signor Cardinale Nasrallah Pierre Sfeir, Patriarca maronita, per le parole d'accoglienza che mi ha indirizzato a nome di tutti voi. Ringrazio anche i Cardinali che mi accompagnano; con la loro presenza essi sottolineano l'attaccamento della Sede Apostolica al Libano. Saluto i Patriarchi ed i Vescovi presenti, come pure tutte le persone che hanno preso parte ai lavori del Sinodo per il Libano.

E' per me motivo di gioia salutare i Patriarchi, gli illustri rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, ed in particolare i delegati fraterni al Sinodo, che hanno voluto associarsi a questa festa dei loro fratelli cattolici. Rivolgo un cordiale saluto anche alle personalità musulmane e druse.

Con deferenza, esprimo la mia riconoscenza a Sua Eccellenza il Presidente della Repubblica, a Sua Eccellenza il Presidente del Parlamento, a Sua Eccellenza il Presidente del Consiglio dei Ministri, come anche alle Autorità dello Stato per la loro presenza a questa celebrazione liturgica.

2. In questa assemblea straordinaria, vogliamo dichiarare davanti al mondo l'importanza del Libano, la sua missione storica, compiuta attraverso i secoli: paese di numerose confessioni religiose, il Libano ha mostrato che queste differenti confessioni possono vivere insieme nella pace, nella fraternità e nella collaborazione; ha mostrato che si può rispettare il diritto di ogni uomo alla libertà religiosa; che tutti sono uniti nell'amore per questa patria che è maturata nel corso dei secoli, conservando l'eredità spirituale dei padri, specialmente del monaco san Marone.

3. Siamo qui nella regione che i piedi di Cristo, Salvatore del mondo, calcarono duemila anni fa. La Sacra Scrittura ci informa che Gesù andò a predicare al di là dei limiti della Palestina d'allora, che visitò anche il territorio delle dieci città della Decapoli in particolare Tiro e Sidone e che vi compì dei miracoli. Fratelli e Sorelle Libanesi, il Figlio stesso di Dio fu il primo evangelizzatore dei vostri avi. Si tratta di un privilegio straordinario.

Parlando di Tiro e di Sidone, non posso tralasciare di menzionare le grandi sofferenze conosciute dalle loro popolazioni. Chiedo oggi a Gesù di mettere fine a questi dolori e imploro da Lui la grazia di una pace giusta e definitiva in Medio Oriente nel rispetto dei diritti e delle aspirazioni di tutti.

Ascoltando l'odierno Vangelo, il Vangelo delle otto Beatitudini contenute nel Discorso della Montagna, non possiamo dimenticare che l'eco di queste parole di salvezza, pronunciate un giorno in Galilea, è giunto presto fin qui. Gli autori dell'Antico Testamento si rivolgevano spesso nei loro scritti verso i monti del Libano e dell'Ermon, che vedevano all'orizzonte. Il Libano è dunque un paese biblico. Trovandosi molto vicino ai luoghi dove Gesù compì la sua missione, fu tra i primi paesi a ricevere la Buona Novella, la Buona Novella che i vostri avi hanno ricevuto dalla bocca del Salvatore.

Certamente, i vostri avi hanno appreso mediante la predicazione evangelica, in particolare attraverso le missioni di san Paolo, la storia della salvezza, gli avvenimenti che si sono succeduti dalla domenica delle Palme al Venerdì Santo, alla Domenica di Pasqua. Il Cristo fu crocifisso, deposto nella tomba, ma risuscitò il terzo giorno. Il Mistero pasquale di Gesù Cristo costituisce il cuore stesso della storia della salvezza, come mostra bene, durante la Messa, l'acclamazione paolina dopo la consacrazione: "Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell'attesa della tua venuta". Tutta la Chiesa attende la sua venuta, in Oriente ed in Occidente. I figli e le figlie del Libano attendono la sua nuova venuta nella gloria.

Tutti noi viviamo l'Avvento degli ultimi tempi della storia e tutti cerchiamo di preparare la venuta di Cristo, di edificare il Regno di Dio da lui annunciato.

4. La prima lettura di questa liturgia, tratta dagli Atti degli Apostoli, ci ricorda il periodo seguente all'Ascensione di Cristo al cielo, quando gli Apostoli, secondo la sua raccomandazione, ritornarono al Cenacolo e vi rimasero in preghiera, con la Madre di Gesù ed i fratelli e le sorelle della comunità primitiva che fu il primo nucleo della Chiesa (cfr Ac 1,12-14). Ogni anno, dopo l'Ascensione, la Chiesa rivive questa prima novena, la novena allo Spirito Santo. Gli Apostoli, riuniti nel Cenacolo con la Madre di Cristo, pregano perchè si compia la promessa loro fatta dal Cristo risorto: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni" (Ac 1,8). Questa prima novena apostolica allo Spirito Santo è il modello di ciò che fa la Chiesa ogni anno.

La Chiesa prega così: "Veni, Creator Spiritus! . . ."

"Vieni, o Spirito creatore, visita le nostre menti, riempi della tua grazia i cuori che hai creato . . .".

Ripeto con emozione questa preghiera della Chiesa universale insieme con voi, cari Fratelli e Sorelle, figli e figlie del Libano. Noi abbiamo fiducia: lo Spirito Santo rinnoverà la faccia della vostra terra, rinnoverà la pace sulla terra.

5. Nella Lettera che leggiamo oggi, san Pietro scrive: "Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, perchè anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perchè lo Spirito della gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi" (1P 4,13-14).

Si è parlato spesso del "Libano martire", soprattutto durante il periodo della guerra che ha segnato il vostro paese più di dieci anni fa. In questo contesto storico, le parole di san Pietro possono ben applicarsi a tutti coloro che hanno sofferto in terra libanese. L'Apostolo scrive: "Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi" perchè lo Spirito di Dio riposa su di voi, ed è lo Spirito della gloria (cfr Ibid.). Non dimentico che siamo radunati nelle vicinanze del cuore storico di Beirut, la Piazza dei Martiri; ma voi l'avete chiamata anche Piazza della Libertà e Piazza dell'Unità. Ne sono certo, le sofferenze degli anni passati non saranno vane; esse fortificheranno la vostra libertà e la vostra unità.

Oggi, la parola di Gesù ispira la nostra preghiera. Preghiamo perchè coloro che piangono siano consolati, perchè i misericordiosi ottengano misericordia (cfr Mt 5,5 Mt 5,7), perchè, ricevendo il perdono del Padre, tutti accettino a loro volta di perdonare le offese. Preghiamo perchè i figli e le figlie di questa terra siano felici d'essere artefici di pace e d'essere chiamati figli di Dio (cfr Mt 5,9). Se, attraverso la sofferenza, partecipiamo alla passione di Cristo, avremo anche parte alla sua gloria.

6. Lo Spirito Santo, lo Spirito di Gesù Cristo, è uno Spirito di gloria. Preghiamo oggi perchè questa gloria divina avvolga tutti coloro che in terra libanese conoscono la sofferenza. Preghiamo perchè essa divenga un germe di forza spirituale per voi tutti, per la Chiesa e per la nazione, affinché il Libano possa svolgere il proprio ruolo nel Medio-Oriente, tra le nazioni vicine e con tutte le nazioni del mondo.

Spirito di Dio, infondi la tua luce ed il tuo amore nei cuori per portare a compimento la riconciliazione tra le persone, in seno alle famiglie, tra vicini, nelle città e nei villaggi ed in seno alle istituzioni della società civile!

Spirito di Dio, la tua forza riunisca tutti i figli di questa terra perchè camminino insieme con coraggio e tenacia sulla strada della pace e della convivialità, nel reciproco rispetto per la dignità e la libertà delle persone, in vista del pieno sviluppo di ciascuno e del bene dell'intero paese!

Spirito di Dio, concedi alle famiglie libanesi di sviluppare i doni di grazia del matrimonio! Concedi ai giovani di formare la loro personalità con fiducia e di prendere coscienza delle loro responsabilità nella Chiesa e nella città!

Spirito di Dio, fa' che i fedeli del Libano consolidino l'unità di ciascuna delle Chiese patriarcali, dell'intera Chiesa cattolica nel Libano! Aiutali a compiere nuovi passi sul cammino della piena unità di tutti coloro che hanno ricevuto il dono di credere in Cristo Salvatore!

Spirito di Dio, Tu che sei chiamato "Consolatore, Sorgente viva, Fuoco, Carità", manifesta in questo popolo i frutti attesi dall'Assemblea sinodale!

Spirito di luce e d'amore, sii per i figli e le figlie del Libano sorgente di forza, di vigore spirituale, specialmente in quest'ora storica, alle soglie del terzo millennio cristiano!

Vieni Spirito di Dio.Veni Sancte Spiritus!

Amen.
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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DI SANT'ATANASIO



Solennità di Pentecoste - Domenica, 18 maggio 1997




"1. Veni Creator Spiritus! "Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra" (Ritornello del Salmo responsoriale).

Così esclama oggi la Chiesa, celebrando la solennità della Pentecoste, con la quale si chiude il tempo pasquale, centrato sulla morte e risurrezione di Cristo.

Dopo la risurrezione, Cristo si mostrò più volte agli Apostoli (cfr Ac 1,3), rafforzando la loro fede e preparandoli ad iniziare la grande missione evangelizzatrice, trasmessa loro in modo definitivo al momento della sua Ascensione al cielo. Queste le ultime parole pronunciate sulla terra da Gesù ai suoi Apostoli: "Andate in tutto il mondo" (Mc 16,15). "Ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,19-20).

2. In precedenza, Gesù aveva comandato agli Undici di attendere a Gerusalemme la venuta del Consolatore. Aveva detto loro: "Sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni" (Ac 1,5). Seguendo le indicazioni di Gesù, dal Monte degli Ulivi, dove si erano incontrati per l'ultima volta col Maestro, tornarono al Cenacolo e lì, insieme con Maria, restarono assidui nella preghiera, attendendo l'evento promesso. Nella solennità della Pentecoste avvenne il fatto straordinario descritto dagli Atti degli Apostoli, che segna la nascita della Chiesa: "Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro potere d'esprimersi" (Ac 2,2-4). Questi fenomeni straordinari attirarono l'attenzione degli Israeliti e dei proseliti, presenti a Gerusalemme per la festa di Pentecoste. Si stupirono nell'udire quel rombo e, ancor più, nell'ascoltare gli Apostoli che si esprimevano in varie lingue. Giunti da varie parti del mondo, sentivano questi dodici Galilei parlare ciascuno nella propria lingua: "Li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio" (Ac 2,11).

3. Negli Atti degli Apostoli san Luca descrive la straordinaria manifestazione dello Spirito Santo avvenuta a Pentecoste come comunicazione della vitalità stessa di Dio che si dona agli uomini. Questo dono divino è, allo stesso tempo, luce e potenza: luce, per annunziare il Vangelo, la Verità rivelata da Dio; potenza, per infondere il coraggio della testimonianza della fede, che gli Apostoli inaugurano in quello stesso momento.

Cristo aveva detto loro: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8). Proprio per prepararli a questa grande missione, Gesù aveva loro promesso lo Spirito Santo il giorno prima della Passione, nel Cenacolo, dicendo loro: "Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio" (Jn 15,26-27).

La testimonianza dello Spirito di verità deve diventare un tutt'uno con quella degli Apostoli, fondendo così in un'unica realtà salvifica la testimonianza divina e la testimonianza umana. Da questa fusione scaturisce l'opera dell'evangelizzazione, iniziata nel giorno di Pentecoste ed affidata alla Chiesa come compito e missione che attraversa i secoli.

4. Carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia di sant'Atanasio! Vi saluto tutti con affetto. Il mio cordiale pensiero va, innanzitutto, al Cardinale Vicario, al Vescovo Ausiliare del Settore, al vostro Parroco, Don Vincenzo Luzi, al Viceparroco, ed ai Sacerdoti che collaborano con lui nell'attività pastorale. Il mio cordiale pensiero va anche al Sindaco di Roma. Saluto con gioia tutti voi, che oggi siete qui convenuti in così grande numero in questa vostra chiesa parrocchiale, recentemente rinnovata anche col vostro generoso e lodevole contributo. Per vostro tramite, desidero far giungere un ricordo pieno di affetto e l'assicurazione della mia preghiera a tutti i malati ed agli anziani della Parrocchia, che non hanno potuto essere qui con noi.

Grazie per la calorosa accoglienza e per gli auguri che avete voluto formularmi in occasione del mio compleanno. Sono lieto di trovarmi, in questo giorno così significativo per me, nella vostra Comunità, ricca di diverse esperienze spirituali. Ringrazio il Consiglio pastorale, i numerosi e ben organizzati gruppi parrocchiali e tutti gli abitanti delle sette contrade in cui si suddivide il territorio. So che ogni anno, in questo periodo, si svolge la vostra Festa patronale con varie iniziative popolari, atte a favorire la conoscenza e l'unione delle famiglie, creando tra quanti lavorano insieme stima ed amicizia, in vista dell'annuncio del Vangelo, che è opera essenziale della Comunità cristiana. Esprimo il mio apprezzamento per il vostro impegno e vi incoraggio a proseguire nel valorizzare queste tradizioni culturali e religiose.

5. L'odierna Liturgia ci invita ad accogliere con generosa disponibilità il dono dello Spirito, per essere in grado di annunciare il Risorto con incisiva efficacia. Annunciatelo, carissimi Fratelli e Sorelle, nei modi e nelle occasioni che le circostanze vi offrono. So che voi lo fate già in numerose e valide forme: nei gruppi di catechismo in preparazione ai Sacramenti e nell'oratorio con la testimonianza della carità e mediante le feste e le manifestazioni popolari, nei centri di ascolto nelle case e nel quartiere. Sostenuti anche dall'impulso offerto dalla Missione cittadina, sforzatevi di trasmettere a tutti la novità del Vangelo, cercando vie e modalità sempre più rispondenti alle necessità dell'uomo di oggi.

Cristo è la Verità, la Vita, la Via. Asceso al cielo, Egli ha mandato lo Spirito di unità che chiama la Chiesa a vivere in comunione al suo interno ed a portare a compimento la missione evangelizzatrice nel mondo.

Mi rivolgo in particolare a voi, giovani e ragazzi che vivete nell'ambito della Parrocchia: non abbiate paura di Cristo, siate suoi apostoli tra i vostri coetanei, alle prese in questo quartiere, come in altre parti della Città, con problemi spesso assai gravi. Penso alla disoccupazione, alla difficile ricerca del senso della vita, che può condurre alla disperazione, alla droga o, addirittura, a gesti assurdi e sconsiderati.

La Missione cittadina, che sta interessando anche la vostra Parrocchia, chiama tutti i credenti ad annunciare la speranza del Vangelo in ogni ambiente ed in ogni famiglia.

6. "Lo Spirito di verità . . . vi guiderà alla verità tutta intera .. . Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà" (Jn 16,13-14). Da questa promessa di Gesù scaturisce la certezza della fedeltà nell'insegnamento, parte essenziale della missione della Chiesa. In questo annuncio, che si attua lungo la storia, è presente ed opera lo Spirito Santo con la luce e la potenza della divina Verità. Lo Spirito di Verità illumina lo spirito umano, come afferma san Paolo: "Tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito" (1Co 12,13). La sua presenza genera nuova coscienza e consapevolezza per quanto concerne la verità rivelata, facendo partecipare così alla conoscenza di Dio stesso. In tal modo lo Spirito Santo rivela agli uomini Cristo crocifisso e risorto ed indica la via per diventare sempre più simili a lui.

Dalla venuta dello Spirito Santo, a Pentecoste, hanno inizio tutte le grandi opere di Dio, sia nella vita dei singoli che in quella dell'intera Comunità ecclesiale. Sorta nel giorno della discesa dello Spirito Santo, la Chiesa in realtà nasce continuamente per opera del medesimo Spirito in tanti luoghi del mondo, in tanti cuori umani, nelle varie culture e nazioni.

7. "Veni Creator Spiritus!", invoca oggi la Chiesa intera con grande fervore. Così prega anche questa vostra bella Comunità. Insieme al suo Vescovo, anch'essa celebra oggi la propria nascita nello Spirito. Se, infatti, nel giorno di Pentecoste nacque la Chiesa nella sua più ampia dimensione, cattolica ed universale, in quello stesso momento erano già presenti anche tutte le Comunità cristiane che rimangono nell'unità, in comunione con i loro Pastori, col Collegio episcopale e col successore di Pietro. Lo Spirito Santo continua ancor oggi a compiere le grandi opere della salvezza, inaugurate nel giorno di Pentecoste.

"Vieni, Santo Spirito,
riempi i cuori dei tuoi fedeli
e accendi in essi
il fuoco del tuo amore" (Acclamazione al Vangelo).

Amen!".


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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DI SAN LINO



Domenica, 25 maggio 1997




1. "Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo: a Dio che è, che era e che viene" (Acclamazione al Vangelo).

La Chiesa ripete incessantemente questa lode alla Santissima Trinità. La preghiera cristiana inizia, infatti, con il segno della Croce: "Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo", e si conclude spesso con la dossologia trinitaria: "Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te, Padre, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli".

Dalla Comunità dei credenti sale a Dio ogni giorno una ininterrotta lode trinitaria; oggi, tuttavia, prima domenica dopo la Pentecoste, celebriamo in modo speciale questo grande mistero della fede.

Gloria Tibi, Trinitas, aequalis, una Deitas, et ante omnia saecula et nunc, et in perpetuum! - "Gloria a te, Trinità, uguale nelle Persone, unico Dio, prima di tutti i secoli, ora e per sempre!" (Primi Vespri della Solennità della Santissima Trinità).

In questa formula liturgica contempliamo il mistero dell'ineffabile unità e dell'inscrutabile Trinità di Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo. E' quanto professiamo nel Credo apostolico:

"Credo in un solo Dio . . .
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo...
Per opera dello Spirito Santo
si è incarnato nel seno della Vergine Maria
e si è fatto uomo".

Ed ancora, nel Credo niceno-costantinopolitano:

"Credo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita,
e procede dal Padre e dal Figlio.
Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato,
e ha parlato per mezzo dei profeti".

Questa è la nostra fede! Questa è la fede della Chiesa!
Questo è il Dio della nostra fede: Padre, Figlio e Spirito Santo!

2. La Liturgia della Parola ci invita ad approfondire la nostra fede trinitaria. Nella prima Lettura, tratta dal Deuteronomio, abbiamo ascoltato le parole di Mosè, che ci ricordano come Dio si sia scelto un popolo e ad esso si sia manifestato in modo particolare. Il Concilio Vaticano II, dopo aver affermato che l'uomo, attraverso la creazione, può arrivare a conoscere Dio quale Essere primo ed assoluto, annota che però Dio stesso si è rivelato all'umanità, dapprima attraverso dei mediatori e poi per mezzo dello stesso suo Figlio (cfr Dei Verbum DV 3-4). Il Dio che oggi professiamo è il Dio della Rivelazione e noi crediamo tutto ciò che Egli ha voluto rivelare di se stesso.

Le Letture bibliche di questa domenica pongono in luce che Dio è venuto a parlare di se stesso all'uomo, svelandogli chi Egli è. Ed ha scelto Israele come destinatario della sua manifestazione. Ha detto al popolo eletto: "Interroga... i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra . . . vi fu mai . . . un popolo che abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l'hai udita tu, e rimanesse vivo?" (cfr Dt 4,32-33). Con queste espressioni Mosè intende alludere alla manifestazione di Dio sul monte Sinai ed alla consegna dei dieci comandamenti, come pure alla sua esperienza personale sul monte Oreb. Allora Dio gli aveva parlato dal roveto ardente, affidandogli la missione di liberare Israele dalla schiavitù d'Egitto e gli aveva rivelato il proprio nome: "Jahwé" - "Io sono Colui che sono!" (cfr Ex 3,1-14).

3. Questi testi biblici ci guidano in un cammino di approfondimento del mistero trinitario, che conduce da Mosè a Cristo. L'evangelista Matteo riferisce che, prima di salire al cielo, il Risorto dice ai discepoli: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate, dunque, ed ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,18-19). Il mistero manifestato a Mosè presso il roveto ardente viene pienamente rivelato in Cristo nel suo aspetto trinitario. Per mezzo di Lui, infatti, noi scopriamo l'unità della divinità, la trinità delle Persone. Mistero del Dio vivo, mistero della vita di Dio! Di questo mistero Gesù è Profeta. Egli offrì se stesso in sacrificio sull'altare di questo immenso mistero d'amore.

4. Carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia di san Lino! Sono lieto di celebrare oggi insieme con voi la Solennità della Santissima Trinità. Saluto cordialmente il Cardinale Vicario, il Vescovo Ausiliare del Settore, il vostro Parroco, Mons. Sergio Casalini, ed i Sacerdoti che collaborano con lui nelle molteplici attività pastorali.

Rivolgo uno speciale pensiero alle numerose Comunità Religiose che vivono ed operano in questo territorio, ringraziandole, in particolare, per il loro apprezzato servizio nelle scuole materne, elementari e medie, nella cura dei bimbi appena nati, nell'Ospedale Cristo Re e nella Pia Opera Ambrosini. Saluto il gruppo "Seguimi" e gli ospiti e i responsabili di "Casa Betania", come pure i membri dei vari gruppi parrocchiali e tutti voi, cari fedeli di questa Parrocchia, che proprio quest'anno celebra il quarantesimo anniversario di vita pastorale. Il Signore benedica tutti!

Il vostro primo Parroco, Mons. Marcello Rosatella - al quale va il mio riconoscente pensiero - e molti di voi ricordano certamente con emozione gli inizi di questa Comunità, quando le Celebrazioni liturgiche si tenevano in una Cappella costruita in legno. Da zona di campagna, questo quartiere ha progressivamente conosciuto una celere urbanizzazione, con l'insediamento di numerosi abitanti provenienti da varie regioni d'Italia.

Esso conosce, purtroppo, i tanti problemi che gravano sugli abitanti di una grande metropoli, ma vorrei ripetere anche a voi quest'oggi: Non abbiate paura! Impegnatevi, piuttosto, con grande generosità, in comunione con l'intera Comunità diocesana, per preparare la Città al Giubileo dell'anno 2000.

5. So che, grazie all'interessamento del Vicariato di Roma ed al generoso contributo dei Soci del Rotary International, entro l'Anno Santo la vostra Comunità parrocchiale potrà celebrare il culto in una nuova chiesa parrocchiale. A tutti coloro che partecipano all'iniziativa va il mio apprezzamento e la mia riconoscenza per questo importante dono. La costruzione del nuovo tempio, segno della presenza di Dio tra le vostre case, costituisca per voi uno stimolo a diventare sempre più Chiesa viva, fatta di battezzati consapevoli della loro dignità e vocazione, capaci di testimoniare con coerenza e coraggio Gesù Cristo ed il suo esigente messaggio evangelico.

6. "Avete ricevuto uno Spirito da figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!" (Rm 8,15).

San Paolo, con queste parole, pone in evidenza la Chiesa apostolica come annunciatrice della Santissima Trinità. Dio si manifesta come Colui che dà la vita per mezzo di Cristo, unico Mediatore.

Noi crediamo nel Figlio di Dio, che ha portato la vita divina come fuoco, perché si accendesse sulla terra. Crediamo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita. Per opera dello Spirito Santo i credenti sono costituiti figli nel Figlio, come scrive san Giovanni nel Prologo del suo Vangelo (cfr Jn 1,13). Generati dallo Spirito, gli uomini si rivolgono a Dio con le stesse parole di Cristo, chiamandolo: "Abbà, Padre!".

Con il Battesimo noi siamo inseriti nella comunione trinitaria. Ogni cristiano è battezzato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; viene immerso nella vita di Dio. Quale grande dono e grande mistero!

Ben a ragione, pertanto, la Chiesa con profonda gratitudine canta nel "Te Deum" la sua fede nella Trinità:

"Sanctus, Sanctus, Sanctus
Dominus Deus Sabaoth".

"I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli Apostoli
e la candida schiera dei martiri;
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio,
e lo Spirito Santo Paraclito".

Amen!


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SOLENNITÀ DEL CORPUS DOMINI



Sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano - Giovedì, 29 maggio 1997

1. "Questo è il mio corpo, che è per voi . . . questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue . . . fate questo in memoria di me" (1Co 11,24-25).

L'odierna Liturgia commemora il grande mistero dell'Eucaristia con un chiaro riferimento al Giovedì Santo. Lo scorso Giovedì Santo eravamo qui, nella Basilica lateranense, come ogni anno, per fare memoria della Cena del Signore. Al termine della Santa Messa in "Caena Domini" si è snodata la breve processione che accompagna il Santissimo Sacramento nella Cappella della riposizione, dove è rimasto sino alla solenne Veglia pasquale. Oggi ci apprestiamo ad una processione ben più solenne, che ci porterà per le vie della Città.

Nella festa di oggi, ci aiutano a rivivere gli stessi sentimenti del Giovedì Santo le parole di Gesù pronunciate nel Cenacolo: "Prendete, questo è il mio Corpo", "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza, versato per molti" (Mc 14,22 Mc 14,24). Queste parole, poc'anzi proclamate, ci fanno entrare ancor più nel mistero del Verbo di Dio incarnato che, sotto le specie del pane e del vino, si dona ad ogni uomo, come cibo e bevanda di salvezza.

2. Giovanni, nel canto al Vangelo, offre una significativa chiave di lettura delle parole del divin Maestro, riferendo quanto Egli stesso ebbe a dire di sé nei pressi di Cafarnao: "Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno" (Jn 6,51).

Troviamo così nelle Letture di oggi il senso pieno del mistero della salvezza. Se la prima, tratta dall'Esodo (cfr Ex 24,3-8), ci rimanda all'Antica Alleanza stipulata tra Dio e Mosè, mediante il sangue di animali sacrificati, nella Lettera agli Ebrei viene ricordato che Cristo "non con sangue di capri e di vitelli, ma col proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario" (He 9,11-15).

La solennità di oggi ci aiuta, pertanto, a dare a Cristo la centralità che gli spetta nel disegno divino per l'umanità, e ci sprona a configurare sempre più la nostra vita a Lui, Sommo ed Eterno Sacerdote.

3. Mistero della fede! L'odierna solennità è stata, nei secoli, oggetto di attenzione particolare nelle diverse tradizioni del popolo cristiano. Quante manifestazioni religiose sono sorte attorno al culto eucaristico! Teologi e pastori si sono sforzati di far comprendere con la lingua degli uomini il mistero ineffabile dell'Amore divino.

Tra queste autorevoli voci, un posto speciale occupa il grande Dottore della Chiesa, san Tommaso d'Aquino, che, nelle composizioni poetiche, canta con ispirato trasporto i sentimenti di adorazione e di amore del credente di fronte al mistero del Corpo e Sangue del Signore. Basti pensare al noto "Pange, lingua", che costituisce una profonda meditazione sul mistero eucaristico, mistero del corpo e del sangue del Signore - "gloriosi Corporis misterium, Sanguinisque pretiosi".

Ed ancora, il cantico "Adoro te, devote", che è invito ad adorare il Dio nascosto sotto le specie eucaristiche: Latens Deitas, quae sub his figuris vere latitas: Tibi se cor meum totum subjicit! Sì, tutto il nostro cuore si abbandona a Te, o Cristo, perché chi accoglie la tua parola, scopre il senso pieno della vita e trova la vera pace - . . . quia te contemplans totum deficit.

4. Sgorga spontaneo dal cuore il ringraziamento per così straordinario dono. "Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Quid retribuam Domino pro omnibus, quae retribuit mihi?" (Sal 115[116], 12). Le parole del salmista possono essere pronunciate da ciascuno di noi, nella consapevolezza dell'inestimabile dono che il Signore ci ha fatto con il Sacramento eucaristico.

"Alziamo il calice della salvezza ed invochiamo il nome del Signore": questo atteggiamento di lode e di adorazione risuona, oggi, nelle preghiere e nei canti della Chiesa in ogni angolo della terra.

Risuona questa sera qui a Roma, dove è viva l'eredità spirituale degli Apostoli Pietro e Paolo. Intoneremo ancora una volta, tra poco, l'antico cantico di adorazione e di lode, camminando per le vie della Città, dirigendoci da questa Basilica verso quella di Santa Maria Maggiore. Ripeteremo con devozione:

Pange, lingua, gloriosi . . .
Genti tutte, proclamate
il mistero del Signore!
Ed ancora:
Nobis datus, nobis natus
Ex intacta Virgine...
Dato a noi da madre pura
per noi tutti si incarnò . . .
In supremae nocte coenae
Recumbens cum fratribus . . .
Nella notte della cena
coi fratelli si trovò . . .
Cibum turbae duodenae
Se dat suis manibus.
agli Apostoli ammirati
come cibo di donò.

5. Sacramento del dono, sacramento dell'amore di Cristo spinto fino all'estremo: "in finem dilexit" (Jn 13,1). Il Figlio di Dio dona se stesso. Sotto le specie del pane e del vino, dona il Corpo e il Sangue, assunti da Maria, Madre verginale. Dona la sua divinità e la sua umanità, per arricchirci in modo inesprimibile.

Tantum ergo Sacramentum
Veneremur cernui . . .
Adoriamo il Sacramento
che Dio Padre ci donò.
Amen.


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VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA (31 MAGGIO - 10 GIUGNO 1997)

ADORAZIONE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO




Cattedrale di Wroclaw - Sabato, 31 maggio 1997)



1. "Io sono il pane della vita" (Jn 6,35).

Come pellegrino al 46° Congresso Eucaristico Internazionale, dirigo i primi passi verso l'antichissima Cattedrale di Wroclaw , per inginocchiarmi con fede davanti al Santissimo Sacramento è il "Pane della vita". Lo faccio con profonda commozione e con il cuore colmo di gratitudine, nei riguardi della Divina Provvidenza, per il dono di questo Congresso e perchè esso si svolge proprio qui, a Wroclaw , in Polonia - nella mia Patria.

Dopo la moltiplicazione miracolosa del pane, Cristo dice alle folle che lo cercavano: "In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perchè avete visto dei segni, ma perchè avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà" (Jn 6,26-27). Come era difficile, a chi ascoltava Gesù, questo passaggio dal segno al mistero indicato da quel segno, dal pane quotidiano a quel pane "che dura per la vita eterna"! Ciò non è facile neppure per noi, uomini del XX secolo. I Congressi Eucaristici vengono celebrati proprio per questo, per ricordare questa verità a tutto il mondo: "Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna".

Gli interlocutori di Cristo, continuando il dialogo, domandano giustamente: "Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?" (Jn 6,28). E Cristo risponde: "Questa è l'opera di Dio [l'opera intesa da Dio]: credere in colui che egli ha mandato" (Jn 6,29). E' un'esortazione ad aver fede nel Figlio dell'uomo, nel Datore del cibo che non perisce. Senza la fede in colui che il Padre ha mandato, non è possibile riconoscere ed accettare questo Dono che non passa. Proprio per questo siamo qui - qui, a Wroclaw , al 46° Congresso Eucaristico Internazionale. Siamo qui per confessare, insieme con tutta la Chiesa, la nostra fede in Cristo-Eucaristia, in Cristo-Pane vivo e Pane che dà la vita. Diciamo con san Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16) ed ancora: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" (Jn 6,68).

2. "Signore, dacci sempre questo pane" (Jn 6,34).

La moltiplicazione miracolosa del pane non aveva destato l'attesa risposta della fede nei testimoni oculari di quell'evento. Essi pretendevano un nuovo segno: "Quale segno dunque tu fai perchè vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo" (Jn 6,30-31). I discepoli che circondano Gesù attendono dunque un segno simile alla manna, che i loro avi avevano mangiato nel deserto. Gesù, tuttavia, li esorta ad aspettarsi qualcosa di più di un'ordinaria ripetizione del miracolo della manna, di aspettarsi un cibo di un altro tipo. Cristo dice: "Non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo" (Jn 6,32-33).

Oltre alla fame fisica l'uomo porta in sè ancora un'altra fame, una fame più fondamentale, che non può essere saziata con un cibo ordinario. Si tratta qui di fame di vita, di fame di eternità. Il segno della manna era l'annuncio dell'avvento di Cristo, che avrebbe soddisfatto la fame di eternità da parte dell'uomo diventando Lui stesso il "pane vivo" che "dà la vita al mondo". Ed ecco: coloro che l'ascoltano chiedono a Gesù di compiere ciò che veniva annunziato dal segno della manna, forse senza rendersi conto di quanto lontano andava quella loro richiesta: "Signore, dacci sempre questo pane" (Jn 6,34). Quanto è eloquente questa richiesta! Quanto generoso e quanto sorprendente è il suo compimento. "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete . . . Perchè la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui" (Jn 6,35 Jn 6,55-56). "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (Jn 6,54).

Quale grande dignità ci è stata elargita! Il Figlio di Dio si dona a noi nel Santissimo Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue. Quanto infinitamente grande è la liberalità di Dio! Risponde ai nostri più profondi desideri, che non sono soltanto desideri di pane terreno, ma raggiungono gli orizzonti della vita eterna. Questo è il grande mistero della fede!

3. "Rabbi [Maestro], quando sei venuto qui?" (Jn 6,25).

Posero a Gesù questa domanda coloro che lo cercavano dopo la moltiplicazione miracolosa del pane. Anche noi poniamo oggi, a Wroclaw , la stessa domanda. La pongono tutti i partecipanti al Congresso Eucaristico Internazionale. E Cristo ci risponde: sono venuto quando i vostri avi ricevettero il battesimo, ai tempi di Mieszko I e di Boleslao il Prode, quando i vescovi e i sacerdoti iniziarono a celebrare in questa terra il "mistero della fede" che riuniva tutti coloro che avevano fame del cibo che dà la vita eterna.

In questo modo Cristo giunse a Wroclaw oltre mille anni fa, quando qui nacque la Chiesa, e Wroclaw divenne sede vescovile, una delle prime nei territori dei Piast. Nel corso dei secoli Cristo è giunto in tutti i luoghi del globo terrestre di dove provengono i partecipanti al Congresso Eucaristico. E da allora continua la sua presenza nell'Eucaristia, sempre ugualmente silenziosa, umile e generosa. Davvero, "dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine" (Jn 13,1).

Ora, alla soglia del terzo millennio, vogliamo dare una particolare espressione alla nostra gratitudine. Questo Congresso Eucaristico di Wroclaw ha una dimensione internazionale. Vi prendono parte non solo i fedeli della Polonia, ma quelli di tutto il mondo. Tutti insieme vogliamo esprimere la nostra profonda fede nell'Eucaristia e la nostra ardente gratitudine per il cibo eucaristico di cui da quasi duemila anni si nutrono intere generazioni di credenti in Cristo. Quanto inesauribile ed a tutti aperto è il tesoro dell'Amore di Dio! Quanto enorme è il debito contratto nei riguardi di Cristo-Eucaristia! Ci rendiamo conto di questo e insieme a san Tommaso d'Aquino esclamiamo: "Quantum potes, tantum aude: quia maior omni laude, nec laudare sufficis", "Quanto puoi, tanto osa, perchè Egli supera ogni lode, nè vi è canto che sia degno" (Lauda Sion).

Queste parole esprimono molto bene l'atteggiamento dei partecipanti al Congresso Eucaristico. In questi giorni cerchiamo di dare al Signore Gesù nell'Eucaristia l'onore e la gloria che Egli merita. Cerchiamo di rendergli grazie per la sua presenza, perchè da quasi duemila anni ormai Egli rimane con noi.

"Ti ringraziamo, o Padre nostro . . .
a noi hai fatto grazia
di un cibo e di una bevanda spirituale
e della vita eterna
per opera di Gesù, tuo servo.
A te sia gloria nei secoli!" (cfr Didachè).



GPII Omelie 1996-2005 84