GPII Omelie 1996-2005 114

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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA PER LA BEATIFICAZIONE

DI TRE SERVI DI DIO: VILMOS APOR, GIOVANNI BATTISTA SCALABRINI

E MARÍA VICENTA DE SANTA DOROTEA CHÁVEZ OROZCO


Festa della dedicazione della Basilica Lateranense

Piazza San Pietro - Domenica, 9 novembre 1997




1. "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farň risorgere" (Jn 2,19).

Le parole di Cristo, proclamate poc'anzi nel Vangelo, ci conducono al centro stesso del Mistero pasquale. Cristo, entrato nel tempio di Gerusalemme, manifesta la sua indignazione perché la casa del Padre suo č stata trasformata in un grande mercato. Dinanzi a questa reazione, gli ebrei protestano: "Quale segno ci mostri per fare queste cose?" (Jn 2,18). Ad essi Gesů risponde indicando un solo e grandissimo segno, un segno definitivo: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farň risorgere".

Egli parla naturalmente non del tempio di Gerusalemme, ma di quello del proprio corpo. Dato infatti alla morte, il terzo giorno manifesterŕ la potenza della risurrezione. L'Evangelista aggiunge: "Quando, poi, fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesů" (Jn 2,22).

2. Nell'odierna domenica, la Chiesa che č in Roma e l'intero popolo cristiano celebrano la solennitŕ della dedicazione della Basilica Lateranense, considerata per antichissima tradizione come la madre di tutte le chiese. La Liturgia ci propone parole relative al tempio: tempio che č, anzitutto, il corpo di Cristo, ma che, per opera di Cristo, č anche ogni uomo. Si domanda l'apostolo Paolo: "Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?" (1Co 3,16). Questo tempio viene edificato sul fondamento posto da Dio stesso. "Nessuno puň porre un fondamento diverso da quello che giŕ vi si trova, che č Gesů Cristo" (1Co 3,11). E' Lui la pietra angolare della costruzione divina.

Su Cristo, saldo fondamento della Chiesa, hanno edificato il tempio della loro vita i tre Servi di Dio, che oggi ho la gioia di elevare alla gloria degli altari: Vilmos Apor, Vescovo e martire; Giovanni Battista Scalabrini, Vescovo e Fondatore dei Missionari e delle Missionarie di San Carlo, e María Vicenta di Santa Dorotea Chávez Orozco, Fondatrice dell'Istituto delle Serve della Santissima Trinitŕ e dei poveri.

3. Boldog Apor Vilmos vértanúsággal koronázott lelkipásztori szolgálata által fölragyog Krisztusnak, az új és tökéletes Templomnak misztériumában való részesedés, amely által beteljesedik Isten és ember teljes közössége (vö. Jn Jn 2,21). A „szegények plébánosa" volt ó, e szolgálatát folytatta püspöksége alatt, a második világháború sötét évei folyamán is, mint a szükséget szenvedók bókezú jótevóje és az üldözöttek védelmezóje. Nem félt fölemelni hangját, hogy az evangéliumi elvek nevében megbélyegezze mindazt az igazságtalanságot és erószaktételt, amelyet a kisebbségek ellen, különösen pedig a zsidó közösségek ellen követtek el.

A Jó Pásztor mintájára, aki életét adja juhaiért (vö. Jn Jn 10,11), az újonnan avatott Boldog személy szerint megélte a húsvéti misztériumot, egészen életének végsó feláldozásáig. Éppen Nagypéntek napján érte a halálos golyó: nyáját védte, amikor halálra sebeztetett. Így élte meg, a vértanúság által, saját személyes Húsvétját. Hósies módon tanúságot tett a Krisztus iránti szeretetról és a felebarát iránti szolidaritásról, így a dicsóség koronája jutott neki osztályrészéül, a hú szolgák módjára. Vilmos Püspök hósies tanúságtétele becsületére válik a magyar nemzet nemes történelmének, s a mai naptól fogva az egész Egyház csodálattal tekint fel rá. Bátorítsa ez a híveket arra, hogy habozás nélkül kövessék Krisztust, saját életükben is. Ez az életszentség, amelyre minden megkeresztelt meghívást kapott!

[Traduzione dall'ungherese:

3.L'intima partecipazione al Mistero di Cristo, nuovo e perfetto Tempio nel quale si attua la piena comunione tra Dio e l'uomo (cfr Jn 2,21), risplende nel servizio pastorale del beato Vilmos Apor, la cui esistenza fu coronata dal martirio. Egli fu il "parroco dei poveri", ministero che proseguě come Vescovo durante gli anni bui del secondo conflitto mondiale, operando come generoso benefattore dei bisognosi e difensore di quanti venivano perseguitati. Non temette di alzare la voce per stigmatizzare, in nome dei principi evangelici, le ingiustizie ed i soprusi contro le minoranze, specialmente contro la comunitŕ ebraica.

Ad immagine del Buon Pastore che offre la vita per le sue pecore (cfr Jn 10,11), il nuovo Beato visse in prima persona l'adesione al Mistero pasquale fino al supremo sacrificio della vita. La sua uccisione avvenne proprio nel giorno del Venerdě Santo: fu colpito a morte mentre difendeva il suo gregge. Egli ha cosě sperimentato, mediante il martirio, una propria singolare Pasqua, passando dall'eroica testimonianza di amore a Cristo e di solidarietŕ con i fratelli alla corona di gloria promessa ai fedeli servitori. L'eroica testimonianza del Vescovo Vilmos Apor fa onore alla storia della nobile Nazione ungherese e viene oggi proposta all'ammirazione di tutta la Chiesa. Possa essa incoraggiare i credenti a seguire senza esitazione Cristo nella propria vita. Questa č la santitŕ a cui ogni battezzato č chiamato!]

4. "Santo č il tempio di Dio, che siete voi" (1Co 3,17). L'universale vocazione alla santitŕ fu costantemente sentita e vissuta in prima persona da Giovanni Battista Scalabrini. Amava ripetere spesso: "Potessi santificarmi e santificare tutte le anime affidatemi!". Anelare alla santitŕ e proporla a quanti incontrava fu sempre la prima sua preoccupazione.

Profondamente innamorato di Dio e straordinariamente devoto dell'Eucaristia, egli seppe tradurre la contemplazione di Dio e del suo mistero in una intensa azione apostolica e missionaria, facendosi tutto a tutti per annunciare il Vangelo. Questa sua ardente passione per il Regno di Dio lo rese zelante nella catechesi, nelle attivitŕ pastorali e nell'azione caritativa specialmente verso i piů bisognosi. Il Papa Pio IX lo defině l'"Apostolo del catechismo" per l'impegno con cui promosse in tutte le parrocchie l'insegnamento metodico della dottrina della Chiesa sia ai fanciulli che agli adulti. Per il suo amore verso i poveri, e in particolar modo verso gli emigranti, si fece apostolo dei numerosi connazionali costretti ad espatriare, spesso in condizioni difficili e col concreto pericolo di perdere la fede: per essi fu padre e guida sicura. Possiamo dire che il beato Giovanni Battista Scalabrini visse intensamente il Mistero pasquale non attraverso il martirio, ma servendo Cristo povero e crocifisso nei tanti bisognosi e sofferenti che predilesse con cuore di autentico Pastore solidale con il proprio gregge.

5. Templo precioso de la Santísima Trinidad fue el alma fuerte y humilde de la nueva beata mexicana, María Vicenta de Santa Dorotea Chávez Orozco. Impulsada por la caridad de Cristo, siempre vivo y presente en su Iglesia, se consagró a su servicio en la persona de los "pobrecitos enfermos", como ella maternalmente los llamaba. Un sinfín de dificultades y contratiempos fueron cincelando su carácter enérgico, pues Dios la quería sencilla, dulce y obediente para hacer de ella la piedra angular del Instituto de Siervas de la Santísima Trinidad y de los Pobres, fundado por la nueva beata en la ciudad de Guadalajara para la atención de los enfermos y los ancianos.

Virgen sensata y prudente, edificó su obra sobre el cimiento de Cristo doliente, curando con el bálsamo de la caridad y la medicina del consuelo los cuerpos heridos y las almas afligidas de los predilectos de Cristo: los indigentes, menesterosos y necesitados.

Su ejemplo luminoso, entretejido de oración, servicio al prójimo y apostolado, se prolonga hoy en el testimonio de sus hijas y de tantas personas de buen corazón que trabajan con denuedo para llevar a los hospitales y a las clínicas la Buena Nueva del Evangelio.

Traduzione italiana

[5. Tempio prezioso della Santissima Trinitŕ fu l'anima forte e umile della nuova beata messicana, María Vicenta de Santa Dorotea Chávez Orozco. Animata dalla caritŕ di Cristo, sempre vivo e presente nella sua Chiesa, si consacrň al suo servizio nella persona dei «poveri malati», come lei maternamente li chiamava. Un'infinitŕ di difficoltŕ e di contrattempi forgiarono il suo carattere energico, poiché Dio la voleva semplice, dolce e obbediente per fare di lei la pietra d'angolo dell'Istituto delle Serve della Santissima Trinitŕ e dei Poveri, fondato dalla nuova beata nella cittŕ di Guadalajara per l'assistenza ai malati e agli anziani.

Vergine saggia e prudente, edificň la sua opera sul fondamento di Cristo sofferente, curando con il balsamo della caritŕ e la medicina della consolazione i corpi feriti e le anime afflitte dei prediletti di Cristo: gli indigenti, i poveri e i bisognosi.

Il suo esempio luminoso, intessuto di preghiera, di servizio al prossimo e di apostolato, si prolunga oggi nella testimonianza delle sue figlie e di tante persone di buon cuore che lavorano con coraggio per portare negli ospedali e nelle cliniche la Buona Novella del Vangelo.]

6. La prima Lettura, tratta dal Libro del Profeta Ezechiele, parla del simbolo dell'acqua. L'acqua č per noi associata al sacramento del Battesimo e sta a significare la rinascita alla vita nuova in Cristo. Oggi, proclamando Beati Vilmos Apor, Giovanni Battista Scalabrini e María Vicenta di Santa Dorotea Chávez Orozco, vogliamo ringraziare Dio per la grazia del loro Battesimo e per tutto ciň che Egli ha compiuto nella loro vita: "... se uno non nasce da acqua e da Spirito, non puň entrare nel regno di Dio" (Jn 3,5).

Ecco, questi Beati, rinati dallo Spirito Santo, sono entrati nel Regno di Dio, ed oggi la Chiesa lo annunzia e lo conferma con solennitŕ. Edificata sul fondamento di Cristo, la Comunitŕ cristiana gioisce per l'esaltazione di questi suoi figli ed innalza al cielo un cantico di ringraziamento per i frutti di bene realizzati grazie alla loro totale adesione alla volontŕ divina.

Sorretta dalla loro testimonianza e dalla loro intercessione, insieme alla Vergine Maria, Regina degli Apostoli e dei Martiri, guarda con fiducia verso il futuro, e si avvia con entusiasmo a varcare la soglia del nuovo millennio, proclamando che Cristo č l'unico Redentore dell'umanitŕ: ieri, oggi, sempre. Amen!


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SANTA MESSA IN SUFFRAGIO DEI CARDINALI E DEI

VESCOVI DEFUNTI NEL CORSO DELL'ANNO

OMELIA DEL CARDINALE BERNARDIN GANTIN

A NOME DI GIOVANNI PAOLO II


Martedě, 11 novembre 1997

1. "Voglio che anche quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria" (Jn 17,24).

Con queste parole Gesů, nell'imminenza della sua dipartita, affida al Padre gli Apostoli. Egli sta per andarsene, mentre essi resteranno per proseguire la sua missione salvifica, annunciando il Vangelo, custodendo il deposito della fede e guidando il popolo della Nuova Alleanza. Lo faranno dapprima personalmente e poi mediante l'opera dei successori, ai quali trasmetteranno il loro compito.

Anche a questi futuri ministri della salvezza si estende il pensiero di Gesů nell'ora suprema della sua vita: l'ora della sua Pasqua di morte e risurrezione. "Voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io . . .". L'intima comunione di amore che unisce Cristo agli Apostoli ed alla schiera di coloro che ne raccoglieranno il mandato troverŕ il suo pieno compimento quando anch'essi saranno insieme con Lui accolti presso il Padre, per contemplarne la gloria, quella gloria che gli appartiene da "prima della creazione del mondo" (cfr Ibid.).

2. Nel clima tipico del mese di novembre segnato dal ricordo dei fedeli defunti, siamo oggi raccolti attorno all'Altare per fare memoria dei Cardinali, Arcivescovi e Vescovi ritornati alla casa del Padre durante quest'ultimo anno. Mentre offriamo in loro suffragio il Sacrificio eucaristico, chiediamo al Signore di concedere loro il premio celeste promesso ai servi buoni e fedeli.

In questa celebrazione vogliamo ricordare in modo particolare i compianti e venerati Fratelli Cardinali Joseph Louis Bernardin, Jean Jérôme Hamer, Narciso Jubany Arnau, Juan Landázuri Ricketts, Mikel Koliqi, Ugo Poletti, Bernard Yago, entrati nella casa del Padre nel corso degli ultimi dodici mesi.

Estendiamo il nostro affettuoso ricordo agli Arcivescovi ed ai Vescovi che, in questo stesso periodo, hanno lasciato questo mondo. Si sono addormentati nel Signore affidandosi al suo amore misericordioso, nella speranza ben fondata di poter partecipare all'eterno banchetto del cielo (cfr Is 25,6).

3. Quando erano quaggiů, questi nostri Fratelli hanno proclamato e testimoniato la fede nella risurrezione con la parola e con la vita. Quante volte hanno avuto modo di ripetere le parole di san Paolo, poc'anzi proclamate: "Cristo č risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti" (1Co 15,20)! Chiamati ad essere nella Chiesa dispensatori della vita divina, ora riposano nell'attesa della risurrezione finale, quando la morte sarŕ sconfitta per sempre (cfr Is 25,8 1Co 15,26) e Dio sarŕ tutto in tutti (cfr 1Co 15,28).

Li ricordiamo con affetto e riconoscenza per il generoso servizio pastorale, reso a volte anche a costo di gravi disagi e sofferenze: dalle loro fatiche apostoliche ha tratto giovamento l'intera Comunitŕ cristiana. Allo stesso tempo, innalziamo la nostra fervida preghiera affinché il Signore li accolga accanto a sé nella gloria (cfr Jn 17,24). Per loro ed insieme con loro manifestiamo il desiderio del definitivo incontro con Dio: "Come la cerva anela ai corsi d'acqua, cosě l'anima mia anela a te, o Dio" (Ps 41,2).

4. Alla Vergine Addolorata, che nella tradizionale immagine della Pietŕ contempliamo nell'atto di stringere fra le braccia il divin Figlio morto e deposto dalla croce, affidiamo ora le anime di questi nostri Fratelli nella fede e nel sacerdozio. Essi, che durante la vita terrena hanno amato e venerato Maria con amore di figli, siano da Lei introdotti nel Regno eterno del Padre.

Col suo sguardo premuroso vegli Maria su di loro, che ora dormono il sonno della pace in attesa della beata risurrezione! Noi eleviamo a Dio per loro la nostra preghiera, sorretti dalla speranza di ritrovarci tutti un giorno, uniti per sempre in Paradiso.

L'eterno riposo dona loro, Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen!


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CAPPELLA PAPALE PER L'APERTURA DELL'ASSEMBLEA SPECIALE

PER L'AMERICA DEL SINODO DEI VESCOVI


Domenica, 16 novembre 1997

1. "Vegliate e state pronti, perché non sapete in quale giorno il Signore verrŕ" (Canto al Vangelo, cfr Mt 24,42 Mt 24,44).

Questa vigilanza nella preghiera, alla quale ci invita l'odierna Liturgia, ben si addice all'importante evento che stiamo vivendo: l'apertura dell'Assemblea Speciale per l'America del Sinodo dei Vescovi, che ha per tema: "Incontro con Gesů Cristo vivo, via alla conversione, comunione e solidarietŕ in America". E' un'Assemblea che vede radunati i Presuli di tutti gli episcopati del Continente americano, dal Nord al Centro e al Sud, compresa la regione dei Caraibi. A tutti rivolgo il mio cordiale saluto e, a quanti sono venuti da oltre Oceano per l'occasione, un caloroso benvenuto.

La Parola di Dio ci offre quest'oggi una prospettiva adeguata per l'opera di discernimento che ci accingiamo a compiere: la prospettiva č quella propria dello sguardo di fede sulla storia, la prospettiva "escatologica".

E' questo il modo di considerare le vicende umane a cui il Signore educa i credenti. Abbiamo ascoltato un oracolo tratto dal Libro di Daniele, che lo stesso profeta riceve per bocca di un messaggero celeste, inviato a "manifestargli la veritŕ" (Da 11,2) sugli avvenimenti storici. E' un oracolo che parla di angoscia e salvezza per il popolo: come non riconoscervi un preannuncio del mistero pasquale, unico centro della storia e chiave per la sua autentica interpretazione?

Nella luce del mistero pasquale la Chiesa prepara e compie ogni passo del suo pellegrinaggio sulla terra. Ed oggi celebra il solenne inizio di un tempo singolare di riflessione e di confronto sulla missione che č chiamata a svolgere nel Continente americano. La parola di Dio le offre il giusto sguardo di fede per leggere, come dice l'angelo a Daniele, "ciň che č scritto nel libro della veritŕ" (Da 10,21). In tale prospettiva la Chiesa si china a guardare il cammino sin qui percorso per proiettarsi con rinnovato ardore missionario verso il nuovo millennio.

2. No ha pasado aún mucho tiempo desde que, en 1992, hemos recordado solemnemente los quinientos ańos de la evangelización de América. El Sínodo, que hoy comienza sus trabajos en esta Basílica de San Pedro, rememora idealmente aquelos tiempos en que los habitantes del llamado "Viejo Mundo", gracias a la empresa admirable de Cristobal Colón, conocieron la existencia de un "Nuevo Mundo" del que antes no tenían noticias. A partir de ese histórico día empezó la obra de los colonizadores y, al mismo tiempo, la misión de los evangelizadores dando a conocer a Cristo y su Evangelio a los pueblos de ese Continente.

Fruto de esta extraordinaria labor misionera es la evangelización de América o, de forma más precisa, de las llamadas "tres Américas", que hoy en gran parte se consideran cristianas. Es, pues, muy importante, a cinco siglos de distancia y ya en el umbral del nuevo milenio, recorrer mentalmente el camino realizado por el Cristianismo en todas aquellas tierras.

Es oportuno, además, no separar la historia cristiana de América del Norte de la de América Central y del Sur. Es preciso considerarlas juntas, aunque salvaguardando la originalidad de cada una de ellas, porque a los ojos de los que llegaron allí hace ahora más de 500 ańos aparecieron como una realidad unitaria y, sobre todo, porque la comunión entre las Comunidades locales es un signo vivo de la unidad natural de la única Iglesia de Jesucristo, de la cual son parte orgánica.

3. Everyone is aware that on the great American Continent the results of the activity of the colonizers are evident today in the political and economic diversity of the Continent, with undoubted cultural and religious repercussions.

In comparison to other countries, North America has reached a higher level of technological advancement and economic well-being, and in the development of democratic institutions.

Faced with these realities, we cannot but ask about the historical causes which gave rise to such social differences. To what extent are these differences rooted in the history of the last five centuries? To what extent does the heritage of colonization count in them? And what influence did the first evangelization have?

In order to furnish an exhaustive response to these questions, it will be necessary, during the Synod, to consider the Continent as a whole, from Alaska to Tierra del Fuego, without introducing a separation between the North, the Centre and the South, so as not to risk a contrast between them. On the contrary, we must look for the deeper reasons which prompt this unitary vision, by appealing to the common religious and Christian traditions.

These few indications enable us to understand the importance of the Synod we are inaugurating today.

4. "Vigiai e estai preparados, porque năo sabeis em que dia virá o vosso Senhor".

Esta exortaçăo, que escutámos há pouco no Canto do Evangelho, alude ao clima espiritual que estamos vivendo, na medida em que o ano litúrgico se aproxima do fim. É um clima entretecido de temáticas escatológicas, colocadas em evidęncia especialmente pela passagem evangélica de Săo Marcos onde Cristo sublinha a caducidade do céu e da terra: "O céu e a terra passarăo, mas as minhas Palavras năo passarăo" (Mc 13,31).

Passa a figura deste mundo, ma năo passará a Palavra de Deus. Como é eloquente esta contraposiçăo! Deus năo passa, e tampouco passa o que d'Ele provém. Năo passa o sacrifício de Cristo, acerca do qual se lę hoje na Carta aos Hebreus: Jesus "ofereceu pelos pecados um único sacrifício" (He 10,12); e também: "com um só sacrifício, Ele tornou perfeitos para sempre os que foram santificados" (Ibid. 10, 14).

Ao longo desta Assembleia Sinodal, deter-nos-emos a considerar o passado, mas especialmente o presente do Continente Americano. Procuraremos identificar em cada uma das suas regiőes, os sinais da presença salvadora de Cristo, da sua Palavra e do seu Sacrifício, para que se reavivem todas as nossas energias ao serviço da conversăo e da evangelizaçăo.

5. Comment ne pas rappeler ici les expressions réconfortantes de la volonté, surtout en matičre de collaboration entre les pasteurs en vue de la nouvelle évangélisation, qui s'était manifestée au terme de la quatričme Conférence générale de l'épiscopat latino- américain ŕ Saint-Domingue, en 1992 ? Il s'agissait alors d'intensifier la pastorale missionnaire de toutes les communautés, pour raviver dans les consciences l'engagement ŕ aller au-delŕ des frontičres "afin de porter ŕ toutes les autres peuples la foi qui nous est parvenue il y a cinq cents ans" (Message, Osservatore romano, 31.10. 1992, p. 6).

Rendons grâce ŕ Dieu, car, aujourd'hui, se réalise le souhait que j'exprimais ŕ l'ouverture des travaux de cette Conférence. Je soulignais ŕ cette occasion: "Cette Conférence générale pourrait proposer la célébration, dans un avenir proche, d'une Rencontre des représentants des épiscopats de tout le continent américain - laquelle pourrait avoir aussi un caractčre synodal -, afin d'accroître la coopération entre les différentes Églises particuličres dans les divers domaines pastoraux, et oů l'on affronterait aussi les problčmes relatifs ŕ la justice et ŕ la solidarité entre toutes les nations d'Amérique, dans l'optique de la nouvelle évangélisation et comme une expression de la communion épiscopale" (Giovanni Paolo II, Apertura dei lavori della IV Conferenza generale dell'Episcopato latino-americano, 12 otto. 1992: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XV, 2, (1992) vol. XV, 2, 1992, p. 327).

Nous voici maintenant réunis dans l'intention de concrétiser ces résolutions de charité pastorale, soucieux de l'Église qui est en Amérique et dans un esprit de collégialité affective et effective entre tous les Pasteurs des Églises particuličres.

6. Carissimi Fratelli e Sorelle! Apriamo i lavori sinodali nel contesto dell'imminente conclusione dell'Anno liturgico e del prossimo inizio dell'Avvento. Possa tale significativa coincidenza determinare l'orientamento di fondo delle nostre riflessioni e delle nostre decisioni!

Davvero, cari Fratelli e Sorelle, questo tempo invita a grande vigilanza. Dobbiamo vegliare e pregare, ricordando che ci presenteremo un giorno davanti al Figlio dell'uomo, come Pastori della Chiesa che č nel Continente americano.

A Te, Maria, Madre della speranza, amata e venerata nei numerosi santuari sparsi nell'intero Continente americano, affidiamo questa Assemblea sinodale. Aiuta i cristiani d'America ad essere vigili testimoni del Vangelo per essere trovati desti e pronti nel giorno grande e misterioso, quando Cristo verrŕ, come Signore glorioso dei popoli, a giudicare i vivi e i morti.

Amen!


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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA

DELLA SANTISSIMA TRINITŔ A LUNGHEZZA


Solennitŕ di Cristo Re

Domenica, 23 novembre 1997




1. In questa domenica, che chiude l'anno liturgico, la Chiesa celebra la Solennitŕ di Nostro Signore Gesů Cristo, Re dell'universo. Nel Vangelo abbiamo ascoltato la domanda posta da Ponzio Pilato a Gesů: "Tu sei il re dei Giudei?" (Jn 18,33). Gesů risponde chiedendo a sua volta: "Dici questo da te, oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?" (Jn 18,34). E Pilato replica: "Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?" (Jn 18,35).

A questo punto del dialogo, Cristo afferma: "Il mio regno non č di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non č di quaggiů" (Jn 18,36).

Ora tutto č chiaro e trasparente. Di fronte all'accusa dei sacerdoti, Gesů rivela che si tratta di un altro tipo di regalitŕ, una regalitŕ divina e spirituale. Pilato chiede conferma: "Dunque, tu sei re?" (Jn 18,37). Qui Gesů, esclusa ogni erronea interpretazione della sua dignitŕ regale, indica quella vera: "Io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla veritŕ. Chiunque č dalla veritŕ, ascolta la mia voce" (Jn 18,37).

Egli non č re come lo intendevano i rappresentanti del Sinedrio: non aspira, infatti, a nessun potere politico in Israele. Il suo regno, al contrario, va ben al di lŕ dei confini della Palestina. Tutti coloro che sono dalla veritŕ ascoltano la sua voce (cfr Jn 18,37), e lo riconoscono come Re. Ecco l'ambito universale del Regno di Cristo e la sua dimensione spirituale.

2. "Rendere testimonianza alla veritŕ" (Jn 18,37). Nella Lettura tratta dal Libro dell'Apocalisse si dice che Gesů Cristo č "il testimone fedele" (Ap 1,5). Egli č testimone fedele perché rivela il mistero di Dio e ne annunzia il Regno ormai presente. Di questo Regno Egli č il primo servitore. Facendosi "obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Ph 2,8), Egli testimonierŕ il potere del Padre sulla creazione e sul mondo. Ed il luogo dell'esercizio di questa sua regalitŕ č la Croce abbracciata sul Golgota. Morte ignominiosa la sua, che rappresenta perň una conferma dell'annunzio evangelico del Regno di Dio. Agli occhi dei suoi nemici, infatti, quella morte avrebbe dovuto essere la prova che tutto ciň che Egli aveva detto e fatto era falso: "E' il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo" (Mt 27,42). Non scese dalla croce ma, come il Buon Pastore, diede la vita per le sue pecore (cfr Jn 10,11). La conferma del suo potere regale venne tuttavia poco dopo, quando il terzo giorno risuscitň dai morti, rivelandosi come "il primogenito dei morti" (Ap 1,5).

Egli, Servo obbediente, č Re, perché ha "potere sopra la morte e sopra gli inferi" (Ap 1,18). E, in quanto vincitore della morte, degli inferi e di satana, č "il principe dei re della terra" (Ap 1,5). Ogni cosa terrena, infatti, č inevitabilmente soggetta alla morte. Invece Colui che ha potere sopra la morte, apre a tutta l'umanitŕ le prospettive della vita immortale. Egli č l'Alfa e l'Omega, il principio e il compimento dell'intero creato (cfr Ap 1,8), cosicché ogni generazione puň ripetere: Benedetto il suo regno che viene (cfr Mc 11,10).

3. Carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia della Santissima Trinitŕ in Castel di Lunghezza! Sono lieto di essere qui insieme con voi, oggi, per celebrare l'Eucaristia nella Solennitŕ di Cristo Re.

Saluto con affetto ognuno dei presenti, con un cordiale pensiero al Cardinale Vicario, a Mons. Vicegerente ed al vostro Parroco, Don Bruno Sarto. Saluto, poi, i Padri Monfortani con i loro seminaristi, le Suore della Santa Famiglia di Bordeaux e quanti, a vario titolo, collaborano alla guida ed al servizio pastorale della vostra Comunitŕ. Saluto, infine, tutti voi, carissimi parrocchiani, rivolgendo un ricordo particolarmente affettuoso agli anziani, agli ammalati ed alle persone sole.

A tutti gli abitanti di questa zona, situata ai confini del Comune di Roma, desidero assicurare che, anche se fisicamente distanti dalla casa del Papa, siete sempre a me vicini. Questa vostra borgata, sorta come altre senza un preciso piano regolatore, č purtroppo ancora carente di tante strutture e specialmente di servizi sociali a favore degli anziani, dei giovani e dei bambini. Anche qui la Parrocchia rappresenta l'unico centro di aggregazione ed offre un fondamentale contributo alla socializzazione dell'intero quartiere. Incoraggio, pertanto, a proseguire nello sforzo lodevole che va compiendo la Diocesi di Roma per dotare di adeguate strutture parrocchiali quelle zone dove non solo mancano degni luoghi di culto, ma anche gli altri servizi. A tale proposito, vorrei cogliere quest'occasione per esortare voi e l'intera cittadinanza romana a sostenere generosamente il progetto denominato "Cinquanta chiese per Roma Duemila", che si propone di dare una chiesa ad ogni quartiere di Roma.

4. So che in questa zona i figli spirituali di san Vincenzo de Paoli hanno compiuto una lodevole opera di evangelizzazione, soprattutto mediante le missioni popolari. A loro va il mio apprezzamento e la mia cordiale riconoscenza per il generoso impegno pastorale. Di queste missioni ancora oggi hanno bisogno non solo le zone dell'agro romano, ma l'intera cittŕ di Roma. Si tratta di organizzarle in una forma rinnovata, che esprima la stessa realtŕ del Popolo di Dio, come "popolo-in-missione". E' proprio questo l'impegno che la Diocesi sta attuando con la Missione cittadina.

Domenica prossima, aprendo l'anno dedicato allo Spirito Santo in preparazione al Grande Giubileo dell'Anno Duemila consegnerň la croce ai missionari ed alle missionarie che nei prossimi mesi visiteranno le famiglie ed annunceranno il Vangelo nelle case di questa e di ogni Parrocchia romana.

Cari catechisti, cari membri del Consiglio parrocchiale, cari aderenti ai vari gruppi, desidero rivolgere a ciascuno di voi un invito particolare: proseguite generosamente nel vostro lavoro di evangelizzazione, anche se talora questo dovesse risultarvi non facile e poco gratificante! Il Signore č con voi e non lascia mai sola la sua Chiesa.

Esorto voi, care famiglie, a non avere paura di vivere un amore esigente che abbia, come scrive l'apostolo Paolo, le caratteristiche della pazienza, della benignitŕ e della speranza (cfr 1Co 13,4 1Co 13,7).

A voi, cari giovani, vorrei ripetere che la Chiesa ha bisogno di voi, e vorrei aggiungere: voi avete bisogno della Chiesa, perché la Chiesa desidera soltanto farvi incontrare Gesů, Colui che rende l'uomo libero per amare e per servire.

La Chiesa ha bisogno di voi perché, dopo aver sperimentato la vera libertŕ, che solo Cristo puň offrirvi, siate in grado di testimoniare il Vangelo presso i vostri coetanei con coraggio, con grande creativitŕ, secondo la sensibilitŕ ed i talenti propri della vostra giovinezza. La Missione giovani, all'interno della grande Missione cittadina, possa favorire questo riavvicinamento tra i giovani e Cristo, tra i giovani e la Chiesa!

5. Carissimi Fratelli e Sorelle! L'odierna Liturgia ci ricorda che la veritŕ su Cristo Re costituisce il compimento delle profezie dell'Antica Alleanza. Il profeta Daniele annuncia la venuta del Figlio dell'uomo, a cui č stato dato "potere, gloria e regno". Egli viene servito da "tutti i popoli, nazioni e lingue" ed il suo "potere č un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno č tale che non sarŕ mai distrutto" (cfr Da 7,14). Sappiamo bene che tutto questo ha trovato il suo perfetto compimento in Cristo, nella sua Pasqua di morte e di risurrezione.

La Solennitŕ di Cristo Re dell'universo ci invita a ripetere con fede l'invocazione del Padre Nostro, che Gesů stesso ha insegnato: "Venga il tuo Regno".

Venga il tuo Regno, Signore! "Regno di veritŕ e di vita, regno di santitŕ e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace" (Prefazio). Amen!


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CELEBRAZIONE EUCARISTICA IN OCCASIONE DELL'INIZIO

DEL SECONDO ANNO DI PREPARAZIONE AL GRANDE GIUBILEO DEL 2000

E DELLA CONSEGNA DELLA CROCE AI PROTAGONISTI

DELLA MISSIONE CITTADINA DI ROMA


Domenica, 30 novembre 1997

1."Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza . . . di comparire davanti al Figlio dell'uomo" (Lc 21,36).

Le parole di Cristo, riportate dal Vangelo di Luca, ci introducono nel significato profondo della Liturgia che stiamo celebrando. In questa prima domenica di Avvento, che segna l'inizio del secondo anno di preparazione immediata al Giubileo del Duemila, risuona quanto mai viva ed attuale l'esortazione a vegliare e pregare, per essere pronti all'incontro col Signore.

Il pensiero va innanzitutto all'incontro del prossimo Natale, quando ancora una volta ci inginocchieremo davanti alla culla del neonato Salvatore. Ma la mente corre anche verso la grande data del Duemila, nella quale la Chiesa intera rivivrŕ con intensitŕ del tutto particolare il mistero dell'Incarnazione del Verbo. Verso quel traguardo siamo invitati ad accelerare il passo, facendoci guidare, soprattutto durante il presente anno liturgico, dalla luce dello Spirito Santo. Rientra, infatti, "negli impegni primari di preparazione al Giubileo la riscoperta della presenza e dell'azione dello Spirito, che agisce nella Chiesa" (Tertio millennio adveniente, 45).

In questa prospettiva, il Comitato del Grande Giubileo continua a svolgere il suo lavoro con lodevole impegno. Il suo prezioso servizio ecclesiale merita di essere incoraggiato, specialmente in questa fase ormai tanto prossima alla storica scadenza. Grazie alle iniziative di animazione e di coordinamento poste in atto da tale organismo centrale, potrŕ essere sempre meglio orientato e stimolato il cammino che condurrŕ il Popolo di Dio a varcare la soglia del terzo millennio.

2. La Chiesa che č in Roma si riunisce oggi in questa Basilica anche per un altro motivo: la consegna della Croce ai missionari ed alle missionarie che assumono il compito di annunciare il Vangelo nei diversi ambienti della Metropoli.

Abbiamo ascoltato le parole dell'apostolo Paolo: "Il Signore vi faccia crescere ed abbondare nell'amore vicendevole e verso tutti . . ." (1Th 3,12). E' proprio questo l'augurio con il quale il Vescovo di Roma consegna la Croce a tutti voi, carissimi missionari e missionarie, ed alle vostre comunitŕ parrocchiali. Non sta forse qui il segreto per la riuscita della Missione cittadina? Gesů stesso ha legato all'amore vicendevole dei suoi discepoli l'efficacia del loro annuncio evangelico: " . . . siano anch'essi in noi una cosa sola perché il mondo creda . . ." (Jn 17,21).

Il successo della Missione dipende dall'intensitŕ dell'amore. La terza Persona della Santissima Trinitŕ č l'Amore sussistente. Chi meglio di Lui puň infondere l'amore nei nostri cuori (cfr Rm 5,5)? La coincidenza tra l'apertura del secondo anno di preparazione al grande Giubileo, dedicato allo Spirito Santo, e la consegna della Croce a voi, che durante questo anno sarete protagonisti della Missione in tutta la Cittŕ, č dunque provvidenziale. Vi assicura di una particolare assistenza da parte dello Spirito Santo, nel quale la Missione riconosce il suo primo, indiscusso protagonista.

3. "Apri la porta a Cristo, tuo Salvatore!". E' questo l'invito che sta al centro della Missione cittadina, ma che deve risuonare innanzitutto nel nostro cuore. Dobbiamo aprire noi, per primi, la porta della nostra coscienza e della nostra vita a Cristo salvatore, facendoci docili all'azione dello Spirito per essere sempre piů conformi al Signore. Non lo si puň annunciare, infatti, senza riflettere la sua immagine, resa viva in noi dalla grazia e dall'opera dello Spirito.

Cari missionari e missionarie! Abbiate un forte amore per le persone e le famiglie che incontrerete. La gente ha bisogno di amore, di comprensione, di perdono. Fatevi attenti e vicini soprattutto a quelle famiglie che vivono situazioni di difficoltŕ sia sul piano della fede, che su quello del loro matrimonio, od anche su quello della povertŕ e della sofferenza. Ogni famiglia di Roma possa percepire nei vostri gesti e nelle vostre parole altrettanti segni della misericordia divina e dell'accoglienza della Chiesa. Conservate il piů possibile, anche dopo la vostra visita, un rapporto personale con le famiglie che incontrerete e con ogni loro singolo componente.

Amate la Chiesa, di cui siete membri, che vi manda come missionari. Insegnate con la parola e con l'esempio ad amarla. Condividete con lei la passione per la salvezza degli uomini. Amate la Chiesa che č santa, perché purificata dal sangue di Cristo sparso sulla croce.

Sforzatevi di essere santi anche voi! Accogliete l'esortazione di san Paolo, risuonata nella seconda Lettura, a "rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santitŕ" (1Th 3,13). La chiamata alla missione deriva dalla chiamata alla santitŕ. Rispondete ad essa con generositŕ. Aprite le porte della vostra vita al dono dello Spirito Santo, il Santificatore, colui che rinnova la faccia della terra e che trasforma i cuori di pietra in cuori di carne, capaci di amare come Cristo ci ha amato (cfr Jn 15,12).

4. Presentandovi in ogni casa, alle famiglie delle vostre parrocchie, voi potrete affermare con l'apostolo Paolo: Sono venuto tra voi, in debolezza e con molto timore e trepidazione, per annunciarvi Gesů Cristo e questi crocifisso (cfr 1Co 2,1-3). Questa semplicitŕ nell'annuncio, accompagnata dall'amore verso le persone a cui vi presentate, č la vera forza del vostro servizio missionario. Di fronte al risuonare persuasivo ed accattivante dei tanti messaggi umani che ogni giorno investono l'esistenza delle persone, il Vangelo puň forse apparire ad uno sguardo superficiale debole e povero, ma in realtŕ č la parola piů potente ed efficace che si possa pronunciare, perché penetra nel cuore e, grazie all'azione misteriosa dello Spirito Santo, apre il cammino della conversione e dell'incontro con Dio.

Desidero far mio l'invito dell'Apostolo a crescere ed a distinguervi sulla via del bene: "Avete appreso da noi come comportarvi in modo da piacere a Dio ... cercate di agire sempre cosě per distinguervi ancora di piů" (1Th 4,1). La Missione deve, infatti, costituire per ogni parrocchia l'occasione opportuna per iniziare un rapporto nuovo con la gente del territorio, per essere piů capaci di raggiungere tutti con la proposta della fede, piů disponibili nei confronti delle richieste e delle attese, piů presenti nel vissuto quotidiano di ciascuno. Cosě la parrocchia potrŕ essere piů autenticamente se stessa nel generoso impegno apostolico e missionario verso quanti vivono al di fuori di essa.

5. Cari missionari e missionarie di Roma! Dico oggi a voi quanto scrissi ai giovani l'8 settembre scorso, invitandoli a rendersi disponibili per accogliere ed aiutare tutti coloro che vogliono avvicinarsi alla fede e alla Chiesa. Che nessuno vada smarrito di quanti il Padre pone sui nostri passi! (cfr Giovanni Paolo II, Lettera ai giovani di Roma, n. 9, in: L'Osservatore Romano, 8 settembre 1997, p. 6).

Lo ripeto anche a voi, sacerdoti e diaconi, perché ravviviate il dono di Dio che č in voi per l'imposizione delle mani del Vescovo (cfr 2Tm 1,6). Con l'amore e la preoccupazione del Buon Pastore, andate alla ricerca di quanti si sono allontanati e attendono un vostro gesto, una vostra parola, per poter riscoprire l'amore di Dio e il suo perdono.

A voi, religiosi e religiose, mi č caro indicare nella Missione il terreno propizio per dare una forte testimonianza di gioioso servizio al Vangelo. Alle claustrali, in particolare, chiedo di porsi nel cuore stesso della Missione con la loro costante preghiera di adorazione e di contemplazione del mistero della Croce e della risurrezione.

A voi, cari giovani e ragazze, dico ancora una volta: la vostra attiva partecipazione alla Missione cittadina č un dono indispensabile per la comunitŕ. Diventate protagonisti dell'avventura piů bella ed entusiasmante per cui vale la pena spendere la vita: quella dell'annuncio di Cristo e del suo Vangelo. Con i vostri doni e talenti, messi a disposizione del Signore, potete e dovete contribuire all'opera della salvezza in questa nostra amata Cittŕ.

Rinnovo l'invito pure a voi, care famiglie cristiane, ricche del dono della fede e dell'amore; l'invito a vivere con impegno la chiamata alla missione, offrendo il vostro servizio alle altre famiglie che vi vivono accanto, con amicizia, solidarietŕ e coraggio nel proporre la veritŕ evangelica.

Un pensiero particolare rivolgo a voi, cari ammalati, anziani, persone sole. A voi č affidato un compito di grande importanza nella Missione: offrire le vostre preghiere e sofferenze quotidiane per la buona riuscita di questa impresa apostolica, affinché la grazia del Signore accompagni la visita dei missionari nelle famiglie e renda aperti e disponibili alla conversione i cuori di coloro che li accoglieranno.

6. "Ecco, verranno giorni . . . nei quali io realizzerň le promesse di bene che ho fatto" (Jr 33,14). Mediante l'azione dello Spirito, il Signore conduce la storia della salvezza attraverso i secoli fino al suo supremo compimento.

"Manda il tuo Spirito e rinnova la faccia della terra!". Come su Maria, Vergine dell'Avvento, manda su di noi il tuo Spirito. Manda il tuo Spirito, o Signore, sulla cittŕ di Roma e rinnova il suo volto! Manda il tuo Spirito sul mondo intero che si prepara ad entrare nel terzo millennio dell'era cristiana.

Aiutaci ad accogliere, come Maria, il dono della tua divina presenza e della tua protezione. Aiutaci ad essere docili ai suggerimenti dello Spirito, affinché possiamo annunciare con coraggio ed ardore apostolico il Verbo che si č fatto carne ed č venuto ad abitare in mezzo a noi: Gesů Cristo, il Dio fatto Uomo, che ci ha redenti con la sua morte e risurrezione. Amen!



GPII Omelie 1996-2005 114