GPII Omelie 1996-2005 119

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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA

DI SAN DOMENICO SAVIO


II Domenica di Avvento, 7 dicembre 1997




1. "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!" (cfr Lc 3,4 Lc 3,6).

L'eco della predicazione di Giovanni Battista, la "voce . . . che grida nel deserto" (Lc 3,4 cfr Is 40,3), giunge fino a noi in questa seconda Domenica di Avvento. Egli, che è il Precursore, colui che ricevette la missione di preparare il popolo eletto alla venuta del Salvatore promesso, continua ancora oggi a invitarci alla conversione, per andare incontro al Signore che viene.

Ci invita, alle soglie ormai del terzo millennio cristiano, a preparare la via del Signore nella nostra vita personale e nel mondo. Disponiamo il nostro cuore, carissimi Fratelli e Sorelle, a celebrare nella festa del prossimo Natale il grande mistero dell'Incarnazione, nella prospettiva del grande Giubileo dell'Anno Duemila, che si avvicina a grandi passi!

2. Nel presentare il Precursore e la sua missione in riferimento alla manifestazione pubblica del Messia, san Luca ha cura di inserire questi fatti nel loro preciso contesto temporale. L'Evangelista, infatti, mostra grande sensibilità storica quando, all'inizio del suo racconto, menziona i principali dati che aiutano a collocare nel tempo i fatti che si accinge a raccontare: il quindicesimo anno dell'imperatore Tiberio, l'amministrazione di Ponzio Pilato in Giudea, la tetrarchia di Erode, Filippo e Lisania ed i sommi sacerdoti Anna e Caifa (cfr Lc 3,1-2).

In questo modo san Luca àncora la vita ed il ministero di Gesù ad un punto preciso all'interno dello scorrere del tempo e della storia. Il grande avvenimento della manifestazione del Salvatore ha solidi agganci temporali con gli altri fatti dell'epoca. Noi ci volgiamo con grande interesse a quegli eventi, ben sapendo che con essi è collegata la salvezza nostra e del mondo. In particolare, il grande mistero dell'Incarnazione del Verbo ci vede particolarmente attenti, perché costituirà il cuore del Giubileo dell'Anno Duemila, al quale ci stiamo rapidamente avvicinando.

3. Carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia di san Domenico Savio! Mi piace salutarvi facendo mie le parole dell'Apostolo Paolo, che abbiamo ascoltato nella seconda Lettura: "Prego sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo" (Ph 1,4). Ogni giorno, infatti, vi ricordo al Signore, insieme con tutte le comunità parrocchiali della Diocesi. Tanto più prego per voi in questo tempo della Missione cittadina, in cui l'impegno apostolico per preparare la via del Signore (cfr Lc 3,4) nella città di Roma è più intenso e, per certi aspetti, si fa più faticoso. Confidando "che colui che ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento" (Ph 1,6), vi invito ad annunciare con coraggio il Signore che viene, al di là di ogni difficoltà ed ostacolo che si opponga al vostro impegno di portare a tutti la verità e l'amore di Cristo.

Vi saluto tutti con affetto. In particolare saluto il Cardinale Vicario, il Vescovo Ausiliare del Settore, il vostro amato Parroco, Don Marco Saba, ed i Sacerdoti, figli di san Giovanni Bosco, che condividono la responsabilità dell'animazione pastorale di questa bella ed attiva Comunità.

La vostra Parrocchia, sorta nel 1961 con nuovi insediamenti di numerose famiglie giovani, ha assistito poi alla partenza delle nuove generazioni, che andavano a risiedere in zone ove fosse meno gravoso acquistare o affittare una casa. La popolazione della Parrocchia è così gradualmente mutata, anche se si registra ora l'arrivo di nuove famiglie nella zona di Prato lungo - Via Rosaccio. Queste difficoltà non indeboliscono certo il vostro impegno pastorale. Esorto, in particolare, i numerosi gruppi parrocchiali a proseguire con slancio apostolico e gioia il loro indispensabile contributo alle attività della Parrocchia. Come san Domenico Savio, siate tutti missionari del buon esempio, della buona parola, della buona azione in casa, con i vicini e con i colleghi di lavoro. A tutte le età infatti si può e si deve testimoniare Cristo! L'impegno della testimonianza cristiana è permanente e quotidiano.

4. So che state cercando di rivitalizzare l'Oratorio, per favorire la crescita umana e cristiana dei giovani e in particolare dei ragazzi dopo la Cresima. Mi rallegro e mi compiaccio di questo vostro generoso sforzo per la formazione delle nuove generazioni. A voi, ragazzi e giovani, desidero proporre il luminoso esempio del vostro Patrono, il giovane discepolo di Don Bosco san Domenico Savio. Rivolgendosi nella preghiera a Gesù e a Maria, egli chiedeva loro di essere i suoi amici e di farlo morire piuttosto che gli accadesse la disgrazia di commettere un solo peccato. "La morte, ma non i peccati!", amava ripetere. Non dev'essere questo anche l'ideale della vostra vita, cari giovani? Impegnatevi, con il suo aiuto, a fuggire il peccato e ad amare fortemente Dio.

Nella Lettera che ho scritto ai giovani di Roma l'8 settembre scorso vi esortavo, cari ragazzi e ragazze, a non rassegnarvi alla menzogna, alla falsità, al compromesso. Scrivevo così: "Reagite con vigore a chi tenta di catturare la vostra intelligenza e di irretire il vostro cuore con messaggi e proposte che rendono succubi del consumismo, del sesso disordinato, della violenza, sino a spingere nel vuoto della solitudine e nei meandri della cultura della morte" (Giovanni Paolo II, Lettera ai giovani di Roma, 8 settembre 1997).

Vi ripeto quest'oggi: reagite al peccato! San Domenico Savio, che si lasciò plasmare dallo Spirito e rispose con generosità piena all'universale chiamata alla santità, vi aiuti a farvi santi, a riscoprire ogni giorno il valore della vostra persona, dove lo Spirito di Dio dimora come in un tempio. Aggiungevo nella mia Lettera ai giovani: "Imparate ad ascoltare la voce di Colui che è venuto ad abitare in voi mediante i sacramenti del Battesimo e della Cresima" (Ibid.). L'Oratorio diventi, pertanto, la vostra migliore palestra per allenarvi a vincere il male ed a compiere il bene!

5. Care famiglie di questa Parrocchia, insieme a tutte le famiglie di Roma voi vivete un anno a voi particolarmente dedicato. Perseverate nella fedeltà e nell'amore. Ponete il Vangelo di Cristo al centro della vostra esistenza, cercando di assicurare ai vostri figli, grazie pure all'apporto prezioso dei nonni, un ambiente sereno, consono agli insegnamenti di Cristo.

Care famiglie, i giovani attendono da voi una esemplarità di vita. Guardano a voi anche quanti sono meno fortunati, perché non hanno alle spalle una famiglia che sappia sostenerli ed aiutarli efficacemente. Sappiate essere per loro testimoni dell'amore di Cristo. Vi illumini e sostenga in questo impegno lo Spirito Santo, che invochiamo incessantemente in questo secondo anno di immediata preparazione al grande Giubileo del Duemila.

6. "Rivéstiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio" (Ba 5,1). Con questa esortazione, all'epoca dell'esilio babilonese, il profeta Baruc invitava i suoi concittadini ad incamminarsi sulla via della santità. Egli continua ad incoraggiare anche noi a non cessare di tendere alla santità, per andare incontro con le opere di bene al Signore che viene. A tal fine, infatti, siamo chiamati a spianare "ogni alta montagna e le rupi secolari" ed a "colmare le valli" (Ba 5,7).

Gli fa eco il profeta Isaia, le cui parole sono riferite da san Luca alla missione del Battista. Esse esortano a raddrizzare i sentieri dell'ingiustizia ed a spianare i luoghi impervi della menzogna, ad abbassare i monti dell'orgoglio ed a riempire i burroni del dubbio e dello scoraggiamento (cfr Lc 3,4-5).

Così, seguendo le indicazioni della Parola di Dio, prepariamo, carissimi Fratelli e Sorelle, la via del Signore. Egli, che nella nascita del Salvatore ha compiuto grandi cose per l'intera umanità, porti a compimento il suo piano d'amore. Ed ogni uomo potrà vedere la salvezza di Dio, salvezza donata ad ogni uomo in Cristo Gesù!

Amen!


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CAPPELLA PAPALE A CONCLUSIONE DELL'ASSEMBLEA SPECIALE

PER L'AMERICA DEL SINODO DEI VESCOVI


Basilica di San Pietro - Venerdì, 12 dicembre 1997




1."In quei giorni Maria si mise in viaggio . . ." (Lc 1,39).

Quanto è suggestivo riascoltare la pagina evangelica della Visitazione nel corso di questa celebrazione, con la quale si conclude l'Assemblea Speciale per l'America del Sinodo dei Vescovi!

La Chiesa è sempre "in viaggio", in cammino. Essa è mandata, esiste per camminare nel tempo e nello spazio, annunciando e testimoniando il Vangelo sino agli estremi confini della terra.

Circa cinque secoli fa, la Chiesa peregrinante nella storia si mise in viaggio verso il Continente americano, appena scoperto. Da allora essa ha preso dimora nelle molteplici culture di quelle terre; il suo volto ha assunto i caratteri della gente del luogo, come insegna l'eloquente icona della Vergine di Guadalupe, la cui memoria celebriamo nell'odierna liturgia.

Ed ecco che quest'anno, mentre l'intero Popolo di Dio è in cammino verso il grande Giubileo del Duemila, si è svolto questo Sinodo continentale. Si tratta certamente di un punto di arrivo; ma più ancora, di un nuovo punto di partenza: la Comunità cristiana, sul modello di Maria, si mette ancora in viaggio sospinta dall'amore di Cristo, per compiere la nuova evangelizzazione del Continente americano. E' l'inizio di una rinnovata missione, che ha trovato nell'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi il suo "cenacolo" e la sua "pentecoste", proprio all'inizio di un anno tutto dedicato allo Spirito Santo.

E' lo Spirito che incessantemente guida il popolo cristiano lungo le strade della storia della salvezza. Di questo vogliamo oggi rendere grazie al Signore, riconoscendo che Cristo stesso è presente tra noi e cammina con noi.

Venerati Fratelli nell'Episcopato, carissimi Fratelli e Sorelle, rechiamoci insieme, in spirituale pellegrinaggio a Betlemme e deponiamo i frutti del nostro impegno ai piedi del Figlio di Dio, che viene a salvarci: "Regem venturum, Dominum, venite adoremus!".

2. Di Cristo, Figlio di Dio incarnato, abbiamo fatto nostre, durante queste settimane, le ultime parole, il suo testamento, che costituisce al tempo stesso per i battezzati il grande mandato missionario: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,18-20).

Voi, amati Pastori delle Chiese che sono in America, fedeli a tale mandato su cui si fonda il nostro ministero, non vi stancate di annunciare ad un mondo affamato di verità il Cristo vivo, nostra unica salvezza. Solo Lui è la nostra pace, Lui solo è quella ricchezza da cui sempre possiamo ricevere forza e gioia interiore.

Nel corso dei lavori sinodali sono risuonate le voci dei primi evangelizzatori dell'America, che ci hanno richiamato al dovere di una profonda conversione a Cristo, unica sorgente di autentica comunione e di solidarietà. Questo è il tempo della nuova evangelizzazione, un'occasione provvidenziale per guidare il Popolo di Dio in America a varcare la soglia del terzo millennio con rinnovata speranza.

Come non rendere grazie a Dio, quest'oggi, per tutti i missionari che durante cinque secoli di storia si sono impegnati nell'evangelizzazione del Continente? Ad essi la Chiesa è tanto debitrice. Di molti sono a noi noti i nomi, essendo arrivati alla gloria degli altari. La maggioranza è costituita, invece, da missionari sconosciuti, soprattutto religiosi, a cui l'America deve molto non solo sul piano religioso, ma anche su quello culturale. Come in Europa, da dove provenivano i missionari, così nel Continente americano l'intimo nesso tra fede, evangelizzazione e cultura ha dato origine a numerose opere d'arte, di architettura, di letteratura, come pure a celebrazioni ed usanze popolari. E' nata così una ricca tradizione, che costituisce un significativo patrimonio delle popolazioni dell'America del Sud, del Centro e del Nord.

Tra queste grandi regioni vi sono differenze che risalgono alle origini stesse dell'evangelizzazione. Il Sinodo, tuttavia, ha messo in rilievo con grande chiarezza come il Vangelo le abbia armonizzate, ed i partecipanti al Sinodo hanno fatto un'esperienza di questa unità, sorgente di fraterna solidarietà. In tal modo, il Sinodo ha realizzato il suo principale compito, indicato dal suo stesso nome, syn-odos, che vuol dire comunione di vie. Rendiamo grazie al Signore per questa comunione di vie, sulle quali hanno camminato intere generazioni di cristiani in quel grande Continente.

3. Carissimi Fratelli e Sorelle! Nel corso dell'Assemblea sinodale sono state discusse le problematiche e le prospettive della nuova evangelizzazione in America. Ogni soluzione parte dalla consapevolezza dell'urgente dovere di proclamare con ardore e coraggio Gesù Cristo, Redentore di ogni uomo e di tutto l'uomo. Solo attingendo a quella fonte viva si può essere in grado di affrontare vittoriosamente ogni sfida.

Vorrei richiamarne qui alcune: l'autentico insegnamento della dottrina della Chiesa ed una catechesi fedele al Vangelo e adatta alle esigenze dei tempi; i compiti e l'interazione delle diverse vocazioni e dei differenti ministeri nella Chiesa; la difesa della vita umana dal momento del suo concepimento sino al suo termine naturale; il ruolo primario della famiglia nella società; l'esigenza di rendere la società, con le proprie leggi e istituzioni, compatibile con gli insegnamenti di Cristo; il valore del lavoro umano, con il quale la persona coopera all'attività creatrice di Dio; l'evangelizzazione del mondo della cultura nelle sue diverse sfaccettature. Grazie ad un'azione apostolica radicata nel Vangelo ed aperta alle sfide della società, potrete contribuire a diffondere in tutta l'America l'auspicata civiltà dell'amore, che sottolinea con vigore il primato dell'uomo e la promozione della sua dignità in tutte le sue dimensioni, a partire da quella spirituale.

In maniera più profonda e diffusa, la Chiesa in America potrà sperimentare le conseguenze dell'autentica riconciliazione con Cristo, che apre i cuori e rende possibile un nuovo modo di cooperare tra fratelli nella fede. Di fondamentale importanza per la nuova evangelizzazione è l'effettiva collaborazione tra le diverse vocazioni, i differenti ministeri, i vari apostolati e carismi suscitati dallo Spirito, sia quelli degli Istituti religiosi tradizionali, sia quelli sgorgati in tempi più recenti, grazie a nuovi movimenti e associazioni laicali.

4. Venerati e cari Padri sinodali, che avete formato l'Assemblea Speciale del Sinodo per l'America, a ciascuno di voi va in questo momento il mio cordiale saluto insieme con il mio più vivo ringraziamento. Per quanto mi è stato possibile, ho cercato di essere presente anch'io ai lavori sinodali. E' stata per me una significativa esperienza che mi ha dato modo di rafforzare i vincoli di comunione affettiva e pastorale che a voi mi uniscono in Cristo Gesù. Questa unità spirituale culmina ora nella celebrazione dell'Eucaristia, centro e fine della vita della Chiesa e d'ogni suo progetto apostolico.

Partendo da Roma, per tornare nelle varie diocesi d'America, portate con voi la mia benedizione e recatela ai vostri fedeli, specialmente ai sacerdoti vostri collaboratori, ai religiosi ed alle religiose che operano nelle vostre Comunità, ai laici impegnati nell'apostolato, ai giovani, agli ammalati ed agli anziani. Assicurateli della mia preghiera e del mio affetto. Lo Spirito Santo, in questo anno a Lui particolarmente dedicato, ci aiuti a camminare uniti nel nome del Signore!

Concludiamo i lavori sinodali nel giorno dedicato alla Madonna di Guadalupe, prima testimone della presenza di Cristo in America. Il suo santuario, nel cuore del continente americano, costituisce una perenne memoria dell'evangelizzazione sviluppatasi nel corso di questi cinque secoli. La Madre di Cristo apparve ad un uomo semplice, un indigeno di nome Juan Diego. Scelse proprio lui, come rappresentante di tutti i diletti figli e figlie di quelle terre, per annunciare che la divina Provvidenza chiama alla salvezza gli uomini di ogni razza e cultura; gli indigeni, che là dimoravano da secoli, come le persone venute dall'Europa per portare, pur con limiti e colpe, il dono insigne della Buona Novella.

Durante il Sinodo abbiamo sperimentato la speciale vicinanza della Madonna, Madre di Dio, venerata a Guadalupe. E oggi vogliamo affidare a Lei il cammino futuro della Chiesa nel grande Continente d'America.

5. A conclusione dei lavori, qualche giorno fa, voi, accogliendo la proposta dei tre Presidenti Delegati, mi avete manifestato il desiderio che, in vista della promulgazione dell'Esortazione post-sinodale, io ritorni pellegrino presso il suo Santuario, a Città del Messico. Affido in proposito ogni progetto e voto a Lei. Già fin d'ora, però, mi reco spiritualmente ai suoi piedi, memore del mio primo pellegrinaggio nel gennaio del 1979, quando mi inginocchiai dinanzi alla sua prodigiosa immagine per invocare sull'incipiente mio servizio pontificale la sua materna assistenza e protezione. In quella circostanza affidai alle sue mani l'evangelizzazione in America, particolarmente dell'America Latina, e presi parte poi alla Terza Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-americano a Puebla.

Rinnovo a vostro nome, quest'oggi, l'invocazione che allora Le espressi: Maria, Vergine di Guadalupe, Madre di tutta l'America, aiutaci ad essere fedeli dispensatori dei grandi misteri di Dio. Aiutaci ad insegnare la verità che tuo Figlio ha annunciato e ad estendere l'amore, che è il principale comandamento e il primo frutto dello Spirito Santo. Aiutaci a confermare nella fede i nostri fratelli, aiutaci a diffondere la speranza nella vita eterna. Aiutaci a custodire i grandi tesori racchiusi nelle anime del popolo di Dio, che ci è stato affidato.

Regina degli Apostoli! Accetta la nostra sollecitudine a servire senza riserve la causa del tuo Figlio, la causa del Vangelo e quella della pace, fondata sulla giustizia e sull'amore tra gli uomini e tra i popoli.

Regina della pace! Salva le nazioni ed i popoli di tutto il Continente, che in te tanto confidano; salvali dalle guerre, dall'odio e dalla sovversione. Fa' che tutti, governanti e sudditi, imparino a vivere in pace, si educhino alla pace, facciano quanto esigono la giustizia e il rispetto dei diritti di ogni uomo, affinché si consolidi la pace.

Ascoltaci, Vergine "morenita", Madre della Speranza, Madre di Guadalupe!
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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA

DI SANTA MARIA DOMENICA MAZZARELLO


Domenica, 14 dicembre 1997

1."Gioisci, figlia di Sion" (So 3,14).

"Rallegratevi sempre nel Signore" (Antifona di ingresso). L'insistente invito alla gioia è il motivo conduttore di questa terza domenica d'Avvento, tradizionalmente indicata con la prima parola in latino dell'antifona d'ingresso della Messa: "Gaudete". Il "tempo forte" dell'Avvento, tempo di vigilanza, di preghiera e di solidarietà, tende a suscitare nel nostro animo sentimenti di gioia e di pace, alimentati dall'incontro ormai prossimo col Signore.

Ci rallegriamo dunque per la festa del Natale, sempre più vicina, ma anche per la luminosa prospettiva del Giubileo dell'anno 2000. Verso questo storico appuntamento siamo decisamente incamminati, avendo ormai iniziato il secondo anno di preparazione immediata, dedicato alla riflessione sullo Spirito Santo.

2. "Gioisci, figlia di Sion . . . Rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme . . . Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente" (So 3,14 So 3,17). Con queste parole il profeta Sofonia esortava i connazionali a fare festa per la salvezza che Dio stava per procurare al suo popolo. La tradizione cristiana ha visto in questo famoso testo profetico un preannuncio della gioia messianica, con un particolare riferimento alla Vergine Maria.

Come non ricordare, a tale proposito, la solennità dell'Immacolata Concezione, celebrata proprio pochi giorni fa? Maria è la "Figlia di Sion", che esulta per la piena e definitiva realizzazione delle promesse di salvezza, compiute da Dio nel mistero dell'incarnazione del Verbo. Ella innalza al Signore un cantico di lode e di ringraziamento per i doni di grazia di cui è stata colmata.

3. Carissimi Fratelli e Sorelle! "Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi" (Ph 4,4).

Con questi sentimenti, saluto il Cardinale Vicario, Monsignor Vicegerente, il vostro giovane ed attivo parroco, Don Stefano Tarducci, insieme con il viceparroco, i collaboratori e le collaboratrici che offrono un importante contributo nelle varie attività parrocchiali.

A tutti ripeto: "Rallegratevi sempre nel Signore"! Rallegratevi innanzitutto per il cammino compiuto dalla vostra Comunità, che oggi conta circa quattordicimila anime. Il pensiero va al primo parroco, Mons. Gino Retrosi, che avviò il cammino di questa Parrocchia. Si operava allora in condizioni precarie e scarse erano le risorse strutturali disponibili. Se da una parte ciò rendeva difficile il lavoro pastorale, proprio per le ridotte possibilità di offrire ospitalità, accoglienza e formazione adeguate, dall'altra quasi favoriva un clima più fraterno ed una solidale intesa fra tutti.

E' grazie all'entusiasmo di allora che nella vostra Parrocchia è cresciuto un forte spirito missionario. Questo stesso spirito missionario deve continuare ad animare la vostra Comunità e l'intera Diocesi. E' questo lo scopo della grande Missione cittadina, che è in svolgimento. Carissimi Fratelli e Sorelle, mentre vi esorto a proseguire su questo cammino per portare dappertutto l'annuncio evangelico, auspico di cuore che la Missione cittadina, alla quale voi partecipate attivamente, rechi frutti di bene a ciascuno di voi ed all'intera città di Roma.

4. Cari Fratelli e Sorelle della Parrocchia di santa Maria Domenica Mazzarello! La vostra Comunità parrocchiale dispone finalmente di un degno tempio, inaugurato lo scorso mese di marzo. Voi potete ora celebrare la liturgia con maggiore decoro, ospitare i fanciulli, i giovani e gli adulti per le attività di formazione cristiana e di evangelizzazione. E' un luogo accogliente, la vostra parrocchia, che richiama la gente del quartiere ai valori dello spirito. Qui chi si sente solo può trovare una famiglia che gli apre le braccia; qui è possibile incontrare Cristo e sperimentare la gioia della fraternità fra quanti credono in Lui.

Gli incoraggianti risultati ottenuti in questi anni con la grazia di Dio e con la buona volontà di tutti, lungi dal rallentare il vostro impegno, perché avete finalmente raggiunto quanto da tutti è stato a lungo desiderato, deve, al contrario, rendervi ancor più determinati ad annunciare e testimoniare il Vangelo. Si tratta ora di proseguire nello sforzo missionario per comunicare il dono della fede a quanti non hanno ancora personalmente incontrato Dio che ci ama e ci viene incontro con la sua misericordia. Quante persone, quante famiglie di questo popoloso quartiere aspettano una parola di speranza! Anche chi si dice non credente è alla ricerca d'un senso autentico da dare alla vita. C'è nel cuore d'ogni essere umano un bisogno innato di Dio e compito dei battezzati è offrire a tutti la possibilità di incontrarlo attraverso il loro annuncio e la loro testimonianza.

Carissimi Fratelli e Sorelle, perché possiate essere questi intrepidi apostoli del Vangelo, è necessario che cresciate continuamente nella comunione con il Signore, mediante la preghiera, l'ascolto della Parola, la vita sacramentale e la testimonianza della carità. L'adorazione eucaristica, che la vostra Comunità già lodevolmente compie ogni settimana, alimenti e sostenga la vostra vita spirituale e le varie iniziative apostoliche.

5. "La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini" (Ph 4,5). Questa affabilità, con cui il cristiano è chiamato ad avvicinare ogni persona, costituisce per i discepoli di Cristo una sorta di "lettera credenziale". Nel corso della Missione cittadina, recandovi nelle case e nei diversi ambienti di vita e di attività della Metropoli, incontrerete fratelli e sorelle che attendono da voi gesti concreti di accoglienza, di comprensione e di amore. Offrite loro la testimonianza della divina carità. Forse qualcuno, grazie a voi, potrà ricominciare a vivere la fede più intensamente; altri potranno accostarsi ad essa per la prima volta in maniera seria e convinta. La vostra affabilità, che nasce dalla certezza che il Signore è vicino, vi permetterà di entrare in reale contatto con le persone, con i giovani e con le famiglie, e trasmettere loro la Parola che salva, il Vangelo della speranza e della gioia. In così impegnativa missione apostolica, vi sostiene, ne sono certo, l'intercessione della vostra Patrona, santa Maria Domenica Mazzarello che, seguendo le orme di san Giovanni Bosco, fu sempre serena, piena di gioia ed attiva nel condurre quanti incontrava sulla strada della verità e del bene.

6. "Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me . . . costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco" (Lc 3,16). Giovanni Battista predicava un battesimo di penitenza, per preparare i cuori ad accogliere degnamente la venuta del Salvatore. A coloro che si domandavano se fosse lui il Messia, egli rispose attestando che la sua missione era quella del Precursore, incaricato di preparare la strada a Cristo: Lui li avrebbe battezzati in Spirito Santo e fuoco.

Preghiamo perché il Signore invii il suo Santo Spirito su di noi, per poter proseguire la nostra missione al servizio del Regno di Dio. Lo Spirito ci aiuti a sollevare i cuori affranti e smarriti, a liberare coloro che sono sotto il giogo del male e del peccato, per poter celebrare degnamente l'anno di misericordia del Signore (cfr Canto al Vangelo; Is 61,1). Maria, Colei che è stata colmata della potenza salvatrice di Dio, ottenga per ciascuno di noi i doni dello Spirito Santo e la gioia di servire fedelmente il Signore.

Amen!
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SANTA MESSA PER GLI UNIVERSITARI ROMANI

IN PREPARAZIONE AL NATALE


Martedì, 16 dicembre 1997

Rorate coeli, desuper, et nubes pluant iustum: aperiatur terra, et germinet Salvatorem (Introito; cfr Is 45,8).


1. Con queste parole l'odierna liturgia esprime l'attesa del Salvatore del mondo che sta per venire.

Da alcuni anni il tempo d'Avvento, che esorta i credenti ad "andare incontro con le buone opere" al Cristo che viene, costituisce per i docenti e gli studenti delle Università romane l'occasione per condividere con il loro Vescovo la grazia e la gioia dell'attesa del Signore. La partecipazione di rappresentanti di Atenei non romani, poi, dona all'appuntamento una dimensione più ricca ed estesa, rendendolo quasi la celebrazione d'Avvento di tutto il mondo accademico italiano. In questa occasione desidero formulare a ciascuno di voi cordiali auguri natalizi, e soprattutto chiedere al divino Bambino le grazie necessarie per quanti operano nel mondo universitario. In particolare ringrazio il professore e la studentessa, che si sono fatti interpreti dei vostri comuni sentimenti.

2. La Parola di Dio, proclamata poc'anzi, fa riferimento alla vigna del Signore, allegoria suggestiva che ricorre spesso nei Vangeli e costituisce il tema principale dell'odierna pericope. Cosa evoca l'immagine della vigna? Seguendo i testi evangelici, si potrebbe dire che essa rappresenta tutto il cosmo creato che, grazie alla venuta di Cristo, diventa a titolo particolare proprietà di Dio. Infatti, grazie alla redenzione di Cristo, il cosmo e l'uomo cominciano ad appartenere in modo nuovo a Dio. Possiamo, quindi, affermare che il Natale del Signore è, in certo senso, il giorno santo in cui il mondo visibile e l'uomo diventano la vigna del Signore. L'universo animato ed inanimato assume, a partire da tale evento, un significato diverso ed inatteso, poiché "Dio - come ricorda l'evangelista Giovanni - ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16). In queste parole non è forse contenuto il senso pregnante dell'immagine della vigna, alla quale sovente si riferisce Gesù nella sua predicazione?

Per il mistero dell'Incarnazione del Verbo, l'uomo ed il cosmo possono gioire scoprendosi "vigna del Signore", oggetto dell'amore salvifico di Dio.

3. "Va a lavorare nella mia vigna!" (cfr Mt 21,28), dice il padre della parabola evangelica ai suoi due figli, ed attende da loro una risposta: non si accontenta di parole, vuole un impegno fattivo. I due rispondono in modo differente: il primo si dichiara disponibile, ma poi non fa nulla; l'altro, invece, apparentemente rifiuta l'invito paterno, ma dopo qualche tergiversazione fa quel che gli è richiesto. L'evangelista Matteo presenta così una tipologia degli atteggiamenti che gli uomini, nell'arco della storia, assumono nei confronti di Dio. L'invito evangelico a lavorare nella vigna del Signore risuona nella vita e nel cuore di ogni uomo e di ogni donna, chiamati ad impegnarsi concretamente nella vigna divina ed a lasciarsi coinvolgere nella missione di salvezza. In questa parabola ciascuno di noi può riconoscere la propria esperienza personale.

4. Carissimi, il mondo universitario, che qui rappresentate, costituisce un terreno particolarmente fertile per lo sviluppo dei talenti umani, di cui il Signore dota ciascuno per il bene di tutti. Impegnandoli e valorizzandoli attraverso lo studio e la ricerca, chi li possiede è in grado di intraprendere quelle iniziative che sono atte a promuovere l'autentico progresso del mondo.

Tuttavia, come ricorda il Concilio Ecumenico Vaticano II, "il progresso umano, che pure è un grande bene dell'uomo, porta con sé una grande tentazione: infatti, sconvolto l'ordine dei valori e mescolando il male col bene, gli individui e i gruppi guardano solamente alle cose proprie, non a quelle degli altri; e così il mondo cessa di essere il campo di una genuina fraternità, mentre invece l'aumento della potenza umana minaccia di distruggere ormai lo stesso genere umano" (Gaudium et spes GS 37).

5. Solo quando l'uomo, lasciandosi guidare dallo Spirito divino, s'impegna ad animare le realtà terrene nella prospettiva del Regno di Dio (cfr Ibid., 72), coopera alla realizzazione dell'autentico progresso dell'umanità. E' lo Spirito che, favorendo l'incontro con il Figlio del Dio vivente, allontana dal cuore dell'uomo ogni presunzione intellettuale e conduce al vero bene ed alla vera sapienza, che è dono da chiedere e da accogliere con umiltà. Come ho scritto nella lettera indirizzata ai giovani di Roma per la Missione cittadina - tocca a voi, cari giovani, prestare ascolto allo Spirito del Signore per sprigionare quelle energie culturali generose e fresche, di cui l'entusiasmo della vostra età è certamente capace. E' un compito, questo, che il Papa vi affida in modo speciale, come vostra vocazione e servizio nell'itinerario di preparazione al Grande Giubileo del terzo Millennio.

Ciò corrisponde, del resto, allo sforzo che la Chiesa italiana sta facendo opportunamente, per elaborare e mettere a frutto un progetto culturale orientato in senso cristiano.

Il sapere che si fonda sulla fede, infatti, ha dignità culturale autentica. Il sapere della fede illumina la ricerca dell'uomo, la rende pienamente umana, perché "solamente nel mistero del Verbo incarnato - come insegna il Concilio Vaticano II - trova vera luce il mistero dell'uomo... Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione" (Ibid., 22).

Si sviluppa così una cultura che è dell'uomo e per l'uomo; una cultura densa di valori, attratta dallo splendore della Verità, Vangelo di vita per l'uomo di ogni tempo, che si diffonde e si innerva nei campi del sapere, nelle forme di vita e di costume, nel retto ordinamento della società. L'ordine dei valori etici, infatti, ha funzione di primaria importanza in tutte le culture.

6. Nella prospettiva dell'evangelizzazione della cultura, mi piace qui ricordare due appuntamenti di alto significato. Ricorre, nell'ormai prossimo 1998, il cinquantesimo anniversario della Cappella universitaria della Sapienza, dono prezioso del mio venerato Predecessore Pio XII. La celebrazione dell'anniversario di questo luogo di alta valenza simbolica vedrà riuniti per la prima volta a Congresso i Cappellani delle Università europee: iniziativa opportuna, che desidero incoraggiare, e per la quale fin d'ora intendo ringraziare la Congregazione per l'Educazione Cattolica ed i Pontifici Consigli per i Laici e della Cultura, insieme con i Cappellani e tutte le componenti dell'Università "La Sapienza", a cominciare dal suo Magnifico Rettore.

Meno ravvicinata nel tempo, ma sempre di grande rilievo, è l'iniziativa alla quale è stato fatto cenno all'inizio della Celebrazione: l'Incontro mondiale dei Docenti Universitari, che avrà luogo nell'anno Duemila, in occasione del Grande Giubileo, sul tema l'Università per un nuovo umanesimo. I Congressi scientifici delle singole aree disciplinari, che precederanno l'incontro plenario con il Papa, ed avranno luogo in diverse Sedi universitarie, saranno occasione singolare per mostrare come la Parola della fede sappia illuminare i percorsi sui quali l'uomo esprime i doni autentici della sua intelligenza che cerca, che scopre, ed in ogni tempo si esprime con le diverse elaborazioni culturali delle scienze, delle lettere e delle arti.

7. Cari Fratelli e Sorelle che vivete ed operate nel mondo universitario, il clima suggestivo del Natale, che già assaporiamo, ci invita ad accogliere con piena disponibilità il Verbo che si fa carne per salvare e nobilitare la creatura umana. Raccolti intorno all'altare per la Celebrazione eucaristica, contemplando il mistero della nascita di Cristo, siamo stimolati ad interrogarci su come essere operai fedeli e generosi al servizio della sua vigna.

Gesù chiama ognuno a moltiplicare in questa nostra Città i luoghi dove la sua Parola di verità venga proclamata ed approfondita, perché diventi luce e sostegno per tutti.

Apriamo il cuore al Signore che viene, perché giungendo ci trovi tutti pronti a compiere la sua volontà.

Maria, Madre della Sapienza, aiutaci ad essere, come Te, docili servitori del tuo Figlio Gesù.

Amen!
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GPII Omelie 1996-2005 119