GPII Omelie 1996-2005 135

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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA

DI GESÙ BAMBINO A SACCOPASTORE


Domenica, 8 febbraio 1998


1. "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini" (Lc 5,10). L'odierno brano evangelico ci racconta la vocazione di Simon Pietro e dei primi Apostoli. Dopo aver parlato alla folla dalla barca di Simone, Gesù chiede loro di prendere di nuovo il largo per la pesca. Pietro replica manifestando le difficoltà incontrate nella notte precedente durante la quale, pur avendo faticato molto, non è riuscito a concludere nulla. Tuttavia fa credito al Signore e compie il suo primo atto di fiducia in Lui: "Sulla tua parola getterò le reti" (Lc 5,5).

Il successivo prodigio della pesca miracolosa è un segno eloquente della potenza divina di Gesù e, allo stesso tempo, preannuncia la missione che sarà affidata al Pescatore di Galilea, quella di guidare la barca della Chiesa tra i flutti della storia e di raccogliere con la forza del Vangelo una moltitudine sterminata di uomini e di donne provenienti da ogni parte del globo.

La chiamata di Pietro e dei primi Apostoli è opera della gratuita iniziativa di Dio, a cui fa riscontro la libera adesione dell'uomo. Questo dialogo d'amore con il Signore aiuta l'essere umano a prendere coscienza del suo limite e, allo stesso tempo, della potenza della grazia di Dio, che purifica e rinnova la mente ed il cuore: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". Il successo finale della missione è garantito dall'assistenza divina. E' Dio che tutto conduce a pieno compimento. A noi è chiesto di fidarci di Lui e di aderire docilmente alla sua volontà.

2. Non temere! Quante volte il Signore ci ripete quest'invito. Oggi soprattutto, in un'epoca segnata da forti incertezze e paure, questa parola risuona come esortazione a fidarsi di Dio, a rivolgere lo sguardo verso di Lui. Egli, che guida le sorti della storia con la forza del suo Spirito, non ci abbandona nella prova e rende saldi i nostri passi nella fede.

Carissimi Fratelli e Sorelle, lasciate che quest'intima consapevolezza permei la vostra esistenza. Dio chiama ogni credente a seguirLo; gli chiede di diventare cooperatore del suo progetto salvifico. Come Simon Pietro, anche noi possiamo proclamare: "Sulla tua parola getterò le reti". Sulla tua parola! La sua parola è il Vangelo, perenne messaggio di salvezza che, accolto e vissuto, trasforma l'esistenza. Il giorno del nostro Battesimo ci è stato comunicato questo "lieto annuncio", che dobbiamo approfondire personalmente e testimoniare con coraggio.

La Missione cittadina, entrata ormai nel cuore della sua celebrazione, chiede a tutti i cristiani di proclamare il Vangelo con la parola, ma soprattutto con la coerenza della vita. In questa straordinaria impresa apostolica sentitevi incessantemente sostenuti da Colui che è il primo missionario, mandato dal Padre nel mondo: Gesù Cristo, Signore nostro.

3. Carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia di Gesù Bambino a Saccopastore! Sono ben lieto di essere oggi in mezzo a voi, e di visitare la vostra bella chiesa. A tutti va il mio affettuoso saluto: al Cardinale Vicario, al Vescovo Ausiliare del Settore, al vostro giovane Parroco, Don Antonino De Siati, ed ai Sacerdoti suoi collaboratori, alle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida, che vivono a stretto contatto con le opere parrocchiali e prestano un generoso servizio ai tanti anziani e malati della comunità. Saluto, inoltre, quanti più direttamente partecipano alla vita della parrocchia ed ai numerosi gruppi di formazione, servizio e apostolato, con un pensiero particolare alle persone ed alle famiglie di origine filippina, che da qualche tempo qui si riuniscono settimanalmente per la celebrazione liturgica festiva.

So che nella vostra Comunità sono presenti molti anziani. In particolare a loro, come a tutti gli anziani di Roma, giunga il mio affettuoso pensiero, insieme con un cordiale invito alla preghiera costante e fiduciosa per le proprie necessità e per il buon esito della Missione cittadina. La vostra testimonianza di fede, carissimi Fratelli e Sorelle, sia per tutti, ma specialmente per i giovani, esempio di come accogliere Cristo nella propria vita.

Mi rallegro con i collaboratori, religiosi e laici, per le iniziative di carità e di socializzazione promosse in parrocchia. Vi fa onore la concreta solidarietà che manifestate verso quanti si trovano nel bisogno sia nel vostro territorio come lontano da qui. Mi riferisco alle diverse iniziative di carità da voi realizzate, come il sostegno ad un lebbrosario del Centro Africa, l'aiuto alle popolazioni terremotate delle regioni centrali italiane ed il gemellaggio con l'Istituto Lido dei Pini. Continuate in questo vostro sforzo, nello spirito del Verbo di Dio che, incarnandosi, è venuto incontro a tutti ed a ciascuno ha portato salvezza.

4. La vostra è una Comunità numerosa, che sorge vicino ad un'ansa del fiume Aniene, situata nella zona denominata Saccopastore. In questo luogo, fino agli anni trenta, i pastori venivano dall'Abruzzo per trascorrere i mesi invernali con i loro greggi. In seguito, dato il progressivo insediamento di molte famiglie, ebbe inizio l'attività liturgica in una piccola cappella, dedicata a Gesù Bambino, che costituì nella zona il primo luogo di culto e di aggregazione. Il titolo di quella cappella, scelto dalla gente di allora in riferimento all'inaugurazione avvenuta la vigilia di Natale 1952, passò in seguito alla parrocchia, eretta giuridicamente nel 1957. Qui hanno operato con grande zelo diversi sacerdoti, tra i quali vorrei ricordare il primo Parroco, Mons. Giuseppe Simonazzi, di cui è ancor viva la memoria.

Il nome della vostra parrocchia fa riferimento al mistero del Verbo incarnato, a Dio, che è venuto ad abitare tra noi per salvare e redimere tutto l'uomo e tutti gli uomini: quelli di ieri, di oggi e le future generazioni. E' il mistero dell'assunzione del tempo umano nella dimensione divina, in se stessa trascendente ed eterna. Questo è pure il contenuto del Giubileo dell'Anno Duemila. Gesù, Dio fatto uomo, è l'unico Salvatore. E' a Lui che volgiamo lo sguardo, mentre ci avviciniamo al traguardo storico dell'inizio del terzo millennio. Vi esorto a prepararvi con questa interiore disposizione all'evento giubilare.

5. "Eccomi, manda me!" (Is 6,8). Il racconto della vocazione di Isaia, che abbiamo ascoltato nella Prima Lettura, sottolinea la pronta risposta del Profeta alla chiamata del Signore. Dopo aver contemplato la santità di Dio ed avere preso coscienza delle infedeltà del popolo, Isaia si prepara al grave missione di richiamare il popolo d'Israele ai grandi impegni dell'alleanza in vista della venuta del Messia.

Come per il Profeta Isaia, proclamare la salvezza comporta per ogni credente riscoprire anzitutto la santità di Dio. Chi incontra un cristiano deve poter scorgere in lui, pur fra le inevitabili fragilità umane, il volto santo dell'Altissimo.

Ci ottenga la Vergine, dimora dello Spirito Santo, il dono d'una costante adesione alla chiamata divina. Ci ottenga specialmente di fidarci di Lui in ogni circostanza, perché possiamo in tutto collaborare alla sua opera di salvezza.

Amen!


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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA

DEI SANTI CIRILLO E METODIO


Domenica, 15 febbraio 1998


1. "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15). Prima di risalire al Padre, Gesù affida agli Apostoli il mandato di proseguire la sua missione sulla terra, annunciando la salvezza a tutto il mondo. Questo compito, che caratterizza la Chiesa, Popolo di Dio in cammino verso la patria celeste, s'esprime nella pluralità dei ministeri e dei carismi di cui Cristo l'arricchisce. Pastori e confessori della fede, vergini e martiri, presbiteri e laici, santi e sante di ogni epoca contribuiscono efficacemente a diffondere il Vangelo in ogni angolo del globo.

I santi Cirillo e Metodio hanno portato a compimento quest'opera. Originari di Tessalonica ed intrepidi testimoni del Vangelo sono stati i capostipiti, potremmo dire così, del folto gruppo di apostoli che hanno lavorato attivamente al servizio di Cristo fra i popoli slavi. La vostra Parrocchia si onora di avere come propri speciali protettori questi due grandi Santi Compatroni d'Europa. Il loro esempio è quanto mai significativo anche per noi. Infatti, come ho sottolineato nell'Enciclica Slavorum apostoli, "si può affermare che il loro ricordo si è fatto particolarmente vivo ed attuale ai nostri giorni" (n. 1).

Pur avendo la possibilità di intraprendere brillanti carriere politiche, questi due Fratelli si dedicarono totalmente al Signore. Su richiesta del Principe Rastislav della Grande Moravia all'Imperatore Michele III, furono inviati ad annunciare ai popoli dell'Europa centrale la fede cristiana nella loro propria lingua. Essi dedicarono così la loro vita a questo compito, affrontando non poche difficoltà e sofferenze, persecuzioni e prigionia, e divenendo entrambi esempi luminosi di dedizione alla causa di Cristo e di amore ai fratelli assetati della Verità evangelica.

2. A loro ben si applicano le parole di san Paolo che abbiamo ascoltato poc'anzi: "Guai a me se non predicassi il Vangelo!" (1Co 9,16). Aprendo il proprio animo ai cristiani di Corinto, l'Apostolo esprime la consapevolezza della necessità e dell'urgenza dell'annuncio evangelico. Egli lo sente come un grande dono ma anche come un irrinunciabile impegno: un vero e proprio "dovere" (cfr ibid.), del quale porta la responsabilità in comunione con gli altri Apostoli. Con il suo farsi "tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno" (ibid., 22), egli ci mostra come ogni evangelizzatore debba imparare ad adattarsi al linguaggio dei suoi ascoltatori, per entrare in sintonia profonda con loro.

E' quanto hanno compiuto in modo mirabile i due Santi che oggi ricordiamo: tutta la loro missione è stata tesa ad "incarnare" la Parola di Dio nella lingua e nella cultura slava. A loro si deve la trascrizione dei testi sacri e liturgici in lingua paleoslava mediante un nuovo alfabeto. Per mantenere salda la comunione ecclesiale, essi vennero a Roma ed ottennero l'approvazione del Papa Adriano II. Fu proprio a Roma che, il 14 febbraio 869, morì Cirillo, mentre Metodio, consacrato Vescovo per il territorio dell'antica diocesi di Pannonia e nominato Legato Pontificio per le genti slave, proseguì il compito missionario che aveva intrapreso insieme col fratello.

Rendiamo grazie a Dio per questi due santi, Cirillo e Metodio, che sono stati araldi sapienti del Vangelo in Europa. Essi continuano anche oggi ad insegnare agli evangelizzatori del nostro tempo il coraggio dell'annuncio e l'atteggiamento necessario per inculturare la fede.

3. Carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia dei Santi Cirillo e Metodio! Sono lieto di essere oggi in mezzo a voi per celebrare la festa patronale della vostra Comunità. Saluto cordialmente il Cardinale Vicario, il Vescovo Ausiliare Mons. Clemente Riva, il vostro Parroco, Don Giuseppe Trappolini, i suoi diretti collaboratori nell'animazione pastorale della Parrocchia. Il mio affettuoso saluto si estende a tutti voi, che partecipate a questa Eucaristia, con un pensiero particolare a quanti - ammalati, anziani o comunque impossibilitati ad uscire dalle loro abitazioni per venire alla chiesa - si uniscono attraverso la televisione alla nostra celebrazione festiva.

La vostra è una Comunità giovane che, in tempi relativamente brevi, ha ricevuto il dono di questa nuova chiesa. Io stesso circa tre anni fa, in Piazza San Pietro, ebbi la gioia di benedire la prima pietra della vostra Chiesa che, inserita nel progetto "cinquanta chiese per Roma Duemila", è stata costruita con celerità e dedicata l'8 novembre scorso dal Cardinale Vicario. Questo complesso parrocchiale costituisce ora per la zona di Acilia, denominata Dragoncello, l'unico centro di aggregazione religioso e sociale aperto a tante famiglie giovani che abitano nel comprensorio.

Mentre rendo grazie al Signore insieme a voi per quanto siete riusciti a realizzare sinora, vorrei, con l'odierna mia Visita, esortarvi a crescere sempre più nel generoso servizio apostolico, preoccupandovi soprattutto della formazione cristiana dei vostri bambini e ragazzi. Nei primi cinque anni di vita della Comunità circa quattrocento bambini hanno ricevuto il Battesimo. Ciò significa che nel prossimo futuro questa Parrocchia vedrà la presenza di molti ragazzi e giovani. Cari Fratelli e Sorelle, tocca a voi preparare il terreno giusto per la crescita sana e serena di questi fanciulli. E potrete portare a compimento questa vostra missione, se vi lascerete guidare dalla Parola di Dio e vi preoccuperete sempre di offrire una coerente testimonianza di fede e di carità.

4. La Missione cittadina, che si sta celebrando in questa come nelle altre Parrocchie di Roma, vi offre l'opportunità di un rilancio spirituale ed apostolico. Non accontentatevi, carissimi, di sentirvi a vostro agio tra le mura della chiesa e dei locali parrocchiali, anche se nuovi e belli, ma uscite per incontrare la gente che non frequenta. Tutti attendono un rinnovato annuncio di Gesù Cristo, Colui che solo può salvare l'uomo. Molti sono coloro che si sono trasferiti in questo quartiere da altre parti della Città. Si tratta spesso di giovani coppie, venute ad abitare qui dopo il loro matrimonio. Fate in modo che il cambiamento di ambiente non li disorienti, provocando in loro un dannoso allontanamento dalla vita ecclesiale e sacramentale. Siate, invece, per loro una comunità capace di accoglierli e di favorirne l'armoniosa integrazione.

A tal fine, siate disponibili ad incontrare le famiglie, offrendo loro amicizia, condividendo con loro la gioia della fede. Molto utile sarà per questo la Missione cittadina con le riunioni nei vari centri di ascolto. Quest'impegno di solidarietà e di accoglienza al servizio del Vangelo deve diventare stile di vita quotidiana, perché non abbiano mai a cessare la preghiera comune, la riflessione sul Vangelo ed il sostegno vicendevole.

Ma tutta quest'interessante ed urgente opera apostolica non può essere efficace se non è sorretta da momenti di preghiera, specialmente di sosta prolungata davanti all'Eucaristia. So che in questa Parrocchia, grazie alla presenza delle Suore Missionarie della Carità, è assicurata l'Adorazione Eucaristica quotidiana. Come sarebbe bello se in ogni parrocchia si intensificasse l'Adorazione Eucaristica in preparazione al Grande Giubileo del Duemila, che sarà un anno intensamente eucaristico, giacché vedrà nell'Urbe lo svolgimento del Congresso Eucaristico Internazionale sul tema: "Gesù Cristo unico Salvatore del mondo, pane per la nuova vita".

5. "Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio" (Is 52,10). Come abbiamo ascoltato nella prima Lettura, il profeta Isaia preannuncia l'universalità della salvezza, offerta a tutti i popoli senza distinzione di razza, lingua e cultura. Ogni credente è chiamato, secondo le proprie possibilità e responsabilità, a partecipare alla grande missione evangelizzatrice. E' questo l'impegno che anche qui, nella vostra Parrocchia, deve essere condotto con perseveranza e fedeltà, perché il Vangelo entri in ogni casa, nelle famiglie e nei vari ambienti dove si snoda la vita quotidiana.

Lo Spirito del Signore vi illumini e vi sostenga in quest'impegnativa opera apostolica. Carissimi Fratelli e Sorelle, preghiamo insieme, perché i valori del Vangelo, in particolare quelli che riguardano gli ambiti della vita e della famiglia fondata sul matrimonio, siano difesi e condivisi. Preghiamo per i giovani, perché trovino nell'amore del Signore la forza per resistere alle tentazioni e ai pericoli che li minacciano. Preghiamo perché tutti gli uomini di buona volontà si impegnino ad edificare una società più in sintonia con il messaggio evangelico.

Affido alla celeste protezione di Maria e dei santi Fratelli di Tessalonica questa vostra Comunità, come pure il cammino dei popoli slavi ed il futuro dell'intera Europa. Santi Cirillo e Metodio, Apostoli dei popoli slavi e Compatroni d'Europa, pregate per noi!

Amen!



OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


IN OCCASIONE DEL CONCISTORO PUBBLICO


PER LA CREAZIONE DEI NUOVI CARDINALI


Sabato 21 Febbraio 1998



"Seniores qui in vobis sunt obsecro consenior et testis Christi passionum qui et eius quae in futuro revelanda est gloriae communicator" (1P 5,1).

1. Faccio mie le parole dell'apostolo Pietro nel rivolgermi a voi, venerati e carissimi Fratelli, che ho avuto la gioia di associare al Collegio dei Cardinali.

Esse richiamano il nostro fondamentale radicamento, come "seniores", nel mistero di Cristo Capo e Pastore. In quanto partecipi della pienezza dell'Ordine sacro, di Lui noi siamo, nella Chiesa e per la Chiesa, una ripresentazione sacramentale, chiamati a proclamarne autorevolmente la parola, a ripeterne i gesti di perdono e di offerta della salvezza, ad esercitarne l'amorevole sollecitudine fino al dono totale di noi stessi per il gregge (cfr Esort. ap. Pastores dabo vobis, 15).

Questo radicamento in Cristo riceve oggi in voi, venerati Fratelli, un'ulteriore specificazione, giacché con l'elevazione alla Porpora siete chiamati ed abilitati ad un servizio ecclesiale di ancor più grave responsabilità, in strettissima collaborazione con il Vescovo di Roma. Quanto oggi si compie in Piazza San Pietro è, dunque, la chiamata ad un servizio più impegnativo, perché, come abbiamo ascoltato dal Vangelo, "quicumque voluerit in vobis primus esse, erit omnium servus" (Mc 10,44). L'elezione spetta a Dio, a noi il servire. Non è forse da intendersi lo stesso primato di Pietro come servizio all'unità, alla santità, alla cattolicità ed all'apostolicità della Chiesa?

Il Successore di Pietro è il servus servorum Dei, secondo l'espressione di san Gregorio Magno. E i Cardinali sono i suoi primi consiglieri e cooperatori nel governo della Chiesa universale: sono i "suoi" vescovi, i "suoi" presbiteri ed i "suoi" diaconi, non semplicemente nella primitiva dimensione dell'Urbe, ma nel pascere l'intero popolo di Dio, al quale la Sede di Roma "presiede nella carità" (cfr sant'Ignazio Ant., Ai Rm 1,1).

2. Con tali pensieri, rivolgo il mio cordiale saluto ai venerati Cardinali presenti, che nel Collegio cardinalizio, e segnatamente in questo pubblico Concistoro, manifestano in modo eminente la "sinfonicità", per così dire, della Chiesa, cioè la sua unità nella universalità delle provenienze e nella varietà dei ministeri.

Con loro condivido la gioia di accogliere oggi i venti nuovi Confratelli, che provengono da tredici Paesi di quattro Continenti ed hanno dato ottima prova di fedeltà a Cristo ed alla Chiesa, alcuni nel diretto servizio della Sede Apostolica, altri nel guidare importanti Diocesi. Ringrazio, in particolare, il Cardinale Jorge Arturo Medina Estévez per le espressioni con cui si è fatto interprete dei comuni sentimenti in questa circostanza tanto significativa.

Mi è caro, in questo momento, rivolgere un pensiero orante al compianto Mons. Giuseppe Uhac, che il Dio di ogni grazia - come scrive l'apostolo Pietro - ha chiamato a sé appena prima della nomina, per offrirgli ben altra corona: quella della gloria eterna in Cristo (cfr 1P 5,10). Desidero, al tempo stesso, comunicare che ho riservato in pectore la nomina a Cardinale di altri due Presuli.

3. L'odierna celebrazione avviene nel corso dell'anno dello Spirito Santo in preparazione al Grande Giubileo del Duemila, secondo l'itinerario tracciato nell'Esortazione apostolica Tertio millennio adveniente, che raccolse ed elaborò le proposte di un memorabile Concistoro Straordinario svoltosi nel giugno 1994.

Quale migliore contesto ecclesiale e spirituale, per invocare sui nuovi Cardinali i doni dello Spirito Santo, "spiritus sapientiae et intellectus, spiritus consilii et fortitudinis, spiritus scientiae et pietatis et... spiritus timoris Domini" (Is 11,2-3 Vulg.)? Chi più di loro ha bisogno dell'abbondante conforto di questi doni, per compiere la missione ricevuta dal Signore? Chi più di loro è consapevole del fatto che "lo Spirito è... l'agente principale della nuova evangelizzazione" e che "l'unità del Corpo di Cristo è fondata sull'azione dello Spirito, è garantita dal ministero apostolico ed è sostenuta dall'amore vicendevole" (Tertio millennio adveniente, 45.47)?

Possa, venerati Fratelli, lo Spirito Paraclito dimorare pienamente in ciascuno di voi, colmarvi della divina consolazione e rendervi così, a vostra volta, consolatori di quanti si trovano nell'afflizione, in modo particolare delle membra più provate della Chiesa, delle comunità che maggiormente soffrono tribolazioni a causa del Vangelo. Possiate dir loro con l'apostolo Paolo: "Sive autem tribulamur, pro vestra exhortatione et salute; sive exhortamur, pro vestra exhortatione, quae operatur in tolerantia earundem passionum quas et nos patimur" (2Co 1,6).

4. Venerati Fratelli, voi siete creati Cardinali mentre ci avviamo ormai a grandi passi verso il terzo millennio dell'era cristiana. Vediamo già profilarsi all'orizzonte la Porta Santa del Grande Giubileo del Duemila e questo dà alla vostra missione un valore ed un significato di enorme rilievo. Siete chiamati, infatti, insieme con gli altri Membri del Collegio cardinalizio, ad aiutare il Papa nel condurre la barca di Pietro verso questo storico traguardo.

Conto sul vostro sostegno e sul vostro illuminato ed esperto consiglio per guidare la Chiesa nell'ultima fase della preparazione all'Anno Santo. Spingendo insieme con voi lo sguardo oltre la soglia del Duemila, invoco dal Signore l'abbondanza dei doni dello Spirito divino per tutta la Chiesa, affinché la "primavera" del Concilio Vaticano II possa trovare nel nuovo millennio la sua "estate", vale a dire il suo maturo sviluppo.

La missione, a cui Iddio vi chiama quest'oggi, domanda attento e costante discernimento. Ecco perché vi esorto ad essere sempre più uomini di Dio, ascoltatori penetranti della sua Parola, capaci di rifletterne la luce in mezzo al Popolo cristiano e tra gli uomini di buona volontà. Solo sostenuta dalla luce del Vangelo la Chiesa può affrontare con sicura speranza le sfide del presente e del futuro.

5. Rivolgo ora un cordiale benvenuto ai familiari dei nuovi Cardinali, come pure alle Delegazioni delle varie Chiese di provenienza ed alle Rappresentanze governative e civili, che hanno voluto prendere parte a questo solenne momento ecclesiale. Carissimi Fratelli e Sorelle, illustri Signori e Signore, vi ringrazio per la vostra presenza, espressione dell'affetto e della stima che vi legano agli Arcivescovi e Vescovi da me associati al Collegio cardinalizio. Come in loro, così anche in voi vedo un'immagine dell'universalità della Chiesa e, altresì, un segno eloquente del vincolo di comunione di laici e persone consacrate con i loro Pastori, come pure di presbiteri e diaconi con i loro Vescovi. Da oggi i nuovi Cardinali avranno ancora più bisogno del vostro spirituale sostegno: accompagnateli sempre con la preghiera, come già fate.

6. Domani avrò la gioia di celebrare con particolare solennità la festa della Cattedra di Pietro insieme con i nuovi Cardinali, ai quali consegnerò l'anello. Vorrei invocare, in questo momento, la celeste intercessione del Principe degli Apostoli: egli, che sentì tutta la propria indegnità al cospetto della gloria del suo Signore, ottenga per ciascuno di voi l'umiltà del cuore, indispensabile per accogliere ogni giorno come un dono l'alto incarico affidatovi. Pietro, che seguendo Cristo diventò pescatore di uomini, vi ottenga la quotidiana riconoscenza per la chiamata ad essere partecipi in modo singolare del ministero del suo Successore. Egli, che in questa città di Roma sigillò con il sangue la sua testimonianza a Cristo, vi ottenga di dare la vita per il Vangelo e di fecondare così la messe del Regno di Dio.

A Maria, Regina degli Apostoli, affido le vostre persone ed il vostro servizio ecclesiale: la sua spirituale presenza, oggi, in questo nostro cenacolo, sia pegno per voi della costante effusione dello Spirito, grazie al quale potrete proclamare a tutti, nelle varie lingue del mondo, che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. Amen!


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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA CON I NUOVI CARDINALI



Domenica, 22 febbraio 1998



1. "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa" (Mt 16,18). Le parole di Cristo all'apostolo Pietro a Cesarea di Filippo illustrano bene gli elementi fondamentali dell'odierna celebrazione. Anzitutto, la festa della Cattedra di san Pietro costituisce una ricorrenza quanto mai significativa per questa Basilica, cuore del mondo cattolico e meta quotidiana di numerosi pellegrini. La consegna poi dell'Anello ai nuovi Cardinali creati nel Concistoro Ordinario Pubblico, che ho avuto la gioia di tenere ieri, arricchisce la presente Liturgia di un ulteriore significato ecclesiale.

Il brano evangelico presenta Pietro che, mosso da un'ispirazione divina, manifesta la propria adesione totale a Gesù, Messia promesso e Figlio di Dio. In risposta alla chiara professione di fede, che Pietro fa anche a nome degli altri Apostoli, Cristo rivela la missione che intende affidargli, quella di essere la "pietra" sulla quale è edificato l'intero edificio spirituale della Chiesa.

"Tu sei Pietro!". Il ministero, affidato a Pietro ed ai suoi successori, di essere solida roccia sulla quale poggia la Comunità ecclesiale, è garanzia dell'unità della Chiesa, è custodia della integrità del deposito della fede e fondamento della comunione di tutte le componenti del Popolo di Dio. La festa liturgica di oggi rappresenta, pertanto, un invito a riflettere sul "servizio petrino" del Vescovo di Roma nei confronti della Chiesa universale. Alla Cattedra di Pietro sono in modo speciale uniti i Cardinali, i quali costituiscono il "senato" della Chiesa, i primi collaboratori del Papa nel servizio pastorale universale.

Quanto mai provvidenziale è, allora, il fatto che celebriamo insieme, quest'oggi, la festa della Cattedra di Pietro e l'ampliamento del Collegio cardinalizio con la nomina di venti nuovi Membri, Presuli che hanno dato prova di saggezza e di profondo spirito di comunione con la Sede Apostolica nel loro generoso e fedele servizio alla Comunità ecclesiale. Li affidiamo tutti al Signore nella preghiera, perché la loro testimonianza evangelica continui ad essere esempio luminoso per l'intero Popolo di Dio.

2. Ciascuno di loro ha sicuramente ascoltato come rivolte a sé le parole dell'apostolo Pietro: "Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato" (1P 5,1-2).

Gli "anziani", i presbiteri della Chiesa non possono non essere pastori zelanti e premurosi del "gregge di Dio". Ecco lo stato d'animo col quale, in questa solenne circostanza, il Successore di Pietro si accinge a consegnare ai nuovi Porporati l'Anello cardinalizio, segno dello speciale legame sponsale che da ora li unisce alla Chiesa di Roma, che presiede nella carità. A voi, cari e venerati Fratelli, viene affidata la missione, in stretta comunione di spirito e d'intenti col Papa, di essere testimoni delle sofferenze che ancora oggi Cristo affronta nel suo Corpo mistico; al contempo, siete chiamati a proclamare con la parola e con la vita la speranza che non delude.

Provenienti da tredici diverse Nazioni di vari Continenti, voi venite ora incardinati nella Chiesa di Roma. In tal modo avviene un sublime scambio di doni tra la Chiesa che è in questa Città e le Chiese pellegrinanti nelle varie parti del mondo. Alla Chiesa di Roma voi offrite la varietà dei carismi e la ricchezza spirituale delle vostre Comunità cristiane, venerabili per antica tradizione o ammirevoli per la freschezza e la vitalità delle loro energie. La Chiesa di Pietro e di Paolo, a sua volta, esprime in modo più luminoso il volto della sua cattolicità, allargando la propria sollecitudine pastorale alle Comunità cristiane di tutto il mondo attraverso il qualificato servizio ecclesiale dei Pastori chiamati alla dignità ed alla responsabilità cardinalizia. In tal modo, come ebbe ad esprimersi il Papa Paolo VI in occasione del Concistoro nel quale io stesso fui elevato alla Porpora, il Collegio cardinalizio costituisce come il "Presbyterium dell'Orbe" (Omelia per la consegna dell'Anello cardinalizio 29 Giugno 1967: Insegnamenti, V [1967], 352).

3. "Pascete il gregge di Dio... facendovi modelli del gregge" (1P 5,2-3). Entrando a far parte di questo alto Senato ecclesiale, voi tutti, venerati Fratelli, assumete la responsabilità di Pastori della Chiesa ad un nuovo e più alto titolo. A voi non viene affidato soltanto l'ufficio di eleggere il Papa, ma anche quello di condividere con lui la sollecitudine verso l'intero popolo cristiano. Voi già siete colmi di meriti per la generosa e zelante opera svolta nel ministero episcopale in illustri Diocesi di tante parti del mondo o nella dedizione al servizio della Sede Apostolica in diversi ed impegnativi compiti.

La nuova dignità, alla quale siete adesso chiamati mediante la nomina cardinalizia, intende manifestare apprezzamento per il vostro diuturno lavoro nel campo di Dio e rendere onore alle Comunità ed alle Nazioni da cui provenite e di cui siete i degni rappresentanti nella Chiesa. Al tempo stesso, essa vi investe di nuove e più importanti responsabilità, chiedendovi un supplemento di disponibilità per Cristo e per il suo intero Corpo mistico.

Questo nuovo radicamento in Cristo e nella Chiesa vi impegna ad un più coraggioso servizio del Vangelo e ad una dedizione senza riserve ai fratelli. Esso vi chiede, altresì, una disponibilità completa, sino all'effusione del sangue, come ben simboleggia il colore purpureo del vostro abito cardinalizio. "Usque ad sanguinis effusionem...". Questa radicale prontezza a dare la vita per Cristo trae costante alimento da una fede salda ed umile. Siate consapevoli della missione che il Signore oggi vi affida! Appoggiatevi a Lui! Dio è fedele alle sue promesse. Operate sempre per Lui, certi che, come dice l'apostolo Pietro, "quando apparirà il Pastore supremo, riceverete la corona di gloria che non appassisce" (1P 5,4).

4. "Io stesso condurrò le mie pecore... andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita" (Ez 34,15-16). Non vi lasciate abbattere dalle inevitabili difficoltà della vita! Il profeta Ezechiele, come abbiamo udito nella prima Lettura, ci assicura che il Signore stesso si prende cura del suo popolo. Di questa sollecitudine di Dio per la sua eredità voi siete chiamati a farvi segno visibile, imitando Cristo, Buon Pastore, che raccoglie intorno a sé in un unico gregge l'umanità dispersa dal peccato.

E come non sottolineare che questo compito di pascere il gregge di Cristo viene a voi affidato in un momento particolare della storia della Chiesa e dell'umanità? Stiamo vivendo un passaggio epocale dal secondo al terzo millennio, del quale vediamo approssimarsi ormai, a grandi passi, l'alba: ci avviamo verso il Grande Giubileo dell'Anno Duemila. In ogni parte del mondo fervono iniziative apostoliche e missionarie per rendere questo appuntamento occasione di interiore rinnovamento per tutti i credenti. Possa tale storica tappa segnare una straordinaria primavera di speranza per i credenti e per tutta l'umanità!

5. Affidiamo questi nostri auspici alla Vergine Maria, sempre presente nella Comunità cristiana sin dalle sue origini, mentre, raccolta in preghiera o dedita a proclamare a tutti il Vangelo, attende e prepara la venuta di Cristo, Signore della Storia. A Lei affidiamo il vostro nuovo servizio ecclesiale, venerati Fratelli, nella prospettiva del grande evento giubilare; nelle sue mani materne poniamo le attese e le speranze di ogni credente e dell'intera umanità.

Amen!



GPII Omelie 1996-2005 135