GPII Omelie 1996-2005 138

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STAZIONE QUARESIMALE PRESIEDUTA DAL SANTO PADRE

NELLA BASILICA DI SANTA SABINA ALL’AVENTINO


Mercoledì delle Ceneri , 25 febbraio 1998


1. "... Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti... Ritornate al Signore vostro Dio" (Jl 2,12-13).

Con le parole dell'antico profeta, l'odierna Liturgia delle Ceneri, preceduta dalla processione penitenziale, ci introduce nella Quaresima, tempo di grazia e di rigenerazione spirituale. "Ritornate, convertitevi...". All'inizio dei quaranta giorni, questi richiami pressanti mirano a stabilire un singolare dialogo tra Dio e l'uomo. Davanti al Signore che invita alla conversione, l'uomo fa propria la preghiera di Davide, confessando umilmente i suoi peccati:

"Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.
Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto...
Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe" (Sal 50[51],3-6.11).

2. Il Salmista non si limita a confessare le proprie colpe ed a chiederne la remissione; egli attende dalla bontà del Signore soprattutto il rinnovamento interiore: "Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo" (Ps 50 [51],12). Illuminato dallo Spirito sulla potenza devastante del peccato, egli domanda di diventare una creatura nuova, di essere, in un certo senso, nuovamente creato.

Ecco, sta qui la grazia della redenzione! Di fronte al peccato che deturpa il cuore dell'uomo, il Signore si china sulla sua creatura per riannodare il dialogo salvifico ed aprirle nuove prospettive di vita e di speranza. E' specialmente durante il tempo della Quaresima che la Chiesa approfondisce questo mistero di salvezza.

Al peccatore che si interroga sulla sua situazione e sulla possibilità di ottenere ancora la misericordia di Dio, la Liturgia oggi risponde con le parole dell'Apostolo, tratte dalla seconda Lettera ai Corinzi: "Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio" (5,21). In Cristo è proclamato ed offerto ai credenti l'amore sconfinato del Padre celeste per ogni uomo.

3. Risuona, qui, l'eco di quanto Isaia annunziava da lontano a proposito del Servo del Signore: "Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti" (Is 53,6).

Dio esaudisce le invocazioni dei peccatori che, insieme con Davide, supplicano: "Crea in me, o Dio, un cuore puro". Gesù, il servo sofferente, prende sulle sue spalle la croce, che rappresenta il peso di tutti i peccati dell'umanità, e si avvia al Calvario per dare compimento con la sua morte all'opera della redenzione. Gesù crocifisso è l'icona della misericordia sconfinata di Dio per ogni uomo.

Per ricordarci che "per le sue piaghe noi siamo stati guariti" (Is 53,5) e per suscitare in noi l'orrore del peccato, la Chiesa ci invita a fare spesso, durante la Quaresima, la pia pratica della Via Crucis. Per noi, qui a Roma, assume grande rilievo quella del Venerdì Santo al Colosseo, che ci offre l'opportunità di toccare con mano la potente verità della redenzione mediante la croce, ripercorrendo idealmente le orme dei primi martiri nell'Urbe.

4. "Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe... un cuore affranto e umiliato, tu, o Dio, non disprezzi" (Sal 50[51], 11.19). E' commovente quest'invocazione quaresimale!

L'uomo creato da Dio a sua immagine e somiglianza proclama: "Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto" (Ps 50 [51], 6). Illuminato dalla grazia di questo tempo penitenziale, sente il peso del male commesso e comprende che soltanto Dio può liberarlo. Pronuncia allora dal profondo della sua miseria l'esclamazione di Davide: "Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato. Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi". Oppresso dal peccato, egli scongiura la misericordia di Dio, fa appello alla sua fedeltà all'alleanza, e gli chiede di realizzare la sua promessa: "Cancella tutte le mie colpe" (Ps 50 [51], 11).

All'inizio della Quaresima, preghiamo affinché, nel tempo "favorevole" di questi quaranta giorni, accogliamo l'invito della Chiesa alla conversione. Preghiamo perché, durante quest'itinerario verso la Pasqua, si rinnovi nella Chiesa e nell'umanità il ricordo del dialogo salvifico tra Dio e l'uomo che la Liturgia del Mercoledì delle Ceneri ci pone dinanzi.

Preghiamo perché i cuori si dispongano al dialogo con Dio. Egli ha per ciascuno una speciale parola di perdono e di salvezza. Che ogni cuore si apra all'ascolto di Dio, per riscoprire nella sua parola le ragioni della speranza che non delude.

Amen!


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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DI S. AGAPITO



Domenica, 1° marzo 1998


1. "Gesù... fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo" (Lc 4,1-2).

Prima di iniziare l'attività pubblica, Gesù, mosso dallo Spirito Santo, si ritira nel deserto per quaranta giorni. Qui, come leggiamo oggi nel Vangelo, viene messo alla prova dal diavolo, che gli presenta tre tentazioni comuni nella vita di ogni uomo: la voluttà dei beni materiali, la seduzione del potere umano e la presunzione di sottomettere Dio ai propri interessi.

La lotta vittoriosa di Gesù contro il tentatore non si esaurisce nell'arco dei giorni passati nel deserto, ma continua durante gli anni della vita pubblica e culmina negli eventi drammatici della Pasqua. E' proprio con la morte in Croce che il Redentore trionfa definitivamente sul male, liberando l'umanità dal peccato e riconciliandola con Dio. L'evangelista Luca sembra voler già dall'inizio preannunciare il compiersi della salvezza sul Golgota. Egli conclude, infatti, il racconto delle tentazioni con la menzione di Gerusalemme, dove appunto sarà suggellata la vittoria pasquale di Gesù.

La scena delle tentazioni di Cristo nel deserto si rinnova ogni anno all'inizio della Quaresima. La Liturgia invita i credenti ad entrare con Gesù nel deserto ed a seguirlo nel tipico itinerario penitenziale di questo tempo quaresimale, iniziato mercoledì scorso con l'austero rito delle Ceneri.

2. "Se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo" (Rm 10,9). Le parole dell'apostolo Paolo, che abbiamo ascoltato poc'anzi, illustrano bene lo stile e le modalità del nostro pellegrinaggio quaresimale. Cos'altro è la penitenza, se non un umile e sincero ritorno alle sorgenti della fede, respingendo prontamente la tentazione ed il peccato ed intensificando l'intimità orante con il Signore?

Solo Cristo, infatti, può liberare l'uomo da ciò che lo rende schiavo del male e dell'egoismo: della ricerca spasmodica dei beni materiali, della sete di potere e di dominio sugli altri e sulle cose, dell'illusione del successo facile, della frenesia del consumismo e dell'edonismo, che mortificano in definitiva l'essere umano.

Ecco, cari Fratelli e Sorelle, quanto con chiarezza il Signore ci domanda per entrare nel clima autentico della Quaresima. Egli vuole che nel deserto di questi quaranta giorni impariamo ad affrontare il nemico delle nostre anime alla luce della Parola di salvezza. Lo Spirito Santo, a cui è dedicato particolarmente questo secondo anno di preparazione al Grande Giubileo del Duemila, renda viva la nostra preghiera, perché siamo pronti ad affrontare con coraggio l'incessante lotta per vincere il male con il bene.

3. Carissimi Fedeli della Parrocchia di Sant'Agapito! Sono lieto di trovarmi fra voi, quest'oggi, mentre è ormai in pieno svolgimento la grande Missione cittadina in preparazione all'evento giubilare. Si tratta, come ho avuto modo di dire anche giovedì scorso nell'incontro con i sacerdoti di Roma, di una provvidenziale iniziativa pastorale che prepara la nostra Diocesi a varcare la soglia del nuovo millennio interamente rinnovata. Roma ha una singolare missione da compiere, chiamata com'è ad accogliere i pellegrini che verranno da tutto il mondo per il Grande Giubileo del Duemila. Per questo è necessario che la testimonianza della sua fede nel Risorto, Redentore dell'uomo e Signore della storia, sia sempre più gioiosa ed esemplare. E' importante che i romani ricevano dai credenti l'annuncio e la testimonianza del Vangelo della speranza e della solidarietà. Voi, carissimi Fratelli e Sorelle di questa Parrocchia, dovete sentirvi gli evangelizzatori coraggiosi di quanti vivono in questo quartiere.

4. A tutti rivolgo ora il mio cordiale saluto, cominciando dal Cardinale Vicario e da Monsignor Vicegerente. Saluto poi Don Isidoro Del Lungo, vostro zelante pastore dal 1977, ma presente in Parrocchia da ormai trent'anni, il Vicario parrocchiale e gli altri collaboratori. Un pensiero particolare va alle associazioni che operano in questo territorio, come pure ai Fratelli della Carità di Madre Teresa di Calcutta ed ai volontari che gestiscono la "Casa Serena", benemerito centro di accoglienza per persone in difficoltà.

Molti di voi ricordano le origini della Parrocchia, istituita quarant'anni fa in una zona adiacente al borghetto Prenestino, un villaggio di baracche sorto nel 1934, estesosi abusivamente nel dopoguerra e demolito nel 1980. Iniziata in un modesto locale, la vita parrocchiale si è in seguito trasferita in un capannone adibito per le celebrazioni liturgiche fino al presente. Nel frattempo, è stato costruito un secondo capannone che la domenica, negli orari di maggiore affluenza, funziona come sussidiario luogo di culto. Se agli inizi non sono mancati comprensibili disagi, in seguito la stessa carenza di vere e proprie strutture pastorali ha finito, potremmo dire provvidenzialmente, con il favorire un clima di maggiore coesione nella Comunità, anche perché non è cresciuto con gli anni il numero degli abitanti. Vorrei rivolgere un saluto affettuoso ad ogni persona che vive in questo vostro quartiere: a quanti frequentano regolarmente la Parrocchia ed a chi, invece, si fosse eventualmente allontanato dalla fede; alle persone sole ed agli anziani, che costituiscono una larga fetta della vostra Comunità; ai malati ed a coloro che attraversano particolari difficoltà, ai bambini, ai giovani ed alle famiglie.

So che un'esperienza ecclesiale, che ha positivamente segnato la vita della Parrocchia, è quella del Rinnovamento nello Spirito Santo. Penso con animo grato al Signore a tutti coloro che, aiutati da questo particolare cammino spirituale, si sono riavvicinati alla fede ed alla Chiesa. Estendo il mio pensiero ai Gruppi di preghiera di Padre Pio ed agli altri movimenti e gruppi parrocchiali. Nella vostra Comunità cristiana ci sia posto sempre per tutti e, nella condivisione dei carismi propri di ogni esperienza spirituale, abbiate sempre a cuore di coltivare quell'armoniosa reciproca accoglienza, indispensabile per un'efficace e fraterna azione evangelizzatrice.

5. "Allora gridammo al Signore... e il Signore ascoltò la nostra voce" (Dt 26,7). La professione di fede del popolo di Israele, riportata nella prima Lettura, presenta l'elemento fondamentale attorno al quale ruota l'intera tradizione dell'Antico Testamento: la liberazione dalla schiavitù d'Egitto e la nascita del popolo eletto.

La pasqua dell'Antica Alleanza costituisce la preparazione e l'annuncio della Pasqua definitiva, nella quale sarà immolato l'Agnello che toglie il peccato del mondo.

Carissimi Fratelli e Sorelle, all'inizio dell'itinerario quaresimale ritorniamo alle radici della nostra fede, per prepararci attraverso la preghiera, la penitenza, il digiuno e la carità a partecipare con cuore interiormente rinnovato alla Pasqua di Cristo.

Ci aiuti la Vergine Santa in questa Quaresima a condividere con degni frutti di conversione il cammino di Cristo dal deserto delle tentazioni a Gerusalemme, per celebrare insieme con lui la Pasqua della nostra redenzione.


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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DI SANT’ACHILLE



Domenica, 8 marzo 1998



1. "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo" (Lc 9,35). In questa seconda domenica di Quaresima la liturgia ci invita a meditare sul suggestivo racconto della Trasfigurazione di Gesù. Nella solitudine del monte Tabor, alla presenza di Pietro, Giacomo e Giovanni, unici testimoni privilegiati di tale importante evento, Gesù è rivestito, anche esteriormente, della gloria di Figlio di Dio che gli appartiene. Il suo volto diviene luminoso, le sue vesti sfolgoranti. Appaiono Mosè ed Elia che conversano con lui riguardo al compimento della sua missione terrena, destinata a concludersi in Gerusalemme con la morte in croce e con la risurrezione.

Nella Trasfigurazione si rende visibile per un momento la luce divina che sarà pienamente rivelata nel Mistero pasquale. L'evangelista Luca sottolinea come questo fatto straordinario avvenga proprio in un contesto di preghiera. "Mentre pregava", il volto di Gesù cambiò d'aspetto (cfr Lc 9,29). Sull'esempio di Cristo, l'intera comunità cristiana è invitata a vivere in spirito di preghiera e di penitenza l'itinerario quaresimale, per prepararsi fin d'ora ad accogliere la luce divina che risplenderà a Pasqua.

2. Nella seconda Lettura, tratta dalla Lettera di Paolo ai Filippesi, ci viene rivolto un pressante appello alla conversione: "Guardate a quelli che si comportano secondo l'esempio che avete in noi" (3,17). Con queste parole l'Apostolo propone la propria personale esperienza, per aiutare i fedeli di Filippi a superare un certo clima di rilassatezza e di disimpegno, che stava diffondendosi in quella comunità a lui molto cara.

Il tono diviene qui particolarmente forte e toccante. San Paolo si rivolge ai suoi cristiani di Filippi "con le lacrime agli occhi", per metterli in guardia da coloro che "si comportano da nemici della croce di Cristo", poiché sono "tutti intenti alle cose della terra" (Ibid. 3,18-19). Alle difficoltà di quella comunità da lui fondata egli contrappone l'immagine della propria vita, dedicata senza riserve alla causa di Cristo ed all'annuncio del Vangelo.

Come non notare, a questo proposito, l'attualità dell'esortazione dell'Apostolo, che risuona in questa domenica di Quaresima, quando ormai siamo pienamente entrati nella fase centrale della Missione cittadina? Questa importante iniziativa pastorale in preparazione al Giubileo coinvolge tutte le componenti della Chiesa che è in Roma e, allo stesso tempo, costituisce un'occasione quanto mai favorevole per aiutare gli abitanti della Città a riscoprire i valori dello spirito, approfondire l'amore a Cristo ed accogliere la "Buona Notizia", che è salvezza dell'uomo nella sua interezza.

3. Carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia di sant'Achille! Sono lieto di essere con voi, oggi, e di celebrare l'Eucaristia in questa vostra chiesa. La mia visita alla vostra Parrocchia avviene proprio nel momento in cui tutta la Diocesi di Roma è impegnata nella Missione cittadina a livello territoriale, con la visita alle famiglie e con i centri di ascolto del Vangelo nei caseggiati.

Seguo con speciale attenzione questa grande impresa apostolica, che intende predisporre il cuore dei Romani ad accogliere la grazia del Giubileo. Desidero incoraggiare i missionari e le missionarie che in questi giorni stanno visitando le famiglie, e ricordo in modo particolare proprio a loro quanto ho scritto in termini più generali nella Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente: "Lo Spirito è anche per la nostra epoca l'agente principale della nuova evangelizzazione" (n. 45). Davanti alle possibili difficoltà che incontra questo lavoro missionario cresca in ciascuno la consapevolezza dell'azione dello Spirito Santo, che ci accompagna e "costruisce il Regno di Dio nel corso della storia e prepara la sua piena manifestazione in Gesù Cristo, animando gli uomini nell'intimo e facendo germogliare all'interno del vissuto umano i semi della salvezza definitiva che avverrà alla fine dei tempi" (Ibid.).

4. Carissimi, a tutti rivolgo il mio affettuoso saluto, cominciando dal Cardinale Vicario e dal Vescovo Ausiliare del Settore. Saluto pure cordialmente il vostro attivo Parroco, Padre Giuseppe Ferdinandi, ed i cari Religiosi del Terz'Ordine Regolare di San Francesco suoi collaboratori, i Diaconi permanenti, i Ministri straordinari dell'Eucaristia, che tanto si prodigano per la visita agli ammalati, portando loro ogni domenica la Santa Comunione, come pure i membri dei numerosi gruppi ed aggregazioni ecclesiali presenti in Parrocchia.

La vostra Comunità è, altresì, caratterizzata da un generoso ed attivo impegno del laicato, soprattutto nei settori del servizio ai più deboli ed in varie iniziative spirituali e culturali. Mi compiaccio di questa vitalità apostolica e missionaria ed auspico che cresca sempre più questa tensione evangelizzatrice.

In questo momento privilegiato di grazia costituito dalla Missione cittadina, invito voi tutti, carissimi fedeli della Parrocchia di sant'Achille, ad intensificare il vostro sforzo nel diffondere la Parola salvifica fra gli abitanti di Roma, attraverso il dialogo con le persone e le famiglie, valorizzando i centri di ascolto del Vangelo nelle case e la celebrazione feriale della Parola di Dio. Unite, inoltre, all'annuncio del Vangelo una concreta testimonianza della carità, che si fa solidarietà e condivisione specialmente con i più bisognosi.

So che già operate in questo senso, cercando di rinvigorire forme di volontariato spontaneo per trasformarle in iniziative di solidarietà più stabili e meglio organizzate. Vi incoraggio volentieri a proseguire in questa strada, studiando e realizzando coraggiose e qualificate forme di servizio ai fratelli, individuando a tal fine tempestivamente le nuove ed antiche povertà presenti anche in questa zona. Si tratta di accompagnare ragazze madri e tante persone sole ed anziane del quartiere; è necessario prendersi cura dei malati e dei sofferenti; occorre riservare comprensione ed accoglienza agli extracomunitari ed ai nomadi, per far sentire a tutti il conforto della presenza del Signore e la solidale vicinanza della comunità cristiana.

5. Premurosa cura richiedono le famiglie, specialmente quelle che, per vari motivi, non riescono più a vivere appieno l'amore coniugale. E' una missione difficile, lo so, ma quanto importante ed urgente! Ugualmente urgente ed importante è saper avvicinare i giovani, per trasmettere loro il Vangelo di Cristo e la fiducia nella vita. Siate consapevoli che ogni sforzo compiuto in questi due fondamentali ambiti della pastorale, strettamente uniti tra loro, offre un contributo prezioso alla nuova evangelizzazione.

La vostra Comunità è affidata alla celeste protezione di sant'Achille, in memoria del santo Patrono del mio venerato Predecessore Pio XI, che si fece promotore a Roma della costruzione di cinquanta nuove parrocchie e diede forte impulso, in tutta Italia, all'Azione Cattolica. Il ricordo di questo Pontefice del nostro tempo, che tanto ha operato per la promozione del laicato cristiano, sia di stimolo per un apostolato forte e generoso, atto a rinnovare con il lievito evangelico questa nostra società alle soglie del terzo millennio.

6. Ci sostiene in questo itinerario apostolico la consapevolezza che Iddio è fedele. Nella prima Lettura abbiamo ascoltato il racconto dell'alleanza stipulata da Dio con Abramo. Alla promessa divina di una discendenza, Abramo risponde "sperando contro ogni speranza" (Rm 4,18); per questo egli diviene padre nella fede di tutti i credenti. "Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia" (Gn 15,6). L'alleanza col Capostipite del popolo eletto viene in seguito rinnovata nella grande Alleanza del Sinai. Questa, poi, trova il suo definitivo compimento nella Nuova Alleanza, conclusa da Dio con l'intera umanità non nel sangue di animali ma in quello del suo stesso Figlio fatto Uomo, che offre la vita per la redenzione del mondo.

Maria, che come Abramo credette contro ogni speranza, ci aiuti a riconoscere in Gesù il Figlio di Dio ed il Signore della nostra vita. A Lei affidiamo la Quaresima e la Missione cittadina, affinché siano momenti privilegiati di grazia e rechino abbondati frutti di bene non soltanto per la comunità cristiana ma per tutti gli abitanti di Roma.
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CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI TRE SERVI DI DIO



Domenica, 15 marzo 1998




1. "Dio lo chiamò dal roveto e disse: "Mosè"... Rispose: "Eccomi!"" (Ex 3,4).

Nella prima Lettura abbiamo ascoltato il racconto della vocazione di Mosè. Dio rivela a Mosè il proprio nome: "Io sono colui che sono!" (Ex 3,14), perchè lo comunichi al popolo d'Israele. Si stabilisce così un rapporto speciale di fiducia e di familiarità tra Dio ed il suo inviato. Egli viene investito dell'autorità di mediatore tra il popolo ed il suo Signore. Grazie a questa responsabilità, diventerà strumento di Dio per la liberazione di Israele dalla schiavitù dell'Egitto. Attraverso la sua opera, sarà lo stesso Jahvè a condurre il popolo per quarant'anni nel deserto fino alla terra promessa ed a concludere con esso la grande Alleanza del Sinai.

La storia della vocazione di Mosè dimostra chiaramente come la chiamata alla comunione con Dio, e quindi alla santità, sia la necessaria premessa per ogni peculiare missione a favore della comunità ed a servizio dei fratelli.

L'iniziativa divina, che chiama una persona alla santità e le affida una missione speciale al servizio del prossimo, risplende in modo luminoso nell'esperienza spirituale dei tre nuovi Servi di Dio, che oggi ho la gioia di elevare alla gloria degli altari: Vincenzo Eugenio Bossilkov, Vescovo e Martire, Brigida di Gesù Morello, Religiosa e Fondatrice delle Suore Orsoline di Maria Immacolata, María del Carmen Sallés y Barangueras, Vergine e Fondatrice delle Religiose Concezioniste Missionarie dell'Insegnamento.

2. "Bevevano da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo" (1Co 10,4). Il Vescovo martire Vincenzo Eugenio Bossilkov si è abbeverato alla roccia spirituale che è Cristo. Seguendo fedelmente il carisma del fondatore della sua Congregazione, san Paolo della Croce, ha coltivato intensamente la spiritualità della Passione. Si è dedicato, inoltre, senza riserve al servizio pastorale della Comunità cristiana a lui affidata, affrontando senza esitazione la prova suprema del martirio.

[Il Vescovo Mons. Bossilkov è diventato così una gloria fulgidissima della Chiesa nella sua Patria. Testimone intrepido della croce di Cristo, egli è una delle tante vittime che il comunismo ateo ha sacrificato, in Bulgaria ed altrove, nel suo programma di annientamento della Chiesa. In quei tempi di dura persecuzione molti hanno guardato a lui e dall'esempio del suo coraggio hanno tratto forza per rimanere fedeli al Vangelo sino alla fine. Sono lieto, in questo giorno di festa per la Nazione bulgara, di rendere omaggio a quanti, come Mons. Bossilkov, hanno pagato con la vita l'adesione senza riserve alla fede ricevuta nel battesimo.]

Mons. Bossilkov ha saputo unire in modo mirabile alla sua missione di Sacerdote e di Vescovo un'intensa vita spirituale ed una costante attenzione alle esigenze dei fratelli. Oggi si propone a noi come figura eminente della Chiesa cattolica che è in Bulgaria, non solo per la sua vasta cultura, ma anche per la costante ansia ecumenica e l'eroica fedeltà alla Sede di Pietro.

Quando l'ostilità del regime comunista contro la Chiesa si fece più decisa e minacciosa, il Beato Bossilkov volle rimanere accanto alla sua gente, pur sapendo che ciò significava rischiare la vita. Non temette di affrontare la bufera della persecuzione. Quando intuì che il momento della prova suprema s'avvicinava, scrisse al Superiore della sua Provincia religiosa: "Ho il coraggio di vivere, spero di averlo anche per subire il peggio, restando fedele a Cristo, al Papa e alla Chiesa!" (Lettera XIV).

E così questo Vescovo e martire, che durante tutta la sua esistenza si sforzò di essere immagine fedele del Buon Pastore, lo divenne in un modo del tutto speciale al momento della morte, quando unì il suo sangue a quello dell'Agnello immolato per la salvezza del mondo. Quale esempio luminoso per noi tutti, chiamati a testimoniare fedeltà a Cristo e al suo Vangelo! Quale grande incoraggiamento per quanti patiscono ancor oggi ingiustizie e vessazioni a causa della loro fede! Possa l'esempio di questo martire, che oggi contempliamo nella gloria dei Beati, infondere fiducia e ardore a tutti i cristiani, specialmente a quelli della cara Nazione bulgara, che può ormai invocarlo come suo celeste protettore.

3. "Buono e pietoso è il Signore, lento all'ira e grande nell'amore". Queste parole, che la Liturgia di oggi presenta nel Salmo responsoriale, hanno sostenuto ed orientato l'eroica fedeltà al Vangelo della Beata Brigida di Gesù Morello, religiosa e fondatrice delle Suore Orsoline di Maria Immacolata. Le vicende della sua variegata esistenza - prima come giovane ricca di virtù umane e spirituali, poi come sposa fedele e saggia, quindi come vedova cristiana, ed infine come persona consacrata e guida delle sue Consorelle - rispecchiano con singolare nitidezza il fiducioso abbandono della nuova Beata alla misericordia di Dio che è "lento all'ira e grande nell'amore".

Ad una simile scuola la Beata Brigida di Gesù imparò la fondamentale lezione dell'amore che si spende nella dedizione quotidiana al servizio del prossimo. In un'epoca nella quale gli ideali della femminilità erano scarsamente considerati, la Beata Morello mise in luce senza strepito il valore della donna nella famiglia e nella società Innamorata di Dio, fu per questo sempre disponibile ad aprire il cuore e le braccia ai fratelli ed alle sorelle nel bisogno. Arricchita di doni mistici ma provata, allo stesso tempo, da lunghe e gravi sofferenze, non cessòdi essere per i suoi contemporanei un'autentica maestra di vita spirituale ed un significativo esempio di mirabile sintesi tra vita consacrata ed impegno sociale ed educativo.

Nei suoi scritti traspare un costante invito alla fiducia in Dio. Amava ripetere: "Confidenza, confidenza, cuore grande! Dio ci è Padre e mai ci abbandonerà!".

Non è forse singolarmente attuale questo messaggio che la nuova Beata ci propone? Questa nostra sorella nella fede, oggi elevata agli onori degli altari, ci ricorda con forza che amare Iddio è il segreto di ogni vero ed efficace impegno sociale a favore dei fratelli.

4. La primera lectura del libro del Éxodo presenta la vocación y misión de Moisés siguiendo un esquema típico de los relatos bíblicos vocacionales: la llamada divina, las objeciones del elegido, y la señal de protección y complacencia por parte de Dios. Estos elementos aparecen también en la vida de Carmen Sallés y Barangueras, fundadora de las Concepcionistas Misioneras de la Enseñanza. Desde joven, la nueva Beata puso todo su empeño en clarificar la voluntad de Dios sobre ella. Diversas experiencias de vida religiosa la llevaron a descubrir que su misión en la Iglesia era sembrar el bien en la infancia y la juventud, para preservarlas de los males que las acechaban, y dotar a la mujer de una cultura y capacitación profesional que le permitiera insertarse dignamente en la sociedad.

Consagrada así a la educación femenina, venció numerosas dificultades sabiéndose un "instrumento inútil en manos de María Inmaculada"; asumió audaces proyectos madurados en la oración y en el consejo de personas bien formadas, repitiendo con firme confianza: "Adelante, siempre adelante. Dios proveerá".

Mujer llena de valor, la Madre Carmen fundamentó su vida y su obra en una espiritualidad cristocéntrica y mariana alimentada por una piedad sólida y discreta. Su carisma concepcionista, signo del amor del Señor por su pueblo, sigue hoy vivo en el testimonio de sus hijas que, como misioneras en las escuelas y colegios, trabajan con ahínco evangelizando desde la enseñanza.

5. "Fate penitenza, dice il Signore; il Regno di Dio è vicino" (Canto al Vangelo; cfr Mt 4,17). Il brano evangelico dell'odierna terza domenica di Quaresima sottolinea il tema fondamentale di questo "tempo forte" dell'anno liturgico: l'invito a convertirsi ed a compiere degne opere di penitenza.

I tre nuovi Beati, che oggi vengono presentati alla nostra venerazione, hanno saputo accogliere l'esigente proposta. Non è stato per loro un cammino facile. Hanno dovuto, infatti, affrontare prove e contrarietà; ma lo hanno fatto sempre con animo disposto a compiere sino in fondo la volontà divina. Hanno lottato contro il male operando il bene. Sono diventati, così, con la parola e con l'esempio, testimoni credibili per i loro contemporanei. Grazie al loro aiuto, molti altri hanno accolto Cristo ed il suo Vangelo di salvezza.

Nel nostro tempo, mentre ci avviamo ormai a grandi passi verso il terzo millennio, la vita di questi tre nostri illustri fratelli nella fede ci sia di sprone a seguire fedelmente il Signore nel cammino difficile, ma al tempo stesso luminoso, della fedeltà a Cristo.

Amen.
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ORDINAZIONE EPISCOPALE DEGLI ECC.MI MONSIGNORI

HARVEY, DZIWISZ E MARINI


Solennità di San Giuseppe

Giovedì, 19 marzo 1998




1. O felicem virum, beatum Joseph, cui datum est Deum... non solum videre et audire, sed portare, deosculari, vestire et custodire!

Questa preghiera, che un tempo i sacerdoti erano soliti recitare preparandosi a celebrare la santa Messa, ci aiuta ad approfondire il contenuto della Liturgia dell'odierna solennità. Oggi contempliamo Giuseppe, sposo della Vergine, protettore del Verbo Incarnato, uomo del lavoro quotidiano, fiduciario del grande mistero della salvezza.

E' proprio quest'ultimo aspetto che viene posto in speciale rilievo dalle Letture bibliche, poc'anzi proclamate, che ci fanno comprendere come san Giuseppe sia stato introdotto da Dio nel disegno salvifico dell'Incarnazione. "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16). Questo è il dono incommensurabile della salvezza, questa è l'opera della redenzione.

Come Maria, anche Giuseppe ha creduto alla parola del Signore e ne è diventato partecipe. Come Maria ha creduto che questo progetto divino si sarebbe realizzato grazie alla loro disponibilità. E così è avvenuto: l'eterno Figlio di Dio si è fatto uomo nel seno della Vergine Madre.

Sopra Gesù - neonato, poi fanciullo, adolescente, giovane, uomo maturo - l'eterno Padre pronuncia le parole dell'annuncio profetico che abbiamo udito nella prima Lettura: "Io gli sono padre ed egli mi è figlio" (cfr 2S 7,14). Agli occhi degli abitanti di Betlemme, di Nazaret e di Gerusalemme il padre di Gesù è Giuseppe. Ed il carpentiere di Nazaret sa che, in qualche modo, è proprio così. Lo sa, perché crede nella paternità di Dio ed è consapevole di essere stato chiamato in certa misura a condividerla (cfr Ep 3,14-15). Ed oggi la Chiesa, venerando san Giuseppe, ne elogia la fede e la totale docilità alla volontà divina.

2. Quest'anno ho scelto la solennità di san Giuseppe per l'Ordinazione episcopale di tre presbiteri, ai quali sono particolarmente legato per il singolare servizio alla Santa Sede ed alla mia Persona da essi svolto. Essi sono Mons. James Harvey, Mons. Stanislaw Dziwisz e Mons. Piero Marini. Ora, nell'atmosfera raccolta e solenne di questa Basilica, essi attendono l'imposizione delle mani, dopo il canto del Veni Creator, col quale tutti insieme abbiamo invocato su di loro l'abbondanza dei doni del Paraclito. Essi attendono attingendo dall'odierna solennità di san Giuseppe sentimenti e spunti di riflessione, che li aiutino ad approfondire quel che la Chiesa sta per trasmettere loro mediante i segni sacramentali.

Risuonano nel mio spirito queste parole: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16). Carissimi Fratelli, che state per essere elevati alla grazia dell'Episcopato, questo mistero di amore si presenta oggi ai vostri occhi con straordinaria eloquenza. Di esso voi siete chiamati a diventare partecipi in una forma ancora più esigente. Iddio vi chiama ad essere suoi più stretti cooperatori nell'universale disegno della salvezza. Vi affida il proprio Figlio, che vive nella Chiesa come una volta visse nella casa di Nazaret; vi affida il Salvatore del mondo e la sua opera salvifica.

Nella vostra giovinezza, il Signore vi ha conferito, con la grazia del Sacerdozio, uno specifico ministero all'interno della Chiesa. Oggi, nella vostra maturità umana, grazie allo Spirito Santo, vi è partecipata la pienezza del sacramento dell'Ordine, in virtù della quale voi siete impegnati a nuovo titolo e con maggior responsabilità a servizio del Redentore dell'uomo, sommo ed unico Mediatore e Pastore delle anime. La Chiesa prega con voi e per voi, affinché questa missione diventi sorgente di innumerevoli benefici per tutti coloro ai quali verrete mandati.

Questo chiediamo mediante l'intercessione di san Giuseppe; a lui affidiamo il vostro ministero, memori che nella pienezza dei tempi il Padre celeste pose sotto la sua protezione il proprio Figlio e la Vergine Madre. San Giuseppe vi ottenga un'abbondante effusione dello Spirito Santo.

3. E' lo Spirito del Signore che vi consacra con l'energia del suo amore.

He consecrates you, dear Monsignor James Harvey, of the Archdiocese of Milwaukee in the United States, for many years my faithful collaborator in the Secretariat of State. Now, as Prefect of the Papal Household, you will be responsible for the daily round of audiences and meetings. This is a most significant and valuable service, especially in these years leading up to the great Jubilee of the Year 2000.

[Consacra te, caro Mons. James Harvey, dell'Arcidiocesi di Milwaukee, negli Stati Uniti d'America, che mi sei stato fedele collaboratore per molti anni nella Segreteria di Stato. Ora, come Prefetto della Casa Pontificia, ti dedicherai al quotidiano susseguirsi delle udienze e degli incontri. Un servizio, questo, quanto mai significativo e prezioso, specialmente in questi anni che ci conducono verso il grande Giubileo del Duemila].

Mija trzydziesci piec lat od dnia, kiedy w Katedrze na Wawelu udzielilem Ci, drogi Ksieze Stanislawie, swiecen kaplanskich. Po trzech latach mianowalem Cie moim kapelanem. Od poczatku mojego pontyfikatu stoisz wiernie u mego boku jako Sekretarz, dzielac trudy i radosci, niepokoje i nadzieje zwiazane z posluga Piotrowa. Dzis z radoscia wielbie Ducha Swietego, który przez moje rece udziela Ci sakry biskupiej. Jako drugi Prefekt Domu Papieskiego, dzieki Twemu bogatemu doswiadczeniu, bedziesz mógl swiadczyc dobro wszystkim, którzy z racji poslugi albo jako pielgrzymi przybywaja do Nastepcy sw. Piotra.

[Lo Spirito del Signore consacra te, caro Mons. Stanislaw Dziwisz, della mia stessa Arcidiocesi di Cracovia. Trentacinque anni or sono, ti ordinai io stesso sacerdote nella Cattedrale di Wawel, e dopo tre anni ti nominai mio cappellano. Fin dall'inizio del mio ministero petrino, mi sei al fianco quale fedele Segretario, condividendo con me fatiche e gioie, speranze e trepidazioni. Come Prefetto Aggiunto, porrai al servizio della Casa Pontificia la tua grande esperienza a beneficio di quanti, per ministero o come pellegrini, si accostano al Successore di Pietro].

Lo Spirito consacra te, caro Mons. Piero Marini, della Diocesi di Piacenza-Bobbio, da anni mio Maestro delle Celebrazioni Liturgiche. Con questo compito tu mi sei accanto nei momenti più sacri ed hai sempre compiuto con apprezzata dedizione il compito liturgico che ti ho affidato, accompagnandomi fedelmente ovunque il ministero petrino mi ha portato. Il carattere episcopale non potrà che perfezionare la tua sensibilità e il tuo zelo, per la gloria di Dio e l'edificazione spirituale dei fedeli.

4. Carissimi Fratelli James, Stanislaw e Piero, nel giorno della vostra consacrazione scenda su di voi in maniera sovrabbondante la grazia divina. Quest'oggi, grazie all'intercessione di san Giuseppe, voi siete accolti spiritualmente, per così dire, sotto il tetto della casa di Nazaret, per partecipare alla vita della Sacra Famiglia. Possiate come Giuseppe servire fedelmente quanti il Signore affiderà a ciascuno di voi nella Chiesa ed in modo particolare nell'ambito della Sede Apostolica.

"O felicem virum, beatum Joseph, cui datum est, Deum, quem multi reges voluerunt videre et non viderunt, audire et non audierunt, non solum videre et audire, sed portare, deosculari, vestire et custodire", a te, san Giuseppe, silenzioso e fedele servitore del Signore, raccomandiamo questi Fratelli e il loro incipiente ministero episcopale. Assistili, proteggili, confortali insieme con Maria, tua Sposa e Vergine Madre del Redentore. Amen!
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GPII Omelie 1996-2005 138