GPII Omelie 1996-2005 150

150

SANTA MESSA CON ORDINAZIONI PRESBITERALI



IV Domenica di Pasqua, 3 maggio 1998



1. Il Buon Pastore! Questa figura biblica trae origine dall'osservazione e dall'esperienza. Per lungo tempo, Israele è stato un popolo di pastori e la tradizione dell'epoca dei patriarchi e delle generazioni successive trova riscontro nei testi dell'Antico Testamento. Il pastore, colui che vigile custodisce il gregge e lo conduce nei fertili pascoli, è diventato l'immagine dell'uomo che guida e sta a capo di una nazione, sollecito sempre per ciò che la riguarda. Così nell'Antico Testamento viene rappresentato il pastore d'Israele.

Nella sua predicazione, Gesù si ricollega a quest'immagine, ma introduce un elemento del tutto nuovo: pastore è colui che dà la vita per le sue pecore (cfr Jn 10,11-18). Egli attribuisce questa caratteristica al pastore buono, distinguendolo da chi invece è mercenario e pertanto non curante del proprio gregge. Anzi, presenta se stesso come il prototipo del buon pastore, capace di dare la vita per il suo gregge. Il Padre lo ha mandato nel mondo perché fosse il pastore non soltanto d'Israele, ma dell'intera umanità.

E' specialmente nell'Eucaristia che si rende sacramentalmente presente l'opera del Buon Pastore, il quale, dopo aver predicato la "buona novella" del Regno, ha offerto in sacrificio la propria vita per le pecore. L'Eucaristia è, in effetti, il sacramento della morte e risurrezione del Signore, del suo supremo atto redentivo. E' il sacramento in cui il Buon Pastore rende costantemente presente il suo amore oblativo per tutti gli uomini.

2. Carissimi Diaconi della Diocesi di Roma! In questa quarta domenica di Pasqua, comunemente detta domenica "del Buon Pastore", nella quale si celebra la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, voi state per ricevere il sacramento del Presbiterato, che vi renderà conformi a Cristo Buon Pastore. Diventerete ministri "di colui che ininterrottamente esercita la sua funzione sacerdotale in favore nostro nella liturgia, per mezzo del suo Spirito" (Presbyterorum ordinis PO 5).

Con il sacramento del Battesimo, voi introdurrete gli uomini nel popolo di Dio; con quello della Penitenza riconcilierete i peccatori con Dio e con la Chiesa; mediante l'Unzione degli infermi allevierete le sofferenze dei malati. Sarete, soprattutto, ministri dell'Eucaristia: riceverete come inestimabile eredità questo sacramento, nel quale si rinnova quotidianamente il mistero del sacrificio di Cristo e perdura nei secoli l'evento decisivo della sua morte e risurrezione per la salvezza del mondo. Celebrerete il sacrificio del Corpo e del Sangue di Cristo sotto le specie del pane e del vino, come Egli stesso l'offrì la prima volta nel Cenacolo, alla vigilia della sua Passione. Verrete, così, associati personalmente in modo sacramentale al mistero del Buon Pastore, che offre la vita per le sue pecore.

Siate consapevoli della sublime missione che quest'oggi vi viene affidata! Essa consiste nel condividere la stessa missione di Cristo. Sarete suoi sacerdoti per sempre: "Tu es sacerdos in aeternum".

Ed ogni giorno, accostandovi con devozione all'altare, rinnovate, carissimi, il vostro "eccomi" generoso al Signore, perché la vostra vita, ad immagine di quella del Buon Pastore, sia dedita interamente al bene delle anime.

3. Carissimi Diaconi, la Chiesa che è in Roma esulta per la vostra Ordinazione. Mi rallegro io, per primo, perché, come vostro Vescovo, posso imporvi le mani, invocando su di voi la potenza dello Spirito Santo.

Si rallegrano con me il Cardinale Vicario, i Vescovi Ausiliari ed i presbiteri della Diocesi, nel cui presbiterio voi state per entrare come fratelli più giovani e promettenti. Sono felici per questo i vostri genitori, i vostri familiari ed amici e quanti vi hanno seguito nella vostra formazione ed oggi condividono la vostra gioia. Tutta la Comunità diocesana, spiritualmente qui raccolta, rende grazie allo Spirito Santo per il dono di questa fecondità spirituale.

Con somma gratitudine, essa canta l'inno Veni Creator, implorando per voi l'abbondanza dei sette doni:

"Accende lumen sensibus, infunde amorem cordibus
Infirma nostri corporis, virtute firmans perpeti".

Memore dell'esempio del Buon Pastore, che col sacrificio della propria vita ha protetto il gregge dal nemico, anche la Chiesa di Roma prega:

"Hostem repellas longius, pacemque dones protinus
Ductore sic te praevio vitemus omne noxium".

Essa invoca lo Spirito di verità, perché vi conduca alla piena conoscenza di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo:

"Per te sciamus da Patrem, noscamus atque Filium,
Te utriusque Spiritum credamus omni tempore".

E con l'animo colmo di gratitudine per l'ineffabile mistero che oggi si compie in voi, tutti insieme proclamiamo la gloria di Dio uno e trino:

"Deo Patri sit gloria, et Filio, qui a mortuis
Surrexit, ac Paraclito, in saeculorum saecula".

Amen!
151

CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI 12 SERVI DI DIO



Domenica, 10 maggio 1998



1. "Io, Giovanni, vidi... la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio" (Ap 21,1-2).

La splendida visione della Gerusalemme celeste, che l'odierna Liturgia della Parola ci ripropone, conclude il libro dell'Apocalisse e l'intera serie dei libri sacri che compongono la Bibbia. Con questa grandiosa descrizione della Città di Dio, l'autore dell'Apocalisse indica la definitiva sconfitta del male ed il conseguimento della comunione perfetta tra Dio e gli uomini. Proprio a tale traguardo finale tende fin dall'inizio la storia della salvezza.

Dinanzi alla comunità dei credenti, chiamati ad annunciare il Vangelo ed a testimoniare la propria fedeltà a Cristo pur in mezzo a prove di vario genere, ecco brillare la meta suprema: la celeste Gerusalemme! Siamo tutti avviati verso quel traguardo, dove ci hanno già preceduto i Santi ed i Martiri nel corso dei secoli. Nel nostro pellegrinaggio terreno questi nostri fratelli e sorelle, che sono passati vittoriosi attraverso la "grande tribolazione", ci sono di esempio, di stimolo e di incoraggiamento. La Chiesa, che "prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio" (S. Agostino, De civitate Dei, XVIII, 51,2), si sente sostenuta ed incoraggiata dall'esempio e dalla comunione della Chiesa celeste.

2. Nella gloriosa schiera dei Santi e dei Beati, che godono della visione di Dio, contempliamo in modo particolare gli illustri fratelli e sorelle nella fede che quest'oggi ho la gioia di elevare agli onori degli altari. Essi sono: Rita Dolores Pujalte Sánchez e Francisca del Sagrado Corazón de Jesús Aldea Araujo; María Gabriela Hinojosa e sei Socie; María Sagrario de San Luis Gonzaga Elvira Moragas Cantarero; Nimatullah Al- Hardini Youssef Kassab; María Maravillas de Jesús Pidal y Chico de Guzmán.

Con esperienze molto diverse ed in contesti assai differenti, essi hanno vissuto in modo eroico un'unica perfetta adesione a Cristo ed una stessa ardente carità verso il prossimo.

3. En béatifiant le Père Nimatullah Kassab Al-Hardini, moine libanais maronite, je voudrais tout d'abord rendre grâce pour mon voyage au pays des cèdres, il y a exactement un an. Aujourd'hui, c'est une nouvelle fête pour les Libanais du monde entier, car un de leurs frères leur est proposé comme modèle de sainteté. Tout au long de sa vie monastique, le nouveau Bienheureux incarne volontiers la parole des disciples du Christ que nous avons entendue dans la lecture du livre des Actes des Apôtres: "Il nous faut passer par bien des épreuves pour entrer dans le Royaume de Dieu".

Cette même lecture nous montre aussi les différents aspects de la mission: la prière, le jeûne et l'annonce de l'Évangile. Par son ascèse rigoureuse, par ses longues oraisons devant le Saint-Sacrement, par son souci de la recherche théologique et par son attention miséricordieuse envers ses frères, le Bienheureux Al-Hardini est un exemple de vie chrétienne et de vie monastique, pour la communauté maronite et pour tous les disciples du Christ en notre temps. Comme je le rappelais dans l'Exhortation apostolique post-synodale Une espérance pour le Liban, en évoquant saint Basile, "c'est une vie morale et une vie ascétique conformes à l'engagement pris qui provoquent à la réconciliation entre les personnes" (n. 53). Désormais, le nouveau Bienheureux est un signe d'espérance pour tous les Libanais, en particulier pour les familles et pour les jeunes. Homme de prière, il appelle ses frères à avoir confiance en Dieu et à s'engager de toutes leurs forces à la suite du Christ, pour construire un avenir meilleur. Puisse la terre libanaise continuer à être une terre de témoins et de saints, et devenir davantage une terre de paix et de fraternité!

4. Hemos escuchado en el Evangelio proclamado en esta celebración: "Os doy un mandamiento nuevo: que os améis unos a otros como yo os he amado" (Jn 13,34). La Madre Rita Dolores Pujalte y la Madre Francisca Aldea, que hoy suben a la gloria de los altares, siguieron fielmente a Jesús, amando como Él hasta el final y sufriendo la muerte por la fe, en julio de 1936.

Pertenecían a la comunidad del Colegio de Santa Susana, de Madrid, de las Hermanas de la Caridad del Sagrado Corazón, que habían decidido permanecer en su puesto a pesar de la persecución religiosa desatada en aquel tiempo, para no abandonar a las huérfanas que allí atendían. Este acto heroico de amor y de entrega desinteresada por los hermanos costó la vida a la Madre Rita y a la Madre Francisca que, aun siendo enfermas y ancianas, fueron apresadas y abatidas a tiros.

El supremo mandamiento del Señor había arraigado profundamente en ellas durante los años de su consagración religiosa, vividos en fidelidad al carisma de la Congregación. Creciendo en el amor por los necesitados, que no se arredra ante los peligros ni rehuye el derramamiento de la propia sangre si fuera preciso, alcanzaron el martirio. Su ejemplo es una llamada a todos los cristianos a amar como Cristo ama aún en medio de las más grandes dificultades.

5. "La señal por la que conocerán que sois discípulos míos, será que os amáis unos a otros". ¡Qué bien se pueden aplicar estas palabras del Evangelio de hoy a la Hermana Gabriela Hinojosa y sus seis compañeras, mártires Salesas en Madrid, también en 1936! La obediencia y la vida fraterna en comunidad son elementos fundamentales de la vida consagrada. Así lo entendieron ellas, que por obediencia permanecieron en Madrid a pesar de la persecución, para seguir, aunque fuera desde un lugar cercano, la suerte del Monasterio.

Así, sostenidas por el silencio, la oración y el sacrificio, se fueron preparando para el holocausto, generosamente ofrecido a Dios. Al honrarlas como mártires de Cristo, nos iluminan con su ejemplo, interceden por nosotros y nos esperan en la gloria. Que su vida y su muerte sirvan de ejemplo a las Salesas, cuyos Monasterios se extienden por todo el mundo, y les atraigan numerosas vocaciones que sigan el dulce y suave espíritu de San Francisco de Sales y Santa Juana Francisca de Chantal.

6. El libro del Apocalipsis nos ha presentado la visión de Jerusalén, "arreglada como una novia que se adorna para su esposo" (21, 2). Aunque estas palabras se refieren a la Iglesia, las podemos aplicar también a las dos Carmelitas Descalzas que han sido proclamadas Beatas en esta celebración, habiendo alcanzado el mismo ideal por caminos diversos: la Madre Sagrario de San Luis Gonzaga y la Madre Maravillas de Jesús. Ambas, con el adorno de las virtudes cristianas, de sus cualidades humanas y de su entrega al Señor en el Carmelo Teresiano, aparecen hoy, a los ojos del pueblo cristiano, como esposas de Cristo.

La Madre María Sagrario, farmacéutica en su juventud y modelo cristiano para los que ejercen esta noble profesión, abandonó todo para vivir únicamente para Dios en Cristo Jesús (cf. Rm Rm 6,11) en el Monasterio de las Carmelitas Descalzas de Santa Ana y San José de Madrid. Allí maduró su entrega al Señor y aprendió de Él a servir y sacrificarse por los hermanos. Por eso, en los turbulentos acontecimientos de julio de 1936, tuvo la valentía de no delatar a sacerdotes y amigos de la comunidad, afrontando con entereza la muerte por su condición de carmelita y por salvar a otras personas.

7. La Madre Maravillas de Jesús, también ella Carmelita Descalza, es otro ejemplo luminoso de santidad que la Iglesia propone hoy a la veneración de los fieles proclamándola Beata. Esta insigne madrileña buscó a Dios durante toda su vida y se consagró enteramente a Él en la vida recoleta del Carmelo. Fundó un monasterio en el Cerro de los Ángeles, centro geográfico de España, junto al Monumento al Sagrado Corazón, al cual se había consagrado la Nación. Debiendo salir del convento a causa de la guerra civil, puso todo su empeño en asegurar la pervivencia de la Orden, lo que la llevó a realizar numerosas fundaciones, que ella quiso estuvieran presididas por el espíritu de penitencia, de oblación y recogimiento, característico de la reforma teresiana.

Persona muy conocida en su época, supo aprovechar esa circunstancia para llevar muchas almas a Dios. Las ayudas que recibía, las empleó todas en socorrer monasterios, sacerdotes, seminarios y obras religiosas en necesidad. Por ello, son tantos los que le están agradecidos. Fue priora durante casi toda su vida religiosa, siendo como una verdadera Madre para sus hermanas. Vivió animada por una fe heroica, plasmada en la respuesta a una vocación austera, poniendo a Dios como centro de su existencia. Tras haber sufrido no pocas pruebas, murió repitiendo: "Qué felicidad morir carmelita". Su vida y su muerte son un elocuente mensaje de esperanza para el mundo, tan necesitado de valores y, en ocasiones, tan tentado por el hedonismo, el hacer fácil y el vivir sin Dios.

8. "Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli" (Ps 144,10). Insieme con Maria, Regina dei Santi, e con tutta la Chiesa, rendiamo grazie a Dio per le grandi opere che Egli ha compiuto in questi nostri fratelli e sorelle, che risplendono come fari di speranza per tutti. Essi costituiscono per l'intera umanità, ormai alle soglie del terzo millennio cristiano, un forte richiamo ai perenni valori dello spirito.

Facendo nostre le parole della Liturgia, lodiamo il Signore per il prezioso dono di questi Beati, che arricchiscono di rinnovato splendore il volto della Chiesa. "Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi" (Antifona all'Ingresso). Sì, cantiamo a Dio che ha rivelato a tutti i popoli la sua salvezza. E ciascuno di noi risponde nel suo cuore: "Benedirò il tuo nome per sempre, Signore". "Il tuo Regno è regno di tutti i secoli, il tuo dominio si estende ad ogni generazione" (cfr Sal. resp.).

Amen!



CHIUSURA SOLENNE DELL'ASSEMBLEA SPECIALE


DEL SINODO DEI VESCOVI PER L'ASIA




Giovedì, 14 maggio 1998


1. "Iubilate Deo, omnis terra, psalmum dicite gloriae nominis eius" (Sal 65[66],1-2)

L'Assemblea sinodale che sta per concludersi, come le altre che già ho convocato in preparazione del Grande Giubileo dell'anno Duemila, intende rispondere all'esortazione che la Liturgia oggi ci rivolge: "Acclamate a Dio da tutta la terra, cantate alla gloria del suo nome, date a Lui splendida lode". Il salmista invita la terra a lodare Dio; e noi, nel passaggio epocale che stiamo vivendo, sentiamo in modo particolare il bisogno di rendere a Lui gloria. E' questo il primo motivo per cui i Vescovi della Chiesa si radunano nelle assemblee sinodali regionali e continentali.

Dopo il Sinodo per l'Africa, svoltosi quattro anni or sono, nel 1995 ha avuto luogo l'Assemblea Speciale per il Libano. Nell'autunno dello scorso anno si sono tenuti i lavori di quello per l'America, che ha visto rappresentanti dell'Episcopato del Nord, del Centro e del Sud dell'America e dei Caraibi riflettere e confrontarsi sulla situazione della Chiesa nei loro rispettivi Paesi.

Oggi, invece, concludiamo l'incontro sinodale dei Pastori delle Comunità ecclesiali del continente asiatico. Questo Sinodo è stato in se stesso un cantico di lode a Dio. In effetti, non è stato forse questo il primo scopo dei nostri lavori? Abbiamo voluto esprimere, con ogni nostro approfondimento, la gloria che le Chiese di quel vastissimo continente rendono a Dio, Creatore e Padre. In ogni angolo del mondo, infatti, il servizio della Chiesa è volto all'uomo vivente, che è l'autentica gloria di Dio.

Lodano Dio le terre dell'Asia e gli oceani che le circondano, la catena dell'Himalaia con la più alta vetta del mondo, e gli enormi fiumi. Cantano lode a Dio le città ricche di millenarie tradizioni, le secolari culture del Continente con le sue civiltà ben più antiche di quella europea.

Questo multiforme e silenzioso omaggio al Creatore trova il suo definitivo compimento nell'uomo, che rende lode a Dio in un modo a Lui proprio, esclusivo ed irripetibile. Emerge chiaramente dall'esperienza sinodale che quanti abitano in ogni angolo dell'Asia - dall'India alla Cina, dal Giappone all'Indocina, dall'Indonesia a tutte le altre Nazioni, dalle alture del Tibet ai deserti dell'Asia Centrale - quando interpretano l'ineffabile mistero delle plurimillenarie e varie tradizioni religiose asiatiche, cercano di esprimerlo nella preghiera e nella contemplazione.

2. "Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto ed il vostro frutto rimanga" (Jn 15,16). Gesù nel Cenacolo, alla vigilia della sua passione, affida agli Apostoli il compito di proseguire la sua missione fra gli uomini. La sua parola di salvezza, grazie alla docile cooperazione di tanti testimoni del Vangelo, si è diffusa in quasi tutte le parti del globo, nel corso di questi due millenni. Il Signore nel Vangelo poc'anzi proclamato, sottolinea che egli stesso ha scelto e costituito i suoi discepoli, perché vadano nel mondo e portino duraturi frutti di salvezza.

Uno di questi è san Mattia, di cui oggi celebriamo la festa: egli fu associato agli undici Apostoli dopo il tradimento di Giuda, per essere "testimone della risurrezione" di Cristo. Di lui ci sono state tramandate scarse notizie; sappiamo solo che annunciò il Vangelo con coraggio e morì martire.

Secondo la tradizione, ad importare il Vangelo in India e nel cuore dell'Asia fu l'Apostolo Tommaso, e da allora sino ai nostri giorni molti altri missionari hanno percorso l'immenso continente asiatico e ne hanno intrapreso l'evangelizzazione, annunciando Gesù Cristo, il Verbo fatto uomo, morto in croce e risuscitato il terzo giorno per redimere il mondo.

Testimoni della risurrezione del Signore, essi hanno indicato una nuova via ai popoli che, seguendo le loro tradizioni filosofiche e religiose, erano abituati a cercare l'Assoluto nell'immenso oceano dell'essere. Gli evangelizzatori seguirono l'esempio dell'apostolo Paolo, facendo eco alla sua esortazione: "Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù" (Col 3,1).

3. Se è vero che Dio è nel mondo e che gli è propria una certa immanenza, è vero prima di tutto che Egli è trascendente, "al di sopra" del mondo e quindi non lo si può identificare con esso. Non si può cercarlo nel mondo, come se fosse soltanto il mistero più profondo di tutto ciò che è visibile. Al contrario, bisogna prima cercarlo "lassù": Egli è il Signore del cielo e della terra. In forza della sua assoluta trascendenza, il Figlio di Dio discese sulla terra, si fece uomo nascendo da una Vergine, visse e subì la morte per la Verità che annunziava. Anzi, in realtà non subì la morte, ma si misurò con essa. Non lasciò che essa prevalesse, ma ne spezzò i legami e tornò al Padre, da cui era uscito. In questo modo, Cristo indicò all'uomo vivente sulla terra che il suo destino è l'unione con Dio: creato ad immagine e somiglianza di Dio, l'essere umano non può realizzarsi se non nell'unione con Lui, suo Creatore e Redentore.

Sì, in Gesù Cristo il Padre ha creato il mondo; in Lui l'ha redento. Cristo con la sua morte e risurrezione annunziò e realizzò la verità sulla creazione e sulla redenzione ed infine l'affidò alla Chiesa, quale contenuto del suo perenne mandato missionario.

4. Gesù ha trasmesso questa verità salvifica ai discepoli insieme con il "suo" comandamento: "Che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Jn 15,12).

Carissimi Fratelli e Sorelle, avete formato l'Assemblea Speciale per l'Asia del Sinodo dei Vescovi! Oggi il Signore crocifisso e risorto vi ripete queste stesse parole, rinnovandovi l'invito ad evangelizzare il vostro continente. In modo particolare a voi, venerati Fratelli dell'Episcopato, egli dice: "Io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Jn 15,16). Ed a tutti: "Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri" (Jn 15,17).

Come Successore dell'apostolo Pietro, ho l'onore e la gioia di far eco a queste parole, dopo aver condiviso con voi, nei giorni scorsi, la straordinaria esperienza del Sinodo. Abbiamo fatto insieme una rinnovata esperienza dell'amore di Cristo, ed abbiamo insieme constatato i frutti dell'opera dello Spirito Santo in Asia. La missione evangelizzatrice della Chiesa è servizio di amore al continente asiatico. E seppure la Comunità cristiana rappresenta solo "un piccolo gregge" rispetto all'insieme della popolazione, Iddio svolge per mezzo di essa un suo disegno di salvezza che condurrà a termine, se troverà da parte di tutti generosa e pronta cooperazione.

Carissimi, vorrei proprio per questo ripetervi: rimanente nell'amore del Signore, come tralci nella vite (cfr Jn 15,5), e porterete frutti abbondanti di vita nuova fra le genti dell'Asia.

5. Fra i popoli di quel grande Continente non posso non menzionare, in particolare, la nazione cinese, che è la più numerosa. A voi, carissimi fratelli e sorelle della Chiesa cattolica che è nella Cina continentale, desidero dire, ancora una volta, il mio affetto e quanto sia vivo il dispiacere per il fatto che il Vescovo di Wanxian e il suo Coadiutore non siano potuti venire a Roma per partecipare di persona ai lavori del Sinodo. Le parole con cui il Vescovo Mattia Duan Yinming ha espresso la fedeltà al Successore di Pietro e la comunione con la Chiesa universale ci hanno toccato il cuore. I Padri Sinodali, provenienti da tutti i Paesi dell'Asia, hanno sempre considerato presenti in spirito i loro Confratelli cinesi e nutrono la speranza che siano presto superate le presenti difficoltà, così che in una prossima occasione quei Vescovi si possano incontrare con gli altri Pastori della Chiesa.

Noi tutti auspichiamo che, mentre la Repubblica Popolare Cinese si apre sempre più al resto del mondo, anche alla Chiesa in Cina sia consentito di aprirsi sempre più alla Chiesa universale. Preghiamo lo Spirito Santo, di effondere i suoi doni sui fedeli cinesi e di guidarli verso la verità tutta intera (cfr Jn 16,13), affinché l'annuncio del Vangelo in Cina, pur fra numerose sofferenze, sia ricco di frutti.

6. Nella Liturgia del tempo pasquale ci accompagna la lettura degli Atti degli Apostoli, che ci aiuta a comprendere come anche ai giorni nostri la Chiesa non cessi di aggiungere nuovi capitoli alla storia della salvezza. Come san Luca redasse gli "Atti" affinché le future generazioni dei cristiani non dimenticassero la loro origine apostolica, così pure noi, con questa Assemblea sinodale, abbiamo scritto un'ulteriore pagina di vita ecclesiale nel continente asiatico del nostro secolo. Essa va ad aggiungersi, in un certo senso, a quella degli "Atti degli Apostoli".

Estendendo lo sguardo a tutta l'Asia, i lavori sinodali ci hanno permesso di vedere in che modo il Vangelo si è radicato in quel grande continente nel corso di questi duemila anni. In esso, certo, i cristiani rimangono numericamente una minoranza, ed una situazione di questo genere costituisce per loro quasi una continua sfida. La Chiesa è stimolata da ciò ad offrire la sua testimonianza con particolare coraggio. Come dimenticare che Gesù è nato in quel singolare crocevia, dove l'Asia si congiunge con l'Africa e l'Europa? Egli è venuto nel mondo per tutti i continenti, ma per l'Asia in modo particolare, e l'Asia potrebbe vantare in proposito un diritto di priorità. In una parte dell'Asia Cristo è vissuto; lì ha compiuto l'opera della redenzione del mondo; lì ha istituito l'Eucaristia e gli altri sacramenti; lì è risorto.

7. "Per tutto il tempo in cui ha vissuto in mezzo a noi, incominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di tra noi assunto in cielo" (Ac 1,21-22), Gesù, nato in Asia, ha gettato in quel continente il seme della salvezza per tutti i popoli.

Al termine del secondo millennio, continua il cammino dei successori degli Apostoli in ogni angolo del continente asiatico, dove essi annunziano la stessa verità e lo fanno con lo stesso immutato ardore apostolico e missionario, ripetendo e testimoniando: "Gesù Cristo è il Salvatore".

Carissimi Fratelli e Sorelle, proseguite questa missione d'amore e di servizio in Asia. Vi sostenga la materna protezione di Maria, Madre della Chiesa e del popolo asiatico; intercedano per voi i martiri, i santi ed i beati dell'Asia. Restate fedeli all'amore di Cristo, che vi ha chiamati e vi ha costituiti suoi discepoli "perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Jn 15,16).

Amen!


152

GIOVANNI PAOLO II

OMELIA


Domenica, 17 maggio 1998



1. "Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Jn 14,26).

Durante l'ultima Cena, prima di affrontare gli avvenimenti drammatici della passione e morte sulla Croce, Gesù promette agli Apostoli il dono dello Spirito. Lo Spirito Santo avrà il compito di "insegnare" e di "ricordare" le sue parole alla comunità dei discepoli. Nel momento in cui sta per far ritorno al Padre, il Verbo incarnato preannuncia la venuta dello Spirito che aiuterà i discepoli a comprendere a fondo il Vangelo, ad interiorizzarlo nella loro esistenza ed a renderlo vivo ed operante attraverso la personale testimonianza.

Da allora, i credenti continuano ad essere guidati dallo Spirito Santo. Grazie alla sua azione, essi comprendono con sempre maggiore consapevolezza le verità rivelate. E' quanto sottolinea il Concilio Vaticano II a proposito della tradizione viva della Chiesa, che "sotto l'assistenza dello Spirito Santo... tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché giungano a compimento le Parole di Dio" (Cost. dogm. Dei Verbum DV 8).

2. "Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi" (Ac 15,28).

Fin dagli inizi, la comunità apostolica di Gerusalemme si sente responsabile di conservare fedelmente il patrimonio di verità che Gesù le ha lasciato. Essa è anche consapevole di poter contare sull'assistenza dello Spirito Santo, che ne guida i passi; per questo docilmente a Lui ricorre in ogni occasione. Lo vediamo anche in quanto riferisce l'odierna prima Lettura, tratta dal Libro degli Atti degli Apostoli. Dopo aver riflettuto riguardo agli obblighi da imporre ai pagani che si convertivano al cristianesimo, gli Apostoli scrivono alle comunità greche: "Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi" (Ac 15,28).

Pietro, Giacomo, Paolo e gli altri Apostoli sono ben consapevoli del compito loro affidato dal Signore. Essi debbono proseguirne la missione salvifica con generosa disponibilità nei confronti dello Spirito Santo, perché dappertutto si diffonda il Vangelo, seme di nuova umanità. E' questa una condizione indispensabile perché il Regno di Dio avanzi per le strade della storia.

3. Carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia di Santa Maria Assunta al Tufello! Sono lieto di essere oggi qui tra voi, e di conoscere la vostra Comunità ed il vostro quartiere. Grazie della calorosa accoglienza. La vostra Parrocchia, situata in una zona periferica della Città, ha molti tratti in comune con quella di Santo Stefano Protomartire a Tor Fiscale, che ho avuto modo di visitare il 26 aprile scorso. Anche qui, infatti, non mancano purtroppo preoccupazioni e problematiche sociali di notevole rilievo.

Penso, ad esempio, all'assenza di luoghi di aggregazione, al forte tasso di disoccupazione, alla presenza di tante persone anziane, bisognose di cura e di assistenza, al triste fenomeno della droga, senza che ci siano a livello locale iniziative di prevenzione e di ricupero dei tossicodipendenti. In tale contesto acquistano ancor più valore gli sforzi che voi andate dispiegando per rispondere a queste sfide con interventi concreti ed animati da generosa dedizione.

Oggi sono venuto tra voi per esprimervi il mio apprezzamento per quanto già state facendo, in comunione con l'intera Comunità diocesana, e vi incoraggio a proseguire nel vostro impegno sociale e pastorale.

Saluto cordialmente il Cardinale Vicario, il Vescovo Ausiliare del Settore ed il vostro giovane Parroco, Don Rosario Matera, che tra pochi giorni celebrerà il decimo anniversario di Ordinazione sacerdotale. A lui auguriamo un generoso e fecondo ministero. Il mio affettuoso pensiero si estende ai Sacerdoti che collaborano nelle attività della Parrocchia ed al precedente Parroco, Mons. Luigi Carletti, che per ventuno anni ha guidato questa vostra famiglia parrocchiale.

Saluto le Religiose della "Santa Famiglia del Sacro Cuore", che offrono il loro prezioso servizio agli anziani nella casa di riposo da loro curata, e le "Suore degli Angeli, Adoratrici della Santissima Trinità", che, oltre ad assicurare una solerte collaborazione nelle attività parrocchiali, gestiscono una scuola materna ed elementare. Il mio saluto va a tutti i membri dei vari Gruppi parrocchiali, che so fortemente impegnati a far sì che la Parrocchia esprima sempre meglio la propria identità di "famiglia di famiglie", centro di aggregazione sociale per l'intero quartiere, luogo dove si cresce nell'attenzione ai bisogni delle persone e dove si annuncia con coraggio il Vangelo, favorendo l'incontro con Cristo Signore.

4. Carissimi Fratelli e Sorelle, per raggiungere questi obiettivi apostolici, la vostra Comunità ha giustamente posto come centro e fulcro della sua azione missionaria l'annuncio di Cristo per suscitare ed alimentare la fede, la Liturgia per celebrarla con gioia, e la carità per testimoniarla fattivamente.

So che, grazie alla Missione cittadina, nell'ambito della vostra Parrocchia ben centoventi missionari sono andati di casa in casa e sono stati organizzati trenta centri di ascolto, preparando così la visita pastorale a tutte le famiglie, che il Parroco intende svolgere nel prossimo anno. Mi rallegro e mi compiaccio per questo fervore di iniziative spirituali, stimolate dalla Missione! Continuate ad essere presenti capillarmente sul territorio con un autentico spirito missionario. Siate una Comunità interamente missionaria, che come fermento fa lievitare nel quartiere la speranza.

Il tempo di grazia della Missione cittadina conduca questa vostra azione evangelizzatrice là dove la gente vive, studia e lavora, nei luoghi della gioia e della sofferenza, della festa e del quotidiano svolgersi degli eventi.

E non scoraggiatevi, se talora le forze dovessero sembrarvi limitate o inadeguate all'ampiezza della missione. Nel Vangelo odierno, Gesù assicura che il Consolatore, lo Spirito Santo mandato dal Padre nel nome di Gesù, è sempre con noi. Egli è il principale agente dell'opera della nuova evangelizzazione. Egli insegna ai discepoli, e quindi anche a noi, ogni cosa e ci ricorda tutto ciò che Gesù ha detto.

5. "Il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio" (Ap 21,22).

La visione della Città celeste, descritta dal Libro dell'Apocalisse, ci fa volgere lo sguardo verso la meta a cui tende il cammino dell'intera umanità: la comunione perfetta con Dio.

Carissimi Fratelli e Sorelle, sostenuti da questa speranza ed attratti dal fulgore della luce divina, intensifichiamo i passi del nostro itinerario spirituale verso il Signore. Mentre si avvicina il Grande Giubileo del Duemila, in questo anno dedicato in modo particolare allo Spirito Santo, invochiamone con fede la presenza viva ed il sostegno.

Lo Spirito Santo illumini tutti noi e, in particolare, la vostra Comunità parrocchiale; la renda pronta ad accogliere i suoi sette santi doni, coraggiosa ed intrepida nell'annunciare con gioia a tutti Gesù morto e risorto, salvezza di tutti coloro che a Lui ricorrono con fiducia.

Maria, che in questo mese di maggio si fa pellegrina nelle case della vostra Parrocchia con la visita della sua venerata immagine, vi protegga con il suo materno aiuto. Vi renda discepoli sempre più conformi al suo divin Figlio e faccia della vostra Parrocchia una Comunità di fratelli pronti a testimoniare il Vangelo con la vita.

Amen!
153
GPII Omelie 1996-2005 150