GPII Omelie 1996-2005 287

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CELEBRAZIONE EUCARISTICA

NELLA DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA


Domenica, 22 aprile 2001




1. "Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre" (Ap 1,17-18).

Abbiamo ascoltato nella seconda lettura, tratta dal libro dell'Apocalisse, queste consolanti parole. Esse ci invitano a volgere lo sguardo verso Cristo, per sperimentarne la rassicurante presenza. A ciascuno, in qualsiasi condizione si trovi, fosse pure la più complessa e drammatica, il Risorto ripete: "Non temere!"; sono morto sulla croce, ma ora "vivo per sempre"; "Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente".

«Il Primo», la sorgente, cioè, di ogni essere e la primizia della nuova creazione; «l'Ultimo», il termine definitivo della storia; «il Vivente», la fonte inesauribile della Vita che ha sconfitto la morte per sempre. Nel Messia crocifisso e risuscitato riconosciamo i lineamenti dell'Agnello immolato sul Golgota, che implora il perdono per i suoi carnefici e dischiude per i peccatori pentiti le porte del cielo; intravediamo il volto del Re immortale che ha ormai "potere sopra la morte e sopra gli inferi" (Ap 1,18).

2. "Celebrate il Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia" (Ps 117,1).

Facciamo nostra l'esclamazione del Salmista, che abbiamo cantato nel Salmo responsoriale: eterna è la misericordia del Signore! Per comprendere sino in fondo la verità di queste parole, lasciamoci condurre dalla liturgia nel cuore dell'evento di salvezza, che unisce la morte e la risurrezione di Cristo alla nostra esistenza e alla storia del mondo. Questo prodigio di misericordia ha radicalmente mutato le sorti dell'umanità. E' un prodigio in cui si dispiega in pienezza l'amore del Padre che, per la nostra redenzione, non indietreggia neppure davanti al sacrificio del suo Figlio unigenito.

Nel Cristo umiliato e sofferente credenti e non credenti possono ammirare una solidarietà sorprendente, che lo unisce alla nostra umana condizione oltre ogni immaginabile misura. La Croce, anche dopo la risurrezione del Figlio di Dio, "parla e non cessa mai di parlare di Dio-Padre, che è assolutamente fedele al suo eterno amore verso l'uomo... Credere in tale amore significa credere nella misericordia" (Dives in misericordia DM 7).

Vogliamo rendere grazie al Signore per il suo amore, che è più forte della morte e del peccato. Esso si rivela e si attua come misericordia nella nostra quotidiana esistenza e sollecita ogni uomo ad avere a sua volta «misericordia» verso il Crocifisso. Non è forse proprio amare Dio e amare il prossimo e persino i "nemici", seguendo l'esempio di Gesù, il programma di vita d'ogni battezzato e della Chiesa tutta intera?

3. Con questi sentimenti, celebriamo la seconda Domenica di Pasqua, che dallo scorso anno, anno del Grande Giubileo, è chiamata anche "Domenica della Divina Misericordia". Per me è una grande gioia potermi unire a tutti voi, cari pellegrini e devoti venuti da varie nazioni per commemorare, ad un anno di distanza, la canonizzazione di suor Faustina Kowalska, testimone e messaggera dell'amore misericordioso del Signore. L'elevazione agli onori degli altari di questa umile Religiosa, figlia della mia Terra, non rappresenta un dono solo per la Polonia, ma per tutta l'umanità. Il messaggio, infatti, di cui ella è stata portatrice costituisce la risposta adeguata e incisiva che Dio ha voluto offrire alle domande e alle attese degli uomini di questo nostro tempo, segnato da immani tragedie. A Suor Faustina Gesù ebbe a dire un giorno: "L'umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla divina misericordia" (Diario, p. 132). La divina Misericordia! Ecco il dono pasquale che la Chiesa riceve dal Cristo risorto e che offre all'umanità, all'alba del terzo millennio.

4. Il Vangelo, che poc'anzi è stato proclamato, ci aiuta a cogliere appieno il senso e il valore di questo dono. L'evangelista Giovanni ci fa come condividere l'emozione provata dagli Apostoli nell'incontro con Cristo dopo la sua risurrezione. La nostra attenzione si sofferma sul gesto del Maestro, che trasmette ai discepoli timorosi e stupefatti la missione di essere ministri della divina Misericordia. Egli mostra le mani e il costato con impressi i segni della passione e comunica loro: "Come il Padre ha mandato me anch'io mando voi" (Jn 20,21). Subito dopo "alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Jn 20,22-23). Gesù affida ad essi il dono di "rimettere i peccati", dono che scaturisce dalle ferite delle sue mani, dei suoi piedi e soprattutto del suo costato trafitto. Di là un'onda di misericordia si riversa sull'intera umanità.

Riviviamo questo momento con grande intensità spirituale. Anche a noi quest'oggi il Signore mostra le sue piaghe gloriose e il suo cuore, fontana inesausta di luce e di verità, di amore e di perdono.

5. Il Cuore di Cristo! Il suo "Sacro Cuore" agli uomini ha dato tutto: la redenzione, la salvezza, la santificazione. Da questo Cuore sovrabbondante di tenerezza santa Faustina Kowalska vide sprigionarsi due fasci di luce che illuminavano il mondo. "I due raggi – secondo quanto lo stesso Gesù ebbe a confidarle - rappresentano il sangue e l'acqua" (Diario, p. 132). Il sangue richiama il sacrificio del Golgota e il mistero dell'Eucaristia; l'acqua, secondo la ricca simbologia dell'evangelista Giovanni, fa pensare al battesimo e al dono dello Spirito Santo (cfr Jn 3,5 Jn 4,14).

Attraverso il mistero di questo cuore ferito, non cessa di spandersi anche sugli uomini e sulle donne della nostra epoca il flusso ristoratore dell'amore misericordioso di Dio. Chi anela alla felicità autentica e duratura, solo qui ne può trovare il segreto.

6. "Gesù, confido in Te". Questa preghiera, cara a tanti devoti, ben esprime l'atteggiamento con cui vogliamo abbandonarci fiduciosi pure noi nelle tue mani, o Signore, nostro unico Salvatore.

Tu bruci dal desiderio di essere amato, e chi si sintonizza con i sentimenti del tuo cuore apprende ad essere costruttore della nuova civiltà dell'amore. Un semplice atto d'abbandono basta ad infrangere le barriere del buio e della tristezza, del dubbio e della disperazione. I raggi della tua divina misericordia ridanno speranza, in modo speciale, a chi si sente schiacciato dal peso del peccato.

Maria, Madre di Misericordia, fa' che manteniamo sempre viva questa fiducia nel tuo Figlio, nostro Redentore. Aiutaci anche tu, santa Faustina, che oggi ricordiamo con particolare affetto. Insieme a te vogliamo ripetere, fissando il nostro debole sguardo sul volto del divin Salvatore: "Gesù, confido in Te". Oggi e sempre. Amen


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CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI CINQUE SERVI DI DIO



Domenica, 29 aprile 2001

1. "Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva" (Jn 21,4). Sul far del mattino, il Risorto apparve agli Apostoli, reduci da una nottata di vano lavoro sul Lago di Tiberiade. L'evangelista precisa che in quella notte "non presero nulla" (Jn 21,3), e aggiunge che niente avevano da mangiare. All'invito di Gesù: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete" (Jn 21,6) essi ubbidirono senza esitare. Pronta fu la loro risposta e grande la ricompensa, perché quella rete, rimasta vuota la notte, poi "non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci" (Jn 21,6).

Come non vedere in questo episodio, che san Giovanni riferisce nell'epilogo del suo Vangelo, un segno eloquente di ciò che il Signore continua a compiere nella Chiesa e nel cuore dei credenti, che confidano senza riserve in Lui? I cinque Servi di Dio, che oggi ho avuto la gioia di innalzare agli onori degli altari, sono singolari testimoni dello straordinario dono che il Cristo risorto elargisce a ogni battezzato: il dono della santità.

Beati sono coloro che fanno fruttificare questo misterioso dono, lasciando che lo Spirito Santo conformi la loro esistenza a Cristo morto e risorto! Beati siete voi che, come astri luminosi, brillate oggi nel firmamento della Chiesa: Manuel González García, Vescovo, Fondatore della Congregazione delle Missionarie Eucaristiche di Nazareth; Carlos Manuel Cecilio Rodríguez Santiago, laico; Maria Anna Blondin, Vergine, Fondatrice della Congregazione delle Suore di Sant'Anna; Caterina Volpicelli, Vergine, Fondatrice delle Ancelle del Sacro Cuore; Caterina Cittadini, Vergine, Fondatrice delle Suore Orsoline di Somasca.

Ognuno di voi, votandosi a Cristo, ha fatto del Vangelo la regola della propria esistenza. Siete così divenuti suoi fedeli discepoli, avendo attinto quella novità di vita, che è stata inaugurata dal mistero della sua risurrezione, alla sorgente inesauribile del suo amore.

2. "Quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "È il Signore!"" (Jn 21,7). Nel Vangelo abbiamo ascoltato, dinanzi al miracolo compiuto, un discepolo riconoscere Gesù. Anche gli altri lo faranno in seguito. Il passaggio evangelico, nel presentarci Gesù che "si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro" (Jn 21,13), ci indica come e quando possiamo incontrare Cristo risorto: nell'Eucaristia, dove Gesù è realmente presente sotto le specie del pane e del vino. Sarebbe triste se questa presenza amorosa del Salvatore, dopo tanto tempo, fosse ancora disconosciuta dall'umanità.

Fu questa la grande passione del nuovo beato Manuel González García, Vescovo di Málaga e poi di Palencia. L'esperienza vissuta a Palomares del Río di fronte a un tabernacolo abbandonato lo segnò per tutta la vita, per cui da allora decise di diffondere la devozione all'Eucaristia, proclamando la frase che poi volle che fosse il suo epitaffio: "Qui sta Gesù! Sta qui! Non lasciatelo abbandonato!". Fondatore delle Missionarie Eucaristiche di Nazareth, il beato Manuel González è un modello di fede eucaristica, il cui esempio continua a parlare alla Chiesa di oggi.

3. "E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", poiché sapevano bene che era il Signore" (Jn 21,12). Quando i discepoli lo riconoscono sulle rive del lago di Tiberiade, si rafforza la loro fede nel fatto che Cristo è risorto ed è presente in mezzo ai suoi. La Chiesa, da millenni, non si stanca di annunciare e di ripetere questa verità fondamentale della fede.

L'esperienza del mistero pasquale rende nuove tutte le cose, poiché, come abbiamo cantato nell'Annunzio pasquale: "Sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l'innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti". Questo spirito animò l'intera esistenza di Carlos Manuel Rodríguez Santiago, primo puertoricano elevato alla gloria degli altari. il nuovo beato, illuminato dalla fede nella resurrezione, condivideva con tutti il profondo significato del Mistero pasquale ripetendo spesso: "Viviamo per quella notte", la notte di Pasqua. Il suo fecondo e generoso apostolato consistette principalmente nello sforzarsi affinché la Chiesa a Puerto Rico prendesse coscienza di questo grande evento della nostra salvezza.

Carlos Manuel Rodríguez ha messo in evidenza la chiamata universale alla santità per tutti i cristiani e quanto sia importante che ogni battezzato risponda ad essa in modo consapevole e responsabile. Che il suo esempio aiuti tutta la Chiesa a Puerto Rico a essere fedele, vivendo con salda coerenza i valori e i principi cristiani ricevuti nell'evangelizzazione dell'Isola!

4. Fondatrice delle Suore di sant'Anna, Marie-Anne Blondin è il modello di un'esistenza dedita all'amore e attraversata dal mistero pasquale. Questa giovane contadina canadese proporrà la suo Vescovo di fondare una congregazione religiosa per l'educazione dei bambini poveri delle campagne, al fine di vincere l'analfabetismo. Con un grande spirito di abbandono alla Provvidenza della quale benedirà "la condotta materna", accetterà umilmente le decisioni della Chiesa e svolgerà fino alla sua morte umili lavori per il bene delle sue sorelle. Le prove non altereranno mai il suo grande amore per Cristo e per la Chiesa, e neppure la sua preoccupazione di formare autentiche educatrici della gioventù. Modello di una vita umile e discreta, Marie-Anne Blondin trovò la sua forza interiore nella contemplazione della Croce, mostrandoci come la vita d'intimità con Cristo sia il mezzo più sicuro per recare misteriosamente dei frutti e per compiere la missione voluta da Dio. Possa il suo esempio suscitare nelle religiose del suo istituto e in numerosi giovani il piacere di servire Dio e gli uomini, in particolare la gioventù, alla quale è importante offrire i mezzi per un autentico sviluppo spirituale, morale e intellettuale!

5. "L'Agnello che fu immolato è degno di... onore, gloria e benedizione" (Ap 5,12). Queste parole, tratte dal Libro dell'Apocalisse e proclamate nella seconda Lettura, ben si addicono anche all'esperienza mistica della beata Caterina Volpicelli. Nella sua vita, tutta consacrata al cuore dell'Agnello immolato, risaltano tre aspetti significativi: una profonda spiritualità eucaristica, un'indomita fedeltà alla Chiesa, una sorprendente generosità apostolica.

L'Eucaristia, a lungo adorata e fatta centro della sua vita sino a formulare il voto di vittima espiatrice, fu per lei scuola di docile e amorosa obbedienza a Dio. Fu, al tempo stesso, sorgente di amore tenero e misericordioso per il prossimo: nei più poveri ed emarginati ella amava il suo Signore, a lungo contemplato nel Santissimo Sacramento.

Sempre dall'Eucaristia seppe trarre quell'ardore missionario che la spinse a esprimere la sua vocazione nella Chiesa, docilmente sottomessa ai Pastori e profeticamente intenta a promuovere il laicato e forme nuove di vita consacrata. Senza delimitare spazi operativi, né dare origine a istituzioni specifiche, volle, come lei stessa affermava, trovare la solitudine nelle occupazioni e un fecondo lavoro nella solitudine. Fu la prima "zelatrice" dell'Apostolato della Preghiera in Italia e lascia in eredità, specialmente alle Ancelle del Sacro Cuore, una singolare missione apostolica che deve continuare ad alimentarsi incessantemente alla fonte del Mistero eucaristico.

6. "Signore, tu lo sai che ti amo" (Jn 21,15 cfr vv. Jn 21,16-17). La triplice dichiarazione di amore che, secondo l'odierna pagina evangelica, Pietro fa al Signore, ci porta a pensare a Caterina Cittadini. Nel corso della sua non facile esistenza, la nuova Beata manifestò un amore indomito per il Signore. Questa sua profonda capacità di amare, sostenuta da un grande equilibrio affettivo, viene posta in evidenza da quanti hanno avuto modo di conoscerla. Rimasta orfana fin dalla più tenera età, si fece lei stessa madre amorevole per le orfane. E "madri" volle fossero le sue figlie spirituali nella scuola e nel contatto con i fanciulli.

Caterina si sforzava di "essere di Cristo, per portare a Cristo". Il segreto fu anche per lei l'unione con l'Eucaristia. Alle sue prime collaboratrici raccomandava di coltivare un'intensa vita spirituale nella preghiera e, soprattutto, un contatto vitale con Gesù eucaristico. Quanto mai attuale è questa consegna spirituale anche per coloro che sono chiamati ad essere maestri nella fede e vogliono trasmettere alle nuove generazioni, in quest'epoca di grandi mutamenti sociali, i valori della cultura cristiana!

7. "Di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a lui" (Ac 5,32). Facciamo nostre con gioia le parole tratte dal Libro degli Atti degli Apostoli, risuonate nella nostra assemblea. Sì, noi siamo testimoni dei prodigi che Dio opera in coloro "che si sottomettono a Lui".

Riscontriamo la verità di quest'affermazione nella vostra esistenza, o nuovi Beati che da quest'oggi veneriamo e invochiamo come intercessori. La vostra eroica fedeltà al Vangelo è prova dell'azione feconda dello Spirito Santo.

Aiutateci a percorrere, a nostra volta, il cammino della santità, specialmente quando esso si fa faticoso. Sosteneteci nel mantenere fisso lo sguardo su Colui che ci ha chiamati. Alla vostra voce, a quella della Vergine Maria e di tutti i Santi, uniamo anche la nostra per cantare: "A Colui che siede sul trono e all'Agnello lode, onore, gloria e potenza nei secoli dei secoli" (Ap 5,13). Amen!


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SANTA MESSA NEL PALAZZO DELLO SPORT

DEL CENTRO OLIMPICO DI ATENE

OMELIA DEL SANTO PADRE

Sabato, 5 maggio 2001




Cari Fratelli e care Sorelle,

1. “Quello che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annunzio” (Ac 17,23).

Riportate dagli Atti degli Apostoli, queste parole di Paolo pronunciate nell'Areopago di Atene
costituiscono uno dei primi annunci della fede cristiana in Europa. “Se si considera il ruolo avuto
dalla Grecia nella formazione della cultura antica, si comprende come quel discorso di Paolo
possa considerarsi in qualche modo il simbolo stesso dell'incontro del Vangelo con la cultura
umana” (Lettera sul pellegrinaggio ai luoghi legati alla Storia della Salvezza, n. 9).

“A coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli
che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo...; grazie a voi e pace da Dio
Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo” (1Co 1,2-3). Con queste parole dell'Apostolo alla
comunità di Corinto, saluto con affetto tutti voi, Vescovi, sacerdoti e laici cattolici che vivete in
Grecia. Ringrazio innanzitutto Monsignor Foscolos, Arcivescovo dei cattolici di Atene e
Presidente della Conferenza Episcopale di Grecia, per la sua accoglienza e per le sue cordiali
parole. Riuniti questa mattina per la Celebrazione Eucaristica, chiediamo all'Apostolo Paolo di
donarci il suo ardore nella fede e nell'annuncio del Vangelo a tutte le nazioni, così come la sua
sollecitudine per l'unità della Chiesa. Sono lieto della presenza alla Liturgia Divina di fedeli di
altre confessioni cristiane, che rendono così testimonianza della loro attenzione verso la vita
della comunità cattolica e della loro comune fraternità in Cristo.

2. Paolo ricorda chiaramente che non possiamo rinchiudere Dio nei nostri modi di vedere e di
agire del tutto umani. Per accogliere il Signore, siamo chiamati alla conversione. Questo è il
cammino che ci viene proposto, cammino che ci fa seguire Cristo per vivere come Lui, figli nel
Figlio. Possiamo allora rileggere il nostro cammino personale e quello della Chiesa come
un'esperienza pasquale; dobbiamo purificarci per aderire pienamente alla volontà divina,
accettando che Dio, mediante la sua grazia, trasformi il nostro essere e la nostra esistenza,
come avvenne con Paolo che da persecutore si fece missionario (cfr Ga 1,11-24). Passiamo
così per la prova del Venerdì Santo, con le sue sofferenze, con le notti della fede, con le
incomprensioni reciproche. Ma viviamo anche momenti di luce, simili all'alba di Pasqua, in cui il
Risorto ci comunica la sua gioia e ci fa giungere alla verità completa. Prospettando in tal modo
la nostra storia personale e la storia della Chiesa, non possiamo che perseverare nella speranza,
sicuri che il Maestro della storia ci conduce lungo vie che solo Lui conosce. Chiediamo allo
Spirito Santo di spingerci a essere, mediante le nostre parole e i nostri atti, testimoni della Buona
Novella e della carità di Dio! Poiché lo Spirito suscita l'ardore missionario nella sua Chiesa, è lui
a chiamare e a inviare, e il vero apostolo è innanzitutto un uomo “all'ascolto”, un servitore
disponibile all'azione di Dio.

3. Ricordare ad Atene la vita e l'operato di Paolo significa essere invitati ad annunciare il
Vangelo fino ai confini della terra, proponendo ai nostri contemporanei la salvezza portata da
Cristo e mostrando loro le vie della santità e della retta vita morale che costituiscono le risposte
all'appello del Signore. Il Vangelo è una buona novella universale, che tutti i popoli possono
udire.

Nel rivolgersi agli Ateniesi, San Paolo non vuole nascondere nulla della fede che ha ricevuto;
egli deve, come ogni apostolo, custodirne fedelmente il deposito (cfr 2Tm 1,14). Se parte dai
riferimenti comuni dei suoi ascoltatori e dai loro modi di pensare è per far comprendere meglio il
Vangelo che è venuto a portare loro. Paolo si fonda sulla conoscenza naturale di Dio e sul
desiderio spirituale profondo che i suoi interlocutori possono avere, per prepararli ad accogliere
la rivelazione del Dio unico e vero.

Se ha potuto citare davanti agli Ateniesi autori dell'Antichità classica è perché, in un certo
senso, la sua cultura personale era stata forgiata dall'ellenismo. Si è dunque servito di ciò per
annunciare il Vangelo con parole che possono colpire i suoi interlocutori (cfr Ac 17,17). Che
lezione! Per annunciare la Buona Novella agli uomini di questo tempo, la Chiesa deve essere
attenta ai diversi aspetti delle loro culture e ai loro mezzi di comunicazione, senza che ciò porti
ad alterare il suo messaggio o a ridurne il senso e la portata. “Il cristianesimo del terzo millennio
dovrà rispondere sempre meglio a questa esigenza di inculturazione” (Novo millennio
ineunte, n. NM 40). Il discorso magistrale di Paolo invita i discepoli di Cristo a partecipare a un
dialogo veramente missionario con i loro contemporanei, nel rispetto di ciò che sono, ma anche
con una proposta chiara e forte del Vangelo, come pure delle sue implicazioni e delle sue
esigenze nella vita delle persone.

5. Fratelli e sorelle, il vostro Paese beneficia di una lunga tradizione di saggezza e di umanesimo.
Fin dalle origini del cristianesimo, i filosofi si sono impegnati per “far emergere il legame fra la
ragione e la religione... Si intraprese, così, una strada che, uscendo dalle tradizioni antiche
particolari, si immetteva in uno sviluppo che corrispondeva alle esigenze della ragione
universale” (Fides et ratio, n. 36). Questa opera dei filosofi e dei primi apologisti cristiani
permette di avviare, nella sequela di San Paolo e del suo discorso di Atene, un dialogo fecondo
fra la fede cristiana e la filosofia.

Sull'esempio di San Paolo e delle prime comunità, è urgente sviluppare le occasioni di dialogo
con i nostri contemporanei, soprattutto nei luoghi in cui è in gioco il futuro dell'uomo e
dell'umanità, affinché le decisioni prese non siano guidate unicamente da interessi politici ed
economici che disconoscono la dignità delle persone e le esigenze che ne derivano, ma perché vi
sia quel supplemento d'anima che ricorda il posto insigne e la dignità dell'uomo. Gli areopaghi
che sollecitano oggi la testimonianza dei cristiani sono numerosi (cfr Redemptoris missio, n.
37); vi incoraggio a essere presenti nel mondo; come il profeta Isaia, i cristiani sono posti quali
sentinelle in cima alla muraglia (cfr Is 21,11-12), per discernere le sfide umane delle situazioni
presenti, per percepire nella società i germi di speranza e per mostrare al mondo la luce della
Pasqua, che illumina di un nuovo giorno tutte le realtà umane.

Cirillo e Metodio, i due fratelli di Salonicco, hanno udito l'appello del Risorto: “Andate in tutto il
mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15). Partiti per incontrare i popoli slavi,
hanno saputo portare loro il Vangelo nella loro lingua. Non solo “svolsero la loro missione nel
pieno rispetto della cultura già esistente presso i popoli slavi, ma insieme con la religione
eminentemente e incessantemente la promossero ed accrebbero” (Slavorum Apostoli, n. 26).
Che il loro esempio e la loro preghiera ci aiutino a rispondere sempre meglio all'esigenza di
inculturazione e a rallegrarci della bellezza di questo volto multiforme della Chiesa di Cristo!

6. Nella sua esperienza personale di credente e nel suo ministero di apostolo, Paolo ha
compreso che solo Cristo è il cammino di salvezza, Lui che, mediante la grazia, riconcilia gli
uomini fra di loro e con Dio. “Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo
solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo” (Ep 2,14). L'Apostolo si è poi fatto
difensore dell'unità, in seno alle comunità e anche fra di esse, poiché ardeva della
“preoccupazione per tutte le Chiese” (2Co 11,28)!

La passione per l'unità della Chiesa deve essere quella di tutti i discepoli di Cristo. “Purtroppo, le
tristi eredità del passato ci seguono ancora oltre la soglia del nuovo millennio..., ancora tanto
cammino rimane da fare” (Novo millennio ineunte, n. NM 48). Tuttavia ciò non ci deve
scoraggiare; il nostro amore per il Signore ci spinge a impegnarci sempre più a favore dell'unità.
Per fare nuovi passi in tal senso è importante “ripartire da Cristo” (Ibidem, n. 29).

“È sulla preghiera di Gesù, non sulle nostre capacità, che poggia la fiducia di poter raggiungere
anche nella storia, la comunione piena e visibile di tutti i cristiani... Il ricordo del tempo in cui la
Chiesa respirava con “due polmoni” spinga i cristiani d'Oriente e d'Occidente a camminare
insieme, nell'unità della fede e nel rispetto delle legittime diversità, accogliendosi e sostenendosi
a vicenda come membra dell'unico Corpo di Cristo” (Ibidem, n. 48)!

La Vergine Maria ha accompagnato con la sua preghiera e con la sua presenza materna la vita
e la missione della prima comunità cristiana, attorno agli Apostoli (cfr Ac 1,14). Ha ricevuto con
essi lo Spirito di Pentecoste! Che Ella vegli sul cammino che dobbiamo percorrere ora, per
procedere verso la piena unità con i nostri fratelli d'Oriente e per compiere gli uni verso gli altri,
con disponibilità ed entusiasmo, la missione che Cristo Gesù ha affidato alla sua Chiesa! Che la
Vergine Maria, tanto venerata nel vostro Paese e in particolare nei santuari delle isole, come
Vergine dell'Annunciazione nell'isola di Tinos, e con il nome di Nostra Signora della Pietà a
Funeromeni nell'isola di Syros, ci conduca sempre a suo Figlio Gesù (cfr Jn 2,5)! È lui Cristo, è
lui il Figlio di Dio, “la luce vera, quella che illumina ogni uomo” venuta nel mondo (Jn 1,9)!

Forti della speranza che proviene da Cristo e sostenuti dalla preghiera fraterna di tutti coloro che
ci hanno preceduti nella fede, continuiamo il nostro pellegrinaggio terreno come veri messaggeri
della Buona Novella, felici della lode pasquale che dimora nel nostro cuore e desiderosi di
condividerla con tutti:

“Lodate il Signore, popoli tutti,
voi tutte, nazioni, dategli gloria;
perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura in eterno” (Ps 116).
Amen.
* * * * *


Rendo grazie al Signore di poter compiere queste giornate di pellegrinaggio sulle orme dell’Apostolo
delle Genti. Prego San Paolo di accompagnarvi ogni giorno. Come Paolo siate testimoni di Cristo!

Ringrazio prima di tutto il Signor Presidente della Repubblica per il suo invito e la sua accoglienza.
Ringrazio Sua Beatitudine Christodoulos e i suoi collaboratori per la loro sollecitudine verso questo
pellegrinaggio sulle orme di S. Paolo. I miei ringraziamenti vanno al contempo a Mons. Fóscolos e a
tutti i Vescovi cattolici. Grazie a voi tutti qui presenti, Cristo e la Chiesa contano su di voi. Vi benedico
di tutto cuore.

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PAROLE DI SALUTO IN LINGUA POLACCA

Serdecznie pozdrawiam wszytkie tu osoby przybyle z Polski. Ciesze sie, ze bierzecie czynny udzial w zyciu Kosciola katolickiego w Grecji, o czym wiele razy mnie informowali tutejsi biskupi. Zyjecie w kraju, w którym od wieków splataja sie rózne kultury, religie i duchowe tradycje. Ksiezom jezuitom i wszystkim duszpasterzom dziekuje za ich prace posród was. Nosze w sercu wasze radosci i troski i zawierzam je Opatrznosci Bozej. Przez wstawiennictwo sw. Pawla Apostola, którego pamiec jest szczególnie zywa w Atenach prosze dobrego Boga, azeby darzyl was swoim blogoslawienstwem.





TRADUZIONE NON UFFICIALE IN LINGUA ITALIANA

Saluto cordialmente tutte le persone qui convenute dalla Polonia.

Mi rallegro che partecipiate attivamente alla vita della Chiesa cattolica in Grecia; di ciò mi hanno
informato molte volte i Vescovi locali. Vivete in un Paese nel quale da secoli si intrecciano diverse
culture, religioni e tradizioni spirituali. Mi rallegro che riusciate ad approfittare del beneficio di questa
varietà e che nello stesso tempo conserviate la vostra identità. Ringrazio i PP. Gesuiti e tutti coloro
che sono impegnati nella cura pastorale tra di voi. Porto nel cuore tutte le vostre gioie e
preoccupazioni e le affido alla Divina Provvidenza. Per intercessione di San Paolo Apostolo, la cui
memoria è particolarmente viva ad Atene, chiedo al buon Dio che vi ricolmi delle sue benedizioni.


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SANTA MESSA NELLO STADIO ABBASSYINE DI DAMASCO

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


Domenica, 6 maggio 2001




1. "Saulo, Saulo perché mi perseguiti?" Egli rispose: "Chi sei, o Signore?" E la voce: "Io sono Gesù, che tu perseguiti! Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare" (Ac 9,4-6).

È da pellegrino che sono venuto oggi a Damasco, per ravvivare la memoria dell'avvenimento che ebbe luogo qui, duemila anni fa: la conversione di San Paolo. Mentre si reca a Damasco per combattere e imprigionare coloro che professano il nome di Cristo, giunto alle porte della città, Saulo fa l'esperienza di una straordinaria illuminazione. Lungo la via, Cristo risorto si presenta a lui e, sotto l'influsso di questo incontro, si produce in lui una profonda trasformazione: da persecutore diventa apostolo, da oppositore del Vangelo, ne diviene missionario. La lettura degli Atti degli Apostoli ricorda con abbondanza di particolari questo avvenimento che ha cambiato il corso della storia: quest'uomo "è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli d'Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome" (Ac 9,15-16).

La ringrazio vivamente, Beatitudine, per le sue cordiali parole di accoglienza all'inizio di questa celebrazione. Tramite la sua persona, saluto con affetto i Vescovi e i membri della Chiesa greco-melkita cattolica di cui è il Patriarca. Formulo fervidi voti anche ai Cardinali, ai Patriarchi, ai Vescovi, ai sacerdoti e ai fedeli di tutte le Comunità cattoliche, di Siria e di altri Paesi della regione. Mi rallegro della presenza fraterna dei Patriarchi, dei Vescovi e dei fedeli delle altre Chiese e Comunità ecclesiali. Li saluto molto cordialmente. Ringrazio di tutto cuore il Ministro rappresentante del Presidente della Repubblica e i membri della comunità musulmana che hanno voluto unirsi, in questa occasione, ai loro amici cristiani.

2. L'avvenimento straordinario che si è verificato non lontano da qui è stato decisivo per il futuro di Paolo e della Chiesa. L'incontro con Cristo ha trasformato radicalmente l'esistenza dell'Apostolo, poiché l'ha colpito nell'intimo del suo essere e lo ha aperto pienamente alla verità divina. Paolo ha accettato liberamente di riconoscere questa verità e di impegnare la propria vita nella sequela di Cristo. Accogliendo la luce divina e ricevendo il Battesimo, il suo essere profondo è divenuto conforme all'essere di Cristo; così la sua vita è stata trasformata ed egli ha trovato la sua felicità riponendo la sua fede e la sua fiducia in Colui che lo ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirevole luce (cfr 2Tm 1,12 Ep 5,8 Rm 13,12). L'incontro nella fede con il Risorto è infatti una luce lungo il cammino degli uomini, una luce che sconvolge l'esistenza. Sul volto splendente di Cristo, la verità di Dio si manifesta in modo evidente. Teniamo, anche noi, lo sguardo fisso sul Signore! O Cristo, luce del mondo, effondi su di noi e su tutti gli uomini quella luce proveniente dal cielo che ha avvolto il tuo Apostolo! Illumina e purifica gli occhi del nostro cuore per insegnarci a vedere ogni cosa alla luce della tua verità e del tuo amore per l'umanità!

La Chiesa non ha altra luce da trasmettere al mondo se non la luce che gli viene dal Signore. Noi che siamo stati battezzati nella morte e nella risurrezione di Cristo, abbiamo ricevuto l'illuminazione divina e ci è concesso di essere figli della Luce. Ricordiamo la bella esclamazione di San Giovanni Damasceno che sottolinea l'origine della nostra vocazione ecclesiale comune: "Mi hai fatto venire alla luce adottandomi come tuo figlio e mi hai inscritto fra i membri della tua Chiesa santa e immacolata" (Trattato De fide orthodoxa,1)! Sulla nostra strada, la Parola di Dio è una lampada che risplende; essa ci consente di conoscere la verità che rende liberi e che santifica.

3. "Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani" (Ap 7,9).

Questo brano della liturgia di oggi, tratto dal libro dell'Apocalisse, ci mostra, a suo modo, l'opera che si è realizzata attraverso il ministero apostolico di San Paolo. Infatti, questi ha avuto un ruolo essenziale nell'annuncio del Vangelo fuori dai confini del Paese di Gesù. Tutto il mondo allora conosciuto, a cominciare dai Paesi intorno al Mediterraneo, è divenuto terra dell'evangelizzazione paolina. E possiamo dire che, in seguito, nel corso dei secoli fino ai nostri giorni, l'immenso sviluppo dell'annuncio evangelico ha costituito, in un certo modo, il seguito logico del ministero dell'Apostolo delle Genti. Ancora oggi, la Chiesa porta in sé i frutti della sua attività apostolica e fa riferimento costante al ministero missionario di San Paolo, divenuto, per intere generazioni di cristiani, pioniere e ispiratore di qualsiasi missione.

Sull'esempio di Paolo, la Chiesa è invitata a volgere il suo sguardo fino agli estremi confini del mondo, per proseguire la missione affidatale di trasmettere la luce del Risorto a tutti i popoli e a tutte le culture, nel rispetto della libertà delle persone e delle comunità umane e spirituali. La moltitudine immensa degli uomini di ogni origine è chiamata a rendere gloria a Dio. Poiché, come dice Sant'Efrem: "I tesori che ci dai, non hai alcun bisogno di comunicarceli. Non hai bisogno che di una cosa: che dilatiamo il nostro cuore per portare i tuoi beni, consegnandoti la nostra volontà e ascoltandoti con le nostre orecchie. Tutte le tue opere risplendono delle corone intrecciate dalla saggezza della tua bocca, che dice: Tutto questo è molto buono" (Diathermane, 2, 5-7).

Come Paolo, i discepoli di Cristo sono di fronte ad una grande sfida: devono trasmettere la Buona Novella con un linguaggio adeguato ad ogni cultura, senza perderne la sostanza né snaturarne il senso. Non abbiate paura dunque di testimoniare anche voi con la parola e con tutta la vostra vita fra i vostri fratelli e le vostre sorelle questa gioiosa novella: Dio ama tutti gli uomini e li invita a formare una sola famiglia nella carità, poiché sono tutti fratelli!

4. Questa gioiosa novella deve esortare tutti i discepoli di Cristo a ricercare con ardore le vie dell'unità, perché facendo propria la preghiera del Signore "che tutti siano uno", rendano una testimonianza sempre più autentica e credibile. Mi rallegro vivamente delle relazioni fraterne che già esistono fra i membri delle Chiese cristiane del vostro Paese e vi incoraggio a svilupparle nella verità e nella prudenza, in comunione con i vostri Patriarchi e i vostri Vescovi. All'alba del nuovo millennio, Cristo ci chiama e andare gli uni verso gli altri nella carità che fa la nostra unità. Siate orgogliosi delle grandi tradizioni liturgiche e spirituali delle vostre Chiese d'Oriente! Esse appartengono al patrimonio dell'unica Chiesa di Cristo e costituiscono dei ponti fra le diverse sensibilità. Fin dagli albori del cristianesimo, la vostra terra ha conosciuto una vita cristiana fiorente. Sulla scia dell'eredità spirituale di Ignazio di Antiochia, di Efrem, di Simeone o di Giovanni Damasceno, i nomi di molti Padri, monaci, eremiti e tanti altri santi che sono la gloria delle vostre Chiese, rimangono presenti nella memoria viva della Chiesa universale. Con il vostro attaccamento alla terra dei vostri padri, accettando generosamente di vivere qui la vostra fede, anche voi, oggi, testimoniate la fecondità del messaggio evangelico che è stato trasmesso di generazione in generazione.

Con tutti i vostri concittadini, senza distinzione di appartenenza comunitaria, continuate incessantemente nei vostri sforzi in vista dell'edificazione di una società fraterna, giusta e solidale, dove ciascuno sia pienamente riconosciuto nella sua dignità umana e nei suoi diritti fondamentali. Su questa terra santa, Cristiani, Musulmani ed Ebrei sono chiamati a lavorare insieme, con fiducia e audacia, e a far sì che arrivi presto il giorno in cui ogni popolo vedrà rispettati i suoi diritti legittimi e potrà vivere nella pace e nell'intesa reciproca. Possano i poveri, gli ammalati, le persone disabili e gli emarginati essere sempre, fra di voi, dei fratelli e delle sorelle rispettati e amati! Il Vangelo è un potente fattore di trasformazione del mondo. Attraverso la vostra testimonianza di vita, che gli uomini di oggi possano scoprire la risposta alle loro aspirazioni più profonde e i fondamenti della convivialità all'interno della società!

5. Famiglie cristiane, la Chiesa conta su di voi e ha fiducia in voi per comunicare ai vostri figli la fede che avete ricevuto, attraverso i secoli, dopo l'Apostolo Paolo. Rimanendo unite e aperte a tutti, difendendo sempre il diritto alla vita fin dal concepimento, siate focolai di luce, pienamente conformi al disegno di Dio e alle autentiche esigenze della persona umana! Date un posto importante alla preghiera, all'ascolto della Parola di Dio e alla formazione cristiana, dove troverete un sostegno efficace per rispondere alle difficoltà della vita quotidiana e alle grandi sfide del mondo di oggi. La partecipazione regolare all'Eucaristia domenicale è una necessità per qualsiasi vita cristiana fedele e coerente. È un dono privilegiato dove si realizza e si annuncia la comunione con Dio e con i fratelli.

Fratelli e sorelle, non vi stancate di cercare il volto di Cristo che si manifesta a voi. È in Lui che troverete il segreto della libertà vera e della gioia del cuore! Lasciate vibrare nel più profondo di voi stessi il desiderio di fraternità autentica fra tutti gli uomini! Mettendovi con entusiasmo al servizio degli altri troverete un senso alla vostra vita, poiché l'identità cristiana non si esprime nell'opposizione agli altri, ma nella capacità di uscire da sé per andare verso i fratelli. L'apertura al mondo, con lucidità e senza timore, fa parte della vocazione del cristiano, consapevole della propria identità e radicato nel suo patrimonio religioso che esprime la ricchezza della testimonianza della Chiesa.

6. "Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola" (Jn 10,27-30).

Sono le parole del Vangelo di oggi, con le quali Gesù Cristo stesso ci mostra il meraviglioso dinamismo dell'evangelizzazione. Dio che, molte volte e in diversi modi, aveva parlato ai Padri attraverso i profeti, alla fine ha parlato attraverso suo Figlio (cfr He 1,1-2). Questo Figlio, della stessa sostanza del Padre, è il Verbo di vita. È Lui stesso a dare la vita eterna. È venuto perché avessimo la vita e l'avessimo in abbondanza (cfr Jn 10,10). Alle porte di Damasco, nel suo incontro con Cristo risorto, San Paolo ha appreso questa verità e ne ha fatto il contenuto della sua predicazione. La meravigliosa realtà della Croce di Cristo, sulla quale si è realizzata la Redenzione del mondo, si è presentata davanti a lui. Paolo comprese questa realtà e ad essa dedicò tutta la sua vita.

Fratelli e sorelle, leviamo lo sguardo verso la Croce di Cristo per scoprirvi la fonte della nostra speranza! In essa troviamo un autentico cammino di vita e di felicità. Contempliamo il volto amorevole di Dio che ci offre suo Figlio per fare di tutti noi "un cuore solo e un'anima sola" (Ac 4,32). Accogliamolo nella nostra vita per trarne ispirazione e realizzare il mistero di comunione che incarna e manifesta l'essenza stessa della Chiesa.

La vostra appartenenza alla Chiesa deve essere per voi e per tutti i vostri fratelli e sorelle un segno di speranza che ricorda che il Signore raggiunge ciascuno sul suo cammino, spesso in modo misterioso e inaspettato, come ha raggiunto Paolo sulla via di Damasco, avvolgendolo nella sua fulgida luce.

Possa il Risorto, la cui Pasqua, quest'anno è stata celebrata da tutti i cristiani insieme, farci il dono della comunione nella carità! Amen.
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GPII Omelie 1996-2005 287