GPII Omelie 1996-2005 230

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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA IN OCCASIONE DELL'APERTURA

DELLA II ASSEMBLEA SPECIALE PER L'EUROPA DEL SINODO DEI VESCOVI


Basilica Vtaicana - Venerdì, 1° ottobre 1999




Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
carissimi Fratelli e Sorelle!

1. "Gesù in persona si accostò e camminava con loro" (Lc 24,15).

Il racconto evangelico dei discepoli di Emmaus, che poc'anzi abbiamo ascoltato, costituisce l'icona biblica che fa da sfondo a questa Seconda Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi. La iniziamo con questa solenne Concelebrazione Eucaristica che ha per tema: "Gesù Cristo, vivente nella sua Chiesa, sorgente di speranza per l'Europa". La iniziamo affidando al Signore le attese e le speranze che sono nel cuore di tutti noi. Ci ritroviamo attorno all'altare in rappresentanza delle Nazioni del Continente, accomunati dal desiderio di rendere sempre più incisivi e concreti in ogni angolo dell'Europa l'annuncio e la testimonianza di Cristo vivo ieri, oggi e sempre.

Con grande gioia ed affetto offro a ciascuno di voi il mio fraterno abbraccio di pace. Lo Spirito ci ha convocati per questo importante evento ecclesiale che, riallacciandosi alla prima Assemblea per l'Europa del 1991, conclude la serie dei Sinodi continentali in preparazione al Grande Giubileo del 2000. Nelle vostre persone rivolgo alle Chiese locali da cui provenite il mio più cordiale saluto.

2. "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi, sempre" (He 13,8). È questo, com'è noto, il richiamo costante che risuona nella Chiesa incamminata verso il grande Giubileo dell'Anno 2000.
Gesù Cristo è vivente nella sua Chiesa e, di generazione in generazione, continua ad "accostarsi" all'uomo e a "camminare" con lui. Specialmente nei momenti della prova, quando le delusioni rischiano di far vacillare la fiducia e la speranza, il Risorto incrocia le vie dell'umano smarrimento e, anche se non conosciuto, si fa nostro compagno di strada.

Così, in Cristo e nella sua Chiesa, Dio non cessa di porsi in ascolto delle gioie e delle speranze, delle tristezze e delle angosce dell'umanità (cfr. Gaudium et spes GS 1), alla quale vuole far giungere anche oggi l'annuncio della sua amorevole sollecitudine. Questo è quanto è avvenuto nel Concilio Vaticano II; questo è anche il senso delle diverse Assemblee continentali del Sinodo dei Vescovi: Cristo risorto, vivente nella sua Chiesa, cammina con l'uomo che vive in Africa, in America, in Asia, in Oceania, in Europa per suscitare o risvegliare nel suo animo la fede, la speranza e la carità.

3. Con l'Assemblea Sinodale che oggi ha inizio il Signore vuole rivolgere al popolo cristiano, pellegrino nelle terre comprese tra l'Atlantico e gli Urali, un forte invito alla speranza. È un invito che ha oggi trovato singolare espressione nelle parole del Profeta: "Gioisci . . . esulta . . . rallegrati!" (So 3,14). Il Dio dell'Alleanza conosce il cuore dei suoi figli; gli sono note le tante prove dolorose, che le nazioni europee hanno dovuto subire nel corso di questo travagliato e difficile secolo ormai prossimo al tramonto.

Egli, l'Emmanuele, il Dio-con-noi, è stato crocifisso nei lager e nei gulag, ha conosciuto la sofferenza sotto i bombardamenti, nelle trincee, ha patito dovunque l'uomo, ogni essere umano, è stato umiliato, oppresso e violato nella sua irrinunciabile dignità. Cristo ha subito la passione nelle tante vittime innocenti delle guerre e dei conflitti che hanno insanguinato le regioni dell'Europa. Egli conosce le gravi tentazioni delle generazioni, che si apprestano a varcare la soglia del terzo millennio: gli entusiasmi suscitati dalla caduta delle barriere ideologiche e dalle pacifiche rivoluzioni del 1989 sembrano essersi purtroppo rapidamente smorzati nell'impatto con gli egoismi politici ed economici, e sulle labbra di tante persone in Europa affiorano le parole sconsolate dei due discepoli sulla strada di Emmaus: "Noi speravamo . . ." (Lc 24,21).

In questo particolare contesto sociale e culturale, la Chiesa sente il dovere di rinnovare con vigore il messaggio di speranza affidatole da Dio. Con quest'Assemblea ripete all'Europa: "Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un Salvatore potente!" (So 3,17). Il suo invito alla speranza non si fonda su un'ideologia utopistica, come quelle che negli ultimi due secoli hanno finito per calpestare i diritti dell'uomo, e specialmente dei più deboli. È, al contrario, l'intramontabile messaggio della salvezza proclamato da Cristo: il Regno di Dio è in mezzo a voi, convertitevi e credete al Vangelo! (cfr Mc 1,15). Con l'autorità che le viene dal suo Signore, la Chiesa ripete all'Europa di oggi: Europa del terzo millennio "non lasciarti cadere le braccia!" (So 3,16); non cedere allo scoraggiamento, non rassegnarti a modi di pensare e di vivere che non hanno futuro, perché non poggiano sulla salda certezza della Parola di Dio!

Europa del terzo millennio, la Chiesa a te ed a tutti i tuoi figli ripropone Cristo, unico Mediatore di salvezza ieri, oggi e sempre (cfr He 13,8). Ti propone Cristo, vera speranza dell'uomo e della storia. Te lo propone non solo e non tanto con le parole, ma specialmente con la testimonianza eloquente della santità. I Santi e le Sante, infatti, con la loro esistenza improntata alle Beatitudini evangeliche, costituiscono l'avanguardia più efficace e credibile della missione della Chiesa.

4. Per questo, carissimi Fratelli e Sorelle, alle soglie dell'Anno 2000, mentre l'intera Chiesa che è in Europa si trova qui rappresentata nel modo più degno, ho oggi la gioia di proclamare tre nuove Compatrone del continente europeo. Esse sono: santa Edith Stein, santa Brigida di Svezia e santa Caterina da Siena.

L'Europa è già posta sotto la celeste protezione di tre grandi santi: Benedetto da Norcia, padre del monachesimo occidentale, e dei due fratelli Cirillo e Metodio, apostoli degli slavi. A questi insigni testimoni di Cristo ho voluto affiancare altrettante figure femminili, anche per sottolineare il grande ruolo che le donne hanno avuto ed hanno nella storia ecclesiale e civile del Continente sino ai nostri giorni.

Fin dai suoi albori la Chiesa, pur condizionata dalle culture in cui era inserita, ha sempre riconosciuto la piena dignità spirituale della donna, a partire dalla singolare vocazione e missione di Maria, Madre del Redentore. A donne quali Felicita, Perpetua, Agata, Lucia, Agnese, Cecilia, Anastasia - come attesta il Canone romano - già dagli inizi i cristiani si sono rivolti con fervore non inferiore a quello riservato ai santi uomini.

5. Le tre sante, scelte quali Compatrone d'Europa, sono tutte legate in modo speciale alla storia del Continente. Edith Stein, che, provenendo da famiglia ebrea, lasciò la brillante carriera di studiosa per farsi monaca carmelitana col nome di Teresa Benedetta della Croce e morì nel campo di sterminio di Auschwitz, è simbolo dei drammi dell'Europa di questo secolo. Brigida di Svezia e Caterina da Siena, vissute entrambe nel secolo XIV, lavorarono instancabilmente per la Chiesa avendone a cuore le sorti su scala europea. Così Brigida, consacratasi a Dio dopo aver vissuto pienamente la vocazione di sposa e di madre, percorse l'Europa da Nord a Sud operando senza sosta per l'unità dei cristiani e morì a Roma. Caterina, umile e impavida terziaria domenicana, portò pace nella sua Siena, nell'Italia e nell'Europa del Trecento; si spese senza risparmio di energie per la Chiesa, riuscendo ad ottenere il ritorno del Papa da Avignone a Roma.

Tutte e tre esprimono mirabilmente la sintesi tra contemplazione ed azione. La loro vita e le loro opere testimoniano con grande eloquenza la forza di Cristo risorto, vivente nella sua Chiesa: forza di amore generoso per Dio e per l'uomo, forza di autentico rinnovamento morale e civile. In queste nuove Patrone, così ricche di doni sotto il profilo sia soprannaturale che umano, possono trovare ispirazione i cristiani e le comunità ecclesiali di ogni confessione, come pure i cittadini e gli stati europei, sinceramente impegnati nella ricerca della verità e del bene comune.

6. "Non ci ardeva forse il cuore nel petto... quando ci spiegava le Scritture?" (Lc 24,32).
Auspico di cuore che i lavori sinodali ci facciano rivivere l'esperienza dei discepoli di Emmaus i quali, pieni di speranza e di gioia per aver riconosciuto il Signore "nello spezzare il pane", senza indugio fecero ritorno a Gerusalemme per riferire ai fratelli ciò che era accaduto lungo la via (cfr Lc 24,33-35).

Gesù Cristo conceda anche a noi di incontrarlo e riconoscerlo accanto alla Mensa eucaristica, nella comunione dei cuori e della fede. Ci doni di vivere queste settimane di riflessione in profondo ascolto dello Spirito che parla alle Chiese in Europa. Ci renda umili e arditi apostoli della sua Croce, come lo furono i santi Benedetto, Cirillo, Metodio e le sante Edith Stein, Brigida e Caterina.

Imploriamo il loro aiuto insieme alla celeste intercessione di Maria, Regina di tutti i Santi e Madre dell'Europa. Possano da questa Seconda Assemblea Speciale per l'Europa scaturire le linee di un'azione evangelizzatrice attenta alle sfide ed alle attese delle giovani generazioni.

E Cristo possa essere rinnovata sorgente di speranza per gli abitanti del "vecchio" continente, nel quale il Vangelo ha suscitato nei secoli un'incomparabile messe di fede, di amore operoso e di civiltà!

Amen!
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SOLENNE CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA

PER LA PROCLAMAZIONE DI SEI NUOVI BEATI


Piazza San Pietro - Domenica, 3 ottobre 1999

1. "La vigna del Signore è il suo popolo".

Così abbiamo poc'anzi ripetuto nel Salmo responsoriale. L'odierna Liturgia della Parola ci presenta l'immagine della vigna e pone in evidenza l'amore che Dio ha verso il suo popolo. Questa allegoria, presente sia nella prima Lettura che nel Vangelo, diviene ancor più eloquente in questo tempo autunnale, nel quale si effettua la vendemmia e si raccolgono i frutti della terra prima dell'inverno.

Vigna del Signore è la casa d'Israele, che nella parabola evangelica s'allarga ad abbracciare anche i pagani, quegli "altri vignaioli", appunto, a cui il padrone affida la sua vigna. E' così delineata la missione della Chiesa, popolo della nuova Alleanza, chiamato a portare frutti di verità e di santità.

Nell'odierna celebrazione abbiamo la gioia di vedere elevati alla gloria degli altari sei fedeli operai della vigna del Signore. Essi sono: Ferdinando Maria Baccilieri, Edward Joannes Maria Poppe, Arcangelo Tadini, Mariano da Roccacasale, Diego Oddi, Nicola da Gesturi. In tempi diversi e con modalità differenti, ciascuno di essi ha speso generosamente la propria vita a servizio del Vangelo.

2. Ferdinando Maria Baccilieri, presbitero, fu zelante operaio nella vigna del Signore attraverso il ministero parrocchiale, che esercitò con intemerata condotta di vita. Da povero "curato di campagna", come egli amava definirsi, dissodò le anime mediante la vigorosa predicazione, nella quale esprimeva la sua profonda convinzione interiore. Egli divenne così icona vivente del Buon Pastore.

Terziario dell'Ordine dei Servi di Maria, con una devozione intensa e filiale verso la Madonna, specialmente verso la Vergine Addolorata, volle inserire il nome di Maria nello stesso titolo della famiglia religiosa da lui fondata, le "Suore Serve di Maria di Galeazza". Ora il beato Ferdinando Maria canta in cielo, come abbiamo ascoltato nel brano del profeta Isaia, il suo "cantico d'amore" per la vigna del Signore (cfr Is 5,1).

3. "Je chanterai pour mon ami le chant du bien-aimé à sa vigne". Ces paroles du livre d'Isaïe que nous venons d'entendre s'appliquent au Père Edward Poppe, qui a consacré sa vie au Christ dans le ministère sacerdotal. Il devient aujourd'hui un modèle pour les prêtres, notamment pour ceux de son pays, la Belgique. Il les invite à conformer leur vie au Christ Pasteur, afin d'être comme lui des "prêtres de feu", amoureux de Dieu et de leurs frères. L'action pastorale n'est véritablement féconde que dans la contemplation. Elle se nourrit de la rencontre intime avec le divin Maître, qui unifie l'être intérieur en vue de faire sa volonté. J'invite les prêtres à mettre toujours l'Eucharistie au centre de leur existence et de leur ministère, comme le bienheureux Poppe. C'est en se laissant illuminer par le Christ qu'ils pourront transmettre la lumière.

Dat, dankzij het voorbeeld van deze nieuwe Zalige, allen die een katechetische zending hebben, de nodige tijd mogen nemen om Christus te ontmoeten ! Door hun onderricht en levenswandel zullen zij dan getuigenis afleggen van het Evangelie, en zij zullen aan anderen, in het bijzonder aan de jongeren, die op zoek zijn naar de waarheid en de bron van het leven, de morele eisen die tot het geluk leiden, voorhouden. De priester Poppe, die de beproeving heeft gekend, richt ook een boodschap tot de zieken, waarbij hij hen in herinnering brengt dat het gebed en de liefde voor Maria wezenlijk zijn voor de missionaire inzet van de Kerk. Laten wij de Heer bidden dat Hij in zijn wijngaard priesters moge zenden naar het beeld van de Zalige Poppe!

4. "Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto" (Canto al Vangelo).

L'unione a Cristo, lo spirito di preghiera e la forte tensione ascetica furono il segreto della straordinaria efficacia pastorale di un altro generoso operaio della vigna, il sacerdote Arcangelo Tadini, che oggi la Chiesa iscrive nell'albo dei Beati. Alla scuola dell'Eucaristia egli imparò a spezzare il pane della Parola di Dio, ad esercitare la carità, a rispondere con intraprendenza pastorale alle sfide sociali e religiose che contraddistinsero la fine del secolo scorso.

Proprio perché uomo tutto di Dio, egli poté anche essere sacerdote tutto per gli uomini. I bisogni allora emergenti dal mondo del lavoro stimolarono il suo cuore di pastore alla ricerca di nuove modalità di annuncio e di testimonianza evangelica. Il suo ideale di vita e la solidarietà da lui esercitata verso le fasce più deboli della società proseguono ancora oggi nell'impegno della Congregazione religiosa da lui fondata, le Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth.

5. Quanto poi alla vita ed alla spiritualità del beato Mariano da Roccacasale, religioso francescano, si può dire che esse sono emblematicamente riassunte nell'augurio dell'apostolo Paolo alla comunità cristiana di Filippi: "Il Dio della pace sarà con voi!" (4, 9). La sua esistenza povera e umile, condotta sulle orme di Francesco e Chiara d'Assisi, fu costantemente rivolta verso il prossimo, col desiderio di ascoltare e condividere le pene di ciascuno, per poi presentarle al Signore nelle lunghe ore trascorse in adorazione davanti all'Eucaristia.

Il beato Mariano portò dappertutto la pace, che è dono di Dio. Il suo esempio e la sua intercessione ci aiutino a riscoprire il valore fondamentale dell'amore di Dio e il dovere di testimoniarlo nella solidarietà verso i poveri. Egli ci è d'esempio, in particolare, nell'esercizio dell'ospitalità, così importante nell'attuale contesto storico e sociale e particolarmente significativo nella prospettiva del grande Giubileo dell'anno Duemila.

6. La medesima spiritualità francescana, incentrata su una vita evangelicamente povera e semplice, contraddistinse Fra Diego Oddi, che oggi contempliamo nel coro dei Beati. Alla scuola di san Francesco, egli apprese che nulla appartiene all'uomo se non i vizi ed i peccati e che tutto ciò che la persona umana possiede è in realtà dono di Dio (cfr Regola non bollata XVII, in Fonti Francescane, 48). Imparò così a non angustiarsi per nulla, ma in ogni necessità ad esporre a Dio "preghiere, suppliche e ringraziamenti", come abbiamo ascoltato dall'apostolo Paolo nella seconda Lettura (cfr Ph 4,6).

Durante il suo lungo servizio di questuante fu autentico angelo di pace e di bene per tutte le persone che lo incontravano, soprattutto perché sapeva porsi accanto alle necessità dei più poveri e provati. Con la sua testimonianza gioiosa e serena, con la sua fede genuina e convinta, con la sua preghiera ed il suo infaticabile lavoro il beato Diego indica le virtù evangeliche che sono strada maestra per raggiungere la pace.

7. "La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo" (Mt 21,42).

Queste parole, che Gesù nel Vangelo applicava a se stesso, richiamano il mistero dell'abbassamento e dell'umiliazione del Figlio di Dio, fonte della nostra salvezza. Ed il pensiero va, naturalmente, al beato Nicola da Gesturi, cappuccino, che ha incarnato in modo singolare nella sua esistenza questa misteriosa realtà. Uomo del silenzio, egli spandeva attorno a sé un alone di spiritualità e di forte richiamo all'assoluto. Denominato dalla gente con l'affettuoso appellativo di "Frate Silenzio", Nicola da Gesturi si presentava con un atteggiamento che era più eloquente delle parole: liberato dal superfluo ed alla ricerca dell'essenziale, non si lasciava distrarre dalle cose inutili o dannose, volendo essere testimonianza della presenza del Verbo Incarnato accanto ad ogni uomo.

In un mondo troppo spesso saturo di parole e povero di valori, c'è bisogno di uomini e di donne che, come il beato Nicola da Gesturi, sottolineino l'urgenza di recuperare la capacità del silenzio e dell'ascolto, affinché tutta la vita divenga un "cantico" di lode a Dio e di servizio verso i fratelli.

8. "Canterò per il mio diletto il mio cantico d'amore per la sua vigna" (Is 5,1). Mentre contempliamo i prodigi che Iddio ha compiuto in questi nostri fratelli, il nostro spirito si apre alla lode ed al ringraziamento. Ti rendiamo grazie, Signore, per il dono di questi nuovi Beati. Nelle loro vite, interamente dedicate al servizio del tuo Regno, ammiriamo i copiosi frutti di bene che tu hai compiuto in loro ed attraverso di loro.

Possa il loro esempio e la loro intercessione spingerci ad imitarli, perché anche noi, con la nostra fedeltà al Vangelo, rendiamo gloria a Colui che è "fonte di ogni bene" (cfr Colletta).

Interceda per noi Maria, Regina di tutti i Santi; ci sorreggano ed incoraggino i beati Ferdinando Maria Baccilieri, Edward Joannes Maria Poppe, Arcangelo Tadini, Mariano da Roccacasale, Diego Oddi e Nicola da Gesturi, che contempliamo nella tua gloria celeste.

Amen!
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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA

DI SANTA CATERINA DA SIENA


Domenica, 10 ottobre 1999




1. "Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze" (Mt 22,2).

Nel Vangelo, che è stato poc'anzi proclamato, Gesù descrive il Regno di Dio come un grande banchetto di nozze, con abbondanza di cibi e bevande, in un clima di gioia e di festa per tutti gli invitati. Allo stesso tempo, Gesù sottolinea la necessità dell'"abito nuziale" (cfr Ivi, v. 11), la necessità, cioè di rispettare le condizioni richieste dalla partecipazione a questa festa solenne.

L’immagine del banchetto è presente anche nella prima lettura, tratta dal Libro del profeta Isaia, dove vengono sottolineate l'universalità dell'invito "per tutti i popoli" (cfr Is 25,6) e la scomparsa di ogni sofferenza e dolore: "Dio asciugherà le lacrime su ogni volto" (cfr Ivi, v. 8).

Sono le grandi promesse di Dio, che si sono realizzate nella redenzione operata da Cristo e che la Chiesa nella sua missione evangelizzatrice annuncia e offre a tutti gli uomini. La comunione di vita con Dio e con i fratelli, che per opera dello Spirito Santo si attua nell'esistenza dei credenti, ha il suo cuore nel Banchetto eucaristico, fonte e culmine di tutta l'esperienza cristiana. Ce lo ricorda la liturgia ogni volta che ci apprestiamo a ricevere il Corpo di Cristo. Prima della Comunione il Sacerdote si rivolge ai fedeli con queste parole: "Beati gli invitati alla Cena del Signore". Sì! Siamo veramente beati, perché invitati all'eterno Banchetto della salvezza da Dio preparato per il mondo intero.

2. Carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia di Santa Caterina da Siena! Venendo quest’oggi tra voi riprendo le mie consuete visite pastorali alle parrocchie di Roma. Ringrazio il Signore che mi offre l’opportunità di intrattenermi con la vostra Comunità parrocchiale dedicata a santa Caterina da Siena. Come ben sapete, in occasione dell'apertura del Sinodo dei Vescovi per l'Europa, alcuni giorni fa ho avuto la gioia di proclamarla, insieme a Brigida di Svezia ed Edith Stein, compatrona del continente europeo. A lei ed alle altre Sante patrone d'Europa rinnovo l’affidamento dei lavori dell'Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi e l'impegno della nuova evangelizzazione nel nostro Continente.

Augurandovi di crescere sotto la costante protezione di santa Caterina, saluto con gioia tutti. Saluto il Cardinale Vicario, Mons. Vicegerente, il vostro caro Parroco, Mons. Aldo Zega, e i Sacerdoti collaboratori. Rivolgo un cordiale pensiero alle Comunità gemellate con la vostra Parrocchia e, in particolare, a quella di Trieste, oggi qui presente con una significativa delegazione. Saluto i componenti dei numerosi gruppi parrocchiali e quanti offrono la loro collaborazione alle varie attività formative, socio-culturali e caritative della Parrocchia.

Penso poi con riconoscenza ai Padri Marianisti, che ci ospitano per questa Celebrazione. Essi, da lungo tempo ormai, accolgono il prefabbricato delle opere parrocchiali sui terreni appartenenti alla loro Congregazione. Un grazie sentito va inoltre alle Suore Ospedaliere della Misericordia che, fin dalla fondazione della Parrocchia, hanno generosamente messo a disposizione la loro chiesa, assicurando il servizio della sagrestia e numerose altre forme di collaborazione.

Cari Religiosi e Religiose, grazie per la vostra disponibilità nei confronti delle necessità pastorali della Parrocchia. Auspico vivamente che questa feconda cooperazione prosegua e si approfondisca sempre più, non soltanto qui, ma dappertutto. La sfida, infatti, della nuova evangelizzazione investe le diverse componenti del Popolo di Dio e chiede a ciascuno di mettere a disposizione le proprie risorse per meglio servire il Vangelo. In tal modo, i Sacerdoti diocesani e religiosi, le Comunità parrocchiali e le Famiglie religiose maschili o femminili lavorano insieme pur nel rispetto delle legittime autonomie, per annunciare e testimoniare Cristo, unico Redentore dell’umanità. Su questa strada ha camminato sinora la vostra parrocchia; vi incoraggio a proseguire su di essa con fiducia e generosità.

Dopo i primi difficili anni della fondazione, la vostra Parrocchia ha, in effetti, percorso un intenso cammino comunitario, raggiungendo un buon livello di strutturazione ed organizzazione pastorale. Anche se priva di un vero e proprio centro per le opere parrocchiali, essa è stata capace di offrire agli abitanti del territorio un percorso continuato di catechesi e di formazione alla vita cristiana, come pure una concreta testimonianza di carità evangelica. Andate avanti!

Mentre auspico di cuore che possiate presto ottenere un terreno per costruire un adeguato luogo di culto, vi invito a far tesoro dell'esperienza maturata in questi anni. Nella vostra azione apostolica, non accontentatevi di rivolgervi a quanti già frequentano o hanno contatti sua pur sporadici con la fede cristiana. Andate in cerca di ogni persona ed annunciate a tutti il Vangelo là dove la gente vive, lavora, studia, soffre o trascorre il tempo libero.

4. Ecco la missione a cui siamo chiamati specialmente in vista dell’Anno Giubilare, che avrà inizio tra pochi mesi con l’apertura della Porta Santa. Vi sia d’esempio la vostra celeste patrona, Santa Caterina, che, umile e impavida terziaria domenicana, si spese senza risparmio di energie per la Chiesa. Questa grande Santa sia per tutti, oltre che particolare Protettrice, modello da seguire sulla via della santità.

Seguitela voi cari giovani, che vi state preparando alla Giornata Mondiale della Gioventù. Al riguardo, ricordo quanto ho scritto nel Messaggio per tale Giornata: "Abbiate la santa ambizione di essere santi, come Egli - Cristo - è santo!" (Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata mondiale della Gioventù, 29 giugno 1999: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXII, 1 (1999) 1492). Caterina da Siena esprime, in maniera mirabile, la sintesi tra contemplazione e azione alla quale voi dovete tendere per essere gli apostoli del nuovo millennio.

Roma si prepara a celebrare il Congresso Eucaristico Internazionale: possa l’amore per l'Eucaristia, che nutrì santa Caterina, essere fonte di ispirazione per ogni credente, perché non venga meno l’entusiasmo dell’amore verso Dio ed il prossimo, specialmente quello più bisognoso. A santa Caterina da Siena guardate specialmente voi, donne di questa Comunità: il tipico genio femminile, che la rese intrepida e coraggiosa, vi spinga ad essere forti, costruttive e creative nell'amore verso Dio e nella cura dei fratelli.

5. "Tutto posso in colui che mi dà la forza" (Ph 4,13). Con queste parole san Paolo esprime il senso profondo della sua vita missionaria. E’ questa anche la sintesi dell'esperienza spirituale di Santa Caterina da Siena e di ogni fedele servitore del Vangelo. Il mio augurio è che anche la vostra Comunità possa ripetere con l'apostolo Paolo e con i veri discepoli di Cristo: "Tutto posso in colui che mi dà la forza"!

Chiediamo al Signore, con le parole dell'odierna Colletta, di precedere e di accompagnare sempre con la sua grazia il nostro cammino personale e comunitario affinché, sorretti dal suo paterno aiuto e dalla materna intercessione di Maria, Madre della Chiesa, non ci stanchiamo mai di operare il bene.

Amen!
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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA PER L'INIZIO

DELL'ANNO ACCADEMICO DELLE UNIVERSITA' ECCLESIASTICHE


Venerdì, 15 Ottobre 1999

1. "Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia" (Rm 4,3). Le parole dell'apostolo Paolo, poc'anzi risuonate in questa Basilica, ci introducono nel cuore dell'odierna Liturgia di inaugurazione dell'Anno Accademico 1999-2000.

Con grande affetto saluto il Signor Cardinale Pio Laghi, Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica. Saluto voi, cari Rettori, Professori ed Alunni, che avete voluto prendere parte a questa solenne Celebrazione eucaristica. A tutti auguro un fruttuoso anno scolastico. Questo sarà un anno particolare, poiché coincide con il Grande Giubileo del Duemila. Possa questo tempo di gioia essere per voi occasione propizia non solo per approfondire la conoscenza teologica, ma soprattutto per crescere nella fede in Gesù Cristo.

2. Di questa fede parla l'Apostolo, presentando l'esempio di Abramo, padre dei credenti. Egli illustra un punto fondamentale della sua predicazione apostolica: la fede come fondamento della giustificazione. L'uomo è giustificato di fronte a Dio mediante la fede. La giustizia che salva l'uomo non deriva dalle opere della legge, ma dalla fede, cioè dall'atteggiamento di totale apertura e piena accoglienza nei confronti della grazia di Dio, che trasforma l'essere umano e lo rende nuova creatura.

L'atto di fede non è semplicemente adesione dell'intelletto alle verità rivelate da Dio, ma neppure soltanto atteggiamento di affidamento fiduciale all'azione di Dio. E' piuttosto la sintesi di ambedue questi elementi, perché coinvolge sia la sfera intellettiva che quella affettiva, ponendosi come atto integrale della persona umana.

Queste riflessioni sulla natura della fede hanno delle conseguenze immediate sul modo di elaborare, di insegnare e di apprendere la teologia. Se infatti l'atto di fede che conduce alla giustificazione dell'uomo coinvolge la persona nel suo insieme, anche la riflessione teologica sulla Rivelazione divina e sulla risposta umana non può non tenere nel debito conto i molteplici aspetti - intellettuale, affettivo, morale e spirituale - che intervengono nel rapporto di comunione tra Dio e il credente.

3. "Ho detto: confesserò al Signore le mie colpe" (Ps 31,5). Il Salmo responsoriale che abbiamo ripetuto insieme sottolinea la consapevolezza sia della impossibilità di raggiungere Dio con le nostre sole forze sia della nostra condizione di peccatori. E' a partire dalla presa di coscienza della sua lontananza da Dio che la persona umana si pone alla ricerca dell'incontro con Lui e si apre all'azione della grazia.

Attraverso la fede, l'uomo accoglie la salvezza che il Padre gli offre in Gesù Cristo. Veramente beato è l'uomo a cui il Signore dona la salvezza (cfr Ritornello al Salmo Resp.); il cuore di chi è in pace con Dio trabocca di gioia: "Gioite nel Signore ed esultate, giusti, giubilate voi tutti, retti di cuore" (Ps 31,11).

A questa sincera confessione dei propri peccati e alla necessità di aprirsi all'azione di Dio fa riferimento la prima parte dell'odierno brano evangelico. La durezza nel non riconoscere le proprie colpe e l'incapacità di accogliere il dono di Dio vengono definite da Gesù "lievito dei Farisei": "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia" (Lc 4,1). Con queste parole Gesù stigmatizza non soltanto l'atteggiamento di falsità e la ricerca delle apparenze, ma la presunzione di essere in se stessi giusti, che preclude ogni possibilità di autentica conversione e di fede in Dio.

L'atto di fede considerato nella sua integralità deve necessariamente tradursi in atteggiamenti e decisioni concrete. In tal modo diventa possibile superare l'apparente contrapposizione tra la fede e le opere. Una fede intesa in senso pieno non rimane un elemento astratto, avulso dalla vita di ogni giorno, ma coinvolge tutte le dimensioni della persona, compresi gli ambiti esistenziali e gli aspetti esperienziali della sua esistenza.

Esempio eloquente di questa sintesi tra fede ed opere, contemplazione ed azione è la santa carmelitana Teresa d'Avila, dottore della Chiesa, di cui proprio oggi celebriamo la festa. Ella ha raggiunto i vertici dell'intimità con Dio e, al tempo stesso, è stata sempre molto attiva dal punto di vista apostolico e concreta nel suo operare. La sua esperienza mistica, come del resto quella di tutti i Santi, mostra chiaramente come in chi cerca Dio tutto converge verso un unico centro: la risposta integrale a Dio che si comunica. Anche la teologia, fedele alla propria natura di riflessione sapienziale sulla fede, sfocia per sua natura nei campi della morale e della spiritualità.

4. Nel testo di Luca, poc'anzi proclamato, leggiamo: "Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato" (Lc 12,2). Questa espressione non indica semplicemente il fatto che Dio scruta il cuore di ogni uomo. Ciò che è nascosto e che deve essere rivelato riveste un significato molto più vasto ed ha una portata universale: si tratta dell'annuncio evangelico seminato nell'intimo delle coscienze, che chiede di essere proclamato fino alle estremità della terra.

Queste parole di Gesù aggiungono un tassello importante alla riflessione sull'atto di fede: il passaggio, cioè, dalla sfera personale e, per così dire, dell'intimo dell'uomo, alla sfera comunitaria e missionaria. La fede, per essere piena e matura, porta con sé l'impulso ad essere comunicata, prolungando in un certo senso il movimento che parte dall'amore trinitario e tende ad abbracciare l'umanità e l'intero creato.

5. L'annuncio evangelico non è senza rischi. La storia della Chiesa è costellata di esempi di eroica fedeltà al Vangelo. Anche nel nostro secolo, anche nei nostri giorni numerosi nostri fratelli e sorelle nella fede hanno suggellato col supremo sacrificio della vita la loro piena adesione a Cristo ed il loro servizio al Regno di Dio.

Di fronte alla prospettiva della rinuncia e del sacrificio, che in alcuni casi può condurre fino al martirio, ci viene incontro la parola confortatrice di Gesù: "Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono fare più nulla" (Lc 12,4). Le forze del male tentano di contrastare il cammino del Vangelo, cercano di annullare l'opera della salvezza e di uccidere i testimoni di Cristo, ma proprio il sacrificio di questi coraggiosi operai della vigna del Signore costituisce la prova eloquente della potenza di Dio. Quanti momenti di prova la Chiesa ha superato con la forza dello Spirito Santo! Quanti martiri del nostro secolo hanno offerto la loro esistenza per la causa di Cristo! Dal loro sacrificio sono scaturiti abbondanti frutti per la Chiesa e per il Regno di Dio.

La parola di Gesù, dunque, ci conforta e ci incoraggia all'inizio di questo nuovo Anno Accademico: "Non temete" (Lc 12,7). Carissimi, non abbiamo timore di aprire le porte del nostro cuore alla fede, di renderla esperienza viva nella nostra esistenza e di annunciarla senza sosta ai nostri fratelli.

La Vergine Santa, modello di fede e sede della divina Sapienza, ci renda fedeli discepoli del suo Figlio Gesù e generosi annunciatori della sua Parola. Amen!



GPII Omelie 1996-2005 230