GPII Omelie 1996-2005 234

234

VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA

DI SAN FRANCESCO D'ASSISI


Domenica, 17 ottobre 1999



1. "Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio" (Mt 22,21).

Nell'odierna pagina del Vangelo risalta la risposta data da Gesù ad alcuni Giudei che cercavano, come in altre circostanze, di metterlo alla prova. Gesù evita la trappola, rivelandosi come un Maestro di grande saggezza, che insegna fedelmente la via di Dio senza cedere a compromessi.

Date a Dio quel che è di Dio! Emerge chiaramente che ciò che più conta è il Regno di Dio. Le parole di Cristo illuminano la linea di condotta del cristiano nel mondo. La fede non gli chiede di emarginarsi dalle realtà temporali, anzi diviene per lui uno stimolo maggiore perché si impegni con alacre generosità nel trasformarle dall'interno, contribuendo così all'instaurazione del Regno dei cieli.

Ben sottolinea questa verità anche la prima Lettura, tratta dal Libro del profeta Isaia. Per i credenti esiste un solo Dio, che con la sua Provvidenza guida il cammino dell'umanità attraverso la storia (cfr Is 45,5-6). Proprio per questo, si impegnano nella costruzione della città terrena, al fine di renderla più giusta ed umana. Essi sono sorretti in questo sforzo dalla speranza di partecipare un giorno alla comunione della città celeste, dove Dio sarà tutto in tutti.

2. Carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia di San Francesco d'Assisi a Monte Mario! Sono lieto di far visita quest'oggi alla vostra Comunità e di celebrare insieme con voi l'Eucaristia. In questo periodo di immediata preparazione al Giubileo, è permanente l'invito a contemplare il mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio, per apprestarci così a varcare con il giusto atteggiamento interiore la soglia del terzo millennio.

Con grande affetto saluto tutti voi. Saluto il Cardinale Vicario, il Vescovo Ausiliare del Settore, Mons. Vincenzo Apicella, il vostro zelante Parroco, Padre Maurizio Fagnani, ed i cari Padri Scolopi della Provincia Romana, che collaborano con lui nella guida pastorale della Comunità.

Un pensiero riconoscente va, poi, ai tanti membri di Istituti religiosi presenti nel territorio parrocchiale, come pure ai numerosi gruppi laicali che, con le diverse iniziative di catechesi, carità ed animazione del tempo libero, arricchiscono la vita della Parrocchia, nonché ai membri del Consiglio Pastorale e del Consiglio per gli Affari Economici.

Un cordiale saluto rivolgo al gruppo Agesci 27, ai giovani ed agli animatori dell'"Oratorio Calasanz", sorto recentemente con l'obiettivo di realizzare un centro di aggregazione per i bambini e i ragazzi del quartiere.

Mi compiaccio con voi per queste attività a favore delle giovani generazioni e, soprattutto, sono lieto che gli adulti condividano impegni e responsabilità della pastorale giovanile, non lasciando soli i giovani nel loro cammino di crescita e di educazione alla fede. Per i giovani avere accanto adulti maturi, che sappiano proporre loro alte mete, che siano capaci di ascoltarli e di offrire valide risposte alle domande esistenziali di fondo, è una garanzia per il loro futuro e per l'arricchimento della Chiesa e della società. Vi esorto, pertanto, a proseguire su questa strada, ispirandovi all'esempio di san Giuseppe Calasanzio, Fondatore delle Scuole Pie e patrono delle scuole popolari cristiane, il quale ha tanto operato per il bene e per la formazione cristiana e culturale della gioventù.

3. Parlando di giovani, il pensiero va naturalmente alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù che, com'è noto, si celebrerà a Roma dal 15 al 20 agosto del Duemila. Anche se si tratta di un'iniziativa indirizzata innanzitutto ai giovani, essa non può non vedere la partecipazione dell'intera Comunità cristiana di Roma, in ogni sua componente ed articolazione. Occorre prepararsi ad offrire un'accoglienza calorosa ai ragazzi ed alle ragazze che verranno a Roma per tale circostanza. Affidiamo al Signore, attraverso l'intercessione di Maria, il felice esito ed i frutti spirituali che questo grande evento non mancherà di produrre.

Accanto al vostro lodevole impegno per la formazione dei giovani, non voglio dimenticare le tante altre iniziative di carità e di evangelizzazione presenti nella vostra Parrocchia, quelle specialmente che sono frutto della Missione cittadina da poco conclusasi, ma il cui spirito e stile pastorale devono continuare a pervadere ogni attività apostolica. Mi riferisco, in particolare, alla realizzazione di un punto di accoglienza e di conforto per i poveri, come pure ai centri di ascolto del Vangelo, che avete aperto in tante parti del quartiere. Non dobbiamo mai stancarci di essere missionari e di diffondere il Vangelo della carità.

4. Carissimi parrocchiani di San Francesco d'Assisi a Monte Mario! Venendo questa mattina in mezzo a voi ho notato come la vostra Comunità disponga di una piccola chiesa che, benché vanti oltre tre secoli di storia, si rivela però insufficiente per le vostre esigenze liturgiche e pastorali. Mentre auspico che presto possiate averne un'altra più capiente, vi esorto a trarre dalla piccolezza dell'edificio un ulteriore stimolo ad essere Comunità viva, impegnata a portare il Vangelo dappertutto. Siate una Parrocchia missionaria, composta di credenti appassionati di Cristo e capaci di testimoniare la fede con la vita. Ci richiama a questo impegno l'odierna Giornata Missionaria Mondiale.

Ricorda l'apostolo Paolo ai cristiani di Tessalonica: "Il nostro Vangelo . . . non si è diffuso fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con potenza e con Spirito Santo" (1Th 1,5). Siamo ben consapevoli che il cammino del Vangelo nel mondo procede mediante l'opera dei missionari e con la forza dello Spirito Santo. Chiediamo al Signore di sostenere col dono del suo Spirito la vita di comunione e l'annuncio evangelico della Chiesa.

5. Carissimi Fratelli e Sorelle! Ieri è stata per me una ricorrenza molto significativa: ventun'anni fa la Provvidenza di Dio mi ha chiamato ad essere Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale. Grazie per il sostegno che con la preghiera voi mi offrite, perché possa compiere in modo fedele questa missione. Continuate ad aiutarmi. Da parte mia, vi assicuro che non mancherò di pregare per ciascuno di voi e per le vostre famiglie, perché risplendiate come fari di fede, testimoni di carità e seminatori di speranza (cfr 1Th 1,3), nell'attesa della realizzazione definitiva della salvezza promessa da Dio.

La Vergine Maria vi protegga e i santi Giuseppe Calasanzio e Francesco d'Assisi ottengano da Dio per ognuno di voi il dono della perseveranza nei propositi di bene, nello spirito e negli impegni della nuova evangelizzazione.

Amen!


235

SOLENNE CONCELEBRAZIONE DI CHIUSURA DELLA

II ASSEMBLEA SPECIALE PER L'EUROPA DEL SINODO DEI VESCOVI


Basilica Vaticana - Sabato, 23 ottobre 1999




Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Con questa solenne Celebrazione eucaristica si conclude la Seconda Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi. A Te, Padre onnipotente, per Te, Figlio Redentore, in Te, Spirito Santo, oggi rendiamo grazie.Esprimiamo la nostra riconoscenza anche per la serie delle Assemblee sinodali continentali, mediante le quali la Chiesa ha compiuto in questi anni un'ampia riflessione alla vigilia del Grande Giubileo bimillenario della venuta di Cristo nel mondo.

Motivo di rinnovata gratitudine alla divina Provvidenza è la stessa opportunità che ci è stata data di incontrarci, ascoltarci, confrontarci: in tal modo abbiamo approfondito la reciproca conoscenza e ci siamo edificati a vicenda, soprattutto grazie alle testimonianze di quanti, sotto i passati regimi totalitari, hanno sopportato per la fede dure e prolungate persecuzioni.

Con animo grato verso ciascuno di voi, venerati Fratelli nell'Episcopato, che quasi ogni giorno ho incontrato in queste settimane di intenso lavoro, faccio mie le parole del Salmista: "Per i santi, che sono sulla terra, uomini nobili, è tutto il mio amore" (Ps 15,3). Grazie di cuore per il tempo e le energie che avete generosamente speso per il bene della Chiesa pellegrina in Europa.

Una speciale parola di gratitudine voglio poi riservare a tutti coloro che hanno collaborato allo svolgimento del Sinodo, prestando il loro aiuto ai Padri sinodali: il pensiero va, in particolare, al Segretario Generale ed ai suoi collaboratori, ai Presidenti delegati ed al Relatore generale. A quanti hanno avuto una parte di merito nella buona riuscita di questo importante evento ecclesiale va l'espressione della mia sentita riconoscenza.

2. "Gesù Cristo il Nazareno . . . crocifisso . . . Dio lo ha risuscitato dai morti" (Ac 4,10).

All'alba della Chiesa, risuonò in Gerusalemme questa ferma parola di Pietro: era il kerygma, l'annuncio cristiano di salvezza, destinato, per volere di Cristo stesso, ad ogni uomo e a tutti i popoli della terra.

Dopo venti secoli, la Chiesa si presenta sulla soglia del terzo millennio con questo medesimo annuncio, che costituisce il suo unico tesoro: Gesù Cristo è il Signore; in Lui, e in nessun altro, c'è salvezza (cfr Ac 4,12); Egli è lo stesso ieri, oggi e sempre (cfr He 13,8).

E' il grido che erompe dal petto dei discepoli di Emmaus, che ritornano a Gerusalemme dopo avere incontrato il Risorto. Hanno ascoltato la sua ardente parola e lo hanno riconosciuto nello spezzare il pane. Questa Assemblea sinodale, la seconda per l'Europa, posta opportunamente nella luce dell'icona biblica dei discepoli di Emmaus, si chiude nel segno della testimonianza gioiosa che scaturisce dall'esperienza del Cristo, vivente nella sua Chiesa. La sorgente della speranza, per l'Europa e per il mondo intero, è Cristo, il Verbo fatto carne, l'unico mediatore tra Dio e l'uomo. E la Chiesa è il canale attraverso il quale passa e si diffonde l'onda di grazia scaturita dal Cuore trafitto del Redentore.

3. "Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me . . . Se conoscete me, conoscerete anche il Padre; fin da ora lo conoscete e lo avete veduto" (Jn 14,1 Jn 14,7). Con queste parole il Signore conforta la nostra speranza e ci invita a volgere lo sguardo verso il Padre celeste.

In questo anno, l'ultimo del secolo e del millennio, la Chiesa fa sua l'invocazione dei discepoli: "Signore, mostraci il Padre" (Jn 14,8), e riceve da Cristo la confortante risposta: "Chi ha visto me ha visto il Padre . . . io sono nel Padre e il Padre è in me" (Jn 14,9-10). Cristo è la sorgente della vita e della speranza, perché in Lui "abita la pienezza della divinità" (Col 2,9). Nella vicenda umana di Gesù di Nazaret il Trascendente è entrato nella storia, l'Eterno nel tempo, l'Assoluto nella precarietà della condizione umana.

Pertanto, con ferma convinzione, la Chiesa ripete agli uomini e alle donne del Duemila, in modo particolare a quanti vivono immersi nel relativismo e nel materialismo: accogliete Cristo nella vostra esistenza! Chi lo incontra conosce la Verità, scopre la Vita, trova la Via che ad essa conduce (cfr Jn 14,6 Ps 15,11). Cristo è il futuro dell'uomo: "non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati" (Ac 4,12).

4. Questo annuncio di speranza, questa Buona Notizia è il cuore dell'evangelizzazione.Essa è antica per quanto concerne il suo nucleo essenziale, ma nuova per quel che riguarda il metodo e le forme della sua espressione apostolica e missionaria. Voi, venerati Fratelli, durante i lavori dell'Assemblea che oggi si conclude avete recepito l'appello che lo Spirito rivolge alle Chiese in Europa per impegnarle di fronte alle nuove sfide. Non avete temuto di guardare con occhi aperti alla realtà del Continente, rilevandone le luci ma insieme anche le ombre. Anzi, di fronte ai problemi dell'ora presente, avete indicato utili orientamenti per rendere sempre più visibile il volto di Cristo mediante un più incisivo annuncio corroborato da una coerente testimonianza.

Luce e conforto vengono, in tal senso, dai Santi e dalle Sante che costellano la storia del continente europeo. Il pensiero va, in primo luogo, alle sante Edith Stein, Brigida di Svezia e Caterina da Siena, che proprio all'inizio di questa Assemblea sinodale ho proclamato Compatrone d'Europa, affiancandole ai santi Benedetto, Cirillo e Metodio. Ma come non pensare agli innumerevoli figli della Chiesa che, nel corso di questi due millenni, hanno vissuto nel nascondimento della vita familiare, professionale e sociale una santità non meno generosa ed autentica? E come non rendere omaggio alla schiera di confessori della fede e ai tanti martiri di quest'ultimo secolo? Tutti costoro, come "pietre vive" aderenti a Cristo "pietra angolare", hanno costruito l'Europa come edificio spirituale e morale, lasciando ai posteri l'eredità più preziosa.

Il Signore Gesù lo aveva promesso: "Chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre" (Jn 14,12). I Santi sono la prova vivente del compiersi di questa promessa, e incoraggiano a credere che ciò è possibile anche nelle ore più difficili della storia.

5. Se volgiamo lo sguardo ai secoli passati, non possiamo non rendere grazie al Signore perché il Cristianesimo è stato nel nostro Continente un fattore primario di unità tra i popoli e le culture e di promozione integrale dell'uomo e dei suoi diritti.

Se ci sono stati comportamenti e scelte che, purtroppo, sono talora andati in senso contrario, nel momento in cui ci prepariamo a varcare la Porta Santa del Grande Giubileo (cfr Incarnationis mysterium, 11) sentiamo il bisogno di riconoscere umilmente le nostre responsabilità. A tutti i cristiani è richiesto questo necessario discernimento, perché, sempre più uniti e riconciliati, possano con l'aiuto di Dio affrettare l'avvento del suo Regno.

Si tratta di una cooperazione fraterna ancor più urgente nel periodo che stiamo attraversando, caratterizzato da una nuova fase del processo di integrazione europea e da una sua forte evoluzione in senso multietnico e multiculturale. A questo riguardo, facendo mie le parole del Messaggio finale del Sinodo, auspico con voi, venerati Fratelli, che l'Europa sappia garantire, in atteggiamento di fedeltà creativa alla sua tradizione umanistica e cristiana, il primato dei valori etici e spirituali. E' questo un auspicio che "nasce dalla ferma convinzione che non si dà unità vera e feconda per l'Europa se non viene costruita sui suoi fondamenti spirituali".

6. Preghiamo per questo nel corso della presente celebrazione. Invitati dal Salmo responsoriale, ripetiamo: "Mostraci, Signore, il sentiero della vita" (Rit. al Salmo resp.). In ogni momento della vita, Signore, indicaci la strada da percorrere.

Queste parole affiorano sul labbro del credente specialmente ora che la Seconda Assemblea Speciale per l'Europa sta per concludersi: Solo Tu, Signore, puoi indicarci la via da seguire per offrire ai nostri fratelli e sorelle d'Europa la speranza che non delude. E noi, Signore, ti seguiremo docilmente.

La tradizione iconografica dell'Oriente cristiano viene in aiuto alla nostra preghiera, offrendoci un eloquente modello di riferimento: è l'icona della Vergine Hodighitria, "che mostra la via". La Madre indica con la mano il Figlio che porta in braccio e ricorda ai cristiani di ogni epoca e luogo che è Cristo la via da seguire. Dal canto suo la Chiesa, rispecchiandosi nell'icona, ritrova in Maria, per così dire, se stessa e la propria missione: indicare al mondo Cristo, unica via che conduce alla Vita.

Maria, Madre sollecita della Chiesa, vieni incontro a noi e mostraci il tuo Figlio. Noi sentiamo che alla nostra fiduciosa implorazione la Vergine risponde indicando Gesù e dicendoci come ai servi nelle nozze di Cana: "Fate quello che Egli vi dirà" (Jn 2,5).

Tenendo fisso lo sguardo su Cristo, tornate, carissimi Fratelli e Sorelle, nelle vostre Comunità, forti della consapevolezza che Egli vive nella Chiesa, sorgente di speranza per l'Europa. Amen.


236

VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DI

SAN BENEDETTO GIUSEPPE LABRE


Domenica, 31 ottobre 1999

1. "Uno solo è il vostro Maestro, il Cristo" (Mt 23,10).

Il brano evangelico che abbiamo poc'anzi ascoltato riporta la disputa di Gesù con gli scribi ed i farisei. Facendosi eco della voce dei profeti dell'Antico Testamento (cfr Ml 2,1-10), Gesù stigmatizza la loro ipocrisia fondata nella presunzione di essere giusti di fronte a Dio. E' un atteggiamento, questo, che allontana l'uomo dalla via del bene. Ed è un atteggiamento che può annidarsi anche oggi nel cuore dell'uomo.

Le parole di Gesù mettono in guardia da ogni "fariseismo", cioè dalla ricerca delle apparenze, dal facile compromesso con la falsità e dalla tentazione di affermare se stessi indipendentemente dalla volontà divina. Di fronte a questa orgogliosa pretesa dell'uomo di poter fare a meno di Dio, Gesù, il vero Maestro, rivolge un pressante invito ad accogliere con umile disponibilità l'azione della grazia divina: "Chi si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato" (Mt 23,11).

2. Carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia di san Benedetto Giuseppe Labre! Vi saluto tutti con affetto, con un particolare pensiero al Cardinale Vicario, al Vescovo Ausiliare del Settore, Mons. Enzo Dieci, al vostro caro Parroco, Don Francesco Troiani, ed a tutti coloro che collaborano con lui nell'animazione pastorale di questa giovane Comunità parrocchiale.

Sì, la vostra è una Comunità giovane! Giovane per la sua data di nascita: infatti le prime famiglie sono arrivate in questo nuovo quartiere nel 1993. Giovane per la sua composizione: la maggior parte della popolazione è formata da famiglie giovani, venute ad abitare in questa zona detta "La Torraccia" subito dopo il matrimonio e che ora accolgono in queste nuove abitazioni il dono dei figli, col quale Dio ha voluto benedire la loro unione sponsale. A tale proposito, so che in Parrocchia vengono amministrati annualmente oltre duecento battesimi e che sono numerosi i bambini iscritti al catechismo. A voi, cari ragazzi, ai vostri genitori, catechisti ed educatori, va il mio cordiale saluto ed incoraggiamento a proseguire generosamente nell'attiva partecipazione alla vita della comunità parrocchiale e nella gioiosa testimonianza dei valori cristiani.

3. Mentre ringraziamo Dio per il fondamentale ruolo che ha nella Chiesa e nella società la famiglia fondata sul matrimonio e arricchita dal dono dei figli, non possiamo oggi non pensare con preoccupazione ai tanti nuclei familiari che sono purtroppo in difficoltà e a quanti - pur felicemente sposati - non hanno il coraggio di aprirsi al dono della vita. Possa il Signore toccare i cuori di questi nostri fratelli e renderli capaci di perseveranza nella vita matrimoniale e di generosità nell'accoglienza dei figli.

L'odierna Visita pastorale alla vostra Parrocchia mi offre l'occasione per far mio l'appello rivolto alcuni giorni fa dai Vescovi del Lazio ai responsabili politici e istituzionali ed a tutti i cittadini (cfr L'Osservatore Romano, 22 ottobre 1999, p. 8). Alle Autorità civili chiedo ancora una volta di adoperarsi affinché la famiglia fondata sul matrimonio sia promossa e tutelata, senza venir confusa con altre e ben diverse forme di unione. Esorto le Comunità ecclesiali ed ogni singolo credente ad impegnarsi sempre più a favore della famiglia e dei valori di cui è portatrice, nella certezza di contribuire in tal modo efficacemente al bene comune.

A questo proposito, esprimo l'augurio che anche in questo vostro quartiere di recente costruzione possano sorgere presto quelle indispensabili strutture a sostegno delle famiglie qui residenti, che permettano loro di aprirsi con maggiore generosità al dono della vita e di condurre con serenità la loro esperienza matrimoniale. Penso alla necessità di asili nido, di scuole materne e di tutte quelle strutture che aiutano i genitori nel loro compito educativo.

4. Carissimi Fratelli e Sorelle! Venendo questa mattina in mezzo a voi mi sono reso conto che la vostra nuova chiesa parrocchiale costituisce in pratica l'unico centro aggregativo del quartiere. Le strutture parrocchiali devono perciò essere aperte ad accogliere chi bussa alla porta in cerca di aiuto spirituale e materiale.

So che in questa Parrocchia l'attività pastorale è iniziata in forma itinerante, a motivo della mancanza di un luogo di culto stabile e delle strutture parrocchiali. Mi compiaccio con voi per aver saputo trasformare questa iniziale condizione di disagio in occasione di testimonianza autenticamente evangelica, sull'esempio del vostro Patrono, san Benedetto Giuseppe Labre. Come è noto, egli era un pellegrino. Chiamato il "Santo francese", venne d'oltralpe a Roma e visse senza fissa dimora, confidando soltanto in Dio e nutrendosi abbondantemente della sua Parola e dell'Eucaristia. Romano di adozione, morì santamente nel povero retrobottega di un macellaio, a pochi passi dal Colosseo, dove abitava tra i ruderi.

Sull'esempio di san Benedetto Giuseppe Labre, anche voi sappiate conservare l'entusiasmo e lo stile dei primi anni di vita della vostra Comunità parrocchiale, caratterizzato dall'annuncio evangelico pellegrinante di casa in casa e dalla celebrazione dell'Eucaristia negli androni dei palazzi. Questo deve rimanere il vostro stile pastorale, anche se ora potete gioire per questa bella e nuova chiesa parrocchiale, proseguendo negli intenti e nei metodi della Missione cittadina.

5. L'Anno Santo del 2000 si avvicina a grandi passi! Sarà un anno intensamente "eucaristico", in particolare durante il mese di giugno, quando si celebrerà qui a Roma il Congresso Eucaristico Internazionale. Mentre invito tutta la comunità cristiana a predisporsi a vivere con fede e devozione questo grande evento di fede, esorto tutti a riscoprire il dono prezioso del Pane eucaristico, che è "la forza dei deboli, il sostegno dei malati, il balsamo che risana i feriti, il viatico di chi parte da questo mondo. E' il vigore dei fedeli che operano in ambienti e circostanze in cui la loro presenza è l'unica possibilità di annuncio del Vangelo" (Documento preparatorio al Congresso Eucaristico Internazionale del 2000, n. 11). La celebrazione del Congresso Eucaristico Internazionale dia ai cristiani di Roma e del mondo intero la forza di vivere sempre più intensamente quello spirito missionario che deve animare la Chiesa del Terzo Millennio.

6. Tutti i discepoli di Cristo, infatti, sono portatori di un messaggio di salvezza che proviene da Dio ed è destinato al mondo intero. Non si tratta di una parola che ha semplicemente un'autorevolezza umana; essa possiede invece un'autorità che deriva direttamente da Dio. E' quanto ricorda san Paolo nella seconda lettura di questa Domenica: "Avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l'avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale Parola di Dio, che opera in voi che credete" (1Th 2,13).

Siate consapevoli del grande tesoro della Parola di Dio affidato alla Chiesa nella sua interezza e ad ogni singolo fedele. Lasciatevi evangelizzare dalla Parola di Cristo, per divenire a vostra volta evangelizzatori per i vostri fratelli.

Maria, Stella dell'evangelizzazione, che per prima ha accolto docilmente nel suo grembo il Verbo di Dio per offrirlo al mondo intero, ci renda attenti ascoltatori della Parola e coraggiosi testimoni del Figlio suo Gesù, unico Maestro e Salvatore del mondo.

Amen!
237

VIAGGIO APOSTOLICO A NEW DELHI E IN GEORGIA (5-9 NOVEMBRE 1999)

LITURGIA DELLA PAROLA IN OCCASIONE DELLA FIRMA


DELL'ESORTAZIONE POST-SINODALE «ECCLESIA IN ASIA»




Cattedrale del Sacro Cuore (New Delhi) - Sabato, 6 novembre 1999




Illustri ospiti, cari fratelli e care sorelle in Cristo, come tutti voi sono profondamente rattristato in questi giorni alla vista della grande sofferenza degli abitanti della regione costiera orientale, causata dal recente ciclone. In quanto ospite in India, desidero assicurare tutti voi delle mie preghiere per le vittime, per quanti lottano ora per affrontare circostanze molto difficili. Rinnovo l'appello che ho già rivolto alla comunità internazionale affinché offra un'immediata e concreta assistenza per alleviare tale dolore.

Eminenze,
Fratelli nell'Episcopato,
Distinti Ospiti,
Cari Fratelli e Sorelle,

1. "Grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene . . . e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti" (Ap 1,4-5).

Rendo grazie e lode al Padre d'infinita misericordia per essere di nuovo qui, sul benedetto suolo dell'Asia. Gioisco con voi nella comunione che trascende tutti i tempi e unisce nell'amore i cristiani di "ogni tribù, lingua popolo e nazione" (Ap 5,9). Come pellegrino, rendo omaggio al continente che è la culla di grandi tradizioni religiose e di civiltà antiche. Come possiamo non commuoverci per l'incessante passione che l'Asia nutre per l'Assoluto, per ciò che sta al di là della nostra visione terrena?

Nella pace del Signore Risorto, ci riuniamo sul suolo asiatico per suggellare i risultati del Sinodo celebrato a Roma presso la Tomba dell'Apostolo Pietro. Ringrazio l'Arcivescovo de Lastic, i Vescovi dell'India e le autorità civili per quanto hanno fatto al fine di rendere possibile questa visita. Saluto i numerosi sacerdoti, le religiose e i religiosi e i fedeli laici in tutta l'Asia, che dedicano la propria vita a Cristo e al Vangelo. Sono grato ai rappresentanti delle Chiese cristiane e delle comunità ecclesiali che arricchiscono questo incontro con la loro presenza, e il mio pensiero si rivolge ai seguaci delle altre religioni, che guardano con interesse e con rispetto a questo incontro. La Pace sia con tutti voi!

2. L'Assemblea Speciale per l'Asia del Sinodo dei Vescovi ha esaminato la situazione della Chiesa in Asia e nell'intero continente asiatico dalla prospettiva del mandato di Dio di predicare il Vangelo a tutte le nazioni. Lo abbiamo fatto, consapevoli che il mondo procede verso possibilità di sviluppo sempre nuove e che i cristiani hanno responsabilità particolari, alle soglie del Terzo Millennio Cristiano. Insieme abbiamo cercato di leggere i segni dei tempi con gli occhi della fede e il cuore di Pastori. Questo ha significato condividere "le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce" (Gaudium et spes GS 1) di tutti i seguaci di Cristo in questo continente. Il Sinodo non è stato solo una profonda esperienza di fraternità nel ministero episcopale, ma soprattutto un significativo incontro con Gesù Cristo che fa proprie le gioie e le tristezze del mondo.

Ascoltando con il cuore e con la mente, i Padri Sinodali hanno sentito i popoli dell'Asia domandare in una serie di lingue: "Qual è la porta che conduce alla vita?". Allora abbiamo sentito Gesù dire "Io sono la porta". Si, Gesù è la porta che conduce alla vita! Abbiamo sentito gli Asiatici gridare: "Chi ci aprirà la porta?". Ecco allora la risposta di Cristo: "Io aprirò la porta e vi condurrò alla vita".

Abbiamo udito la voce dei popoli dell'Asia chiedere: "Ma come aprirai la porta e ci condurrai alla vita?". Gesù ha risposto: "Darò la mia vita per voi!". Quindi l'Asia ha domandato: "Come darai la tua vita per noi?". La risposta di Cristo ci coinvolge tutti: "l'ho già fatto sul Calvario e continuo a donarmi a voi nel mio Corpo mistico, la Chiesa, e nel mio Corpo sacramentale, l'Eucaristia, donato per la salvezza del mondo!". Il Sinodo è stato un'ardente affermazione di fede in Gesù Cristo il Salvatore; rimane una chiamata alla conversione, affinché la Chiesa in Asia possa diventare sempre più degna della grazie costantemente donate da Dio (cfr Ecclesia in Asia, n. 4).

3. Le Chiese in Asia sono, per la maggior parte, relativamente piccole dal punto di vista numerico, ma si sono dimostrate grandi nella fedeltà a Cristo e al Vangelo anche in tempi di persecuzione.

Sono Chiese che hanno conosciuto lo spargimento di sangue, e il gran numero di martiri asiatici è indubbiamente la loro maggiore gloria. Te martyrum candidatus laudat exercitus. I cristiani come san Andrea Kim Tae-gon, san Paolo Miki, san Lorenzo Ruiz e san Andrea Dung-Lac e gli innumerevoli altri uomini e donne santi in questo continente dimostrano quanto pienamente la grazia di Cristo possa penetrare nel cuore dei popoli asiatici.

Da tale testimonianza indimenticabile, le Chiese dell'Asia imparano le vie dell'amore e del servizio amorevole e apprendono che un frutto importante dell'amore è la giustizia. É certamente opera dello Spirito Santo il fatto che i cristiani asiatici si stiano dedicando sempre più alla difesa della dignità umana e alla ricerca della giustizia. Questo servizio della persona umana non è radicato nelle illusioni delle ideologie ma nel rispetto dell'atto creativo di Dio, che ha fatto l'uomo e la donna a propria immagine (cfr Gn 1,26). I cristiani dedicano immense energie alla carità pratica e alla promozione e alla liberazione dell'uomo, in obbedienza al comandamento del Signore di amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amati (cfr Jn 13,34).

4. In alcuni casi i cristiani asiatici vivono in terre lacerate da conflitti talvolta presentati come effetti della religione. Che parodia della fede autentica! Quanto infedele non solo al Vangelo, ma anche alle grandi intuizioni delle religioni dell'Asia, che in modi diversi insegnano la tolleranza e la bontà! I membri di tutte le religioni devono dimostrare con forza che la religione e la pace vanno di pari passo!

Ma che vi sia anche pace per la religione. Fate se che la libertà di fede e di culto siano rispettate in ogni parte di questo continente! Infatti, se vengono negati questi diritti fondamentali, allora viene scosso l'intero edificio della dignità e della libertà umana. Ecclesia in Asia osserva chiaramente che in alcune parti dell'Asia è vietata la proclamazione esplicita e che la libertà religiosa viene negata o sistematicamente limitata (cfr n. 23). In simili situazioni la Chiesa rende testimonianza "prendendo su di sé la propria croce", ed esortando al contempo i Governi a riconoscere la libertà religiosa come diritto umano fondamentale.

5. Poiché l'Asia soffre profondamente per la ferita della divisione tra i cristiani, il Sinodo esorta tutti i seguaci di Cristo ad adoperarsi più intensamente per essere "in unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti" (Ph 2,2). Parimenti chiede alla Chiesa in Asia di dedicarsi al colloquium salutis, il dialogo salvifico rivolto ai seguaci delle altre religioni e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà. In questo dialogo, le parole che dobbiamo pronunciare sono le parole della Croce di Gesù Cristo. In Lui, che si è donato completamente sulla Croce, si trova infatti la pienezza di vita (cfr Ph 2,6-11). L'Esortazione Apostolica post-sinodale Ecclesia in Asia invita i popoli asiatici a contemplare la figura di Gesù crocifisso, che ci conduce attraverso le tenebre verso la porta che si apre sulla pienezza della vita alla quale l'umanità anela. L'Asia ha sempre ricercato questa pienezza con particolare fervore.

Stiamo parlando di una vita che giunge a noi non quando si evita o si trascura il dolore del mondo, ma quando quest'ultimo viene pervaso e trasfigurato dalla forza dell'amore totale, amore che è più chiaramente simboleggiato dal cuore trafitto del Salvatore sulla Croce. É questo l'amore che rende possibile la santità cristiana. Suscita la proclamazione, la solidarietà amorevole con i bisognosi, il rispetto e l'apertura verso ogni essere umano e ogni popolo.

Che nessuno tema la Chiesa! Il suo unico scopo è di proseguire la missione di servizio e amore di Cristo, affinché la Sua luce possa risplendere più luminosa e affinché la vita che Egli dona possa essere più accessibile a coloro che odono la sua chiamata.

6. Mentre con l'Esortazione Apostolica post-sinodale Ecclesia in Asia presentate il frutto del lavoro sinodale, voi Vescovi siete chiamati a impegnarvi sempre più a diffondere il Vangelo della salvezza in tutta l'Asia. La domanda non è se la Chiesa ha da dire qualcosa di fondamentale agli uomini e alle donne del nostro tempo, ma come lo può dire in modo chiaro e convincente! (cfr n. 29). Il Buon Pastore ha donato la propria vita per il suo gregge e noi che portiamo il suo nome dobbiamo seguire lo stesso cammino. Con san Gregorio Nisseno, dobbiamo pregare per ottenere la forza di svolgere il ministero che ci è stato affidato: "Mostrami, Buon Pastore, dove sono i pascoli verdi e le acque chete; chiamami per nome, così che io possa sentire la tua voce" (Commento sul Cantico dei Cantici, Ct 2).

Successori degli Apostoli, responsabili del Corpo di Cristo, abbiate cura della Chiesa in Asia con sollecitudine amorevole attraverso le valli oscure fino ai verdi pascoli e alle acque chete!

Possa Maria, "alba del giorno mistico" (Akathistos, Stanza 5) raccogliervi intorno a sé, affinché vi rafforziate per i compiti che dovrete svolgere! Dalla sua intercessione possa la Santa Chiesa trarre la forza per portare a termine la missione affidatale dal Signore! "A Colui che ci ama . . . la gloria e la potenza nei secoli dei secoli" (Ap 1,5-6).



GPII Omelie 1996-2005 234