GPII Omelie 1996-2005 243

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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA

DI SANT'INNOCENZO I PAPA E SAN GUIDO VESCOVO


Domenica, 28 novembre 1999




1. "Vigilate . . . Vegliate!" (cfr Mc 13,35 Mc 13,37). Questo insistente richiamo alla vigilanza e questo urgente invito ad essere pronti per accogliere il Signore che viene caratterizzano il periodo liturgico dell'Avvento che iniziamo oggi. L'Avvento è tempo di attesa e di interiore preparazione all'incontro con il Signore. Disponiamo, pertanto, il nostro spirito ad intraprendere con gioia e decisione questo pellegrinaggio spirituale che ci condurrà alla celebrazione del Natale.

Quest'anno, poi, c'è un'ulteriore ragione che rende più sentito e profondo il richiamo ad intraprendere con lena l'itinerario dell'Avvento. Ci sarà, infatti, nella Notte Santa e nel giorno di Natale la tanto attesa apertura della Porta Santa in San Pietro e nella Basilica Lateranense.

Quest'Avvento costituisce, perciò, in un certo senso, una preparazione immediata al tempo speciale di grazia e di perdono che è il Grande Giubileo, durante il quale commemoreremo con gratitudine ed esultanza i duemila anni dalla nascita del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

Cari Fratelli e Sorelle, illuminati dalla Parola di Dio e sorretti dalla grazia del Signore, mettiamoci in cammino verso il Signore che viene. Ma per quale scopo "Dio viene", o, come spesso dice la Bibbia, "ci visita"? Dio viene per salvare, per far entrare i suoi figli nella comunione del suo amore.

2. Sono lieto di incominciare questo tempo di attesa insieme con la vostra Comunità parrocchiale. Questa occasione mi è, altresì, propizia per ringraziare la vostra e tutte le altre Parrocchie romane per l'impegno profuso nella preparazione all'Anno Santo, specialmente mediante la Missione cittadina. Quanti fedeli, sacerdoti, religiosi, religiose e laici si sono lasciati coinvolgere in prima persona nell'annuncio e nella testimonianza del Vangelo! L'annuncio di Cristo è così giunto quasi ad ogni uomo e ad ogni donna della nostra Città. Proseguiamo quest'opera, che interessa tutti i credenti, e facciamo sì che Roma sia pronta a vivere in pienezza la grazia dell'evento giubilare.

A tal proposito, mi è caro ripetere oggi ciò che ho recentemente scritto a tutti i romani: "Roma cristiana, non esitare ad aprire le porte delle tue case ai pellegrini. Esercita con gioia la fraterna ospitalità" (Lettera ai Romani nell'imminenza del Grande Giubileo del 2000, 1° novembre 1999). La Città e la Diocesi di Roma saranno capaci di accogliere adeguatamente i pellegrini, che qui verranno da ogni parte del mondo per il Giubileo, solo se esse per prime sapranno aprirsi con la mente e col cuore all'ineffabile mistero del Verbo che si è fatto carne.

Aprire le porte dell'anima al grande mistero dell'Incarnazione, accogliendo nella vita il Figlio di Dio che viene nel mondo, ecco l'impegno di questo Avvento. Anche per le Comunità cristiane presenti e operanti nella Capitale è questa la condizione indispensabile per compiere il cammino di conversione proposto dalla celebrazione dell'Anno Santo e per riconoscere in Gesù Cristo l'unico Salvatore del mondo: ieri, oggi e sempre.

3. Carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia di sant'Innocenzo I Papa e san Guido Vescovo! Con questi sentimenti ed auspici, in vista ormai dell'inizio dell'Anno Giubilare, vi saluto tutti con grande affetto. Il mio cordiale pensiero va, innanzitutto, al Cardinale Vicario, al Vescovo Ausiliare del Settore, Mons. Enzo Dieci, al vostro zelante Parroco, Don Maurizio Milani, ed a quanti a vario titolo collaborano con lui nelle molteplici attività parrocchiali. Saluto i giovani e le famiglie, gli anziani e gli ammalati, ai quali invio uno speciale pensiero.

A nome della Diocesi di Roma, desidero ringraziare la Fondazione Guido e Bice Schillaci Ventura, che ha reso possibile la realizzazione di questo nuovo complesso parrocchiale. Costruito a distanza di diciotto anni dagli inizi della Comunità, caratterizzati da un forte senso di precarietà, esso rende oggi possibile un'azione apostolica più incisiva e permanente.

Ci sono, purtroppo, ancora molte altre zone prive di un centro parrocchiale adeguato e l'auspicio più vivo è che anche questi quartieri abbiano presto, come è avvenuto per voi, una degna ed accogliente casa di preghiera, un luogo di aggregazione, dove potersi incontrare, dove curare la formazione cristiana ed umana dei giovani, dove offrire assistenza alle famiglie e compagnia agli anziani e alle persone sole. Mi porta ad evidenziare quest'esigenza fortemente avvertita il fatto che oggi a Roma si celebra l'Avvento di fraternità per la costruzione di nuove chiese, specialmente nelle zone periferiche.

4. Carissimi, rendiamo grazie al Signore per quanto qui è stato sinora realizzato. Le infrastrutture di cui disponete vi aiutino a compiere un'utile opera di evangelizzazione, rispondendo alle sfide della secolarizzazione e di un certo distacco dai valori tradizionali del cristianesimo. Le esperienze spirituali che qui vivrete vi siano di sprone per intensificare lo sforzo di annunciare il Vangelo, pronti a rendere ragione della vostra fede davanti a tutti.

Di fronte all'attuale crisi di valori, sia chiara e generosa la vostra testimonianza cristiana nelle famiglie; siate i primi custodi della purezza dei fanciulli e dei giovani; impegnatevi perché si spalanchino le porte dei cuori e Cristo possa entrare nell'esistenza di ogni abitante del vostro quartiere.

Non perdetevi d'animo di fronte alle inevitabili difficoltà! Iddio vi sostiene con la sua grazia e renderà proficue le vostre iniziative pastorali. Insieme, animati da un medesimo spirito, preparatevi ai grandi appuntamenti dell'Anno Santo, specialmente al Giubileo della Diocesi, al Congresso Eucaristico Internazionale ed alla quindicesima Giornata Mondiale della Gioventù. Sono certo che tali eventi costituiranno un momento forte di crescita della vostra Comunità, infondendo rinnovato slancio missionario ad ogni componente della vostra famiglia parrocchiale.

5. "Se tu squarciassi i cieli e scendessi!" (Is 63,19). Quest'accorata invocazione del profeta Isaia esprime in modo efficace quali debbano essere i sentimenti della nostra attesa del Signore che sta per venire. Si! Il Signore è già venuto in mezzo a noi duemila anni fa e noi ci prepariamo a celebrare nel prossimo Natale il grande evento dell'Incarnazione. Cristo ha radicalmente cambiato il corso della storia. Alla fine, egli ritornerà glorioso e noi lo attendiamo, impegnandoci a vivere la nostra esistenza come un avvento di fiduciosa speranza. Questo vogliamo domandare con la presente celebrazione liturgica.

Che Iddio ci assista con la sua grazia, perché iniziamo con slancio e buona volontà l'itinerario dell'Avvento andando incontro con le buone opere a Cristo, nostro redentore (cfr Colletta). Maria, Figlia di Sion eletta da Dio per diventare la Madre del Redentore, ci guidi e ci accompagni; renda fruttuosa e ricca di gioia la nostra preparazione al Natale ed al grande evento del Giubileo. Amen!



VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA


DEI SANTI URBANO E LORENZO A PRIMA PORTA




Domenica, 12 dicembre 1999

1. "Lo Spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri . . . a promulgare l'anno di misericordia del Signore" (Is 61,1-2).

Queste parole, pronunciate dal profeta Isaia tanti secoli fa, risuonano quanto mai attuali per noi, oggi, mentre ci avviamo a grandi passi verso il Grande Giubileo dell'anno 2000. Sono parole che rianimano la speranza, preparano gli animi ad accogliere la salvezza del Signore ed annunciano l'inaugurazione di un tempo speciale di grazia e di liberazione.

L'Avvento è un periodo liturgico che pone in evidenza l'attesa, la speranza e la preparazione alla visita del Signore. A questo impegno ci invita l'odierna liturgia, che ci propone la figura e la predicazione di Giovanni Battista. Come abbiamo ascoltato nel testo evangelico, egli è colui che è stato inviato a predisporre gli uomini all'incontro con il Messia promesso. "Preparate la via del Signore" (Jn 1,23). Questo invito del Battista è per tutti noi; accogliamolo! Con animo lieto, affrettiamo il passo verso il Grande Giubileo, verso l'anno di grazia in cui in tutta la Chiesa risuonerà un grande inno di lode a Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo.

2. Carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia dei Santi Urbano e Lorenzo a Prima Porta! Nel lungo pellegrinaggio, che ho incominciato fin dai primi mesi del mio servizio di Vescovo di Roma, e che mi ha portato a visitare tante Parrocchie della nostra Diocesi, giungo oggi qui, a Prima Porta, per questa, che è l’ultima visita pastorale ad una Comunità parrocchiale di Roma prima dell'apertura dell'Anno Santo. Sono lieto di trovarmi in mezzo a voi quest'oggi e tutti vi saluto con affetto. Un particolare pensiero rivolgo al Cardinale Vicario, al Vescovo Ausiliare del Settore, Mons. Enzo Dieci, al vostro zelante Parroco, Don Fernando Altieri, ai cari Oblati Figli della Madonna del Divino Amore, a cui è affidata la cura di questa comunità, ed ai Sacerdoti che collaborano nel ministero pastorale. Saluto le Religiose presenti in Parrocchia: le Figlie di Santa Maria di Leuca, le Ancelle del Signore e le Figlie di San Vincenzo. Attraverso la testimonianza delle persone consacrate che operano nella vostra Parrocchia, viene posto in luce come la vita consacrata costituisca una grande risorsa spirituale e pastorale per la Comunità.

Saluto i membri del Consiglio pastorale, coloro che partecipano attivamente alle diverse commissioni parrocchiali, gli animatori e gli aderenti ai gruppi parrocchiali, i ragazzi che frequentano il catechismo e tutti gli abitanti di questo quartiere. Non vorrei dimenticare i giovani, gli anziani ed i malati. Un affettuoso e fraterno pensiero va, poi, al caro Cardinale Gilberto Agustoni, che da molti anni risiede nell'ambito della vostra Parrocchia e, dal 1994, è Cardinale Diacono della vostra chiesa dei Santi Urbano e Lorenzo.

3. Trovandomi questa mattina a "Prima Porta", località che prende il nome dall'arco attiguo all'antico tempio appena restaurato risalente al tempo dell'Imperatore Augusto, il pensiero va spontaneamente ai tempi in cui il Verbo si fece carne e pose la sua dimora in mezzo a noi.

Richiamando alla mente il grande evento dell'Incarnazione, non possiamo non pensare che il nostro Dio è vicinissimo a noi, anzi è entrato nella nostra storia per redimerla dall'interno. Sì! In Gesù di Nazaret, Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi, per "portare il lieto annunzio ai poveri, fasciare le piaghe dei cuori spezzati... promulgare l'anno di misericordia del Signore" (Is 61,1-2).

4. Carissimi parrocchiani dei santi Urbano e Lorenzo! Fa parte della vostra Parrocchia il cimitero di Prima Porta, che ho avuto modo di visitare otto anni fa, in occasione della Solennità di tutti i Santi. Nel corso di questa nostra assemblea eucaristica, avremo un ricordo particolare per tutti i fedeli che là riposano, affidandoli all'infinita misericordia di Dio. Il nostro pensiero per quanti ci hanno preceduto nel Regno di Dio ci deve sempre accompagnare. La Croce che sorgerà all'interno del Camposanto, ricordo della mia Visita, sarà eloquente richiamo alla morte gloriosa del Signore, sorgente della speranza di salvezza per tutti. Al mistero di Cristo faccia riferimento l'intera vostra Comunità, composta di circa duemila famiglie, e sparsa su un territorio, che si distende per molti chilometri lungo le vie Flaminia e Tiberina.

So che la maggior parte della popolazione è rimasta in questa zona anche dopo la grave alluvione del 1965, ricostruendo con coraggio e tenacia le abitazioni. So, inoltre, che non pochi degli abitanti sono anziani. Spesso, essi accolgono in casa i figli sposati che hanno difficoltà a trovare casa altrove. In tal modo si viene a creare una comunità familiare ampia e ricca, nella quale convivono nonni, figli e nipoti. Auspico che questa comunanza di vita favorisca, oltre al reciproco aiuto materiale, anche la trasmissione di quei valori umani e cristiani, che formano il prezioso patrimonio dell'amata Nazione italiana. Gli anziani sono i custodi della memoria e i testimoni di una saggezza che deriva dal radicamento nei valori cristiani (cfr Lettera agli Anziani, 9-10).

5. Carissimi Fratelli e Sorelle! In questa terza domenica d'Avvento si celebra in tutta la Diocesi di Roma la Giornata per le nuove chiese. Voi, per diretto interessamento del mio venerato predecessore, il Servo di Dio Papa Paolo VI, disponete ormai da molti anni di una nuova chiesa. Potete, pertanto, ben comprendere quanto sia importante per una Comunità avere un centro di culto e d'incontro, aperto e accogliente verso tutti: verso le famiglie residenti da tempo sul territorio, verso i nuovi arrivati immigrati da altre regioni d'Italia o da paesi extracomunitari, e verso quanti in qualsiasi modo hanno bisogno di essere incoraggiati ad incamminarsi sulle strade della fede.

Preghiamo il Signore perché in tutte le zone di Roma, ancora prive di un adeguato centro parrocchiale, sorga quanto prima un degno luogo di culto, grazie all'apporto di tutti. Preghiamo, altresì, perché ogni Parrocchia sia sempre, ma specialmente nel corso dell'imminente Anno giubilare, una comunità capace di testimoniare il Vangelo, attenta ai problemi della gente, aperta ed ospitale.

6. "Fratelli, state sempre lieti" (1Th 5,16). Vorrei concludere con questo invito alla gioia, rivolto da san Paolo ai cristiani di Tessalonica. Esso caratterizza l'odierna domenica, detta comunemente "Gaudete". E' un'esortazione alla gioia che risuona fin dalle prime parole dell'Antifona all'Ingresso: "Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino".

Sì, Fratelli e Sorelle carissimi, siamo lieti perché il Signore è vicino. Fra pochi giorni, nella notte del Natale, celebreremo nel gaudio i Duemila anni dalla sua nascita. Questa gioia penetri in ogni ambito della nostra esistenza.

Chiediamo a Maria, Colei che per prima ha ascoltato dall'angelo l'invito: "Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te" (Lc 1,28), di sostenerci in questo programma di vita cristiana, mai dimenticando che la vocazione di ogni credente è quella di testimoniare la gioia.

Maria, Madre del Divino Amore, sia per tutti noi causa della nostra vera e profonda gioia. Amen!



SANTA MESSA PER GLI UNIVERSITARI DEGLI ATENEI ROMANI


IN PREPARAZIONE AL SANTO NATALE




Martedì, 14 dicembre 1999




1. "Il Signore verrà . . . in quel giorno splenderà una grande luce" (Antifona, cfr Za 14,5 Za 14,7).

Le parole della Liturgia richiamano il tipico clima spirituale dell'Avvento, in cui si colloca questa nostra Celebrazione, in preparazione alle feste natalizie.

Carissimi giovani studenti, vi accolgo tutti con grande affetto. Saluto e ringrazio il Professor Giuseppe D'Ascenzo, che con nobili parole ha interpretati i comuni sentimenti, e il Dottor Antonio Cicchetti, che ha illustrato il cammino già percorso e quello in programma in vista dell'incontro giubilare. Saluto poi con deferenza il Signor Ministro, i Rettori, i Professori e il personale non docente, e li ringrazio della loro presenza a questo incontro con la comunità accademica di Roma e d'Italia, iniziato vent'anni or sono. Sono lieto di salutare anche le delegazioni delle cappellanie di alcuni Atenei europei, gemellate con quelle romane.

2. Quest'anno, l'Avvento ci prepara non solamente al Natale, ma anche al Grande Giubileo dell'anno 2000. Nella notte di Natale verrà aperta, in questa Basilica di San Pietro, la Porta Santa. Si tratta di un avvenimento dal forte significato simbolico: esso rappresenta l'apertura di un passaggio universale, come punto di convergenza verso il quale tutti gli uomini e tutti i popoli sono invitati a muoversi, per entrare nell'amore, nella giustizia e nella pace del regno di Dio. Questo "passaggio universale è Cristo, Redentore dell'uomo, centro del cosmo e della storia" (Redemptor hominis RH 1)

Il rito dell'apertura della Porta Santa avverrà in ogni Diocesi del mondo. Il valore del Giubileo è eminentemente spirituale; e tuttavia, esso è fortemente legato alla storia e alla concreta presenza della Chiesa nel mondo. Anche il Giubileo vive della stupenda unità tra divino e umano, celeste e terreno, storico e trascendente che caratterizza ogni realtà ecclesiale.

3. Il tema giubilare scelto per il mondo universitario, "L'Università per un nuovo umanesimo", è assai suggestivo. Esso invita a sviluppare ed incrementare il ricco patrimonio scientifico dell'umanità secondo un progetto che ponga al centro l'uomo.

L'evento dell'Incarnazione apre l'intelligenza della fede alla conoscenza dell'amore di Dio per l'uomo ed alla comprensione del senso della vita e della storia. Fissando lo sguardo sul mistero del Verbo Incarnato - come invita a fare il Grande Giubileo ormai imminente - l'uomo ritrova se stesso (cfr Gaudium et spes GS 22). In modo particolare, il ricercatore e lo studente credenti comprendono che ogni aspetto di un autentico umanesimo è strettamente collegato al mistero di Cristo (cfr Redemptor hominis RH 10).

Servire l'uomo: ecco il compito che, alle soglie del terzo millennio, è affidato in modo speciale a voi, che operate nell'università. Carissimi Studenti e Docenti, importanti appuntamenti vi attendono nell'anno giubilare. Penso alla Giornata Mondiale della Gioventù, che coinvolgerà moltissimi universitari, e ringrazio i Rettori degli Atenei romani per la sensibilità con cui hanno favorito i progetti di accoglienza dei giovani e i gemellaggi. Penso, poi, all'Incontro mondiale dei docenti, che avrà luogo in settembre, e incoraggio quanti stanno preparando questo evento a perseverare nel loro meritevole impegno.

4. La prospettiva universale di questi incontri giubilari ben si intona con un tema biblico suggerito poc'anzi dalla prima Lettura, quello del "pellegrinaggio dei popoli". E' un tema caro specialmente ai profeti d'Israele, i quali denunciano l'infedeltà del popolo eletto e annunciano la nascita di un popolo nuovo, formato da tutti coloro che, provenendo da ogni nazione e razza, si convertiranno al Signore e alla sua giustizia. Questo tema sottolinea l'esigenza prioritaria della conversione e mette in guardia dal pericolo di "sentirsi a posto", evidenziato a sua volta con grande chiarezza dall'odierna pagina evangelica.

Requisito essenziale della fede è infatti la conversione, cioè il pentimento sincero e l'intimo desiderio di cambiare nell'animo, con l'aiuto di Dio. E' un movimento interiore da se stessi a Dio, che permette di ritrovarsi in modo nuovo ed autentico. Il punto di partenza è la presa di coscienza della propria povertà, del proprio bisogno di salvezza. A impedire o frenare la conversione sono l'orgoglio, la presunzione, il confidare in se stessi, che si traducono in prepotenza, menzogna, iniquità.

Il peccatore pentito "passa davanti" a colui che si ritiene giusto e non bisognoso di conversione (Mt 21,31). Così, il Giubileo è per tutti, ma giova soltanto a coloro che si pentono e accettano di fare, con la grazia del Signore, un autentico cammino di conversione.

5. Durante il tempo di Avvento, si rinnova il pellegrinaggio dei popoli verso il Dio d'Israele, che in Gesù Cristo si è fatto uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Quest'anno, però, esso acquista un'intensità particolare. La Chiesa si è preparata ad entrare nell'anno Duemila attraverso cinque "Sinodi continentali", cioè cinque Assemblee speciali del Sinodo dei Vescovi, rispettivamente per l'Africa, per l'America, per l'Asia, per l'Oceania e per l'Europa. Ciascuna Assemblea è stata seguita da un documento di analisi e di orientamenti per l'evangelizzazione.

Qual è il significato di questi Sinodi e di questi documenti? Possiamo dire che per mezzo di essi la Chiesa universale intende esprimere il cammino che va compiendo in ogni parte del mondo sulle orme di Cristo. Il Popolo di Dio, che vive in tutti i continenti, parla di sé, di come segue Cristo nel suo pellegrinaggio con gli uomini e le donne del nostro tempo.

Questi eventi sinodali esprimono, pertanto, un grande movimento. Quasi come se da tutti i luoghi del globo si mettessero in cammino gli uomini di diverse nazioni, lingue, razze, culture, chiamati dalla voce degli angeli che annunciano la Buona Notizia: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama" (Lc 2,14). Anche noi siamo compresi in questo invito e in questo cammino salvifico verso Cristo, che nacque duemila anni fa nella stalla di Betlemme e che, in quest'anno giubilare, si fa presente in modo particolare in mezzo a noi, per renderci tutti partecipi della figliolanza divina.

6. Carissimi, la vostra condizione di persone che lavorano e studiano in università vi aiuta a prender parte, con specifica competenza e sensibilità, a questo universale pellegrinaggio verso Cristo, verità dell'uomo e della storia. Amate lo studio, la conoscenza che si allarga e si approfondisce nella ricerca, si arricchisce nel confronto, manifestando lo splendore della verità. Amate la vita, rispettatela sempre, specialmente dove essa è più fragile e indifesa.

Maria, Sede della Sapienza, vi aiuti ad essere fedeli a Dio e fedeli all'uomo. Intercedano per voi san Giovanni della Croce, di cui la Chiesa oggi celebra il ricordo, e san Giovanni Berchmans, di cui quest'anno ricorre il quarto centenario della morte. Essi alimentino in tutti il desiderio e l'impegno di far crescere ogni giorno nell'Università la civiltà dell'amore e della pace.

“Stiamo andando verso il Natale, che è ormai vicino. Noi guardiamo a questa soglia dell’Anno Duemila, che fra poco dobbiamo passare. A questa soglia guardano tutti, specialmente i giovani, perché ai giovani appartiene questo secolo che viene, questo millennio che viene. Vi auguro di entrare con coraggio in questo tempo che ci aspetta. Vi auguro di entrare in questo tempo con la forza di Cristo per il futuro di tutta l’umanità.

Sia lodato Gesù Cristo!”


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ESEQUIE DEL CARDINALE PAOLO DEZZA



Basilica Vaticana - Lunedì, 20 dicembre 1999




l. "Pater quos dedisti mihi volo ut ubi ego sum et illi sint mecum" (Jn 17,24).

Le parole di Cristo, tratte dalla preghiera detta "sacerdotale", sono per noi luce e conforto, carissimi Fratelli, in questo momento, in cui la fede ci raduna intorno all' altare di Cristo ed alle spoglie mortali del venerato Cardinale Paolo Dezza, gesuita.

La nostra preghiera vorrebbe innestarsi in quella dell'unico e sommo Sacerdote, e quasi nascondersi in quel suo "volo ", riflesso perfetto della volontà di salvezza del Padre celeste, fonte della vita nel tempo e nell'eternità.

Con la sua lunga esistenza il Padre Dezza si è avvicinato agli ideali biblici di longevità, percorrendo quasi interamente il secolo che volge al termine. Egli nacque in Avvento, nel giorno di santa Lucia, e si è spento in Avvento, un po' più vicino al Natale: "porta santa" è stata per lui la morte, 1'ultimo transito che si apre sull'Eterno.

2. Con le parole di Isaia, profeta dell'Avvento, la Liturgia ha fatto risuonare poc'anzi l'annuncio del convito escatologico e della vittoria definitiva di Dio sulla morte. Alla presenza di Cristo, morto e risorto, noi, che la grazia ha condotto sul monte di Sion, diciamo con fede: "Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse; . . . esultiamo per la sua salvezza" (Is 25,9).

La morte di un uomo, tanto più di una persona a cui ci legano vincoli di profondo affetto, non può non procurare dolore e commozione. Così è stato anche per il Signore Gesù, che, presso il sepolcro dell'amico Lazzaro, vedendo il pianto delle sorelle di lui, si commosse fino alle lacrime. Sono proprio queste lacrime che Dio ha promesso di asciugare su ogni volto (Is 25,8); e 1'ha fatto, e lo fa, oggi, per noi, con la mano del Risorto. Egli ricolma i credenti di speranza e di gioia, malgrado le prove e le afflizioni della vita, attraverso le quali ci è dato di purificarci, per essere trovati pronti al suo ritorno (cfr 1P 1,3-9).

3. Ad accoglierlo al di là della morte, per accompagnarlo alla piena comunione con Dio, mi è caro pensare che il Padre Paolo Dezza abbia trovato tre volti più che mai amati e desiderati: Maria, Pietro e Ignazio, ai quali la Provvidenza ha voluto legare il suo itinerario spirituale.

Nel 1928, egli fu ordinato sacerdote nella festa della Annunciazione del Signore, quasi ad unire il suo "Fiat" a quello della Vergine, per rendersi disponibile alla grazia dello Spirito Santo. E davvero, nell' intensa e molteplice attività del Padre Dezza, e più ancora nelle tante virtù della sua anima cristiana, religiosa e sacerdotale, appare inconfondibile la fecondità della grazia e il frutto di una perseverante e generosa corrispondenza all' iniziativa divina.

4. Ma se cerchiamo un punto unificante, in cui riassumere tutta la sua vita e la sua spiritualità, è lo stesso Cardinale defunto a fornircelo con grande chiarezza. Nell'Omelia per il sessantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, egli disse che l'espressione del Padre de Guibert “Servire Cristo nella persona del suo Vicario” gli era sempre stata particolarmente cara, perché gli sembrava di rivedere in essa "la nota determinante della mia vocazione alla Compagnia e la nota dominante di tutta la mia vita religiosa e sacerdotale nella Compagnia".

In quella circostanza, egli ricordò la "traccia profonda" lasciata in lui, quasi tredicenne, dalla partecipazione ad un'udienza del Papa san Pio decimo; e spiegò come la fedeltà e la devozione al Papa, in cui vedeva distinguersi i Gesuiti, fossero state determinantiper la sua vocazione. L'attaccamento al Papa andò crescendo durante gli anni della formazione, al punto che, appena ordinato sacerdote, egli volle venire a Roma per celebrare la Messa nella Cappella Clementina, presso la Tomba dell'apostolo Pietro.

5. Destinato quasi subito alla Pontificia Università Gregoriana, , dove dal '41 al '51 fu stimatissimo Rettore, ebbe contatti sempre più stretti con i Pontefici. "Questi contatti - egli afferma - mi fecero sempre meglio comprendere il significato e il valore di quel vincolo speciale che unisce la Compagnia al Papa, mi mostrarono il grande servizio che in virtù di quel vincolo la Compagnia è capace di rendere alla Chiesa, e di conseguenza la riconoscenza e la benevolenza speciale dei Papi verso la Compagnia".

Il mio venerato predecessore Paolo VI, in anni assai problematici per la Chiesa e per la Compagnia di Gesù, trovò nel Padre Dezza il servitore di Cristo, l'autentico Gesuita, 1'uomo spirituale nel cui sapiente consiglio confidare in mezzo alle difficoltà dell'altissima missione. Io stesso gli affidai una speciale delega per la Compagnia di Gesù, in una fase importante della sua storia.

Servire Cristo nella persona del suo Vicario: l'ideale di sant'Ignazio è stata la norma a cui il compianto Cardinale ha ispirato tutta la sua vita in modo fedele e premuroso, intelligente e prudente, generoso e disinteressato. Egli non ignorava le deficienze esistenti nella Chiesa e nei suoi uomini, ma con una premurosa dedizione ricca di amore e di fede contribuì ad alleviarne gli effetti, operando per l'autentico rinnovamento della Chiesa stessa.

6. Tutto questo, che per lui fu oggetto di costante impegno davanti a Dio, è oggi per noi motivo di commosso rendimento di grazie. Ci anima la fiduciosa speranza che il Signore abbia già introdotto questo, amato nostro Fratello nella pienezza del gaudio eterno, a cui egli, soprattutto nell'ultimo periodo, aspirava con anelante desiderio. Preghiamo per l'esaudimento di questo suo voto, offrendo il sacrificio dell'altare, ed invocando per lui la materna intercessione della Beata Vergine Maria.

Consacrato sacerdote sotto il segno dell'Annunciazione, il carissimo Padre Paolo Dezza si è spento sotto lo sguardo pieno di speranza della Vergine dell'Avvento. Lei stessa lo aiuti a vivere questo suo "natale al Cielo", per celebrare là, con gli Angeli e i Santi, il suo giubileo.


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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA DELLA NOTTE DI NATALE

DOPO L'APERTURA DELLA PORTA SANTA DEL

GRANDE GIUBILEO DELL'ANNO 2000


Venerdì, 24 dicembre 1999

1. "Hodie natus est nobis Salvator mundi" (Salmo resp.)

Da venti secoli prorompe dal cuore della Chiesa questo annuncio gioioso. In questa Notte Santa, l'Angelo lo ripete a noi, uomini e donne di fine millennio: "Non temete, ecco, vi annunzio una grande gioia . . . Oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore" (Lc 2,10-11). Ci siamo preparati ad accogliere queste parole consolanti durante il tempo d'Avvento: in esse si attualizza l'"oggi" della nostra redenzione.

In quest'ora, l'"oggi" risuona con un timbro singolare: non è solo il ricordo della nascita del Redentore, è l'inizio solenne del Grande Giubileo. Ci ricolleghiamo spiritualmente a quel singolare momento della storia, nel quale Dio si è fatto uomo, rivestendosi della nostra carne.

Sì, il Figlio di Dio, della stessa sostanza del Padre, Dio da Dio e Luce da Luce, eternamente generato dal Padre, ha preso corpo dalla Vergine ed ha assunto la nostra natura umana. E' nato nel tempo. Dio è entrato nella storia. L'incomparabile "oggi" eterno di Dio si è fatto presenza nelle quotidiane vicende dell'uomo.

2. "Hodie natus est nobis Salvator mundi" (cfr Lc 2,10-11).

Ci prostriamo dinanzi al Figlio di Dio. Ci uniamo spiritualmente allo stupore di Maria e di Giuseppe. Adorando Cristo, nato in una grotta, facciamo nostra la fede colma di sorpresa dei pastori di allora; sperimentiamo la loro stessa meraviglia e la loro stessa gioia.

E' difficile non arrendersi all'eloquenza di quest'evento: rimaniamo incantati. Siamo testimoni dell'istante dell'amore che unisce l'eterno alla storia: l'"oggi" che apre il tempo del giubilo e della speranza, perché "ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità" (Is 9,5), come leggiamo nel testo di Isaia.

Ai piedi del Verbo incarnato deponiamo gioie e apprensioni, lacrime e speranze. Solo in Cristo, uomo nuovo, il mistero dell'essere umano trova vera luce.

Con l'apostolo Paolo, meditiamo che a Betlemme "è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini" (Tt 2,11). Per questa ragione, nella notte di Natale risuonano canti di gioia in ogni angolo della terra ed in tutte le lingue.

3. Questa notte, davanti ai nostri occhi si compie ciò che il Vangelo proclama: "Dio... ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui... abbia la vita" (Jn 3,16).

Il suo Figlio unigenito!

Tu, o Cristo, sei il Figlio unigenito del Dio vivente, venuto nella grotta di Betlemme! Dopo duemila anni, riviviamo questo mistero come un evento unico e irripetibile. Tra tanti figli di uomini, tra tanti bambini venuti al mondo durante questi secoli, soltanto Tu sei il Figlio di Dio: la tua nascita ha cambiato, in modo ineffabile, il corso degli eventi umani.

Ecco la verità che in questa notte la Chiesa vuole trasmettere al terzo millennio. E voi tutti, che verrete dopo di noi, vogliate accogliere questa verità, che ha mutato totalmente la storia. Dalla notte di Betlemme, l'umanità è consapevole che Dio si è fatto Uomo: si è fatto Uomo per rendere l'uomo partecipe della sua natura divina.

4. Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente! Sulla soglia del terzo millennio, la Chiesa Ti saluta, Figlio di Dio, che sei venuto al mondo per sconfiggere la morte. Sei venuto ad illuminare la vita umana mediante il Vangelo. La Chiesa Ti saluta e insieme con Te vuole entrare nel terzo millennio. Tu sei la nostra speranza. Tu solo hai parole di vita eterna.

Tu, che sei venuto al mondo nella notte di Betlemme, resta con noi!

Tu, che sei la Via, la Verità e la Vita, guidaci!

Tu, che sei venuto dal Padre, portaci a lui nello Spirito Santo, sulla via che soltanto Tu conosci e che ci hai rivelato perché avessimo la vita e l'avessimo in abbondanza.

Tu, Cristo, Figlio del Dio vivente, sii per noi la Porta!

Sii per noi la vera Porta simboleggiata da quella che in questa Notte solennemente abbiamo aperto!

Sii per noi la Porta che ci introduce nel mistero del Padre. Fa' che nessuno resti escluso dal suo abbraccio di misericordia e di pace!

"Hodie natus est nobis Salvator mundi": è Cristo l'unico nostro Salvatore! Questo è il messaggio del Natale 1999: l'"oggi" di questa Notte Santa dà inizio al Grande Giubileo.

Maria, aurora dei tempi nuovi, sii accanto a noi, mentre fiduciosi compiamo i primi passi dell'Anno Giubilare.

Amen!



GPII Omelie 1996-2005 243