GPII Omelie 1996-2005 246

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RECITA DEI SECONDI VESPRI DI NATALE IN OCCASIONE DELL'APERTURA

DELLA PORTA SANTA DELLA CATTEDRALE DI ROMA




Basilica di San Giovanni in Laterano - Sabato, 25 dicembre 1999

1. "Vi annunziamo ciò che era fin da principio, . . . ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita" (1Jn 1,1).

Fratelli e Sorelle carissimi! In questo giorno solenne, nel quale facciamo memoria della nascita del Signore Gesù Cristo, avvertiamo la verità, la forza e la gioia di queste parole dell'Apostolo Giovanni.

Sì, nella fede, le nostre mani hanno toccato il Verbo della Vita; hanno toccato Colui che, come abbiamo recitato nel Cantico, è l'immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura. Per mezzo di lui e in vista di lui tutto è stato creato (cfr Col 1,15-16). È questo il mistero del Natale che percepiamo con profonda emozione, soprattutto quest'oggi, inizio del Grande Giubileo dell'Anno Duemila. Dio è entrato nella storia umana ed è venuto a percorrere le strade di questa terra, per dare a tutti la capacità di diventare figli di Dio.

Auguro di cuore che questo mistero di santità e di speranza inondi del suo continuo fulgore l'animo dell'intera Comunità diocesana di Roma, idealmente raccolta in questa Basilica per l'apertura solenne della Porta Santa.

In questo momento di forte intensità spirituale, desidero rivolgere il mio affettuoso e beneaugurante saluto al Cardinale Vicario, mio primo collaboratore nella sollecitudine per i fedeli della Chiesa che è nell'Urbe. Con lui saluto il Vicegerente ed i Vescovi Ausiliari, che lo affiancano nel servizio pastorale diocesano. Rivolgo, inoltre, un cordiale pensiero al Capitolo Lateranense, ai Parroci, all'intero Clero romano, al Seminario ed a tutti quanti, Religiosi, Religiose ed operatori pastorali laici, costituiscono la parte eletta di questa nostra Chiesa di Roma, chiamata a presiedere nella carità ed eccellere nella fedeltà al Vangelo.

Saluto il Signor Sindaco, le Autorità ed i rappresentanti della pubblica Amministrazione, che hanno voluto essere presenti. Saluto i romani, i pellegrini e quanti, attraverso la televisione, si uniscono a noi per quest'evento di grande rilevanza storica e spirituale.

2. Dopo aver aperto questa notte la Porta Santa nella Basilica Vaticana, ho aperto, poc'anzi, la Porta Santa di questa Basilica Lateranense, "omnium Ecclesiarum Urbis et Orbis Mater et Caput", Madre e Capo di tutte le Chiese di Roma e del mondo e Cattedrale del Vescovo di Roma. Qui, nel mille trecento, il Papa Bonifacio VIII ha dato solenne avvio al primo Anno Santo della storia. Qui, nel Giubileo del mille quattrocento ventitré, il Papa Martino V ha aperto per la prima volta la Porta Santa. Qui è il cuore di quella particolare dimensione della storia della salvezza, legata alla grazia dei Giubilei, e la memoria storica della Chiesa di Roma.

Siamo entrati attraverso questa Porta, che rappresenta Cristo stesso: egli solo, infatti, è il Salvatore inviato da Dio Padre, che ci fa passare dal peccato alla grazia, introducendoci nella piena comunione che lo unisce al Padre nello Spirito Santo.

Rendiamo grazie a Dio, ricco di misericordia, che ha donato il suo unico Figlio come Redentore dell'uomo.

3. Potremmo dire che il rito di questa sera assume una dimensione più familiare. È infatti la famiglia diocesana che inizia il proprio cammino giubilare, in speciale unità con le Chiese sparse nel mondo intero. A questo grande evento essa si è preparata da lungo tempo, dapprima attraverso il Sinodo e poi con la Missione cittadina. La devota partecipazione della Città e di tutta la diocesi testimonia che Roma è consapevole della missione di sollecitudine universale e di esemplarità nella fede e nell'amore che la provvidenza di Dio le ha affidato. Roma sa bene che si tratta di un servizio che ha la sua radice nel martirio degli Apostoli Pietro e Paolo e che ha trovato sempre nuovo alimento nella testimonianza della moltitudine di martiri, di santi e di sante, che hanno segnato la storia di questa nostra Chiesa.

Carissimi Fratelli e Sorelle! L'Anno Santo, che oggi inizia, chiama anche noi a proseguire su questa strada. Ci chiama a rispondere con gioia e generosità all'appello alla santità, per essere sempre più segno di speranza nell'odierna società, incamminata verso il terzo millennio.

4. Non poche saranno, nel corso dell'Anno Santo, le occasioni che permetteranno ai credenti di meglio approfondire questo impegno religioso, intimamente connesso con l'itinerario giubilare. Anzitutto, il Giubileo diocesano, che si svolgerà domenica, 28 maggio, in Piazza San Pietro.
Un altro evento, affidato in modo peculiare alla Diocesi di Roma, è il Congresso Eucaristico Internazionale, che si terrà, a Dio piacendo, dal 18 al 25 giugno.

5. Terzo appuntamento di alto rilievo è la quindicesima Giornata Mondiale della Gioventù.
Accanto ai giovani, le famiglie. Il mio pensiero va all'Incontro Mondiale delle Famiglie, che si svolgerà il 14 e 15 ottobre del Duemila.

Tanti e significativi sono, pertanto, gli appuntamenti che ci attendono! Li affidiamo tutti alla materna intercessione di Maria, Salute del Popolo Romano. Sia Lei ad accompagnarci e a guidare i nostri passi perché questo anno sia un tempo di straordinaria grazia spirituale e di rinnovamento sociale.

6. Chiesa di Roma, oggi il Signore ti visita per aprire davanti a te questo anno di grazia e di misericordia! Varcando, in umile pellegrinaggio, la soglia della Porta Santa, accogli i doni del perdono e dell'amore. Cresci nella fede e nello slancio missionario: è questa la prima eredità degli Apostoli Pietro e Paolo. Quante volte, nel corso della tua storia bimillenaria, hai sperimentato le meraviglie della venuta di Cristo, che ti ha reso madre nella fede e faro di civiltà per molti popoli! Il Grande Giubileo, con cui ti appresti ad iniziare il nuovo millennio, ti riconfermi, Roma, nella gioia di seguire fedelmente il tuo Signore e ti doni un desiderio sempre ardente di annunciare il suo Vangelo. È questo il tuo peculiare apporto alla costruzione di un'era di giustizia, pace e santità.

Amen!


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CELEBRAZIONE DEI VESPRI E DEL TE DEUM DI

RINGRAZIAMENTO PER LA FINE DELL’ANNO


Venerdì, 31 Dicembre 1999

1. "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna" (Ga 4,4).

Che cosa è "la pienezza del tempo", di cui parla l'Apostolo? L'esperienza ci fa toccare con mano che il tempo passa inesorabile. Allo scorrere del tempo sono soggette tutte le creature. Soltanto l'uomo, però, si rende conto del proprio passare nel tempo. Egli avverte che al fluire dei giorni è legata la sua storia personale.

Conscia del proprio "passare", l'umanità scrive la propria storia: la storia degli individui, degli stati e dei continenti, la storia delle culture e delle religioni. Ci domandiamo questa sera: che cosa ha soprattutto contrassegnato il millennio che ora volge al termine? Come si presentava mille anni fa la geografia dei paesi, la situazione dei popoli e delle nazioni? Chi sapeva allora dell'esistenza di un altro grande continente ad ovest dell'Oceano Atlantico? La scoperta dell'America, che ha dato inizio ad una nuova era nella storia dell'umanità, costituisce senza dubbio un elemento qualificante nella valutazione del millennio che si chiude.

Anche questo ultimo secolo è stato caratterizzato da profondi e talora rapidi sconvolgimenti, che hanno inciso nella cultura e nelle relazioni tra i popoli. Basti pensare alle due opprimenti ideologie, responsabili di innumerevoli vittime, che in esso si sono consumate. Quali sofferenze, quali drammi! Ma anche quali esaltanti conquiste! Questi anni, affidati dal Creatore all'umanità, recano i segni degli sforzi dell'uomo, delle sue sconfitte e delle sue vittorie (cfr Gaudium et spes GS 2).

Il rischio forse più grande, in questa svolta epocale, è che "moltissimi nostri contemporanei non sono in grado di identificare realmente i valori perenni e di armonizzarli dovutamente con le scoperte recenti" (Gaudium et spes GS 4). Ecco una grande sfida per noi, uomini e donne che ci accingiamo ad entrare nell'Anno Duemila.

2. "Quando venne la pienezza del tempo!". La liturgia ci parla della "pienezza del tempo" e ci illumina sul contenuto di tale "pienezza". Nella storia della grande famiglia umana, Dio ha voluto introdurre il suo Verbo eterno, facendogli assumere un'umanità come la nostra. E' mediante l'evento sublime dell'Incarnazione che il tempo umano e cosmico ha raggiunto la propria pienezza: "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna . . . perché ricevessimo l'adozione a figli" (Ga 4,4-5). Ecco il grande mistero: la Parola eterna di Dio, Verbum Patris, si è resa presente negli eventi di cui si compone la storia terrena dell'uomo. Con l'incarnazione del Figlio di Dio, l'eternità è entrata nel tempo, e la storia dell'uomo si è aperta ad un trascendente compimento nell'assoluto di Dio.

All'uomo è così offerta una prospettiva impensabile: egli può aspirare ad essere figlio nel Figlio, erede con Lui dello stesso destino di gloria. Il pellegrinaggio della vita terrena è pertanto un cammino che avviene nel tempo di Dio. La meta è Dio stesso, pienezza del tempo nell'eternità.

3. Agli occhi della fede, il tempo si riveste così di un significato religioso e questo ancor più nel corso dell'Anno giubilare appena incominciato. Cristo è il Signore del tempo. Ogni istante del tempo umano è sotto il segno della redenzione del Signore, che è entrato, una volta per sempre, nella "pienezza del tempo" (cfr Tertio millennio adveniente, 10). In questa prospettiva, rendiamo grazie a Dio per ciò che è avvenuto nel corso di quest'anno, di questo secolo e di questo millennio. In modo speciale, vogliamo ringraziare per i costanti progressi nel mondo dello spirito. Ringraziamo per i santi di questo millennio: quelli elevati agli onori degli altari e quelli, ancor più numerosi, a noi sconosciuti, che hanno reso santo il tempo con la loro fedele adesione alla volontà di Dio. Ringraziamo anche per tutte le conquiste ed i successi conseguiti dall'umanità, in campo scientifico e tecnico, artistico e culturale.

Per quanto concerne la Diocesi di Roma, vogliamo rendere grazie per l'itinerario spirituale percorso negli anni passati e per il compimento della Missione cittadina in vista del Grande Giubileo. Ripenso alla sera del 22 maggio, vigilia della Pentecoste, quando insieme abbiamo invocato lo Spirito Santo, perché questa singolare esperienza pastorale diventi, nel nuovo secolo, forma e modello della vita e della pastorale della Chiesa, a Roma e in tante altre città e contrade del mondo, al servizio della nuova evangelizzazione.

Mentre eleviamo il nostro grazie a Dio, sentiamo il bisogno di implorarne, al tempo stesso, la misericordia sul millennio che si chiude. Chiediamo perdono perché non di rado, purtroppo, le conquiste della tecnica e della scienza, tanto importanti per l'autentico progresso umano, sono state usate contro l'uomo: Miserere nostri, Domine, miserere nostri!

4. Due mila anni sono trascorsi da quando "il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità" (Jn 1,14). Per questo, si eleva corale il canto della nostra lode riconoscente: Te Deum laudamus.

Noi ti lodiamo, Dio della vita e della speranza.

Noi ti lodiamo, Cristo, Re della gloria, Figlio eterno del Padre.

Tu, nato dalla Vergine Madre, sei il nostro Redentore, ti sei fatto nostro fratello per la salvezza dell'uomo, e verrai nella gloria a giudicare il mondo alla fine dei tempi.

Tu, Cristo, fine della storia umana, sei punto focale delle attese d'ogni essere umano.

A Te appartengono gli anni ed i secoli. Tuo è il tempo, o Cristo, che sei lo stesso ieri, oggi e sempre.

Amen!





















                                                                         Giubileo 2000



APERTURA DELLA PORTA SANTA


DELLA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE


Sabato, 1° Gennaio 2000


Solennità di Maria SS.ma Madre di Dio

XXXIII Giornata Mondiale della Pace




1."Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna" (Ga 4,4).

Ieri sera ci siamo soffermati a meditare sul significato di queste parole di Paolo, tratte dalla Lettera ai Galati, e ci siamo domandati in che cosa consista la "pienezza del tempo", di cui egli parla, rispetto ai processi che segnano il cammino dell'uomo lungo la storia. Il momento che stiamo vivendo è quanto mai denso di significato: a mezzanotte il 1999 è entrato nel passato, ha ceduto il passo ad un nuovo anno. Eccoci ora da poche ore nell'anno Duemila!

Che cosa significa questo per noi? Si comincia a scrivere un'altra pagina della storia. Ieri sera abbiamo volto lo sguardo al passato, a come era il mondo quando iniziava il secondo millennio. Quest'oggi, iniziando l'anno Duemila, non possiamo non interrogarci sul futuro: quale direzione prenderà la grande famiglia umana in questa nuova tappa della propria storia?

2. Tenendo conto di un nuovo anno che prende il via, l'odierna liturgia formula a tutti gli uomini di buona volontà gli auguri con le seguenti parole: "Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace" (Nb 6,26).

Il Signore ti conceda pace! Ecco il voto augurale che la Chiesa porge all'intera umanità, nel primo giorno del nuovo anno, giorno consacrato alla celebrazione della Giornata Mondiale della Pace. Nel Messaggio per questa Giornata, ho ricordato alcune condizioni ed urgenze, per consolidare sul piano internazionale il cammino della pace. Un cammino purtroppo sempre minacciato, come ci ricordano gli eventi dolorosi che hanno segnato a più riprese la storia del ventesimo secolo. Per questo dobbiamo più che mai augurarci la pace nel nome di Dio: il Signore ti conceda pace!

Penso in questo momento all'incontro di preghiera per la pace, che, nell'ottobre del 1986, vide riuniti ad Assisi rappresentanti delle principali religioni del mondo. Eravamo ancora nel periodo della cosiddetta "guerra fredda": riuniti insieme, pregammo per scongiurare la grave minaccia di un conflitto che sembrava incombere sull'umanità. Demmo, in certo senso, voce alla preghiera di tutti, e Dio accolse la supplica che si levava dai suoi figli. Se pur abbiamo dovuto registrare lo scoppio di pericolosi conflitti locali e regionali, ci è stato tuttavia risparmiato il grande conflitto mondiale che s'annunciava all'orizzonte. Ecco perché, con più grande consapevolezza, nel varcare la soglia del nuovo secolo, ci rivolgiamo l'un l'altro l'augurio di pace: il Signore rivolga su di te il suo volto.

Anno Duemila che ci vieni incontro, Cristo ti conceda la pace!

3. "La pienezza del tempo"! San Paolo afferma che questa "pienezza" si è realizzata quando Dio "mandò il suo Figlio, nato da donna" (Ga 4,4). Ad otto giorni dal Natale, quest'oggi, primo giorno dell'anno nuovo, facciamo memoria in modo speciale della "Donna" di cui parla l'Apostolo, la Madre di Dio. Dando alla luce il Figlio eterno del Padre, Maria ha contribuito al raggiungimento della pienezza del tempo; ha contribuito in modo singolare a far sì che il tempo umano raggiungesse la misura della sua pienezza nell'Incarnazione del Verbo.

In questo giorno così significativo, ho avuto la gioia di aprire la Porta Santa in questa veneranda Basilica Liberiana, la prima in Occidente dedicata alla Vergine Madre di Cristo. Ad una settimana dal solenne rito svoltosi nella Basilica di San Pietro, oggi è come se le comunità ecclesiali d'ogni Nazione e Continente si raccogliessero idealmente qui, sotto lo sguardo della Madre, per varcare la soglia della Porta Santa che è Cristo.

E', in effetti, a Lei, Madre di Cristo e della Chiesa, che vogliamo affidare l'Anno Santo appena iniziato, perché protegga ed incoraggi il cammino di quanti si fanno pellegrini in questo tempo di grazia e di misericordia (cfr Incarnationis mysterium, 14).

4. La Liturgia dell'odierna solennità ha un carattere profondamente mariano, anche se nei testi biblici ciò si manifesta in modo piuttosto sobrio. Il brano dell'evangelista Luca quasi riassume quanto abbiamo ascoltato nella notte di Natale. Vi si narra che i pastori si recarono verso Betlemme e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino nella mangiatoia. Dopo averlo visto, riferirono ciò che di Lui era stato detto loro. E tutti si stupirono del racconto dei pastori. "Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore" (2,19).

Vale la pena di soffermarsi su questa frase che esprime un aspetto mirabile della maternità di Maria. L'intero anno liturgico, in un certo senso, cammina sulle orme di questa maternità, a cominciare dalla festa dell'Annunciazione, il 25 marzo, esattamente nove mesi prima del Natale. Il giorno dell'Annunciazione, Maria udì le parole dell'angelo: "Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù... Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio" (Lc 1,31-33 Lc 1,35). E rispose: "Avvenga di me quello che hai detto" (ivi 1, 38).

Maria concepì per opera dello Spirito Santo. Come ogni madre, portò in grembo quel Figlio, di cui soltanto Lei sapeva che era il Figlio unigenito di Dio. Lo diede alla luce nella notte di Betlemme. Ebbe inizio così la vita terrena del Figlio di Dio e la sua missione di salvezza nella storia del mondo.

5. "Maria... serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore".

Come meravigliarsi che la Madre di Dio ricordasse tutto questo in modo singolare ed anzi unico? Ogni madre possiede una simile consapevolezza dell'inizio di una nuova vita in lei. La storia di ogni uomo è scritta innanzitutto nel cuore della propria madre. Non stupisce che la stessa cosa si sia verificata per la vicenda terrena del Figlio di Dio.

"Maria... serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore".

Quest'oggi, primo giorno dell'anno nuovo, alla soglia di un nuovo anno di questo nuovo millennio, la Chiesa si richiama a quest'interiore esperienza della Madre di Dio. Lo fa non soltanto ripensando agli eventi di Betlemme, di Nazaret e di Gerusalemme, alle varie tappe cioè dell'esistenza terrena del Redentore, ma anche considerando tutto ciò che la sua vita, la sua morte e la sua risurrezione hanno suscitato nella storia dell'uomo.

Maria fu presente con gli Apostoli il giorno della Pentecoste; partecipò direttamente alla nascita della Chiesa. Da allora la sua maternità accompagna la storia dell'umanità redenta, il cammino della grande famiglia umana, destinataria dell'opera della Redenzione.

All'inizio dell'anno Duemila, mentre avanziamo nel tempo giubilare, confidiamo in questo tuo "ricordo" materno, o Maria! Ci poniamo su questo singolare percorso della storia della salvezza, che si mantiene vivo nel tuo cuore di Madre di Dio. Affidiamo a Te i giorni del nuovo anno, il futuro della Chiesa, il futuro dell'umanità, il futuro dell'universo intero.

Maria, Madre di Dio, Regina della Pace, veglia su di noi.

Maria, Salus Popoli Romani, prega per noi.

Amen!



CAPPELLA PAPALE PER L’ORDINAZIONE DEI VESCOVI NELLA SOLENNITÀ DELL’EPIFANIA DEL SIGNORE


OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


6 gennaio 2000

1. "Alzati, [Gerusalemme], rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te" (Is 60,1).

Il profeta Isaia volge lo sguardo verso il futuro. Non è tanto il futuro profano, quello che egli contempla. Illuminato dallo Spirito, egli spinge il suo sguardo verso la pienezza dei tempi, verso il compiersi del disegno di Dio nel tempo messianico.

L'oracolo che il profeta pronuncia riguarda la Città santa, che egli vede splendente di luce: "Ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te" (Is 60,2). Proprio questo è avvenuto con l'incarnazione del Verbo di Dio. Con lui "è venuta nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Jn 1,9). Ormai il destino di ciascuno si decide in base all'accettazione o al rifiuto di questa luce: in essa, infatti, risiede la vita degli uomini (cfr Jn 1,4).

2. La luce apparsa nel Natale allarga oggi l'ampiezza del suo raggio: è la luce dell'epifania di Dio. Ormai non sono più solo i pastori di Betlemme a vederla e a seguirla; sono anche i Magi, che, partiti dall'Oriente, sono giunti a Gerusalemme per adorare il Re che è nato (cfr Mt 2,1-2). Con i Magi sono le nazioni, che iniziano il loro cammino verso la Luce divina.

Oggi la Chiesa celebra questa Epifania salvifica, ascoltandone la descrizione contenuta nel Vangelo di Matteo. Il celebre racconto dei Magi, venuti dall'Oriente in cerca di Colui che doveva nascere, ha ispirato da sempre anche la pietà popolare, diventando un elemento tradizionale del presepe.

L'Epifania è un evento e, al tempo stesso, un simbolo.L'evento è descritto in maniera dettagliata dall'Evangelista. Il significato simbolico è stato invece scoperto gradualmente, man mano che l'avvenimento diventava oggetto di meditazione e di celebrazione liturgica da parte della Chiesa.

3. Dopo duemila anni, ovunque si celebra l'Epifania, la Comunità ecclesiale attinge da questa preziosa tradizione liturgica e spirituale elementi sempre nuovi di riflessione.

Qui a Roma, secondo una consuetudine alla quale ho voluto rimanere fedele fin dall'inizio del mio Pontificato, celebriamo questo mistero consacrando alcuni nuovi Vescovi. Si tratta di una tradizione che possiede una sua intrinseca eloquenza teologica e pastorale, e con gioia oggi la introduciamo nel terzo millennio.

Carissimi Fratelli, che tra poco sarete consacrati, voi provenite da diverse nazioni e rappresentate l'universalità della Chiesa che adora il Verbo incarnato per la nostra salvezza. Si compiono così le parole del Salmo responsoriale: Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.

La nostra Assemblea liturgica esprime in modo singolare quest'indole cattolica della Chiesa, grazie anche a voi, cari Vescovi eletti. Attorno a voi, infatti, si radunano idealmente i fedeli delle varie parti del mondo, a cui siete inviati quali successori degli Apostoli.

4. Alcuni di voi svolgeranno la missione di Nunzi Apostolici: tu, Mons. Józef Wesolowski, in Bolivia; tu, Mons. Giacomo Guido Ottonello, in Panama; tu, Mons. George Panikulam, in Honduras; e tu, Mons. Alberto Bottari de Castello, in Gambia, Guinea, Liberia e Sierra Leone. Sarete in questi Paesi i Rappresentanti Pontifici, al servizio delle Chiese locali e dell'autentico progresso umano dei rispettivi popoli.

Tu, Mons. Ivo Baldi, guiderai la Diocesi di Huaraz, in Perù. Tu, Mons. Gabriel Mbilingi, sei stato scelto come Vescovo Coadiutore di Lwena, in Angola; e tu, Mons. David Laurin Ricken, come Vescovo Coadiutore di Cheyenne, negli Stati Uniti d'America.

L'Ordinazione episcopale conferma e rafforza te, Mons. Anton Cosa, nel servizio di Amministratore Apostolico della Moldova e te, Mons. Giuseppe Pasotto, quale Amministratore Apostolico del Caucaso.

Tu, Mons. András Veres, sarai Vescovo Ausiliare dell'Arcivescovo di Eger, in Ungheria; e tu, Mons. Péter Erdó, Ausiliare del Pastore di Székesfehérvár.

Quanto a te, Mons. Franco Croci, proseguirai nel compito di Segretario della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede.

Siate costantemente memori della grazia di questo giorno! La luce di Cristo brilli sempre nei vostri cuori e nel vostro ministero pastorale.

5. L'odierna Liturgia ci esorta alla gioia. Ce n'è motivo: la luce, che brillò con la stella di Natale per condurre fino a Betlemme i Magi d'Oriente, continua a orientare sullo stesso cammino i popoli e le nazioni del mondo intero.

Rendiamo grazie per gli uomini e le donne che hanno percorso questo cammino di fede lungo i passati duemila anni. Lodiamo Cristo, Lumen gentium, che li ha guidati e continua a guidare i Popoli in cammino nella storia!

A Lui, Signore del tempo, Dio da Dio, Luce da Luce, rivolgiamo fiduciosi la nostra supplica. Non cessi la sua stella, la stella dell'Epifania, di brillare nei nostri cuori, indicando nel terzo millennio agli uomini ed ai popoli la via della verità, dell'amore e della pace. Amen.



SANTA MESSA E AMMINISTRAZIONE


DEL SACRAMENTO DEL BATTESIMO


OMELIA DEL SANTO PADRE


GIOVANNI PAOLO II


Domenica, 9 gennaio 2000




1. "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto" (Mc 1,11).

Queste parole, riportate dall'evangelista Marco, ci conducono direttamente al cuore dell'odierna festa del Battesimo del Signore, che chiude il tempo del Natale. Commemoriamo oggi la manifestazione del mistero dell'amore trinitario, avvenuta proprio all'inizio dell'attività pubblica del Messia.

A Betlemme, la notte santa, Gesù è nato tra noi nella povertà di una grotta; nel giorno dell'Epifania, i Magi lo hanno riconosciuto come l'atteso Messia delle genti; quest'oggi, tutta l'attenzione è concentrata sulla sua persona e sulla sua missione. Il Padre gli parla direttamente: "Tu sei il Figlio mio prediletto", mentre i cieli si aprono e lo Spirito scende su di lui in forma di colomba (cfr Mc 1,10-11). La scena sulle rive del Giordano presenta dunque la solenne proclamazione di Gesù come Figlio di Dio. Inizia così, pubblicamente, la sua missione salvifica.

2. Il Battesimo, che il Signore riceve, avviene nel contesto della predicazione penitenziale di Giovanni Battista. Il gesto rituale di immergersi nell'acqua, proposto dal Precursore, era un segno esteriore di pentimento dei peccati commessi e di desiderio di un rinnovamento spirituale.

Tutto ciò rimanda al sacramento cristiano del Battesimo, che tra poco avrò la gioia di amministrare a questi bambini, e che noi abbiamo ricevuto ormai da tanto tempo. Il Battesimo ci ha innestati nella vita stessa di Dio, rendendoci suoi figli adottivi, nell'unigenito suo «Figlio prediletto».

Come non rendere grazie al Signore, che oggi chiama questi diciotto bambini a diventare suoi figli in Cristo? Li circondiamo con la nostra preghiera e col nostro affetto. Essi provengono dall'Italia, dal Brasile, dalla Spagna, dagli Stati Uniti e dalla Svizzera. Con grande gioia li accogliamo nella Comunità cristiana, che da oggi è realmente la loro famiglia. Insieme a loro, mi è gradito rivolgere il più cordiale saluto ai genitori, ai padrini ed alle madrine, che presentano questi piccoli all'altare. Ringraziamo il Signore per il dono della loro vita ed ancor più per quello della loro rinascita spirituale.

3. E' quanto mai suggestivo amministrare il sacramento del Battesimo in questa Cappella Sistina, nella quale stupendi capolavori d'arte ci ripropongono i prodigi della storia della salvezza, dalle origini dell'uomo al giudizio universale. Ed ancor più significativo è contemplare questi segni dell'azione di Dio nella nostra vita nel corso dell'Anno giubilare, tutto centrato sul mistero di Cristo, nato, morto e risorto per noi.

Auguro a questi piccoli di crescere nella fede che oggi ricevono, in modo da poter presto partecipare attivamente alla vita della Chiesa.

A voi, cari genitori, che vivete questo importante momento con intensa emozione, domando di rinnovare gli impegni della vostra vocazione battesimale. Sarete in tal modo più preparati ad affrontare il compito di primi educatori nella fede dei vostri figli. Questi piccoli dovranno trovare in voi, come pure nei padrini e nelle madrine, un sostegno ed una guida sulla strada della fedeltà a Cristo e al Vangelo. Siate per loro esempi di fede solida, di profonda preghiera e di attivo impegno nella vita ecclesiale.

Maria, Madre di Dio e della Chiesa, accompagni i primi passi dei neo-battezzati. Li protegga sempre insieme con i loro genitori, i loro padrini e le loro madrine. Aiuti ciascuno a crescere nell'amore verso Dio e nella gioia di servire il Vangelo, per dare così pieno senso alla propria vita.



OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II



APERTURA DELLA PORTA SANTA


DELLA BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA


Martedì, 18 Gennaio 2000




Cari Fratelli e Sorelle!

1. Le parole di Paolo alla comunità di Corinto, "in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo" (1Co 12,13), sembrano fare da contrappunto alla preghiera di Cristo: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola" (Jn 17,21).

La preghiera di Cristo per l'unità! E' la preghiera che Egli ha elevato al Padre nell'imminenza della sua passione e della sua morte. Ad onta delle nostre resistenze, essa continua a portare, anche se in modo misterioso, i suoi frutti. Non è forse da essa che sgorga la grazia del "movimento ecumenico"? Come afferma il Concilio Vaticano II, "il Signore dei secoli ... in questi ultimi tempi ha incominciato ad effondere con maggiore abbondanza nei cristiani tra loro separati l'interiore ravvedimento e il desiderio dell'unione", così che "è sorto, per impulso della grazia dello Spirito Santo, un movimento ogni giorno più ampio per il ristabilimento dell'unità di tutti i cristiani" (Unitatis redintegratio UR 1). Noi ne siamo stati e ne siamo testimoni. Tutti siamo stati arricchiti dalla grazia dello Spirito che guida i nostri passi verso l'unità e la comunione piena e visibile.

La Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani si inaugura oggi a Roma con la celebrazione che ci vede riuniti. Ho voluto che con essa coincidesse l'apertura della Porta Santa in questa Basilica dedicata all'Apostolo delle genti, per sottolineare la dimensione ecumenica che deve caratterizzare l'Anno giubilare. All'inizio di un nuovo millennio cristiano, in questo anno di grazia che ci invita a convertirci più radicalmente al Vangelo, noi dobbiamo rivolgerci con più accorata supplica allo Spirito implorando la grazia della nostra unità.

"Battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo": radunati nella Basilica che porta il nome di Paolo, noi, rappresentanti di popoli e nazioni diverse, di varie Chiese e Comunità ecclesiali, ci sentiamo direttamente interpellati da queste parole dell'Apostolo delle genti. Sappiamo di essere fratelli ancora divisi, ma ci siamo posti con decisa convinzione sulla via che conduce alla piena unità del Corpo di Cristo.

2. Cari Fratelli e Sorelle, siate tutti i benvenuti! A ciascuno di voi dono il mio abbraccio di pace nel Signore che ci ha riuniti, mentre vi ringrazio cordialmente per la vostra presenza, che tanto apprezzo. In ognuno di voi intendo salutare con il "bacio santo" (Rm 16,16) tutti i membri delle varie Chiese e Comunità ecclesiali, che voi degnamente rappresentate.

Benvenuti per quest'incontro, che segna un passo in avanti verso l'unità dello Spirito, nel quale "siamo stati battezzati". Unico è il Battesimo che abbiamo ricevuto. Esso pone un vincolo sacramentale di unità tra tutti coloro che per suo mezzo sono stati rigenerati. Acqua purificatrice, "acqua di vita", esso permette il nostro passaggio attraverso l'unica "porta" che è Cristo: "Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo" (Jn 10,9). Cristo è la porta della nostra salvezza, che conduce alla riconciliazione, alla pace, all'unità. Egli è la luce del mondo (cfr Jn 8,12) e noi, conformandoci pienamente a Lui, siamo chiamati a recare questa luce nel nuovo secolo e nel nuovo millennio.

L'umile simbolo di una porta che si apre reca in sé una straordinaria ricchezza di significato: proclama a tutti che Gesù Cristo è Via, Verità e Vita (Jn 14,6). Lo è per ogni essere umano. Questo annuncio arriverà con forza tanto maggiore quanto più saremo uniti, facendoci riconoscere come discepoli di Cristo nell'amarci reciprocamente come Lui ci ha amati (cfr Jn 13,35 Jn 15,12). Opportunamente il Concilio Vaticano II, ha ricordato che la divisione contraddice apertamente la volontà di Cristo, è di scandalo al mondo e danneggia la santissima causa della predicazione del Vangelo a ogni creatura (Unitatis redintegratio UR 1).

3.L'unità voluta da Gesù per i suoi discepoli è partecipazione all'unità che Egli ha col Padre e che il Padre ha con Lui: "Come tu Padre sei in me e io in te", egli ha detto nell'Ultima Cena, "siano anch'essi in noi una cosa sola" (Jn 17,21). Di conseguenza, la Chiesa, "popolo adunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (S. Cipriano, De Dom. orat., 23), non può non guardare costantemente a quel supremo modello e principio dell'unità che rifulge nel Mistero trinitario.

Padre e Figlio con lo Spirito Santo sono una cosa sola nella diversità delle persone. La fede ci insegna che, per opera dello Spirito, il Figlio si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo (Credo). Alla porte di Damasco, Paolo sperimenta in modo singolarissimo, in virtù dello Spirito, il Cristo incarnato, crocifisso e risorto e diventa l'apostolo di Colui "che spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e diventando simile agli uomini" (Ph 2,7).

Quando egli scrive: "noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo", intende esprimere la sua fede nell'incarnazione del Figlio di Dio e rivelare la peculiare analogia del corpo di Cristo: l'analogia tra il corpo del Dio-uomo, un corpo fisico, che si è fatto soggetto della nostra redenzione, e il suo corpo mistico e sociale, che è la Chiesa. Cristo vive in essa rendendosi presente, mediante lo Spirito Santo, in quanti formano in Lui un corpo solo.

4.Può un corpo essere diviso? Può la Chiesa, Corpo di Cristo, essere divisa? Sin dai primi Concili, i cristiani hanno professato insieme la Chiesa "una, santa, cattolica e apostolica". Essi sanno con Paolo che uno solo è il corpo, uno solo è lo Spirito, una sola è la speranza alla quale sono stati chiamati: "Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti" (Ep 4,4-5).

Rispetto a questo mistero di unità, che è dono dall'alto, le divisioni presentano un carattere storico che testimonia le debolezze umane dei cristiani. Il Concilio Vaticano II ha riconosciuto che esse sono sorte "talora non senza colpa di uomini di entrambe le parti" (Unitatis redintegratio UR 3). In questo anno di grazia, deve crescere in ciascuno di noi la consapevolezza della propria personale responsabilità nelle fratture che segnano la storia del Corpo mistico di Cristo. Tale consapevolezza è indispensabile per progredire verso quella meta che il Concilio ha qualificato come unitatis redintegratio, la ricomposizione della nostra unità.

Ma il ristabilimento dell'unità non è possibile senza interiore conversione, perché il desiderio dell'unità nasce e matura dal rinnovamento della mente, dall'amore della verità, dall'abnegazione di se stessi e dalla libera effusione della carità. Ecco: la conversione del cuore e la santità della vita, la preghiera personale e comunitaria per l'unità, sono il nucleo da cui il movimento ecumenico trae la sua forza e la sua sostanza.

L'aspirazione all'unità va di pari passo con una profonda capacità di "sacrificio" di ciò che è personale, per disporre l'animo ad una sempre maggiore fedeltà al Vangelo. Predisporci al sacrificio dell'unità significa mutare il nostro sguardo, dilatare il nostro orizzonte, saper riconoscere l'azione dello Spirito Santo che opera nei nostri fratelli, scoprire volti nuovi di santità, aprirci ad aspetti inediti dell'impegno cristiano.

Se, sostenuti dalla preghiera, sapremo rinnovare la nostra mente ed il nostro cuore, il dialogo in atto tra noi finirà per superare i limiti di uno scambio di idee e diventerà scambio di doni, si farà dialogo della carità e della verità, sfidandoci e sollecitandoci ad andare avanti, fino a poter offrire a Dio "il sacrificio più grande" quello della nostra pace e della nostra fraterna concordia (cfr S. Cipriano, De Dom. orat., 23).

5. In questa Basilica edificata ad onore di Paolo, memori delle parole con cui l'Apostolo ha interpellato oggi la nostra fede e la nostra speranza - "noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo" -, chiediamo perdono a Cristo di tutto ciò che nella storia della Chiesa ha pregiudicato il suo disegno di unità. Domandiamo con fiducia a Lui, porta della vita, porta della salvezza, porta della pace, di sostenere i nostri passi, di rendere durevoli i progressi già compiuti, di concederci l'appoggio del suo Spirito, affinché il nostro impegno sia sempre più autentico ed efficace.

Cari Fratelli e Sorelle, l'augurio che io esprimo in questo momento solenne è che l'anno di grazia Duemila sia per tutti i discepoli di Cristo occasione per imprimere nuovo impulso all'impegno ecumenico, accogliendolo come un imperativo della coscienza cristiana. Da esso dipende in gran parte il futuro dell'evangelizzazione, la proclamazione del Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo.

Da questa Basilica, che ci vede oggi raccolti insieme con gli animi colmi di speranza, io spingo avanti lo sguardo verso il nuovo millennio. L'auspicio, che mi sgorga dal cuore e si fa supplica accorata davanti al trono dell'Eterno, è che in un futuro non lontano i cristiani, finalmente riconciliati, possano tornare a camminare insieme come unico popolo, obbedienti al disegno del Padre, un popolo in grado di ripetere, ad una sola voce, con la gioia di una rinnovata fraternità: "Benedetto sia Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo" (Ep 1,3).

Il Signore Gesù esaudisca i nostri voti e la nostra supplica ardente. Amen!



"Unitade, Unitade", questo grido che ho sentito in Bucarest durante la mia visita, mi ritorna come una forte eco. "Unitade, Unitade" gridava il popolo raccolto durante la Celebrazione Eucaristica: tutti i cristiani - cattolici e ortodossi e protestanti evangelici - tutti gridavano insieme "Unitade, Unitade". Grazie per questa voce, per questa voce di nuovo consolante dei nostri fratelli e delle nostre sorelle.

Forse anche noi possiamo uscire da questa Basilica gridando come loro: "Unità, unità; Unité, Unity".

Grazie.



OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


GIUBILEO DELLA VITA CONSACRATA


Mercoledì, 2 Febbraio 2000

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. "A Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo ... era su di lui ... C'era anche una profetessa, Anna" (Lc 2,25-26 Lc 2,36).

Queste due figure, Simeone ed Anna, accompagnano la presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme. L'evangelista sottolinea che ciascuno di essi, a modo suo, precorre l'evento. Nell'uno e nell'altra si esprime l'attesa della venuta del Messia. Entrambi portano in qualche modo in sé il mistero del tempio di Gerusalemme. Perciò sono entrambi presenti in esso - in modo che si può dire provvidenziale - allorquando i Genitori vi portano Gesù, quaranta giorni dopo la nascita, per offrirlo al Signore.

Simeone e Anna rappresentano l'attesa di tutto Israele. Ad essi viene dato di incontrare Colui che i profeti da secoli avevano preannunciato. Illuminati dallo Spirito Santo, i due vecchi riconoscono il Messia atteso nel Bambino che Maria e Giuseppe, per adempiere le prescrizioni della Legge del Signore, hanno portato al tempio.

Le parole di Simeone hanno toni profetici: il vegliardo guarda al passato e preannuncia l'avvenire. Egli dice: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele" (Lc 2,29-32). Simeone esprime il compimento dell'attesa, che costituiva la sua ragione di vita. Altrettanto avviene per la profetessa Anna, la quale gioisce alla vista del Bambino e ne parla "a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme" (Lc 2,38).

2. Ogni anno l'odierna festa liturgica riunisce presso la Tomba di Pietro un'ampia schiera di persone consacrate. Oggi, la schiera è diventata moltitudine, perché sono presenti persone consacrate di ogni parte del mondo. Carissimi Fratelli e Sorelle, voi celebrate oggi il vostro Giubileo, il Giubileo della vita consacrata. Vi accolgo con l'evangelico abbraccio di pace!

Saluto i Superiori e le Superiore delle diverse Congregazioni ed Istituti, e saluto tutti voi, cari Fratelli e Sorelle, che avete voluto vivere l'esperienza giubilare varcando la soglia della Porta Santa della Patriarcale Basilica Vaticana. In voi il mio pensiero raggiunge tutti i vostri Confratelli e Consorelle sparsi nel mondo: anche a loro va il mio saluto affettuoso.

Raccolti presso la Tomba del Principe degli Apostoli in questo Anno giubilare, voi volete esprimere con particolare evidenza il vincolo profondo che lega la vita consacrata al Successore di Pietro. Siete qui a deporre sull'altare del Signore speranze e problemi dei vostri rispettivi Istituti. Nello spirito del Giubileo rendete grazie a Dio per il bene operato e, al tempo stesso, domandate perdono per le eventuali manchevolezze che hanno segnato la vita delle vostre Famiglie religiose. Vi interrogate, all'inizio di un nuovo Millennio, circa i modi più efficaci per contribuire, nel rispetto del carisma originario, alla nuova evangelizzazione, raggiungendo le molte persone ancora ignare di Cristo. In questa prospettiva, si eleva fervente la vostra invocazione al Padrone della messe, perché susciti nel cuore di tanti giovani e ragazze il desiderio di donarsi totalmente alla causa di Cristo e del Vangelo.

Mi unisco volentieri alla vostra preghiera. Essendo stato pellegrino in tante parti del mondo, ho potuto rendermi conto del valore della vostra presenza profetica per l'intero popolo cristiano. Gli uomini e le donne della presente generazione hanno grande bisogno di incontrare il Signore e il suo liberante messaggio di salvezza. E rendo volentieri atto, anche in questa circostanza, all'esempio di generosa dedizione evangelica, offerto da innumerevoli vostri Confratelli e Consorelle, che spesso operano in situazioni disagevoli. Essi si spendono senza riserve, nel nome di Cristo, a servizio dei poveri, degli emarginati, degli ultimi.

Non pochi di loro hanno pagato, anche in questi anni, con la suprema testimonianza del sangue la loro scelta di fedeltà a Cristo e all'uomo, senza cedimenti e senza compromessi. Vada a loro il tributo della nostra ammirazione e della nostra riconoscenza!

3. La presentazione di Gesù al Tempio getta una luce particolare sulla vostra scelta, cari Fratelli e Sorelle. Non vivete forse anche voi il mistero dell'attesa della venuta di Cristo, manifestata e quasi impersonata da Simeone ed Anna? I vostri voti non esprimono forse, con peculiare intensità, quell'attesa dell'incontro col Messia che i due anziani israeliti portavano nel cuore? Figure dell'Antico Testamento poste sulla soglia del Nuovo, essi manifestano un atteggiamento interiore che non è caduto in prescrizione. Voi lo avete fatto vostro, proiettati come siete verso l'attesa del ritorno dello Sposo.

La testimonianza escatologica appartiene all'essenza della vostra vocazione. I voti di povertà, di obbedienza e di castità per il Regno di Dio costituiscono un messaggio che voi lanciate al mondo circa il definitivo destino dell'uomo. E' un messaggio prezioso: "chi attende vigile il compimento delle promesse di Cristo è in grado di infondere speranza anche ai suoi fratelli e sorelle, spesso sfiduciati e pessimisti riguardo al futuro" (Vita consecrata VC 27).

4. "Lo Spirito Santo ... era su di lui" (Lc 2,26). Ciò che l'evangelista dice di Simeone può ben applicarsi anche a voi, che lo Spirito conduce verso una speciale esperienza di Cristo. Con la forza rinnovatrice del suo amore, Egli vuol fare di voi testimoni efficaci di conversione, di penitenza, di vita nuova.

Avere il cuore, gli affetti, gli interessi, i sentimenti polarizzati su Gesù costituisce l'aspetto più grande del dono che lo Spirito opera in voi. Vi conforma a Lui casto, povero e obbediente. Ed i consigli evangelici, lungi dall'essere una rinuncia che impoverisce, costituiscono una scelta che libera la persona ad una attuazione più piena delle sue potenzialità.

Della profetessa Anna l'evangelista annota che "non si allontanava mai dal tempio" (Lc 2,37). La prima vocazione di chi si pone alla sequela di Gesù con cuore indiviso è quella di "stare con Lui" (Mc 3,14), di fare comunione con Lui, ascoltando la sua parola nella costante lode di Dio (cfr Lc 2,38). Penso in questo momento alla preghiera, particolarmente a quella liturgica, che sale dai tanti monasteri e comunità di vita consacrata sparsi in ogni angolo della terra. Cari Fratelli e Sorelle, fate risuonare nella Chiesa la vostra lode con umiltà e costanza e il canto della vostra vita troverà echi profondi nel cuore del mondo.

5. La gioiosa esperienza dell'incontro con Gesù, l'esultanza e la lode che sgorgano dal cuore non possono restare nascoste. Il servizio al Vangelo reso dagli Istituti di Vita Consacrata e dalle Società di Vita Apostolica, nella varietà di forme che lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa, nasce sempre da un'esperienza di amore e da un incontro vivo con Cristo. Nasce dalla condivisione della sua fatica e della sua incessante offerta al Padre.

Invitati a lasciare tutto per seguire Cristo, voi, consacrati e consacrate, rinunciate a definire la vostra esistenza a partire dalla famiglia, dalla professione e dagli interessi terreni, e scegliete il Signore come unico criterio di identificazione. Acquistate così una nuova identità familiare. Per voi valgono in modo particolare le parole del divin Maestro: "Questi è mio fratello, sorella e madre" (cfr Mc 3,35). L'invito alla rinuncia, voi lo sapete bene, non è per lasciarvi "senza famiglia", ma per rendervi primi e qualificati membri della "nuova famiglia", testimonianza e profezia per tutti coloro che Dio vuole chiamare e introdurre nella sua casa.

6. Carissimi, in ogni momento della vostra vita vi sia accanto, come esempio e come sostegno, la Vergine Maria. A Lei Simeone svelò il mistero del Figlio e della spada che le avrebbe "trafitto l'anima" (Lc 2,35). A Lei oggi affido voi qui presenti e tutte le persone di vita consacrata che celebrano il Giubileo:

Vergine Maria, Madre di Cristo e della Chiesa,
volgi lo sguardo sugli uomini e sulle donne
che il tuo Figlio ha chiamato a seguirlo
nella totale consacrazione al suo amore:
si lascino sempre guidare dallo Spirito,
siano instancabili nel dono di sé e nel servire il Signore,
così da essere fedeli testimoni
della gioia che sgorga dal Vangelo
e annunciatori della Verità
che guida l'uomo alle sorgenti della Vita immortale.

Amen!

Saluto ai pellegrini

Je salue les personnes consacrées présentes en ce jour jubilaire. J'adresse aussi mes salutations cordiales aux pèlerins de langue française. Que tous rendent grâce pour le don de la vie consacrée! Je vous bénis tous.

I warmly welcome the consecrated men and women, and the pilgrims and visitors from English-speaking countries. I invoke Almighty God’s blessings and grace upon you so that you may grow in friendship with God, who alone can fulfill the deepest aspirations of the human heart.

Sehr herzlich grüße ich alle Ordensmänner und Ordensfrauen, die aus den Ländern deutscher Sprache zur Feier des Großen Jubiläums und zur Erneuerung ihrer Gelübde nach Rom gekommen sind. Möge dieses Treffen für Euer Leben nach den evangelischen Räten zu einer Quelle innerer Freude und Begeisterung werden.

Saludo cordialmente a las personas consagradas, así como a los peregrinos de lengua española que han participado en esta celebración. Que con la gracia del Jubileo anunciéis a Cristo, en el testimonio vida y el ardor apostólico.

Pozdrawiam serdecznie wszystkie zakony, zgromadzenia, stowarzyszenia zycia apostolskiego i instytuty swieckie obecne na Jubileuszu zycia konsekrowanego w Rzymie. Dziekuje Bogu wraz z wami wszystkimi za dar powolania do zycia konsekrowanego, które przenosi obfite owoce swietosci i gorliwosci apostolskiej w naszej Ojczyznie i poza jej granicami.

Za ten dar niech bedzie uwielbiony Bóg, który wybral was przed wiekami w Jezusie Chrystusie i przeznaczyl dla siebie z milosci. Niech blogoslawienstwo Boga w Trójcy Przenajswietszej towarzyszy nieu-stannie wam tu obecnym i wszystkim osobom zycia konsekrowanego w Polsce.

Traduzione del saluto in lingua polacca:

Saluto cordialmente tutti gli Ordini, le Congregazioni, le Società di Vita apostolica e gli Istituti, i cui membri hanno voluto essere presenti per il Giubileo della Vita Consacrata a Roma. Ringrazio Dio insieme con voi tutti per il dono della vocazione alla vita consacrata, che porta abbondanti frutti di santità e zelo apostolico nella nostra Patria, come in ogni parte del mondo.

Sia glorificato Dio per il dono di avervi scelto prima dei secoli in Gesù Cristo e di avervi predestinato a sé nella carità. Che la benedizione di Dio nella Santissima Trinità accompagni sempre voi qui presenti e tutte le persone di vita consacrata in Polonia.
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GPII Omelie 1996-2005 246