GPII Omelie 1996-2005 292

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SANTA MESSA E BEATIFICAZIONE DI TRE SERVI DI DIO

NEL PIAZZALE DEI GRANAI DI FLORIANA


Mercoledì, 9 maggio 2001




"Ringrazino il Signore per la sua misericordia, per i suoi prodigi a favore degli uomini" (Ps 107,15)

Cari Fratelli e Sorelle,

1. Con grande gioia sono tornato su questa isola cara a San Paolo, l'Apostolo dei Gentili, e sempre cara al Successore di Pietro. Questa visita conclude il mio pellegrinaggio giubilare che segue con lo spirito la storia della salvezza, dalla terra di Abramo, al Sinai dove Dio diede i Dieci Comandamenti, alla Terra Santa dove si svolsero i grandi eventi della nostra redenzione. Ora sulle orme di San Paolo, sono tornato da voi, cari abitanti di Malta.

L'arrivo dell'Apostolo sulle vostre spiagge fu drammatico. San Luca ci ha narrato il viaggio difficoltoso e la disperazione dell'equipaggio e dei passeggeri quando la nave si arenò e cominciò ad andare in pezzi (cfr Ac 27,39-44). Abbiamo udito la loro asserzione: "Una volta in salvo, venimmo a sapere che l'isola si chiamava Malta" (Ac 28,1). Grazie alla divina provvidenza Malta ricevette il Vangelo nei primi giorni del cristianesimo. "Ringrazino il Signore per la sua misericordia, per i suoi prodigi a favore degli uomini" (Ps 107,15).

2. Ai Granai Floriana, presso l'altare del Sacrifico del Signore, il Vescovo di Roma si unisce a voi nel lodare la Santissima Trinità per la vostra testimonianza del Vangelo nel corso dei secoli. Fedeli al vostro Padre nella fede, l'Apostolo Paolo, siete noti in seno alla Chiesa per la vostra devozione e per il vostro zelo missionario. Malta possiede un'eredità cristiana magnifica della quale andate giustamente fieri, ma quell'eredità è anche un dono che implica una grande responsabilità (cfr Lc 12,48).

Nella sua Seconda Lettera a Timoteo, San Paolo dice al suo collaboratore: "Ricordati che Gesù Cristo... è risuscitato dai morti... se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo" (2Tm 2,8-12). I due figli e la figlia adottiva di Malta che ho beatificato oggi presero a cuore queste parole. Tutta la Chiesa gioisce di nuovo con voi, perché nella schiera dei santi e delle sante di tutte le condizioni sociali nella storia maltese, questi tre sono stati scelti per venerazione e imitazione particolari. Dal cielo ci accompagnano nel nostro pellegrinaggio sulla terra e grazie alle loro preghiere al cospetto del trono di Dio ci aiutano a scalare le vette di santità che essi hanno raggiunto per grazia dello Spirito Santo.

3. Dalla sua morte, avvenuta nel 1962, poco prima dell'apertura del Concilio Vaticano II, il Beato Giorgio Preca ha goduto fama di santità a Malta e ovunque i maltesi si siano insediati. Don Giorgio fu un pioniere nel campo della catechesi e nella promozione del ruolo dei laici nell'apostolato, che il Concilio ha poi sottolineato in modo particolare. Perciò divenne come un secondo padre di Malta nella fede. Con umiltà e mitezza, e utilizzando appieno i talenti di mente e di cuore che Dio gli aveva donato, Don Giorgio fece proprie le parole di San Paolo a Timoteo: "Le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri" (2Tm 2,2). La Società della Dottrina Cristiana che egli fondò prosegue la sua opera di testimonianza e di evangelizzazione su queste isole e altrove.

Non lontano da qui il giovane seminarista Giorgio Preca udì le parole profetiche di una guida sacerdotale: "Giorgio, quando crescerai, molti di quanti temeranno Dio si riuniranno intorno a te. Sarai per loro una benedizione e loro lo saranno per te". Oggi la Chiesa a Malta chiama Giorgio Preca "Beato", poiché sa che egli è per essa una fonte locale di luce e di forza. Nei suoi scritti sulla mitezza, il suo libro L-Iskola tal-Manswetudni e la sua Lettera, Don Giorgio esorta i suoi amici cristiani a seguire l'esempio del Signore crocifisso perdonando ogni offesa (cfr Lc 23,34). Non è forse questo un messaggio di rispetto reciproco e di perdono tanto necessario oggi a Malta e nel mondo? Sì, infatti la mitezza delle Beatitudini ha il potere di trasformare la famiglia, i luoghi di lavoro e le scuole, le città e i villaggi, la politica e la cultura. Può cambiare il mondo! "Beati i miti perché erediteranno la terra" (Mt 5,5).

Magister, utinam sequatur evangelium universus mundus (Divino Maestro, che il mondo intero segua il Vangelo): la preghiera del Beato Don Giorgio rispecchia perfettamente il mandato missionario del Signore: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni... insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato" (Mt 28,19-20). Nel corso dell'anno del Grande Giubileo tutta la Chiesa ha vissuto di nuovo la freschezza eterna dell'amorevole misericordia del Padre che ha inviato il suo Figlio unigenito per la nostra salvezza. Non è stata forse la capacità di Don Giorgio di comunicare la freschezza del messaggio cristiano a fare di lui un grande apostolo? Non è forse questo di cui ha bisogno oggi Malta, ossia di sacerdoti, religiosi, catechisti, insegnanti che proclamino con ardore la Buona Novella di ciò che il Padre ha fatto per noi in Cristo? All'alba del nuovo millennio, la Chiesa guarda a te, Malta, affinché tu viva ancor più fervidamente la tua vocazione apostolica e missionaria! La Chiesa intera guarda a voi!

4. Anche il Servo di Dio Ignazio Falzon aveva una grande passione per la predicazione del Vangelo e per l'insegnamento della fede cattolica. Anch'egli mise i suoi numerosi talenti e la sua formazione intellettuale al servizio dell'opera catechetica. L'Apostolo Paolo scrisse: "Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza , perché Dio ama chi dona con gioia" (2Co 9,7). Il Beato Ignazio donò abbondantemente e gioiosamente e le persone trovavano in lui non solo un'infinita energia, ma anche gioia e pace profonde. Rinunciò al successo terreno per il quale era stato preparato al fine di servire il bene spirituale degli altri , inclusi i numerosi soldati e marinai britannici di stanza a Malta a quel tempo. Nell'avvicinarsi a loro, alcuni dei quali erano cattolici, anticipò lo spirito ecumenico di rispetto e di dialogo che oggi ci è tanto familiare, ma che a quel tempo non era sempre così diffuso.

Ignazio Falzon trasse forza e ispirazione dall'Eucaristia, dalla preghiera di fronte al Tabernacolo, dalla devozione a Maria e al Rosario e dall'imitazione di san Giuseppe. Queste sono fonti di grazia alle quali tutti i cristiani possono attingere. Santità e zelo per il Regno di Dio fioriscono in particolare laddove le parrocchie e le comunità incoraggiano la preghiera e la devozione al Santissimo Sacramento. Vi esorto dunque a prendervi cura delle vostre tradizioni di pietà, purificandole dove necessario e rafforzandole con una catechesi e un'istruzione sane. Non potrebbe esserci modo migliore per onorare la memoria del Beato Ignazio Falzon.

5. Nata in Italia da padre maltese, suor Maria Adeodata Pisani giunse qui a diciannove anni e trascorse la maggior parte della sua vita quale fulgido esempio di consacrazione religiosa benedettina nel Monastero di San Pietro. So che alcune Suore del Monastero non sono potute venire, ma seguono la cerimonia per televisione. A voi, care Suore, invio una benedizione speciale in questo giorno così lieto.

Preghiera, obbedienza, servizio alle sue sorelle e maturità nello svolgere i compiti a lei assegnati: queste furono le caratteristiche della vita santa e silenziosa di Maria Adeodata. Nascosta nel cuore della Chiesa, sedeva ai piedi del Signore e ascoltava i suoi insegnamenti (cfr Lc 10,39), assaporando le cose che durano per sempre (cfr Col 3,2). Mediante la preghiera, il lavoro e l'amore, divenne una fonte di fecondità spirituale e missionaria senza la quale la Chiesa non può predicare il Vangelo come Cristo esige, perché la missione e la contemplazione hanno bisogno l'una dell'altra (cfr Novo millennio ineunte, n. NM 16).

L'esempio santo di suor Adeodata ha certamente contribuito a promuovere il rinnovamento della vita religiosa all'interno del suo monastero. Per questo desidero affidare alla sua intercessione un'intenzione speciale del mio cuore. In tempi recenti si è fatto molto per adattare la vita religiosa alle mutevoli circostanze della nostra epoca e la vita di moltissimi religiosi e religiose ne ha tratto beneficio. Tuttavia è necessario un rinnovato apprezzamento delle motivazioni teologiche più profonde di questa forma speciale di consacrazione. Attendiamo ancora la piena attuazione dell'insegnamento del Concilio Vaticano II sul valore trascendente di quell'amore speciale verso Dio e verso gli altri che porta a una vita incentrata sui voti di povertà, obbedienza e castità. Raccomando a tutti i consacrati, uomini e donne, l'esempio di maturità e di responsabilità personali così meravigliosamente evidenti nella vita della Beata Adeodata.

6. Alla vigilia della Pentecoste l'Arcidiocesi di Malta inaugurerà l'Assemblea Sinodale e a Gozo il Vescovo Cauchi ha cominciato una nuova visita pastorale. Spero vivamente che queste e altre iniziative contribuiscano a promuovere l'idea di Chiesa proposta dal Concilio Vaticano II come di una comunione di tutto il Popolo di Dio, un'idea che la "nuova evangelizzazione" esige che i cattolici di Malta condividano. In seno a questa comunione esistono diversi ruoli e ministeri, ma tutti sono chiamati a cooperare per la promozione del Regno di Cristo di giustizia, pace e amore. Grazie all'intercessione dei nuovi Beati, possa la Chiesa a Malta procedere con fiducia verso una nuova era di unità e di responsabilità condivisa fra clero, religiosi e laici! Ciò darà ai cattolici maltesi il nuovo impulso che permetterà loro di procedere con fiducia nel nuovo millennio, raccogliendo gli abbondanti frutti spirituali del Grande Giubileo dell'Anno 2000.

Malta, Malta! Hai ricevuto tanto dal ministero di San Paolo e dalla testimonianza del Beato Giorgio Preca, del Beato Ignazio Falzon e della Beata Adeodata. Andando incontro al futuro, resta fedele all'eredità che hai ricevuto! Segui Cristo con cuore indiviso e non temere mai di affermare la verità che salva e i valori che conducono alla vita! La Vergine Maria, Madre del Verbo Incarnato, ti accompagni e protegga sempre, cosicché tu non possa mai cessare di ringraziare "il Signore per la sua misericordia, per i suoi prodigi a favore degli uomini" (Ps 107,15).

Viva il Beato Giorgio Preca!
Viva il Beato Ignazio Falzon!
Viva la Beata Adeodata Pisani!
Amen.

Parole al termine della Celebrazione Eucaristica:

Caro Presidente De Marco,
Arcivescovo Mercieca,
Vescovo Cauchi, Vescovo Depasquale,
Caro Popolo di Malta e di Gozo,

Possa il Signore ricompensarvi per la vostra gentilezza e il vostro amore!

Desidero ringraziarvi per la vostra partecipazione devota a questa liturgia. Con canti e preghiere abbiamo condiviso la grande gioia della Chiesa nel dichiarare Beati due figli di queste Isole e una Suora che trascorse la maggior parte della sua vita qui in consacrazione esemplare.

Al vostro ritorno a casa, portate la benedizione del Papa ai vostri cari e ai vostri vicini che non hanno potuto essere qui.

In particolare, desidero menzionare con affetto e solidarietà alcune categorie di persone che non sono presenti qui fisicamente, ma che lo sono state certamente in spirito.

Invio un saluto cordiale agli abitanti dell'Isola di Gozo, che questa volta non ho potuto visitare.

Porgo un saluto speciale alle Suore delle sei comunità religiose claustrali. So che pregano per il Papa ogni giorno. Care Suore, vi ringrazio e vi chiedo di continuare a essere pilastri spirituali della Chiesa.

Ricordo gli anziani e mi sento molto vicino a loro. Ai malati dico: abbiate speranza e siate forti! Potete contribuire tanto all'opera redentiva di Cristo, unendo le vostre sofferenze a quelle del Signore crocifisso.

Ora, con affetto particolare saluto i detenuti della Casa di Correzione Corradino. So che desideravano tanto, insieme ai loro parenti e amici, ricevere una visita del Papa in ricordo di San Paolo, l'Apostolo prigioniero. Tuttavia non è stato possibile. Vi abbraccio tutti spiritualmente e invoco su di voi abbondanti grazie divine. Dio vi benedica tutti!

Anche oggi udiamo dalla Terra Santa tristi notizie di terribile violenza persino contro giovani innocenti. Dobbiamo tutti intensificare le nostre preghiere per la pace nella terra di Gesù.

Ikun imfahhar Gesù Kristu! (Sia lodato Gesù Cristo!)


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SANTA MESSA CON ORDINAZIONI PRESBITERALI



Domenica, 13 maggio 2001




1. "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Jn 13,35).

Il Vangelo di questa quinta domenica del Tempo di Pasqua ci riconduce all'intimità del Cenacolo. Là Cristo, nel corso dell'ultima Cena, istituì il sacramento dell'Eucaristia e il Sacerdozio della Nuova Alleanza e lasciò ai suoi il «nuovo comandamento» dell'amore. Riviviamo quest'oggi l'intensa atmosfera spirituale di quell'ora straordinaria. Le parole del Signore ai suoi discepoli sono dirette particolarmente a voi, carissimi candidati al Presbiterato, invitati a ricevere questa mattina il suo testamento d'amore e di servizio.

A voi ci stringiamo con affetto noi qui presenti. Vi sono accanto anzitutto i vostri familiari ed amici, ai quali rivolgo il mio più cordiale saluto. Intorno a voi è idealmente riunita l'intera comunità diocesana di Roma, nella quale avete compiuto il vostro itinerario formativo. Vi accompagnano in questo passo decisivo i Rettori, i docenti e i vostri educatori del Pontificio Seminario Romano Maggiore, dell'Almo Collegio Capranica, del Seminario "Redemptoris Mater", del Seminario degli Oblati Figli della Madonna del Divino Amore, dell'Istituto Missionari Identes, dell'Istituto Figli di Sant'Anna.

Con speciale riconoscenza mi rivolgo a chi ha curato la vostra formazione. Di essi si è fatto interprete il Cardinale Vicario all'inizio della celebrazione. Attraverso di lui, che ringrazio di cuore, vorrei far giungere la mia viva gratitudine a quanti in Diocesi lavorano attivamente nel campo vocazionale.

2. "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui" (Jn 13,31).

Mentre la liturgia ci esorta a dimorare nel Cenacolo in interiore contemplazione, riascoltiamo l'evangelista Giovanni che, sempre attento alle risonanze del cuore di Cristo, riporta le parole da Lui pronunciate dopo che Giuda Iscariota si è allontanato. Gesù parla della sua gloria, quella gloria che il Padre e il Figlio si rendono reciprocamente nel mistero pasquale.

Carissimi Diaconi, oggi Cristo vi invita ad entrare in questa gloria e a non ricercare ormai nessun'altra gloria all'infuori di questa. Anche per voi questa è un'«ora» decisiva. L'Ordinazione è, infatti, il momento in cui Cristo, mediante la consacrazione nello Spirito Santo, vi associa in modo singolare al suo Sacerdozio per la salvezza del mondo. Ciascuno di voi viene costituito per rendere gloria a Dio in persona Christi Capitis. Come Cristo e uniti a Lui, voi glorificherete Dio e da Lui sarete glorificati offrendo voi stessi per la salvezza del mondo (cfr Jn 6,51), amando sino alla fine le persone che il Padre vi affiderà (cfr Jn 13,1), lavandovi i piedi gli uni gli altri (cfr Jn 13,14).

Il Signore vi consegna in modo nuovo il suo comandamento: "Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (Jn 13,34). Esso costituisce per voi un dono e un impegno: dono del giogo dolce e leggero di Cristo (cfr Mt 13,30); impegno di portare questo giogo sempre per primi, facendovi con umiltà modelli del gregge (cfr 1P 5,3) a voi affidato dal Buon Pastore. Al suo aiuto dovrete fare costante ricorso. Al suo esempio dovrete sempre ispirarvi.

3. Vorrei quest'oggi, ripensando alla ricca esperienza dell'Anno Giubilare, riconsegnare simbolicamente a voi la Lettera apostolica Novo millennio ineunte, che traccia le linee del cammino della Chiesa in questa nuova tappa della storia. Spetta a voi guidare, con generosa dedizione, i passi del popolo cristiano, tenendo conto specialmente di due grandi ambiti di impegno pastorale: "ripartire da Cristo" (nn. NM 29-41) ed essere "testimoni dell'Amore" (nn. 42-57). All'interno di questo secondo ambito, caratterizzato dalla comunione e dalla carità, determinante è la "capacità della comunità cristiana di fare spazio a tutti i doni dello Spirito", stimolando "tutti i battezzati e cresimati a prendere coscienza della propria attiva responsabilità nella vita ecclesiale" (n. 46).

E' questa, nel suo senso più ampio e fondamentale, la "pastorale vocazionale", che è necessario ed urgente impostare in modo vasto e capillare. Si tratta di suscitare e coltivare sempre più una "mentalità vocazionale", che si traduca in uno stile personale e comunitario improntato all'ascolto, al discernimento ed alla risposta generosa a Dio che chiama. Carissimi candidati al Presbiterato, la vostra vocazione è anche frutto della preghiera della Chiesa, come pure del lavoro assiduo e paziente di tanti operai della messe del Signore, che hanno arato, seminato e curato il terreno anche per voi. La vostra perseveranza è legata a questa solidarietà spirituale, che mai deve venir meno nella Chiesa. Per questo, vorrei qui ringraziare tutti coloro che, in silenzio e con quotidiano pensiero, offrono la loro preghiera e la loro sofferenza per i sacerdoti e per le vocazioni.

4. Paolo e Barnaba "ritornarono a Listra, Iconio e Antiochia, rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio" (Ac 14,21-22). Con pochi cenni viene delineata la vita della Comunità cristiana, chiamata a "restare salda nella fede" dinanzi alle prove e alle molte tribolazioni, necessarie "per entrare nel Regno di Dio".

Cari ordinandi, consapevoli della vostra missione, tendete alla santità, diffondete l'amore. Siate anzitutto innamorati della Chiesa, della Chiesa terrestre e di quella celeste, guardandola con fede e con amore, malgrado le macchie e le rughe che possono segnarne il volto umano. In essa sappiate vedere "la città santa, la nuova Gerusalemme", che, come riferisce l'Apostolo nel Libro dell'Apocalisse, "scende dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo" (21,2).
Gli Atti degli Apostoli sottolineano il legame dei missionari con la comunità. La comunità è l'ambiente vitale da cui essi partono e a cui ritornano: da essa ricevono, per così dire, la spinta e in essa riportano l'esperienza fatta, riconoscendo i segni dell'azione di Dio nella missione. Il prete non è l'uomo delle iniziative individuali; è il ministro del Vangelo a nome della Chiesa. Ogni sua opera apostolica parte dalla Chiesa e ritorna alla Chiesa.

5. Attorno a voi, cari neo-ordinandi, mai venga meno il sostegno orante della comunità. Paolo e Barnaba "erano stati affidati alla grazia del Signore per l'impresa che avevano compiuto" (Ac 14,26). Anche voi, carissimi, oggi venite "affidati alla grazia del Signore" per la missione che dovete compiere nella Chiesa: essere ministri di Cristo Sacerdote e Pastore in mezzo al suo Popolo. La comunità che è in Roma prega per voi. Intercedono i santi apostoli Pietro e Paolo. Intercede la Vergine Maria, Salus Populi Romani e Madre dei Sacerdoti.

Sorretti e animati da questa comunione di profonda preghiera, partite! Prendete con coraggio il largo con le vele spiegate al soffio dello Spirito Santo. Sarete così felici per tutto quello che il Signore compirà per mezzo vostro (cfr Ac 14,27) e sperimenterete, pur tra prove e difficoltà, la grandezza e la gioia della vostra missione. Così sia!


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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DI S. EDITH STEIN



Domenica, 20 maggio 2001

1. "Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Jn 14,26). E' la grande promessa fatta da Gesù, durante l'Ultima Cena. Mentre si avvicina il momento della Croce, Egli rassicura gli apostoli che non rimarranno soli: sarà con loro lo Spirito Santo, il Paraclito, che li sosterrà nella grande missione di portare l'annuncio del Vangelo in tutto il mondo.

Nella lingua originale greca, il termine Paraclito indica colui che si pone accanto, per proteggere e sostenere il proprio assistito. Gesù ritorna al Padre, ma continua la sua opera di ammaestramento e di animazione dei suoi discepoli mediante il dono dello Spirito.

In che cosa consiste la missione dello Spirito Santo promesso? Come abbiamo ascoltato poc'anzi nel testo giovanneo è Gesù stesso ad indicarla: "Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Jn 14,26). Gesù ha già comunicato tutto quello che intendeva affidare agli apostoli: con lui, Verbo incarnato, la rivelazione è completa. Lo Spirito farà "ricordare", cioè comprendere pienamente e attuare concretamente gli insegnamenti di Gesù. E' proprio ciò che avviene ancora oggi nella Chiesa. Come afferma il Concilio Ecumenico Vaticano II, guidata e sorretta dalla luce e dalla forza dello Spirito Santo, "la Chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, affinché in essa giungano a compimento le parole di Dio" (Dei Verbum DV 8).

2. Carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia di santa Edith Stein! Sono lieto di essere con voi, in questa sesta domenica del tempo pasquale, e di celebrare con voi l’Eucaristia. Saluto con affetto il Cardinale Vicario, Mons. Vicegerente, il vostro zelante Parroco, don Stefano Ranfi, i suoi collaboratori e tutti i fedeli di questa giovane comunità parrocchiale. Un grazie particolare va a coloro che, a nome di tutti voi, mi hanno rivolto cortesi parole di benvenuto e l’augurio per l'ottantunesimo compleanno, che ho appena celebrato. Confido che vorrete continuare a pregare per me, affinché possa svolgere il ministero che mi è stato affidato nella totale adesione ai disegni della Provvidenza divina.

Il mio saluto carico di benevolenza e di affetto va ai bambini che durante questa Messa stanno per ricevere per la prima volta la Santa Comunione. A loro raccomando vivamente di rimanere uniti a Gesù che oggi, nel Pane eucaristico, entra in comunione profonda con le loro giovani vite. Cari bambini, fidatevi di Gesù! Amatelo ed osservate sempre la sua parola affinché, grazie al dono dello Spirito Santo che trasforma realmente il pane e il vino nel suo Corpo e nel suo Sangue, Egli abiti sempre in voi e voi possiate rimanere sempre in Lui.

A voi che ora mi ascoltate, ed a tutti i bambini e le bambine che in questo anno ricevono la prima comunione nelle loro parrocchie di Roma e di tutto il mondo, raccomando di accostarsi spesso anche al sacramento della Confessione, affinché l’incontro con Gesù presente nell’Eucaristia avvenga con un cuore puro e disponibile all'azione della grazia. Alle vostre famiglie e a tutte le famiglie della parrocchia, chiedo di favorire un rapporto stabile e profondo con Gesù, attraverso l'assidua partecipazione al catechismo ed alla Messa domenicale.

3. Carissimi Fratelli e Sorelle! La vostra comunità parrocchiale ha iniziato il suo cammino all'interno della Comunità diocesana l’11 ottobre 1998, giorno in cui ebbi la gioia di proclamare santa la figlia di Israele e martire carmelitana Edith Stein, che voi invocate come vostra speciale Patrona.

Da questa grande Santa contemporanea c’è molto da imparare anche per la vita di una comunità come la vostra, che desidera essere fedele alla sua vocazione missionaria. Vi invito perciò a conoscere ed approfondire sempre di più singolarmente e comunitariamente la sua vita, i suoi scritti ed i suoi insegnamenti. Mi piace in questa occasione ricordare la frase che Edith Stein scrisse nel 1933, quando si presentò alla Madre Priora del Monastero delle Carmelitane di Colonia: "Non l’attività umana ci può aiutare, ma solamente la Passione di Cristo. Il mio desiderio è quello di parteciparvi".

Partecipare alla Passione di Cristo! È questo il segreto per realizzare una comunità veramente ed efficacemente missionaria. Mi congratulo perciò per le belle iniziative di preghiera e di formazione che già state realizzando, o che avete in progetto, tenuto conto della carenza di spazi e di ambienti, che tutti speriamo possa essere quanto prima superata.

Mi riferisco, in particolare, ai momenti comunitari di preghiera quali sono, ad esempio, il cammino della Croce per le vie del quartiere e nelle famiglie, e il pellegrinaggio della sacra immagine di Nostra Signora di Fatima. Ho appreso con piacere della opportuna iniziativa pastorale della lettera mensile ai cristiani, che viene recapitata a tutte le famiglie, per aiutarle a prepararsi con adeguate catechesi alle feste principali dell’anno liturgico. In tale contesto, desidero esprimere il mio apprezzamento anche a coloro che sono impegnati nei gruppi di evangelizzazione delle famiglie, come pure agli adulti e ai giovani che fanno parte delle corali.

4. Per favorire la partecipazione alla Passione di Cristo, e quindi ad una fruttuosa opera di annuncio del Vangelo nel quartiere, non posso non incoraggiarvi a partecipare all’adorazione eucaristica che qui si svolge ogni venerdì. Mettere Gesù Eucaristico al centro della vita personale e comunitaria, anche attraverso questa pia consuetudine, significa riporre in Lui le speranze che nutriamo per una sempre più incisiva e coraggiosa semina del Vangelo. Siatene certi: l’Eucaristia produce nella Chiesa frutti meravigliosi e spesso inaspettati!

Con voi affido al Signore anche la Missione popolare che avete in programma per il prossimo mese di ottobre. Sarà una Missione rivolta soprattutto ai giovani e sarà animata dagli alunni del Pontificio Seminario Romano Maggiore, ma che deve coinvolgere tutte le componenti della vostra Comunità. Auspico di cuore che, attraverso la missione e grazie alla preghiera di tutti, i giovani possano incontrare Cristo nella loro vita, lasciarlo parlare ai loro cuori e decidersi per Lui. Voglia il Signore che anche da questa comunità parrocchiale, come dall’intera Diocesi, grazie alla preghiera e all'impegno di tante persone e famiglie, possano svilupparsi numerose e sante vocazioni sacerdotali, religiose e missionarie, vocazioni di cui oggi più che mai la Chiesa ha bisogno.

5. "L'angelo mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio" (Ap 21,10). La visione della Gerusalemme celeste, descritta a forti tinte dall'Apocalisse, ci mostra la meta verso cui tende la Chiesa e l'intera umanità. E' la meta della comunione piena e definitiva degli uomini con Dio. Guardando ad essa, i credenti si impegnano a vivere il Vangelo e contribuiscono al tempo stesso alla costruzione di una città terrena secondo il cuore di Dio.

Maria, che in questo mese di maggio veneriamo e preghiamo con devozione speciale come nostra madre celeste, protegga sempre la vostra comunità e l'intera Diocesi di Roma. Lei, che per prima ha accolto nel suo grembo verginale il Verbo divino, ci aiuti ad essere sempre più conformi al suo divin Figlio, pronti ad annunziare fedelmente la parola del Vangelo e a testimoniarlo con la coerenza della vita. Amen!


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CELEBRAZIONE EUCARISTICA A CONCLUSIONE

DEL CONCISTORO STRAORDINARIO


Ascensione del Signore, 24 maggio 2001

Signori Cardinali,

venerati Fratelli nell'Episcopato,
carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Siamo raccolti intorno all'altare del Signore per celebrare la sua ascensione al Cielo. Abbiamo udito le sue parole: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni... fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8). Da duemila anni queste parole del Signore risorto spingono la Chiesa "al largo" della storia, la rendono contemporanea di tutte le generazioni, ne fanno il fermento di tutte le culture del mondo.

Le riascoltiamo oggi per accogliere con rinnovato fervore l'imperativo "duc in altum! - prendi il largo!" - rivolto un giorno da Gesù a Pietro: un imperativo che ho voluto far riecheggiare in tutta la Chiesa nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, e che alla luce dell'odierna solennità liturgica assume un significato ancor più profondo. L'altum verso cui la Chiesa deve andare, non è soltanto un più forte impegno missionario, ma prima ancora un più intenso impegno contemplativo. Siamo invitati anche noi, come gli apostoli testimoni dell'Ascensione, a fissare lo sguardo sul volto di Cristo, assunto nello splendore della gloria divina.

Certo, contemplare il cielo non significa dimenticare la terra. Se facesse capolino questa tentazione, ci basterebbe riascoltare i "due uomini in bianche vesti" dell'odierna pagina evangelica: "Perché state a guardare il cielo?". La contemplazione cristiana non ci sottrae all'impegno storico. Il «cielo» in cui Gesù è stato assunto non è lontananza, ma velamento e custodia di una presenza che mai ci abbandona, fino a quando Egli verrà nella gloria. Intanto è l'ora esigente della testimonianza, perché nel nome di Cristo "siano predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati" (cfr Lc 24,47).

2. E' appunto per ravvivare questa consapevolezza, che ho voluto convocare il Concistoro straordinario che oggi si chiude. I Signori Cardinali di tutto il mondo, che saluto con fraterno affetto, si sono riuniti in questi giorni con me, per affrontare alcuni tra i temi più rilevanti dell'evangelizzazione e della testimonianza cristiana nel mondo d'oggi, all'inizio di un nuovo millennio. E' stato per noi innanzitutto un momento di comunione, nel quale abbiamo sperimentato un po' di quella gioia che inondò l'animo degli apostoli, dopo che il Risorto, benedicendoli, si era staccato da loro per ascendere al cielo. Dice infatti Luca, che "dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia, e stavano sempre nel tempio lodando Dio" (Lc 24,52-53).

La natura missionaria della Chiesa affonda le radici in questa icona delle origini. Ne porta i tratti. Ne ripropone lo spirito. Lo ripropone cominciando dall'esperienza della gioia, che il Signore Gesù ha promesso a quanti lo amano: "Vi ho detto queste cose affinché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia giunga alla pienezza" (Jn 15,11). Se la nostra fede nel Signore risorto è viva, l'animo non può non essere colmo di gioia, e la missione si configura come un «traboccare» di gioia, che ci spinge a recare a tutti la «bella notizia» della salvezza con coraggio libero da paure e da complessi, fosse pure a costo del sacrificio stesso della vita.

La natura missionaria della Chiesa, che parte dal Cristo, trova sostegno nella collegialità episcopale ed è incoraggiata dal Successore di Pietro, il cui ministero mira a promuovere la comunione nella Chiesa, garantendo l'unità in Cristo di tutti i fedeli.

3. Fu proprio questa esperienza che fece di Paolo l'«apostolo delle genti», portandolo a percorrere gran parte del mondo allora conosciuto, sotto la spinta di una forza interiore, che lo obbligava a parlare di Cristo: "Vae mihi est si non evangelizavero - Guai a me se non predicassi il vangelo!" (1Co 9,16). Ho voluto anch'io, nel recente pellegrinaggio apostolico in Grecia, in Siria, a Malta, mettermi sulle sue orme, quasi completando, in questo modo, il mio pellegrinaggio giubilare. Ho sperimentato in esso la gioia di condividere con affettuosa ammirazione qualche aspetto della vita dei nostri amatissimi fratelli cattolici orientali e di vedere aprirsi nuove prospettive ecumeniche nei rapporti con i nostri non meno amati fratelli ortodossi: con l'aiuto di Dio sono stati fatti dei passi significativi verso la meta sospirata della piena comunione.

Bello è stato anche l'incontro con i musulmani. Come durante il tanto desiderato pellegrinaggio nella Terra del Signore, compiuto nel corso del Grande Giubileo, ho avuto occasione di mettere in rilievo i vincoli particolari della nostra fede con quella del popolo ebraico, così è stato molto intenso il momento di dialogo con i credenti dell'Islam. Il Concilio Vaticano II, infatti, ci ha insegnato che l'annuncio di Cristo, unico Salvatore, non ci impedisce, al contrario ci suggerisce, pensieri e gesti di pace verso i credenti appartenenti ad altre religioni (cfr Nostra aetate NAE 2).

4. Mi sarete testimoni! Queste parole di Gesù agli apostoli prima dell'Ascensione determinano bene il senso dell'evangelizzazione di sempre, ma in modo particolare suonano attuali nel nostro tempo. Quello che viviamo è un tempo in cui sovrabbonda la parola, moltiplicata all'inverosimile dai mezzi di comunicazione sociale, che tanto potere hanno sull'opinione pubblica sia nel bene che nel male. Ma la parola di cui abbiamo bisogno è quella ricca di sapienza e di santità. Per questo nella Novo millennio ineunte ho scritto che "la prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale è quello della santità" (n. NM 30), coltivata nell'ascolto della Parola di Dio, nella preghiera e nella vita eucaristica, specialmente in occasione della celebrazione settimanale del «Dies Domini». Solo grazie alla testimonianza di cristiani veramente impegnati a vivere radicalmente il Vangelo, il messaggio di Cristo può far breccia nel nostro mondo.

La Chiesa si trova oggi ad affrontare sfide enormi, che mettono alla prova la fiducia e l'entusiasmo degli annunciatori. E non si tratta solo di problemi «quantitativi», dovuti al fatto che i cristiani rappresentano una minoranza, mentre il processo di secolarizzazione continua a erodere la tradizione cristiana anche di Paesi di antica evangelizzazione. Problemi ancor più gravi derivano da un cambiamento generale dell'orizzonte culturale, dominato dal primato delle scienze sperimentali ispirate ai criteri dell'epistemologia scientifica. Anche quando si mostra sensibile alla dimensione religiosa e sembra anzi riscoprirla, il mondo moderno accetta al massimo l'immagine di Dio creatore, mentre trova difficile accogliere – come capitò agli uditori di Paolo all'areopago di Atene (cfr Ac 17,32-34) - lo «scandalum crucis» (cfr 1Co 23), lo «scandalo» di un Dio che per amore entra nella nostra storia e si fa uomo, morendo e risorgendo per noi. E' facile intuire la sfida che questo comporta per le scuole e le Università cattoliche, come pure per i centri di formazione filosofica e teologica dei candidati al sacerdozio, luoghi tutti nei quali occorre offrire una preparazione culturale che sia all'altezza del momento culturale presente.

Problemi ulteriori derivano dal fenomeno della globalizzazione, che se offre il vantaggio di avvicinare i popoli e le culture, rendendo più accessibili a ciascuno innumerevoli messaggi, non facilita tuttavia il discernimento e una sintesi matura, favorendo un atteggiamento relativistico che rende più difficile accettare Cristo come "via, verità e vita" (Jn 14,6) per ogni uomo.

E che dire poi di quanto va emergendo nell'ambito degli interrogativi morali? Mai come oggi, soprattutto sul piano dei grandi temi della bioetica, oltre che su quelli della giustizia sociale, dell'istituzione familiare, della vita coniugale, l'umanità è interpellata da problemi formidabili, che mettono in questione il suo stesso destino.

Il Concistoro ha riflettuto ampiamente su alcuni di questi problemi, sviluppando analisi approfondite e proponendo meditate soluzioni. Diverse questioni saranno riprese nel prossimo Sinodo dei Vescovi, che si è dimostrato valido ed efficace strumento della collegialità episcopale, al servizio delle Chiese locali. Vi sono grato, venerati Fratelli Cardinali, per i preziosi contributi da voi ora offerti: da essi intendo trarre opportune indicazioni operative, perché l'azione pastorale ed evangelizzatrice in tutta la Chiesa cresca nella tensione missionaria, con piena consapevolezza delle odierne sfide.

5. Il mistero dell'Ascensione ci spalanca oggi dinanzi l'orizzonte ideale in cui questo impegno deve collocarsi. E' innanzitutto l'orizzonte della vittoria di Cristo sulla morte e sul peccato. Egli ascende al cielo come re di amore e di pace, sorgente di salvezza per l'intera umanità. Ascende per "presentarsi al cospetto di Dio in nostro favore", come abbiamo ascoltato dalla lettera agli Ebrei (9,24). E' un invito alla fiducia quello che ci viene dalla parola di Dio: "è fedele colui che ha promesso" (He 10,23).

Ci dà forza inoltre lo Spirito, che Cristo ha effuso senza misura. Lo Spirito è il segreto della Chiesa di oggi, come lo è stato per la Chiesa della prima ora. Saremmo condannati al fallimento, se non continuasse ad essere efficace in noi la promessa fatta da Gesù ai primi apostoli: "Io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto" (Lc 24,49). Lo Spirito, Cristo, il Padre: tutta la Trinità è impegnata con noi!

Sì, miei cari Fratelli e Sorelle! Non saremo soli a percorrere il cammino che ci attende. Ci accompagnano i sacerdoti, i religiosi ed i laici, giovani e adulti, seriamente impegnati per dare alla Chiesa, sull'esempio di Gesù, un volto di povertà e di misericordia specialmente verso i bisognosi e gli emarginati, un volto che splenda per la testimonianza della comunione nella verità e nell'amore. Non saremo soli, soprattutto perché con noi ci sarà la Trinità Santissima. Gli impegni che ho affidato come consegna a tutta la Chiesa nella Novo millennio ineunte, i problemi sui quali il Concistoro ha riflettuto, non li affronteremo con forze soltanto umane, ma con la potenza che viene «dall'alto». E' questa la certezza che trova continuo alimento nella contemplazione di Cristo asceso al cielo. Guardando a Lui, accogliamo volentieri il monito della Lettera agli Ebrei, a mantenere "senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso" (10,23).

Il nostro rinnovato impegno si fa canto di lode, mentre con le parole del Salmo additiamo a tutti i popoli del mondo Cristo risorto e asceso al cielo: "Applaudite, popoli tutti, acclamate Dio con voci di gioia... Dio è re di tutta la terra" (Sal 46/47,1.8).

Con rinnovata fiducia, dunque, "prendiamo il largo" nel suo nome!



GPII Omelie 1996-2005 292