GPII Omelie 1996-2005 327

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SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DI MARIA SS.MA MADRE DI DIO E

NELLA XXXV GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

1 Gennaio 2002


OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II




1. "Salve, Madre santa: tu hai dato alla luce il Re
che governa il cielo e la terra per i secoli in eterno"
(cfr Antifona d'ingresso).

Con questo antico saluto, la Chiesa si rivolge quest'oggi, giorno ottavo dopo il Natale e primo dell'anno 2002, a Maria Santissima, invocandola quale Madre di Dio.

Il Figlio eterno del Padre ha preso in Lei la nostra stessa carne e, attraverso di Lei, è diventato "figlio di Davide e figlio di Abramo" (Mt 1,1). Maria è pertanto la sua vera Madre: Theotòkos, Madre di Dio!

Se Gesù è la Vita, Maria è la Madre della Vita.
Se Gesù è la Speranza, Maria è la Madre della Speranza.
Se Gesù è la Pace, Maria è la Madre della Pace, Madre del Principe della Pace.

Entrando nel nuovo anno, chiediamo a questa Madre santa di benedirci. DomandiamoLe che ci doni Gesù, nostra piena Benedizione, in cui il Padre ha benedetto una volta per tutte la storia, facendola diventare storia di salvezza.

2. Salve, Madre santa! È sotto lo sguardo materno di Maria che si colloca l'odierna Giornata Mondiale della Pace. Riflettiamo sulla pace in un clima di diffusa preoccupazione a causa dei recenti eventi drammatici che hanno scosso il mondo. Ma per quanto umanamente possa apparire difficile guardare al futuro con ottimismo, non dobbiamo cedere alla tentazione dello scoraggiamento. Dobbiamo, al contrario, operare per la pace con coraggio, certi che il male non prevarrà.

La luce e la speranza per questo nostro impegno ci vengono da Cristo. Il Bambino nato a Betlemme è la Parola eterna del Padre fatta carne per la nostra salvezza, è il "Dio con noi", che porta con sé il segreto della vera pace. È il Principe della Pace.

3. Con tali sentimenti, saluto con deferenza gli illustri Signori Ambasciatori presso la Santa Sede, che hanno voluto prendere parte a questa solenne celebrazione. Saluto affettuosamente il Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il Signor Cardinale François Xavier Nguyên Van Thuân, e tutti i suoi collaboratori, ringraziandoli per lo sforzo che pongono in atto per diffondere l'annuale mio Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, che quest'anno ha come tema: "Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono".

Giustizia e perdono: ecco i due "pilastri" della pace, che ho voluto porre in evidenza. Tra giustizia e perdono non vi è contrapposizione, ma complementarietà, perché ambedue sono essenziali per la promozione della pace. Questa, infatti, ben più che una temporanea cessazione delle ostilità, è risanamento profondo delle ferite che fiaccano gli animi (cfr Messaggio, 3). Solo il perdono può spegnere la sete di vendetta e aprire il cuore a una riconciliazione autentica e duratura tra i popoli.

4. Volgiamo quest'oggi lo sguardo al Bambino, che Maria stringe fra le braccia. In Lui riconosciamo Colui in cui misericordia e verità si incontrano, giustizia e pace si baciano (cfr Ps 84,11). In Lui adoriamo il vero Messia, nel quale Dio ha coniugato, per la nostra salvezza, la verità e la misericordia, la giustizia e il perdono.

In nome di Dio rinnovo il mio appello accorato a tutti, credenti e non credenti, perché il binomio "giustizia e perdono" impronti sempre i rapporti tra le persone, tra i gruppi sociali e tra i popoli.

Quest'appello è anzitutto per quanti credono in Dio, in particolare per le tre grandi religioni abramitiche, Ebraismo, Cristianesimo e Islam, chiamate a pronunciare sempre il più fermo e deciso rifiuto della violenza.Nessuno, per nessun motivo, può uccidere in nome di Dio, unico e misericordioso. Dio è Vita e sorgente della vita. Credere in Lui significa testimoniarne la misericordia e il perdono, rifiutando di strumentalizzare il suo santo Nome.

Da varie parti del mondo si leva una struggente invocazione di pace; si leva particolarmente da quella Terra che Dio ha benedetto con la sua Alleanza e la sua Incarnazione, e che per questo chiamiamo "Santa". "La voce del sangue" grida a Dio da quella terra (cfr Gn 4,10); sangue di fratelli versato da fratelli, che si richiamano al medesimo Patriarca Abramo; figli, come ogni uomo, dello stesso Padre celeste.

5. "Salve, Madre santa"! Vergine Figlia di Sion, quanto deve soffrire per questo sangue il tuo cuore di Madre!

Il Bambino, che stringi al tuo petto, porta un nome caro ai popoli di religione biblica: "Gesù", che significa "Dio salva". Così lo chiamò l'arcangelo prima che fosse concepito nel tuo grembo (cfr Lc 2,21). Nel viso del neonato Messia riconosciamo il volto di ogni tuo figlio vilipeso e sfruttato. Riconosciamo specialmente il volto dei bambini, a qualunque razza, nazione e cultura appartengano. Per loro, o Maria, per il loro futuro, ti chiediamo di smuovere i cuori induriti dall'odio, perché si aprano all'amore e la vendetta ceda finalmente il passo al perdono.

Ottienici, o Madre, che la verità di questa affermazione - Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono - si imprima nei cuori di tutti. L'umana famiglia potrà così trovare quella pace vera, che sgorga dall'incontro fra la giustizia e la misericordia.

Madre santa, Madre del Principe della Pace, aiutaci!
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CAPPELLA PAPALE PER L’ORDINAZIONE DEI VESCOVI

NELLA SOLENNITÀ DELL’EPIFANIA DEL SIGNORE

Domenica, 6 Gennaio 2002


OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II




1. "Lumen gentium... Christus", "Luce delle genti è Cristo" (LG 1).

Il tema della luce domina le solennità del Natale e dell'Epifania, che anticamente - e ancora oggi in Oriente - erano unite in una sola grande "festa delle luci". Nel clima suggestivo della Notte Santa è apparsa la luce; è nato Cristo "luce delle genti". E' lui il "sole che sorge dall'alto" (Lc 1,78). Sole venuto nel mondo a disperdere le tenebre del male e a inondarlo con lo splendore dell'amore divino. Scrive l'evangelista Giovanni: "Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (1,9).

"Deus lux est - Dio è luce", ricorda sempre san Giovanni, sintetizzando non una teoria gnostica, ma "il messaggio che abbiamo ricevuto da lui" (1Jn 1,5), cioè da Gesù. Nel Vangelo, egli riporta l'espressione raccolta dalle labbra del Maestro: "Io sono la luce del mondo; chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (Jn 8,12).

Incarnandosi, il Figlio di Dio si è manifestato quale luce. Luce non solo all'esterno, nella storia del mondo, ma anche all'interno dell'uomo, nella sua storia personale. Si è fatto uno di noi, dando senso e valore rinnovato alla nostra terrena esistenza. In questo modo, nel pieno rispetto della libertà umana, Cristo è divenuto "lux mundi - la luce del mondo". Luce che rifulge nelle tenebre (cfr Jn 1,5).

2. Quest'oggi, solennità dell'"Epifania", che significa "Manifestazione", ritorna con vigore il tema della luce. Quest'oggi il Messia, che a Betlemme si manifestò a umili pastori della regione, continua a rivelarsi luce dei popoli di ogni tempo e di ogni luogo. Per i Magi, venuti dall'Oriente ad adorarlo, la luce del "re dei Giudei che è nato" (Mt 2,2) assume la forma di un astro celeste, così splendido da attirare i loro sguardi e guidarli fino a Gerusalemme. Li pone così sulle tracce delle antiche profezie messianiche: "Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele..." (Nb 24,17).

Quanto è suggestivo il simbolo della stella che ricorre in tutta l'iconografia del Natale e dell'Epifania! Ancor oggi evoca profondi sentimenti anche se, come tanti altri segni del sacro, rischia talora di venire banalizzato dall'uso consumistico che ne vien fatto. Tuttavia, ricollocata nel suo contesto originario, la stella che contempliamo nel presepe parla alla mente ed al cuore anche dell'uomo del terzo millennio. Parla all'uomo secolarizzato, ridestando in lui la nostalgia della sua condizione di viandante in cerca della verità e desideroso dell'assoluto. L'etimologia stessa del verbo "desiderare" evoca l'esperienza dei naviganti, i quali si orientano nella notte osservando gli astri, che in latino si chiamano "sidera".

3. Chi non sente il bisogno di una "stella" che lo guidi nel suo cammino sulla terra? Avvertono questa necessità sia gli individui che le nazioni. Per venire incontro a quest'anelito di universale salvezza, il Signore si è scelto un popolo, che fosse stella orientatrice per "tutte le famiglie della terra" (Gn 12,3). Con l'Incarnazione del suo Figlio, Dio ha poi allargato l'elezione ad ogni altro popolo, senza distinzione di razza e cultura. E' nata così la Chiesa, formata da uomini e donne i quali, "riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il Regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti" (GS 1).

Risuona, pertanto, per l'intera Comunità ecclesiale l'oracolo del profeta Isaia, che abbiamo ascoltato nella prima Lettura: "Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, / la gloria del Signore brilla sopra di te... Cammineranno i popoli alla tua luce, / i re allo splendore del tuo sorgere" (Is 60,1 Is 60,3).

4. Di questo singolare popolo messianico che è la Chiesa, voi, carissimi Fratelli, venite costituiti Pastori mediante l'odierna Ordinazione episcopale. Cristo fa di voi altrettanti suoi ministri e vi chiama a essere missionari del suo Vangelo. Alcuni di voi eserciteranno questo "ministero della grazia di Dio" (Ep 3,2) come Rappresentanti Pontifici in alcuni Stati: tu, Mons. Giuseppe Pinto, in Senegal e in Mauritania; tu, Mons. Claudio Gugerotti, in Georgia, Armenia e Azerbaigian; tu, Mons. Adolfo Tito Yllana, in Papua Nuova Guinea; e tu, Mons. Giovanni d'Aniello, nella Repubblica Democratica del Congo.

Altri saranno Pastori di Chiese particolari: tu, Mons. Daniel Mizonzo, guiderai la Diocesi di Nkayi, nella Repubblica del Congo; tu, Mons. Louis Portella, quella di Kinkala, nella medesima Repubblica del Congo. A te, Mons. Marcel Utembi Tapa, ho affidato la Diocesi di Mahagi-Nioka, nella Repubblica Democratica del Congo; e a te, Mons. Franco Agostinelli, quella di Grosseto, in Italia. Tu, Mons. Amândio José Tomás, aiuterai, quale Vescovo Ausiliare, l'Arcivescovo di Évora, in Portogallo.

Tu, infine, Mons. Vittorio Lanzani, quale Delegato della Fabbrica di San Pietro, proseguirai il tuo servizio alla Chiesa qui in Vaticano, in questa Patriarcale Basilica a te particolarmente cara.

5. Un anno fa, in questa festa dell'Epifania, a conclusione dell'Anno Santo, consegnai idealmente alla famiglia dei credenti e all'intera umanità la Lettera apostolica Novo millennio ineunte, che si apre con l'invito di Cristo a Pietro e agli altri: "Duc in altum! - Prendi il largo".

Ritorno a quel momento indimenticabile, carissimi Fratelli, e riconsegno questo testo programmatico della nuova evangelizzazione a ciascuno di voi. Vi ripeto le parole del Redentore: "Duc in altum!". Non temete le tenebre del mondo, perché chi vi manda è "la luce del mondo" (Jn 8,12), "la stella radiosa del mattino" (Ap 22,16).

E Tu, Gesù, che un giorno dicesti ai tuoi discepoli: "Voi siete la luce del mondo" (Mt 5,14), fa' che la testimonianza evangelica di questi nostri Fratelli risplenda davanti agli uomini del nostro tempo.Rendi efficace la loro missione, perché quanti affidi alle loro cure pastorali rendano sempre gloria al Padre che è nei cieli (cfr Mt 5,16).

Madre del Verbo incarnato, Vergine fedele, conserva questi nuovi Vescovi sotto la tua costante protezione, perché siano missionari coraggiosi del Vangelo; fedele riflesso dell'amore di Cristo, luce delle genti e speranza del mondo
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SANTA MESSA NELLA CAPPELLA SISTINA

E AMMINISTRAZIONE DEL SACRAMENTO DEL BATTESIMO


Domenica, 13 gennaio 2002




1. "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto" (Mt 3,17).

Poc'anzi abbiamo riascoltato nel Vangelo le parole che risuonarono dal cielo appena Gesù fu battezzato da Giovanni nel fiume Giordano. Le pronunciò una voce dall'alto: la voce di Dio Padre. Esse rivelano il mistero che oggi celebriamo, il Battesimo di Cristo. Quell'Uomo sul quale scende, come una colomba, lo Spirito Santo, è il Figlio di Dio che ha assunto da Maria Vergine la nostra carne per redimerla dal peccato e dalla morte.

Grande è questo mistero di salvezza! Mistero nel quale vengono inseriti oggi i bambini che presentate, cari genitori, padrini e madrine. Ricevendo nella Chiesa il sacramento del Battesimo, essi diventano figli di Dio, "figli nel Figlio". E' il mistero della "seconda nascita".

2. Cari genitori, mi rivolgo con affetto specialmente a voi, che avete dato la vita a queste creature, collaborando all'opera di Dio, autore della vita e, in modo singolare, di ogni vita umana. Voi li avete generati e oggi li presentate al fonte battesimale, perché siano ri-generati dall'acqua e dallo Spirito Santo. La grazia di Cristo trasformerà la loro esistenza da mortale a immortale, liberandola dal peccato originale. Rendete grazie al Signore per il dono della loro nascita e dell'odierna loro rinascita spirituale.

Ma quale forza permette a questi innocenti e inconsapevoli bambini di compiere un "passaggio" spirituale così profondo? E' la fede, la fede della Chiesa, professata in particolare da voi, cari genitori, padrini e madrine. Proprio in questa fede i vostri piccoli vengono battezzati. Cristo non compie il miracolo di rigenerare l'uomo senza la collaborazione dell'uomo stesso, e la prima cooperazione dell'umana creatura è la fede, con la quale essa, interiormente attratta da Dio, si affida liberamente alle sue mani.

Questi bambini oggi ricevono il Battesimo sulla base della vostra fede, che tra poco vi chiederò di professare. Quanto amore, carissimi, quanta responsabilità nel gesto che farete a nome dei vostri figli!

3. Un domani, quando saranno in grado di comprendere, dovranno essi stessi compiere personalmente e liberamente un cammino spirituale che li condurrà, con la grazia di Dio, a confermare, nel sacramento della Cresima, il dono che oggi ricevono.

Ma potranno aprirsi alla fede, se non ricevono una buona testimonianza di essa dagli adulti che li circondano? Questi bambini hanno bisogno anzitutto di voi, cari genitori; hanno bisogno poi anche di voi, cari padrini e madrine, per imparare a conoscere il vero Dio, che è amore misericordioso. Spetta a voi introdurli a questa conoscenza, in primo luogo attraverso la testimonianza del vostro comportamento nei rapporti con loro e con gli altri, rapporti improntati all'attenzione, all'accoglienza e al perdono. Capiranno che Dio è fedeltà, se potranno riconoscerne il riflesso, pur limitato e fallibile, anzitutto nella vostra presenza amorevole.

Grande è la responsabilità della cooperazione dei genitori alla crescita spirituale dei loro figli! Ne erano ben consapevoli i beati coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, che recentemente ho avuto la gioia di elevare agli onori degli altari e che vi esorto a meglio conoscere e a imitare. Se già è grande per voi la missione di essere genitori "secondo la carne", quanto più lo è quella di collaborare alla divina paternità, offrendo il vostro contributo nel plasmare in queste creature l'immagine stessa di Gesù, Uomo perfetto.

4. In così impegnativa missione non sentitevi mai soli! Vi conforti, anzitutto, la fiducia nell'Angelo custode, al quale Dio ha affidato il suo singolare messaggio d'amore per ognuno di questi vostri figli. Tutta la Chiesa, poi, alla quale avete la grazia di appartenere, è impegnata ad assistervi: in Cielo vegliano i Santi, in particolare quelli di cui questi bambini portano il nome e che saranno i loro "patroni". Sulla terra c'è la Comunità ecclesiale, nella quale è possibile rafforzare la propria fede e la propria vita cristiana, alimentandola con la preghiera e i Sacramenti. Non potrete dare ai vostri figli ciò che voi per primi non avrete ricevuto e assimilato!

C'è poi per tutti una Madre secondo lo Spirito: Maria santissima. A Lei affido i vostri bambini, perché diventino autentici cristiani; a Maria affido anche voi, cari genitori, cari padrini e madrine, affinché sappiate sempre trasmettere a questi bimbi l'amore di cui hanno bisogno per crescere e per credere. La vita e la fede, infatti, camminano insieme! Che sia così nell'esistenza di ogni battezzato con l'aiuto di Dio
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FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


Sabato, 2 Febbraio 2002

VI Giornata della Vita Consacrata




1. "Portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore" (Lc 2,22).

Quaranta giorni dopo il Natale, la Chiesa rivive oggi il mistero della presentazione di Gesù al tempio. Lo rivive con lo stupore della santa Famiglia di Nazaret, illuminata dalla piena rivelazione di quel "bambino", che - come ci hanno ricordato poc'anzi la prima e la seconda Lettura - è il giudice escatologico promesso dai profeti (Ml 3,1-3), il "sommo sacerdote misericordioso e fedele" venuto ad "espiare i peccati del popolo" (He 2,17).

Il bambino, che Maria e Giuseppe recano trepidanti al Tempio, è il Verbo incarnato, il Redentore dell'uomo e della storia!

Quest'oggi, commemorando ciò che avvenne quel giorno a Gerusalemme, siamo invitati ad entrare anche noi nel Tempio, per meditare il mistero di Cristo, unigenito del Padre che, con la sua Incarnazione e la sua Pasqua, è diventato il primogenito dell'umanità redenta.

In questa festa si prolunga così il tema di Cristo luce, che caratterizza le solennità del Natale e dell'Epifania.

2. "Luce delle genti e gloria d'Israele" (Lc 2,32). Queste parole profetiche le pronuncia il vegliardo Simeone, ispirato da Dio, quando prende tra le braccia il bambino Gesù. Egli preannuncia, al tempo stesso, che "il Messia del Signore" realizzerà la sua missione quale "segno di contraddizione" (Lc 2,34). Quanto a Maria, la Madre, parteciperà anche Lei in prima persona alla passione del suo Figlio divino (cfr Lc 2,35).

Nella festa odierna celebriamo, pertanto, il mistero della consacrazione: consacrazione di Cristo, consacrazione di Maria, consacrazione di tutti coloro che si pongono alla sequela di Gesù per amore del Regno.

3. Mentre saluto con fraterna cordialità il Signor Cardinale Eduardo Martínez Somalo, che presiede questa celebrazione, sono lieto di potermi incontrare con voi, carissimi Fratelli e Sorelle che un giorno, vicino o lontano, avete fatto dono totale di voi stessi al Signore nella scelta della vita consacrata. Nel rivolgere a ciascuno il mio saluto colmo di affetto, penso alle grandi cose che Dio ha operato e opera in voi, "attirando a sé" l'intera vostra esistenza.

Lodo con voi il Signore, perché è Amore così grande e bello, da meritare il dono inestimabile di tutta la persona nell'insondabile profondità del cuore e nel concreto dipanarsi del quotidiano lungo le diverse età della vita.

Il vostro "Eccomi!", modellato su quello di Cristo e della Vergine Maria, è simboleggiato dai ceri che hanno illuminato questa sera la Basilica Vaticana. La festa di oggi è dedicata in modo speciale a voi, che nel Popolo di Dio rappresentate con singolare eloquenza la novità escatologica della vita cristiana. Voi siete chiamati ad essere luce di verità e di giustizia; testimoni di solidarietà e di pace.

4. E' ancora vivo il ricordo della Giornata di preghiera per la pace, vissuta dieci giorni fa ad Assisi. Per questa straordinaria mobilitazione in favore della pace nel mondo, sapevo e so di poter contare in modo particolare su voi, carissime persone consacrate. A voi, anche in questa occasione, esprimo profonda gratitudine.

Grazie, anzitutto, della preghiera. Quante comunità contemplative, interamente votate all'orazione, bussando notte e giorno al cuore del Dio della pace, cooperano alla vittoria di Cristo sull'odio, sulla vendetta e sulle strutture di peccato!

Oltre che con la preghiera, molti di voi, Fratelli e Sorelle carissimi, costruiscono la pace con la testimonianza della fraternità e della comunione, diffondendo nel mondo, come lievito, lo spirito evangelico, che fa crescere l'umanità verso il Regno dei cieli. Grazie anche per questo!

Su molteplici frontiere, non mancano poi religiosi e religiose che offrono il loro fattivo impegno per la giustizia, operando fra gli emarginati, intervenendo sulle radici dei conflitti e contribuendo così a edificare una pace sostanziale e durevole. Dovunque la Chiesa è impegnata a difendere e promuovere l'uomo e il bene comune, là ci siete anche voi, cari consacrati e consacrate, che per essere totalmente di Dio siete anche totalmente dei fratelli. Di questo ogni persona di buona volontà vi è grata.

5. L'icona di Maria, che contempliamo mentre offre Gesù nel tempio, prefigura quella della Crocifissione, anticipandone anche la chiave di lettura. Sul Calvario, infatti, giunge a compimento l'oblazione del Figlio e, unita ad essa, quella della Madre. Una stessa spada trafigge entrambi, la Madre e il Figlio (cfr Lc 2,35). Lo stesso dolore. Lo stesso amore.

Per questa via, la Mater Jesu è diventata Mater Ecclesiae. Il suo pellegrinaggio di fede e di consacrazione costituisce l'archetipo per quello di ogni battezzato. Lo è, in modo singolare, per quanti abbracciano la vita consacrata.

Quanto è consolante sapere che Maria ci è accanto, come Madre e Maestra, nel nostro itinerario di consacrazione! Oltre che sul piano semplicemente affettivo, lo è più profondamente su quello dell'efficacia soprannaturale, attestata dalle Scritture, dalla Tradizione e dalla testimonianza dei Santi, molti dei quali hanno seguito Cristo nella via esigente dei consigli evangelici.

O Maria, Madre di Cristo e Madre nostra, ti ringraziamo per la premura con cui ci accompagni nel cammino della vita, e ti chiediamo: presentaci oggi nuovamente a Dio, nostro unico bene, perché la nostra vita, consumata dall'Amore, sia sacrificio vivente, santo e a lui gradito.

Amen
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            FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


Sabato, 2 Febbraio 2002

VI Giornata della Vita Consacrata




1. "Portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore" (Lc 2,22).

Quaranta giorni dopo il Natale, la Chiesa rivive oggi il mistero della presentazione di Gesù al tempio. Lo rivive con lo stupore della santa Famiglia di Nazaret, illuminata dalla piena rivelazione di quel "bambino", che - come ci hanno ricordato poc'anzi la prima e la seconda Lettura - è il giudice escatologico promesso dai profeti (Ml 3,1-3), il "sommo sacerdote misericordioso e fedele" venuto ad "espiare i peccati del popolo" (He 2,17).

Il bambino, che Maria e Giuseppe recano trepidanti al Tempio, è il Verbo incarnato, il Redentore dell'uomo e della storia!

Quest'oggi, commemorando ciò che avvenne quel giorno a Gerusalemme, siamo invitati ad entrare anche noi nel Tempio, per meditare il mistero di Cristo, unigenito del Padre che, con la sua Incarnazione e la sua Pasqua, è diventato il primogenito dell'umanità redenta.

In questa festa si prolunga così il tema di Cristo luce, che caratterizza le solennità del Natale e dell'Epifania.

2. "Luce delle genti e gloria d'Israele" (Lc 2,32). Queste parole profetiche le pronuncia il vegliardo Simeone, ispirato da Dio, quando prende tra le braccia il bambino Gesù. Egli preannuncia, al tempo stesso, che "il Messia del Signore" realizzerà la sua missione quale "segno di contraddizione" (Lc 2,34). Quanto a Maria, la Madre, parteciperà anche Lei in prima persona alla passione del suo Figlio divino (cfr Lc 2,35).

Nella festa odierna celebriamo, pertanto, il mistero della consacrazione: consacrazione di Cristo, consacrazione di Maria, consacrazione di tutti coloro che si pongono alla sequela di Gesù per amore del Regno.

3. Mentre saluto con fraterna cordialità il Signor Cardinale Eduardo Martínez Somalo, che presiede questa celebrazione, sono lieto di potermi incontrare con voi, carissimi Fratelli e Sorelle che un giorno, vicino o lontano, avete fatto dono totale di voi stessi al Signore nella scelta della vita consacrata. Nel rivolgere a ciascuno il mio saluto colmo di affetto, penso alle grandi cose che Dio ha operato e opera in voi, "attirando a sé" l'intera vostra esistenza.

Lodo con voi il Signore, perché è Amore così grande e bello, da meritare il dono inestimabile di tutta la persona nell'insondabile profondità del cuore e nel concreto dipanarsi del quotidiano lungo le diverse età della vita.

Il vostro "Eccomi!", modellato su quello di Cristo e della Vergine Maria, è simboleggiato dai ceri che hanno illuminato questa sera la Basilica Vaticana. La festa di oggi è dedicata in modo speciale a voi, che nel Popolo di Dio rappresentate con singolare eloquenza la novità escatologica della vita cristiana. Voi siete chiamati ad essere luce di verità e di giustizia; testimoni di solidarietà e di pace.

4. E' ancora vivo il ricordo della Giornata di preghiera per la pace, vissuta dieci giorni fa ad Assisi. Per questa straordinaria mobilitazione in favore della pace nel mondo, sapevo e so di poter contare in modo particolare su voi, carissime persone consacrate. A voi, anche in questa occasione, esprimo profonda gratitudine.

Grazie, anzitutto, della preghiera. Quante comunità contemplative, interamente votate all'orazione, bussando notte e giorno al cuore del Dio della pace, cooperano alla vittoria di Cristo sull'odio, sulla vendetta e sulle strutture di peccato!

Oltre che con la preghiera, molti di voi, Fratelli e Sorelle carissimi, costruiscono la pace con la testimonianza della fraternità e della comunione, diffondendo nel mondo, come lievito, lo spirito evangelico, che fa crescere l'umanità verso il Regno dei cieli. Grazie anche per questo!

Su molteplici frontiere, non mancano poi religiosi e religiose che offrono il loro fattivo impegno per la giustizia, operando fra gli emarginati, intervenendo sulle radici dei conflitti e contribuendo così a edificare una pace sostanziale e durevole. Dovunque la Chiesa è impegnata a difendere e promuovere l'uomo e il bene comune, là ci siete anche voi, cari consacrati e consacrate, che per essere totalmente di Dio siete anche totalmente dei fratelli. Di questo ogni persona di buona volontà vi è grata.

5. L'icona di Maria, che contempliamo mentre offre Gesù nel tempio, prefigura quella della Crocifissione, anticipandone anche la chiave di lettura. Sul Calvario, infatti, giunge a compimento l'oblazione del Figlio e, unita ad essa, quella della Madre. Una stessa spada trafigge entrambi, la Madre e il Figlio (cfr Lc 2,35). Lo stesso dolore. Lo stesso amore.

Per questa via, la Mater Jesu è diventata Mater Ecclesiae. Il suo pellegrinaggio di fede e di consacrazione costituisce l'archetipo per quello di ogni battezzato. Lo è, in modo singolare, per quanti abbracciano la vita consacrata.

Quanto è consolante sapere che Maria ci è accanto, come Madre e Maestra, nel nostro itinerario di consacrazione! Oltre che sul piano semplicemente affettivo, lo è più profondamente su quello dell'efficacia soprannaturale, attestata dalle Scritture, dalla Tradizione e dalla testimonianza dei Santi, molti dei quali hanno seguito Cristo nella via esigente dei consigli evangelici.

O Maria, Madre di Cristo e Madre nostra, ti ringraziamo per la premura con cui ci accompagni nel cammino della vita, e ti chiediamo: presentaci oggi nuovamente a Dio, nostro unico bene, perché la nostra vita, consumata dall'Amore, sia sacrificio vivente, santo e a lui gradito.

Amen
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STAZIONE QUARESIMALE PRESIEDUTA DAL SANTO PADRE

NELLA BASILICA DI SANTA SABINA ALL’AVENTINO


Mercoledì, 13 febbraio 2002




1. "Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e benigno" (Jl 2,13)

Con queste parole del Profeta Gioele, l'odierna liturgia ci introduce nella Quaresima. Ci indica nella conversione del cuore la dimensione fondamentale del singolare tempo di grazia, che ci apprestiamo a vivere. Suggerisce, altresì, la motivazione profonda che ci rende capaci di rimetterci in cammino verso Dio: è la ritrovata consapevolezza che il Signore è misericordioso e ogni uomo è un figlio da Lui amato e chiamato a conversione.

Con grande ricchezza di simboli, il testo profetico ora proclamato ricorda che l'impegno spirituale va tradotto in scelte e in gesti concreti; che l'autentica conversione non deve ridursi a forme esteriori o a vaghi propositi, ma esige il coinvolgimento e la trasformazione dell'intera esistenza.

L'esortazione "ritornate al Signore vostro Dio" implica il distacco da ciò che ci tiene lontani da Lui. Questo distacco costituisce il necessario punto di partenza per rannodare con Dio l'alleanza spezzata a causa del peccato.

2. "Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio" (2Co 5,20). Il pressante invito alla riconciliazione con Dio è presente anche nel brano della seconda Lettera ai Corinti, che abbiamo appena ascoltato.

Il riferimento a Cristo, posto al centro di tutta l'argomentazione, suggerisce che in Lui è donata al peccatore la possibilità di un'autentica riconciliazione. Infatti, "Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio" (2Co 5,21). Solo Cristo può trasformare la situazione di peccato in situazione di grazia. Solo Lui può rendere "momento favorevole" i tempi di una umanità immersa e travolta dal peccato, sconvolta dalle divisioni e dall'odio. “Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto di due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia... per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce" (Ep 2,14 Ep 2,16)

E' questo il momento favorevole! Momento offerto anche a noi, che oggi intraprendiamo con spirito penitente l'austero cammino quaresimale.

3. "Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti" (Jl 2,12).

La liturgia del Mercoledì delle Ceneri, per bocca del profeta Gioele, esorta alla conversione vecchi, donne e uomini maturi, giovani, fanciulli. Tutti dobbiamo chiedere perdono al Signore per noi e per gli altri (cfr ibid., 2,16-17).

Fratelli e Sorelle carissimi, seguendo la consuetudine delle stazioni quaresimali, siamo radunati qui nell'antica Basilica di Santa Sabina, per rispondere a questo pressante appello. Anche noi, come i contemporanei del profeta, abbiamo davanti agli occhi e portiamo impresse nell'animo immagini di sofferenze e di immani tragedie, frutto non di rado di irresponsabile egoismo. Anche noi sentiamo il peso dello smarrimento di tanti uomini e donne di fronte al dolore degli innocenti e alle contraddizioni dell'odierna umanità. Abbiamo bisogno dell'aiuto del Signore per essere recuperati alla fiducia e alla gioia della vita. Dobbiamo ritornare a Lui, che ci apre oggi la porta del suo cuore, ricco di bontà e di misericordia.

4. Al centro dell'attenzione dell'odierna celebrazione liturgica c'è un gesto simbolico, opportunamente illustrato dalle parole che l'accompagnano. E' l'imposizione delle ceneri, il cui significato, fortemente evocativo della condizione umana, viene sottolineato dalla prima formula contemplata dal rito: "Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai" (cfr Gn 3,19). Queste parole, tratte dal Libro della Genesi, richiamano la caducità dell'esistenza e invitano a considerare la vanità di ogni progetto terreno, quando l'uomo non fonda la sua speranza nel Signore. La seconda formula che il rito prevede: "Convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1,15) sottolinea qual è la condizione indispensabile per incamminarsi sulla via della vita cristiana: occorre, cioè, un reale cambiamento interiore e l'adesione fiduciosa alla parola di Cristo.

Quella di oggi, pertanto, può essere considerata in qualche modo come una "liturgia di morte", che rimanda al Venerdì Santo, dove il rito odierno trova il suo pieno compimento. E' infatti in Colui che "umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Ph 2,8) che anche noi dobbiamo morire a noi stessi per rinascere alla vita eterna.

5. Ascoltiamo l'invito che il Signore ci rivolge attraverso i gesti e le parole, intense e austere, della liturgia di questo Mercoledì delle Ceneri! Accogliamolo con l'atteggiamento umile e fiducioso, che ci propone il Salmista: "Contro te contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto". E ancora: "Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo..." (cfr Ps 50).

Il tempo quaresimale sia per tutti una rinnovata esperienza di conversione e di profonda riconciliazione con Dio, con noi stessi e con i fratelli. Ce l'ottenga la Vergine Addolorata, che lungo il cammino quaresimale contempliamo associata alla sofferenza e alla passione redentrice del Figlio
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GPII Omelie 1996-2005 327