GPII Omelie 1996-2005 347

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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN AZERBAIJAN E BULGARIA

CELEBRAZIONE EUCARISTICA - BEATIFICAZIONI

OMELIA DEL SANTO PADRE

Plovdiv - Piazza Centrale

Domenica, 26 maggio 2002




1. "A Te la lode e la gloria nei secoli!"

Così abbiamo cantato poc'anzi nel Salmo responsoriale. La nostra assemblea, cari Fratelli e Sorelle, si raccoglie oggi, nel giorno del Signore, per celebrare la grandezza e la santità del nostro Dio e per professare la fede della Chiesa.

Con la discesa dello Spirito Santo nella Pentecoste è giunto al suo coronamento il ciclo degli avvenimenti con cui Dio, per tappe storiche successive, è venuto incontro agli uomini e ha offerto loro il dono della salvezza. La liturgia ci invita oggi a risalire alla Fonte suprema di questo dono: Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, la Trinità Santissima.

2. L'Antico Testamento sottolinea l'unità di Dio. Nella prima Lettura abbiamo ascoltato Dio proclamare davanti a Mosè: "Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà" (Ex 34,6). Mosè, per parte sua, ammonisce il suo popolo: "Ascolta, Israele; il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo" (Dt 6,4).

Il Nuovo Testamento ci rivela che l'unico Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo: una sola natura divina in tre Persone, perfettamente uguali e realmente distinte. Gesù le nomina espressamente, ordinando agli Apostoli di battezzare "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19).

Tutto il Nuovo Testamento è un continuo ed esplicito annunzio di questo mistero, che la Chiesa, fedele custode della Parola di Dio, ha sempre proclamato, spiegato, difeso. Perciò al Dio Altissimo e Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo, anche oggi diciamo: "A Te la lode e la gloria nei secoli!".

3. Augurando a tutti con l'apostolo Paolo "la grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo" (2Co 13,13), saluto innanzitutto con affetto voi, cari Fratelli e Sorelle, figli della Chiesa Cattolica, qui convenuti insieme con i vostri Vescovi dalle diocesi di Sofia-Plovdiv e di Nicopoli e dall'Esarcato Apostolico per i fedeli di rito bizantino-slavo. Ringrazio il Pastore di questa Chiesa particolare, Mons. Gheorghi Jovcev, per le parole di benvenuto che mi ha rivolto, ed estendo il mio saluto cordiale ai miei Fratelli nell'Episcopato Mons. Christo Proykov, Esarca Apostolico e Presidente della Conferenza Episcopale, e Mons. Petko Christov, Vescovo di Nicopoli. Saluto, altresì, i Signori Cardinali e Vescovi venuti dai Paesi vicini per condividere con la Chiesa che è in Bulgaria questo giorno di festa.

Un saluto particolare desidero rivolgere a Sua Eminenza Arsenij, Metropolita ortodosso di Plovdiv, che con squisita sensibilità ha voluto prendere parte alla celebrazione di questa Santa Liturgia e lo ringrazio vivamente per le cordiali parole che mi ha indirizzato all'inizio della celebrazione. Insieme con lui saluto nel Signore tutti i fedeli della Chiesa Ortodossa di Bulgaria che si uniscono a noi. La loro presenza qui è gradita testimonianza di fraternità, che ci fa pregustare nella speranza la gioia della piena unità, quando ci sarà dato di celebrare insieme il Sacrificio Eucaristico, memoriale della morte e risurrezione del Signore.

Un pensiero rispettoso desidero poi rivolgere ai fedeli dell'Islam, adoratori anch'essi, pur se in modo diverso, del Dio Unico e Onnipotente.

Saluto infine le Autorità civili che ci onorano della loro presenza e le ringrazio per il contributo efficace dato alla realizzazione di questo mio viaggio in Bulgaria.

4. Iddio, Uno e Trino, è presente nel suo popolo, la Chiesa. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo riceviamo il Battesimo; in questo stesso nome sono conferiti gli altri Sacramenti. In particolare, la Messa, "centro di tutta la vita cristiana", è segnata dal ricordo delle Persone divine: del Padre a cui si rivolge l'offerta; del Figlio, sacerdote e vittima del sacrificio; dello Spirito Santo, invocato per trasformare il pane e il vino nel corpo e sangue di Cristo e per fare dei partecipanti un solo corpo e un solo spirito.

La vita del cristiano è tutta orientata verso questo mistero. Dalla corrispondenza fedele all'amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo dipende la riuscita del nostro cammino quaggiù.

Avevano ben presente questa verità i tre sacerdoti assunzionisti, che oggi ho avuto la gioia di ascrivere all'albo dei Beati: la causa per la quale i Padri Kamen Vitchev, Pavel Djidjov e Josaphat Chichkov non hanno esitato a dare la vita è stata la fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, è stato l'amore per Cristo, Figlio di Dio incarnato, al quale si sono donati senza riserve nel servizio alla sua Chiesa.

Il Padre Josaphat Chichkov affermava: "Cerchiamo di fare nel miglior modo possibile tutto quanto si attende da noi per poterci santificare" e aggiungeva: "La cosa principale è giungere a Dio vivendo per lui, tutto il resto è accessorio". Qualche mese prima dell'infame processo che li condannò a morte insieme al Vescovo Bossilkov, quasi prevedendo ciò che li attendeva, il Padre Kamen Vitchev scriveva al suo Superiore Provinciale: "Ci ottenga con la preghiera la grazia di essere fedeli a Cristo e alla Chiesa nella nostra vita quotidiana, per essere degni di testimoniarlo quando verrà il momento". E il Padre Pavel Djidjov diceva: "Aspettiamo il nostro turno: sia fatta la volontà di Dio".

5. Pensando ai tre nuovi Beati, sento il dovere di rendere omaggio alla memoria degli altri confessori della fede, figli della Chiesa Ortodossa, che sotto il medesimo regime comunista hanno subito il martirio. Questo tributo di fedeltà a Cristo ha accomunato le due comunità ecclesiali in Bulgaria fino alla testimonianza suprema. "Ciò non potrà non avere anche un respiro ed una eloquenza ecumenica. L'ecumenismo dei santi, dei martiri, è forse il più convincente. La communio sanctorum parla con voce più alta dei fattori di divisione" (Tertio millennio adveniente, 37).

Come potrebbe infatti non essere già perfetta la comunione che si realizza "in ciò che tutti noi consideriamo l'apice della vita di grazia, la martyria fino alla morte"? (Ut unum sint UUS 84). Non è forse questa "la comunione più vera che ci sia con Cristo che effonde il suo sangue e, in questo sacrificio, fa diventare vicini coloro che un tempo erano lontani (cfr Ep 2,13)" (ibid.)?

6. La coraggiosa coerenza di fronte alla sofferenza e alla prigionia dei Padri Josaphat, Kamen e Pavel è stata riconosciuta dai loro ex-alunni - cattolici, ortodossi, ebrei, musulmani -, dai loro parrocchiani, dai confratelli religiosi e dai compagni di pena. Con il loro dinamismo, la loro fedeltà al Vangelo, il loro servizio disinteressato alla Nazione, essi si propongono come modelli per i cristiani di oggi, specialmente per i giovani di Bulgaria che cercano di dare un senso alla loro vita e vogliono seguire Cristo nel laicato, nella vita religiosa o nel sacerdozio.

La speciale dedizione con cui i nuovi Beati hanno accompagnato i candidati al presbiterato sia stimolo per tutti: esorto la Chiesa locale che è in Bulgaria a considerare seriamente la possibilità di istituire nuovamente un Seminario, nel quale i giovani, attraverso una solida formazione umana, intellettuale e spirituale, possano prepararsi al sacerdozio ministeriale per il servizio di Dio e dei fratelli.

7. Il mistero della Trinità ci rivela l'amore che è in Dio, l'amore che è Dio stesso, l'amore con il quale Dio ama tutti gli uomini. "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16). Il Figlio crocifisso e risorto, per parte sua, ha inviato nel nome del Padre lo Spirito Santo, perché alimenti nel cuore dei credenti il desiderio e l'attesa dell'eternità.

Questa attesa hanno vissuto attivamente i nuovi Beati, che ora godono della contemplazione appagante della Trinità Santissima. Ci affidiamo alla loro intercessione pregando con la Liturgia bizantina (Ora sesta, preghiera del congedo):

"Dio eterno, che vivi in una luce inaccessibile ...
proteggi noi che abbiamo riposto in te la nostra speranza,
colmandoci con la tua grazia divina e adorabile.
Perché tuo è il potere, tua è la maestà, la potenza e la gloria,
Padre, Figlio e Spirito Santo,
ora e sempre e nei secoli dei secoli.

Amen".

Che Dio benedica sempre la Bulgaria! Pace e progresso al popolo bulgaro! Grazie!


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SANTA MESSA E PROCESSIONE EUCARISTICA

NELLA SOLENNITÀ DEL SS.MO CORPO E SANGUE DI CRISTO


Giovedì, 30 maggio 2002




1. "Lauda, Sion, Salvatorem, lauda ducem et pastorem in hymnis et canticis": "Loda, Sion, il Salvatore, la tua guida, il tuo pastore con inni e cantici".

Abbiamo cantato poc'anzi con fede e devozione queste parole della tradizionale Sequenza, che fa parte della liturgia del Corpus Domini.

Quest'oggi è festa solenne, festa nella quale riviviamo la prima Sacra Cena. Mediante un atto pubblico e solenne, glorifichiamo e adoriamo il Pane e il Vino diventati vero Corpo e vero Sangue del Redentore. "E' un segno ciò che appare" - sottolinea la sequenza - , ma "nasconde nel mistero realtà sublimi".

2. "Pane vivo che dà vita: questo è il tema del tuo canto, oggetto della lode".

Celebriamo quest'oggi una festa solenne, che esprime la stupita meraviglia del Popolo di Dio: una meraviglia colma di riconoscenza per il dono dell'Eucaristia. Nel sacramento dell'Altare Gesù ha voluto perpetuare la sua viva presenza in mezzo a noi, nella forma stessa in cui si consegnò agli Apostoli nel Cenacolo. Ci lascia quel che fece nell'Ultima Cena, e noi fedelmente lo rinnoviamo.

Secondo consolidate consuetudini locali, la solennità del Corpus Domini risulta costituita da due momenti: la santa Messa, in cui si compie l'offerta del Sacrificio, e la processione, che manifesta pubblicamente l'adorazione del Santissimo Sacramento.

3. "Obbedienti al suo comando, consacriamo il pane e il vino, ostia di salvezza". Si rinnova anzitutto il memoriale della Pasqua di Cristo.

Passano i giorni, gli anni, i secoli, ma non passa questo gesto santissimo in cui Gesù ha condensato tutto il suo Vangelo d'amore. Egli non cessa di offrire se stesso, Agnello immolato e risorto, per la salvezza del mondo. Con questo memoriale la Chiesa risponde al comando della Parola di Dio, che abbiamo sentito anche oggi nella prima Lettura: "Ricordati!... Non dimenticare!" (Dt 8,2 Dt 8,14).

E' l'Eucaristia la nostra vivente Memoria! Nell'Eucaristia, come ricorda il Concilio, "è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra pasqua e pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante, dà vita agli uomini i quali sono invitati e indotti a offrire assieme a lui se stessi, le proprie fatiche e tutte le cose create" (Presbyterorum Ordinis PO 5).

Dall'Eucaristia, "fonte e culmine di tutta la evangelizzazione" (ibid.), anche la nostra Chiesa di Roma deve attingere quotidianamente forza e slancio per la propria azione missionaria e per ogni forma di testimonianza cristiana nella città degli uomini.

4. "Buon pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi: nutrici e difendici".

Tu, Buon Pastore, attraverserai tra poco le strade della nostra città. In questa festa, ogni città, la metropoli come il più piccolo borgo del mondo, diventano spiritualmente la Sion, la Gerusalemme che loda il Salvatore: il nuovo Popolo di Dio, radunato da ogni nazione e nutrito con l'unico Pane di vita.

Questo popolo ha bisogno dell'Eucaristia. E' l'Eucaristia infatti che lo rende Chiesa missionaria. Ma è possibile questo senza i sacerdoti, che rinnovino il mistero eucaristico?

Ecco perché, in questo giorno solenne, vi invito a pregare per la buona riuscita del Convegno ecclesiale diocesano, che si celebrerà nella Basilica di San Giovanni a partire da lunedì prossimo, e che riserverà particolare attenzione al tema delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.

Ragazzi romani! Ripeto a voi le parole che ebbi a rivolgere, nel corso della Giornata Mondiale della Gioventù del 2000, ai giovani riuniti a «Tor Vergata»: "Se qualcuno di voi ... avverte in sé la chiamata del Signore a donarsi totalmente a Lui per amarlo – con cuore indiviso – (cfr 1Co 7,34), non si lasci frenare dal dubbio o dalla paura. Dica con coraggio il proprio sì senza riserve, fidandosi di Lui che è fedele in ogni sua promessa!" (Omelia, n. 6).

5. "Ave, verum Corpus, natum de Maria Virgine".
"Ti adoriamo, o vero Corpo nato dalla Vergine Maria".

Ti adoriamo, nostro santo Redentore, che ti sei incarnato nel seno purissimo della Vergine Maria. Al più insigne tempio mariano d’Occidente, la Basilica di Santa Maria Maggiore, ci condurrà tra poco la solenne processione. Ti rendiamo grazie, Signore, per la tua presenza eucaristica nel mondo.

Per noi tu hai accettato di patire e sulla croce hai manifestato fino all'estremo il tuo amore per l'intera umanità. Ti adoriamo, viatico quotidiano di noi tutti pellegrini sulla terra!

"Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo nella gloria dei tuoi Santi".

Amen
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CANONIZZAZIONE DI PADRE PIO DA PIETRELCINA



Domenica, 16 giugno 2002


1. "Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero" (Mt 11,30).

Le parole di Gesù ai discepoli, che abbiamo appena ascoltato, ci aiutano a comprendere il messaggio più importante di questa solenne celebrazione. Possiamo infatti considerarle, in un certo senso, come una magnifica sintesi dell'intera esistenza di Padre Pio da Pietrelcina, oggi proclamato santo.

L'immagine evangelica del «giogo» evoca le tante prove che l'umile cappuccino di San Giovanni Rotondo si trovò ad affrontare. Oggi contempliamo in lui quanto sia dolce il «giogo» di Cristo e davvero leggero il suo carico quando lo si porta con amore fedele. La vita e la missione di Padre Pio testimoniano che difficoltà e dolori, se accettati per amore, si trasformano in un cammino privilegiato di santità, che apre verso prospettive di un bene più grande, noto soltanto al Signore.

2. "Quanto a me... non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo" (Ga 6,14).

Non è forse proprio il "vanto della Croce" ciò che maggiormente risplende in Padre Pio? Quanto attuale è la spiritualità della Croce vissuta dall'umile Cappuccino di Pietrelcina! Il nostro tempo ha bisogno di riscoprirne il valore per aprire il cuore alla speranza.

In tutta la sua esistenza, egli ha cercato una sempre maggiore conformità al Crocifisso, avendo ben chiara coscienza di essere stato chiamato a collaborare in modo peculiare all'opera della redenzione. Senza questo costante riferimento alla Croce non si comprende la sua santità.

Nel piano di Dio, la Croce costituisce il vero strumento di salvezza per l'intera umanità e la via esplicitamente proposta dal Signore a quanti vogliono mettersi alla sua sequela (cfr Mc 16,24). Lo ha ben compreso il Santo Frate del Gargano, il quale, nella festa dell'Assunta del 1914, scriveva: "Per arrivare a raggiungere l'ultimo nostro fine bisogna seguire il divin Capo, il quale non per altra via vuol condurre l'anima eletta se non per quella da lui battuta; per quella, dico, dell'abnegazione e della Croce" (Epistolario II, p. 155).

3. "Io sono il Signore che agisce con misericordia" (Jr 9,23).

Padre Pio è stato generoso dispensatore della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l'accoglienza, la direzione spirituale, e specialmente l'amministrazione del sacramento della Penitenza. Il ministero del confessionale, che costituisce uno dei tratti distintivi del suo apostolato, attirava folle innumerevoli di fedeli al Convento di San Giovanni Rotondo. Anche quando quel singolare confessore trattava i pellegrini con apparente durezza, questi, presa coscienza della gravità del peccato e sinceramente pentiti, quasi sempre tornavano indietro per l'abbraccio pacificante del perdono sacramentale.

Possa il suo esempio animare i sacerdoti a compiere con gioia e assiduità questo ministero, tanto importante anche oggi, come ho voluto ribadire nella Lettera ai Sacerdoti in occasione del passato Giovedì Santo.

4. "Sei tu Signore, l'unico mio bene".

Così abbiamo cantato nel Salmo Responsoriale. Attraverso queste parole il nuovo Santo ci invita a porre Dio al di sopra di tutto, a considerarlo come il solo e sommo nostro bene.

In effetti, la ragione ultima dell'efficacia apostolica di Padre Pio, la radice profonda di tanta fecondità spirituale si trova in quella intima e costante unione con Dio di cui erano eloquenti testimonianze le lunghe ore trascorse in preghiera. Amava ripetere: "Sono un povero frate che prega", convinto che "la preghiera è la migliore arma che abbiamo, una chiave che apre il Cuore di Dio". Questa fondamentale caratteristica della sua spiritualità continua nei «Gruppi di Preghiera» da lui fondati, che offrono alla Chiesa e alla società il formidabile contributo di una orazione incessante e fiduciosa. Alla preghiera Padre Pio univa poi un'intensa attività caritativa di cui è straordinaria espressione la "Casa Sollievo della Sofferenza". Preghiera e carità, ecco una sintesi quanto mai concreta dell'insegnamento di Padre Pio, che quest'oggi viene a tutti riproposto.

5. "Ti benedico, Padre, Signore del cielo e della terra perché... queste cose... le hai rivelate ai piccoli" (Mt 11,25).

Quanto appropriate appaiono queste parole di Gesù, quando le si pensa riferite a te, umile ed amato Padre Pio.

Insegna anche a noi, ti preghiamo, l'umiltà del cuore, per essere annoverati tra i piccoli del Vangelo, ai quali il Padre ha promesso di rivelare i misteri del suo Regno.

Aiutaci a pregare senza mai stancarci, certi che Iddio conosce ciò di cui abbiamo bisogno, prima ancora che lo domandiamo.

Ottienici uno sguardo di fede capace di riconoscere prontamente nei poveri e nei sofferenti il volto stesso di Gesù.

Sostienici nell'ora del combattimento e della prova e, se cadiamo, fa che sperimentiamo la gioia del sacramento del Perdono.

Trasmettici la tua tenera devozione verso Maria, Madre di Gesù e nostra.

Accompagnaci nel pellegrinaggio terreno verso la Patria beata, dove speriamo di giungere anche noi per contemplare in eterno la Gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen!
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VIAGGIO APOSTOLICO A TORONTO,

A CIUDAD DE GUATEMALA E A CIUDAD DE MÉXICO

XVII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

MESSA SOLENNE

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


Toronto, Downsview Park

Domenica, 28 luglio 2002

"Voi siete il sale della terra...

Voi siete la luce del mondo" (Mt 5,13 Mt 5,14)


Carissimi Giovani della 17a Giornata Mondiale della Gioventù,
carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Su una montagna vicino al lago di Galilea, i discepoli di Gesù erano in ascolto della sua voce soave e pressante: soave come il paesaggio stesso della Galilea, pressante come un appello a scegliere tra la vita e la morte, fra la verità e la menzogna. Il Signore pronunciò allora parole di vita che sarebbero risuonate per sempre nel cuore dei discepoli.

Oggi Egli dice le stesse parole a voi, giovani di Toronto e dell'Ontario, e di tutto il Canada, degli Stati Uniti, dei Caraibi, dell'America di lingua spagnola e portoghese, dell'Europa, dell'Africa, dell'Asia e dell'Oceania. Ascoltate la voce di Gesù nel profondo dei vostri cuori! Le sue parole vi dicono chi siete in quanto cristiani. Vi insegnano che cosa dovete fare per rimanere nel suo amore.

2. Gesù offre una cosa; lo "spirito del mondo" ne offre un'altra. Nella lettura odierna, tratta dalla Lettera agli Efesini, san Paolo afferma che Gesù ci conduce dalle tenebre alla luce (cfr Ep 5,8). Forse il grande Apostolo stava pensando alla luce che lo aveva accecato, lui il persecutore dei cristiani, sulla via di Damasco. Quando aveva riacquistato la vista, niente era rimasto come prima. Paolo era rinato e ormai nulla avrebbe potuto sottrargli la gioia che gli aveva inondato l'anima.

Anche voi, cari giovani, siete chiamati ad essere trasformati."Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà" (Ep 5,14): è ancora Paolo che parla.

Lo "spirito del mondo" offre molte illusioni, molte parodie della felicità. Non vi è forse tenebra più fitta di quella che si insinua nell'animo dei giovani quando falsi profeti estinguono in essi la luce della fede, della speranza, dell'amore. Il raggiro più grande, la maggiore fonte di infelicità è l'illusione di trovare la vita facendo a meno di Dio, di raggiungere la libertà escludendo le verità morali e la responsabilità personale.

3. Il Signore vi invita a scegliere tra queste due voci, che fanno a gara per accaparrarsi la vostra anima. Questa scelta è la sostanza e la sfida della Giornata Mondiale della Gioventù. Perché siete giunti qui da ogni parte del mondo? Per dire insieme a Cristo: "Signore, da chi andremo?". Chi, chi ha le parole di vita eterna? "Tu hai parole di vita eterna" (Jn 6,68). Gesù, l'amico intimo di ogni giovane, ha parole di vita.

Quello che voi erediterete è un mondo che ha un disperato bisogno di un rinnovato senso di fratellanza e di solidarietà umana. È un mondo che necessita di essere toccato e guarito dalla bellezza e dalla ricchezza dell'amore di Dio. Il mondo odierno ha bisogno di testimoni di quell'amore. Ha bisogno che voi siate il sale della terra e la luce del mondo. Il mondo ha bisogno di voi, il mondo ha bisogno di sale, voi come sale della Terra e luce del mondo.

4. Il sale viene usato per conservare e mantenere sano il cibo.Quali apostoli del terzo millennio, spetta a voi di conservare e mantenere viva la consapevolezza della presenza di Gesù Cristo, nostro Salvatore, specialmente nella celebrazione dell'Eucaristia, memoriale della sua morte redentrice e della sua gloriosa risurrezione. Dovete mantenere viva la memoria delle parole di vita da lui pronunciate, delle splendide opere di misericordia e di bontà da lui compiute. Dovete costantemente ricordare al mondo che "il Vangelo è potenza di Dio che salva" (cfr Rm 1,16)!

Il sale condisce e dà sapore al cibo. Nel seguire Cristo, voi dovete cambiare e migliorare il "gusto" della storia umana. Con la vostra fede, speranza e amore, con la vostra intelligenza, coraggio e perseveranza, dovete umanizzare il mondo nel quale viviamo. Il modo per ottenere ciò lo indicava già il Profeta Isaia nella prima lettura di oggi: "Sciogliere le catene inique... dividere il pane con l'affamato... [togliere di mezzo] il puntare il dito e il parlare empio... Allora brillerà fra le tenebre la tua luce" (Is 58,6-10).

5. Anche una fiamma leggera che s'inarca solleva il pesante coperchio della notte. Quanta più luce potrete fare voi, tutti insieme, se vi stringerete uniti nella comunione della Chiesa! Se amate Gesù, amate la Chiesa! Non scoraggiatevi per le colpe e le mancanze di qualche suo figlio. Il danno fatto da alcuni sacerdoti e religiosi a persone giovani o fragili riempie noi tutti di un profondo senso di tristezza e di vergogna. Ma pensate alla larga maggioranza di sacerdoti e di religiosi generosamente impegnati, il cui unico desiderio è di servire e di fare del bene!

Oggi, ci sono qui molti sacerdoti, seminaristi e persone consacrate: siate loro vicini e sosteneteli! E se, nel profondo del vostro cuore, sentite risuonare la stessa chiamata al sacerdozio o alla vita consacrata, non abbiate paura di seguire Cristo sulla strada regale della Croce. Nei momenti difficili della storia della Chiesa il dovere della santità diviene ancor più urgente. E la santità non è questione di età. La santità è vivere nello Spirito Santo, come hanno fatto Kateri Tekakwitha qui in America e moltissimi altri giovani.

Voi siete giovani, e il Papa è vecchio, avere 82 o 83 anni di vita non è come averne 22 o 23. Ma il Papa ancora si identifica con le vostre attese e con le vostre speranze. Anche se sono vissuto fra molte tenebre, sotto duri regimi totalitari, ho visto abbastanza per essere convinto in maniera incrollabile che nessuna difficoltà, nessuna paura è così grande da poter soffocare completamente la speranza che zampilla eterna nel cuore dei giovani.

Voi siete la nostra speranza, i giovani sono la nostra speranza. Non lasciate che quella speranza muoia! Scommettete la vostra vita su di essa! Noi non siamo la somma delle nostre debolezze e dei nostri fallimenti; al contrario, siamo la somma dell'amore del Padre per noi e della nostra reale capacità di divenire l'immagine del Figlio suo.

Concludo con una preghiera.

6. Signore Gesù Cristo,
custodisci questi giovani nel tuo amore.
Fa' che odano la tua voce
e credano a ciò che tu dici,
poiché tu solo hai parole di vita eterna.
Insegna loro come professare la propria fede,
come donare il proprio amore,
come comunicare la propria speranza agli altri.
Rendili testimoni convincenti del tuo Vangelo,
in un mondo che ha tanto bisogno
della tua grazia che salva.
Fa' di loro il nuovo popolo delle Beatitudini,
perché siano sale della terra e luce del mondo
all'inizio del terzo millennio cristiano.
Maria, Madre della Chiesa, proteggi e guida
questi giovani uomini e giovani donne
del ventunesimo secolo.
Tienili tutti stretti al tuo materno cuore. Amen.
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VIAGGIO APOSTOLICO A TORONTO,

A CIUDAD DE GUATEMALA E A CIUDAD DE MÉXICO

CANONIZZAZIONE DI JUAN DIEGO CUAUHTLATOATZIN

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Città del Messico

Mercoledì, 31 luglio 2002




1. "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te" (Mt 11,25-26).

Carissimi fratelli e sorelle: queste parole di Gesù nel Vangelo di oggi costituiscono per noi un invito speciale a lodare e a rendere grazie a Dio per il dono del primo santo indigeno del Continente americano.

Con grande gioia sono venuto in pellegrinaggio a questa Basilica di Guadalupe, cuore mariano del Messico e dell'America, per proclamare la santità di Juan Diego Cuauhtlatoatzin, l'indio semplice ed umile che contemplò il volto dolce e sereno della Vergine del Tepeyac, tanto caro alle popolazioni del Messico.

2. Ringrazio per le affettuose parole che mi ha rivolto il Signor Cardinale Norberto Carrera Rivera, Arcivescovo di Messico, così come per la calorosa accoglienza degli uomini e delle donne di questa Arcidiocesi Primaziale: a tutti va il mio più cordiale saluto. Saluto con affetto anche il Cardinale Ernesto Corripio Ahumada, Arcivescovo emerito di Messico, e gli altri Cardinali, i Vescovi messicani, dell'America, delle Filippine e di altre parti del mondo. Allo stesso tempo ringrazio in modo particolare il Signor Presidente e le Autorità civili per la loro partecipazione a questa celebrazione.

Rivolgo oggi un saluto particolarmente affettuoso ai numerosi indigeni giunti dalle varie regioni del Paese, rappresentanti delle diverse etnie e culture che costituiscono la ricca e multiforme realtà messicana. Il Papa esprime loro la sua vicinanza, il suo profondo rispetto e ammirazione, e li accoglie fraternamente nel nome del Signore.

3. Come era Juan Diego? Perché Dio fissò il suo sguardo su di lui? Il libro dell'Ecclesiastico, come abbiamo ascoltato, ci insegna che "grande è la potenza del Signore e dagli umili egli è glorificato" (3, 20). Ugualmente, le parole di san Paolo proclamate in questa celebrazione illuminano questo modo divino di realizzare la salvezza: "Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio" (1Co 1,28 1Co 1,29).

È commovente leggere le narrazioni guadalupane, scritte con delicatezza ed intrise di tenerezza. In esse la Vergine Maria, la serva "che glorifica il Signore" (Lc 1,46), si manifesta a Juan Diego come la Madre del vero Dio. Ella gli dona, come segno, alcune rose preziose e lui, quando le mostra al Vescovo, scopre raffigurata sul suo mantello la benedetta immagine di Nostra Signora.

"L'evento Guadalupano - come ha rilevato l'Episcopato Messicano - significò l'inizio dell'evangelizzazione con una vitalità che superò ogni aspettativa. Il messaggio di Cristo, attraverso sua Madre, riprese gli elementi centrali della cultura indigena, li purificò e diede loro il definitivo significato di salvezza" (14.05.2002, n. 8). Pertanto, Guadalupe e Juan Diego possiedono un profondo significato ecclesiale e missionario e sono un modello di evangelizzazione perfettamente inculturata.

4. "Il Signore guarda dal cielo, egli vede tutti gli uomini" (Ps 32,13), abbiamo proclamato col salmista, confessando ancora una volta la nostra fede in Dio, che non fa distinzioni di razza o di cultura. Juan Diego, nell'accogliere il messaggio cristiano senza rinunciare alla sua identità indigena, scoprì la profonda verità della nuova umanità, nella quale tutti sono chiamati ad essere figli di Dio. In tal modo facilitò l'incontro fecondo di due mondi e si trasformò in protagonista della nuova identità messicana, intimamente unita alla Vergine di Guadalupe, il cui volto meticcio esprime la sua maternità spirituale che abbraccia tutti i messicani. Attraverso di esso, la testimonianza della sua vita deve continuare a dare vigore alla costruzione della nazione messicana, a promuovere la fraternità tra tutti i suoi figli e a favorire sempre di più la riconciliazione del Messico con le sue origini, i suoi valori e le sue tradizioni.

Questo nobile compito di edificare un Messico migliore, più giusto e solidale, richiede la collaborazione di ciascuno. In particolare è necessario sostenere oggi gli indigeni nelle loro legittime aspirazioni, rispettando e difendendo gli autentici valori di ciascun gruppo etnico. Il Messico ha bisogno dei suoi indigeni e gli indigeni hanno bisogno del Messico!

Amati Fratelli e Sorelle di tutte le etnie del Messico e dell'America, nell'esaltare oggi la figura dell'indio Juan Diego, desidero esprimere la vicinanza della Chiesa e del Papa a tutti voi, abbracciandovi con affetto ed esortandovi a superare con speranza le difficili situazioni che attraversate.

5. In questo momento decisivo della storia del Messico, già oltrepassata la soglia del nuovo millennio, affido all'efficace intercessione di San Juan Diego le gioie e le speranze, i timori e le angustie del diletto popolo messicano, che porto nel mio cuore.

Benedetto Juan Diego, indio buono e cristiano, che il popolo semplice ha sempre considerato come un vero santo! Ti chiediamo di accompagnare la Chiesa pellegrina in Messico, perché ogni giorno sia sempre più evangelizzatrice e missionaria. Incoraggia i Vescovi, sostieni i sacerdoti, suscita nuove e sante vocazioni, aiuta tutti coloro che offrono la propria vita per la causa di Cristo e per la diffusione del suo Regno.

Felice Juan Diego, uomo fedele ed autentico! Ti affidiamo i nostri fratelli e sorelle laici, perché sentendosi chiamati alla santità, impregnino tutti gli ambiti della vita sociale con lo spirito evangelico. Benedici le famiglie, sostieni gli sposi nel loro matrimonio, appoggia gli sforzi dei genitori per educare cristianamente i loro figli. Guarda benigno il dolore di quanti soffrono nel corpo e nello spirito, di quanti patiscono povertà, solitudine, emarginazione o ignoranza. Che tutti, governanti e sudditi, agiscano sempre secondo le esigenze della giustizia e il rispetto della dignità di ogni uomo, perché così si consolidi la vera pace.

Amato Juan Diego, "l'aquila che parla"! Insegnaci il cammino che conduce alla Virgen Morena del Tepeyac, affinché Ella ci accolga nell'intimo del suo cuore, giacché Ella è la Madre amorosa e compassionevole che ci conduce fino al vero Dio. Amen.

A conclusione della Santa Messa il Papa ha pronunciato le seguenti parole:

Al termine di questa canonizzazione di Juan Diego, desidero rinnovare il saluto a tutti voi che avete potuto parteciparvi, alcuni da questa basilica, altri dalle aree vicine e molti altri ancora attraverso la radio e la televisione. Ringrazio di cuore per l'affetto di quanti ho incontrato lungo le strade che ho percorso. Nel nuovo santo avete un meraviglioso esempio di un uomo buono, dai retti costumi, leale figlio della Chiesa, docile ai Pastori, amante della Vergine, buon discepolo di Gesù. Che egli sia un modello per voi che lo amate tanto e che interceda per il Messico perché sia sempre fedele. Portate a tutti il messaggio di questa celebrazione e il saluto e l'affetto del Papa a tutti i messicani.



GPII Omelie 1996-2005 347