GPII Omelie 1996-2005 404

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SANTASANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DI MARIA SS.MA MADRE DI DIO

E NELLA XXXVII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Giovedì 1° gennaio 2004




1. "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna" (Ga 4,4).

Quest’oggi, Ottava di Natale, la liturgia ci presenta l’icona della Madre di Dio, la Vergine Maria. L'apostolo Paolo indica in Lei la "donna", per mezzo della quale il Figlio di Dio è entrato nel mondo. Maria di Nazareth è la Theotokos, Colei che ha "dato alla luce il Re che governa il cielo e la terra per i secoli in eterno" (Antifona d'ingresso; cfr Sedulio).

All’inizio di questo nuovo anno ci mettiamo docilmente alla sua scuola. Desideriamo imparare da Lei, la Madre santa, ad accogliere nella fede e nella preghiera la salvezza che Dio non cessa di donare a quanti confidano nel suo amore misericordioso.

2. In questo clima di ascolto e di preghiera, rendiamo grazie a Dio per questo nuovo anno: sia per tutti un anno di prosperità e di pace!

Con questo augurio sono lieto di rivolgere il mio deferente pensiero agli illustri Signori Ambasciatori del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, presenti all’odierna celebrazione. Saluto cordialmente il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, e i miei collaboratori della Segreteria di Stato. Insieme con loro, saluto il Cardinale Renato Raffaele Martino, come pure tutti i componenti del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Ad essi sono riconoscente per l’impegno profuso nel diffondere dappertutto l’invito alla pace, che la Chiesa costantemente proclama.

3. "Un impegno sempre attuale: educare alla pace": è questo il tema del Messaggio per l’odierna Giornata Mondiale della Pace. Esso si riallaccia idealmente a quanto ebbi a proporre all'inizio del mio Pontificato, ribadendo l’urgenza e la necessità di formare le coscienze alla cultura della pace. Poiché la pace è possibile - ho voluto ripetere - essa è doverosa (cfr Messaggio, n. 4).

Di fronte alle situazioni di ingiustizia e di violenza che opprimono varie zone del globo, davanti al permanere di conflitti armati spesso dimenticati dall’opinione pubblica, diventa sempre più necessario costruire insieme vie per la pace; diventa perciò indispensabile educare alla pace.

Per il cristiano "proclamare la pace è annunziare Cristo che è la ‘nostra pace’ (Ep 2,14); è annunziare il suo Vangelo, che è ‘Vangelo della pace’ (Ep 6,15); è chiamare tutti alla beatitudine di essere ‘artefici di pace’ (cfr Mt 5,9)" (Messaggio, n. 3). Del "Vangelo della pace" era testimone anche Mons. Michael Aidan Courtney, mio rappresentante quale Nunzio Apostolico in Burundi, tragicamente ucciso qualche giorno fa mentre svolgeva la propria missione a favore del dialogo e della riconciliazione. Preghiamo per lui, auspicando che il suo esempio ed il suo sacrificio portino frutti di pace in Burundi e nel mondo.

4. Ogni anno, in questo tempo di Natale, torniamo idealmente a Betlemme per adorare il Bambino adagiato nel presepe. La Terra in cui nacque Gesù continua, purtroppo, a vivere in condizioni drammatiche. Anche in altre parti del mondo non si spengono i focolai di violenza e i conflitti. Occorre però perseverare senza cedere alla tentazione della sfiducia. E’ necessario uno sforzo da parte di tutti, perché siano rispettati i diritti fondamentali delle persone attraverso una costante educazione alla legalità. A tal fine, bisogna adoperarsi per superare "la logica della semplice giustizia" e "aprirsi anche a quella del perdono". Infatti "non c'è pace senza perdono!" (cfr Messaggio, n. 10).

Sempre più si avverte la necessità di un nuovo ordinamento internazionale, che metta a frutto l’esperienza e i risultati conseguiti in questi anni dall’Organizzazione delle Nazioni Unite; un ordinamento che sia capace di dare ai problemi di oggi soluzioni adeguate, fondate sulla dignità della persona umana, su uno sviluppo integrale della società, sulla solidarietà fra Paesi ricchi e Paesi poveri, sulla condivisione delle risorse e degli straordinari risultati del progresso scientifico e tecnico.

5. "L’amore è la forma più alta e più nobile di rapporto degli esseri umani" (ibid.). Questa consapevolezza mi ha guidato nello stendere il Messaggio per l’odierna Giornata Mondiale della Pace. Iddio ci aiuti a costruire tutti insieme la "civiltà dell’amore". Soltanto un’umanità in cui vinca l’amore sarà in grado di godere di una pace autentica e duratura.

Questo dono ci ottenga Maria. Sia Lei a sostenerci e ad accompagnarci nel cammino arduo ed esaltante dell’edificazione della pace. Per questo preghiamo con fiducia, senza stancarci: Maria, Regina della pace, prega per noi!
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SANTA MESSA PER I RELIGIOSI E LE RELIGIOSE

NELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

OTTAVA GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA


Lunedì, 2 febbraio 2004




1. “Doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un Sommo Sacerdote misericordioso e fedele” (He 2,17).

Queste parole, tratte dalla Lettera agli Ebrei, esprimono bene il messaggio dell'odierna Festa della Presentazione del Signore al Tempio. Ne danno, per così dire, la chiave di lettura, ponendola nella prospettiva del mistero pasquale.

L’evento che oggi celebriamo ci riporta a ciò che fecero Maria e Giuseppe quando, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, lo offrirono a Dio come loro figlio primogenito, sottomettendosi alle prescrizioni della legge mosaica. Questa offerta avrebbe poi trovato pieno e perfetto compimento nel mistero della passione, morte e risurrezione del Signore. Allora Egli avrebbe realizzato la sua missione di “Sommo Sacerdote misericordioso e fedele”, condividendo sino in fondo la nostra sorte umana.

Nella presentazione al Tempio, come sul Calvario, Gli è accanto Maria, la Vergine fedele, compartecipe dell’eterno disegno della salvezza.

2. L’odierna liturgia si apre con la benedizione dei ceri e la processione fino all'altare per incontrare Cristo e riconoscerlo “nello spezzare il pane”, attendendone il ritorno glorioso.

In questa cornice di luce, di fede e di speranza la Chiesa celebra la Giornata della Vita Consacrata.Quanti hanno offerto per sempre la loro esistenza a Cristo per l’avvento del Regno di Dio sono invitati a rinnovare il loro “sì” alla speciale vocazione ricevuta. Ma è anche l'intera Comunità ecclesiale a riscoprire la ricchezza della testimonianza profetica della vita consacrata, nella varietà dei suoi carismi e impegni apostolici.

3. Con sentimenti di lode e di riconoscenza al Signore per questo grande dono, desidero salutare innanzitutto il Cardinale Eduardo Martínez Somalo, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, che presiede l'odierna Celebrazione. Insieme con lui, rivolgo il mio cordiale pensiero a quanti prendono parte a questa suggestiva assemblea liturgica.

Il mio affettuoso saluto va, in modo particolare, a voi, cari Religiosi, Religiose e Membri degli Istituti Secolari, come pure a tutti coloro che testimoniano in modo fedele i valori della vita consacrata in ogni regione del mondo.

Cristo vi chiama a conformarvi sempre più a Lui, che per amore si è fatto obbediente, povero e casto. Continuate a dedicarvi con passione all'annuncio e alla promozione del suo Regno. E' questa la vostra missione, necessaria oggi come in passato!

4. Carissimi Religiosi e Religiose! Quale occasione propizia vi offre questa giornata a voi dedicata per ribadire la vostra fedeltà a Dio con l’entusiasmo e la generosità di quando pronunciaste per la prima volta i vostri voti! Ripetete ogni giorno il vostro “sì” al Dio dell’Amore con gioia e convinzione. Nell'intimità del monastero di clausura o accanto ai poveri ed emarginati, fra i giovani o all’interno delle strutture ecclesiali, nelle varie attività apostoliche o in terra di missione, Iddio vi vuole fedeli al suo amore e tutti dediti al bene dei fratelli.

E’ questo il prezioso contributo che potete offrire alla Chiesa, perché il Vangelo della speranza raggiunga gli uomini e le donne del nostro tempo.

5. Contempliamo la Vergine mentre offre il suo Figlio nel Tempio di Gerusalemme. Colei che aveva accolto incondizionatamente la volontà di Dio al momento dell'Annunciazione, ripete oggi, in un certo modo, il suo “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). Questo atteggiamento di docile adesione ai disegni divini segnerà l'arco dell’intera sua esistenza.

La Madonna è, pertanto, il primo e alto modello di ogni persona consacrata. Lasciatevi guidare da Lei, cari Fratelli e Sorelle. Ricorrete al suo aiuto con umile confidenza, specialmente nei momenti della prova.

E Tu, Maria, veglia su questi tuoi figli, conducili a Cristo, “gloria di Israele, luce dei popoli”. Virgo Virginum, Mater Salvatoris, ora pro nobis!
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SANTA MESSA PER I RELIGIOSI E LE RELIGIOSE

NELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

OTTAVA GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA


Lunedì, 2 febbraio 2004




1. “Doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un Sommo Sacerdote misericordioso e fedele” (He 2,17).

Queste parole, tratte dalla Lettera agli Ebrei, esprimono bene il messaggio dell'odierna Festa della Presentazione del Signore al Tempio. Ne danno, per così dire, la chiave di lettura, ponendola nella prospettiva del mistero pasquale.

L’evento che oggi celebriamo ci riporta a ciò che fecero Maria e Giuseppe quando, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, lo offrirono a Dio come loro figlio primogenito, sottomettendosi alle prescrizioni della legge mosaica. Questa offerta avrebbe poi trovato pieno e perfetto compimento nel mistero della passione, morte e risurrezione del Signore. Allora Egli avrebbe realizzato la sua missione di “Sommo Sacerdote misericordioso e fedele”, condividendo sino in fondo la nostra sorte umana.

Nella presentazione al Tempio, come sul Calvario, Gli è accanto Maria, la Vergine fedele, compartecipe dell’eterno disegno della salvezza.

2. L’odierna liturgia si apre con la benedizione dei ceri e la processione fino all'altare per incontrare Cristo e riconoscerlo “nello spezzare il pane”, attendendone il ritorno glorioso.

In questa cornice di luce, di fede e di speranza la Chiesa celebra la Giornata della Vita Consacrata.Quanti hanno offerto per sempre la loro esistenza a Cristo per l’avvento del Regno di Dio sono invitati a rinnovare il loro “sì” alla speciale vocazione ricevuta. Ma è anche l'intera Comunità ecclesiale a riscoprire la ricchezza della testimonianza profetica della vita consacrata, nella varietà dei suoi carismi e impegni apostolici.

3. Con sentimenti di lode e di riconoscenza al Signore per questo grande dono, desidero salutare innanzitutto il Cardinale Eduardo Martínez Somalo, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, che presiede l'odierna Celebrazione. Insieme con lui, rivolgo il mio cordiale pensiero a quanti prendono parte a questa suggestiva assemblea liturgica.

Il mio affettuoso saluto va, in modo particolare, a voi, cari Religiosi, Religiose e Membri degli Istituti Secolari, come pure a tutti coloro che testimoniano in modo fedele i valori della vita consacrata in ogni regione del mondo.

Cristo vi chiama a conformarvi sempre più a Lui, che per amore si è fatto obbediente, povero e casto. Continuate a dedicarvi con passione all'annuncio e alla promozione del suo Regno. E' questa la vostra missione, necessaria oggi come in passato!

4. Carissimi Religiosi e Religiose! Quale occasione propizia vi offre questa giornata a voi dedicata per ribadire la vostra fedeltà a Dio con l’entusiasmo e la generosità di quando pronunciaste per la prima volta i vostri voti! Ripetete ogni giorno il vostro “sì” al Dio dell’Amore con gioia e convinzione. Nell'intimità del monastero di clausura o accanto ai poveri ed emarginati, fra i giovani o all’interno delle strutture ecclesiali, nelle varie attività apostoliche o in terra di missione, Iddio vi vuole fedeli al suo amore e tutti dediti al bene dei fratelli.

E’ questo il prezioso contributo che potete offrire alla Chiesa, perché il Vangelo della speranza raggiunga gli uomini e le donne del nostro tempo.

5. Contempliamo la Vergine mentre offre il suo Figlio nel Tempio di Gerusalemme. Colei che aveva accolto incondizionatamente la volontà di Dio al momento dell'Annunciazione, ripete oggi, in un certo modo, il suo “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). Questo atteggiamento di docile adesione ai disegni divini segnerà l'arco dell’intera sua esistenza.

La Madonna è, pertanto, il primo e alto modello di ogni persona consacrata. Lasciatevi guidare da Lei, cari Fratelli e Sorelle. Ricorrete al suo aiuto con umile confidenza, specialmente nei momenti della prova.

E Tu, Maria, veglia su questi tuoi figli, conducili a Cristo, “gloria di Israele, luce dei popoli”. Virgo Virginum, Mater Salvatoris, ora pro nobis!
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CAPPELLA PAPALE PER LE ESEQUIE DELL’EM.MO CARD. OPILIO ROSSI



Venerdì, 13 febbraio 2004




1. "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno" (Jn 6,54).

Mentre ci apprestiamo a rendere l'estremo saluto al caro Cardinale Opilio Rossi, sentiamo risuonare nel nostro spirito la solenne promessa di Cristo. A questo nostro Fratello ci univano sentimenti di affetto e di comunione ecclesiale. A lui ci accomunava soprattutto la fede in Cristo morto e risorto, fede che ora esprimiamo nella celebrazione di questi santi Misteri.

Nell'Eucaristia, testamento dell’amore di Cristo, il nostro Redentore si fa cibo e bevanda spirituale per il viaggio che stiamo compiendo verso la Pasqua eterna. Nel pane e nel vino consacrati ci viene donato il pegno della vita futura, che non avrà mai fine. E pertanto, chi mangia e beve il Corpo e il Sangue di Cristo, anche se muore, vive in eterno. A questo traguardo è ormai giunto il caro Porporato da cui oggi prendiamo congedo.

2. La fede ha animato il lungo e fecondo ministero sacerdotale del Cardinale Opilio Rossi. Quante volte egli ha celebrato il divino Sacrificio, traendo proprio dall’Eucaristia la luce e la forza interiore per le sue scelte quotidiane e per il suo apostolato! Noi confidiamo che egli oggi partecipi al convito del cielo e veda "faccia a faccia" il Cristo Signore.

"Omnia in Christo": il Cardinale Rossi aveva scelto come motto episcopale queste parole tratte dalla nota espressione paolina: "Instaurare omnia in Christo" (Ep 1,10). Intendeva con questo sottolineare che il cristiano deve raccogliere, riunire e porre tutto sotto il dominio di Cristo.

3. Possiamo dire che, pur nei limiti dell’umana fragilità, questa totale tensione verso Cristo ha animato l’instancabile servizio che egli ha reso alla Santa Sede nelle Rappresentanze pontificie di diversi Paesi in America e in Europa, e in seguito nell’ambito della Curia Romana.

Durante i momenti drammatici del secondo conflitto mondiale, don Opilio Rossi, allora Uditore presso la Rappresentanza Pontificia a Berlino, ebbe a prodigarsi, con il compianto Nunzio Apostolico Monsignor Orsenigo, a favore di molti fratelli sofferenti, infondendo loro coraggio e alimentando in essi la fede e la speranza cristiana. Fu una arricchente esperienza di umanità e di solidarietà verso i più deboli. Questa esperienza egli cercò poi, nel corso della sua esistenza, di trasmettere alle nuove generazioni. Era infatti persuaso che i giovani dovevano trarre dalla storia del XX secolo un’importante lezione: che cioè dall’odio, dal disprezzo degli altri, dalla violenza, dall’esasperato nazionalismo, scaturiscono solo lacrime e sangue.

4. Per la saggezza dimostrata nel suo servizio ecclesiale, unita alle non comuni qualità umane e spirituali che arricchivano la sua personalità, fu chiamato dal mio venerato predecessore, il Servo di Dio Paolo VI, a far parte del Collegio cardinalizio, e venne così maggiormente inserito nella vita della Chiesa di Roma.

A nuovo e più alto titolo, continuò a prestare la sua apprezzata collaborazione alla Sede Apostolica, in particolare come primo Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, al quale faceva capo anche l'allora Comitato per la Famiglia. Io stesso volli, poi, chiamarlo a presiedere il Comitato Permanente per i Congressi Eucaristici Internazionali.

Dovunque ha svolto la sua attività pastorale e diplomatica, il Cardinale Opilio Rossi ha lasciato il ricordo d’un degno ministro di Dio, che sapeva "farsi prossimo" di tutti.

5. "Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio" (Sg 3,1). Con questa certezza gli diamo adesso l'ultimo saluto, mentre amiamo pensare che ad accoglierlo siano le "mani" misericordiose del Padre celeste. La nostra speranza, come abbiamo poc'anzi ascoltato nella prima Lettura, "è piena di immortalità" (Sg 3,4).

Ti accompagni, venerato Fratello, nel passaggio verso il Cielo la Vergine Maria, della quale sei stato filialmente devoto, tanto da volerla rappresentare nello stemma episcopale col simbolo della stella. Sia Lei, la Stella del mattino, ad introdurti nella gloria della risurrezione.

Amen!
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                        CELEBRAZIONE DELLA PAROLA PRESIEDUTA DAL SANTO PADRE

NELLA BASILICA VATICANA


Mercoledì delle Ceneri, 25 febbraio 2004




1. “Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,4 Mt 6,6 Mt 6,18). Questa parola di Gesù è indirizzata a ciascuno di noi all’inizio del cammino quaresimale. Lo intraprendiamo con l'imposizione delle ceneri, austero gesto penitenziale, tanto caro alla tradizione cristiana. Esso sottolinea la consapevolezza dell’uomo peccatore di fronte alla maestà e alla santità di Dio. Allo stesso tempo, ne manifesta la disponibilità ad accogliere e tradurre in scelte concrete l’adesione al Vangelo.

Molto eloquenti sono le formule che l’accompagnano. La prima, tratta dal Libro della Genesi: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai” (cfr 3,19), evoca l’attuale condizione umana posta sotto il segno della caducità e del limite. La seconda riprende le parole evangeliche: “Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15), che costituiscono un appello pressante a cambiare vita. Entrambe le formule ci invitano ad entrare nella Quaresima con un atteggiamento di ascolto e di sincera conversione.

2. Il Vangelo sottolinea che il Signore “vede nel segreto”, scruta cioè il cuore. I gesti esteriori di penitenza hanno valore se sono espressione di un atteggiamento interiore, se manifestano la ferma volontà di allontanarsi dal male e di percorrere la strada del bene. Sta qui il senso profondo dell'ascesi cristiana.

“Ascesi”: la parola stessa evoca l'immagine del salire verso mete elevate.Ciò comporta necessariamente sacrifici e rinunce. Occorre, infatti, ridurre all'essenziale l’equipaggiamento per non appesantire il viaggio; essere disposti ad affrontare ogni difficoltà e superare tutti gli ostacoli per raggiungere l’obiettivo prefissato. Per diventare autentici discepoli di Cristo, è necessario rinunciare a se stessi, prendere la propria croce ogni giorno e seguirlo (cfr Lc 9,23). E’ il sentiero arduo della santità, che ogni battezzato è chiamato a percorrere.

3. Da sempre la Chiesa indica alcuni utili mezzi per camminare su questa via. E’ anzitutto l’umile e docile adesione al volere di Dio accompagnata da incessante preghiera; sono le forme penitenziali tipiche della tradizione cristiana, come l'astinenza, il digiuno, la mortificazione e la rinuncia anche a beni di per sé legittimi; sono i gesti concreti di accoglienza nei confronti del prossimo, che l’odierna pagina del Vangelo evoca con la parola “elemosina”. Tutto questo viene riproposto con maggiore intensità durante il periodo quaresimale, che rappresenta, al riguardo, un “tempo forte” di allenamento spirituale e di generoso servizio ai fratelli.

4. A questo proposito, nel Messaggio per la Quaresima ho voluto attirare l’attenzione, in particolare, sulle difficili condizioni in cui versano tanti bambini nel mondo, ricordando le parole di Cristo: “Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me” (Mt 18,5). Chi, infatti, più del fanciullo inerme e fragile ha bisogno di essere difeso e protetto?

Molte e complesse sono le problematiche che investono il mondo dell’infanzia. Auspico vivamente che a questi nostri fratelli più piccoli, spesso abbandonati a se stessi, venga riservata la dovuta cura grazie anche alla nostra solidarietà. E’ questo un modo concreto di tradurre il nostro sforzo quaresimale.

Carissimi Fratelli e Sorelle, con tali sentimenti iniziamo la Quaresima, cammino di preghiera, di penitenza e di autentica ascesi cristiana. Ci accompagni Maria, la Madre di Cristo. Il suo esempio e la sua intercessione ci ottengano di procedere con gioia verso la Pasqua.
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SANTA MESSA CON LE COMUNITÀ DELLE PARROCCHIE ROMANE DI:

Sant'Anselmo


Santa Maria Stella dell'Evangelizzazione


San Carlo Borromeo


San Giovanni Battista de la Salle




Aula Paolo VI

Sabato, 28 febbraio 2004

1. "Gesù… fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo" (Lc 4,1-2). Il racconto dei quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto, all’inizio della vita pubblica, ci aiuta a comprendere meglio il valore del "tempo forte" della Quaresima, appena iniziata.

Mentre intraprendiamo l’itinerario quaresimale, guardiamo a Cristo che digiuna e lotta contro il diavolo. Anche noi, infatti, nel prepararci alla Pasqua, siamo "condotti" dallo Spirito nel deserto della preghiera e della penitenza, per nutrirci intensamente della Parola di Dio. Anche noi, come Cristo, siamo chiamati a una lotta forte e decisa contro il demonio. Solo così, con una rinnovata adesione alla volontà di Dio, possiamo restare fedeli alla nostra vocazione cristiana: quella di essere araldi e testimoni del Vangelo.

2. Vi accolgo volentieri, carissimi Fratelli e Sorelle delle Parrocchie di Sant’Anselmo alla Cecchignola, di San Carlo Borromeo alla Fonte Laurentina, di San Giovanni Battista de La Salle e di Santa Maria Stella dell'Evangelizzazione al Torrino.

Sono lieto di celebrare insieme con voi l’Eucaristia, proseguendo, in modo diverso, la bella consuetudine della visita alle parrocchie. Questi incontri mi permettono di manifestare l’affetto che mi lega più intensamente a voi, cari fedeli della Diocesi di Roma. Non dimenticatelo mai: voi mi state a cuore! Siete la porzione di popolo cristiano affidato, in modo speciale, alle mie cure pastorali.

3. Saluto anzitutto il Cardinale Vicario e il Vescovo Ausiliare del Settore Sud. Saluto i Parroci: Don Mario Sanfilippo, Don Fernando Altieri, Don Ilija Perleta e Don Francesco De Franco, e li ringrazio per avermi illustrato, negli incontri avuti in precedenza, le diverse realtà parrocchiali. Saluto i Sacerdoti e i Diaconi che li aiutano, come pure le Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria, preziose collaboratrici nella Parrocchia di San Giovanni Battista de La Salle.

Rivolgo un cordiale pensiero ai componenti dei Consigli parrocchiali pastorali e degli affari economici, ai catechisti, ai gruppi Caritas, ai ministranti e a tutti i membri dei vari gruppi attivamente operanti nelle vostre comunità. Un ricordo speciale vorrei riservare ai cantori, che per l’occasione hanno formato un bel coro interparrocchiale, e con entusiasmo stanno animando la nostra assemblea liturgica.

4. Carissimi Fratelli e Sorelle! I quartieri nei quali sorgono le vostre Parrocchie sono in continua espansione e abitati, in gran parte, da giovani famiglie. Riservate loro un’accoglienza aperta e cordiale; favoritene la conoscenza reciproca, perché le comunità diventino sempre più "famiglie di famiglie", capaci di condividere insieme gioie e difficoltà.

Coinvolgete i genitori nella preparazione dei ragazzi e dei giovani ai sacramenti e alla vita cristiana. Tenendo conto degli orari e delle esigenze familiari, proponete incontri di spiritualità e di formazione nei caseggiati e nelle singole abitazioni. Abbiate a cuore che siano proprio le famiglie il primo luogo dell’educazione cristiana dei figli.

Accompagnate con premura le famiglie in difficoltà o in condizioni precarie, aiutandole a comprendere e realizzare l'autentico disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia.

5. Carissimi! So che al momento disponete solo di strutture provvisorie per la vita liturgica e il servizio pastorale. Auspico che quanto prima anche voi possiate usufruire di adeguati locali. Intanto, però, preoccupatevi di fare delle vostre parrocchie degli autentici edifici spirituali, che poggiano sulla pietra angolare che è Cristo!

Ci ricorda in proposito l’apostolo Paolo: "Se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo" (Rm 10,9). Questo è il nucleo della fede che siete chiamati a proclamare con la vostra esistenza: Gesù morto e risorto per noi! A questa verità fondamentale fate riferimento per la vostra crescita spirituale, che deve essere costante, e per la vostra missione apostolica.

Maria, la Madre del Redentore, testimone privilegiata della passione del Figlio e partecipe delle sue sofferenze, vi aiuti a conoscerlo e servirlo con generoso entusiasmo. Sia lei ad accompagnarvi nell’itinerario della Quaresima, perché possiate gustare insieme con Lei la gioia della Pasqua. Amen!
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SANTA MESSA CON LE COMUNITÀ DELLE PARROCCHIE ROMANE DI:

Sant'Anselmo


Santa Maria Stella dell'Evangelizzazione


San Carlo Borromeo


San Giovanni Battista de la Salle




Aula Paolo VI

Sabato, 28 febbraio 2004

1. "Gesù… fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo" (Lc 4,1-2). Il racconto dei quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto, all’inizio della vita pubblica, ci aiuta a comprendere meglio il valore del "tempo forte" della Quaresima, appena iniziata.

Mentre intraprendiamo l’itinerario quaresimale, guardiamo a Cristo che digiuna e lotta contro il diavolo. Anche noi, infatti, nel prepararci alla Pasqua, siamo "condotti" dallo Spirito nel deserto della preghiera e della penitenza, per nutrirci intensamente della Parola di Dio. Anche noi, come Cristo, siamo chiamati a una lotta forte e decisa contro il demonio. Solo così, con una rinnovata adesione alla volontà di Dio, possiamo restare fedeli alla nostra vocazione cristiana: quella di essere araldi e testimoni del Vangelo.

2. Vi accolgo volentieri, carissimi Fratelli e Sorelle delle Parrocchie di Sant’Anselmo alla Cecchignola, di San Carlo Borromeo alla Fonte Laurentina, di San Giovanni Battista de La Salle e di Santa Maria Stella dell'Evangelizzazione al Torrino.

Sono lieto di celebrare insieme con voi l’Eucaristia, proseguendo, in modo diverso, la bella consuetudine della visita alle parrocchie. Questi incontri mi permettono di manifestare l’affetto che mi lega più intensamente a voi, cari fedeli della Diocesi di Roma. Non dimenticatelo mai: voi mi state a cuore! Siete la porzione di popolo cristiano affidato, in modo speciale, alle mie cure pastorali.

3. Saluto anzitutto il Cardinale Vicario e il Vescovo Ausiliare del Settore Sud. Saluto i Parroci: Don Mario Sanfilippo, Don Fernando Altieri, Don Ilija Perleta e Don Francesco De Franco, e li ringrazio per avermi illustrato, negli incontri avuti in precedenza, le diverse realtà parrocchiali. Saluto i Sacerdoti e i Diaconi che li aiutano, come pure le Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria, preziose collaboratrici nella Parrocchia di San Giovanni Battista de La Salle.

Rivolgo un cordiale pensiero ai componenti dei Consigli parrocchiali pastorali e degli affari economici, ai catechisti, ai gruppi Caritas, ai ministranti e a tutti i membri dei vari gruppi attivamente operanti nelle vostre comunità. Un ricordo speciale vorrei riservare ai cantori, che per l’occasione hanno formato un bel coro interparrocchiale, e con entusiasmo stanno animando la nostra assemblea liturgica.

4. Carissimi Fratelli e Sorelle! I quartieri nei quali sorgono le vostre Parrocchie sono in continua espansione e abitati, in gran parte, da giovani famiglie. Riservate loro un’accoglienza aperta e cordiale; favoritene la conoscenza reciproca, perché le comunità diventino sempre più "famiglie di famiglie", capaci di condividere insieme gioie e difficoltà.

Coinvolgete i genitori nella preparazione dei ragazzi e dei giovani ai sacramenti e alla vita cristiana. Tenendo conto degli orari e delle esigenze familiari, proponete incontri di spiritualità e di formazione nei caseggiati e nelle singole abitazioni. Abbiate a cuore che siano proprio le famiglie il primo luogo dell’educazione cristiana dei figli.

Accompagnate con premura le famiglie in difficoltà o in condizioni precarie, aiutandole a comprendere e realizzare l'autentico disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia.

5. Carissimi! So che al momento disponete solo di strutture provvisorie per la vita liturgica e il servizio pastorale. Auspico che quanto prima anche voi possiate usufruire di adeguati locali. Intanto, però, preoccupatevi di fare delle vostre parrocchie degli autentici edifici spirituali, che poggiano sulla pietra angolare che è Cristo!

Ci ricorda in proposito l’apostolo Paolo: "Se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo" (Rm 10,9). Questo è il nucleo della fede che siete chiamati a proclamare con la vostra esistenza: Gesù morto e risorto per noi! A questa verità fondamentale fate riferimento per la vostra crescita spirituale, che deve essere costante, e per la vostra missione apostolica.

Maria, la Madre del Redentore, testimone privilegiata della passione del Figlio e partecipe delle sue sofferenze, vi aiuti a conoscerlo e servirlo con generoso entusiasmo. Sia lei ad accompagnarvi
vSANTA MESSA CON LE COMUNITÀ DELLE PARROCCHIE ROMANE DI:


Santa Brigida di Svezia


Sant’Ilario di Poitiers


San Massimo Vescovo




Aula Paolo VI

Sabato, 6 marzo 2004

1. "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo" (Lc 9,35). L’odierna pagina evangelica ci rende protagonisti della toccante scena della Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor. Alla presenza di Pietro, Giacomo e Giovanni, il Cristo rivela la sua gloria di Figlio di Dio.

L'evangelista Luca sottolinea questo fatto straordinario facendoci contemplare il volto del Signore che, "mentre pregava", cambiò d’aspetto (cfr Lc 9,29). In Lui, sfolgorante di gloria, riconosciamo l’eletto, il Messia, "la luce del mondo" (Jn 8,12), che dà senso alla nostra vita. La misteriosa voce dall’alto invita anche noi a seguirlo docilmente: "E’ il Figlio mio, ascoltatelo!".

2. Ascoltare e seguire Cristo! Venticinque anni or sono, proprio all’inizio della Quaresima, ho sentito il bisogno di esortare l’intero popolo cristiano a fare questa fondamentale esperienza. "Gesù Cristo è la via principale della Chiesa" (n. 13), scrivevo nella mia prima Enciclica Redemptor hominis, che questa sera vorrei simbolicamente riconsegnare a voi, carissimi Fratelli e Sorelle delle Parrocchie di santa Brigida di Svezia, sant’Ilario di Poitiers e san Massimo Vescovo.

Vi accolgo ed abbraccio tutti con affetto. Saluto anzitutto il Cardinale Vicario e lo ringrazio per avermi illustrato le vostre realtà parrocchiali. Saluto il Vescovo Ausiliare del Settore Ovest e i vostri Parroci: Padre Jean-Jacques Boeglin, Don Romano Matrone e Don Romano Maria Deb, insieme ai Sacerdoti loro collaboratori. Un saluto pieno di riconoscenza va alle religiose e ai laici che, a vario titolo, cooperano all'azione pastorale delle vostre comunità.

3. La zona di Palmarola, relativamente meno estesa di altri settori della Diocesi, vede la presenza di ben tre parrocchie. Auspico di cuore che, grazie anche a questo nostro incontro, si rafforzi in tutti i parrocchiani il desiderio della comunione, perché più efficace risulti l’annuncio del Vangelo agli abitanti del quartiere. Anche nella zona in cui vivete è diffuso, purtroppo, il fenomeno delle moderne "sette". Esse tentano di far presa specialmente su coloro che si trovano in situazioni di difficoltà e di solitudine. E' necessario, in questo contesto, porre mano a un’opera di nuova evangelizzazione forte e coraggiosa. Occorre che Gesù, centro del cosmo e della storia, incontri ogni essere umano, perché nel mistero della Redenzione "il problema dell’uomo è iscritto con una speciale forza di verità e di amore" (Redemptor hominis RH 18).

Annunciare Cristo è far sperimentare a chiunque, ma specialmente a chi soffre di povertà spirituali e materiali, la tenerezza e la misericordia divine.

4. Ogni vostra comunità, sotto la guida generosa e illuminata dei rispettivi pastori, diventi luogo di accoglienza e di solidarietà. Le parrocchie siano scuole di educazione alla fede autentica, consapevoli di essere custodi di un grande tesoro, che non è lecito sciupare, ma che va accresciuto continuamente (cfr ibid., 18).

Al centro di ogni progetto pastorale ci sia l’Eucaristia, che costruisce la Chiesa come autentica comunità del Popolo di Dio e sempre la rigenera sulla base del sacrificio di Cristo stesso (cfr ibid., 20). All’Eucaristia invito a far riferimento soprattutto voi, care famiglie, chiamate ad accompagnare i vostri figli negli itinerari di preparazione ai sacramenti dell'iniziazione cristiana e a seguirli nell’adolescenza come pure in seguito, perché, crescendo, essi portino fedelmente a compimento la missione che Dio ha loro riservata.

5. Carissimi Fratelli e Sorelle! So che le vostre parrocchie non posseggono ancora, per le loro attività pastorali e sociali, adeguate strutture. Ciò tuttavia non vi impedisca di far risuonare con vigore in ogni angolo di Palmarola l'annuncio che "Gesù Cristo va incontro all’uomo, anche della nostra epoca, con le stesse parole: «Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi»" (Redemptor hominis RH 12).

La Vergine Maria, sublime modello di fede e di amore verso Dio, vi aiuti a riconoscere in Gesù il Figlio di Dio ed il Signore della nostra vita. A Lei affido voi qui presenti e i vostri programmi apostolici, come pure l’itinerario quaresimale che da poco abbiamo intrapreso. Ci aiuti Lei ad essere familiari "con la profondità della redenzione, che avviene in Cristo Gesù" (ibid., 10). Amen!
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GPII Omelie 1996-2005 404