GPII 1988 Insegnamenti - Le credenziali del nuovo ambasciatore della Repubblica Popolare del Benin - Città del Vaticano (Roma)

Le credenziali del nuovo ambasciatore della Repubblica Popolare del Benin - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Fraterna collaborazione interreligiosa per lo sviluppo integrale di ogni uomo

Testo:

Signor ambasciatore.

Benvenuto in Vaticano! Ho il piacere di ricevere l'eccellenza vostra in qualità di ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica Popolare del Benin.

Accolgo con favore i nobili sentimenti espressi nelle sue cortesi parole; ringrazio, in particolare, dell'amabile saluto presentatomi da parte del suo presidente, sua eccellenza il generale Mathieu Kerekou. Gli rinnovo, per suo tramite, i voti ferventi espressi ieri, in occasione della festa nazionale del vostro Paese. Gli assicuro nuovamente la mia preghiera a Dio perché aiuti i beninesi a continuare "uno sviluppo che realizza tutte le aspirazioni del cuore umano", per riprendere le parole del mio messaggio.

Lei ha accennato, signor ambasciatore, all'impegno della Sede apostolica per la difesa della dignità umana, per la promozione della giustizia sociale e per l'instaurazione di una pace duratura tra le nazioni. Si tratta di ideali che anche il suo Paese desidera promuovere, e la sua presenza in questo luogo testimonia l'interesse dei suoi connazionali per le motivazioni di ordine spirituale, per l'edificazione di un mondo sempre più autenticamente umano. Sono certo che la sua missione svilupperà ancora di più una convergenza di vedute e rafforzerà legami già esistenti, a tutto vantaggio di una azione più efficace per il bene comune dei nostri fratelli e sorelle.

Le iniziative messe in atto per una più grande comprensione e fraternità tra gli uomini diventano più fruttuose quando trovano in altri una certa concezione dell'uomo che include la sua misteriosa vocazione di apertura a Dio. La saggezza dei popoli del suo continente li rende capaci di cogliere intuitivamente questa dimensione spirituale dell'uomo, ed è giusto contribuire al suo sviluppo, per il bene di tutta la famiglia umana.

Da parte sua, la Chiesa cattolica, che ha il solo desiderio di proclamare liberamente l'annuncio di salvezza del Signore, desidera lavorare, in fraterna collaborazione con i membri di altre confessioni religiose e nel rispetto del credo di ciascuno, per lo sviluppo integrale di ogni uomo e di ogni donna.

Mi consenta, signor ambasciatore, di cogliere questa occasione per salutare, tramite lei, i cattolici del Benin, che conservo nella preghiera e nel cuore. Quest'anno ho potuto conoscere ancor di più la loro vita cristiana grazie alla visita dei loro Vescovi nel marzo scorso. La posso assicurare della loro leale collaborazione. Animati dal dinamismo della fede, essi desiderano unirsi ai loro connazionali nell'opera dello sviluppo della nazione, portando il lievito del Vangelo là dove vivono. Secondo i loro mezzi, essi vogliono aiutare primariamente quanti sono nel bisogno; contribuire all'importante lavoro dell'educazione dei giovani, insegnando alle nuove generazioni a porre la loro sete di ideali nella realizzazione di opere esaltanti e utili alla comunità; rafforzare le strutture familiari, conformi alla dignità dell'uomo e della donna, per il bene della loro nazione.

Al momento dell'inizio ufficiale del suo impegno diplomatico, le porgo i miei migliori auguri per il felice svolgimento della sua missione. Sia certo, signor ambasciatore, di trovare qui sempre l'attenzione comprensiva di cui può avere bisogno. Mentre ripeto tutta la mia affezione per il popolo beninese, e mentre rivolgo il mio deferente ossequio ai suoi governanti, invoco sulla nazione intera l'aiuto di Dio e l'abbondanza delle sue benedizioni.


Data: 1988-12-01 Data estesa: Giovedi 1 Dicembre 1988




Ai membri della consulta della Congregazione per il Culto divino - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La riforma liturgica: un impegno da continuare, sostenere e purificare

Testo:


1. Sono lieto di incontrare voi superiori, officiali, consultori e periti della Congregazione per il Culto divino, riuniti per la consulta.

Saluto tutti i presenti; saluto in particolare il Cardinal Eduardo Martinez Somalo che ringrazio per le espressioni ora rivoltemi ed a cui rinnovo l'augurio cordiale di ogni buon esito nell'ufficio di prefetto del vostro dicastero, che ho voluto recentemente affidargli.

L'incontro si svolge in occasione del XXV anniversario della pubblicazione della costituzione "Sacrosanctum Concilium", avvenuta precisamente il 4 dicembre del 1963. Questo documento ha segnato una pietra miliare nella storia della Chiesa, facendo riscoprire la profonda tradizione cristiana nel campo liturgico. E' vero, ci sono state delle interpretazioni abusive, ma è indubitabile che la sua benefica irradiazione ha stimolato un nuovo slancio nella preghiera comunitaria. Sono tanti i frutti che esso ha dato alla Chiesa: non è questo il momento di elencarli, lo faro, se Dio vuole, in un prossimo documento commemorativo.


2. I venticinque anni che ci separano da quel giorno ci avvertono che la situazione nella Chiesa, e anche nella società, ha subito dei cambiamenti. Nuove generazioni sono arrivate, e stanno adesso assumendo le loro responsabilità, anche nel campo della pastorale liturgica. Questo comporta la necessità di valutare ancor più profondamente, e soprattutto di vivere e far vivere, la liturgia della Chiesa, secondo lo spirito e la lettera, genuinamente interpretati, dell'importante documento conciliare.

Il lavoro che ora vi impegna è di tradurre in fatti le sue profonde affermazioni, quando dice che la liturgia è la manifestazione più importante della vita della Chiesa (cfr. SC 2 SC 26 SC 41). E se questa, come ricorda la costituzione "Lumen Gentium" (LG 4), è "de unitate Patris et Filii et Spiritus Sancti plebs adunata", anche la liturgia dovrà esprimere in maniera intensa questa dinamica trinitaria.

La liturgia vive attingendo a questa fonte: di fatto, in essa si celebra il mistero pasquale di Cristo, sempre presente ed operante nel centro di tutte le azioni liturgiche; essa celebra la lode e il rendimento di grazie all'"amore fontale" (AGD 2) del Padre; in essa, ancora, la Chiesa invoca lo Spirito Santo perché vuole esprimere la sua consapevolezza di non agire secondo la capacità umana, ma di fare ciò che soltanto la grazia di Dio è capace di fare.


3. Per raggiungere tutta la profondità spirituale della celebrazione liturgica, ci vuole l'iniziazione "teologica, storica, spirituale, pastorale e giuridica" di cui parla la "Sacrosanctum Concilium" nell'art. SC 16. E' quanto si è prefisso la costituzione "Pastor Bonus", nel riunire in una sola congregazione tutta l'attività propria del "munus sanctificandi". "La congregazione vi si afferma, si occupa di tutto ciò che, salva la competenza della Congregazione della Dottrina della Fede, spetta alla Sede apostolica circa la regolamentazione e la promozione della sacra liturgia, in primo luogo dei sacramenti" ("Pastor Bonus", 62), e di essi ne "favorisce e tutela la disciplina" ("Pastor Bonus", 63).

Non si tratta di due cose diverse: la liturgia da una parte e i sacramenti dall'altra, ma di una sola realtà, la liturgia della Chiesa, dentro la quale il posto dei sacramenti, e tra questi ancora quello dell'Eucaristia, è primordiale. E' infatti nei sacramenti che l'"opus redemptionis" viene soprattutto perpetuato e partecipato a tutti i membri del Corpo mistico, a gloria di Dio e per la salvezza del mondo.

Si apre così nella Curia romana, e in tutte le Chiese particolari, una visione più organica del "munus sanctificandi". Sarà premura della Chiesa compiere uno sforzo creativo in tutte le dimensioni accennate per far si che questa volontà manifestata nella costituzione "Pastor Bonus" venga attuata in maniera efficace.

Come ha già affermato la "Sacrosanctum Concilium", e come ha ribadito il Sinodo straordinario dei Vescovi dell'anno 1985, "ad ottenere questa piena efficacia, è necessario che i fedeli si accostino alla sacra liturgia con retta disposizione d'animo, conformino la loro mente alle parole che pronunziano e cooperino con la grazia divina per non riceverla invano. perciò i pastori d'anime devono vigilare attentamente che nell'azione liturgica non solo siano osservate le leggi che ne assicurano la valida e lecita celebrazione, ma che i fedeli vi prendano parte consapevolmente, attivamente e fruttuosamente" (SC 11).


4. L'allusione che si fa, in questo testo conciliare, ai pastori, introduce un aspetto particolarmente importante, quello cioè di assistere i Vescovi diocesani, perché siano guida ai loro fedeli nella partecipazione sempre più attiva e spirituale della sacra liturgia (cfr."Pastor Bonus", 64,1). E' stata una delle grandi affermazioni della "Sacrosanctum Concilium" quella di restituire all'autorità del Vescovo la potestà e l'ufficio di regolare la liturgia nella propria Chiesa particolare (cfr. SC 22 SC 1 SC 41). La congregazione, come organo del ministero petrino, ha il compito di servire alla comunione ecclesiale tra la Chiesa di Roma e le Chiese locali in tutto il mondo.

Anche in questo si dovrà essere attenti per studiare i modi di collaborazione personale e di ricerca dei bisogni spirituali e pastorali che si manifestano in tutta la Chiesa.

La riforma liturgica ha suscitato dappertutto un grande e generoso impegno. Esso deve essere continuato, sostenuto, e, quando è necessario, purificato. Anche per questo riuscirà utile la presenza della congregazione come istanza di collegamento e di aiuto, che non sopprime la fisionomia originale di ciascuno degli organismi, ma la mette maggiormente in risalto.

A voi, che avete in questa missione un posto di primo piano, auguro un lavoro fecondo.

Da parte mia vi accompagno con la mia benevolenza e con la costante preghiera. Vi sia di sostegno la benedizione apostolica, che ora imparto di cuore a tutti voi.


Data: 1988-12-02 Data estesa: Venerdi 2 Dicembre 1988




Alle partecipanti al Congresso Nazionale del CIF - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La forza cristiana dei valori etici nelle relazioni familiari e di coppia

Testo:


1. Sono particolarmente lieto per questo rinnovato incontro con voi, che partecipate al XXI Congresso Nazionale del Centro Italiano Femminile.

Porgo il mio saluto alla presidente, a cui esprimo il mio ringraziamento per le espressioni ora rivoltemi, al consulente nazionale, alle dirigenti, alle aderenti provenienti da ogni parte d'Italia, ed a tutti coloro che, a diverso titolo, partecipano alle vostre iniziative e con voi collaborano a realizzarle.

Il tema del vostro congresso nazionale: "Donna e linguaggi in trasformazione" è molto significativo perché oggi sembra diventare più difficile comunicare e vivere nel pieno rispetto della persona altrui.

La vostra associazione, da oltre quarant'anni, ispirandosi alla visione cristiana della persona e della società, è presente in modo incisivo e costruttivo in tutti gli spazi della comune convivenza e cerca di collaborare con le istituzioni per renderla migliore.

Si può dire che la storia della vostra associazione coincide con la presa di coscienza dei ruoli sociali e culturali che tante donne cristiane sono chiamate a riscoprire nel contesto di una realtà in mutamento.


2. Voi siete l'espressione di un movimento femminile cristiano impegnato sul piano religioso, culturale e sociale per il riconoscimento della dignità della donna e per il suo inserimento paritario in tutti i settori dove si operano le scelte e si organizza la vita della comunità civile.

Questo vostro congresso vi proietta verso il futuro, perché state cercando di individuare nuove possibilità ed opportunità per il rispetto della dignità della donna, per l'adempimento della sua vocazione e della sua missione in tutti gli ambienti, in cui si trova ad operare.

Il vostro compito di donne cristiane è di vivere in questo tempo difficile, senza lasciarvi sopraffare dalle contraddizioni, senza cedere alla tentazione del disimpegno, senza accettare compromessi.

Siete consapevoli che il complesso mondo di oggi richiede il discernimento critico e la sapienza del cuore perché l'organizzazione della comune convivenza sia regolata da leggi rispettose dell'"ethos" umano e cristiano.

E' necessario comprendere i linguaggi del nostro tempo, perché attraverso i vari linguaggi della cultura attuale passano messaggi che influenzano il pensiero e la vita degli uomini e delle donne.

E' pertanto indispensabile che anche voi sappiate entrare con la vostra identità nel tessuto e nell'intreccio dei processi comunicativi, contribuendo a dare il proprio apporto di responsabilità per un'evoluzione positiva della società.


3. Le trasformazioni che investono soprattutto il mondo della scienza e della tecnica, apportano preziosi vantaggi ma talora anche rischi e conseguenze negative che potrebbero sconvolgere le leggi stesse della vita.

Nel vostro congresso avete individuato le cause che sono all'origine delle tensioni nella famiglia, nei suoi rapporti anche con la società. Giustamente state cercando nuovi modi per sostanziare di valori etici il linguaggio delle relazioni familiari e di coppia nella riaffermazione concreta della pari dignità dell'uomo e della donna, chiamati entrambi da Dio ad "assoggettare la terra" (Gn 1,28), a renderla abitabile, a dar vita ad un intreccio di relazioni sempre più libere, per la grazia del Redentore, dalla schiavitù del peccato, che è fonte di discriminazione.

La cultura, che va sempre più diffondendosi, esige una conoscenza e una divulgazione approfondita dei principi fondamentali e vitali che riguardano la famiglia, oggi più che mai messa in discussione e minacciata. Vi sono grato per la benemerita attività che svolgete al fine di assistere le famiglie cristiane e di difenderne i valori morali e spirituali.

In un campo così importante e delicato, non si può fare a meno del vostro impegno generoso e della vostra testimonianza chiara e coraggiosa.

Siate sensibili per tutti i drammi umani e per le difficili situazioni, in cui possono venire a trovarsi tante donne. Come ho detto nella lettera apostolica "Mulieris Dignitatem", "è difficile enumerare tali sofferenze, è difficile chiamarle tutte per nome: si possono ricordare la premura materna per i figli, specialmente quando sono ammalati o prendono una cattiva strada, la morte delle persone più care, la solitudine delle madri dimenticate dai figli adulti o quella delle vedove, le sofferenze delle donne che da sole lottano per sopravvivere e delle donne che hanno subito un torto o vengono sfruttate. Ci sono infine le sofferenze delle coscienze a causa del peccato, che ha colpito la dignità umana o materna della donna, le ferite delle coscienze che non si rimarginano facilmente" (MD 19).

In queste dolorose vicende fate sentire la vostra partecipazione e il conforto della vostra parola amica che prende luce e forza dalla fede cristiana.


4. Renda possibile la piena realizzazione di tale impegno colei che, prima tra le donne, è la depositaria di ogni speranza, Maria: la vostra ispiratrice, il vostro modello e la vostra madre.

Vi sia di conforto la mia benedizione, che ora imparto a voi ed a tutte le vostre associate.


Data: 1988-12-02 Data estesa: Venerdi 2 Dicembre 1988




Ai partecipanti alla seconda Conferenza Nazionale dell'Emigrazione - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La società umana deve diventare veramente una sola grande famiglia

Testo:

Egregi signori! Cari fratelli e sorelle!


1. Sono lieto di salutarvi e di accogliervi in qualità di rappresentanti delle Associazioni Nazionali dell'Emigrazione, riuniti a Roma per la vostra seconda conferenza sul tema: "Gli italiani che vivono il mondo".

Ringrazio il signor senatore Gilberto Bonalumi per le espressioni ora rivoltemi, e voi tutti per la visita che avete voluto farmi e soprattutto per l'opera che svolgete per l'elevazione morale e sociale degli emigranti.

Con voi ed attraverso voi esprimo il grato pensiero ai Vescovi delle Chiese locali di tutto il mondo, particolarmente a quelli della Chiesa che vive in Italia, tanto pastoralmente solleciti anche nei vostri confronti; ai sacerdoti dell'emigrazione, diocesani e religiosi, ed alle religiose che hanno fatto la scelta di servire i migranti. Il mio sincero apprezzamento e fiducioso augurio si estendono ai laici impegnati nella causa della promozione degli emigranti.


2. La Chiesa è costituita per la "missione" e per l'evangelizzazione: questo è il suo impegno fondamentale, che diviene anche servizio all'uomo.

Cristo, infatti, non solo ci ha rivelato il Padre e donato il suo Spirito, ma ci mostra anche la profonda verità sull'uomo. così "il Vangelo è per essenza un messaggio senza frontiere" (cfr. "Allocutio Missionariis qui Conventui "UCEI" interfuerunt", 2, die 27 iunii 1986: , IX, 1 [1986] 1950).

La Chiesa si è interessata del fenomeno migratorio fin dai primi suoi inizi con vari documenti ed interventi. Non posso non ricordare, a questo proposito, le grandi figure di due Vescovi italiani, attenti ai nuovi fermenti sociali e premurosi verso le necessità del loro popolo, divenuti tanto benemeriti verso coloro che andavano a cercare non facile fortuna per sè e per i propri cari in terre d'Europa e delle Americhe. Mi riferisco - voi lo avete compreso - a monsignor Geremia Bonomelli, Vescovo di Cremona, ed al servo di Dio monsignor Giovanni Battista Scalabrini, il quale fondo una società apostolica, la benemerita Congregazione Scalabriniana per l'assistenza morale e materiale dei migranti. Nè si può ignorare l'impegno generoso e solidale, particolarmente in favore delle ragazze emigrate, svolto dalla "maestrina di Sant'Angelo Lodigiano", santa Francesca Saverio Cabrini.


3. I tempi sono certamente mutati da allora ad oggi. Alla assistenza per difendere gli emigranti da soprusi è succeduta nel tempo una legislazione nazionale ed internazionale che sancisce i fondamentali diritti dei lavoratori, tra cui il diritto al ricongiungimento con i propri familiari, il diritto di prendere parte alla vita sociale, sindacale e, almeno parzialmente, a quella politica. Sono stati anche stipulati numerosi accordi di previdenza e sicurezza sociale.

Ebbene, non ci stancheremo mai di ripetere con il Concilio Vaticano II che "l'uomo... è l'autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale" (GS 63) e che quindi "sono da onorare e da promuovere la dignità e l'integrale vocazione della persona umana come pure il bene dell'intera società" (GS 63).

E' l'economia, pertanto, a doversi adattare "alle esigenze della persona e alle sue forme di vita" (GS 67), e non viceversa. E' la politica a dover servire la comunità degli uomini dai quali ha ricevuto la deputazione e per i quali è costituita, e non il contrario. E' la società intera, infine, che deve aprirsi a tutte le categorie, gruppi etnici, classi sociali che la compongono: nessuna di queste deve servire da semplice supporto per l'unilaterale vantaggio di alcuni o di qualche gruppo. E' quanto ho espresso nella enciclica sul lavoro umano, affermando che "l'emigrazione per lavoro non può in nessun modo diventare una occasione di sfruttamento finanziario o sociale" (LE 23). Anche nella più recente enciclica sulla questione sociale ho voluto ribadire che "lo sviluppo è globale, è un fatto etico e che riguarda la sfera dei beni morali ancor prima e più ancora di quelli materiali" (SRS 15).

Dagli argomenti da voi trattati rilevo con soddisfazione che queste preoccupazioni sono vivamente sentite e che sono tenute presenti nel vostro impegno sociale, sindacale e politico. Vi esorto, pertanto, ad intensificare ogni sforzo teso a coordinare le iniziative, a finalizzare sempre meglio gli interventi.


4. Molto è cambiato nelle migrazioni storicamente considerate a 13 anni dalla vostra prima conferenza. Lo dimostra lo stesso titolo dell'attuale convegno: "Gli Italiani che vivono il mondo". Se così è, allora dovete sentire il respiro del mondo, e vivere i vostri problemi anche nello spirito delle attese dei Paesi che vi ospitano, dei quali siete per vari motivi parte integrante ed ai quali dovete offrire il contributo della vostra collaborazione fattiva e leale.

Non è detto con ciò che siano sparite del tutto sacche di miseria, che non venga più praticato alcuno sfruttamento nei confronti dei migranti. Ma è indubbio che la laboriosità e la tenacia vi hanno permesso di elevare le condizioni generali di vita. Anche per questo cresce oggi l'esigenza di una responsabile ed attiva partecipazione alla comune gestione di quanto interessa tutti ed è frutto del concorso di tutti.

A ciò si aggiunga la richiesta delle giovani generazioni di chiarire la propria identità individuale e collettiva: una ricerca di radici per inserirsi nel nuovo tessuto culturale, spirituale e sociale. La convinzione, inoltre, che alcuni problemi, divenuti planetari, hanno bisogno di ampia solidarietà, e che tante soluzioni sono possibili soltanto con politiche che superino le barriere nazionali, giova molto alle cause dei migranti. Se si persegue questa prospettiva, la società umana diverrà veramente una sola grande famiglia.

Permettete che anche in questa occasione mi faccia, nel nome di Cristo, voce e difensore di quanti soffrono a causa di discriminazioni, e rinnovi la condanna per ogni forma di rigetto sociale o rifiuto verso coloro che sono culturalmente diversi, per qualsiasi espressione di xenofobia o di razzismo: il messaggio di figliolanza in Dio e di fratellanza in Cristo, che è anima del Vangelo, non permette al riguardo incertezze o compromessi.

Ricordo un altro fenomeno che da alcuni anni interessa anche l'Italia: gli immigrati del Terzo Mondo ed i profughi. L'Italia, memore del proprio passato di massiccia emigrazione, e attenta al corso della storia, si mostra sempre più accogliente e, nella misura delle sue possibilità, ospitale verso questi lavoratori, studenti e profughi. "A lungo termine nessun Paese benestante - ricordai ai lavoratori emigranti in Germania - potrà difendersi dall'assalto di tanti uomini che hanno poco o nulla per vivere" ("Allocutio ad operatores in Germania migrantes, in templo cathedrali Maguntino habita", die 17 nov. 1980: , III, 2 [1980] 1262ss). Occorre avviarsi verso una ordinata e rispettosa convivenza di diversi gruppi etnici e di diverse razze.

E' un passaggio epocale, che a tappe diviene sempre più chiaro e necessario. Lo conferma lo stesso progetto dell'Europa del 1992. La diversità deve essere complementarietà e ricchezza, non deve generare opposizione.


5. Con questi sentimenti auguro buon esito ai vostri lavori che ormai volgono al termine.

Il periodo di Avvento che stiamo vivendo, vi prepari ancora una volta all'incontro con Cristo ed a riconoscerlo soprattutto nei poveri ed emarginati.

E a voi tutti imparto la mia benedizione.


Data: 1988-12-03 Data estesa: Sabato 3 Dicembre 1988




Al termine del concerto offerto dalla RAI - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'arte della musica: espressione di Dio

Testo:

Al termine di questo concerto, tanto significativo e bello, desidero esprimere il mio sentimento di viva riconoscenza alla Radiotelevisione italiana per il godimento spirituale che ha procurato a me ed a tutti i presenti con le esecuzioni musicali or ora ascoltate: lo "Stabat Mater" di Krzysztof Penderecki, l'"Ave Maria" di Johannes Brahms, la "Messa in Re minore" di Antonin Dvorak.

Ringrazio, anzitutto, il presidente della RAI, Enrico Manca e il direttore generale, Biagio Agnes, per aver disposto la realizzazione di questo singolare incontro artistico, e ringrazio il maestro direttore Gilbert Levine, i bravi solisti, i direttori dei cori, i componenti l'Orchestra Sinfonica e Coro di Roma della Radiotelevisione italiana e il Coro della Filarmonica di Cracovia. A tutti giunga l'espressione dei miei sentimenti di ammirazione, di plauso, di riconoscenza. Sono certo di interpretare, così, anche i sentimenti dei presenti e di tutti coloro che hanno seguito il concerto mediante la radio o televisione.

Sono lieto che tale manifestazione si svolga nel trentesimo anniversario della proclamazione di santa Chiara patrona della televisione.

"Serdecznie dziekuje moim rodakom z dobrze mi znanej Filharmonii Krakowskiej za ich obecnosc i za ich wystep".

Abbiamo avuto anche questa sera una riprova di come il dialogo con Dio possa diventare nell'artista preghiera e poesia, implorazione e gioia, dramma e testimonianza di fede. Lo abbiamo sentito nell'intensa invocazione del nome di Cristo e nella pacata invocazione dell'Ave Maria, nella meditata espressione di una sentita fede popolare. Tutto questo ci conferma con quanta efficacia l'arte della musica ci aiuti ad entrare nello spirito di preghiera e come sia elevata espressione di Dio.

Rinnovo, perciò, il mio plauso e la mia riconoscenza agli organizzatori, agli esecutori e, nel nome del Signore, benedico tutti i presenti.


Data: 1988-12-03 Data estesa: Sabato 3 Dicembre 1988




Lettera apostolica nel venticinquesimo anniversario della costituzione conciliare "Sacrosanctum Concilium" sulla sacra liturgia - "Vicesimus Quintus Annus"


A tutti i fratelli nell'episcopato e nel sacerdozio salute e apostolica benedizione.

Sono trascorsi venticinque anni da quando il 4 dicembre dell'anno 1963 il Sommo Pontefice Paolo VI promulgo la costituzione "Sacrosanctum Concilium" sulla sacra liturgia, che i Padri del Concilio Vaticano II, riuniti nello Spirito Santo avevano poco prima approvato (AAS 56 [1964] 97-134). Fu quello un evento memorabile per diverse ragioni. Infatti, era il primo frutto del Concilio, voluto da Giovanni XXIII, per l'aggiornamento della Chiesa; era stato preparato da un vasto movimento liturgico e pastorale; era foriero di speranza per la vita ed il rinnovamento ecclesiale.

Nell'attuare la riforma della liturgia, il Concilio realizzo, in maniera del tutto particolare, lo scopo fondamentale che si era proposto: "Far crescere ogni giorno più la vita cristiana tra i fedeli; meglio adattare alle esigenze del nostro tempo quelle istituzioni che sono soggette a mutamenti; favorire tutto ciò che può contribuire all'unione di tutti i credenti in Cristo; rinvigorire ciò che giova a chiamare tutti nel seno della Chiesa" (SC 1).


2. Fin dall'inizio del mio servizio pastorale sulla Cattedra di Pietro, mi preoccupai di "insistere sulla permanente importanza del Concilio Ecumenico Vaticano II" e presi "il formale impegno di dare ad esso la dovuta esecuzione".

Ed aggiunsi che occorreva "far maturare nel senso del movimento e della vita i semi fecondi che i Padri dell'assise ecumenica, nutriti dalla Parola di Dio, gettarono sul buon terreno (cfr. Mt 13,8-23), cioè i loro autorevoli insegnamenti e le loro scelte pastorali" ("Primus Nuntius ad universum orbem", die 17 oct. 1978: , I [1978] 6). A più riprese ho poi sviluppato, su diversi punti, l'insegnamento del Concilio circa la liturgia (cfr. RH 7 RH 18-22; CTR 23 CTR 27-30 CTR 33 CTR 37 CTR 48 CTR 53-55 CTR 66-68; "Dominicae Cenae"; DM 13-15; FC 13 FC 15 FC 19-21 FC 33 FC 38-39 FC 55-59 FC 66-68; RP 23-33), ed ho richiamato l'importanza che la costituzione "Sacrosanctum Concilium" ha per la vita del Popolo di Dio: in essa "è già rinvenibile la sostanza di quella dottrina ecclesiologica, che sarà successivamente proposta dall'assemblea conciliare. La costituzione "Sacrosanctum Concilium" che fu il primo documento conciliare in ordine di tempo, anticipa" ("Allocutio ad eos qui interfuerunt Conventui Praesidum et Secretariorum Commissionum Nationalium de liturgia", 1, die 27 oct. 1984: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VII, 2, [1984] 1049) la costituzione dogmatica "Lumen Gentium" sulla Chiesa e si arricchisce, a sua volta, dell'insegnamento di questa costituzione.

Dopo un quarto di secolo, durante il quale la Chiesa e la società hanno conosciuto profondi e rapidi mutamenti, è opportuno mettere in luce l'importanza di questa costituzione conciliare, la sua attualità in rapporto all'emergere di problemi nuovi e la perdurante validità dei suoi principi.

I. Il rinnovamento nella linea della Tradizione


3. Rispondendo alle istanze dei Padri del Concilio di Trento, preoccupati della riforma della Chiesa del loro tempo, Papa san Pio V provvide alla riforma dei libri liturgici, in primo luogo del breviario e del messale. Fu questo il medesimo obiettivo che perseguirono i romani Pontefici nel corso dei secoli seguenti assicurando l'aggiornamento o definendo i riti e i libri liturgici, e poi, dall'inizio di questo secolo, intraprendendo una riforma più generale.

San Pio X istitui una speciale commissione incaricata di questa riforma, per il cui compimento pensava che sarebbero stati necessari parecchi anni; tuttavia, egli pose la prima pietra dell'edificio ripristinando la celebrazione della domenica e riformando il breviario romano (Pii X "Divino Afflatu", die 1 nov. 1911: AAS 3 [1911] 633-638). "In verità tutto questo esige, - egli affermava - secondo il parere degli esperti, un lavoro tanto grande quanto diuturno; e perciò è necessario che passino molti anni, prima che questo, per così dire, edificio liturgico... riappaia di nuovo splendente nella sua dignità e armonia, una volta che sia stato come ripulito dallo squallore dell'invecchiamento" (Pii X "Abhine Duos Annos", die 23 oct. 1913: AAS 5 [1913] 449-450).

Pio XII riprese il grande progetto della riforma liturgica pubblicando l'enciclica "Mediator Dei" (Pii XII "Mediator Dei", die 20 nov. 1947: AAS 39 [1947] 521-600) ed istituendo una commissione (Sacrae Congr. Rituum, Sectio historica, 71, "Memoria sulla riforma liturgica" [1946]). Egli prese, altresi, delle decisioni su alcuni punti importanti, quali la nuova versione del salterio, per facilitare la comprensione della preghiera dei salmi (Pii XII "In Cotidianis Precibus", die 24 mar. 1945: AAS 37 [1945] 65-67), l'attenuazione del digiuno eucaristico, per favorire un più facile accesso alla Comunione, l'uso della lingua viva nel rituale, e, soprattutto, la riforma della veglia pasquale (Sacrae Congr. Rituum Decretum "Dominicae Resurrectionis", die 9 febr. 1951: AAS 43 [1951] 128-129) e della settimana santa (Sacrae Congr. Rituum Decretium "Maxima Redemptionis", die 16 nov. 1955: AAS 47 [1955] 838-841).

Nell'introduzione al messale romano del 1962, si premetteva la dichiarazione di Giovanni XXIII, secondo la quale "i fondamentali principi, relativi alla riforma generale della liturgia, dovevano essere affidati ai Padri nel prossimo Concilio ecumenico" (Ioannis XXIII "Rubricarum Instructum", die 25 iul. 1960: AAS 52 [1960] 594).

4. Tale riforma d'insieme della liturgia rispondeva ad una speranza generale di tutta la Chiesa. Infatti, lo spirito liturgico si era diffuso sempre più in quasi tutti gli ambienti unitamente al desiderio di una "partecipazione attiva ai sacrosanti misteri ed alla preghiera pubblica e solenne della Chiesa" (Pii X "Tra le Sollecitudini dell'Officio Pastorale", die 22 nov. 1903: "Pii X Pontificis Maximi Acta", I, 77), ed all'aspirazione, altresi, di ascoltare la Parola di Dio in misura più abbondante. Connessa col rinnovamento biblico, col movimento ecumenico, con lo slancio missionario, con la ricerca ecclesiologica, la riforma della liturgia doveva contribuire al rinnovamento globale di tutta la Chiesa.

Questo ho ricordato nella epistola "Dominicae Cenae": "Esiste, infatti, un legame strettissimo e organico tra il rinnovamento della liturgia e il rinnovamento di tutta la vita della Chiesa. La Chiesa non solo agisce, ma si esprime anche nella liturgia e dalla liturgia attinge le forze per la vita" ("Dominicae Cenae", 13).

La riforma dei riti e dei libri liturgici fu intrapresa quasi immediatamente dopo la promulgazione della costituzione "Sacrosanctum Concilium" e fu attuata in pochi anni grazie al considerevole e disinteressato lavoro di un grande numero di esperti e di pastori di tutte le parti del mondo (cfr. SC 25).

Questo lavoro è stato fatto sotto la guida del principio conciliare: fedeltà alla Tradizione e apertura al legittimo progresso (cfr. SC 23); perciò si può dire che la riforma liturgica è strettamente tradizionale "ad normam Sanctorum Patrum" (cfr. SC 50; "Missale Romanum", prooem. 6).


GPII 1988 Insegnamenti - Le credenziali del nuovo ambasciatore della Repubblica Popolare del Benin - Città del Vaticano (Roma)