GPII 1988 Insegnamenti - All'Unione dei Giuristi Cattolici Italiani - La società internazionale ha bisogno di un ordine giuridico che sia veramente al servizio della dignità umana

All'Unione dei Giuristi Cattolici Italiani - La società internazionale ha bisogno di un ordine giuridico che sia veramente al servizio della dignità umana


1. E' per me una gioia grande incontrare oggi voi, membri dell'Unione dei Giuristi Cattolici Italiani, gioia che si fa ancor maggiore a motivo della celebrazione del 40° anniversario della fondazione del vostro sodalizio (1948-1988), e a motivo dell'importante argomento, che state approfondendo in questi giorni: "Diritto naturale. Verso nuove prospettive". Si aprono davanti a voi orizzonti vastissimi, che si connettono, ne sono certo, con le preoccupazioni del successore di Pietro, e che non possono ignorare i fondamenti dottrinali posti dal Concilio Vaticano II, soprattutto nella costituzione pastorale "Gaudium et Spes" e nei decreti "Dignitatis Humanae", "Nostra Aetate" e "Gravissimum Educationis".


2. Dinanzi all'ampiezza della materia da trattare, voi avete dovuto fare una scelta importante e rivelatrice. Tale scelta manifesta l'importanza del diritto internazionale "non scritto" che forse potremmo già indicare con l'aggettivo "consuetudinario". Voi sottolineate pure il valore, la qualità dei processi che sono necessari per affermare il diritto e osservare la giustizia; il diritto procedurale che ne trarrà vantaggio dall'assumere norme più rispettose dei diritti fondamentali dell'uomo e della dignità della persona umana.

E' questo un problema che si ripercuote nella legislazione penale, ove la protezione della persona deve essere meglio assicurata. Con compiacimento vedo che vi riferite alla dottrina della Chiesa, al diritto ecclesiale ed al suo rinnovamento, che si è avuto grazie al recente Codice, definito come "l'ultimo documento conciliare".


3. Per fissare l'essenziale della vostra ricerca, voi intendete compiere una riflessione fondamentale, concernente il diritto naturale - che noi consideriamo diritto divino -, la sua conoscenza sempre più chiara, l'espressione progressiva, l'applicazione ponderata nelle società nazionali e nelle attuali "organizzazioni internazionali", le quali devono trovare l'espressione di un diritto naturale, che esprima e protegga i diritti ed i doveri di questa nascente società universale, per riconoscervi meglio i diritti della persona umana che vive in un mondo sempre più aperto ed organizzato. Un mondo che deve innanzitutto rispettare la dignità della persona umana, assicurandone il benessere personale, il vero sviluppo umano, la vita individuale e la relazione con Dio nell'ambito della famiglia, della nazione, della cultura, dello Stato e dell'unione degli Stati. La Chiesa può in tal caso servire da punto di riferimento, perché essa è una società universale, con la sua gerarchia, le sue leggi e strutture; con il suo legislatore: il Cristo.

E' lo stesso Redentore che ha consolidato il diritto naturale, elevandolo ad un livello superiore, che è quello della comunione sacramentale.


4. E' bene oggi riaffermare che ogni ordine giuridico sta al servizio della persona e a tutela del bene comune, del rispetto dei diritti inalienabili delle persone e delle comunità.

Un tale sistema giuridico ha una logica sua propria e deve proteggere la dignità della persona umana, che si fonda sulla fondamentale uguaglianza degli uomini. In tal modo potrà suscitare e meritare sempre la fiducia necessaria per fondare ogni relazione umana. Questo è ciò che nella Chiesa esige e suscita la "communio", la quale sta alla base della comunità ecclesiale e forma l'anima delle sue strutture. Quella "communio", che è assicurata nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito e che fa della Chiesa un popolo adunato (LG 4), nella comunione trinitaria di Dio che è amore (1Jn 4,48).


5. Ogni ordine giuridico, vero e sano, deve essere al servizio della persona. Un servizio difficile, che si svolge in una società pluralista, ma quanto mai necessario, se si vuole aiutare veramente l'uomo, assicurandogli una vita sociale equilibrata, giusta, ispirata da una sana morale. Un servizio di cui necessita la società internazionale, mondiale, se si intende farne una società giusta e degna di questo nome.

Per realizzare questo ideale bisogna conoscere l'uomo, la sua dignità, i suoi diritti e doveri, le sue aspirazioni quotidiane, i suoi desideri e bisogni, le sue possibilità di azione e di sviluppo, tenendo conto dell'ambiente in cui vive, le risorse di cui dispone, dell'aiuto materiale e morale al quale ha diritto. La norma oggettiva, il diritto positivo devono rispondere a questa immagine dell'uomo come espressione del diritto naturale; devono tener presenti quelle prospettive sempre nuove che tanto la riflessione filosofica e scientifica quanto il giudizio della coscienza individuale aprono; entrambe traggono vantaggio dall'essere illuminate e chiarite dalla rivelazione divina e, come ha voluto Cristo, dal Magistero ecclesiale.


6. Su tutti questi punti l'uomo contemporaneo deve progredire. Uno studio più approfondito del diritto naturale, una pratica più attenta a questo diritto divino e una sua traduzione più fedele nel diritto positivo segnano i progressi che voi cercate di formulare al meglio. Il vostro incontro ha, pertanto, la forza di un messaggio, deve fare appello agli uomini di buona volontà e trarre profitto dall'insegnamento della Chiesa.

Anche il nuovo Codice ha aperto nuovi orizzonti, ha semplificato le procedure, ha alleviato il suo diritto penale, ha assunto un atteggiamento che non è solamente più umano, ma è pure più evangelico, raccomandando di evitare in quanto possibile i processi, e di cercare invece i mezzi d'intesa più delicati, di ricorrere con maggior facilità all'arbitrato (cfr. CIC 1341 CIC 1446 CIC 1713-1714 CIC 1733-1734).

Da parte mia, auspico di vedere che un tale progresso avvenga anche sul diritto statale.

Una verità si impone al cristiano: l'autentica giustizia è animata dalla carità; il diritto è una struttura di comunione, il diritto positivo è al servizio dell'uomo nella sua ascesa a Dio! 7. Con queste considerazioni ho inteso sottolineare l'importanza del vostro Convegno, confermare il compito della vostra Unione di Giuristi Cattolici, e sostenere la speranza che un analogo sforzo sia compiuto in tutte le nazioni e a livello di strutture mondiali.

Sono veramente lieto di accompagnare i vostri lavori con la benedizione apostolica, propiziatrice di grazie ed energie spirituali.


Data: 1988-12-10 Data estesa: Sabato 10 Dicembre 1988




All'Associazione "La Lingua Amara" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Andate avanti nel diffondere la cultura del rispetto e della solidarietà

Testo:


1. Sono felice di accogliere e salutare tutti voi, rappresentanti dell'Associazione "La Lingua Amara", convenuti a Roma per un vostro raduno.

Mi congratulo con voi per aver voluto erigere questa Associazione di persone affette da balbuzie, ma che nella consapevolezza delle proprie potenzialità e responsabilità hanno deciso di occupare ugualmente il loro spazio nella società.

Anche la vostra presenza qui oggi è di per sè un gesto concreto del superamento di quelle remore che voi ben conoscete, dovute non solo alla vostra insicurezza, ma anche a fattori esterni, primo fra tutti la mancanza di una adeguata conoscenza del problema che induce di conseguenza ad atteggiamenti inadeguati sia chi ne è affetto sia la famiglia, la scuola, la società in genere.


2. Auspico che questo vostro Congresso Nazionale possa contribuire decisamente a far cadere certe barriere psicologiche in voi e negli altri in modo che vi sentiate sempre più liberi e sicuri di presentarvi socialmente come persone alla pari per dignità, così come è normale che sia. Immedesimandomi nei vostri disagi, nelle sofferenze e nelle tante frustrazioni, faccio voti che voi siate sempre apprezzati per quello che siete come persone di buona volontà e non siate invece valutati in modo riduttivo per le vostre esitazioni nel parlare.

So che molti di voi parlano ormai bene, sia per una conquista personale sia per l'aiuto esterno di appropriate tecniche psico-fonatorie applicate da esperti, che avendo sofferto essi stessi di balbuzie, hanno di questa condizione una conoscenza diretta. Per questo voglio congratularmi con tutti, ex-pazienti e professionisti. Voi siete un segno di speranza per quanti sono ora in cammino verso la meta e per quanti ancora soffrono in attesa di liberarsi dalle loro difficoltà espressive.

A questo proposito esprimo l'auspicio che sia prevista la libera scelta della terapia con il sostegno pubblico e che le autorità scolastiche provvedano a preparare le insegnanti delle scuole materne ed elementari per un intervento preventivo che risparmi a tanti bambini un futuro di sofferenze.


3. Si creino dunque le premesse a tutti i livelli per un pieno sviluppo delle vostre capacità; si deve poter contare sulla comprensione della famiglia e della società, per sentirvi aiutati, ascoltati e rispettati. Non si può prescindere da tutto ciò, se si vuole cambiare la mentalità e animare una cultura nuova che mette al centro l'uomo con le sue difficoltà e per definire ed organizzare provvedimenti e strumenti operativi.

Questo incontro col Papa dà ragione della vostra intraprendenza che rivoluziona il luogo comune del balbuziente timido, chiuso, nervoso, aggressivo, insomma incapace a muoversi nella varia e complessa rete dei rapporti sociali. E io sono ben lieto di prestare la mia voce, di unirla alla vostra per annunciare a nome di Cristo e con le sue stesse divine parole a chi ancora soffre per la sua insicurezza verbale ed emotiva: "Effeta! Apriti!" (Mc 7,34). Ecco uno strumento: l'Associazione "La Lingua Amara", che può immedesimarsi a pieno titolo con il dramma e le sofferenze, con le speranze, le lotte e le conquiste, che può alimentare il desiderio di apertura e di vita piena. Essa è - per tutto questo - motivo di speranza per la Chiesa e per la società, che hanno bisogno di uomini liberi e responsabili, capaci di concretizzare i loro progetti.


4. Le finalità della vostra Associazione, tesa a diffondere una cultura del rispetto e della solidarietà, sono nobili, per questo vi dico: andate avanti per la strada intrapresa; continuate con ardore; crescete come persone e come associazione consolidando così con entusiasmo e convinzione la vostra presenza e testimonianza.

Con la mia benedizione.


Data: 1988-12-10 Data estesa: Sabato 10 Dicembre 1988




Il discorso durante la visita alla Facoltà Teologica "Marianum" - Roma

Titolo: La mariologia deve armonizzare verità dogmatiche e acquisizioni della scienza per aiutare l'uomo contemporaneo a comprendere il progetto salvifico di Dio

Testo:


1. E' per me motivo di grande soddisfazione venire tra voi questo pomeriggio, carissimi superiori e professori dell'Ordine dei Servi di Maria, alunni e alunne della Pontificia Facoltà Teologica "Marianum". La liturgia di Avvento costituisce una lieta cornice a questo incontro, che mi è gradita occasione per salutarvi e per esprimervi il mio incoraggiamento.

Saluto, in particolare, il Cardinale William W. Baum e l'Arcivescovo monsignor Josè Martins Saraiva, rispettivamente prefetto e segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica, e, con loro, il padre Michel Sincerny, gran cancelliere e priore generale dell'Ordine dei Serviti, a cui va il mio cordiale ringraziamento per l'indirizzo ora rivoltomi, e il preside, padre Salvatore Meo.


2. Il compito affidato alla Pontificia Facoltà Teologica "Marianum" è quello di approfondire lo studio della figura di Maria di Nazaret e della sua missione nella storia della salvezza.

Mi è noto l'impegno dei professori nell'insegnamento, nella ricerca, nella divulgazione. Mi è nota pure l'applicazione degli studenti nell'apprendimento delle varie discipline teologiche, in particolare della mariologia. Nè sfugge l'importanza delle principali istituzioni della Facoltà, quali sono la biblioteca che, per la ricchezza e il criterio selettivo, è divenuta un luogo di incontro per molti studiosi di mariologia e un centro di preziose informazioni bibliografiche; la rivista "Marianum", la quale costituisce una qualificata presenza nel panorama delle riviste teologiche: essa mi offre la gradita opportunità di rivolgere un pensiero a colui che ne fu lungimirante e coraggioso fondatore, il compianto padre Gabriele M. Roschini; e cito ancora i simposi internazionali di Mariologia, i quali costituiscono un appuntamento stimolante per molti teologi.

So che il mantenimento di tali istituzioni comporta un grave impegno; ma esso è meritorio perché reca un prezioso servizio alla Chiesa.


3. Sono venuto come Vescovo di Roma e successore di Pietro, al quale il Signore affido il compito di confermare i fratelli nella fede (cfr. Lc 22,31) come custode quindi del deposito della divina rivelazione e promotore della ricerca teologica, tra cui occupa un posto importante la mariologia.

Chi conosce la storia dello sviluppo del dogma sa che la figura della Madre di Gesù non ha occupato un posto marginale nella riflessione della Chiesa: già i primi santi Padri dedicarono a lei pagine di alto valore teologico e spirituale. Il magistero, poi, specialmente in momenti di gravi crisi cristologiche, le ha prestato grande attenzione: nei pronunciamenti dogmatici dei Concili ecumenici di Costantinopoli (380), di Efeso (431) e di Calcedonia (451), preceduto quest'ultimo dal rilevante "Tomus ad Flavianum" di san Leone Magno (449); nei canoni del Concilio Lateranense del 649 (cfr. "Canones" 2-4; "Enchiridion Symbolorum", 502-504), di ampia risonanza ecclesiale e nel Concilio Niceno II (787). Dall'insegnamento di questi Concili emerge la figura di Maria, quale sempre vergine Madre di Dio, perché per opera dello Spirito e senza intervento di uomo, genero Gesù, nostro salvatore e redentore; ricordo ancora la bolla dogmatica "Ineffabilis Deus" (1854), con la quale Pio IX defini la Concezione Immacolata di Maria, e la costituzione apostolica "Munificentissimus Deus" (1950), con cui Pio XII sanci solennemente la fede perenne della Chiesa nell'Assunzione della Vergine in corpo e anima al cielo.

Nella nostra epoca, il documento magisteriale più significativo è senza dubbio il capitolo VIII della costituzione "Lumen Gentium" del Vaticano II. Esso, sotto il profilo dottrinale, costituisce una "sintesi così vasta della dottrina cattolica circa il posto che Maria santissima occupa nel mistero di Cristo e della Chiesa" (Paolo VI "Allocutio tertia SS Concilii periodo exacta" die 21 nov. 1964), quale nessun altro Concilio aveva offerto. Sintesi sicura, autorevole, viva, attuale che, insieme con gli sviluppi magisteriali del postconcilio, è necessario conoscere, approfondire, diffondere ed assimilare vitalmente.

Sotto il profilo metodologico il capitolo VIII è rilevante non solo per l'impostazione di fondo della trattazione di Maria nella visuale della storia della salvezza, ma anche per la prospettiva ecclesiologica con cui è considerata la figura, umile e grande, della serva del Signore (cfr. Lc 1, 38, 48), indissolubilmente congiunta a Cristo, e al tempo stesso "unita nella stirpe di Adamo, con tutti gli uomini bisognosi di salvezza" (LG 53), sempre congiunta con la Chiesa ancora pellegrina sulla terra o già gloriosa nel cielo.

Tutto questo ha consentito alla mariologia di conoscere, superato un momento di crisi, una nuova e promettente fioritura. A quella sintesi e a quella impostazione si attenne il mio predecessore Paolo VI, di venerata memoria, nel suo insegnamento mariologico; e ad esse mi sono richiamato nell'enciclica "Redemptoris Mater" (cfr. RMA 1 RMA 38 RMA 42 RMA 48).


4. Oggi la mariologia, alla luce del Vaticano II, si rinnova, stabilisce fecondi contatti interdisciplinari, affronta problemi nuovi, si sente investita di nuovi compiti.

Negli ultimi decenni sono stati conseguiti risultati rilevanti nel campo della mariologia biblica: sono stati individuati nuovi temi ed altri sono stati rinnovati alla luce di una approfondità esegesi; sono stati esplorati promettenti campi di ricerca, quali la letteratura intertestamentaria; è stato avvertito il legame che unisce armoniosamente gli scritti biblici con la letteratura patristica del II secolo fino agli autori medievali; il che costituisce un caso rilevante di Tradizione viva riguardante la santa Madre del Signore. Ma è necessario proseguire lo studio della "presenza" di Maria nella Sacra Scrittura. Ne deriveranno innumerevoli vantaggi non solo per la stessa mariologia, ma anche per la causa ecumenica. La beata Vergine è infatti, dopo l'apostolo Pietro e Giovanni il precursore, il personaggio più citato nei Vangeli canonici.

Nel campo della teologia dogmatica i compiti che attendono la mariologia sono numerosi e ardui. Maria, infatti, "riunisce in sè e in qualche modo riverbera i massimi dati della fede" (LG 65). Oggi la Chiesa chiede agli studiosi di mariologia, di compiere uno sforzo per comporre armonicamente l'immutabile sostanza delle verità dogmaticamente definite con i problemi che, in riferimento ad esse, vengono posti dalla scienza del linguaggio o dalle scoperte scientifiche. Tale armonizzazione, salvo il carattere trascendente delle realtà oggetto della fede e della singolare natura della scienza teologica è auspicabile perché l'uomo contemporaneo possa conoscere più compiutamente le meraviglie del progetto salvifico di Dio. Occorre, tra l'altro, approfondire questioni e argomenti gravi e delicati, quali: - la natura del peccato originale e i suoi rapporti con il dogma della Concezione Immacolata di Maria; - il mistero dell'incarnazione del Verbo nel grembo della Vergine di Nazaret, la quale per il suo atteggiamento obbediente e libero e divenuta l'espressione più alta e paradigmatica della cooperazione dell'uomo alla grazia divina; - il problema del destino dell'uomo che, nella luce della Pasqua di Cristo, trova nella glorificazione piena di Maria una compiuta risposta; - la natura della molteplice presenza della Vergine nella vita della Chiesa; - le modalità dell'interazione tra l'opera della Chiesa e l'opera della Vergine, ambedue madri nell'ordine della grazia, perché ambedue ci generano alla vita divina; - la questione ecumenica che, come ho rilevato nella enciclica "Redemptoris Mater", segna profondamente il cammino della Chiesa nel nostro tempo (cfr. RMA 29). A questo proposito, le ricerche, approfondite nei contenuti e rispettose nella esposizione, dovranno mostrare ai fratelli delle Chiese dell'ortodossia e della riforma che la dottrina cattolica sulla beata Vergine è, nella sua essenza, "veritas biblica, veritas antiqua" e quindi non può essere motivo di divisione.

Nel campo della spiritualità, poi, che oggi suscita un vasto interesse, i cultori di mariologia dovranno mostrare la necessità di un inserimento armonico della "dimensione mariana" nell'unica spiritualità cristiana, perché essa si radica nella volontà di Cristo.


5. La vostra Facoltà Teologica "Marianum" è qualificata espressione dei Servi di Maria, ordine non numeroso, ma ricco di un'antica e gloriosa tradizione di studi filosofici, storici, teologici e, soprattutto mariologici, conforme alla sua tradizione. Infatti nelle rinnovate costituzioni si legge che un aspetto fondamentale del vostro carisma è quello di "approfondire in modo particolare la conoscenza del ruolo della Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa, per trasmetterne la ricchezza ai fedeli e condurli ad un autentico culto mariano" ("Costitutiones", Art. 161).

Ciò spiega perché gli ultimi capitoli generali abbiano dato un costante e convinto sostegno alla Facoltà "Marianum". Fate si che questo impegno e questo sostegno non vengano mai meno. Non perdete mai di vista lo spirito religioso che animo i vostri Sette Santi Fondatori, e in particolare la loro tenera ed ardente devozione alla Madonna, allorché, nel 1245, si raccolsero sul monte Senario per vivere nella preghiera e nella penitenza. Una fonte antica ci fa sapere che "consci e timorosi della propria imperfezione, dopo matura deliberazione, si erano portati, umilmente e con totale volontà di dedizione, ai piedi della Regina del cielo, la gloriosa Vergine Maria, perché ella, quale mediatrice e avvocata, li riconciliasse con il Figlio, a lui li raccomandasse e, supplendo con la sua abbondantissima carità la loro imperfezione, misericordiosamente impetrasse loro fecondità di meriti; in conseguenza di questo, a onore di Dio, sottomettendosi al servizio della Vergine Madre sua, vollero ormai essere chiamati servi di santa Maria, adottando un particolare statuto di vita" ("III status", 18, 73-74). Vivete sempre più consapevolmente questi ideali, mentre vi accingete a celebrare il primo centenario della canonizzazione dei vostri santi fondatori.

A voi, come a tutto il corpo docente ed ai carissimi alunni e alunne della Pontificia Facoltà Teologica "Marianum" - a cui va la mia lode sincera per lo specifico indirizzo scelto nella programmazione degli studi - mi è caro esprimere voti sinceri di lieto successo, confortati dalla continua protezione della Vergine: a tutti imparto la mia benedizione segno di incoraggiamento e di stimolo.


Data: 1988-12-10 Data estesa: Sabato 10 Dicembre 1988




Omelia per la canonizzazione di madre Molas - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Madre Maria Rosa Molas y Vallvé ha annunciato al mondo la misericordia del Padre


1. "Rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme... il Signore (è) in mezzo a te". (So 3,14-15).

La liturgia parla oggi il linguaggio della gioia. E' la gioia dell'Avvento. Parla il linguaggio della gioia il salmista, come pure l'apostolo Paolo nella lettera ai Filippesi.

Che cosa è la gioia dell'Avvento? La gioia dell'Avvento è l'annunciata presenza del Signore.

"Il Signore tuo Dio (è) in mezzo a te" (So 3,17).

L'intero Israele aspettava questa presenza.

Per Giovanni che battezzava al Giordano, questa presenza era già vicina.

Giovanni annunziava il Messia, egli non lo era? Lo proclamava, lo annunziava. Era consapevole della sua presenza in mezzo a Israele. Aspettava di giorno in giorno il momento in cui si sarebbe presentato sulle sponde del Giordano.

Giovanni diceva: io non sono degno di scioglierti neppure il legaccio dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco (cfr. Lc 3,16): il fuoco dell'amore.


2. La gioia della terza domenica d'Avvento si manifesta a noi, oggi, in modo particolare mediante questa canonizzazione.

La Chiesa iscrive nell'albo dei santi un nome nuovo: la beata Maria Rosa Molas y Vallvé.

Veniamo dal Giordano dove Giovanni battezzava, per vivere, entro questa liturgia d'Avvento, la gioia della Chiesa, la gioia della Gerusalemme nuova.

"Rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme... / Non temere, Sion... / Il Signore tuo Dio in mezzo a te / è un salvatore potente" (So 3,14 So 3,16-17).

Ci rallegriamo perché la santità delle figlie e dei figli della Chiesa significa la pienezza della salvezza.


3. E' motivo di letizia per la Chiesa universale, e in special modo per la Chiesa spagnola, l'esaltazione agli onori dell'altare di santa Maria Rosa Molas Y Vallvé, che incrementa il numero di tante donne e uomini che onorano la Chiesa cattolica e la nobile nazione spagnola.

Nasce a Reus e della gente della sua città natale porta i segni fondamentali nel suo carattere, fra questi "il segno della terra", fatto non di parole bensi di opere e di verità. Vive e muore a Tortosa. In quella città alimenta il suo amore immenso per la Chiesa ed i fratelli, è signora della consolazione, come testimonianza del suo amore e della sua disponibilità nei confronti dei più bisognosi.

L'esistenza di questa donna, impregnata di carità, totalmente offerta al prossimo, è un annuncio profetico della misericordia e del conforto di Dio. Come possiamo leggere nel libro del profeta Isaia, anche Maria Rosa contempla "le tristezze e le sofferenze" del suo popolo e fa proprie le sue speranze, annunciando con la testimonianza della sua vita che Dio è Padre, "Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione" (2Co 1,3). In effetti, "il mondo degli uomini potrà diventare sempre più umano, solo quando in tutti i rapporti reciproci, che plasmano il suo volto morale, introdurremo il momento del perdono, così essenziale per il Vangelo" (DM 14).


4. La nuova santa scopre e accoglie, vive e trasmette alle sue figlie la propria vocazione. Lo fa a partire dalla coscienza della propria piccolezza e dalla fiducia illimitata nel Padre: "Non dubitiamo dell'amor di Dio. Sebbene noi siamo poca cosa, possiamo essere strumenti della sua misericordia", dice alle sue figlie. Sa che anche lei ha bisogno di misericordia e ripete: "Il misericordioso fa del bene a se stesso", perché chi agisce con misericordia riceve misericordia.

La vita di Maria Rosa, trascorsa facendo del bene, si traduce per l'uomo del suo tempo e per quello di oggi in un messaggio di conforto e speranza: "Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio" (Is 40,1), leggiamo nel profeta Isaia.

Tale carisma e tale missione le sono affidati attraverso una esperienza spirituale di deserto, di croce e desolazione interiore. La consolazione che riceve Maria Rosa Molas è - come per san Paolo - Cristo stesso, il Dio-con-noi, annunciato dai profeti e la cui venuta aspettiamo con ansia in questo periodo di Avvento. E' l'esperienza del suo amore e la partecipazione al mistero della sua desolazione sulla croce e nel Getsemani, è l'assimilazione dei suoi sentimenti di compassione, di bontà, di tenerezza nei confronti dell'uomo.


5. La madre Molas vive questa consolazione nella contemplazione e nella croce e con la propria vita si converte in dono concreto al fratello. Dicono i testimoni che la conobbero che "della sua carità non è possibile formarsi una idea precisa".

Il suo era un amore che riscattava dalla ignoranza, dalla solitudine, dal peccato, dalla disperazione.

Un amore che diventava sollecitudine materna per l'uomo, l'anziano, l'orfano, il giovane, l'infermo: l'uomo incarcerato o moribondo in un lazzaretto, emarginato o disorientato, bisognoso sempre di conoscere e di sperimentare la misericordia del Padre.

La nostra santa consolava "rivolgendosi a Gesù Cristo" e facendo "conoscere Gesù Cristo come sorgente di ogni consolazione" (cfr. "Regla comun Hermanas de la Consolacion", 3). Consolava sostenendo la speranza dei poveri, difendendo la loro vita ed i loro diritti, curando le ferite del corpo e dell'anima; consolava lottando per la giustizia, costruendo la pace, promuovendo la donna; consolava con umiltà e con mitezza; con bontà e misericordia; consolava con la libertà dei figli di Dio che nulla temono.


6. Il nostro mondo ha bisogno della consolazione di Dio, questo momento ha bisogno di profeti che parlino al cuore dell'uomo, gli dicano: "Non temere... Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente!" (So 3,16-17) come abbiamo ascoltato nella prima lettura.

La madre Maria Rosa è una di quelle persone che sono state scelte da Dio per annunciare al mondo la misericordia del Padre.

Ella ebbe il carisma di essere strumento di riconciliazione e di promozione spirituale e umana. E' ben noto quell'episodio della sua vita in cui accompagnando suor Estivill, attraverso la linea del fuoco per supplicare la cessazione della lotta durante un attacco alla città di Reus nel 1843.

Una menzione speciale merita anche l'opera esimia di questa religiosa spagnola a favore della promozione della donna. Come ho già segnalato nella mia lettera apostolica "Mulieris Dignitatem", "La testimonianza e le opere di donne cristiane hanno avuto significativa incidenza sulla vita della Chiesa come anche su quella della società" (MD 27).

Erano tempi difficili quelli in cui visse la nostra santa.

Effettivamente i disordini politici e religiosi in Spagna nel secolo XIX costituirono una grande prova per quella società e per le sue istituzioni. Pero la tormentata epoca di cambiamento coincide in Catalogna con una fioritura di santi e di anime predilette, promotori di un significativo rinnovamento ecclesiale. Fra questi possiamo ricordare le figure di sant'Antonio Maria Claret, il padre Palau, il padre Coll, la madre Vedruna. E nella stessa città di Tortosa, il padre Enrique d'Oso, don Manuel Domingo y Sol e la nostra nuova santa.


7. Tutti questi sono uomini e donne di quell'epoca elevati all'onore dell'altare, amici di Dio, affascinati dal mistero dell'uomo e che, attenti ai segni dello Spirito, aprirono strade nuove per la società del loro tempo.

Potrà lo Spirito suscitare nei nostri giorni una fioritura simile di cristiani e cristiane impegnati che, come testimoni del Vangelo, aprano nuove vie nella società spagnola e diano un nuovo impulso al rinnovamento ecclesiale? Certamente non mancherà l'aiuto divino e neppure la intercessione dei santi e delle sante per sostenere le anime generose che desiderino dedicare la loro vita alla causa del regno di Dio.

Non possiamo concludere senza dedicare una parola ai numerosi preti che, dalla Catalogna e dalle altre regioni spagnole e dell'America Latina, sono venuti qui a testimoniare il legame con la Cattedra di Pietro. Il nostro deferente e cordiale saluto alla missione straordinaria del governo spagnolo, e il nostro benvenuto fraterno ai fratelli nell'episcopato, sacerdoti, religiosi, religiose e pellegrini tutti; ed, in particolare, a voi figlie di santa Maria Rosa Molas che, in modo speciale, siete investite del compito di portare avanti il messaggio di misericordia e consolazione della vostra madre fondatrice.


8. Cari fratelli e sorelle! Abbiamo trasferito oggi la gioia d'Avvento della liturgia dal Giordano, dove Giovanni battezzava, in questa Basilica di San Pietro.

Il salmista e l'Apostolo parlano come una viva eco di ciò che accadeva nell'anima del Precursore di Cristo.

"Il Signore è vicino...! In ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti" (Ph 4,5-6).

Si. Ringraziate per l'avvento di Cristo che si è realizzato nella vita di Maria Rosa, oggi elevata sugli altari.

Ringraziate! "E la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù" (Ph 4,7).

"Non temere, Sion...

Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente".


Data: 1988-12-11 Data estesa: Domenica 11 Dicembre 1988




Recita dell'"Angelus" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Santuario nazionale di Washington: una solenne proclamazione dell'amore dei fedeli per l'Immacolata Madre del Redentore

Testo:


1. Desidero oggi portarmi in spirituale pellegrinaggio verso la Chiesa che è negli Stati Uniti d'America, con pensiero grato nei confronti dei Vescovi di quella nazione, che hanno concluso nei giorni scorsi le loro visite "ad limina".

E' noto l'amore filiale che i fedeli statunitensi hanno per la beata Vergine Maria. Tale amore ha preso forma ed espressione nel Santuario nazionale dedicato all'Immacolata Concezione, il mistero mariano che abbiamo contemplato pochi giorni or sono. Il Santuario è situato nella capitale della nazione, Washington, D.C.

La devozione mariana in America ha radici antiche. Risale ai primi inizi dell'evangelizzazione del Continente. Non è infatti senza significato che la caravella, su cui Cristoforo Colombo attraverso l'Atlantico, fosse contrassegnata col nome di "Santa Maria". Molti degli emigranti che si trasferirono in quel vasto Paese portarono con sè un forte attaccamento alla loro fede ed uno speciale amore per la sempre Vergine Maria, alla quale essi si rivolgevano sotto numerosi titoli.

Sullo sfondo di una simile tradizione non sorprende che i Vescovi del VI Concilio Provinciale di Baltimora, nel 1846, abbiano voluto affidare gli Stati Uniti alla protezione dell'Immacolata Concezione. Il Santuario Nazionale di Washington vuole essere una solenne proclamazione, mediante il linguaggio di pietre monumentali, dell'amore dei fedeli per l'Immacolata Madre del Redentore.


2. L'edificio sacro, costruito nello stile architettonico bizantino e romanico, contiene una serie di piccole cappelle, in aggiunta alla parte principale della chiesa. Ciascuna di esse è dedicata a celebrare un titolo mariano che rispecchia la devozione più sentita nei maggiori gruppi etnici di cui si compone la Chiesa in Nord America.

E' stata per me una gioia profonda il poter visitare quel grande Santuario, nel 1979, in occasione della mia prima visita pastorale in quella nazione. Mentre pregavo nel tempio ed ero profondamente colpito dalla sua bellezza e grandiosità, non ho potuto non pensare al modo così appropriato con cui esso, mediante la chiesa maggiore e le piccole cappelle, vuole rappresentare in modo simbolico il valore della diversità nell'unità che è tipico della Chiesa cattolica in America. Per tutti i popoli di quella terra, a partire dalle popolazioni indigene fino ai gruppi etnici che sono arrivati più recentemente, la Vergine Maria si presenta come colei che è madre amabile, rifugio sicuro e sorgente della speranza.


3. Invito oggi tutti i fedeli a unirsi con me nella preghiera per l'amato popolo degli Stati Uniti, affinché possa essere forte nella fede e nell'amore, sempre impegnato a favorire la pace e la giustizia nel mondo. Possa il suo amore per la Madre di Dio condurlo sempre più vicino al cuore del suo divin Figlio.


[Omissis. Saluto ai pellegrini spagnoli]


Data: 1988-12-11 Data estesa: Domenica 11 Dicembre 1988





GPII 1988 Insegnamenti - All'Unione dei Giuristi Cattolici Italiani - La società internazionale ha bisogno di un ordine giuridico che sia veramente al servizio della dignità umana