GPII 1989 Insegnamenti - Ai membri del capitolo generale dei Fratelli di san Gabriele

Ai membri del capitolo generale dei Fratelli di san Gabriele

La vitalità spirituale e apostolica di un istituto si verifica e si ravviva nella fedeltà a Cristo


Cari fratelli.


1. In occasione del vostro capitolo generale, sono lieto di accogliervi ed esprimervi i miei calorosi auguri per la vita religiosa e l'apostolato dei Fratelli di san Gabriele in tutti i continenti. Saluto in particolare il vostro nuovo superiore generale, il fratello Jean Friant, insieme agli assistenti, da voi appena eletti; auguro loro di compiere la loro missione fruttuosamente, nella fedeltà alle intuizioni dei vostri fondatori.

Dopo il Concilio Vaticano II, nell'ambito di un ritorno all'ispirazione dei fondatori auspicato dalla "Perfectae Caritatis", voi siete giunti ad approfondire la vostra spiritualità e il senso della vostra azione apostolica alla luce degli scritti e dell'attività missionaria di san Luigi-Maria, in unità con la Compagnia di Maria e le Figlie della Saggezza. Con l'approvazione della regola di vita e delle costituzioni, questo lavoro deve continuare affinché ciascuno di voi possa essere, nella Chiesa, la parola montfortana che Dio vuol far sentire al mondo tramite voi.


2. La vostra vita consacrata è apostolica, poiché è ordinata alla santità dei membri dell'istituto e contribuisce così alla crescita della santità nell'intero Corpo ecclesiale. La vostra vita è apostolica per la testimonianza che dà della presenza e dell'azione dello Spirito, del disegno divino di salvezza e della libera risposta dell'uomo attraverso la fede, la speranza e la carità. Infine, la vostra vita è apostolica per i compiti particolari affidati all'istituto.

L'attività professionale di insegnanti o di educatori è parte integrante di questi compiti apostolici, ma non può mai limitarsi al puro esercizio di un "mestiere".

Tutta l'attività dei Fratelli deve essere una "partecipazione alla missione ecclesiale di evangelizzazione" ("Règle de vie", n. 63).

Il vostro capitolo ha riflettuto sul vostro "essere religiosi montfortani", e sulla "vostra specifica missione nella Chiesa e per il mondo", per suscitare la vitalità spirituale e apostolica dell'istituto, con la duplice preoccupazione di verificare e rianimare la vostra fedeltà a Gesù Cristo, attraverso il Vangelo e la regola di vita, e insieme di rispondere con coraggio, sull'esempio di san Luigi-Maria, alle sfide e ai bisogni del nostro mondo nel limite delle vostre possibilità.


3. La notevole espansione dell'istituto, soprattutto in Asia e, più recentemente, in Africa, vi spinge a uno sforzo particolare perché la Parola di Dio si incarni con pieno vigore nelle diverse culture, indiana, tai, senegalese, zairese e così via. Questo implica, da parte di tutti i Fratelli e soprattutto dei giovani in formazione, non solo un adattamento prudente e coraggioso del loro modo di essere e di agire alle condizioni di vita e alle tradizioni locali, ma più ancora una forte assimilazione del Vangelo attraverso la contemplazione e la conversione personale. In realtà, solo se il Vangelo viene vissuto a questa profondità si può sperare in una autentica inculturazione.


4. In Occidente, avete spesso dovuto affrontare un materialismo diffuso, l'indifferenza religiosa, l'individualismo e l'assenza di punti di riferimento morali, nonostante molti giovani siano sensibili ai diritti dell'uomo, alla giustizia, alla solidarietà tra i popoli, al valore fondamentale della vita e della pace. Voi desiderate contribuire alla "nuova evangelizzazione". Lo farete con la vostra disponibilità e la vostra collaborazione all'impegno intrapreso in questo senso dalle Chiese particolari dove lavorate.

Come san Luigi-Maria nel corso delle sue missioni, dovete ricordare ai battezzati la grandezza e le esigenze del loro battesimo. Voi date grande importanza ai progetti educativi elaborati con i vostri collaboratori laici, tenendo conto della dimensione religiosa dell'educazione e della catechesi propriamente detta. E, come il vostro primo fondatore, desiderate dare a Maria grande spazio nella missione apostolica, perché, attraverso la vostra azione, Ella susciti i discepoli e gli evangelizzatori di cui il mondo ha bisogno all'alba del XXI secolo.


5. Ovunque, nel mondo, i poveri attendono l'affetto e l'aiuto concreto dei discepoli di Cristo, sia che si tratti di giovani poveri materialmente, di analfabeti, di emarginati o di handicappati, o ancora di quanti non conoscono la tenerezza di Dio rivelata in Gesù Cristo. Date loro un posto preferenziale nelle vostre scuole e cercate anche di raggiungerli dove sono, in fedeltà alla vostra regola di vita.


6. Grandi progressi nella formazione iniziale e permanente sono in atto in tutte le province dell'istituto, ai diversi livelli teologico, spirituale e professionale. Incoraggio questi sforzi perché possiate rispondere alle esigenze della vostra missione di fronte alle rilevanti attese dei giovani alla ricerca di conoscenza ed educazione umana e, ancor di più, alla ricerca dei valori evangelici che diano un senso alla loro vita in un mondo in cui i valori sono troppo spesso nascosti o combattuti.


7. Anche se le vocazioni sono in diminuzione in Occidente, continuate a pregare costantemente il Padrone della messe perché mandi operai nella messe. Da qualche anno stanno nascendo vocazioni nei paesi africani: è un segno di speranza.

Accogliete questi giovani con gratitudine e discernimento, per il servizio delle Chiese locali e per la Chiesa universale. Le vostre province dell'India hanno già inviato dei Fratelli in diversi altri paesi: questo dinamismo missionario costituisce un segno positivo della vitalità realmente evangelica.


8. Avete talvolta l'impressione che la vostra condizione di Fratelli venga mal compresa. Desidero riaffermare la mia stima per questa forma di vita: essa è insostituibile all'interno del Popolo di Dio. State certi della gratitudine della Chiesa per i servizi da voi svolti. Siate lieti della vostra vocazione! Nel pregare il Signore per tutti i Fratelli di san Gabriele, e in particolare per i nuovi responsabili, invoco su di voi l'intercessione della Vergine Maria e di san Luigi-Maria di Montfort. Di cuore domando a Dio di colmarvi dei suoi doni e delle sue benedizioni.

1989-01-05

Giovedi 5 Gennaio 1989




Le credenziali del nuovo ambasciatore della Repubblica dell'Ecuador presso la santa Sede - Città del Vaticano (Roma)

Libertà pubbliche e diritti umani per lo sviluppo di un ordine più giusto


Signor ambasciatore.

Con vivo compiacimento ricevo le lettere credenziali che la accreditano come ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica dell'Ecuador presso la Santa Sede. Dandole il mio cordiale benvenuto, mi è gradito rinnovare di fronte alla sua persona il profondo affetto che sento per tutti i figli della nobile nazione ecuadoriana.

Al deferente saluto che il signor Presidente costituzionale, Rodrigo Borja Cevallos, ha voluto farmi pervenire per suo tramite, rispondo con sincera gratitudine, e la prego di trasmettergli i miei migliori auguri, insieme all'assicurazione delle mie preghiere all'Altissimo per la prosperità ed il bene spirituale di tutti gli Ecuadoriani.

Le sue parole, signor ambasciatore, mi sono particolarmente gradite e mi hanno consentito di ricordare le diverse tappe del mio viaggio pastorale nel suo Paese. Mi tornano in mente le profonde manifestazioni di fede e speranza che ebbero luogo a Quito, Latacunga, Cuenca e Guadaquil, dove ho potuto apprezzare i più genuini valori dell'anima ecuadoriana.

Durante i quattro anni trascorsi da allora, impreviste e non lievi difficoltà hanno messo a dura prova il coraggio del popolo ecuadoriano, sia a causa delle catastrofi naturali, sia per fattori di vario tipo che hanno ostacolato la realizzazione di non poche legittime aspirazioni. Nonostante tutto ciò, è stato mantenuto il rifiuto di una opzione violenta e si sono rafforzate alcune istituzioni politiche che cercano di rispondere ad una profonda vocazione democratica. La strada per il raggiungimento di un ordine più giusto, in Ecuador, vuole passare attraverso il consolidamento delle libertà pubbliche, insieme con una maggior tutela dei diritti propri della dignità delle persone, considerate individualmente e collettivamente. Con l'aiuto di Dio e lo sforzo responsabile e generoso dei cittadini, dobbiamo confidare nella fecondità di tale progetto, che risponde alle istanze basilari, umane e cristiane, dell'uomo e della società.

Il governo che lei ha l'onore di rappresentare, signor ambasciatore, ha reso pubblico il proposito di impegnarsi nel perfezionamento dello stato di diritto, in una democrazia partecipativa sia a livello politico che economico, per realizzare un ordine sociale più giusto. D'altra parte ha voluto sottolineare che tali ideali esigono la conciliazione fra attività politica e valori etici: effettivamente, secondo la sana tradizione dei principi basati sull'etica cristiana, il conseguimento, il mantenimento e l'esercizio del potere pubblico, non possono essere strutturati come il risultato di forze egoistiche contrapposte, ma devono invece essere pervasi, sia nelle linee principali sia nei metodi, da un sincero ed effettivo desiderio di servire il bene comune. Da ciò deriva il necessario recupero dei valori fondamentali nella convivenza sociale, come ad esempio il rispetto della verità, il deciso impegno a favore della giustizia, il rafforzamento dei legami di solidarietà, la adeguata razionalizzazione della spesa pubblica; tutto ciò grazie ad un onesto accordo fra l'iniziativa pubblica e quella privata, che sappia aprire in Ecuador nuove vie per lo sviluppo economico e sociale.

Sono molti e assai profondi i vincoli che fin dalle origini hanno unito l'Ecuador con questa Sede Apostolica. Con il dovuto rispetto per le istituzioni e le autorità, la Chiesa continuerà instancabilmente la sua missione di promozione e incoraggiamento di tutte quelle iniziative che servono alla causa dell'uomo, cittadino e figlio di Dio. Effettivamente, i valori della persona, soprattutto il rispetto per la sua dignità, devono contemplare le relazioni fra individui e gruppi, affinché i legittimi diritti di ognuno siano tutelati e la società possa godere di stabilità e armonia.

La Chiesa nell'Ecuador, fedele alle esigenze del Vangelo ed alla sua lunga tradizione di servizio, non risparmierà gli sforzi nella sua tenace opera di promozione a favore dell'individuo, della famiglia e della società. I Pastori, i sacerdoti e le comunità religiose, mossi dal desiderio di una testimonianza evangelica, aliena da interessi transitori e di parte, continueranno a dare il loro coraggioso contributo in campi estremamente vitali come l'educazione, la sanità ed il servizio agli indigeni ed ai bisognosi.

A questo riguardo, è di incoraggiamento il riconoscere che l'ordinamento costituzionale dell'Ecuador prevede la giusta libertà per l'azione della Chiesa.

Ciò è frutto di accordi che configurano il quadro giuridico attuale come strumento di provata efficacia, che delimita i rispettivi obblighi e diritti in una leale collaborazione fra la Chiesa e lo Stato a partire dal reciproco rispetto e libertà.

Signor ambasciatore, prima di concludere questo incontro, desidero assicurarle la mia stima ed il mio appoggio, insieme ai miei migliori auguri affinché l'importante missione che oggi inizia sia feconda per il bene dell'Ecuador. La prego nuovamente di farsi interprete dei miei sentimenti e speranze davanti al suo governo e alle altre istituzioni del suo Paese, mentre invoco la benedizione di Dio ed i doni dello Spirito su di lei, sulla sua famiglia, i collaboratori e tutti gli amatissimi figli della nobile nazione ecuadoriana.

1989-01-05

Giovedi 5 Gennaio 1989




Per l'ordinazione di tredici nuovi Vescovi nella solennità dell'Epifania, ai fedeli riuniti - Città del Vaticano (Roma)

Diventate dinanzi ai popoli e alle nazioni ministri della divina Epifania del Signore



1. "Cammineranno i popoli alla tua luce" (Is 60,3).

Con queste parole del profeta Isaia saluto cordialmente tutti i partecipanti alla solennità dell'Epifania del Signore. Insieme con tutti i signori Cardinali qui presenti ed i Vescovi, saluto anche voi, che nella festa odierna siete raccolti nella Basilica di san Pietro per ricevere l'ordinazione episcopale.

Siete venuti da vari paesi, rappresentanti di diverse nazioni: Italia, Spagna, India, Tanzania, Trinidad-Tobago, Guatemala e Santo Domingo. Voi rappresentate, altresi, i molteplici servizi al Popolo di Dio nei quali si articola la missione della gerarchia ecclesiastica: dagli organismi della Santa Sede alle diocesi di varie nazioni, specie della Chiesa missionaria.

La vostra venuta, cari fratelli, è l'espressione più chiara del significato dell'Epifania, che oggi riviviamo.

"Alzati, Gerusalemme... perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te" (Is 60,1).


2. Tutta la liturgia odierna sviluppa in un certo senso queste parole di Isaia. Il profeta parla del movimento, della marcia di uomini e di popoli, che da diverse parti si dirigono a questa luce, che risplende in mezzo a Gerusalemme.

Ciò che l'Evangelista ha scritto circa la venuta dei magi dall'Oriente è la conferma delle parole del profeta: "Tutti verranno da Saba / portando oro e incenso, / e proclamando la gloria del Signore" (Is 60,6).

così è avvenuto. Ecco, "la stella si fermo sopra il luogo dove si trovava il Bambino" (Mt 2,9). La stella fu il segno di questa luce, che si accese in mezzo ad Israele. I re magi, "al vedere la stella, provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua Madre, e prostratisi lo adorarono" (Mt 2,10-11).

Aprendo i loro tesori, "gli offrirono in dono: oro, incenso, e mirra" (Mt 2,11). così dice l'evangelista Matteo facendo eco a Isaia, che aveva preannunciato: "porteranno oro e incenso"... (cfr Is 60,6).


3. La liturgia dell'Epifania è anche la liturgia della luce: della luce che illumina le tenebre e il buio. Ma è, in pari tempo, la liturgia del cammino.

Gerusalemme è il punto di arrivo di un misterioso movimento universale. I popoli - da diverse parti, da vari paesi - si dirigono verso questa luce, che si è accesa in Gerusalemme.

E' un movimento che si svolge nell'ambito di uno spazio determinato; ma è soprattutto un movimento interiore. E' il movimento della fede, che dal di dentro, dall'intimo dell'anima, avvicina gli uomini al mistero.

Il mistero rivelato dallo Spirito... agli apostoli ed ai profeti, come leggiamo nella lettera di san Paolo: "Che i gentili cioè siano chiamati... ad essere partecipi della promessa per mezzo del Vangelo" (Ep 3,6).


4. Un giorno, al termine della sua missione terrena, Cristo definirà in un modo nuovo questo movimento degli uomini collegato con la rivelazione del mistero, il movimento della fede. Isaia aveva preannunciato su Gerusalemme: "Cammineranno i popoli alla tua luce".

Cristo dirà agli apostoli: "Andate..., andate in tutto il mondo, ammaestrando tutte le nazioni" (cfr Mt 28,19 Mc 16,15).

Secondo Isaia il movimento della fede doveva condurre gli uomini e le nazioni all'unico centro, alla città santa - Gerusalemme. Tale era l'orientamento dell'epifania dell'antica alleanza.

Cristo manderà gli apostoli a tutto il mondo. La Chiesa è mandata a tutte le nazioni della terra. Tale è l'orientamento dell'Epifania della nuova alleanza.


5. Questi due orientamenti si incontrano: gli apostoli e la Chiesa-Popolo di Dio sparso tra i popoli di tutta la terra sempre ritornano con l'interiore movimento della fede verso il mistero che è spuntato - come la luce nelle tenebre - in mezzo a Gerusalemme.

così pure si compiono le parole, pronunciate dal profeta con animo esultante nei riguardi di Gerusalemme: "A quella vista sarai raggiante, / palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, / perché le ricchezze del mare / si riverseranno su di te, / verranno a te i beni dei popoli" (Is 60,5).


6. Cari fratelli, che siete venuti qui per ricevere l'ordinazione episcopale, eredità degli apostoli, accostatevi! Seguendo il movimento della fede che lo Spirito del Padre e del Figlio ha donato ai nostri cuori, diventate dinanzi ai popoli e alle nazioni ministri della Divina Epifania.

1989-01-06

Venerdi 6 Gennaio 1989




Recita dell'Angelus - Ai fedeli riuniti, Città del Vaticano (Roma)

La Chiesa in Africa verso il terzo millennio


Carissimi fratelli e sorelle!


1. Dopo aver celebrato nella Basilica di san Pietro la solenne liturgia dell'Epifania del Signore con l'ordinazione di tredici nuovi Vescovi, provenienti da diverse nazioni, ci troviamo per recitare la preghiera dell'"Angelus", grati al Signore, che ancora una volta manifesta nella sua Chiesa il dono della universalità della missione, e la conforta con la speranza che tutti i popoli possano essere condotti alla conoscenza ed alla contemplazione della gloria del Figlio di Dio.

Desidero oggi rivolgere un pensiero particolare ai nostri fratelli dell'Oriente cristiano, cattolici ed ortodossi, i quali, osservando l'antico calendario detto "giuliano", si preparano a celebrare domani la solennità del Natale di Cristo. Il mistero natalizio dell'Epifania ci congiunge, così, felicemente con la esultanza di tutte le Chiese bizantine per la celebrazione della nascita di Gesù. Un'unica lode, quindi, sale oggi a Dio per il mistero del Verbo incarnato, un'unica espressione di fede da parte delle Chiese d'Oriente e d'Occidente, che insieme cantano la gloria del Figlio di Dio, nato dalla Vergine per noi.


2. Nel contesto della solennità dell'Epifania, nella quale la Chiesa prende rinnovata coscienza del suo dovere di essere instancabilmente al servizio della manifestazione del Cristo a tutti i popoli, ho la gioia di annunciare un'iniziativa di grande importanza per la diffusione del Vangelo.

Accogliendo l'istanza molte volte e da diverso tempo espressa dai Vescovi africani, da sacerdoti, teologi ed esponenti del laicato, perché sia promossa un'organica solidarietà pastorale nell'intero territorio africano ed isole attigue, ho deciso di convocare un'assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi sul tema: "La Chiesa in Africa verso il terzo millennio".

Per dare un avvio concreto e immediato a questa speciale assemblea africana del Sinodo dei Vescovi, ho istituito una commissione ante-preparatoria, il cui compito sarà di elaborare la materia, la strutturazione e le norme per la celebrazione stessa del Sinodo.

La commissione ante-preparatoria offrirà il suo aiuto alla segreteria generale del Sinodo dei Vescovi e potrà contare in modo particolare sulla collaborazione della congregazione per l'evangelizzazione dei popoli. Essa sarà composta dai Presidenti degli organismi sia continentale sia regionali dell'Episcopato africano.

Ringraziando il Signore perché nel Popolo di Dio cresce e si approfondisce la consapevolezza di essere partecipe della responsabilità missionaria della Chiesa, vi invito a ricordare nella preghiera il continente africano, la terra benedetta che accolse Gesù esule con la sua famiglia, e ricevette il messaggio di Cristo fin dai primi secoli.

Preghiamo affinché la nuova iniziativa sinodale, con l'aiuto di Dio, possa costituire per la Chiesa universale e per tutte le Chiese particolari in terra africana un momento privilegiato nel cammino di fede di quelle amate popolazioni, alle quali mi sento tanto vicino.

Affidiamo questo augurio all'intercessione della Vergine Maria.

1989-01-06

Venerdi 6 Gennaio 1989




Ai partecipanti al "Corteo dei Re Magi"

Come i magi, alla ricerca di Dio


Rivolgo un saluto particolare ai partecipanti alla manifestazione del "Corteo dei Re Magi", promossa, come già negli anni precedenti, dall'Associazione Nazionale Famiglie Italiane (ANAFI) e alla quale prendono parte numerosi fanciulli, in rappresentanza di diversi Paesi.

Vi ringrazio della vostra bella iniziativa: come i Magi, un tempo, anche voi mettetevi in cammino alla ricerca di Dio; e come il loro itinerario si concluse nella scoperta e nell'adorazione del Bambino Gesù, così anche il vostro itinerario, guidato dalla stella della fede, vi conduca alla gioia piena della verità, che è Gesù Cristo, Figlio di Dio e Figlio di Maria santissima. Offrite a lui i doni della vostra generosità e della vostra buona volontà ed egli in cambio vi darà il dono inestimabile della sua amicizia.

1989-01-06

Venerdi 6 Gennaio 1989




Ai responsabili e animatori parrocchiali del settore adulti dell'Azione Cattolica italiana - Città del Vaticano (Roma)

Oggi in Italia è contestata la verità dell'etica cristiana: è una sfida che l'Azione Cattolica non può eludere



1. Carissimi amici dell'Azione Cattolica italiana, responsabili e animatori parrocchiali del settore adulti, sono lieto di accogliervi qui, convenuti da ogni parte d'Italia per il vostro primo convegno nazionale che avete significativamente voluto dedicare al tema: "Il nostro impegno nella Chiesa e nella società di oggi".

Con voi saluto e ringrazio il vostro assistente generale monsignor Antonio Bianchin, il presidente avvocato Raffaele Cananzi, i dirigenti del settore adulti e in particolare il nuovo assistente nazionale, monsignor Tino Mariani, chiamato recentemente a questo importante e delicato incarico.


2. Il titolo del vostro convegno, ricavato dalle parole di Gesù agli apostoli, pronunziate sul momento di essere elevato al cielo alla destra del Padre, "Mi sarete testimoni" (Ac 1,8), può veramente rappresentare il nucleo programmatico del vostro impegno di laici cristiani adulti.

Collochiamolo rapidamente nel contesto più ampio di quelle parole del Signore: dopo aver messo in guardia gli apostoli dalla pretesa di conoscere in anticipo ciò che appartiene al disegno misterioso e misericordioso di Dio, al quale occorre invece affidarsi con totale abbandono e fiducia, Gesù promette il dono dello Spirito Santo, che darà loro la forza per essere suoi testimoni, da Gerusalemme fino agli estremi confini della terra. E' questa la missione della Chiesa, lungo tutto l'arco della sua vicenda storica: dalla Pentecoste al ritorno glorioso di Cristo Signore.


3. Tale missione assume oggi, dopo il Concilio Vaticano II e nel cammino che ci conduce verso il terzo millennio cristiano, una singolare e per molti aspetti nuova necessità ed urgenza. Oggi, infatti, anche in una terra come l'Italia, segnata in profondità da una bimillenaria tradizione cristiana, la fede non è un sicuro possesso e un patrimonio comune; è un seme insidiato e spesso soffocato dalla moltitudine delle preoccupazioni mondane e dall'inganno delle ricchezze, come già ammoniva Gesù spiegando la parabola del seminatore (Mt 13,22).

Nello stesso tempo essa si rivela sempre più chiaramente come la perla preziosa (Mt 13,45-46), che da nulla può essere sostituita: il rapido declino delle ideologie che promettevano di dare una risposta totale alla domanda di senso, al bisogno di fraternità e di speranza che c'è nel cuore degli uomini, ha messo a nudo, per chi ha occhi per vedere, che non esistono surrogati di Gesù Cristo e che il tentativo di sostituirlo è ardua e impossibile impresa.

Ma è soprattutto la dimensione morale della fede, la verità dell'etica cristiana, ad essere oggi insidiata e contestata. Troppo spesso, e talvolta anche da coloro che si considerano membri della Chiesa e ritengono di vivere da cristiani, essa viene giudicata come ormai superata o non adatta alla situazione attuale. Si pongono così, in maniera consapevole o inconsapevole, le premesse per la distruzione di ciò che di più autenticamente umano esiste nell'uomo, e si rinuncia alla possibilità di costruire una società e una civiltà a misura dell'uomo.


4. Carissimi adulti di Azione Cattolica, su questo terreno vi attende una sfida che non potete eludere, come non può eluderla l'intera comunità ecclesiale. Il Concilio Vaticano II, preparato in questo anche dalle precedenti esperienze di Azione Cattolica, ha rimesso in piena luce che l'impegno di evangelizzazione e inculturazione della fede appartiene a tutta la Chiesa e che i laici sono chiamati a parteciparvi a pieno titolo, in intima comunione e feconda collaborazione con i pastori, che Dio ha posto a reggere la sua Chiesa. Come responsabili e animatori parrocchiali dell'Azione Cattolica voi oggi siete chiamati a tradurre in realtà concreta e quotidiana questo impegno missionario, che è inseparabile dall'autentica promozione dell'uomo e della società (cfr. SRS 41).

La vostra condizione di adulti vi sollecita ad operare con speciale dedizione e senso di responsabilità. Agli adulti infatti, come è naturale, sono prevalentemente affidati i ruoli più impegnativi e i principali ambiti decisionali nella vita familiare, nel lavoro, nell'economia, nella politica, nella cultura. A loro compete, in primo luogo, farsi carico della testimonianza cristiana in ciascuno di questi terreni e collaborare coraggiosamente e responsabilmente all'evangelizzazione e all'inculturazione della fede.


5. Chiedo all'Azione Cattolica, a voi adulti di Azione Cattolica, di vivere anzitutto voi stessi, e di aiutare, con la parola e con la testimonianza, ogni persona che incontrate sul vostro cammino a vivere la pienezza della fede, anche e particolarmente nelle sue dimensioni morali; a costruire delle coscienze cristiane autentiche, illuminate dalla Parola di Dio e dal Magistero della Chiesa, a formare delle famiglie aperte all'amore e alla vita, protese verso un generoso apostolato familiare e sociale, ad operare affinché le strutture della società "siano o tornino ad essere sempre più rispettose di quei valori etici, in cui si rispecchia la piena verità sull'uomo" ("Allocutio Laureti in Piceno, ad Italioe episcopos, quosdomoque presbyteros et laicos simul congregatos habita", die 11 apr. 1985: Insegnamenti di Giovanni II, VIII, 1 [1985] 1001).

Vi chiedo di operare "uniti a guisa di corpo organico" in tutti gli ambiti ai quali si estende il fine apostolico della Chiesa, che avete assunto come finalità della vostra associazione (cfr. AA 20), procedendo sempre in sintonia con i vostri pastori e col Successore di Pietro, realizzando nei fatti la preziosa indicazione del Concilio: "I laici possono anche essere chiamati in diversi modi a collaborare più immediatamente all'apostolato della gerarchia, alla maniera di quegli uomini e di quelle donne che aiutavano l'apostolo Paolo nel Vangelo faticando molto per il Signore" (LG 33).


6. Affinché la vostra testimonianza apostolica sia sempre più attendibile ed efficace, vi rinnovo oggi l'invito che già ebbi a rivolgere alla sesta assemblea nazionale: quello di rinsaldare sempre più la vostra unità interna, la comunione che deve qualificare e plasmare l'Azione Cattolica in tutte le sue articolazioni, valorizzando ogni sua componente e armonizzando in una superiore concordia i diversi carismi, le peculiari sensibilità ed esperienze associative.

Ciò potrà avvenire nel modo migliore anche attraverso l'opera dei vostri assistenti: "Il servizio dell'unità appartiene infatti alla natura stessa del ministero sacerdotale" ("Allocutio ad eos qui plenario coetui Actionis Catholicae Italioe interfuerunt", 8, die 25 apr. 1986: , IX, 1 [1986] 1133).

In questa stessa linea di servizio all'unità ecclesiale, vi affido il nobile compito di farvi promotori di comunione e collaborazione tra tutte le pluriformi realtà di organismi e movimenti laicali che rendono ricco e vivo il volto della Chiesa in Italia, incrementando la stima e l'accoglienza reciproca, nella comune fedeltà alle indicazioni pastorali del Papa e dei Vescovi.


7. Il cammino che vi attende, in questi anni nei quali la Chiesa italiana è sempre più impegnata nell'opera della "nuova evangelizzazione", è senza dubbio difficile, ma è anche esaltante: è la missione perenne di Cristo e della Chiesa, da vivere in un tempo di profondi mutamenti nel quale sono grandi i pericoli e le tentazioni, ma sono anche ampie le aperture attraverso le quali il Signore Gesù può entrare nella vita delle persone e delle famiglie, nella cultura e nella storia dei popoli. Percorriamo insieme questo cammino, carissimi adulti di Azione Cattolica, in compagnia di colei che è beata perché ha creduto (Lc 1,45), sostenuti e rassicurati dalla tenerezza del suo amore e dalla sua materna intercessione.

In segno del mio affetto e con l'auspicio di un anno ricco di grazia e di testimonianze cristiane, vi imparto di cuore la mia apostolica benedizione.

1989-01-07

Sabato 7 Gennaio 1989




L'omelia durante la concelebrazione eucaristica per il Battesimo di quarantatrè neonati - Ai fedeli riuniti, Città del Vaticano (Roma)

Il Battesimo, evento decisivo e determinante che conferisce all'uomo la sua vera dignità


Cari genitori, cari padrini e madrine!


1. Oggi la liturgia ci fa commemorare il Battesimo di Gesù, un avvenimento importante nella vita del Signore, perché dà inizio alla sua missione pubblica.

La scena riportata dal Vangelo di Luca è ricca di significati e di insegnamenti.

Vediamo prima di tutto Gesù, che si inserisce nella folla degli umili penitenti, per ricevere anche lui il battesimo da Giovanni Battista: il rito di immersione nelle acque del fiume Giordano era un simbolo di purificazione interiore, ed anche un gesto di adesione al messaggio del precursore. Il Messia, preannunziato ed atteso, è nato da un popolo ben noto e chiaramente presente nella storia: il popolo eletto, del quale accoglie la dottrina religiosa, portandola alla pienezza della Rivelazione. Nel Battesimo, poi, si manifesta in modo mirabile la divinità di Gesù quando, come narra il Vangelo, ricevuto anche lui il battesimo, mentre stava in preghiera "il cielo si apri e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal ciclo: "Tu sei il mio Figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto"" (Lc 3,21-22).

Questa realtà è essenziale per la nostra fede: noi crediamo in Gesù Cristo e realizziamo i suoi comandi perché è il Verbo incarnato. La sua divinità, a cui aderiamo con tutta la nostra fede, dà pieno significato alla nostra vita cristiana.

Infine, appare anche evidente la missione redentrice di Cristo. Afferma infatti il Battista: "Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me... Costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco". Dio si è fatto uomo in Cristo per redimerci dal peccato: Gesù infatti istituirà il suo proprio Battesimo, il cui contenuto sarà radicalmente cambiato, non essendo più soltanto un gesto simbolico, ma un'azione sacramentale, che distrugge il peccato inerente alla natura umana e dona la vita divina.


2. Oggi, noi siamo qui appunto per amministrare a questi bambini il Battesimo della fede cristiana.

Questo è innanzitutto un avvenimento fondamentale e trasformante, in cui si applicano all'uomo i meriti della Redenzione operata da Cristo con la Incarnazione e il sacrificio della Croce: il sacramento del Battesimo conferisce infatti la "grazia santificante", che elimina il "peccato originale" e ridona la partecipazione alla stessa vita trinitaria di Dio; esso imprime inoltre un "carattere" indelebile, che è il primo stadio della partecipazione al sacerdozio di Cristo, e quindi una consacrazione radicale a Dio e un inserimento personale nel suo corpo mistico, che è la Chiesa.

Si tratta quindi di un evento decisivo e determinante nella vita di una persona perché le conferisce la vera dignità, l'autentica ricchezza, la sublime bellezza della partecipazione alla vita divina.


3. Carissimi genitori, padrini e madrine! Voi siete e sarete i primi responsabili dell'educazione cristiana di questi bambini! Voi dovrete far loro capire progressivamente i valori soprannaturali del battesimo che ora ricevono! Siate felici di questa vostra missione e di questa vostra responsabilità! Rivolgete per loro ogni giorno la vostra preghiera a Maria santissima, all'angelo custode, al santo protettore di cui portano il nome, affinché la fede e la grazia, simboleggiate dalla candela accesa e dalla veste bianca, li accompagnino per tutta la vita, e siano così testimoni sereni e coerenti dell'amore di Dio e della salvezza in Cristo.

1989-01-08

Domenica 8 Gennaio 1989





GPII 1989 Insegnamenti - Ai membri del capitolo generale dei Fratelli di san Gabriele