GPII 1989 Insegnamenti - Lettera ai Vescovi USA - Città del Vaticano (Roma)

Lettera ai Vescovi USA - Città del Vaticano (Roma)

A Roma con i vostri rappresentanti


Ai miei cari fratelli i Vescovi degli Stati Uniti d'America.

Nell'ambito della mia visita pastorale nel 1987 negli Stati Uniti e delle vostre recenti visite "ad Limina" a Roma, ho espresso, in diverse occasioni, il mio desiderio di incontrarmi nuovamente con la gerarchia degli Stati Uniti dopo il compiersi di questi importanti eventi nella vita della Chiesa negli Stati Uniti.

Consapevole del vostro vivo interesse per una tale iniziativa e della vostra disponibilità nel venire a Roma per questo scopo, ho riservato il periodo dall'8 all'11 marzo per un incontro tra i vostri rappresentanti e me, insieme con i capi dei dicasteri interessati della Santa Sede.

Dopo le consultazioni con la presidenza del NCCB e con i Cardinali degli Stati Uniti in carica, è stato scelto il seguente tema per il nostro incontro: "L'evangelizzazione nel contesto della cultura e della società degli Stati Uniti, con particolare attenzione al ruolo del Vescovo come Maestro di Fede".

Come indicato nella mia allocuzione dell'anno scorso alla quinta regione: "...E' mia intenzione riflettere con voi su una visione pastorale organica del nostro ministero episcopale. Questa visione organica deve prendere in considerazione le perenni esigenze del Vangelo; deve anche esprimere le priorità indiscutibili della vita della Chiesa di oggi, sia nelle sue sue necessità universali che nelle speciali esigenze della Chiesa negli Stati Uniti. Allo stesso tempo deve riflettere fedelmente l'appello del Concilio Vaticano II alla riforma e al rinnovamento come ripetuto dal Vescovo di Roma e dall'Episcopato di tutto il mondo in comunione con lui" ("Ad quosdam episcopas Foederatarum Civitatum Americoe Septemtrionalis limina Apostolorum visitantes", 1 die 31 maii 1988: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XI, 1 [1988] 1696).

La congregazione per i Vescovi sta lavorando sui dettagli concernenti l'ordine del giorno e la procedura dell'incontro e si terrà in contatto con voi attraverso la Nunziatura Apostolica a Washington.

Nell'attesa di questo prossimo incontro fraterno, esprimo ancora una volta il mio affetto profondo nel Signore Gesù e con gioia imparto la mia benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 10 gennaio 1989.

1989-01-10

Martedi 10 Gennaio 1989









Al direttivo dell'UNICEF per l'America Latina ed il Caribe - Città del Vaticano (Roma)

Maggiore impegno nella cultura della vita per fronteggiare in America Latina la tragedia della mortalità infantile


Sono felice di avere questo incontro con voi, gruppo direttivo del fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia dell'America Latina e Caraibi, accompagnati dai responsabili della pastorale sociale del CELAM. Nello stesso tempo desidero ringraziare per le affettuose parole di saluto che, a nome dell'UNICEF, mi ha indirizzato la dottoressa Teresa Albanez Barnola, in qualità di direttrice regionale.

E' encomiabile il grande lavoro di coordinamento ed attenzione ai problemi dell'infanzia che state portando avanti in quell'amato continente, come professionisti e come credenti. In questo senso è consolante comprovare come il mio messaggio, inviatovi in occasione della Quaresima del 1988 ed in cui richiamavo l'attenzione di tutti a proposito del doloroso problema della mortalità infantile, abbia incontrato tanta ricettività, in modo particolare da parte dell'UNICEF che si è rivelato l'evangelica "terra fertile" che sta dando incoraggianti frutti nella società latinoamericana.

Parlando dello scandaloso problema della mortalità infantile, vi dicevo nel messaggio quaresimale: "Miete ogni giorno decine di migliaia di vittime. Ci sono bambini che muoiono prima di venire alla luce, altri non hanno se non una breve e dolorosa esistenza, troncata da malattie che sarebbe pur facile evitare".

"Alcuni sondaggi attendibili dimostrano che, nei paesi più drammaticamente provati dalla povertà, proprio tra i fanciulli si riscontra il più elevato numero di morti... Moltissimi bambini muoiono prematuramente, altri sono colpiti tanto gravemente che ne è compromesso lo sviluppo fisico e psichico, la loro semplice sopravvivenza permane precaria, ed essi stessi sono svantaggiati nel trovare un posto nella società".

"Le vittime di questa tragedia sono soprattutto i bambini che nascono in situazioni di povertà determinate troppo spesso da ingiustizie sociali; sono le famiglie che mancano delle risorse necessarie e che rimangono ferite per sempre dalla morte prematura dei loro piccoli".

Di fronte a questa tragedia della mortalità infantile, che colpisce tanto crudelmente i paesi dell'America Latina e dei Caraibi, così come altri paesi in via di sviluppo, tutti siamo chiamati a unire gli sforzi per proteggere la vita, anche prima della nascita, ed a offrire allo stesso modo a tutti i bambini i mezzi necessari per una crescita fisica e spirituale, a cui ogni essere umano ha inalienabile diritto.

Mi rallegra sapere che alcuni programmi della pastorale sociale della Chiesa collaborano con successo con le iniziative e l'opera dell'UNICEF, come per le iniziative che riguardano le vaccinazioni, l'acqua potabile, l'adeguata alimentazione.

Diventa necessario poi lavorare intensamente ed in modo capillare a livello di famiglie dove, prima della nascita, devono essere fatti i preparativi adeguati per accogliere con amore, responsabilità e tenerezza ogni bambino ed ogni bambina che viene al mondo. Ai padri ed alle madri di famiglia bisogna dare tutta la formazione ed i mezzi indispensabili che permettano loro di assicurare lo sviluppo completo e normale dei figli.

Per questo invito ancora una volta le comunità familiari, come anche la società in generale, a creare condizioni permanenti che favoriscano sempre meglio la sana crescita dei bambini.

America Latina, continente della speranza, fonda la ferma speranza del domani nei bambini che nascono e crescono oggi! A voi professionisti ed apostoli dell'infanzia, offro il mio incoraggiamento perché continuiate con entusiasmo e senza smarrirvi il vostro compito di interessare e di impegnare tutti i gruppi sociali ed i diversi organismi pubblici, a lavorare per il benessere integrale dell'infanzia; di mantenere e migliorare ogni giorno di più una cultura di vita che rispetti tutti i principi etici; di assicurare ai bambini, specialmente ai più poveri e indifesi, le condizioni necessarie perché possano inserirsi convenientemente nella società.

Nel Natale che abbiamo ora celebrato, abbiamo ricordato una volta di più che il Figlio di Dio si è fatto uomo e che nacque come bambino indifeso e bisognoso, proprio come ognuno di noi. La luce divina che ci giunge da Betlemme illumini sempre le opere che intraprendete a favore dei bambini, specialmente dei più bisognosi. Come prova del costante aiuto del Signore, vi imparto con affetto la mia benedizione apostolica, che estendo alle vostre famiglie ed a tutti coloro che collaborano con voi ai programmi di aiuto all'infanzia.

1989-01-12

Giovedi 12 Gennaio 1989




A una delegazione della Chiesa luterana in America - Città del Vaticano (Roma)

Giovedi 12 Gennaio 1989


L'unità dei cristiani pressante priorità ecclesiale


Cari amici. "Grazia a voi e pace" (1Th 1,1).

Sono lieto di ricevervi, stimati rappresentanti della Chiesa luterana evangelica in America, durante la vostra visita alla città dei santi apostoli Pietro e Paolo. La loro testimonianza a Roma (la predicazione della Parola di Dio e l'effusione del loro sangue) è eredità comune di tutti i cristiani e, nonostante le divisioni che continuiamo a vivere, ci parla della nostra comune fede in Cristo.

Vi chiedo la cortesia di portare i miei calorosi saluti al Vescovo Chilstrom, che ho avuto il piacere di incontrare lo scorso gennaio. Ringrazio per la sua lettera gentilmente trasmessami, insieme con la bozza di un documento sull'ecumenismo in preparazione per la Chiesa luterana evangelica in America.

Apprezzo l'impegno nella ricerca dell'unità ancora una volta manifestato.

Gesù chiamo i suoi discepoli al compito dell'evangelizzazione, dicendo loro di ammaestrare tutte le nazioni, di battezzare e insegnare nel suo nome (cfr Mt 28,19-20). Alla luce di questa responsabilità, la questione dell'unità tra i cristiani diventa una chiara ed urgente priorità. Il mondo ha fame di cibo spirituale; gli uomini e le donne hanno bisogno del messaggio evangelico. "Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano!" (Lc 11,28). Purtroppo le divisioni tra i cristiani pongono ostacoli nella strada dell'evangelizzazione, e sovente allontanano dal messaggio di riconciliazione che è al cuore del Vangelo.

Ascoltiamo il potente richiamo di san Paolo ai fedeli di Efeso: "Vi esorto... a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto... cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace" (Ep 4,1 Ep 4,3). Luterani e cattolici, essendo cristiani, hanno la responsabilità davanti a Dio di continuare a cercare la piena comunione e incoraggiarsi gli uni gli altri in questo impegno, per amore del Vangelo.

Sono felice pertanto di sapere che le relazioni tra luterani e cattolici negli Stati Uniti negli ultimi anni sono in continuo miglioramento. La vostra visita qui è un segno ulteriore di incoraggiamento e prego per voi.

"Grazia e pace sia concessa a voi in abbondanza nella conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro" (2P 1,2). Dio benedica il vostro pellegrinaggio ecumenico.





Alla assemblea plenaria del pontificio consiglio per la cultura - Città del Vaticano (Roma)

Tradurre l'insieme degli orientamenti teologici in programmi concreti di pastorale della cultura


Signori Cardinali, cari amici.


1. Sono felice, questa mattina, di porgere il più cordiale benvenuto a voi tutti, giunti da diverse parti del mondo per partecipare alla riunione del pontificio consiglio per la cultura. E' il settimo anno consecutivo che ho il piacere di accogliere questo consiglio. Nella costituzione "Pastor Bonus", precisando i compiti e l'organizzazione della Curia romana, ho confermato che "il Consiglio favorisce le relazioni tra la Santa Sede ed il mondo della cultura, promuovendo in particolare il dialogo con le varie culture del nostro tempo, affinché la civiltà dell'uomo si apra sempre di più al Vangelo, e i cultori delle scienze, delle lettere e delle arti si sentano riconosciuti dalla Chiesa come persone a servizio del vero, del buono e del bello" (art. 166).

La vostra riunione annuale rappresenta un momento forte nella vostra riflessione e nel vostro impegno comune per promuovere concretamente l'incontro della Chiesa con tutte le culture umane, nello spirito del Concilio Vaticano II e dei Sinodi dei Vescovi. Secondo il mandato a voi affidato, procedete ogni anno ad un ampio esame delle principali correnti culturali che caratterizzano gli ambienti, le regioni e le discipline da voi rappresentate. Vi fate così portavoci, presso il Papa e la Santa Sede, delle tendenze e delle aspirazioni, delle angosce e delle speranze, dei bisogni culturali della famiglia umana, e vi interrogate su quale sia il modo migliore, per la Chiesa, di rispondere alle decisive questioni poste dallo spirito contemporaneo. La diagnosi da voi fatta sullo stato delle culture contemporanee rappresenta un grande servizio per la Chiesa, e vi incoraggio a perfezionarla senza tregua. Oltre alla vostra testimonianza e alle vostre esperienze personali, in effetti, voi siete invitati - con altre persone e gruppi competenti - a un discernimento spirituale sulle correnti culturali che condizionano gli uomini e le donne di oggi. Attraverso incontri, ricerche e pubblicazioni, voi date, nella Chiesa, un nuovo impulso per rispondere alla sfida rappresentata dall'evangelizzazione e l'inculturazione del Vangelo. Questo discernimento è urgente per poter meglio comprendere le mentalità di oggi, scoprirvi la sete di verità e di amore che Gesù Cristo soltanto può colmare in pienezza, e individuare le vie di una nuova evangelizzazione attraverso una autentica pastorale della cultura.


2. Contemplando il mondo da un punto di vista universale, voi potete cogliere meglio il significato apostolico del vostro lavoro e trovare una solida motivazione per continuare la vostra missione. Attraverso questo lavoro di discernimento evangelico, la Chiesa mira ad un solo obiettivo: annunciare meglio ad ogni coscienza e ad ogni cultura la buona Novella della salvezza in Gesù Cristo. Poiché ogni realtà umana, individuale e sociale, è stata liberata da Cristo: le persone, come le azioni degli uomini, di cui la cultura è l'espressione più alta e più incarnata.

L'azione salvifica della Chiesa sulle culture si compie anzitutto attraverso le persone, le famiglie e gli educatori. così una formazione adeguata è indispensabile perché i cristiani imparino a manifestare chiaramente come il fermento evangelico ha il potere di purificare ed innalzare i modi di pensare, di giudicare e di agire che costituiscono una specifica cultura. Gesù Cristo, nostro Salvatore, offre la sua luce e la sua speranza a tutti coloro che coltivano le scienze, le arti, le lettere e i numerosi campi sviluppati dalla cultura moderna.

Tutti i figli e le figlie della Chiesa devono dunque prendere coscienza della loro missione e scoprire come la forza del Vangelo può penetrare e generare le mentalità e i valori dominanti che ispirano le culture come anche le opinioni e gli atteggiamenti mentali che ne derivano. Ciascuno nella Chiesa, attraverso la preghiera e la riflessione, potrà portare la luce del Vangelo e lo splendore del suo ideale etico e spirituale. così, attraverso un lavoro paziente, umile e nascosto, i frutti della Redenzione penetreranno a poco a poco le culture e consentiranno loro di aprirsi pienamente alle ricchezze della grazia di Cristo.


3. Il pontificio consiglio per la cultura è già impegnato in uno sforzo che stimola la Chiesa in questa grande impresa della nostra epoca: l'evangelizzazione delle culture e la promozione culturale di tutti gli uomini. Voi avete stabilito una proficua collaborazione con le Conferenze Episcopali, con le organizzazioni internazionali cattoliche, con gli istituti religiosi, con le associazioni e i movimenti cattolici, con i centri culturali ed universitari. In stretta e feconda collaborazione con loro, avete fatto diverse riunioni in molte parti del mondo, con notevoli risultati, di cui testimoniano parecchie pubblicazioni, oltre al vostro bollettino.

Prendo anche atto del fatto che il vostro lavoro si sviluppa in collegamento con diversi organismi della Santa Sede, in modo da rendere più visibile la dimensione culturale che è una componente importante della missione apostolica della Curia romana.


4. Tra i progetti in corso, due iniziative meritano una attenzione particolare anzitutto per la loro importanza e anche perché vengono realizzati in collaborazione con altri organismi della Santa Sede, nello spirito della riforma della Curia romana.

Noto con soddisfazione, anzitutto, lo studio sulla Chiesa e la cultura universale, da voi portato avanti con le Conferenze Episcopali, in collaborazione con la congregazione per l'educazione cattolica e il pontificio consiglio per i laici. Avete già pubblicato una sintesi dei lavori che illustra le tendenze significative e i bisogni spirituali dell'ambito universitario, oltre ai nuovi aspetti della pastorale universitaria delle Chiese locali. Vi raccomando di continuare questa riflessione che porterà - ne sono sicuro - a delle indicazioni concrete e positivi scambi di esperienze apostoliche. La Chiesa ha nel mondo universitario un luogo privilegiato per dialogare con le correnti spirituali e i modi di pensare che segneranno la cultura di domani. La speranza cristiana deve porsi davanti alle nuove aspirazioni delle coscienze e animare gli spiriti dei giovani universitari che dovranno presto assumersi grandi responsabilità, "affinché la civiltà dell'uomo si apra sempre di più al Vangelo".

Raccomando di cuore questa pastorale universitaria che dà agli studenti la possibilità concreta di riflettere a loro volta a un livello intellettuale pari a quello raggiunto dai progressi scientifici e umanisti nelle altre discipline, e che li aiuta a vivere nelle comunità di fede e di preghiera.


5. Desidero infine sottolineare il lavoro svolto dal pontificio consiglio per la cultura nella commissione teologica internazionale sulla fede e l'inculturazione.

Voi avete partecipato pienamente all'elaborazione del documento che si sta preparando su questo tema e che permetterà di comprendere meglio il significato biblico, storico, antropologico, ecclesiale e missionario dell'inculturazione della fede cristiana. Si tratta di un punto fondamentale per l'azione della Chiesa, al cuore delle diverse culture tradizionali, come anche delle forme complesse della cultura moderna. La vostra responsabilità è di tradurre questi orientamenti teologici in programmi concreti di pastorale della cultura, e sono lieto che diverse Conferenze Episcopali abbiano intenzione di farlo, in America Latina e in Africa soprattutto. Incoraggio queste esperienze pastorali e auspico che i loro risultati vengano partecipati a tutta la Chiesa.


6. Mi capita spesso di dirlo, ma voglio ripeterlo ancora: l'uomo vive una vita realmente umana grazie alla cultura. E il legame fondamentale del messaggio di Cristo e della Chiesa con l'uomo, nella sua stessa umanità, è fonte di cultura nel suo fondamento più essenziale. Questo vuol dire che gli sconvolgimenti culturali del nostro tempo ci stimolano ad un ritorno all'essenziale e a ritrovare la preoccupazione fondamentale che è l'uomo in tutte le sue dimensioni, politiche e sociali - certo - ma anche culturali, morali e spirituali. E' in gioco l'avvenire stesso dell'umanità. Inculturare il Vangelo non è ridurlo all'effimero e al superficiale che caratterizzano l'attualità in movimento. E', al contrario, con audacia tutta spirituale, inserire la forza del lievito del Vangelo e la sua novità, più giovane di ogni modernità, al cuore stesso dei sommovimenti del nostro tempo, per far nascere nuovi modi di pensare, di agire e di vivere. La fedeltà all'alleanza con la saggezza eterna è la fonte continuamente rinnovata di nuove culture. Quelli che hanno accolto la novità del Vangelo la fanno propria e la interiorizzano in modo da riesprimerla nella loro vita quotidiana, secondo il proprio genio particolare. così l'inculturazione del Vangelo nelle culture va di pari passo con il loro rinnovamento e comporta la loro autentica promozione nella Chiesa come nella città degli uomini.


7. Devo rendere grazie a Dio per l'opera di discernimento apostolico e di inculturazione evangelica alla quale contribuisce il vostro consiglio al servizio della Chiesa. E per l'intercessione della beata Vergine Maria, invoco la luce e la forza dello Spirito Santo sul vostro lavoro.

Il mio augurio vi accompagna tutti, a cominciare da voi, signori Cardinali: il Cardinale Paul Poupard, cui ho chiesto di sostituire il caro Cardinale Garrone alla Presidenza del consiglio; il Cardinale Eugenio da Araujo Sales che continua a darvi l'apporto della sua esperienza; e il Cardinale Hyacinthe Thiandoum che purtroppo non ha potuto partecipare a questa assemblea.

Assicuro della mia preghiera tutti i membri del consiglio internazionale come anche i vostri collaboratori a san Callisto.

In pegno della mia affezione per le vostre persone, le vostre famiglie e tutti quelli che sono oggetto della vostra sollecitudine, vi imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

1989-01-13

Venerdi 13 Gennaio 1989




Ai Vescovi della Jugoslavia in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

La Chiesa deve essere segno e strumento di pace e di unione fraterna fra popoli diversi


Cari fratelli nell'Episcopato!


1. E' per me motivo di grande conforto accogliervi in questa comune udienza, a conclusione della vostra visita "ad limina". Si tratta, come è ben noto, e come tutti noi sentiamo nel cuore, di un momento di peculiare condivisione delle comuni sollecitudini per la Chiesa nel vostro Paese. La vostra visita è stata una occasione di bilancio e di revisione, di informazione e di programmazione, per il futuro lavoro pastorale tra le vostre comunità.

Desidero manifestarvi la mia personale partecipazione alle preoccupazioni, alle attese, al rendimento di grazie a Dio per tanti benefici dati a voi ed alle vostre diocesi. Voi avete affidato qui a Roma le sorti della vostra cara terra alla protezione di Dio, invocando l'intercessione degli apostoli Pietro e Paolo, ispirandovi alla loro testimonianza, alla esemplare loro generosità nell'accogliere e nel diffondere il Vangelo di Cristo.


2. Ringrazio il signor Cardinale Francisco Kuharic, Arcivescovo di Zagabria e Presidente della Conferenza Episcopale, per le gentili parole che mi ha rivolto.

Saluto tutti voi, cari confratelli e attraverso di voi i vostri presbiteri, i religiosi, le religiose e tutti i fedeli.

Ho notato con soddisfazione il vigoroso impegno delle iniziative pastorali, intese sia a tener vive le solide tradizioni cristiane delle vostre terre, sia a svolgere un ruolo di fattiva presenza di fede là dove le comunità cattoliche vivono in condizione di minoranza, accanto alle Chiese ortodosse, oppure in regioni a maggioranza musulmana. Ciò denota che voi affrontate con spirito di sensibilità pastorale le molteplici situazioni culturali ed etniche che caratterizzano la terra jugoslava, e vivete il comune impegno apprezzando le diverse tradizioni religiose e storiche del vostro Paese, confidando sui valori che tali tradizioni attestano. Voi sentite che esse vanno rispettate ed accolte, poiché riscontrate che le persone che le vivono sono consapevoli dei valori, della sapienza che in esse si manifesta. E' ovvio, perciò, che i singoli gruppi etnici e nazionali esprimano il desiderio e l'impegno di conservare fedelmente le proprie identità etniche e nazionali.

Anche in questo contesto, che fa sorgere non di rado difficoltà e problemi, si manifesta la missione della Chiesa, chiamata a formare il Popolo di Dio, il corpo mistico, radunato attorno al suo capo, Cristo, in unità. La Chiesa sente di dover essere segno e strumento di pace e di unione, favorendo ed accogliendo la pluriforme ricchezza e testimonianza di tutte le nazioni e di qualsiasi popolo, in forza soprattutto del dono della carità, che unisce nella fraternità evangelica ogni uomo, di qualsiasi lingua o nazione. Questo carattere di universalità, segnato dal carisma dell'unità, come ben sappiamo, è dono del Signore, il quale accompagna tutta la sua Chiesa nell'impegno di "accentrare tutta l'umanità, con tutti i suoi beni in Cristo Capo nell'unità dello Spirito di lui" (LG 13).

Pertanto, chiediamo tutti insieme con insistente preghiera al Signore questo dono della concordia, affinché in mezzo alle difficoltà antiche e nuove, egli sostenga e sproni il dinamismo della Chiesa, e il suo impegno missionario a radunare gli uomini, manifesti a ciascuna Chiesa particolare le vie giuste per la testimonianza della carità anche nelle situazioni materiali e spirituali difficili alle quali il vostro presidente ha accennato.


3. Noi vogliamo innalzare anche una speciale preghiera a Dio per il bene di tutta la Jugoslavia, e imploriamo per l'intera comunità federale che nella necessaria comprensione, nel rispetto di tutti, nel dialogo e nella salvaguardia del bene comune, sia possibile dare valido e duraturo compimento alle soluzioni più opportune per il bene del Paese e dei singoli cittadini.

La pace interna di uno Stato, infatti, non è solo assenza di conflitti, né semplice equilibrio tra le forze contrastanti, tanto meno essa è frutto di dispotiche dominazioni. La pace si regge sulla giustizia e sul comune lavoro per un progresso veramente umano e destinato a tutti senza squilibri o stridenti diversità. In particolare, quando si tratta di una comunità di nazioni, come la vostra, la pace è garantita dal riconoscimento e dal rispetto dell'inalienabile dignità dei singoli gruppi e di ciascuna persona umana, senza distinzioni di origine sociale, etnica, culturale, nazionale o religiosa. Essa si forma e si mantiene con la solidarietà nella partecipazione ai beni essenziali, nella tutela dei diritti, nella attiva e fattiva costruzione dello sviluppo comune (cfr "Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatm pro a. D. 1989", 3, die 8 dec. 1988: , XI, 3 [1988] 1738).


4. Desidero incoraggiare, perciò, il vostro dialogo con le autorità civili del Paese. Tale dialogo sarà sorretto dall'apporto che la Chiesa con sincerità intende offrire affinché il bene della società cresca. La Chiesa esprime ed attesta il suo desiderio di disponibilità a cercare risoluzioni eque ai problemi esistenti, mentre vuole dissipare preoccupazioni o diffidenze sulla natura della sua missione.

Si comprendono bene le delicate situazioni in cui la Chiesa cattolica da voi è chiamata a svolgere il suo ministero, tanto a livello federale che locale.

Tuttavia ciò non toglie che si debba proseguire lo sforzo di impegnarsi seriamente insieme, su questioni di comune interesse. Ciò è tanto più necessario ed opportuno, quanto più la presente situazione sembra fare appello con urgenza alla buona volontà di tutti, per percorrere efficacemente le vie migliori del progresso sociale e morale di tutto il Paese.


5. Non ci nascondiamo quanto il momento attuale sia delicato anche per la vita religiosa delle comunità cristiane in se stesse.

Come ha indicato il signor Cardinale Kuharic, accanto all'infittirsi nella vita pubblica di una mentalità e di una proposta educativa protesa ad escludere il posto di Dio e della religione nelle coscienze, insorge più prepotente un concetto di progresso e di sviluppo ridotto al senso economico e tecnico, che vede nel conseguimento delle ricchezze private e di mezzi di consumo la sua unica finalità. Tale tendenza, come l'esperienza insegna, se non è corretta da un intendimento morale e da una concezione veramente umana del bene dell'uomo, diviene presto un pericolo ed un ostacolo per l'autentica felicità "La ricerca esclusiva dell'avere diventa così un ostacolo alla crescita dell'essere e si oppone alla sua vera grandezza" (Pauli VI, PP 19).

Giustamente ci accora, come maestri di vita cristiana, il costatare che accanto al conseguimento del benessere o al desiderio di raggiungerlo in ogni modo, si estende un preoccupante disfacimento di alcuni valori che toccano prevalentemente la famiglia: l'abbandono della celebrazione sacramentale del matrimonio, il moltiplicarsi delle separazioni coniugali, l'impressionante quantità degli aborti, un progressivo e grave senso di nichilismo verso i valori morali.

Di fronte a questi problemi merita un vivo apprezzamento, la cospicua e tenace fedeltà alla missione di Pastori. Mi conforta la vostra unità di propositi e di interventi, ma è motivo soprattutto di consolazione la vostra fedeltà alla Sede di Pietro, la adesione dei vostri sacerdoti, dei religiosi, delle religiose alle direttive del magistero, l'affetto tanto spesso testimoniato dai fedeli alla persona ed al ministero del romano Pontefice. Le vostre comunità ecclesiali si distinguono nell'impegno e nell'attaccamento alla Chiesa. Per questo sarebbe desiderio mio ed anche vostro poter confortare di persona le vostre diocesi per confermare ogni fedele nel cammino di testimonianza e nello spirito dell'unità.


6. Desidero, altresi, esortarvi tutti ad una sempre maggiore intesa fra di voi.

L'unione tra i Vescovi sia ancora più sorretta e più vivamente manifestata attraverso il ruolo e l'attività che può svolgere la Conferenza Episcopale e le consultazioni comuni che attraverso di essa saranno possibili. A tale proposito auspico che i nuovi statuti accolgano con realismo le aspirazioni di tutti i Vescovi delle singole nazionalità, ben sapendo che nell'intero territorio si vivono situazioni tanto differenti.

Le condizioni proprie delle vostre Chiese particolari sottolineano la necessità che tra i Vescovi e i sacerdoti vi siano concrete espressioni di dialogo, di vicinanza reciproca. Il presbiterio deve dimostrarsi una comunità di cui il Vescovo è padre capace di seguire con sollecitudine i singoli presbiteri, ascoltarli come aiutanti e consiglieri, favorire la loro vita spirituale ed intellettuale, risolvere i loro problemi con vero affetto apostolico. Ciò comporterà nel clero rispondenza e disponibilità a condividere, con serena obbedienza, le proposte pastorali d'assieme. In tale spirito di familiare condivisione, sarà più facile instaurare quella prontezza al servizio delle anime che talvolta richiede sacrificio e spirito di umiltà e di rinuncia.

A tale esigenza di unità attorno al Vescovo debbono essere sensibili anche i religiosi che operano nella pastorale diretta. Nonostante tradizioni gloriose ed importanti realizzazioni attuate da ordini e comunità religiose in un dato territorio, non sarebbe giustificata un'azione indipendente dalle direttive dell'intera diocesi. La visione ecclesiologica nella quale si esprime ogni intrapresa per il bene delle anime richiede vera comunione intorno al Vescovo (cfr CIC 678).

In tale contesto si inserisce anche il prezioso servizio delle religiose nei campi della carità, della catechesi, dell'apostolato nonché nei settori dell'educazione della gioventù e della promozione sociale della donna.


7. Nell'ordine delle priorità per il futuro apostolato dovrà certamente trovare singolare posto lo sviluppo della pastorale giovanile. E' un fatto che avete segnalato con tristezza: molti giovani dopo il sacramento della Cresima lasciano la pratica religiosa. Ciò è dovuto a tanti fattori, non ultimi quelli del contesto educativo dentro il quale essi compiono i passi decisivi verso l'età adulta. Tuttavia sarà importante rivedere il posto della catechesi, le sue forme, la sua incidenza nella vita dei giovani. Un aggiornamento in tal senso si impone, affinché il messaggio cristiano trovi opportuna corrispondenza nel progetto di vita di tanti giovani.


8. Desidero, infine, incoraggiare ogni vostra iniziativa volta a trovare passi giusti per il dialogo ecumenico, che nelle vostre terre risente di peculiari difficoltà. L'animo apostolico che vi sorregge vi aiuterà, con la grazia dello Spirito Santo insistentemente invocato, ad escogitare momenti d'incontro, occasioni di scambio circa problemi comuni a tutti i credenti. Di fronte, specialmente, all'ateismo ed al degrado morale incombente è ovvio che esistono spunti comuni di lavoro per operare nelle coscienze e per indicare la via da percorrere al fine di salvare i valori fondamentali per tutte le confessioni religiose.


9. Ho voluto sottolineare alcuni obiettivi della vita ecclesiale nel territorio jugoslavo, per manifestarvi soprattutto con quanto affetto ed attenzione io segua il vostro ministero e condivida le vostre premure.

Voglia il Signore, per l'intercessione dei santi Pietro e Paolo e di tutti i santi che hanno nei secoli reso gloria a Dio nella vostra Patria, per intercessione soprattutto della Vergine Maria, tanto amata e venerata in innumerevoli vostri santuari, fortificare le strutture pastorali delle diocesi, aumentare le vocazioni sacerdotali e religiose, sostenere la forza della fede nel vostro popolo. Auspico che nell'esercizio delle vostre responsabilità, faticose ed esaltanti ad un tempo, possiate contare sempre nella vigorosa e sicura azione della grazia divina, mentre a tutti voi, ai sacerdoti, ai religiosi ed ai fedeli affidati alle vostre cure imparto di cuore la benedizione apostolica.

1989-01-14

Sabato 14 Gennaio 1989




Recita dell'Angelus - Ai fedeli riuniti, Città del Vaticano (Roma)

Alla "Grande Madre dell'Austria" affidiamo l'intera comunità cattolica austriaca


Carissimi fratelli e sorelle.


GPII 1989 Insegnamenti - Lettera ai Vescovi USA - Città del Vaticano (Roma)