GPII 1989 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Ai fedeli riuniti, Città del Vaticano (Roma)


1. L'odierna preghiera mariana dell'"Angelus" mi offre l'opportunità di recarmi in spirituale pellegrinaggio tra le montagne e le vallate della Stiria in Austria, al santuario di Mariazell, le cui origini risalgono a più di ottocento anni fa. Fu, infatti, nell'XI secolo che un monaco benedettino giunse in quella regione per predicarvi il Vangelo; egli portava con sé una semplice statua in legno, raffigurante la Madonna col figlio Gesù sulle ginocchia. Per se stesso e per la santa immagine il monaco costrui una "cella": la "Cella di Maria", Mariazell; questa divenne, col passare degli anni, mèta di pellegrinaggi sempre più numerosi, giungendo ad essere il più grande e famoso santuario dell'Austria attuale ed anche delle regioni ben oltre il suo territorio. Infatti la Madonna di Mariazell porta i titoli d'onore della "Magna Mater Austriae" ("Grande Madre dell'Austria"), della "Mater gentium Slavorum" ("Madre delle genti Slave") e della "Magna Hungarorum Domina" ("Grande Signora degli Ungheresi").


2. Unendomi agli innumerevoli pellegrini di questi otto secoli, anch'io mi recai al santuario di Mariazell il 13 settembre 1983, dopo aver partecipato alla festosa assemblea dei cattolici a Vienna. Insieme con me, quel giorno, si raccolsero presso il santuario, nella sua bellissima cornice naturale, Vescovi, sacerdoti e diaconi, religiosi e religiose, seminaristi e novizi, unitamente a molti laici. Ho ancora negli occhi e nel cuore le immagini e le emozioni di quella suggestiva celebrazione, che si svolse in un clima di intenso fervore con la partecipazione di tanti fedeli. Tutti ebbero allora la sensazione che nell'assemblea liturgica era l'intera comunità cattolica austriaca a stringersi intorno al Vescovo di Roma, successore di Pietro, per venerare Maria.

Fu quella una meravigliosa testimonianza di unità ecclesiale, che può e deve valere anche oggi a sostegno della fede cattolica, tradizionale retaggio della nazione austriaca.


3. Nel ricordo di quelle ore benedette, passate ai piedi della Vergine di Mariazell, mi piace rinnovare oggi la preghiera di consacrazione dell'Austria alla Madonna: "Ti affidiamo, santa Madre di Dio, la Chiesa di Gesù Cristo in Austria: tutti coloro che ne hanno la responsabilità e vi prestano servizio, tutti i Pastori e i fedeli... Fa' che la Chiesa possa adempiere oggi ed anche nel futuro al suo compito di salvezza: in nome del Vangelo di Gesù Cristo, in stretta unione con le altre Chiese locali della Chiesa universale e con la Sede di Pietro in Roma per il bene e la prosperità di tutti gli uomini di questo Paese, quelli che vi sono nati e coloro che vi si sono trasferiti, chi ha fede e chi cerca".

"Magna Mater Austriae, ora pro nobis!".

[Al termine della preghiera il Papa ha pronunziato le seguenti parole:] Ad un gruppo di focolarine Rivolgo un saluto particolare al gruppo delle focolarine sposate e a quello più numeroso delle ragazze del movimento GEN, convenute a Roma per un loro rispettivo convegno su "Maria modello di perfezione".

Vi esprimo il mio compiacimento per l'impegno che ponete nella vostra continua crescita spirituale e culturale.

Voi rappresentate una realtà viva e profonda, quella cioè di anime che, in ogni paese, in ogni condizione ed in ogni campo sociale, si dedicano a Cristo ed agli uomini, facendo fruttificare in pienezza i propri talenti.

Lo scambio delle esperienze di apostolato, che farete in questi giorni, vi serva a fortificare e a sostenere la certezza che colui che ha iniziato in voi l'opera di perfezione la porterà a compimento (cfr Ph 1,6).

Maria, che è davvero per tutti un "modello di perfezione", vi preceda e accompagni in questo cammino.

[A tutti i fedeli presenti in piazza san Pietro:] Voglio aggiungere ancora una parola a tutti i presenti, romani e pellegrini, augurando loro una buona continuazione in questo nuovo anno, specialmente durante la settimana prossima, il Signore vi sia sempre vicino. Oggi si ricorda nella liturgia le nozze di Cana, dove Cristo si è manifestato così vicino alla famiglia umana, a ogni famiglia, durante le nozze di Cana. Dobbiamo anche, sempre avere presenti queste parole di sua Madre: "Fate quello che vi dirà". Auguro a tutti una buona domenica, buona settimana.

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Domenica 15 Gennaio 1989 Pag. 13906




Visita Pastorale: Parrocchia della beata Vergine Maria del Carmelo a Mostacciano



[Alla popolazione del quartiere] Saluto cordialmente tutti i presenti, saluto la vostra parrocchia dedicata alla Vergine del Carmelo, affidata ai padri carmelitani. Questa è la prima visita dell'anno del Signore 1989, la prima visita ad una parrocchia romana.

Approfitto per rivolgere a tutti, ancora in questi primi giorni dell'anno nuovo un cordiale augurio.

E un buon segno che in questo anno, che per il momento ha solamente quindici giorni, io incontro qui tanti bambini, i più giovani, i più piccoli, i parrocchiani più promettenti della vostra comunità. Ciascuno di loro porta in sé il segno e l'eredità del sacro Battesimo, della grazia santificante dei figli adottivi di Dio Padre nostro. Essi sono la consolazione dei loro genitori, delle loro famiglie, delle loro comunità. Per noi sono un segno della giovinezza, in senso fisico, ma anche in senso spirituale. Io auguro questa giovinezza a tutti, anche ai più anziani, ai più affaticati fisicamente, a quelli che soffrono, agli abbandonati, a tutti: auguro questa giovinezza spirituale che viene dalla grazia di Dio e che ci fa crescere sempre nella prospettiva divina della nostra vita umana. Vi auguro di vivere con questa prospettiva nell'anno appena incominciato.

Mi congratulo con voi per questa nuova chiesa; si tratta di una nuova costruzione, della chiesa esterna. Vi auguro di costruire insieme al vostro parroco dentro questa chiesa visibile, una Chiesa vivente, composta da quelle pietre vive che siamo noi tutti, noi tutti uniti a Cristo. Questa dimensione della Chiesa viva è la vera dimensione della Chiesa di Cristo. Saluto insieme a tutti i presenti qui in questo momento, tutti gli altri abitanti del quartiere, numerosi, e a tutti auguro la benedizione di Dio in questo nuovo anno.

[Ai bambini] Carissimi bambini trovo una sorpresa dopo l'altra! Non sapevo che mi aspettavano tante sorprese qui in questa parrocchia, specialmente da parte vostra.

Anzitutto, cantate in polacco; e si capisce quel che dite: pronunziate bene come se foste bambini polacchi. Cantate poi lo stesso canto in italiano. Cosa cantate? Che siete un tempio, una chiesa in cui abita lo Spirito Santo.

E una cosa bella, profonda, più profonda di quanto si possa immaginare, in questo mi congratulo con voi, con le vostre mamme, con le vostre maestre, è stato un canto così bello e così significativo, pieno di contenuti. E dopo questa sorpresa ne viene un'altra, costituita dalle parole rivoltemi da due vostri colleghi, con grande affetto, specialmente da quello più piccolo, il quale si è espresso non solamente con le parole, ma anche con i gesti. E ancora si vede che vi sentite coinvolti con i problemi di tutto il mondo, dei Paesi di tutto il mondo; e si capisce anche vi sta a cuore che dappertutto nel mondo, in ogni Paese e per ogni popolo, questo sia un anno buono, così come voi lo avete augurato al Papa. Questi auguri vanno oltre i nostri confini perché noi non viviamo soltanto in questa nostra città, in questo nostro quartiere, ma viviamo in un Paese grande, e poi viviamo in Europa, e viviamo in tutto il mondo, con tutti gli uomini e le donne di questo mondo, e tutti, bambini, ragazzi e ragazze, dobbiamo sentirci uniti, solidali.

Vi ringrazio molto per aver manifestato così il vostro pensiero, la vostra creatività, i vostri talenti. Io ho detto che ho avuto una sorpresa dopo l'altra. Ma c'è ancora una sorpresa che è sempre superiore a tutte le sorprese che noi uomini possiamo avere: questa sorpresa più grande, questa meraviglia è quella che Dio si è fatto uomo, nato dalla Vergine Maria come uomo, Figlio di Dio. Questa meraviglia più grande, questa realtà assolutamente soprannaturale, questa bontà di Dio, che ci ha fatto il dono del suo Figlio per portarci verso di lui, per offrirci una prospettiva eterna della nostra vita, una prospettiva divina.

Ecco io vi auguro, carissimi bambini, di continuare a vivere con questo entusiasmo, con questa creatività con queste sorprese, ma soprattutto vi auguro di vivere profondamente il mistero di Gesù Cristo, il mistero della Incarnazione divina, il mistero del Natale, liturgicamente già concluso ma sempre presente nell'attesa della Chiesa. Questa è la nostra grande dignità, questo ci dice sull'uomo la cosa più profonda e più esaltante.

[L'omelia durante la celebrazione della santa Messa]


1. "Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea" (Jn 2,1).

Il tempo liturgico di Natale è breve. così come breve è il Vangelo dell'infanzia di Gesù, registrato da san Matteo e san Luca. E tutta la vita nascosta a Nazaret è riassunta in una frase: "cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (Lc 2,52). Seguendo il ritmo dei testi evangelici, la Chiesa, nella sua liturgia, oltrepassa presto la soglia dell'Epifania, ricorda il Battesimo di Gesù al Giordano - e ci introduce nel cuore della missione messianica di Gesù di Nazaret: nella sua attività in mezzo al popolo eletto.

Oggi ci rechiamo a Cana di Galilea, dove "Gesù diede inizio ai suoi miracoli... manifesto la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui" (Jn 2,11).


2. così scrive l'evangelista Giovanni. Soltanto nel suo Vangelo l'inizio della missione messianica di Gesù di Nazaret è collegato con la celebrazione delle nozze.

Le letture dell'odierna liturgia ci permettono di scoprire un senso più profondo di questo inizio.

Ecco il profeta Isaia parla a Gerusalemme col linguaggio della divina alleanza. E quest'alleanza era spesso paragonata a uno sposalizio: "Come un giovane sposa una vergine, / così ti sposerà il tuo creatore; / come gioisce lo sposo per la sposa, / così il tuo Dio gioirà per te" (Is 62,5).

Dio - sposo di Israele, del popolo eletto dell'alleanza. In questa alleanza egli ha sposato il popolo. Purtroppo questo popolo eletto si dimostrava spesse volte una sposa infedele. In modo particolare erano i peccati di idolatria a colpire il cuore del vero Dio. Sopraggiungevano poi calamità e devastazioni, come pure l'abbandono da parte di Dio della sposa infedele.

Con tutto ciò, il profeta annunzia che Dio rimane fedele al suo amore, alla sua elezione sponsale. Fedele all'alleanza stipulata, è disposto a rimettere le colpe e perdonare: "Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, / né la tua terra sarà più detta Devastata, / ma tu sarai chiamata Mio compiacimento / e la tua terra, Sposata" (Is 62,3).

"Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio" (Is 62,3).


3. Dato che Gesù di Nazaret partecipa a delle nozze all'inizio della sua missione messianica, non vuole forse fare con questo un riferimento all'antica tradizione dei profeti? Non vuol forse indicare che egli viene come sposo del popolo dell'elezione divina? Come uomo della riconciliazione e dell'alleanza: dell'alleanza di Dio con Israele, nuova ed eterna?


4. Viene come un "unto" dal Padre (proprio come il Messia-Cristo), pieno di Spirito Santo.

Viene non per abolire la legge, ma per darle compimento (cfr Mt 5,17).

Alla legge e ai profeti: lo farà con la Parola del Vangelo, e in definitiva con il sacrificio della propria vita.

E il frutto di questo sacrificio redentore sarà il dono: "Ricevete lo Spirito Santo" (Jn 20,22). Colui che è venuto pieno di Spirito Santo, lo elargirà al suo popolo. Ed attingeremo costantemente alla sua pienezza.

In tale elargizione si realizzerà pure l'analogia dello sposo e della sposa, che i profeti hanno annunziato nell'antica alleanza, e che è entrata nell'alleanza nuova come una espressione ancor più piena della verità su Dio, fedele alla sua alleanza. Fedele - fino al sacrificio della vita. Cristo - redentore è lo sposo di Israele della nuova alleanza: della Chiesa.

Rileggiamo quest'analogia nel modo più pieno nel capitolo quinto della lettera agli Efesini.


5. Nella seconda lettura l'apostolo Paolo parla dei molteplici doni che provengono dallo Spirito Santo, e che i diversi uomini ricevono nella Chiesa: lo Spirito li distribuisce "a ciascuno come vuole" (1Co 12,11). E tutti i doni sono "per l'utilità comune" (1Co 12,17).

"Vi sono diversità di carismi", poi "diversità di ministeri", infine "diversità di operazioni" - "ma uno solo è lo Spirito... uno solo il Signore... uno solo è Dio che opera tutto in tutti" (1Co 12,4-6).


6. Con questi pensieri vi esprimo il mio saluto, unitamente al Cardinale vicario Ugo Poletti e al Vescovo ausiliare Clemente Riva, e vi comunico la gioia di trovarmi in mezzo a voi nel quartiere di Mostacciano. Rivolgo il mio pensiero affettuoso al parroco, padre Amedeo Verdirosi, e ai suoi collaboratori, appartenenti all'ordine dei Carmelitani dell'Antica Osservanza, a cui è stata affidata, fin dall'origine, la cura pastorale di questa comunità parrocchiale della beata Vergine Maria del Carmelo. Un saluto cordiale esprimo alle tremilaseicento famiglie ed agli oltre tredicimilacinquecento fedeli che, appartenendo a questa Chiesa, formano una sola grande famiglia nel segno della fede. Un pensiero speciale va rispettivamente ai padri, alle madri, ai giovani, alle giovani, ai bambini ed alle bambine, agli anziani ed a coloro che soffrono a causa della infermità o della solitudine.

Una parola beneaugurante desidero indirizzare agli appartenenti agli istituti religiosi presenti ed operanti nell'ambito della parrocchia: i chierici di san Viatore; le suore francescane missionarie del cuore immacolato di Maria; le suore di Gesù Buon Pastore; le Figlie di san Paolo. Una parola di plauso e di incoraggiamento esprimo ai vari gruppi parrocchiali, i quali collaborano per l'animazione cristiana della zona; ricordo in particolare gli aderenti all'Azione Cattolica; il gruppo adolescenti, che si incontrano per compiere insieme un cammino di fede; il gruppo catechisti; il gruppo "Amicizia", che si raduna più volte alla settimana per assistere i bambini portatori di handicap e per sviluppare intorno alle famiglie interessate una rete di solidarietà; il gruppo "Terza età", il gruppo "Spiritualità e lavoro", che promuove iniziative destinate all'aiuto morale e materiale; il gruppo di preghiera, quello "Vocazionale e Missionario", quello dei "Ministranti" e quello delle "Giovani Coppie", sorto con l'intento di offrire agli sposi novelli occasioni di incontri e di riflessione sul sacramento del matrimonio. A tutti esprimo la mia gratitudine per la partecipazione alla vita della parrocchia e per la testimonianza cristiana che offrite con la vostra unità e solidarietà nel nome del Signore e sotto il patrocinio della beata Vergine del Carmelo, a cui si intitola la vostra Chiesa, costruita da pochi anni, ma già diventata il cuore pulsante di questo quartiere, come centro di preghiera, di fraternità, di vita spirituale e culturale.


7. Vi auguro che gli incontri e le riflessioni che qui vi scambiate vi siano di aiuto per la soluzione dei vari problemi che assillano anche questa zona e che vanno dal triste fenomeno della droga alla definitiva sistemazione dei lotti abitativi, oltre a quelli che toccano soprattutto gli aspetti morali e spirituali: l'educazione alla fede, alla giustizia, al rispetto altrui; la vita familiare vissuta nella fedeltà e nella santità propria del sacramento del Matrimonio.

Fate si che le vostre famiglie siano il luogo privilegiato nel quale Dio ama dimorare e agire; il luogo in cui si custodisce, rivela e comunica l'amore.

Non cessate di invocare lo Spirito del Cristo perché doni alle vostre famiglie i diversi carismi e ministeri di cui parla san Paolo: quello dell'educazione innanzitutto, che dal sacramento del Matrimonio "riceve la dignità e la vocazione di essere un vero e proprio "ministero" della Chiesa al servizio della edificazione dei suoi membri" (FC 38).

Nelle vostre famiglie si senta pure la necessità di svolgere nei modi che sono possibili il ministero dell'evangelizzazione; ogni famiglia diventi "evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell'ambiente nel quale è inserita" (Pauli VI, EN 71).


8. Sappiate trovare questa fedeltà viva e quotidiana ai doni di grazia dell'amore, dell'educazione e dell'evangelizzazione nell'esperienza quotidiana della preghiera, dell'unione dei componenti dei vostri focolari.

Dal cuore di ognuno dei suoi membri scaturisca sempre nuova risposta ai doni che lo Spirito fa alla famiglia cristiana. Ed è così che essa realizza la sua vocazione alla santità.

"C'era la Madre di Gesù" (Jn 2,1).

Alle nozze di Cana di Galilea è presente Maria.

Questo fatto non è forse un simbolo eloquente della verità espressa dal Concilio Vaticano II, che ha indicato la Madre di Dio presente nel mistero di Cristo e della Chiesa? Durante la realizzazione della missione messianica, quando Gesù comincio a fare e a insegnare (cfr Ac 1,1), non La vediamo. Ce la farà vedere lo stesso evangelista Giovanni solo ai piedi della Croce, sul Golgota.

Tuttavia a Cana di Galilea ella pronuncia le parole che - si potrebbe dire - accompagnano tutta la missione di Gesù, fino alla fine: "Fate quello che vi dirà" (Jn 2,5).

E le stesse parole della Madre di Dio continuano a correre attraverso tutta la storia della Chiesa, attraverso l'intera missione e il servizio che svolge in mezzo alla grande famiglia umana.

Queste parole arrivano anche a noi qui riuniti: "Fate quello che vi dirà".

Amen.


[Al consiglio pastorale] Ascoltando il vostro discorso, mi è venuto subito in mente la seconda lettura della liturgia di oggi. San Paolo parla dei diversi carismi e poi spiega che tutti questi carismi si completano, lavorano per il bene comune di tutto il Corpo. Ecco la sua idea prediletta: la Chiesa, Corpo di Cristo. Naturalmente, si tratta di analogie, ma di analogie molto significative, molto forti. Ci sono poi diversi ministeri, come dice san Paolo. Prima carismi, dunque, poi ministeri. Ma sono le persone che fanno e gli uni e gli altri, insieme con la grazia dello Spirito, la grazia santificante, le diverse grazie speciali secondo la vocazione di ciascuno. Tutto questo, come insegna l'Apostolo nella lettera, è lo stesso Spirito: lui, che mette in unità tutta quella pluralità dei carismi, dei membri, dei ministeri, delle persone. Vi ringrazio per il vostro impegno specifico. Per il Consiglio Pastorale esso coincide con il mettere insieme i diversi carismi rappresentati dai parrocchiani, dai componenti della comunità parrocchiale, dalle diverse associazioni, movimenti. Mettere tutto questo insieme, portarlo al centro della preoccupazione pastorale dei pastori, Vescovi, dei sacerdoti, e contribuire così alla crescita del Corpo di Cristo.

Vi auguro che questo vostro impegno sia fruttuoso. Vi auguro anche che da questo impegno comunitario esca poi anche un frutto personale, la crescita spirituale di ogni persona, di ciascuno di voi. Che questo renda la vostra vita cristiana più matura, e vi permetta di trasmettere questa maturità personale della vita cristiana ai vostri prossimi, ai vostri vicini, alle famiglie, alle nuove generazioni.

così in questo nostro incontro viviamo di nuovo la Parola di Dio della liturgia di oggi. Mi congratulo con voi specialmente per questa bella chiesa, la cui costruzione è quasi completamente compiuta. Essa serve come abitazione di Dio tra gli uomini, a rendere testimonianza dell'Emmanuele. Dio con noi. Auguro a ciascuno di voi che questa dimora di Dio comunitaria nella parrocchia sia condivisa, partecipata dalle persone e dalle famiglie di questa stessa parrocchia.

E vi auguro un buon anno in Cristo Gesù.

[Alle suore] Voi rappresentate realmente un capitale, un capitale costituito con i vostri doni di obbedienza, castità e povertà. Certo, nel mondo i capitali non si costituiscono in questo modo; ma sono questi i capitali che contano, quelli veri, quelli che più contano nella prospettiva della vita eterna. Vi ringrazio per questa vostra presenza, tutte e ciascuna. Vi raccomando di guardare sempre alla Vergine Maria, la prima delle consacrate, la più perfetta delle consacrate, la sposa dello Spirito Santo, la Madre di Cristo. Sia per voi una stella, la "Stella Maris" in questo "mare magnum" che è la vita umana, in cui voi dovete anche navigare ed aiutare gli altri a navigare verso il bene che è Cristo.

[Ai gruppi parrocchiali] Ci incontriamo nello stesso locale in cui ho incontrato i bambini. E questi bambini hanno qui lasciato il segno della loro presenza, il segno della loro solidarietà con tutto il mondo. Si vede che vivono l'universalità della Chiesa. Lo dico a voi qui presenti, perché rappresentate la generazione dei genitori, forse anche dei nonni di quei bambini. Si vede che la buona continuazione è sempre il segreto della vita spirituale. La vita spirituale, la fede si trasmettono da una generazione all'altra, dai padri ai figli. E così da tanti secoli, ed è arrivata fino ad oggi, alla nostra generazione.

Noi dobbiamo ringraziare per questa eredità che sempre rimane viva.

Rimane viva perché nelle diverse comunità parrocchiali, tra i gruppi tanto numerosi e tanto significativi, opera una forza nascosta. Cristo la chiama lievito. Ecco, noi siamo stati chiamati tutti da Cristo stesso ad essere "lievito", in diversi contesti, in diversi ambienti; grazie a questo lievito comincia un processo, un movimento di vita. Il lievito certamente rappresenta una categoria piuttosto fisica; invece l'analogia è nell'ordine spirituale: un processo di vita spirituale, un approfondimento, una riflessione, una conversione a Dio, una ricerca, una preghiera: per far maturare tutto questo ci vuole il lievito. Allora carissimi fratelli e sorelle io vi auguro di essere questo lievito dentro la massa dei tredicimila parrocchiani della parrocchia dedicata alla Vergine del Monte Carmelo affidata ai padri carmelitani, affidata anche a tutti voi. In questo modo dobbiamo vedere la Chiesa, specialmente se rileggiamo attentamente tutta la ecclesiologia del Concilio Vaticano II. Si, la Chiesa è affidata a noi tutti, a ciascuno di noi. E in ciascuno di noi opera questo lievito, almeno potenzialmente. Dobbiamo renderlo attuale perché la Chiesa cresca, perché cresca il Corpo di Cristo, perché cresca la presenza dello Spirito Santo nel mondo, perché cresca il Regno di Dio. Queste sono le mie riflessioni, anche sulla liturgia di oggi, sulla visita e specialmente sul nostro incontro. Vi auguro un buon anno, e che possiate continuare a camminare insieme.

[Ai giovani] Cari giovani, io vedo che la vostra parrocchia è molto ricca, ricca nei giovani. Io non so se questo è un bene: i giovani devono essere piuttosto poveri.

Ma, carissimi, se lo dico, lo dico scherzando, perché i giovani sono sempre ricchi, ricchi della loro giovinezza, delle loro prospettive, della speranza che ci portano. Ho voluto spiegare questo parecchi anni fa anche nella mia lettera ai giovani del mondo, nel contesto della Giornata Mondiale della Gioventù organizzata dalle Nazioni Unite. E questa lettera è ancora attuale.

Io vorrei ringraziarvi per la vostra presenza e per i diversi contributi all'incontro odierno nella Chiesa, durante la celebrazione eucaristica, e adesso durante questo incontro, essi sono i canti, sono le testimonianze, sono le domande, sono anche le ricerche che voi avete raccolte in uno studio, e tanti altri elementi di questa vostra creatività giovanile, di questo entusiasmo, appunto di questa ricchezza che è propria di voi giovani, della vostra età e della grazia di Dio che accompagna ogni età. C'è una grazia specifica dell'età giovanile, della condizione giovanile. Io vi auguro di individuare questa grazia e di collaborare con questa grazia.

Qui vorrei anche farvi una confidenza personale. Mi trovo nella parrocchia dedicata alla Vergine del Carmelo. Devo dirvi che nella mia età giovanile, quando ero come voi, ella mi ha aiutato: non potrei dire in che misura, ma penso in una misura immensa. Mi ha aiutato a trovare la grazia propria della mia età, della mia vocazione. Approfittando della visita nella parrocchia dedicata a lei, alla Vergine del Monte Carmelo, voglio dire questo, voglio testimoniare questo, perché questa testimonianza sia anche proficua, utile per ciascuno di voi giovani. E un aspetto molto particolare delle ricchezze spirituali della Vergine, della Madre di Cristo, perché la sua missione carmelitana, quella che prende inizio dal Monte Carmelo, in Terra Santa, è legata ad una veste. Questa veste si chiama Sacro Scapolare. Io devo tanto negli anni giovanili a questo suo scapolare carmelitano. Che la madre sia sempre sollecita, si preoccupi dei vestiti dei suoi figli, che siano ben vestiti, è una cosa bella.

Quando mancano questi vestiti, quando i giovani sono più energici dei loro vestiti, quando prorompono in una energia superiore a quella che i loro vestiti possono sopportare, la madre cerca di riparare i vestiti dei suoi ragazzi.

Forse anche i figli hanno bisogno di più di un vestito stupendo.

Ecco, la Vergine del Carmelo, Madre del Sacro Scapolare, ci parla di questa cura materna, di questa sua preoccupazione nel vestirci. Vestirci nel senso spirituale; vestirci con la grazia di Dio, e aiutarci a portare sempre questa veste bianca.

Sappiamo che durante la celebrazione del sacro Battesimo ciascuno di noi, come i primi catecumeni, riceve una veste bianca, simbolo di quella veste spirituale con cui viene vestita la nostra anima, il nostro spirito, la veste della grazia santificante. Io vi auguro di trovare sempre la Madre del Monte Carmelo, patrona della vostra parrocchia, protesa in quella sua sollecitudine per ciascuno di noi, specialmente per i giovani. E qualche volta siate anche voi solleciti, perché questa veste spirituale sia ancora più bella, perché non sia sporcata e non debba essere riparata. Anche voi siate solleciti collaborando con la Madre buona che si preoccupa delle vostre vesti, e specialmente di quella della grazia santificante dell'anima dei suoi figli e delle sue figlie. Questo che vi ho detto forse potrà servire anche al compito apostolico nella scuola, forse anche a risolvere i problemi con gli altri, colleghi della scuola che si dicono non credenti. Forse anche là potrebbe aiutarvi la Madre di Dio che è anche Madre della Divina Grazia. Ecco, non vorrei prolungare la mia risposta. Vi sono grato per questo incontro e vi auguro di trovare sempre la protezione materna della Madre di Cristo, Vergine del Monte Carmelo, come l'ho trovata io.

1989-01-15

Domenica 15 Gennaio 1989




Alle abbadesse benedettine d'Italia - Città del Vaticano (Roma)

Il monastero diventi per ogni "donna consacrata una scuola di servizio e di amore al Signore


Carissime abbadesse!


1. Sono molto lieto di potermi incontrare con voi durante i lavori del vostro convegno, nel quale cercate di approfondire sempre maggiormente l'identità specifica delle monache, oggi, partendo dalla riflessione sulla dignità e sulla vocazione della donna.

Una presa di coscienza dell'identità femminile da parte di superiore responsabili della guida di una comunità di anime consacrate, quali voi siete, è un'occasione quanto mai propizia per riflettere sui valori della professione monastica e sul come incarnarsi oggi, nella realtà vitale presentata dalle giovani vocazioni. Ma ciò richiede prima di tutto un atteggiamento di tanta umiltà e di spirito di fede.

La riflessione sulla dignità e la vocazione della donna ha raggiunto un rilievo tutto particolare in questi ultimi anni; è stata una più profonda presa di coscienza di quella realtà fondamentale, già affermata nelle prime pagine della Bibbia: "Dio creo l'uomo: maschio e femmina li creo" (Gn 1,27). Il primo fondamento, sul quale poggia la dottrina sulla dignità della donna e ce ne fa comprendere la ricchezza e il valore, è proprio questo testo biblico.


2. Il Concilio richiama tale principio nel messaggio indirizzato alle donne: "La Chiesa è fiera di avere esaltato e attuato l'autentica libertà della donna, di aver fatto risplendere, nel corso dei secoli, pur nella diversità dei caratteri, la sua intrinseca uguaglianza con l'uomo".

La donna esprime questa sua dignità in modo eminente quando si realizza nella sua specifica vocazione, quando cioè vive la pienezza del suo essere in modo integralmente rispondente al disegno di Dio nei suoi riguardi. Sarebbe quindi riduttivo, e potrebbe diventare deviante, prospettare la "questione donna" in una dimensione puramente sociologica ed antropologica.

Nell'insegnamento di Cristo la maternità è collegata alla verginità, ma è anche distinta da essa. Cristo distingue il celibato che è effetto di cause naturali, dal "celibato per il Regno dei cieli": "Questo infatti è il frutto, non solamente di una libera scelta da parte dell'uomo, ma anche di una speciale grazia da parte di Dio che chiama una determinata persona a vivere il celibato" (MD 20).

Sulla base del Vangelo il valore della verginità si è sviluppato e approfondito come una speciale vocazione per la donna, la cui dignità trova conferma nell'immagine della Vergine di Nazaret, ed è totalmente fondata sul radicalismo dell'ideale proposto da Cristo a "chi ha orecchi da intendere": infatti, come ancora ho scritto nella "Mulieris Dignitatem" "il Vangelo propone l'ideale della consacrazione della persona, che significa la sua consacrazione esclusiva a Dio, mediante i consigli evangelici di castità, di povertà e di obbedienza" (cfr MD 20).

La verginità consacrata si fonda soprattutto su un "si" profondo e costante nell'ordine sponsale; sul dono di sé per amore, in modo totale e senza riserve.

Evidentemente la verginità nel significato evangelico, comporta la rinuncia al Matrimonio e quindi alla maternità fisica. Ma questa rinuncia non è frustrante, perché apre tutto l'essere ad una maternità secondo lo spirito: ad una maternità spirituale che si esprime in molteplici forme. La verginità non priva dunque la donna delle sue caratteristiche proprie: l'amore sponsale, che ella nutre per Cristo, la porta ad aprirsi a tutti e a ciascuno. La "Lumen Gentium" ha espresso perfettamente tale verità: "Nessuno deve pensare che i religiosi con la loro consacrazione diventino estranei agli uomini o inutili nella città terrestre; poiché anche se essi non sono sempre direttamente presenti ai loro contemporanei, li tengono tuttavia presenti in modo più profondo con la tenerezza di Cristo, collaborando spiritualmente con essi" (LG 46).


3. Dilette sorelle! Questa sublime vocazione, che è insieme materna, sponsale e verginale, voi volete viverla alla scuola di san Benedetto e di santa Scolastica.

La vostra identità di consacrate si illumina e si arricchisce alla luce dell'insegnamento del vostro padre, il quale voleva i suoi figli "cercatori di Dio", amanti di Dio, felici di vivere separati dal mondo, ma presenti ai loro fratelli nel mondo e ad essi legati dal vincolo dell'amore di Cristo, felici di vivere nella "Casa di Dio" come in una famiglia, radicata nell'obbedienza e nella carità.

Poste alla guida di questa "Casa di Dio" voi dovete essere le prime educatrici delle vostre consorelle con una vita di fedele e convincente testimonianza dei valori che tutte avete professato.

Come corrispondere allora all'appello che scaturisce dalle riflessioni sulla dignità e sulla vocazione della donna consacrata? Come conservare il fervore della carità, la generosità dell'offerta, la piena disponibilità nella gioia della fraternità? Come camminare nella fede, seguendo ed imitando la Vergine Maria? "I doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili" (Rm 11,20), e "anche se noi siamo infedeli, egli resterà fedele" (2Tm 2,13). Insieme alle vostre sorelle testimoniate qual è la forza della grazia, e dimostrate con i fatti la generosità, sino all'eroismo, che può generare un cuore afferrato dall'amore di Cristo, e che nulla preferisce a quest'amore di Cristo, come continuamente vi suggerisce il vostro padre san Benedetto.

Nella "casa del servizio di Dio", riscoprite insieme i valori più veri della tradizione monastica; siatevi fedeli, impegnatevi nella promozione delle vocazioni, coltivate la vostra vocazione, dedicandovi diligentemente e comunitariamente alla formazione permanente, in modo da raggiungere nella fraternità una effettiva maturità umana e spirituale: quando ogni monaca avrà realizzato il suo essere di "donna consacrata", una vita nuova irromperà nelle vostre case.

Non chiudetevi in voi stesse, aprite il cuore alla Chiesa e rendetevi disponibili all'azione di Dio attraverso il dono di voi stesse, che comincia con l'attenzione alla sorella che vive accanto a voi per spaziare sulle necessità dolorose e drammatiche di tutto il mondo.

Voi, superiore dei vostri monasteri, dovete essere guide e maestre, ma soprattutto madri di coloro che il Signore ha scelto per sé, ma che ha affidato a voi, facendo della carità la legge principale che ispira la vostra condotta. Con sapienza e con prudenza incoraggiate gli sforzi, correggete gli abusi, sostenete le deboli, orientate ogni energia alla più grande capacità di dare e di ricevere, in modo che ogni monastero diventi, come desiderava san Benedetto, una scuola di servizio del Signore, nella quale, mentre "si avanza nelle virtù monastiche, il cuore si dilata nella fede e corre nella indicibile soavità dell'amore".


4. In questa missione la Vergine Maria, la serva del Signore, che compendia il mistero della donna, in particolare della donna consacrata, totalmente disponibile alla volontà del Padre celeste, attenta alle necessità degli altri a Nazaret e a Cana; presente al Calvario, al Cenacolo e alla nascita della Chiesa, sia il vostro modello e il vostro aiuto! Come lei, avete risposto all'appello del Signore, cercando così di avanzare nel cammino della fede, realizzando sempre meglio la vocazione claustrale: lasciatevi perciò illuminare e guidare da lei, che vi guarda e vi assiste con cuore di Vergine e di madre! Con questa fiducia e con questo augurio, imparto l'apostolica benedizione a voi e a tutte le consorelle dei monasteri benedettini.

1989-01-16

Lunedi 16 Gennaio 1989










GPII 1989 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Ai fedeli riuniti, Città del Vaticano (Roma)