GPII 1989 Insegnamenti - Ai partecipanti a un simposio sulla sindrome di Down - Città del Vaticano (Roma)

Ai partecipanti a un simposio sulla sindrome di Down - Città del Vaticano (Roma)

La Chiesa chiama a promuovere i valori cristiani all'interno delle strutture sociali e sanitarie


Signore e signori, cari amici.


1. Saluto ciascuno di voi, organizzatori e partecipanti a questo simposio internazionale sulla sindrome di Down.

In questa occasione, sono lieto di ricevere gli illustri scienziati che hanno presentato i risultati della loro ricerca a questo meeting. Il vostro lavoro tende a una più profonda comprensione della patogenesi della sindrome di Down, e allo sviluppo di un efficace trattamento di quanti ne sono colpiti. In un momento in cui si tende alla riduzione dei fondi per questo genere di ricerca, il vostro impegno continuato nel lavoro rivela una generosità e un impegno per il quale siamo tutti molto riconoscenti.

Desidero anche salutare gli operatori sanitari. Come persone dedite alla cura di quanti sono colpiti dalla sindrome di Down, voi offrite la vostra esperienza, insieme con la vostra ricerca a livello clinico, psicologico e sociale, al fine di migliorare le loro condizioni di vita. Con il vostro lavoro, voi consentite a questi pazienti di sviluppare i loro talenti ed abilità innate in un modo che permette loro, in grado diverso, di superare i limiti della malattia.

Il mio saluto va anche alle famiglie, che danno a questi bambini tanto amore e sacrificio. Voi, più di tutti, sapete che, nonostante i loro handicaps, questi bambini sono degni di cura amorosa, e pronti a ricambiare con tanta affezione.


2. L'attenzione verso i sofferenti e i meno favoriti è al cuore stesso del Vangelo di Gesù Cristo. L'immagine del buon samaritano, così pienamente incarnata da Gesù Cristo, appare nuovamente - anche quando non ce ne accorgiamo - nello scienziato all'opera nel suo laboratorio, che lavora nella speranza di prevenire o curare la malattia mediante la scoperta delle sue cause. La figura del buon samaritano appare anche negli operatori sanitari ed assistenti sociali, che si prendono cura dei malati e li aiutano a vivere una vita pienamente umana. E appare in tutta la sua grandezza in quei genitori, che nonostante i loro limiti personali e un frequente senso di frustrazione per il fatto di non ricevere il sostegno desiderato, tuttavia si sforzano di assicurare un'educazione amorosa. Ciascuno di voi, a modo suo, è una memoria di quella mirabile immagine del Vangelo. Esprimo a voi la stessa gratitudine provata da Gesù stesso, quando disse: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (cfr Mt 25,40).


3. La vostra presenza qui mi dà l'opportunità di ricordare un importante sviluppo nella società contemporanea. Sempre di più, la parola "diverso" viene usata per descrivere le persone le cui caratteristiche psicologiche o comportamentali appaiono in qualche modo differenti da quanto è considerato "normale". Qualsiasi significato possiamo voler dare al termine, una cosa è certa: la persona che è "diversa" è sempre una persona umana, possiede la stessa inalienabile dignità e merita esattamente lo stesso rispetto di qualsiasi altra persona.

Questa verità ci fa comprendere quanto sia necessario riaffermare la natura universale dei valori trascendenti connessi con la vita umana. E' necessario insistere perché questi valori siano riconosciuti in ciascuna persona e vengano difesi con autentica passione. La società deve fare ogni sforzo possibile per assicurare un numero sufficiente di personale sanitario e perché adeguate facilitazioni siano messe a disposizione per la cura dei malati. Quando sia necessario, le strutture esistenti devono essere adattate alle nuove necessità, così da provvedere un ambiente favorevole ad una vita più umana. Abilità scientifica ed esperienza professionale sono necessarie e davvero indispensabili nel delicato lavoro da voi intrapreso. Ma c'è da sperare che queste qualifiche siano sempre accompagnate da uno spirito di sincera dedizione e da una attenzione al paziente come persona, non come uno che ha bisogno di un trattamento terapeutico, ma come uno che ha bisogno di conforto e sostegno morale.

La Chiesa invita ad un profondo impegno per la promozione dei valori cristiani all'interno delle nostre istituzioni sociali e sanitarie. In particolare, il crescente ricorso all'aborto selettivo come mezzo per prevenire la nascita di bambini handicappati deve essere respinto con fermezza dalla Chiesa.

Nella nostra ricerca di un autentico progresso sociale, non possiamo mai ignorare la legge di Dio. La giusta risposta ai problemi della nostra società deve sempre essere caratterizzata dalla giustizia, il rispetto della dignità umana e la difesa delle vite innocenti degli indifesi e i non ancora nati. Il Vangelo afferma che ogni individuo è una creatura creata da Dio a sua propria immagine, e la Rivelazione come anche la ragione affermano l'esistenza di un ordine morale che trascende l'uomo stesso. Queste verità e questi valori richiedono da voi un impegno generoso di studio, uno studio illuminato sia da una rigorosa investigazione scientifica sia da principi etici e morali oggettivi.


4. La protezione e la difesa della persona umana - ciascuna persona e tutta la persona, specialmente quelli che sono indifesi e senza speranza: questo è un compito che la Chiesa cattolica, nel nome di Cristo, non può e non potrà abbandonare. Siamo tutti rincuorati quando vediamo la scienza, la medicina, la società e la famiglia che collaborano nell'impegno per affrontare in modo autenticamente umano, i problemi specifici delle persone che sono "diverse" - nel vostro caso, le persone con la sindrome di Down.

Mentre riconosco il progresso compiuto negli ultimi trent'anni, da quando si scoperse per la prima volta il collegamento tra una ben definita anomalia cromosomica e la sindrome di Down, esprimo la speranza che la scienza e la medicina siano presto in grado di superare le difficoltà nello sviluppo sperimentate dagli individui in questa condizione. Tutti voi, comprese le famiglie, avete il mio apprezzamento e sostegno. Dio benedica voi e il vostro lavoro. La sua protezione sia con quelli che curate e di cui vi prendete cura.

[Il Papa ha poi così proseguito in lingua italiana:]


5. Desidero rivolgere, ancora, un saluto in lingua italiana esprimendo compiacimento per tutti coloro che si dedicano ai problemi riguardanti la sindrome di Down e la malattia di Alzheimer, ed in particolare per i componenti dell'istituto di genetica umana della facoltà di medicina e chirurgia "Agostino Gemelli" dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, che hanno organizzato questo simposio.

Alle famiglie qui presenti e a tutte le famiglie dico che la loro sofferente attesa di un futuro migliore per i loro figli Down è anche la nostra attesa, l'attesa della Chiesa di Cristo; ma voglio assicurarle che la loro coraggiosa fiducia, che le vede già fortemente impegnate per promuovere un più attento e giusto riconoscimento della persona Down da parte della società, ha il mio sentito apprezzamento e tutta la mia adesione.

Con questi voti imparto a tutti la mia benedizione apostolica.

1989-05-23

Martedi 23 Maggio 1989









Ai bambini di prima Comunione e Cresima - Città del Vaticano (Roma)

Testimoni di tutto quello che sapete di Gesù Cristo


Cari ragazzi!


1. Vi ringrazio per le espressioni di gioiosa esultanza, con cui mi avete salutato. Vi ringrazio di essere qui, e vi dico che sono davvero felice anch'io di vedervi, e di accogliervi.

Quando ci si ama, si sente un bisogno forte di esprimere il proprio sentimento, e voi avete saputo manifestare il vostro animo con questa chiara e vivace espressione di gioia e di simpatia. Vi saluto, perciò, dicendovi a mia volta quanto siete i benvenuti per questa udienza.

Saluto anche i familiari che vi accompagnano, gli insegnanti e gli educatori delle vostre scuole, i catechisti e gli animatori delle vostre associazioni, coloro che hanno favorito questo incontro, e, in particolare, i sacerdoti delle parrocchie vicine e lontane, dalle quali provenite.


2. Devo un saluto speciale ai ragazzi della parrocchia di santa Melania Juniore in Roma. Avevo promesso loro, durante la visita pastorale dello scorso novembre, che avrei provveduto affinché trovassero il portone di bronzo aperto, e le guardie disponibili a lasciarli entrare nella casa del Papa, invitandoli per questo, ad una visita in Vaticano. Ecco, ora sono qui, e mi auguro che siano soddisfatti e contenti, come anch'io sono contento di rivederli.


3. Tra di voi, cari ragazzi, ci sono molti che in questi giorni si sono accostati per la prima volta alla mensa eucaristica, intervendo, preparati e volenterosi, alla Messa di prima Comunione. Ad essi rivolgo un augurio fervido, che è anche una speranza ed un desiderio intenso: Sappiate proseguire nel cammino al quale vi ha introdotti questa prima esperienza di partecipazione piena ed attiva alla mensa del Signore. La santa Messa di ogni domenica è sempre un appello che Gesù Cristo vi rivolge personalmente: egli desidera incontrarvi, affinché ascoltiate la sua Parola e possiate nutrirvi del suo Corpo, presente nel pane eucaristico. L'invito alla Messa festiva è un atto di amore di Gesù per voi, e dovete sapervi corrispondere con cuore pieno di affetto, con amicizia, con propositi buoni e impegnativi per la vostra crescita.


4. Un pensiero va anche a coloro che hanno ricevuto o che riceveranno prossimamente il sacramento della Cresima. Il dono dello Spirito Santo fa compiere passi importanti per la vostra maturità cristiana.

Quindi, cari ragazzi, io mi auguro che da tale esperienza, possa nascere in voi un desiderio costante di favorire la crescita di una personalità cristiana forte e luminosa. Lo Spirito, infatti, vi dona la speciale missione di annunciare Cristo e di comprendere il suo Vangelo, per testimoniarlo lungo tutto il cammino di crescita che ora vi spetta. Si tratterà ben per voi di affrontare interrogativi, questioni, sfide, che metteranno alla prova la solidità della vostra fede. La mentalità moderna presenta spesso, in qualsiasi ambiente, dalla scuola al lavoro, dal gioco allo sport, idee e giudizi contraddittori in ordine alla religione ed alla fede. A tali prove voi dovrete reagire esprimendo la verità del messaggio che avete accolto. A voi, quindi, il compito di essere ora testimoni, con le parole e con la vita, di tutto quello che sapete del Cristo.

Con questi sentimenti benedico tutti, ed esprimo l'augurio che il vostro sorriso, la vostra felicità, la vostra capacità di amicizia non vengano mai meno, affinché possiate cantare sempre la gioia e la speranza che oggi sono nei vostri cuori.

1989-05-24

Mercoledi 24 Maggio 1989




L'omelia durante la Messa per la solennità del "Corpus Domini" - Ai fedeli riuniti, Roma

La processione eucaristica è immagine del pellegrinaggio del Popolo di Dio



1. "Lauda Sion Salvatorem...".

Oggi la Chiesa ringrazia per il dono dell'Eucaristia. Oggi la Chiesa adora il mistero eucaristico. Lo fa non soltanto oggi. Infatti l'Eucaristia decide della vita della Chiesa ogni giorno. Tuttavia la Chiesa desidera dedicare in modo particolare questo giorno al rendimento di grazie e all'adorazione pubblica. "Lauda Sion Salvatorem...".

Muoveremo in processione con il Santissimo Sacramento dalla Basilica del Laterano, che è "madre" di tutte le chiese di Roma e fuori Roma, alla Basilica mariana dell'Esquilino:.

"Ave verum Corpus natum de Maria Virgine".


2. Camminando in processione, avremo davanti agli occhi la folla che seguiva Gesù, quando egli l'ammaestrava sul Regno di Dio. L'evangelista Luca scrive che guari "quanti avevano bisogno di cure" (Lc 9,11). Quella volta pero - oltre ai malati - tutti i presenti ebbero bisogno di cibo, poiché "il giorno cominciava a declinare" (Lc 9,12). Gesù non segue il consiglio dei dodici di congedare la folla e di mandarla nei villaggi e nelle campagne dintorno, ma dice: "Dategli voi stessi da mangiare" (Lc 9,13).

Gli apostoli non avevano che cinque pani e due pesci (cfr Lc 9,13).

Gesù li prese e "levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzo e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla" (Lc 9,16). L'Evangelista constata che "tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste" (cfr Lc 9,17).


3. Il miracolo della moltiplicazione dei pani è un segno che preannunzia in modo particolare l'Eucaristia.

La liturgia dunque ci riconduce alla sera del Cenacolo, in cui Cristo fu tradito. Alla sera dell'istituzione dell'Eucaristia, che celebriamo ogni anno il giovedi santo.

Quella sera, dopo le parole sacramentali pronunziate sul pane pasquale e sul calice del vino, Cristo disse: "ogni volta... che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga" (1Co 11,26).

"Ogni volta" - nell'Eucaristia la sacramentale "moltiplicazione dei pani" si estende su tutti i tempi. Raggiunge tanti luoghi in tutta la terra. Dura attraverso le generazioni.

Oggi desideriamo "riunire" sulla via della processione eucaristica romana tutte le generazioni, che sin dai tempi apostolici si sono nutrite, in questa città, dell'Eucaristia.

Noi, che nella generazione attuale viviamo di questo sacramento, desideriamo ringraziare - e adorare per tutti.

"Lauda Sion Salvatorem...".


4. La processione eucaristica è immagine del pellegrinaggio del Popolo di Dio. Seguiamo Cristo che è Pastore delle anime immortali.

Ci conduce la modesta specie del pane: l'ostia bianca, nella quale si esprime sacramentalmente il mistero dell'unico sacerdozio. Ecco il sacerdote che "ha attraversato i cieli" (cfr He 4,14). Ecco, il "Sacerdote per sempre" (cfr Ps 110,4). Mediante il sacrificio della Croce egli ha superato tutti i sacrifici dell'antica alleanza. Il suo sacerdozio conosce soltanto una sola figura ai tempi di Abramo: Melchisedek. Il sacrificio cruento della nostra Redenzione è stato rivestito da Cristo delle specie del pane e del vino. Similmente Melchisedek ha offerto il pane e il vino. Un segno profetico.


5. Mediante il suo sacrificio messianico Cristo ha realizzato tutto quanto è stato preannunziato dal salmista in riferimento a Melchisedek.

Proprio a lui il Signore ha giurato: "Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek" (cfr Ps 110,4).

Proprio a lui ha detto: "Oracolo del Signore, al mio Signore: Siedi alla mia destra... dal seno dell'aurora, come rugiada io ti ho generato" (cfr Ps 110,3).

"Oracolo del Signore al mio Signore", così parla il Padre al Figlio della stessa sostanza, il quale siede "alla sua destra" in virtù del sacrificio redentore della Croce; del sacrificio del Corpo e del Sangue.

Proprio mediante tale sacrificio egli è Pastore di tutti. E' Pastore eterno, al quale il Padre ha affidato ogni uomo. Perché, per lui e in lui, l'uomo possa ritrovare la vita - la vita eterna che è in Dio stesso.

"Lauda Sion Salvatorem".

"Lauda Ducem et Pastorem, in hymnis et canticis".


6. Seguiamo quindi, in processione, Cristo. Ci conduce la bianca specia del pane per le strade della città, alla quale è unita una particolare testimonianza apostolica, e l'eredità apostolica dell'Eucaristia.

Camminiamo, cantando e adorando il mistero.

E sappiamo che non ci sono parole capaci di esprimerlo adeguatamente e di adorarlo.

"Quantum potes, tantum aude, / quia maior omni laude...". / Si, "Maior omni laude"! / "Quia maior omni laude, / nec laudare sufficis".

Amen.

1989-05-25

Giovedi 25 Maggio 1989




Alla fondazione internazionale "Nova Spes" - Città del Vaticano (Roma)

Sviluppo globale e completo della persona e della società


Signor Cardinale, illustri signori e signore.


1. Sono molto lieto di incontrarmi nuovamente con voi, rappresentanti della cultura e della scienza, appartenenti all'istituzione "Nova Spes", che avete desiderato questa udienza durante il vostro "Colloquio" sul tema: Lo sviluppo globale della persona e della società come realizzazione dei valori umani.

Saluto cordialmente il Cardinale Franz König, Arcivescovo emerito di Vienna e presidente fondatore di "Nova Spes", alla cui direzione spende i tesori della sua esperienza e della sua cultura. E saluto tutti voi, ringraziandovi per il vostro gesto di ossequio.

Ancora una volta vi manifesto la mia stima e il mio compiacimento, come già ho fatto nei passati colloqui, per l'attività e gli interessi culturali che, fin dalla fondazione nel 1977, voi andate svolgendo a servizio della società.

Le linee fondamentali dell'umanesimo di "Nova Spes", e cioè il "primato" dell'"essere" e la dimensione qualitativa del progresso umano nella stretta alleanza tra religione, scienza, comunicazione ed economia, risultano evidenti e concrete anche nell'attuale vostro colloquio.


2. Ad un semplice enunciato del tema prescelto, viene spontaneo domandarsi: "Quali sono i valori umani veri e autentici, alla luce del messaggio cristiano, e come deve effettuarsi lo sviluppo globale della persona e della società affinché essi siano realizzati?".

Al semplice livello della natura e della storia questi valori sono la razionalità, la libertà, la corporeità, la socialità: essi stanno alla base dell'immane progresso civile e sociale dell'umanità fino alle conquiste odierne della scienza, della tecnica, come della democrazia e dell'interdipendenza internazionale e politica.

Ma occorre fare un passo in avanti: alla luce del cristianesimo i valori umani assumono un'importanza ed una prospettiva superiore e determinante, perché, nella concezione cristiana, la persona umana è creata da Dio, è redenta da Cristo, è responsabile dei propri atti, è destinata alla vita eterna, poiché l'anima è immortale e il corpo risorgerà.

Sono questi i valori umani e cristiani che devono essere realizzati affinché si possa avere veramente uno sviluppo globale, e quindi completo e soddisfacente, della persona e della società. In realtà, lo sviluppo della persona e della società alla luce del messaggio cristiano si realizza concretamente nel senso dell'adorazione, davanti a Dio e alla sua Parola, nella partecipazione alla vita trinitaria di Dio mediante la "grazia" ricevuta con il Battesimo e nutrita dai sacramenti, nell'impegno fattivo di carità e di fraternità, nella prospettiva dell'eternità felice con Dio, che è comunione di amore.

Certamente, come scriveva san Paolo ai Corinzi "parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria" (1Co 2,7). E' la Sapienza che si è incarnata in Cristo; la Sapienza che si manifesta nella Croce. La Sapienza proclamata dalla Chiesa, a tutela dell'uomo nella sua piena dimensione spirituale di persona creata a immagine di Dio.


3. Evidentemente la Chiesa, per il mandato divino che è convinta di possedere e per i mezzi di salvezza e di santificazione, che sono la sua ricchezza e il suo dono, si impegna affinché i valori umani e cristiani siano realizzati nel modo più autentico e nell'ambito più vasto, sicura che solo mediante il messaggio di Cristo, che è via, verità e vita, la tecnologia è usata nel pieno rispetto della persona e della società e l'etica non è parziale e incerta, ma globale e costruttiva. Senza la luce soprannaturale, che proviene da Cristo, rimane sempre un doloroso e drammatico conflitto tra "etica laica" ed "etica cristiana-cattolica".

L'impegno principale di "Nova Spes" sia proprio quello di illuminare le intelligenze alla luce del messaggio cristiano, per l'autentico sviluppo di ogni persona umana e dell'intera società, infondendo e inculcando il senso della responsabilità davanti a Dio e davanti alla storia.

Fate vostra la preghiera con cui sant'Agostino termina il trattato "De Trinitate": "Signore, mia unica speranza, esaudiscimi, affinché, stanco, io non mi rifiuti di cercarti, ma sempre cerchi ardentemente il tuo Volto!... Davanti a Te è la mia salvezza e la mia debolezza: conserva la prima, guarisci la seconda! Davanti a Te è la mia scienza e la mia ignoranza: se hai aperto la porta, accoglimi quando entro; se l'hai chiusa, aprimi quando busso! Possa io ricordarmi di Te, comprenderti, amarti" (III, 28, 51).

E vi accompagni anche la mia benedizione, che ora di cuore vi imparto.

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1989-05-26

Venerdi 26 Maggio 1989




Al capitolo dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali - Città del Vaticano (Roma)

Riproporre san Francesco al mondo di oggi con coraggio e fierezza evangelica


Carissimi.


1. Sono lieto di accogliere e salutare ciascuno di voi, padri e fratelli dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali: a conclusione del capitolo generale, celebrato in Assisi dal 2 al 27 maggio, fedeli al comando di san Francesco che promise "obbedienza e riverenza al signor Papa Onorio, ai suoi successori e alla Santa Chiesa romana" ("Regula bullata", c. 1), avete voluto compiere questo omaggio al Papa e riceverne la benedizione apostolica.

Ringrazio anzitutto il ministro generale, padre Lanfranco Serrini, per le parole che mi ha indirizzato e gli auguro ogni buon successo nell'espletamento del delicato compito in cui è stato confermato per un secondo sessennio; lo stesso cordiale augurio rivolgo ai nuovi assistenti, chiamati dalla fiducia degli oltre quattromila confratelli sparsi in tutto il mondo, a coadiuvare il superiore maggiore nel governo dell'ordine.


2. Il capitolo generale, a cominciare da quello famoso delle Stuoie, convocato e presieduto dallo stesso fondatore, oltre che un incontro di fraternità, è sempre un momento forte di riflessione e di ricarica spirituale.

Anche voi, dunque, riuniti intorno alla tomba di san Francesco, avete avuto il vostro momento di grazia sotto l'azione dello Spirito Santo, che vi ha guidato nel rinnovamento e nella difesa del patrimonio spirituale proprio dell'ordine (cfr. CRIS, "Elementi Essenziali"). Muovendovi secondo tre linee direttrici principali: revisione, programmazione e scelte prioritarie, vi siete impegnati ad approfondire il servizio reso dall'ordine alla Chiesa, la vostra capacità di ascolto e di disponibilità di fronte alle nuove esigenze della società contemporanea.

Dall'importante dibattito sono scaturite sicuramente conclusioni positive che, tradotte in decisioni concrete, costituiranno un punto di riferimento necessario e vincolante per tutti fino al prossimo capitolo generale.

E non dubito che proprio voi sarete i primi testimoni di questa indispensabile fedeltà alle definizioni capitolari, perché il capitolo non rimanga solo un fatto storico, ma diventi stimolo efficace per un cammino di crescita sia dell'ordine che dei singoli religiosi.


3. Carissimi, nel momento in cui state per ritornare ai vostri paesi di origine ove svolgete il vostro apostolato, mi sia consentito ricordarvi con san Francesco il dovere di dare la preminenza allo spirito di orazione e di devozione, senza del quale tutto sarebbe vano, e fatichereste inutilmente (cfr. "Regula bullata", c. 5). La Chiesa ha bisogno prima di tutto del vostro contributo di preghiera, di sacrificio e di testimonianza evangelica.

Inoltre, affinché le attività dell'ordine, nelle sue varie province e custodie, rispondano alle esigenze del tempo e della missione francescana quanto a scelte, forme concrete di azione, valore di testimonianza (cfr. "Costituzioni", n. 149), occorre tener presente che il mondo, oggi più che mai, attende una testimonianza come quella incarnata nel suo secolo da san Francesco. Cioè una testimonianza di perfetta sintonia con la Chiesa e di obbedienza al Papa, di cui il Codice vi fa un obbligo speciale (cfr CIC 590 § 2); una testimonianza, inoltre, di collaborazione di fronte alle necessità dei fratelli comunque bisognosi.


4. Il fascino con cui anche oggi san Francesco attira a sé credenti e non credenti è enorme: lo abbiamo constatato insieme anche nell'indimenticabile incontro di preghiera di Assisi, il 26 ottobre 1986. Fra le innumerevoli vie che la divina Misericordia apre davanti agli uomini in cerca di verità, quella percorsa da san Francesco è forse la più ricca di suggestioni: certo è che anche oggi san Francesco esercita su molte anime l'attrattiva di una esperienza originale ed avvincente. Soprattutto i francescani devono ricordare tutto ciò quando si presentano ai contemporanei.

Proprio per questo già il mio predecessore Pio XII auspicava una rifioritura dello spirito francescano e di una visione francescana della vita (cfr. "Discorso" dell'1-7-1956).

Lo stesso auspicio è espresso talvolta da uomini appartenenti a zone di esperienza e di cultura molto disparate. Si, perché il francescanesimo ha molto da dire alla società contemporanea, specialmente dei paesi più industrializzati, presi dal consumismo e poco attenti alla sofferenza di milioni di creature che muoiono di fame; a quanti, anziché costruire la pace, si armano per la guerra, e, anziché difendere la natura, di cui san Francesco fu cantore elevato e puro, la contaminano fino a renderla nemica dell'uomo.


5. Tocca a voi religiosi francescani, dunque, in primo luogo e in quanto tali, dare una risposta all'uomo di oggi, educandolo ad una corretta visione e ad un degno uso delle cose, collaborando alla formazione della sua coscienza secondo una disposizione interiore luminosa ed equilibrata.

La vostra presenza incisiva, in tal senso, può significare molto per la pace e il progresso dell'umanità e il recupero degli autentici valori cristiani.

Come figli del santo della povertà evangelica, dell'uomo della pace, dell'amico della natura, siete i migliori interpreti del messaggio lanciato da san Francesco agli uomini del suo secolo, messaggio sempre attuale per la sua forza di rinnovamento delle coscienze e della società. A voi perciò il compito di riproporlo con coraggio e fierezza francescana.


6. Ma come? Presentandovi al mondo come frati e come uomini del Vangelo.

a) Come frati prima di tutto: cioè come fratelli che con un patto di amore si sono consacrati al culto di Dio, e per amore di Dio si mettono al servizio dell'uomo. Per questo, pero, bisogna che in tutte le vostre comunità si creino le condizioni spirituali atte a consentire a ciascun frate di avere l'impulso interiore per trasferire la pace nel cuore dei fratell; b) poi come uomini del Vangelo: perché avete costituito una fraternità francescana che è al tempo stesso evangelica, cioè voluta da Dio e dalla Chiesa per annunziare la salvezza agli uomini; una fraternità di uomini che hanno creduto nel Vangelo e che lo testimoniano con la loro vita perché tutti accolgano nella bontà la paternità di Dio, la fraternità di Cristo e la comunione dello Spirito Santo.

In altre parole, quello che fu un tempo il programma di Francesco è anche il vostro programma di oggi: si tratta di credere fermamente che anche oggi il Vangelo non ha perduto niente della sua energia trasformante; che anche oggi, come ai tempi di san Francesco, il Vangelo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede. Ed è proprio di questa potenza salvifica che ha bisogno il mondo contemporaneo.

Ma dal momento che questo nostro mondo sembra aver perduto i contatti e la stessa conoscenza di questa sorgente perenne di vita e di rinnovamento, occorrono appunto delle persone, ripeto, che con la loro vita, prima ancora che con la loro parola, siano capaci di riannodare i rapporti e di favorire l'accostamento al Vangelo di tutti coloro che ne sono volontariamente o involontariamente lontani.

perciò, come san Francesco dopo il capitolo delle Stuoie invio i suoi frati a due a due per le vie del mondo ad annunziare la pace, anch'io mando voi a predicare e a testimoniare il Vangelo: col conforto della mia benedizione apostolica.

1989-05-27

Sabato 27 Maggio 1989




Ai bambini dell'Armata Bianca - Città del Vaticano (Roma)

Il mondo ha bisogno della vostra bontà per ritrovare la strada di Gesù Cristo


Carissimi ragazzi e ragazze.


1. Sono molto lieto di vedervi così numerosi e festanti e tutti saluto con grande affetto. Voi appartenente a quella speciale associazione di preghiera e di apostolato che si chiama Armata Bianca, perché è consacrata a Maria santissima.

Siete venuti da tante città d'Italia e vi accompagnano alcuni Vescovi, ai quali rivolgo il mio saluto fraterno, grato a loro, come a tutti voi. Il mio saluto va pure a tutti coloro che hanno organizzato questo incontro, ai vostri familiari ed ai vostri animatori. Ringrazio soprattutto il Signore, il quale ha donato a voi una fede grande e semplice, ma convinta e profonda. Anche per voi Gesù ha detto: "Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio" (Lc 18,16).


2. Conoscete gli impegni della vostra associazione: Consacrarsi a Dio Padre ed a Maria, impegnandosi nella recita del rosario, con il particolare intento della riparazione della preghiera per la conversione di molti al messaggio cristiano.

Vi esorto ad essere fedeli a tale compito, unendo alla preghiera la testimonianza della bontà. Il mondo ha bisogno della vostra bontà e della vostra innocenza per ritrovare la strada di Cristo e per uscire da tante situazioni di povertà morale. Carissimi, proclamate il valore della bontà soprattutto con la forza della generosità e della grazia, con una grande, generosa amicizia verso Gesù Cristo. Di un simile messaggio l'uomo sente oggi un immenso bisogno, forse perfino una grande nostalgia, un impellente desiderio. Siate fedeli, dunque, al vostro impegno di preghiera ed alla devozione a Maria santissima. Voi sapete bene che il messaggio e l'invito della Vergine ai fanciulli di Fatima è sostanzialmente tutto qui: "Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori".


3. Anch'io oggi vorrei lasciarvi un ricordo di questa visita, e lo faccio con una raccomandazione: Siate fedeli all'incontro con Gesù eucaristico, partecipando con gioia alla mensa domenicale e festiva. Gesù vi convoca per il giorno di festa, vi vuole vicini nel suo sacrificio; desidera essere in comunione con voi.

Da Gesù imparate ad amare il prossimo, ad essere generosi verso tutti, a cercare momenti di solidarietà con chi soffre, con chi ha bisogno di voi. Aiutate la Chiesa nella sua missione di maestra di verità, di madre di grazia. Aiutatela anche voi a diffondere la fede. Ciò vi è possibile con lo studio del catechismo, con la conoscenza delle sue parole, con la vostra affettuosa corrispondenza agli inviti dei Vescovi e dei sacerdoti che vi guidano.

Siate voi i validi apostoli di Gesù per i vostri amici e per loro ripetete spesso la preghiera insegnata dai fanciulli di Fatima: "Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo! io vi domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano!".

La Vergine Maria vi protegga, vi assista, vi renda perseveranti nel proposito impegnativo della recita del rosario.

Vi sia di aiuto la mia benedizione, che ora con affetto vi imparto, e che volentieri estendo ai vostri familiari ed ai vostri educatori! Sono presenti in quest'aula alcuni giovani dell'associazione Istituti Religiosi per lo Sport (AIRS), che celebrano la conclusione dell'anno sportivo delle scuole cattoliche di Roma e distretto.

Sono lieto di accendere e benedire ora la fiaccola che essi porteranno allo stadio dei Marmi dove questa sera inizieranno le manifestazioni, e invio loro ed ai responsabili delle rispettive scuole il mio saluto e la mia benedizione apostolica.

1989-05-27

Sabato 27 Maggio 1989




Alla scuola infermieri professionali "Armida Barelli" - Città del Vaticano (Roma)

Un generoso impegno per la vita umana già colpita al suo inizio ed ora minacciata anche al tramonto


Cari fratelli e sorelle.


GPII 1989 Insegnamenti - Ai partecipanti a un simposio sulla sindrome di Down - Città del Vaticano (Roma)