GPII 1989 Insegnamenti - Alla scuola infermieri professionali "Armida Barelli" - Città del Vaticano (Roma)


1. Sono lieto di porgere il mio cordiale benvenuto a voi che festeggiate oggi il venticinquesimo anno di attività della "Scuola per Infermieri Professionali Armida Barelli".

Volentieri ho accolto il vostro desiderio di questo incontro per celebrare con voi l'anniversario di questa scuola che ricorda la figura di Armida Barelli, eminente collaboratrice di padre Gemelli nella realizzazione dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, e per confortarvi nella pratica realizzazione del suo ideale di servizio all'uomo.

"Come alle origini, così nello sviluppo successivo la Chiesa ha sempre conosciuto, anche se in differenti modi e con accentuazioni diverse, donne che hanno esercitato un ruolo talvolta decisivo e svolto compiti di valore considerevole per la Chiesa stessa.

E' una storia di immensa operosità, il più delle volte umile e nascosta ma non per questo meno decisiva per la crescita e la santità della Chiesa" (CL 49).

E' alla luce di questa tradizione che vogliamo ricordare la figura di Armida Barelli e il suo impegno perché l'Università Cattolica nascesse, vivesse, prosperasse e, dopo la guerra, potesse risorgere dalle rovine. La ricordiamo pure per la sua attività nell'Azione Cattolica femminile, che la vide per moltissimi anni alla presidenza; per il suo contributo nello sviluppo di un laicato, consapevole di essere "chiamato da Dio a contribuire, quasi dall'interno, a modo di fermento, alla santificazione del mondo" (LG 31).

Armida Barelli fece questo cercando di favorire in molteplici modi lo specifico apporto della donna alla vita della società ed a quella della Chiesa.

Questa zelante donna trasse la forza per sostenere la sua incessante attività dalla fede nel Cristo, dalla fiducia illimitata nel Sacro Cuore, che amo profondamente. Sul finire della sua vita, quando la malattia le tolse la voce, vergo queste righe: "Nel forzato silenzio, prego di più, penso di più, scrivo di più e mi preparo meglio all'incontro che non può tardare con Colui Quem vidi, Quem amavi, in Quem credidi, Quem dilexi".

Più tardi, rispondendo alle esortazioni di padre Gemelli e dei membri del consiglio di amministrazione dell'Università Cattolica, che volevano si pregasse il Sacro Cuore perché riacquistasse la capacità di parlare, ella asseriva di preferire il miracolo dell'istituzione della facoltà di medicina e di rinunziare volentieri alla voce per ottenere tale grazia.

Di questa spiritualita la vostra scuola continui ad esserne erede. Di essa voi, che in questa scuola avete studiato e studiate, siate fedeli testimoni nel lavoro quotidiano.


2. Voi operando nel campo della sanità avvicinate la persona sofferente, la quale desta compassione, desta anche rispetto. In un certo senso desta timore, perché è contenuta in essa la grandezza di un mistero che trascende l'uomo.

La parabola del buon samaritano ci indica quale debba essere il rapporto di ciascuno di noi verso il prossimo sofferente. Quanto è "da Buon Samaritano" la professione del medico, o dell'infermiere. E' in ragione del contenuto "evangelico", incluso in essa che siamo inclini a pensare qui piuttosto ad una vocazione, che non semplicemente ad una professione ("Salvifici Doloris", 28).

Certamente l'infermiere nella sua professione necessita di una preparazione tecnica e di acquisizioni scientifiche, ma nel contatto con l'ammalato non può non avere un'acuta sensibilità per i suoi problemi di ordine umano né può sottrarsi al compito di recare il proprio contributo alla loro soluzione.

L'"uomo tecnologico", che pone la sua fiducia nella scienza e nella tecnica per ottenere il massimo vantaggio e benessere, si trova deluso ed amareggiato di fronte alla sconfitta della malattia e della morte. L'uomo tecnologico diventa perciò "l'uomo solo", perché affranto, minacciato, sconfitto.


3. Pertanto l'esercizio della vostra professione chiede a voi, infermieri cristiani, di essere anche testimoni della vostra fede, con un impegno generoso a sostegno della vita umana, poiché occorre riconoscere l'avanzare, nella legge e nel costume, di una cultura di morte la quale, dopo la legalizzazione dell'aborto, che pesantemente colpisce l'inizio della vita, si spinge ora a minacciarne anche il tramonto.

Questo vostro confluire da ogni parte d'Italia per celebrare la festa della vostra scuola induce a sperare in una fedeltà coraggiosa ai principi dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e, in particolare, della facoltà di medicina e chirurgia. Padre Gemelli la volle per la formazione di medici ed infermieri cristiani capaci di instaurare non solo un vincolo terapeutico col sofferente, ma anche un clima di solidarietà cristiana, e di conseguente fiducia, pure necessaria per l'efficacia degli interventi terapeutici.

Nella fatica dei turni, nella tensione derivante dal contatto quotidiano con la sofferenza, vi sostenga sempre la convinzione che ogni sofferenza umana ha uno speciale rapporto con la stessa sofferenza redentrice di Cristo. Il divin Maestro ha detto infatti: "L'avete fatto a me". E' lui che in ognuno sperimenta l'amore, è lui che riceve aiuto in ogni sofferente a cui si volge la vostra attività di soccorso e di sollievo, poiché la sua sofferenza salvifica è stata aperta una volta per sempre ad ogni sofferenza umana.


4. Desidero ora rivolgere un saluto alle suore di Maria Bambina, che con tanta passione e sacrificio si sono dedicate alla scuola Armida Barelli in questi venticinque anni. Care sorelle, mi è cosa grata dirvi il mio apprezzamento per quanto avete fatto e andate facendo in questo campo. Vi sostengo con la preghiera e con l'esortazione a perseverare nella consueta e feconda attività volta a formare persone mature sia professionalmente che spiritualmente. In tal modo il sollievo offerto con le cure mediche si accompagnerà alla serenità proveniente dalla fede, con indubbio vantaggio per lo stesso processo terapeutico.

Raccomando infine la vostra scuola all'intercessione di Maria, consolatrice degli afflitti e salute degli infermi, affinché sia per voi maestra sapiente e madre benigna. A lei affido di cuore voi e le vostre famiglie, alle quali mediante voi, intendo far giungere l'espressione del mio affettuoso saluto.

A tutti concedo di vero cuore la confortatrice benedizione apostolica.

1989-05-27

Sabato 27 Maggio 1989




Ai partecipanti al convegno nazionale del Gruppo Vegé - Città del Vaticano (Roma)

Siate sempre più sensibili alle necessità del prossimo


Signor presidente, gentili signori e signore.


1. In occasione del trentennale di attività del Gruppo Vegé, composto da numerose aziende commerciali ubicate in tutto il territorio nazionale, voi titolari, responsabili e principali collaboratori, insieme con le vostre famiglie, avete voluto festeggiare questa data con un convegno nazionale a Roma, ed avete anche desiderato questo incontro con il Papa.

Vi ringrazio di cuore per questo vostro gesto di fede e di ossequio e sono lieto di porgervi il mio saluto affettuoso, grato in primo luogo al presidente dottor Gaetano Migliarini, direttore generale del CEDIS, ed a tutti gli organizzatori di questa visita.

Il tema del convegno, "La dinamica dei servizi commerciali e turistici per lo sviluppo dell'economia nazionale", è certamente di alta specializzazione, e tipico dei nostri tempi variamente articolati. Ma esso riguarda, com'è detto, lo sviluppo dell'economia della nazione, sicché viene spontaneo l'auspicio che la situazione sociale possa riceverne un effettivo miglioramento, contribuendo a quel benessere che è necessario per una vita per quanto possibile serena e costruttiva per la popolazione. Il Convegno nazionale infonda nei vostri cuori sempre più l'ideale e l'esigenza del servizio e della carità, vi renda sempre più sensibili alle necessità del prossimo, e impegnati nella costruzione della "Civiltà dell'Amore".


2. Talvolta si devono purtroppo constatare nella società situazioni negative e perfino desolanti di mancanza di senso comunitario, di degrado di civiltà, di mania di trasgressione, di palese ingiustizia e sopraffazione. Bisogna cercare ad ogni costo di superare queste tentazioni di egoismo e di autonomia.

Tuttavia ciò non è possibile se una solida coscienza cristiana non anima l'attività di quanti, come voi, sono impegnati nel raggio dell'attività terrena.

Ora, soltanto Cristo ci dà una visione trascendente della vita, che ne illumina la prospettiva terrena ed eterna. Infatti, come avverte san Paolo "noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili sono eterne" (2Co 4,18). Evidentemente non bisogna mai perdere d'occhio le "cose visibili", perché la vita è un bene concreto, che dev'essere continuamente promosso e perfezionato, come dono di Dio: ma, questo sempre nella direttiva e nella visione della felicità eterna, per la quale unicamente siamo stati creati.

Auguro che questo sia il programma spirituale e ideale, che illumini e diriga la vostra vita di produttori e di commercianti, per il vero bene dell'intera società.

Egregi signori e signore! Mantenete ferma e sicura la vostra fede cristiana! Vivetela con coerenza e fervore. Non lasciatevi vincere dalle tentazioni di ogni tipo, che cercano di spegnerla in noi, di farci dimenticare la nostra dignità di uomini e di cristiani.

Rivolgete con fiducia e devozione la vostra mente e la vostra preghiera a Maria santissima, nostra madre celeste, affinché nelle difficoltà dei tempi attuali mantenga desta e coraggiosa la vostra adesione a Cristo, efficace la vostra testimonianza.

Vi accompagni anche la mia benedizione, che ora vi imparto con affetto e che estendo a tutti gli aggregati alla vostra organizzazione, insieme con le vostre care famiglie.

1989-05-27

Sabato 27 Maggio 1989




Al Presidente degli Stati Uniti d'America George Bush - Città del Vaticano (Roma)

Il mondo ha bisogno di solidarietà per la causa della vita, per la causa di ogni persona


Signor Presidente, La sua visita di questa sera è una delle molte occasioni di rapporto tra gli Stati Uniti e la Santa Sede. Alcuni suoi predecessori e molti altri insigni Americani sono stati ricevuti qui prima di lei. Il nostro incontro mi offre l'opportunità di ricambiare la molto apprezzata ospitalità ricevuta nel suo Paese e di ricordare la sua personale cortese attenzione nei miei confronti, in qualità di vicepresidente, al momento di lasciare Detroit nel settembre del 1987, anno del bicentenario della vostra costituzione.

Il nostro incontro ha anche un contesto molto speciale, poiché avviene nell'anno che commemora il duecentesimo anniversario del vostro primo Congresso e insieme il duecentesimo anniversario della fondazione a Baltimora della prima diocesi cattolica sulla vostra terra. Per la Santa Sede è un'occasione per esprimere nuovamente la propria stima per tutto il popolo americano e per i due secoli di quella realtà etnica e fraterna della storia che si chiama "Stati Uniti d'America".

Tredici anni fa il suo Paese ha celebrato un altro storico bicentenario, quello della Dichiarazione di Indipendendenza. In quella occasione il mio predecessore Paolo VI pronunzio parole ancora attuali che meritano nuova attenzione. "Continuamente - disse - il bicentenario parla di principi morali, convinzioni morali, diritti inalienabili dati dal Creatore... Noi speriamo vivamente che... questa commemorazione del bicentenario costituisca una ri-dedizione a quei solidi principi morali formulati dai vostri padri fondatori e iscritti per sempre nella vostra storia" ("Allocutio ad quosdam repraesentantes Nationum Unitatam Americae Septentrionalis", die 26 apr. 1976: Insegnamenti di Paolo VI, XIV [1976] 289). La fedeltà dell'America alla grande eredità che le è propria - a quei valori dello spirito, alcuni dei quali lei ha ricordato nel suo discorso inaugurale di quest'anno, dà fiducia e speranza a quanti guardano a lei con stima e amicizia.

In quel discorso inaugurale, signor Presidente, lei ha parlato del potere come una realtà "per aiutare il popolo", "per servire il popolo". Questo è vero a diversi livelli, compreso il potere economico e politico. Lo vediamo anche in ciascuna comunità, con il potere dell'amore e della sollecitudine fraterna. In tutti questi campi si apre una sfida immensa davanti agli Stati Uniti in questo terzo secolo di vita come Nazione. La sua missione di popolo di servire gli altri va molto al di là dei confini della vostra Nazione - fin dove c'è l'umanità.

Oggi l'interdipendenza dell'umanità viene riaffermata e riconosciuta in diversi eventi mondiali. L'atteggiamento morale e sociale che deve costituire una risposta a questa interdipendenza è la solidarietà mondiale. Nell'affrontare tale questione in una recente enciclica, ho affermato che la solidarietà "non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario, la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti" (SRS 38).

Davvero è suonata l'ora della interdipendenza internazionale. E' in gioco il bene comune dell'umanità.

Signor Presidente, conosco il suo profondo impegno nello sforzo per liberare i giovani d'America dalle forze distruttive della droga e per alleviare la povertà in patria e all'estero. Tuttavia la povertà materiale e l'abuso delle droghe sono semplicemente dei sintomi di una profonda crisi morale che corrode il tessuto stesso della società quasi dappertutto nel mondo. Tutti gli uomini e le donne di buona volontà sono chiamati ad accettare la sfida e assumersi le loro responsabilità davanti alla famiglia umana per affrontare questa crisi e opporsi alla povertà "spirituale" che è alla base di tanta sofferenza umana.

In ragione della sua storia, delle sue risorse, della sua creatività, ma soprattutto in ragione dei principi morali e dei valori spirituali affermati dai vostri padri fondatori e lasciati in eredità a tutti i loro connazionali, l'America ha realmente la possibilità di dare una risposta efficace alle sfide del momento attuale: giustizia per tutti i cittadini, relazioni pacifiche al di là dei suoi confini, solidarietà internazionale e, in particolare, una solidarietà mondiale nella causa della vita, nella causa di ogni persona umana.

Partendo da Detroit e salutando l'America nel 1987, espressi questa considerazione: "Ogni essere umano - per quanto vulnerabile o indifeso, giovane o vecchio, sano o handicappato o malato, utile o non produttivo per la società - è un essere di valore inestimabile, creato ad immagine e somiglianza di Dio. E' questa la dignità dell'America, la ragione della sua esistenza, la condizione per la sua sopravvivenza - si: la prova conclusiva della sua grandezza: rispettare ogni persona umana, specialmente quella più debole e indifesa, quella non ancora nata.

Signor Presidente: Dio benedica l'America e la renda forte nella sua difesa della dignità umana e nel suo servizio all'umanità.

1989-05-27

Sabato 27 Maggio 1989




L'omelia alla Messa per l'ordinazione di cinquantasette nuovi sacerdoti - Ai fedeli riuniti, Città del Vaticano (Roma)

In mezzo al mondo dovete essere amministratori dei misteri di Dio



1. "Per loro io consacro me stesso" (Jn 17,19).

Sono le parole di Cristo. E' la preghiera di colui che è l'unico sacerdote per sempre. La preghiera sacerdotale.

Dobbiamo ritornare costantemente a queste parole, pronunciate da Cristo nel Cenacolo prima di andare al Getsemani, prima di offrire se stesso al Padre in sacrificio sul Golgota.

Dobbiamo ritornare a queste parole, oggi. Dobbiamo nascere da esse. così come da esse sono nati, quella sera, gli apostoli.

A voi tutti, che oggi ricevete in questa Basilica di san Pietro l'Ordine sacro, desidero lasciare in eredità per tutta la vita le parole della preghiera sacerdotale di Cristo.

Cercate in esse - sempre di nuovo - la testimonianza su voi stessi. Su ciò che siete. Su ciò che siete diventati mediante il sacramento che vi stringe e unisce in modo particolare a Cristo-sacerdote.


2. Cristo dice: "Io ho dato a loro la tua parola" (Jn 17,14).

Lui stesso è la Parola del Padre. La Parola, che è lui solo, non è di questo mondo. Le parole pronunziate da Cristo durante la sua missione non sono di questo mondo. Esse sono da Dio. Sono le parole del Verbo eterno.

Tutte le parole del Vangelo - e l'ultima parola della Croce e della Risurrezione, la parola del mistero pasquale - sono da Dio.

Queste parole sono verità. "La tua parola è verità" (Jn 17,17). E' verità il Verbo-Cristo. E sono verità tutte le parole di Cristo. Sono la verità salvifica. La verità fondamentale e insieme definitiva. Sono "le parole di vita eterna" (cfr Jn 6,68).

Cari figli e fratelli! Concludete oggi una particolare alleanza con questa verità.

Cristo, come lo ha chiesto per gli apostoli, così lo chiede anche per voi: che siate consacrati nella verità (cfr Jn 17,19).


3. Davanti a voi si apre una nuova missione.

Cristo dice al Padre: "Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo" (Jn 17,18).

Ogni cristiano diventa - mediante il Battesimo e la Confermazione - partecipe della missione di Cristo in mezzo al mondo.

Il sacerdozio spunta dal terreno del Battesimo e della Cresima. Esso è una missione speciale. Una partecipazione particolare alla missione di Cristo dal Padre.

E' la missione nel mondo. In mezzo al mondo deve fruttificare questo dono, del quale diventate oggi partecipi nello Spirito Santo.

In mezzo al mondo dovete essere amministratori dei misteri di Dio (cfr 1Co 4,1).

In mezzo al mondo dovete essere amministratori dei misteri di Dio. In mezzo agli uomini fra i quali siete stati "presi" (cfr He 5,1).


4. Lasciatevi abbracciare dalla preghiera di Cristo - dalla preghiera sacerdotale.

Dalle sue divine profondità nasce la vostra vita di tutti i giorni, nasce il vostro ministero.

Oggi i vostri genitori che vi hanno dato la vita umana, le vostre famiglie e le comunità alle quali appartenete, i popoli, le nazioni e le Chiese, vi consegnano, in proprietà esclusiva, al servizio del Signore crocifisso e risorto.

Oggi il Vescovo di Roma vi accoglie come dono di Dio per il Popolo di Dio - ovunque sarete mandati.

E dopo aver invocato lo Spirito che dà la la vita, imporrà su di voi le mani secondo la Tradizione apostolica.


5. Ricordate pure le parole delprofeta Geramia: "Va' da coloro a cui ti mandero e annunzia ciò che io ti ordinero. Non temerli, perché io sono con te per proteggerti" (Jr 1,7-8).

Ricordate anche le parole dell'apostolo Paolo. - "Pero noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi" (2Co 4,7).

E infine andate sul luogo, dove si è compiuto una sola volta e per sempre il sacrificio della nuova ed eterna alleanza.

Presentatevi là con Giovanni accanto a Maria. Ascoltate le parole che ella udi: "Ecco il tuo figlio!" (Jn 19,26). Queste parole vi accompagnino per tutte le vie della vostra vita e del vostro servizio sacerdotale.

1989-05-28

Domenica 28 Maggio 1989




Recita dell'Angelus - Dalla Risurrezione all'effusione dello Spirito Santo - Ai fedeli riuniti, Città del Vaticano (Roma)

Il dono della pietà, radice della nuova comunità umana che si basa sulla civiltà dell'amore



1. La riflessione sui doni dello Spirito Santo ci porta, oggi, a parlare di un altro dono insigne: la pietà. Con esso, lo Spirito guarisce il nostro cuore da ogni forma di durezza e lo apre alla tenerezza verso Dio e verso i fratelli.

La tenerezza, come atteggiamento sinceramente filiale verso Dio, s'esprime nella preghiera. L'esperienza della propria povertà esistenziale, del vuoto che le cose terrene lasciano nell'anima, suscita nell'uomo il bisogno di ricorrere a Dio per ottenere grazia, aiuto, perdono. Il dono della pietà orienta ed alimenta tale esigenza, arricchendola di sentimenti di profonda fiducia verso Dio, sentito come Padre provvido e buono. In questo senso scriveva san Paolo: "Dio mando il suo Figlio... perché ricevessimo l'adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio ha mandato nei vostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio..." (Ga 4,4-7 Rm 8,15).


2. La tenerezza, come apertura autenticamente fraterna verso il prossimo, si manifesta nella mitezza. Col dono della pietà lo Spirito infonde nel credente una nuova capacità di amore verso i fratelli, rendendo il suo cuore in qualche modo partecipe della mitezza stessa del Cuore di Cristo. Il cristiano "pio" negli altri vede sempre altrettanti figli dello stesso Padre, chiamati a far parte della famiglia di Dio che è la Chiesa. Egli perciò si sente spinto a trattarli con la premura e l'amabilità proprie di uno schietto rapporto fraterno.

Il dono della pietà, inoltre, estingue nel cuore quei focolai di tensione e di divisione che sono l'amarezza, la collera, l'impazienza, e vi alimenta sentimenti di comprensione, di tolleranza, di perdono. Tale dono è, dunque, alla radice di quella nuova comunità umana, che si basa sulla civiltà dell'amore.


3. Invochiamo dallo Spirito Santo una rinnovata effusione di questo dono, affidando la nostra supplica all'intercessione di Maria, sublime modello di fervida preghiera e di dolcezza materna. Ella, che la Chiesa nelle litanie lauretane saluta come "Vas insignae devotionis", ci insegni ad adorare Dio "in spirito e verità" (Jn 4,23) e ad aprirci con cuore mite ed accogliente a quanti sono suoi figli e quindi nostri fratelli. Glielo chiediamo con le parole della "Salve Regina": "...O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria!".

1989-05-28

Domenica 28 Maggio 1989




A imprenditori cattolici tedeschi - Città del Vaticano (Roma)

Il bene dell'uomo fine ultimo dello sviluppo dell'economia


Gentili signore e signori! In veste di responsabili e membri dell'"Associazione degli Imprenditori Cattolici Tedeschi" avete da poco festeggiato il quarantesimo anniversario di fondazione. A voi tutti porgiamo i più sinceri auguri ed un cordiale benvenuto in Vaticano per l'odierno incontro.

In quest'occasione vogliamo ricordare con particolare riconoscenza uno dei fondatori della vostra associazione, il professor Joseph Höffner, Vescovo di MUnster e Arcivescovo di Colonia, al quale siete tutt'ora legati da vincoli di amicizia.

La fondazione dell'associazione degli imprenditori cattolici tedeschi coincide con l'anno di fondazione della Repubblica Federale tedesca. Ciò significa che fin dall'inizio la vostra associazione ha contribuito alla ricostruzione ad allo sviluppo di una società giusta che rispetta la dignità dell'uomo. Quali imprenditori cattolici, il vostro scopo consista nell'aiutare a forgiare un ordine sociale ed economico liberale conforme allo spirito di responsabilità e solidarietà cristiana basato sui principi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa.

L'economia, quale forza motrice della vita della società e del progresso sociale, è già di per sé incline a tenere tutto in proprio potere, anche se rappresenta una sola, anche se importante dimensione nella vita dell'uomo. Essa impone le proprie condizioni, la propria logica, il proprio ritmo sempre più frenetico a tutta la vita privata e sociale, dimenticando e persino minacciando i traguardi ben più alti dell'uomo nel campo familiare, culturale, politico ed internazionale.

Di fronte al pericolo dell'autonomizzazione dell'economia e della degradazione della vita sociale in generale, la dottrina sociale cristiana richiede che il progresso economico sia maggiormente orientato verso l'uomo.

Infatti, il compito dell'economia è quello di soddisfare i bisogni materiali dell'uomo, ma in modo tale da non comprometterne la dignità, magari offrendogli migliori condizioni di lavoro che contribuiscono ampiamente alla sua formazione.

Inoltre, attraverso un giusto scambio di beni, l'economia deve provvedere affinché tutti gli uomini possano prospettare tra gli uomini una solidarietà che superi tutti i confini sia sociali che geografici.

In qualità di imprenditori cattolici, attraverso le vostre azioni di tutti i giorni avvertite in particolar modo la tensione esistente tra esigenze etiche ed economiche. La responsabilità cristiana vi insegna che anche e soprattutto nei paesi in cui oggi regna il benessere, è necessario riflettere ed adeguare il proprio pensiero. Anzi, ciò diviene assolutamente indispensabile.

Lo sviluppo della società non deve essere fine a se stesso, ma deve essere subordinato alle vere necessità dell'uomo e della solidarietà nei confronti del prossimo; esso deve essere portato a coloro che attualmente assumono dimensioni sempre più internazionali. Il problema della disoccupazione, soprattutto giovanile, deve essere oggetto della loro particolare attenzione. Non è possibile raggiungere la giustizia sociale senza la collaborazione della classe imprenditoriale o agendo contro di essa. Ognuno deve dare il proprio contributo specifico per la risoluzione dei problemi comuni. Infine, vorrei raccomandare a voi, imprenditori cattolici, di osservare la domenica quale giorno di riposo dal lavoro, che attualmente viene sempre più minacciato proprio in nome del progresso economico. Per questo motivo vi incoraggio ad agire sempre nella consapevolezza di essere cristiani e di unire gli sforzi per dare alla società ed all'economia un ordine più cristiano basato sulla solidarietà in tutto il mondo.

Con i migliori auguri per un fruttuoso soggiorno a Roma, sotto la sapiente guida del Signore, imparto di cuore a voi tutti, ai vostri congiunti ed ai vostri collaboratori la mia particolare benedizione apostolica.

1989-05-29

Lunedi 29 Maggio 1989




Al capitolo generale dell'Ordine della Santissima Trinità - Città del Vaticano (Roma)

La vostra missione è la stessa della Chiesa: salvare le anime dalla schiavitù del peccato


Carissimi fratelli dell'Ordine della Santissima Trinità! Vi accolgo e saluto con molto piacere; durante i lavori del vostro capitolo generale, avete voluto venire in questa casa per ricevere l'approvazione e l'incoraggiamento del Papa.

Ringrazio prima di tutto il ministro generale José Gamarra per le parole che mi ha indirizzato e gli auguro ogni buon successo nell'adempimento del delicato incarico che gli è stato confermato dalla fiducia dei confratelli; lo stesso cordiale augurio rivolgo ai nuovi consiglieri, chiamati a coadiuvare il superiore maggiore nel governo dell'ordine.


1. Per ogni istituto religioso il capitolo generale, oltre che un incontro di fraternità, è sempre un importante momento di riflessione e di ricarica spirituale. Anche voi, riuniti in capitolo generale, avete avuto il vostro momento di grazia e di azione dello Spirito Santo, che vi ha guidato nella elezione dei superiori per il prossimo sessennio e nella elaborazione del programma che offre a tutti voi, ed agli affiliati spirituali dell'ordine strumenti adeguati per l'approfondimento delle esigenze e dei postulati del vostro carisma trinitario-redentivo, così da essere in condizione di rispondere sempre meglio alle attese della Chiesa e della società contemporanea.

Sono certo che dall'importante riunione sono scaturite conclusioni positive che, tradotte in decisioni concrete, costituiranno un punto di riferimento necessario e vincolante per tutti i trinitari, fino al prossimo capitolo generale. E non dubito che proprio voi sarete i primi testimoni di questa indispensabile fedeltà alle definizioni capitolari, perché il capitolo non rimanga soltanto un fatto consegnato alla storia e privo di fecondità spirituale.


2. Tuttavia, nel momento in cui state per ritornare ai vostri paesi di origine per continuare il vostro apostolato, mi sia consentito di ricordarvi che, sebbene sia cessato da tempo lo scopo iniziale dell'ordine trinitario, il quale per cinque secoli scrisse pagine gloriose nel campo della redenzione degli schiavi, non verrà mai meno la vostra specifica funzione di missionari del mistero trinitario fra le anime, purtroppo sempre soggette a divenire schiave del peccato.

Voi vi dedicate, infatti, alle varie forme di apostolato sacerdotale, sia in patria che nei paesi di missione, ma soprattutto alla promozione del culto della Santissima Trinità, verità fondamentale della Rivelazione di Cristo. Tutta l'esistenza cristiana infatti consiste nella partecipazione alla vita trinitaria di Dio: il Padre manda il Figlio a redimere l'uomo dal peccato e a santificarlo nello Spirito Santo. Inoltre la Santissima Trinità è il centro della liturgia della Chiesa come della preghiera privata dei semplici fedeli.


3. perciò la vostra missione s'identifica con la missione stessa della Chiesa, che è quella di salvare le anime dalla schiavitù del peccato, indirizzando gli uomini alla conoscenza del Dio uno e trino e e all'osservanza della sua legge. E la vostra presenza fra gli uomini sarà tanto più efficace, in tal senso, quanto più riuscirete a far rivivere nel vostro secolo lo spirito dei vostri fondatori, san Giovanni de Mata e san Felice de Valois, i quali, nella loro eroica generosità, non si sottrassero ai sacrifici e alle austerità più grandi per portare le anime a Dio.

Per fortuna è continuata nell'ordine trinitario questa impronta di carità senza limiti, come testimoniano anche le recenti beatificazioni del giovane religioso trinitario padre Domingo Iturrate e la canonizzazione del beato Simon de Rojas che ho avuto la gioia di elevare alla gloria suprema degli altari. Una funzione così santa ed efficace deve continuare per il bene della Chiesa e per la salvezza delle anime.

Siate fieri della vostra vocazione di missionari della Santissima Trinità, inviati a richiamare gli uomini, con la parola e con l'esempio di una vita santa, alla preminenza assoluta dei valori che sgorgano dall'ineffabile mistero, che proietta nella esistenza cristiana pienezza di luce e di vita.


4. La verità della Santissima Trinità, come ho già accennato, è strettamente legata alla Rivelazione compiuta da Cristo nella sua missione redentrice: è Gesù Cristo che ci ha rivelato la unicità di Dio nelle tre Persone divine. L'esistenza del Primo Principio, Essere assoluto e Causa di tutti gli enti esistenti, può e deve essere dimostrata e raggiunta dalla ragione umana, riflettendo sui principi fondamentali che reggono e governano l'universo. Ma la conoscenza della vita trinitaria di Dio, e cioè della sua "comunione di Amore", si può avere soltanto ascoltando ed accogliendo il messaggio di Cristo, il Verbo incarnato, il Logos venuto tra noi per parlarci di Dio come "Padre", e per rivelarci chiaramente l'amore reciproco tra il Padre e il Figlio, da lui qualificato come "Spirito Paraclito".

In effetti, non è possibile conoscere, amare, adorare la Santissima Trinità se non si accetta l'intera Rivelazione portata da Cristo! Di qui la necessità di una catechesi chiara, completa, convincente, formatrice delle intelligenze e delle volontà, che faccia conoscere a fondo "la Verità tutta intera" (Jn 16,13), l'autentico significato della vita alla luce di Dio, la sua volontà sia riguardo al culto sia riguardo al comportamento morale; una catechesi collegata col Magistero perenne e infallibile della Chiesa. E' necessario che l'uomo del nostro tempo riscopra Dio, non il Dio dei filosofi ma dei cristiani, il Dio vicino a noi, che abita in noi e ci ama. Ma come si potrà scoprirlo, se non vi sarà chi ne sappia annunciare l'amore misericordioso col costante impegno della testimonianza personale di fedeltà, di fervore, di carità? Grande è la responsabilità della Chiesa intera in questa opera di evangelizzazione, e grande è perciò anche la vostra responsabilità, carissimi trinitari, specialmente in questi nostri tempi di contrasti ideologici.

Proprio qui sta la dignità del cristiano e perciò la vostra gloria e la vostra gioia: annunziare le meraviglie di Dio, che mediante la "grazia" battesimale ha preso possesso di noi, e sarà il motivo e la realtà della nostra eterna felicità nel cielo! I vostri santi fondatori, nelle peripezie della loro vita e nei disagi nel loro ardente apostolato, sempre invocavano Maria santissima e procedevano con coraggio intrepido e indomito, perché si sentivano protetti dalla madre celeste! Sia così anche per voi! Andate avanti nel vostro ministero di verità e di carità nel nome di Maria, la Vergine totalmente donata a Dio Trinità, e annunziate l'amore del Padre, la Redenzione di Cristo, la consolazione dello Spirito Santo, la Trinità beata che ci ha creati, ci attende e ci perdona! E vi accompagni anche la mia benedizione, che di gran cuore imparto a voi, capitolari, e che estendo a tutti i confratelli.

1989-05-29

Lunedi 29 Maggio 1989





GPII 1989 Insegnamenti - Alla scuola infermieri professionali "Armida Barelli" - Città del Vaticano (Roma)