GPII 1989 Insegnamenti - Congedo ufficiale - Ai fedeli riuniti, Oslo (Norvegia)

Congedo ufficiale - Ai fedeli riuniti, Oslo (Norvegia)

I cattolici hanno molto da offrire a questo Paese che guarda al futuro


Signora primo ministro, cari amici.


1. La mia visita in Norvegia è iniziata ad Oslo ed ora mi porta a Trondheim, dove prendero parte ad un incontro ecumenico di preghiera presso la tomba di sant'Olav.

A Trondheim e Troms incontrero anche i pastori e la gente delle comunità cattoliche.

Nel lasciare Oslo, esprimo la mia gratitudine sia alle autorità civili che a quelle ecclesiastiche perché hanno contribuito con il loro benevolo aiuto a rendere possibile questa visita. In modo particolare ringrazio sua maestà il re Olav e lei, signora primo ministro. E' mia fervida speranza che i buoni rapporti esistenti tra la Norvegia e la Santa Sede si mantengano e si rafforzino al servizio della pace mondiale conseguita attraverso una maggiore comprensione tra tutti i popoli. La pace e la comprensione sono cause vicine ai cuori di tutti i Norvegesi e trovano loro fonte nelle più alte aspirazioni dello spirito umano.

Attraverso la generosità e l'impegno della vostra Nazione nell'aiutare i bisognosi e attraverso la vostra appartenenza ad organizzazioni internazionali appropriate, voi avete mostrato una straordinaria determinazione ad operare per un mondo migliore. Che Dio vi benedica nel vostro sforzo di condividere le molte benedizioni che avete ricevuto.


2. Il calore e la cordialità del popolo norvegese non sono stati in nessun'altra occasione così evidenti come nella Messa di ieri e nel successivo incontro ecumenico. Questa risposta è stata particolarmente gratificante per me, perché il mio ministero come Papa mi impegna al rafforzamento dei legami che uniscono tutti coloro che credono in Cristo. E' mia speranza che tutti i cristiani qui in Norvegia, approfondendo la loro fede e collaborando gli uni con gli altri, alimentino le virtù e i valori che da mille anni costituiscono la base del carattere del vostro Paese e del vostro modo di vivere. Sono profondamente grato per la libertà con cui la Chiesa cattolica può proclamare i suoi insegnamenti e per il generoso sostegno che i cattolici ricevono dal sistema educativo della Norvegia che li incoraggia nei loro sforzi volti ad educare i propri figli nella conoscenza della loro fede e al servizio di tutto ciò che è bene.


3. I cattolici di Norvegia, nonostante l'esiguo numero, costituiscono una parte importante della Chiesa cattolica universale e sono molto vicini al mio cuore. La loro fede, radicata nelle verità del messaggio evangelico, ha molto da offrire alla Norvegia che guarda al futuro. Un ruolo significativo nella Chiesa cattolica di Norvegia viene svolto dalla gente di altri paesi che ha fatto di questa terra la sua nuova patria. Questi cattolici portano molti doni sia alla loro Chiesa, che alla loro terra di adozione. Ringrazio voi tutti per la sollecitudine e l'aiuto offerto a questi immigrati, in particolare a coloro che sono venuti qui nella speranza di iniziare una nuova vita in libertà e pace.


4. Cari amici: nel mondo di oggi, c'è una grande sete di autentica pace e di armonia fondate sulla giustizia per tutti i popoli e sul rispetto per il mondo in cui viviamo. Oggi più che mai noi avvertiamo l'interdipendenza di tutti gli individui e tutte le nazioni. Nella mia enciclica "Sollicitudo Rei Socialis", ho usato il termine "solidarietà" per descrivere la risposta morale che ora ci viene chiesta. La solidarietà consiste in una ferma e perseverante determinazione ad impegnarci al bene comune, al bene di tutti e di ciascun individuo, fondata sulla nostra responsabilità gli uni verso gli altri (cfr SRS 38). Ho manifestato la convinzione che tale solidarietà è la via verso la pace e l'autentico sviluppo (SRS 39). Tra le nazioni, la Norvegia ha avuto un importante ruolo diplomatico ed umanitario nel rafforzare i vincoli della collaborazione internazionale. La Chiesa cattolica, che ricerca l'autentico sviluppo dell'uomo e della società, uno sviluppo che rispetti e promuova tutte le dimensioni della persona umana vi è grata per i vostri sforzi. Nel lasciare la vostra capitale, prego affinché la società norvegese continui a crescere nelle vie della pace e in conformità con il meglio delle vostre tradizioni.

"Il Signore della pace vi dia egli stesso la pace sempre e in ogni modo" (2Th 3,16). Dio benedica la Norvegia! Dio benedica voi tutti! "Gud velsigne Norge!". (Dio benedica la Norvegia).

"Gud velsigne hele det norske folk!". (Dio benedica il popolo norvegese).

1989-06-02

Venerdi 2 Giugno 1989




L'incontro ecumenico - Ai fedeli riuniti, Trondheim (Norvegia)

Apriamo nello storia un nuovo capitolo cristiano in risposta alle molte sfide di un mondo che cambia


Cari amici.


1. "Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (Ep 1,2).

Queste parole di san Paolo descrivono adeguatamente i miei doverosi auguri a ciascuno di voi e a tutto il popolo della Norvegia. Rendo grazie a Dio per questa opportunità di ascoltare la Parola di Dio insieme con voi e di riflettere con voi sul suo significato per la vita della Chiesa e del mondo.

Il mio speciale saluto va ai Vescovi della Chiesa luterana di Norvegia, ai rappresentanti delle altre Chiese e delle comunità ecclesiali, ai funzionari statali e municipali, ai miei fratelli cattolici e a tutti coloro che oggi sono qui presenti. Sono particolarmente grato al Vescovo Bremer per avermi invitato, a nome della Chiesa luterana di Norvegia, in questo venerabile luogo di culto.


2. Questa cattedrale di Nidaros fu costruita dai vostri antenati sulla tomba del grande sant'Olav, che ebbe un ruolo decisivo nella diffusione del cristianesimo in questa terra. In questo e in molti altri modi, la cattedrale rende testimonianza della storia spirituale, politica e culturale della vostra Nazione. Essa ci parla anche di un'epoca in cui i cristiani non avevano ancora conosciuto la tristezza delle divisioni. Sia i protestanti che i cattolici della Norvegia guardano a sant'Olav per ritrovare le loro radici passate e per trarre l'ispirazione di cui hanno bisogno per vivere nel presente una vita autentica cristiana.

Certamente, questa cattedrale è più di un semplice edificio di pietra.

E' un luogo in cui, per secoli, il popolo è rinato quale figlio di Dio nel Battesimo, in cui esso ha ascoltato la Parola di Dio proclamata nelle Scritture, come noi abbiamo fatto oggi, ed ha offerto a lui il culto della Chiesa; un luogo in cui nella preghiera personale esso ha manifestato a Dio i suoi bisogni e lo ha ringraziato per le sue benedizioni. Per i pellegrini del medioevo che giungevano a Nidaros dopo un viaggio lungo e faticoso, la cattedrale era anche il riflesso della Gerusalemme celeste verso la quale noi tendiamo nel nostro pellegrinaggio terreno. In verità, una cattedrale come questa è più di un edificio di pietra.

Essa fa volgere il nostro sguardo spirituale al cielo. Essa eleva le nostre menti e i nostri cuori a Dio.


3. Cari fratelli e sorelle: noi dobbiamo riconoscere davvero che la mente e il cuore dell'uomo moderno hanno bisogno di essere elevati a Dio. Noi dobbiamo ammettere che per tutte le conquiste della scienza moderna e della tecnologia che stanno trasformando il nostro modo di vivere, l'umanità, nelle parole di san Paolo, ancora "geme in se stessa" (cfr Rm 8,23) in attesa di qualcosa di più. In verità, l'intera creazione "geme nel travaglio" (cfr Rm 8,20 Rm 8,22) per qualcosa che va al di là di quanto le nostre umane possibilità possono darci.

La scienza e la tecnologia attraverso le quali le preoccupazioni materiali e i fardelli della vita vengono via via alleggeriti, sono autentiche conquiste dell'energia creativa e dell'intelligenza dell'uomo. Ma una conoscenza di questo tipo crea problemi proprio così come li risolve. Pensiamo soltanto all'impatto ambientale e sociale del nostro moderno modo di vivere o ai danni causati dall'uso che facciamo dell'atomo o delle tecniche biomediche. La scienza e la tecnologia, come la vita economica da esse generata, non possono esprimere in se stesse il significato dell'esistenza o degli sforzi umani. Non possono spiegare in se stesse, né tanto meno eliminare, il male, la sofferenza e la morte.

Né possiamo dimenticare che l'"uomo moderno" di cui parliamo non è un'astrazione, ma piuttosto la persona concreta che ciascuno di noi è, un essere umano con un cuore con una mente. Anche qui ci troviamo di fronte a molti dilemmi.

Noi lottiamo per l'amore, senza il quale non possiamo vivere, eppure oggi i rapporti fondamentali di amore nel matrimonio e nella famiglia sono minacciati dal divorzio, da fratture in seno ai nuclei familiari e da una radicale messa in discussione dell'autentico significato dell'essere uomo e donna. Noi lottiamo per la sicurezza, il benessere e per un senso di autostima, eppure le tradizioni della comunità, della famiglia, della casa e del lavoro vengono insidiate dalle trasformazioni che non sempre riconoscono la dimensione etica insita in tutte le attività e gli sforzi umani. Noi vogliamo essere liberi, ma senza una comune comprensione di ciò che noi dovremmo fare e non semplicemente di ciò che possiamo fare, la libertà finirà nella tirannia dell'egoismo e della forza superiore.

Ciò che è necessario tra questi mali individuali e sociali è una saggezza superiore che trasformi la mente, il cuore e la volontà: una saggezza che perfezioni l'intelletto umano portandolo dolcemente a cercare e ad amare ciò che è vero e bene, conducendo così l'uomo attraverso le realtà visibili a quelle che non possono essere viste. I Vescovi cattolici del Concilio Vaticano II ammonivano che: "L'epoca nostra, più ancora che i secoli passati, ha bisogno di questa sapienza, perché diventino più umane tutte le sue nuove scoperte. E' in pericolo, di fatto, il futuro del mondo, a meno che non vengano suscitati uomini più saggi" (GS 15).


4. Cari amici: oggi in questa cattedrale di Nidaros, edificata per la gloria di Dio quale faro puntato verso il cielo, nel mezzo del mondo moderno, stiamo insieme per proclamare la buona Novella della Redenzione in Gesù Cristo. Attraverso di lui noi apprendiamo il significato della creazione e dell'attività umana entro il disegno di Dio. Gesù Cristo è la nostra saggezza. Egli è la via, la verità e la vita (cfr Jn 14,6). Se la creazione è ancora "soggetta a futilità" lo è nella speranza di essere trasformata in Cristo. Se l'umanità "geme nel travaglio", questo avviene nella misura in cui le menti e i cuori della gente non sono elevati con Cristo a Dio, e le coscienze non si sono conformate attraverso Cristo alla saggezza che viene da Dio.

Come cristiani noi proclamiamo una saggezza che riconosca e sostenga la priorità dell'etica sulla tecnologia, il primato della persona sulle cose, la superiorità dello spirito sulla materia (cfr RH 16). Noi siamo in grado di fare queste affermazioni perché Cristo ci ha mostrato che il nostro destino umano è un destino personale, morale e spirituale; esso consiste in un rapporto filiale con Dio.

Attraverso la fede e il Battesimo noi abbiamo compreso che la saggezza viene offerta come dono divino, ma anche che essa confonde l'intelletto umano se rimane chiusa al trascendente. E' una saggezza rivelata che ci insegna che il Dio dell'universo non è una forza impersonale o inconoscibile, ma un Padre. Nei momenti di illuminazione interiore, le parole di Gesù riecheggiano nei nostri cuori: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" (Mt 11,25).


5. Il nostro compito è aprire la mente dell'uomo moderno alla saggezza divina, aprire il cuore dell'uomo moderno a Dio. Dobbiamo far questo alla maniera di Cristo, che è "dolce e umile di cuore", e il cui "giogo è soave e il fardello leggero" (cfr Mt 11,29-30). Proclamando il Vangelo in parole ed opere, noi rendiamo testimonianza di fronte a tutti del cammino che conduce alla vita. E non facciamo questo come individui isolati, ma come persone unite in Cristo attraverso il nostro Battesimo.

Chiaramente tale testimonianza costituisce una sfida ecumenica per tutti coloro che, come dice san Paolo, hanno "ascoltato la parola della verità" e hanno "ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso" (Ep 1,13). Oggi alla vigilia del terzo millennio cristiano, il mondo ha bisogno di sentire la buona Novella della salvezza non meno di quanto fece nel primo e nel secondo millennio. E' ancor più urgente che i cristiani operino per la graduale eliminazione delle loro differenze e rendano comune testimonianza al Vangelo.

Oggi in questa cattedrale, rendo grazie a Dio per la grazia del movimento ecumenico che abbiamo sperimentato nel nostro tempo. Grazie all'opera dello Spirito Santo nuove relazioni si sono venute a creare tra i cristiani che per secoli sono stati divisi gli uni dagli altri. Desidero anche manifestare la mia gratitudine a tutti coloro che in Norvegia hanno risposto a questa grazia ed hanno operato con dedizione per promuovere l'unità dei cristiani conformemente alla volontà di Cristo. Possiate voi perseverare lungo questo cammino con pazienza e amore, cosicché il dialogo tra noi continui nella fiducia e nel rispetto reciproci mentre cerchiamo l'unità nella piena verità di Cristo.

I preparativi per la celebrazione dei mille anni dalla fondazione di Trondheim, nel 1997, offriranno la opportunità ai luterani, ai cattolici e a tutti i cristiani della Norvegia di riflettere ulteriormente sulle comuni radici della vostra fede e sui valori del Vangelo che hanno plasmato la vostra storia comune.

Offriranno inoltre un'opportunità di preghiera fervida, incessante preghiera per l'unità di tutti i seguaci di Cristo, poiché alla fine noi sappiamo che l'unità verrà solo come un dono di Dio.


6. Cari fratelli e sorelle: di fronte a noi sta il dovere di aprire nella storia un nuovo capitolo cristiano in risposta alle molte sfide di un mondo che cambia.

Nei secoli passati la Chiesa ha condotto i popoli dell'Europa al fonte battesimale, e l'identità culturale dell'Europa è scaturita dalla fede cristiana.

La centralità della persona, il ruolo della famiglia nella società, i diritti dell'individuo e dei gruppi, i valori etici e morali che diedero orientamento e ispirazione al comportamento umano, tutto questo si è sviluppato a contatto con il Vangelo e con l'insegnamento della Chiesa. Nell'Europa di oggi, tuttavia, sta nascendo uno scontro culturale dalle gravi conseguenze: è uno scontro tra due visioni di vita. L'una rivelata in Cristo in cui Dio viene accettato come fonte ultima e riconosciuta di verità, bontà e libertà; l'altra del mondo, chiusa alla trascendenza, in cui tutto deve essere costruito sugli sforzi dell'umanità per dare significato e orientamento a se stessa attraverso il consenso sociale. I cristiani comprendono che cosa è in gioco. La storia del nostro stesso secolo mostra chiaramente che dove non viene riconosciuta alcuna norma trascendente le persone rischiano di arrendersi a delle forze che prendono il sopravvento sulla società senza curarsi degli individui e della loro libertà.

La Chiesa cattolica non cerca privilegi ma si aspetta soltanto che la libertà civile e religiosa venga effettivamente garantita cosicché ella possa proclamare il suo messaggio e rivolgere l'attenzione alle domande fondamentali poste dall'esistenza umana nel mondo contemporaneo. Parlando al Parlamento europeo nell'ottobre dello scorso anno, sottolineai che "se il sostrato religioso e cristiano di questo continente dovesse essere emarginato dal suo ruolo di ispirazione dell'etica e dalla sua efficacia sociale, non è soltanto tutta l'eredità del passato che verrebbe negata, ma è ancora un avvenire dell'uomo europeo... che verrebbe gravemente compromesso". ("Allocutio ad "Parlamento Europeo"", 11, die 11 oct. 1988).

Ecco il tempo della saggezza da parte di ciascuno! Ecco il tempo di una rinnovata testimonianza di fede da parte dei cristiani. Siamo sfidati a portare all'umanità il Vangelo di Cristo, la buona Novella della Redenzione e dell'adozione a figli di Dio. Siamo sfidati a rendere testimonianza della saggezza del Verbo incarnato. Cristo la "luce delle Nazioni" (cfr Lc 2,32), una luce che porta alla pienezza di vita per coloro che l'accolgono. Di fronte a così grandi sfide lo Spirito di verità ci esorta a perseverare nel compito ecumenico.

Con fiducia in Dio, "colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare" (Ep 3,20), accogliamo la sfida di una nuova evangelizzazione. Proclamiamo una volta di più la saggezza delle beatitudini ad un mondo che ha bisogno di pace, di amore e di fratellanza. Proclamiamo una volta di più la verità di Cristo, il nostro salvatore crocifisso e risorto. Egli è "il fine della stona umana, "il punto focale dei desideri della storia e della civiltà", il centro del genere umano, la gioia d'ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni" (GS 45). Che Dio sia con tutti voi. "Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo". Amen.

1989-06-02

Venerdi 2 Giugno 1989




L'omelia della Messa - Ai fedeli riuniti, Trondheim (Norvegia)

Voi che appartenete a tante piccole comunità celebrate oggi con il Papa la vostra unità nella fede



1. Cari fratelli e sorelle della Norvegia Centrale! Sono veramente lieto di celebrare la solennità del Sacro Cuore insieme a voi, qui a Trondheim. Siete giunti insieme dalle comunità di Alesund, Molde, Kristiansund, Levanger e Trondheim.

Molti di voi hanno contribuito con molto lavoro a rendere questo giorno un successo. Sono felice di questo e vi ringrazio tutti! Siete venuti, come pellegrini di un tempo, in questa venerabile città di Nidaros (ora Trondheim) alle reliquie di dant'Olav, che annuncio una nuova èra di cristianità e di unificazione in questa terra, anche se egli non visse abbastanza per poter vedere i frutti del suo lavoro. Suo figlio, Magno il Buono, costrui la prima chiesa in legno in questo luogo che divenne rapidamente una mèta di pellegrinaggio. Già nell'anno 1060 si celebrava una liturgia in onore di sant'Olav perfino nel Northumberland, in Gran Bretagna. Anche nella Chiesa ortodossa, la memoria di sant'Olav è grandemente venerata: alla sua intercessione viene attribuita la sopravvivenza della guardia imperiale di Costantinopoli in un momento di pericolo quando si scontro in battaglia con l'imperatore Alexos contro i Bulgari.

L'Eucaristia è stata un punto centrale per le innumerevoli persone che sono venute qui nei secoli. Nell'Eucaristia noi riceviamo Cristo, che ha istituito questo sacramento per poter rimanere con noi e vivere in noi. Potrebbe esserci mai dono più grande? Cristo ha redento il mondo con il sacrificio del suo corpo e del suo sangue. Facendo ciò, egli ci ha dato il cibo e la bevanda per la vita eterna.

Questo cibo sacramentale, sotto le specie del pane e del vino, realmente "ristora le nostre anime". Di fatto ci guida sulla via della fede, della speranza e della carità tutti i giorni della nostra vita affinché noi possiamo "vivere nella casa del Signore".

"Il Signore è il mio pastore, / non manco di nulla" (Ps 23,1).

La liturgia di oggi mette queste parole del salmista sulle labbra dei bambini che stanno per ricevere la loro prima santa Comunione in questa Messa. E' particolarmente appropriato che essi preghino con queste meravigliose parole oggi quando il nostro Signore e Salvatore prepara una mensa eucaristica per loro per la prima volta. Le parole "Il Signore è il mio pastore" esprimono una speranza illimitata che essi possono ripetere ogni volta che riceveranno Gesù, il pane di vita.


2. Le letture della Scrittura della Messa di oggi ci propongono la figura del Buon Pastore. I profeti del vecchio testamento usano questa immagine per poter parlare di Dio che ha liberato il popolo scelto, Israele, dalla schiavitù in Egitto e ha mostrato loro un amore particolare. Dio è il pastore che si cura delle sue pecore, che vigila su di esse per paura che possano perdersi. Egli nutre il suo gregge, cercando "verdi pascoli" affinché possano pascolare bene. Egli cerca anche quieti luoghi per farlo bene riposare. Con una cura amorevole egli sorveglia l'intero gregge, non soltanto tutte le pecore, ma anche ciascuna individualmente. Egli si preoccupa del benessere di ogni agnello e di ogni pecora a lui affidata. Questa è l'immagine del Buon Pastore così come il profeta Ezechiele ce la presenta nella nostra prima lettura.

Nella pienezza dei tempi Gesù confermo e perfeziono la visione profetica del Buon Pastore sacrificando la propria vita per le pecore (cfr Jn 10,11).

Questo si collega al suo sacrificio sulla Croce, per mezzo del quale egli diede la sua vita per la vita del mondo (cfr Jn 6,51) - per tutti e per ciascuno individualmente. San Paolo scrive al proposito: "Mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (Rm 5,8). Con la sua morte Cristo ha offerto se stesso in sacrificio al Padre e per mezzo di questo sacrificio redentore egli ha rivelato l'amore del Padre per noi. San Paolo ci insegna che noi "siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte di Gesù e giustificati per il suo sangue. Ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita" (cfr Rm 5,9-10). Questo è il mistero dell'amore di Dio per le sue pecore - il suo infinito, immutevole amore - che lo spinge ad andare alla ricerca di quella perduta (cfr Lc 15,4).

Questo mistero ci venne ulteriormente rivelato la notte precedente la morte di Cristo sulla Croce quando egli istitui il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue. L'Eucaristia è il sacrificio del Calvario sacramentalmente realizzato sui nostri altari, ragione per cui il Figlio di Dio crocifisso e risorto è ancora vivo in mezzo a noi. Ed è proprio la sua vita risorta che egli desidera comunicarci. Come vero Dio e vero uomo, egli condivide questa nuova vita con noi nell'Eucaristia, quando noi lo riceviamo sotto l'apparenza del pane e del vino.


3. Mi è stato detto che le pecore possono essere viste pascolare dovunque in Norvegia dagli inizi della primavera fino all'autunno inoltrato. Indubbiamente, esse possono spesso vagare in luoghi pericolosi, e se esse vagano poi troppo lontano rischiano di perdersi o cadono in preda ad altri pericoli. Nel nostro viaggio attraverso la vita, anche noi rischiamo di perderci. Sentiamo così tante voci conflittuali che ci chiamano da una parte o dall'altra. così oggi è appropriato per ognuno di noi chiederci: Dove è realmente il mio posto? Sono io una delle pecore smarrite che ha bisogno di essere ricondotta all'ovile sulle spalle del Buon Pastore? Egli ci cerca continuamente, richiamandoci dalle false e ingannevoli strade su cui possiamo smarrirci. Egli ci chiama continuamente al pentimento: ci chiama a ristabilire la comunione con Dio e con ciascun altro quando abbiamo peccato e ad una sempre più grande santità in quanto membri della sua Chiesa.

Per mezzo della conversione noi dobbiamo anche crescere in amore e rispetto per l'intero gregge di Cristo. In paragone ad altri posti la Norvegia è un paese ricco. Il nome vero Trondheim ci ricorda questo: esso significa "ricchezza della terra". Molte persone guardano con ammirazione la vostra democratica società. Gli orientamenti sociali nel vostro Paese attraggono l'attenzione del mondo. In questo contesto, comunque, voi siete chiamati a non dimenticarvi dei bambini, dei malati, degli handicappati e degli anziani. Tutti meritano e hanno bisogno di essere amati così come Dio ama ognuno di noi: questo costituisce un tesoro di cui tutti beneficiamo. Il miglior dono che voi potete fare ai vostri figli è un cuore che sia pienamente umano; un cuore che sia sensibile al bene e al male. Il migliore dono che voi potete fare al malato, all'handicappato e all'anziano è il rispetto dovuto ad essi in quanto figli e figlie dello stesso Padre celeste. Essi meritano il vostro tempo, l'attenzione e l'amore di ognuno di voi. Il loro esempio e la loro pienezza arricchiranno le vostre vite e le vite di tutti coloro che si avvicineranno ad essi con sollecitudine compassionevole.


4. Miei fratelli e sorelle: so che molti di voi che sono venuti qui oggi per celebrare la vostra unità nella fede con il successore di san Pietro appartengono a piccole congregazioni. Molti di voi probabilmente vivono lontani da una chiesa.

Voi avete sperimentato ciò che significa appartenere ad una minoranza religiosa, specialmente dal momento che molti dei cattolici nella Norvegia centrale vengono dall'estero. Coloro che fra voi provengono da altri paesi possono sentire la mancanza della lingua, della cultura e del modo di vivere del proprio paese, ed anche della familiare Chiesa cattolica con le sue preghiere, i suoi inni e le sue cerimonie. Ma io desidero dire ad ognuno di voi che il Papa, il Pastore universale della Chiesa, vi ama. Egli viene nel nome di Cristo, il Buon Pastore, e voi avete un posto speciale nel suo cuore. Egli ammira la vostra fedeltà e la vostra perseveranza. E oggi egli è qui per incoraggiarvi a riporre tutta la vostra fiducia nell'amore di Dio! [Parlando in norvegese, vietnamita, spagnolo e polacco, il Santo Padre ha poi detto:] Ponete tutta la vostra fiducia nell'amore di Dio.

Coloro che fra di voi sono Norvegesi di nascita e da generazioni comprendono che anche gli immigranti aggiungono ricchezze alla Nazione. Secondo le migliori tradizioni di questo Paese, voi avete dato ai vostri cittadini la possibilità di iniziare di nuovo in libertà, con tutte le opportunità che la società offre. In questo modo, voi rappresentate un nobile esempio che gli altri devono seguire. Le umane differenze arricchiscono ogni livello di società, e perciò io incoraggio l'intera comunità a continuare a garantire a coloro che si sono stabiliti in mezzo a voi un reale posto nella società accordando loro il rispetto e i diritti dei quali voi stessi godete.


5. La solennità del Sacro Cuore di Gesù che oggi celebriamo ci invita a vedere e ad amare Cristo in tutte le persone, e a riflettere il suo amore per loro nelle nostre vite. Per generazioni la Chiesa ha pregato così: "Gesù, mite ed umile di cuore, rendi i nostri cuori come il tuo". Oggi, io desidero ricordare questa preghiera familiare e recitarla in vostro nome: Gesù, rendi i nostri cuori come il tuo. E facendo ciò, ringrazio particolarmente Dio per l'esempio dei missionari del Sacro Cuore di Picpus, i quali per più di cinquant'anni hanno fornito questa regione di sacerdoti e lo hanno fatto spesso in condizioni molto difficili. Cari fratelli: oggi, nella vostra grande festa, vi esorto a continuare il vostro ministero sacerdotale e vi offro la gratitudine della Chiesa intera per la vostra generosità e per il vostro zelo.

Ringrazio anche le suore delle congregazioni religiose che hanno mostrato l'amore di Cristo in maniera lodevole verso chiunque, ma in special modo verso i bambini, i malati e gli anziani. Il servizio che voi avete reso è una preghiera vivente che può essere compresa da tutti. Che il Buon Pastore continui a vegliare su di voi e vi benedica nel vostro impegno.


6. Le mie parole finali sono rivolte ai bambini: cari bambini che ricevete la prima Comunione.

Oggi è un giorno molto importante per voi. Per la prima volta ricevete la santa Comunione. Sono sorpreso di vedere da quanti luoghi provenite. Molti di voi parlano non solo il norvegese, ma anche il vietnamita, il polacco, lo spagnolo, l'inglese o altre lingue. I genitori e i sacerdoti che vi hanno istruito, mi hanno detto che vi siete preparati molto bene. Questo è un ottimo esempio per gli adulti di tutto il mondo. Voi dimostrate che tutti appartengono alla comunità della Chiesa.

Siamo qui perché Gesù ci ha chiamati. Lo avete visto dall'esempio del pubblicano Zaccheo. Gesù vuole celebrare una festa con noi e vuole darci il meglio di sè, il suo Corpo e il suo Sangue.

La preparazione alla prima Comunione vi ha resi molto felici. Restate insieme e continuate così. I vostri sacerdoti, i vostri genitori e i vostri compagni più grandi saranno felici di aiutarvi.

Vorrei concludere con una parola ai vostri genitori. Molti di loro vi hanno aiutati nella vostra preparazione e li ringrazio dal profondo del cuore. Ora vi chiedo di fare tutto il possibile affinché i vostri figli trovino la casa nella comunità della Chiesa.

1989-06-02

Venerdi 2 Giugno 1989




L'omelia durante la serale celebrazione della Parola - Ai fedeli riuniti, Troms_ (Norvegia)

Pregare significa vivere in accordo con la verità su Dio, su noi stessi e sul mondo



1. Cari fratelli e sorelle, cari amici! E' un piacere per me rendervi visita a Troms. E' la prima volta che visito una terra a Nord del circolo polare artico. So che avete "la notte per due mesi" dell'anno. Comunque, adesso gioite per il ritorno della luce. Avete le notti luminose senza tramonto.

Capisco quanto dovete amare la luce.

Gesù Cristo ha detto. "Io sono la luce del mondo". Egli è la luce che illumina sempre. Egli è la luce che scalda sempre. Egli è proprio la luce che ci porta l'amore, la gioia, la speranza, la pace.

I miei saluti e la benedizione del Signore scendano su di voi e sulla vostra terra del Nord.


2. Poiché siamo qui questa sera per pregare insieme, dobbiamo chiederci cosa significa pregare. Gli splendidi Salmi che abbiamo appena cantato ci insegnano la base di tutte le preghiere; essi ci ricordano che noi siamo creature che hanno una relazione con il Dio che ci ha creato: "Nella sua mano sono gli abissi della terra, / sue sono le vette dei monti. / Suo è il mare, egli l'ha fatto, / le sue mani hanno plasmato la terra... / in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati" (Ps 95,4-6).

I Salmi ci parlano anche della nostra necessità di liberazione o, per essere più esatti, essi celebrano con gratitudine le potenti azioni di liberazione che Dio ha compiuto per il suo popolo: "Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi: / perché eterna è la sua misericordia; / ci ha liberati dai nostri nemici... / Egli dà il cibo ad ogni vivente: / perché eterna è la sua misericordia" (Ps 136,23-25).

Cari fratelli e sorelle, nei Salmi noi vediamo come il popolo scelto da Dio lo abbia colmato di lode e ringraziamenti per il dono della creazione e per la loro liberazione dai nemici terreni. Quanto più grande allora è il nostro bisogno di pregare l'onnipotente Dio, che ci libera dal peccato e dalla morte per mezzo della Croce e della Risurrezione del suo Figlio, e che ci riporta ad una nuova creazione per mezzo del potere dello Spirito Santo.

così siamo guidati dal Vangelo. Come i primi discepoli, noi veniamo a Cristo desiderosi di imparare come pregare (cfr Lc 11,1). Insegnandoci il "Padre Nostro" Cristo ha stabilito il modello per tutte le preghiere. Egli ci spiega la nostra relazione con Dio e con il prossimo. Dio è il nostro creatore. Egli è il nostro redentore. Con lui come nostro Padre comune noi siamo tutti fratelli e sorelle.


3. E così noi diciamo: "Padre nostro che sei nei cieli" (Mt 6,9).

Quando Gesù prega usa il termine aramaico "Abbà" (cfr Mc 14,36), che veniva usato dai bambini piccoli per chiamare il loro padre. Solo Cristo, il Figlio eterno uno solo con il Padre, ha diritto di rivolgersi a lui con tanta familiarità, con tanta intimità, l'unico il cui trono è nei cieli. Ma anche a noi è stato dato questo privilegio con la nostra adozione a figli di Dio nel Battesimo (cfr Rm 8,15 Ga 4,6). Siamo diventati figli e figlie "nel Figlio" Gesù Cristo.

Questo inimmaginato e immeritato dono di comunione con Dio trasforma ogni relazione umana. Noi preghiamo non "mio" padre o "tuo" padre ma "nostro Padre". Anche quando noi "chiudiamo la porta e preghiamo in segreto" (Mt 6,6), siamo spiritualmente uniti con tutti i nostri fratelli e sorelle in Cristo e con ogni persona umana creata ad immagine e somiglianza di Dio e redenta dal sangue dell'Agnello. La preghiera ci libera dall'egoismo, dall'isolamento e dalla solitudine. Essa ci apre al mistero della comunione con Dio e con gli altri.


4. "Sia santificato il tuo nome; / venga il tuo regno; / sia fatta la tua volontà, / come in cielo così in terra" (Mt 6,9-10).

Nel mondo moderno, gli sviluppi scientifici e tecnologici hanno disperso molte delle nostre paure, hanno alleviato molti dei pesi della nostra esistenza, ed hanno aperto nuove possibilità per l'autorealizzazione dell'uomo. Questi sviluppi possono anche condurre ad una grande tentazione come quella "dell'inizio" nel libro della Genesi: la tentazione di decidere noi stessi ciò che è bene e ciò che è male senza far riferimento al Dio che ci ha creato, il vano tentativo di porre noi stessi e le nostre volontà, piuttosto che Dio e la sua legge, al centro dell'universo. Ma se noi rifiutiamo o ignoriamo Dio "che è amore" noi rifiutiamo l'amore stesso.

La prima affermazione della "Preghiera del Signore" è che il nome di Dio deve essere glorificato, che il suo Regno verrà, che la sua volontà deve essere fatta. Se questa diventa la nostra priorità, allora tutto ci verrà dato di conseguenza. I progressi nella scienza, in economia e nell'organizzazione sociale e nella cultura non ci potranno derubare della nostra umanità, ma rifletteranno l'amore che solo dà vita, significato e gioia ai nostri sforzi umani. E' Dio che "ci dà oggi il nostro pane quotidiano" (Mt 6,11), anche se dobbiamo ricordarci che noi non viviamo di solo pane, "ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4).


5. "Rimetti a noi i nostri debiti / come noi li rimettiamo ai nostri debitori" (Mt 6,12).

L'insegnamento di Cristo è semplice ma equilibrato. Egli dice. "Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe" (Mt 6,14-15).

Cari fratelli e sorelle: non è forse questa la più difficile richiesta della "preghiera del Signore", proprio perché ci viene fatta in modo così chiaro e intransigente? Pregando con queste parole professiamo la nostra fede nella misericordia di Dio, ma ci impegnamo anche per una vita di perdono. così spesso noi imponiamo delle condizioni al nostro perdono, o rifiutiamo di cercare riconciliazione se siamo stati offesi. Ma se Dio ci trattasse così, chi potrebbe essere salvato? Con buona ragione noi deploriamo l'odio, la vendetta, e la durezza di cuore che affliggono la società in molte parti del mondo, ma la "Preghiera del Signore" ci sfida a cambiare il mondo iniziando a convertire i nostri cuori. La via del perdono di Cristo ci chiede di amare anche i nostri nemici e di pregare per i nostri persecutori (cfr Mt 5,44). Soltanto dopo potremo pregare veramente come Gesù ci ha insegnato.


6. "Non ci indurre in tentazione / ma liberaci dal male" (Mt 6,13).

Questa richiesta finale nel "Padre Nostro" ci aiuta a capire la divina Provvidenza alla luce della morte e Risurrezione di Cristo. Ci mette in guardia sull'esistenza del male e richiama alla mente le parole di Cristo: "E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenn" (Mt 10,28).

Questo non significa che Dio è sordo alle nostre preghiere per liberarci dal pericolo fisico e dal male, o che egli è indifferente di fronte alle sofferenze causate da calamità naturali, dalle malattie, dalla fame e dalla guerra. E' naturale che noi ci rivolgiamo al nostro celeste Padre per essere protetti da questi mali che sono entrati nel mondo a causa del peccato originale.

Ma allo stesso tempo dobbiamo avere fiducia nella vittoria di Cristo sulla sofferenza e sulla morte. Quando nonostante le nostre preghiere e gli sforzi umani noi continuiamo a soffrire per il male in questo mondo di passaggio, noi dobbiamo avere fede che ciò potrà essere superato per mezzo del potere redentivo dell'amore. Il male più grande che ci potrebbe capitare è di essere separati da Dio a causa del peccato. Questo, soprattutto, è ciò che intendiamo quando preghiamo di non essere indotti in tentazione ma liberati dal male.


7. Cari fratelli e sorelle: cosa significa pregare? Significa levare le nostre menti e i nostri cuori a Dio con lodi e ringraziamenti, e vivere in accordo con la verità su Dio, su noi stessi e sul mondo. Significa adorare Dio non solo a parole ma anche con le opere, come ci insegna la "Preghiera del Signore".

Riuniti questa sera nel lungo splendente crepuscolo del Nord, alla luce del sole perenne che così chiaramente simboleggia Cristo, la luce del mondo, che è il medesimo ieri, oggi e per sempre, prendiamo a cuore le parole con le quali egli finiva la sua preghiera nel Vangelo. Ciò che egli diceva alla folla quel giorno è ora rivolto a ciascuno di voi: "Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia.

Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia" (Mt 7,24-25).

Possa "il nostro Padre nei cieli" concederci questa forza e questa saggezza.

1989-06-02

Venerdi 2 Giugno 1989





GPII 1989 Insegnamenti - Congedo ufficiale - Ai fedeli riuniti, Oslo (Norvegia)