GPII 1989 Insegnamenti - A Vescovi dell'India in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)


1. Il primo febbraio 1986 ho avuto il privilegio di incontrare tutti i Vescovi dell'India a New Delhi e di parlarvi sul nostro comune ministero di servitori del Vangelo del nostro Signore e salvatore Gesù Cristo. La mia visita al "santuario del Popolo di Dio" nel vostro Paese ci ha consentito di manifestare in modo visibile e concreto i vincoli che ci uniscono nella Chiesa, in quella che ho chiamato "un'ora di comunione ecclesiale". In tutti i nostri incontri mi sono sforzato di esercitare il ministero di Pietro: confermarvi nella fede nel difficile ministero apostolico. Da voi ho ricevuto la testimonianza del pellegrinaggio della Chiesa di fedeltà e servizio nell'impegno quotidiano per manifestare l'amore di Dio nel contesto del vostro Paese e le sue necessità.

Ecco ora i Vescovi dell'India a Roma per la loro visita "ad limina". In questo primo gruppo saluto i Pastori di rito latino delle province di Agra, Bhopal e Delhi. In voi abbraccio i sacerdoti, i religiosi e i laici di ciascuna delle vostre diocesi e invoco la pace di Dio su ciascuna Chiesa particolare. Nelle nostre conversazioni private mi avete parlato delle speranze e delle sofferenze delle vostre comunità, dei "frutti del Vangelo" che vedete nascere nelle vostre regioni, delle limitazioni imposte al vostro ministero e delle difficoltà che incontrate, del modo in cui voi e i vostri collaboratori cercate di portare avanti il compito pastorale ed apostolico a voi affidato.


2. Il tema fondamentale di ogni visita "ad Limina" è la Chiesa, il grande sacramento che è segno e strumento della nostra unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano (cfr LG 1). Parlando con i Vescovi dell'India desidero affrontare diversi aspetti di questa meravigliosa realtà che riempie la nostra vita e ispira ogni nostro sforzo. Oggi accennero brevemente ad alcuni concetti fondamentali che sono alla base della nostra comprensione della Chiesa e del nostro stesso ruolo di Vescovi. In seguito, incontrando altri gruppi di Vescovi indiani, specifichero taluni aspetti della missione della Chiesa.


3. Gesù Cristo diede inizio alla Chiesa predicando la buona Novella dell'avvento del Regno di Dio, promesso per secoli nelle Scritture: "Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1,15 LG 5). Il mistero pasquale della sua Passione, morte e Risurrezione, che abbiamo di recente celebrato e che viene costantemente ri-attuato nell'Eucaristia, è la sorgente della forza della Chiesa nel proclamare e fondare il Regno tra tutti i popoli. Il Concilio infatti insegna che la Chiesa "di questo Regno costituisce in terra il germe e l'inizio. Intanto, mentre va lentamente crescendo, anela al Regno perfetto, e con tutte le sue forze spera e brama di unirsi col suo Re nella gloria" (LG 5).

Il Regno è inseparabile dalla Chiesa, perché entrambi sono inseparabili dalla persona e dall'opera di Gesù stesso. Egli fondo la Chiesa come rivelazione e strumento del Regno. Non è quindi possibile separare la Chiesa dal Regno come se la prima appartenesse esclusivamente all'ambito imperfetto della storia, mentre il secondo sarebbe il perfetto compimento escatologico del disegno divino della salvezza. E neppure si può considerare il Regno come una realtà spirituale o puramente interiore, in contrasto con la Chiesa considerata come una realizzazione storica e sociale dell'intenzione di Gesù di creare una comunità di fede e di salvezza. Di conseguenza, non è possibile relativizzare il ruolo della Chiesa nel portare tutti all'unità con Cristo.

Il Regno infatti deve essere cercato qui e ora, nel mistero della Chiesa la quale "per virtù di Dio cresce visibilmente nel mondo", fino a raggiungere il suo glorioso compimento quando tutti i giusti "saranno riuniti presso al Padre nella Chiesa universale" (cfr LG 2-3).


4. La Chiesa è un mistero nel senso biblico del termine: una realtà salvifica trascendente resa manifesta in modo visibile. Secondo l'insegnamento del Concilio, la Chiesa è una realtà divino-umana, analoga al mistero del Verbo incarnato (cfr LG 8). Il Corpo mistico di Cristo e la struttura visibile del Popolo dei fedeli di Dio formano una sola complessa realtà, "complexam realitatem" (cfr LG 8), la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica di cui siamo ministri e apostoli.

In ciascuna Chiesa particolare, il mistero dell'amore eterno di Dio che si comunica attraverso il Figlio nello Spirito Santo si rende presente nell'assemblea dei fedeli attraverso la grazia conferita dai sacramenti, specialmente l'Eucaristia, e attraverso la carità che anima la vita e il lavoro della comunità. In India, la Chiesa manifesta l'amore di Dio specialmente attraverso le sue molte attività religiose e sociali e attraverso la gioiosa testimonianza dei suoi membri nella loro vita di ogni giorno. Parte importante del vostro compito di Pastori è ricordare alla comunità ecclesiale che, se il ministero e il servizio devono dare frutti per la potenza dello Spirito, tutti sono chiamati a testimoniare l'umiltà e l'abnegazione, a rivolgere una attenzione speciale ai deboli e ai poveri, e a percorrere la via della penitenza e del rinnovamento (cfr LG 8).


5. La Chiesa ovunque, ma specialmente in India, può dare una testimonianza efficace solo se è presente in umile servizio ai bisognosi. In questo essa segue l'esempio e l'insegnamento del suo divino Maestro, che "non e venuto per essere servito ma per servire" (Mt 20,28). Tutto il suo stile di vita deve essere contrassegnato dallo stesso amore che mosse Gesù a compassione del suo popolo (cfr Mt 9,36), dall'amore che lo spinse a dare la sua vita per la nostra salvezza (cfr Jn 10,15). Nell'annunciare la parola di verità e amore, la Chiesa cerca il bene globale e lo sviluppo di tutti gli individui. Ma la sua missione evangelizzatrice non deve essere mai la ricerca di un mero vantaggio materiale.

Nel rispondere al mandato di Cristo di andare in tutte le nazioni, lo fa con rispetto e amore, ma anche con la piena consapevolezza del valore unico e dell'importanza del messaggio da lei portato.

Tenendo fisso lo sguardo al prossimo importante evento del nuovo millennio cristiano, la Chiesa è chiamata a un rinnovato sforzo di proclamare la buona Novella della salvezza agli uomini e alle donne del nostro tempo. La Chiesa dell'India può guardare all'esempio della schiera di ardenti araldi del Vangelo che hanno gettato i semi di quelle che sono oggi le vostre Chiese locali "ricche di forze proprie e di una propria maturità" (AGD 6). I più famosi predicatori della buona Novella sono stati san Tommaso apostolo, san Francesco Saverio e san Giovanni di Britto, e alla loro intercessione affido voi e il vostro ministero.

So che nella vostra parte dell'India c'è attualmente una grande instabilità profondamente radicata nelle differenze etniche e religiose e sociali.

Tutta la Nazione è impegnata nella lotta contro situazioni di grave povertà, disoccupazione, e spesso mancanza di salvaguardia dei diritti delle donne e dei bambini. La comunità cattolica è una piccola minoranza diffusa in una vasta area e spesso soggetta a serie difficoltà di diverso genere. Queste circostanze sono una sfida che invita a un impegno pieno di dedizione e a un ripensamento del rapporto tra l'evangelizzazione e il ministero.


6. I laici, secondo il loro ruolo specifico nella Chiesa, delineato nella recente esortazione apostolica post-sinodale "Christifideles Laici", devono essere spinti e aiutati a compiere la loro parte nel lavoro di evangelizzazione e servizio nello spirito del Vangelo. "Situazioni nuove, sia ecclesiali sia sociali, economiche, politiche e culturali, reclamano oggi, con una forza del tutto particolare, l'azione dei fedeli laici" (CL 3). Anche i giovani dovrebbero essere incoraggiati a donare i loro talenti e il loro tempo, ad esempio in un programma di volontariato per periodi determinati come "apostoli" tra i loro coetanei e il loro "mondo". Desidero anche incoraggiarvi in tutto quello che fate per promuovere i gruppi di preghiera, l'apostolato biblico e la diffusione della dottrina cristiana attraverso la stampa e i moderni mezzi di comunicazione.


7. Un aspetto particolarmente urgente del servizio della Chiesa è la presenza dei laici "all'insegna del coraggio e della creatività intellettuale, nei posti privilegiati della cultura, quali sono il mondo della scuola e dell'università, degli ambienti della ricerca scientifica e tecnica, i luoghi della creazione artistica e della riflessione umanistica" (CL 44). La Chiesa dell'India è già molto presente nella società attraverso le sue realtà educative ed è realmente stimata dai non cristiani per il suo contributo in questo campo, tanto che essi pure spesso usufruiscono delle sue istituzioni. La comunità ecclesiale non può che fare ogni sforzo possibile per assicurare che l'educazione cattolica trasmetta e promuova verità e valori in armonia con il messaggio di salvezza e prepari la gente ad evitare di cadere vittima dell'egoismo. So che l'educazione dei poveri è sempre stata una priorità e parte del successo delle scuole cattoliche in India, e che sempre nuovi sforzi vengono fatti in questa direzione. L'opzione per i poveri richiede una speciale generosità, ma è davvero una necessaria applicazione dell'insegnamento della Chiesa in materia di giustizia sociale.

Mentre i Pastori della Chiesa hanno un ruolo speciale da svolgere nell'assicurare che gli obiettivi delle istituzioni cattoliche siano conformi alla dottrina della Chiesa e lo spirito di servizio proclamato nel Vangelo, la dedizione responsabile di tanti religiosi e laici dà un reale spessore di testimonianza e servizio all'apostolato della Chiesa nella società. A tutti loro invio un cordiale saluto e un invito a vedere sempre il loro impegno come un contributo valido e necessario all'avvento e alla manifestazione del Regno di Dio.

Facendo risplendere la loro luce davanti ai contemporanei, essi danno testimonianza a Cristo, vera luce delle nazioni.

Cari fratelli Vescovi: nell'amore del Signore risorto rinnovo l'espressione di gratitudine rivolta a tutti i Vescovi dell'India in occasione della mia visita, la mia gratitudine per la vostra proclamazione dell'amore redentivo di Dio. Su voi e i vostri collaboratori, specialmente i sacerdoti, invoco da Dio abbondanti doni di fede, speranza e carità, di forza e perseveranza nel ministero a voi affidato per la salvezza dei nostri fratelli e sorelle.

Maria, madre del Redentore, la cui fedele presenza in mezzo agli apostoli sostenne la prima comunità cristiana (cfr Ac 2,14), interceda per le necessità della Chiesa nelle province ecclesiastiche di Agra, Bhopal e Delhi.

La grazia del Signore Gesù Cristo sia con tutti voi (cfr Ap 22,2).

1989-04-06

Giovedi 6 Aprile 1989




A pellegrini della diocesi di Saint Cloud - Città del Vaticano (Roma)

Sull'esempio dei vostri genitori perseverate nella fede cattolica


Caro Vescovo Hanus, cari fratelli in Cristo.

Sono lieto di accogliervi durante il vostro pellegrinaggio a Roma che fa parte delle celebrazioni per il centenario della diocesi di Saint Cloud. La gioia di questa occasione è accresciuta dalla recente celebrazione dei misteri pasquali.

Cristo risorto ricolmi i vostri cuori di meraviglia e lode per le grandi cose compiute da Dio nella vostra diocesi in questi cento anni. Possiamo dire con il salmista: "Cantero senza fine le grazie del Signore" (Ps 89,1).

La celebrazione del centenario comprende questo pellegrinaggio alle tombe degli apostoli: san Pietro, su cui il Signore ha edificato la sua Chiesa e san Paolo, l'apostolo delle nazioni. La fede ci dice che noi siamo in comunione con questi apostoli, colonne della Chiesa romana. Voi siete anche venuti a incontrare il successore di Pietro, durevole e visibile fondamento dell'unità dei Vescovi e di tutto il Popolo di Dio (cfr LG 23). Confido che il nostro incontro di oggi rafforzi i vincoli di unità, carità e pace che legano la Chiesa di Saint Cloud alla Chiesa universale diffusa in tutto il mondo.

Mentre commemoriamo la fondazione della diocesi di Saint Cloud da parte del mio predecessore il Papa Leone XIII, ricordiamo che le origini della Chiesa nel centro del Minnesota risalgono molto indietro. Pensiamo all'impegno pionieristico di sacerdoti come padre Francis Pierz, un missionario sloveno che l'amore per il Vangelo spinse a sessantasette anni a lavorare tra i nativi americani del Minnesota. Il suo lavoro appassionato apri la strada a diversi gruppi religiosi. Tra questi vanno ricordati in particolare i benedettini dell'abbazia di san Giovanni, che hanno svolto un ruolo preminente nella vita della vostra diocesi per molti anni.

Né posso dimenticare gli intrepidi pionieri cattolici di tutte le nazionalità che hanno portato la loro fede in America. Essi hanno perseverato nonostante molte avversità affinché voi, loro discendenti, possiate godere delle benedizioni della religione, oltre che dei molti beni materiali che il vostro Paese può offrire. Mi unisco a voi, pertanto, nel rendere grazie a Dio per tutti i sacerdoti, religiosi e laici che hanno gettato il buon seme del Vangelo a Saint Cloud per più di un secolo.

Cari fratelli e sorelle: Oggi dovete affrontare nuove sfide nel vivere il Vangelo e portarlo agli altri. Sull'esempio dei vostri genitori e nonni, vi esorto a mantenere salda la vostra fede cattolica. Vedete in ogni avvenimento l'occasione per crescere in quella santità che è la vocazione suprema di ogni battezzato. Lavorate per trasformare la vostra società dall'interno in accordo con la verità da Cristo affidata alla Chiesa per la salvezza di tutti.

Affido tutti all'amorevole protezione di Maria, che con il titolo della sua Immacolata Concezione è patrona degli Stati Uniti. Interceda ella per voi nella grande opera di rendere suo Figlio meglio conosciuto e amato nel mondo contemporaneo. A tutti voi e alle vostre famiglie in Patria imparto di cuore la mia apostolica benedizione.

1989-04-06

Giovedi 6 Aprile 1989




Ai membri della pontificia commissione biblica - Città del Vaticano (Roma)

L'esegesi al servizio dell'evangelizzazione


Signor Cardinale, cari amici.

Ringrazio di cuore il Cardinale Ratzinger per le cortesi parole indirizzatemi nel presentarmi la commissione biblica, attualmente riunita a Roma per studiare un nuovo problema. Esprimo anche la mia gratitudine a monsignor Henri Cazelles, sacerdote di san Sulpizio, diligente segretario della commissione, e a tutti i membri qui convenuti da tutti i punti del mondo, per la loro disponibilità a mettere le loro differenti competenze al servizio di una ricerca comune.

Il tema di questa ricerca è di importanza vitale per tutta la Chiesa, poiché si tratta dell'ermeneutica biblica nei confronti dei metodi storici e critici. Il Concilio ci ha ricordato che tutta la predicazione della Chiesa deve essere "nutrita e regolata dalla Sacra Scrittura" (DV 21). La prima questione che si pone è quindi quella che gli Atti degli Apostoli descrivono nell'episodio dell'etiope, a cui Filippo domando: "Capisci quello che stai leggendo?" (Ac 8,30). L'etiope aveva bisogno di una interpretazione. Non si può fare una interpretazione senza un metodo.

Il vostro presidente ha ricordato la molteplicità dei metodi proposti ai nostri giorni agli esegeti. Il fatto non è nuovo. Fin dall'epoca dei padri, diverse scuole di esegesi si distinguevano proprio per i loro metodi interpretativi, dando così alle Scritture delle illuminazioni complementari. Se è vero che il gran numero dei metodi può dare talvolta l'impressione di una certa confusione, ha tuttavia il vantaggio di far apparire meglio la meravigliosa ricchezza della Parola di Dio.

E' vero che, più di una volta, certi metodi interpretativi sono sembrati un pericolo per la fede, perché sono stati utilizzati da interpreti non-credenti, con l'intenzione di sottoporre le affermazioni scritturali ad una critica distruttiva. In simili casi, è necessario stabilire una netta distinzione tra il metodo in sé, che, se corrisponde alle esigenze autentiche dello spirito umano, contribuirà all'arricchimento della conoscenza, e, d'altra parte, i presupposti incontestabili - di carattere razionalista, idealista o materialista - che possono pesare sull'interpretazione e invalidarla. L'esegeta illuminato dalla fede non può, evidentemente, adottare simili presupposti, ma trarrà ugualmente vantaggio dall'uso del metodo. Fin dall'antico testamento, il popolo di Dio è stato incoraggiato ad "arricchirsi con le spoglie degli Egiziani"! Ogni metodo ha i suoi limiti. Riconoscerli è indispensabile. Questo fa parte dello spirito scientifico, che proprio per questo si distingue dallo scientismo. Se ha davvero spirito scientifico, l'esegeta credente sarà consapevole del valore relativo dei risultati delle sue ricerche e la sua modestia, lungi dal nuocere alla diffusione della sua opera, ne garantirà l'autenticità.

Nella Chiesa tutti i metodi devono essere, direttamente o indirettamente, al servizio dell'evangelizzazione. In questi ultimi tempi, molti cristiani si sono lamentati del fatto che l'esegesi era diventata un'arte raffinata, senza rapporto con la vita del Popolo di Dio. Questa critica può certo essere contestata; in molti casi non è giustificata. Tuttavia c'è motivo di prestare attenzione. La fedeltà stessa al suo compito di interpretazione esige da parte dell'esegeta di non accontentarsi di studiare gli aspetti secondari dei testi biblici, ma di evidenziarne il messaggio principale, che è un messaggio religioso, un richiamo alla conversione e una buona Novella di salvezza, in grado di trasformare ciascuna persona e tutta la società, introducendola nella comunione divina.

La sera di Pasqua, manifestandosi ai suoi discepoli, Gesù "apri loro la mente all'intelligenza delle Scritture" (Lc 24,45). Vi auguro la stessa grazia, affinché il vostro lavoro sia di grande fecondità per la Chiesa e per il mondo.

Con questa intenzione vi imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

1989-04-07

Venerdi 7 Aprile 1989




A giovani pellegrini francesi di Quimper - Città del Vaticano (Roma)

"Costruite un futuro felice qualunque sia la strada lungo la quale il Signore vi chiama a seguirlo


Caro monsignore, cari amici.

Ho il piacere di ricevervi oggi, in occasione del vostro pellegrinaggio ad Assisi e a Roma. Sono in particolare lieto di avere l'occasione di salutare monsignor Francis Barbu, in mezzo ai suoi giovani diocesani, nel momento in cui si appresta a concludere un lungo e fecondo ministero pastorale a Quimper, trasmettendo il suo incarico a monsignor Clement Guillon.

Cari giovani, in questa città venite come a una duplice sorgente: la sorgente della testimonianza degli apostoli fondatori della Chiesa di Cristo, poi dei martiri e dei santi di cui Roma mantiene viva, più che il ricordo, la presenza; e l'altra sorgente è l'apporto che viene alla Chiesa dall'incontro dei cristiani provenienti da tutte le parti del mondo: i pellegrini, gli studenti, e i miei collaboratori. Spero che del vostro soggiorno a Roma conserverete non soltanto un bel ricordo, ma un'immagine più ricca della Chiesa.

E mi auguro che a partire da questa speranza di un momento privilegiato, voi siate ancor più generosi nel rafforzare e approfondire la vostra fede, sviluppare la vostra testimonianza di cristiani su tutte le strade da voi percorse, per assumervi la vostra parte di responsabilità nella vita della comunità ecclesiale nella vostra diocesi di Quimper.

Lascio a monsignor Barbu, ai sacerdoti e ai responsabili dei vostri gruppi la cura di specificare concretamente queste esortazioni. Nel nostro incontro, necessariamente breve, desidero ancora salutare tra voi quelli che si preparano al sacerdozio, assicurandoli che questa forma di servizio alla Chiesa, pur richiedendo una grande dedizione, donerà loro un'autentica gioia.

A voi tutti, auguro di costruire un avvenire di felicità, qualsiasi sia la strada su cui il Signore vi chiama a seguirlo.

E, insieme a voi, rendo grazie per tutto quello che monsignor Barbu ha donato alla sua diocesi durante gli anni di Episcopato. Gli auguro un ritiro sereno, sapendo che egli vi resta fedele e continuerà a servire il Signore. E vi incarico di portare il mio saluto e i miei voti a monsignor Guillon che assumerà tra breve la piena responsabilità della Chiesa di Quimper.

Augurando a tutti buon cammino! Chiedo al Signore di tutto cuore di benedirvi.

1989-04-07

Venerdi 7 Aprile 1989




Ai nuovi diaconi del pontificio collegio americano del Nord - Città del Vaticano (Roma)

La vostra promessa di celibato è fondata nella testimonianza del Regno di Cristo


Cari amici.

Sono lieto di accogliervi, nuovi diaconi del collegio nord-americano, accompagnati dal rettore e dalla facoltà del collegio e dalle vostre famiglie ed amici. Il mio saluto cordiale a voi tutti e i migliori auguri in questa gioiosa circostanza.

Miei cari diaconi, con le parole di san Paolo, "preghiamo di continuo per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l'opera della vostra fede" (2Th 1,11). Per virtù della grazia sacramentale conferita con l'imposizione delle mani, voi siete stati ordinati per il servizio al Popolo di Dio. Cristo vi ha chiamato a prender parte alla missione della Chiesa adorando "il Padre in spirito e verità" (Jn 4,23), predicando il Vangelo e ammaestrando tutte le nazioni (cfr Mt 28,19), e servendo nella carità le necessità dei vostri fratelli e sorelle (cfr Mt 23,31-46).

Nel profondo del vostro cuore abbiate fiducia in Cristo che vi ha detto queste parole piene di amore: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Jn 15,16). Non permettete al clamore di una società spesso in contrasto con il Vangelo di sovrastare la voce del Buon Pastore, che vi chiama a seguirlo a a conformare la vostra vita a lui che umilio se stesso per divenire servo di tutti.

Troverete la forza per svolgere il vostro compito nell'Eucaristia, la liturgia delle ore e la preghiera personale quotidiana. La vostra conoscenza e amore per il Signore deve crescere in profondità continuamente mentre vi dedicate al servizio degli altri. L'impegno del vostro tempo nella meditazione della sua Parola non mancherà di essere fecondo per il vostro ministero. Lo sforzo di coltivare uno spirito di povertà, sacrificio e ascesi renderà possibile la vostra crescita nella santità e vi metterà in grado di proclamare il Vangelo con sempre maggior efficacia. Il Signore con la sua grazia compirà in voi molto più di quanto potete immaginare.

Al momento della vostra ordinazione voi avete promesso di vivere una vita celibataria. Questa promessa, pur essendo in parte motivata dal desiderio di servire il prossimo senza riserve, ha pero il suo fondamento autentico e la sua ispirazione nell'amore di Dio per voi in Cristo e nella speciale vocazione ricevuta di dare testimonianza al Regno di Cristo già presente che anela al compimento (cfr LG 5). La vostra promessa del celibato è perciò una risposta a Dio che manifesta con chiarezza al mondo il vostro amore per lui e la vostra donazione per il suo Regno.

Desidero esprimere in modo particolare la mia gratitudine ai genitori, ai parenti e agli amici di questi nuovi diaconi. Il Signore vi benedica per i sacrifici da voi compiuti per questi uomini scelti da Dio. Continuate ad accettare e sostenere la loro decisione di servire Cristo e la sua Chiesa. Esprimo anche la mia gratitudine al rettore e alla facoltà del collegio nord-americano e a tutti coloro che sono stati responsabili della formazione intellettuale e spirituale di questi nuovi diaconi.

Maria Immacolata, patrona del vostro collegio e della vostra Nazione, assista tutti voi con la sua sollecitudine materna. Nella pace e nella gioia del suo Figlio risorto, imparto di cuore a tutti voi la mia apostolica benedizione.

1989-04-07

Venerdi 7 Aprile 1989




Ai pellegrinaggi delle Chiese locali dell'Emilia visitate nel 1988 - Città del Vaticano (Roma)

Evangelizzare è il compito arduo e meraviglioso che sta oggi davanti alle diocesi dell'Emilia


Signori Cardinali, venerati fratelli nell'Episcopato, cari fedeli dell'Emilia!


1. Ricordo con tanta gioia gli incontri che ho avuto con i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose, i seminaristi, i laici che collaborano nelle attività ecclesiali e operano nel mondo della scuola, in quello del lavoro, della economia e della promozione sociale, nella visita pastorale alle vostre singole diocesi, dal 3 al 7 giugno dello scorso anno.

Ringrazio l'Arcivescovo di Modena, monsignor Santo Quadri, per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti, e gli esprimo fervidi auguri per il venticinquesimo anniversario di Episcopato, che celebra proprio in questi giorni.

Saluto in particolare i Cardinali Silvio Oddi e Opilio Rossi, e il nunzio apostolico in Italia, monsignor Luigi Poggi. Saluto in special modo il Cardinale Agostino Casaroli, che prese parte anche lui a quella visita pastorale nelle vostre comunità diocesane e mi accompagno nel suo paese natale Castel San Giovanni.


2. In quelle occasioni ho avuto modo di conoscere tanti aspetti positivi della situazione e della vita delle vostre comunità diocesane. Porto ancora nel mio cuore il ricordo delle manifestazioni di fede, di devozione eucaristica e di attaccamento al successore di Pietro, che caratterizzarono quelle giornate rimaste davvero indimenticabili. Ma non sono mancate le vostre e le mie sottolineature di alcuni problemi che toccano la gente dell'Emilia, come quelle di altre regioni d'Italia. Le correnti secolaristiche tendono a produrre un certo distacco tra fede e vita, facendo diminuire l'incidenza dei valori spirituali sulla vita personale, sociale e culturale, quando privilegiano l'oggetto a scapito del soggetto. In questa situazione di prevalente attenzione ai beni materiali trova facile terreno l'insorgere dell'indifferenza a riguardo dei valori morali e religiosi.

Le nuove tecnologie, dal canto loro, hanno ingenerato in qualcuno una convinzione di autosufficienza, che di fatto lo porta a trascurare la vita religiosa e le realtà trascendenti.

So che avete già celebrato nelle diocesi di Reggio Emilia-Guastalla e di Fidenza, che state celebrando in quelle di Modena, Parma e Piacenza i Sinodi diocesani con la precisa finalità di favorire in modo più sistematico il rinnovamento spirituale e di sviluppare uno sforzo maggiore di evangelizzazione nelle situazioni concrete della vita, della mentalità e dei problemi dei ragazzi, degli adolescenti, dei giovani, degli adulti, delle famiglie, e di quanti sono impegnati nei diversi settori della vita umana, con particolare attenzione agli ammalati, agli handicappati, alle vittime della droga.


3. Evangelizzare oggi è il compito arduo e meraviglioso, che sta davanti alle vostre diocesi! Esso deve entusiasmare ogni cristiano, che ha posto le proprie speranze in Cristo morto e risorto, per riscattare ogni uomo e ogni donna dalla schiavitù del peccato, dall'egoismo e da ogni forma di prevaricazione, che si risolve a danno dei più deboli, degli indifesi e di quanti non hanno voce! Si tratta di far conoscere e vivere sempre più a fondo la grande realtà di Cristo salvatore, capo della Chiesa e della umanità. Occorre vivere in maniera unitaria i tempi della salvezza cristiana che sono segnati dalla catechesi, dalla vita liturgica e dalla testimonianza cristiana. Occorre far propria, da parte di tutti, la missione della Chiesa con la disponibilità a vivere generosamente il ministero o la "diakonia" che il Signore chiede a ciascuno di noi.

In particolare si tratta di passare da una catechesi prevalentemente e quasi limitatamente pre-sacramentale ad una catechesi sistematica, in forma adatta a tutte le età della vita e a tutte le condizioni concrete nelle quali si opera.

In tale quadro assumono un'importanza fondamentale lo sforzo, le iniziative e le esperienze che accompagnano i ragazzi nel cammino del dopo-Cresima, preparandoli ad una professione matura di fede al loro diciottesimo anno. Si alimenterà così una mentalità che accetta responsabilmente l'esigenza di una formazione continua e che favorirà, tra le altre cose, anche una preparazione più adeguata al sacramento e alla vita matrimoniale. Il lavoro di maturazione dei ragazzi sarà favorito dalla possibilità loro offerta di partecipare alla vita delle associazioni e dei movimenti ecclesiali. Per tutti la catechesi dovrà essere fortemente aderente alle situazioni concrete nelle quali vivono ragazzi, adolescenti, giovani e adulti.

L'evangelizzazione, sviluppata con intensità e continuità, consentirà un dialogo salvifico più producente nei confronti degli indifferenti, e di coloro che esaltano come assoluti i valori terreni, di per sé effimeri.

I cristiani poi avendo assorbito profondamente i valori della vita cristiana sentiranno di più l'esigenza di testimoniarli in un servizio generoso a tutte le persone che hanno bisogno di un aiuto materiale e spirituale.


4. Ma allo scopo di sviluppare una nuova evangelizzazione è necessario coltivare le vocazioni alla vita sacerdotale, e all'azione pastorale in terra emiliana.

Occorre rendere più intensa l'opera di reperimento delle vocazioni al sacerdozio ministeriale, al diaconato permanente ed alla vita religiosa. Occorre seguire con ogni cura la formazione di coloro che saranno gli educatori e animatori dei ragazzi, degli adolescenti, dei giovani, degli adulti, delle famiglie, degli anziani, degli ammalati, e delle persone impegnate nelle attività professionali e sociali.

Siate comunità cristiane vitali, che sanno esprimere dal loro seno operatori pastorali di profonda fede, di sicura speranza e di ardente amore a Dio ed al prossimo, i quali sanno essere pure elementi preziosi per lo sviluppo civile e spirituale di tutta la popolazione.

Cari fratelli e sorelle dell'Emilia! Coltivate con sempre maggiore impegno la vostra comunione con Cristo e tra di voi, accettando volentieri il ministero di annuncio e di guida unitaria dei vostri Vescovi. Sostenete il loro impegno apostolico nel rendere ragione della speranza cristiana, che prende luce e significato nel Cristo risorto, Signore della vita e della morte. Amate le vostre comunità diocesane: esse sono il luogo dove si attua il mistero della vostra salvezza; stringetevi attorno ai vostri Pastori, i quali hanno il compito di tener desta la vostra fede, spezzando fra di voi e con voi il pane della Parola e dell'Eucaristia, che fa di voi un unico corpo, il Corpo mistico di Cristo. Da questa realtà soprannaturale deriva per ciascuno di voi l'impegno di condividerla con tutti i fratelli vicini, vivendo nell'esperienza quotidiana, come membra di un solo Corpo, gli uni per gli altri.


5. Facendo ritorno alla vostra bella terra emiliana ed alle vostre case, che ho avuto modo di ammirare nella mia indimenticabile visita, portate questo messaggio di fede e di speranza ai vostri familiari; e dite loro che il Papa li ricorda nella preghiera e li porta nel cuore.

A tutti imparto ora la benedizione apostolica.

1989-04-08

Sabato 8 Aprile 1989




Omelia per la canonizzazione di Clelia Barbieri - Ai fedeli riuniti, Città del Vaticano (Roma)

Creatura umile e fragile anima eucaristica nella famiglia e nella parrocchia alimento il suo impegno ecclesiale e sociale



1. "Io, Giovanni, vidi e intesi voci di molti angeli intorno al trono... Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia..." (Ap 5,11).

Nella letizia di questa terza domenica di Pasqua la Chiesa militante eleva con l'apostolo Giovanni il suo sguardo a contemplare la gloria della Chiesa trionfante, che si stringe intorno all'Agnello per rendergli "lode, onore, gloria e potenza nei secoli dei secoli" (Ap 5,13).

E fra le miriadi di angeli e di santi, essa fissa il suo sguardo su di una giovane fanciulla, che unisce la sua voce a quel coro osannante e pronuncia il suo "Amen" di adorazione e di gratitudine. Oggi la Chiesa riconosce solennemente che Clelia Barbieri, una ragazza di ventitre anni, nata e vissuta in terra emiliana, è per l'eternità fra i santi del cielo, unita a Cristo risorto.

Santa Clelia ripete oggi con Cristo le parole del Salmo: "Signore Dio mio, / a te ho gridato e mi hai guarito... / Hai mutato il mio lamento in danza... / Signore, mio Dio, ti lodero per sempre" (Ps 30,3 Ps 30,12-13).

E a noi dice, con la voce suadente di chi sta già facendo la esperienza beatificante della pace di Dio: "Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, / rendete grazie al suo santo nome, / perché la sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita" (Ps 30,5-6).


2. Ripensando alla vicenda umana di questa giovinetta ed alla testimonianza coraggiosa da lei resa a Cristo e al suo Vangelo durante i brevi anni della sua vita, tornano alla mente le parole dell'apostolo Pietro dinanzi al sinedrio, che lo rimproverava di aver annunziato il messaggio del Cristo risorto: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini" (Ac 5,29).

In tempi non facili per la Chiesa e in un ambiente sociale percorso da fermenti ostili al Vangelo, Clelia Barbieri non esito a farsi "operaia della dottrina cristiana", come allora erano chiamati i catechisti nell'arcidiocesi bolognese, per portare a tutti l'annuncio di quel Gesù che aveva conquistato il suo cuore.

Attratte dalla forza del suo entusiasmo, anche altre giovinette della parrocchia si unirono ben presto a lei, per condividere il suo stesso ideale di vita contemplativa ed apostolica. Dopo molte traversie, dovute a motivi politici ed ambientali, il 1° maggio 1868 Clelia e le sue compagne poterono finalmente riunirsi in vita comune, dando così inizio alla famiglia religiosa, che successivamente l'Arcivescovo di Bologna, Cardinale Lucido Maria Parocchi, riconobbe col nome di "Suore Minime dell'Addolorata": "Minime", per la grande devozione che la fondatrice aveva verso san Francesco di Paola, patrono della comunità; "dell'Addolorata", perché sotto tale titolo Maria santissima era fervidamente venerata in quella località e dalla santa stessa.


3. Oggi le figlie spirituali di Clelia Barbieri esultano per la elevazione alla gloria degli altari della loro fondatrice; e con esse esultano l'arcidiocesi di Bologna ed il suo paese natale. Rivolgo il mio saluto affettuoso e deferente alle autorità religiose e civili di Bologna, all'Arcivescovo Cardinale Biffi, alla superiora generale ed alle religiose della congregazione delle "Suore Minime dell'Addolorata", ai fedeli venuti dall'Emilia e dalla Romagna e da altre località italiane ed estere per onorare la nuova santa.

Sono profondamente lieto di presiedere a questa storica cerimonia e di poter innalzare a Dio la preghiera della Chiesa affidandola all'intercessione di santa Clelia Barbieri, l'umile giovane nata nel secolo scorso a Le Budrie, località nella campagna emiliana, a pochi chilometri da Bologna.

Sono lieto di richiamare in questo modo l'attenzione di tutta la Chiesa sugli esempi della sua breve ma intensa vita, giacché sono convinto che i cristiani di oggi, specialmente i giovani, possono trarre dalla sua testimonianza indicazioni stimolanti per una presenza apostolica veramente incisiva nel mondo contemporaneo.


4. La prima indicazione che la giovane Clelia offre ai cristiani di oggi è quella della fiducia piena e totale in Cristo e nella Chiesa. Come Pietro sulle rive del mare di Tiberiade, ella ha creduto alle parole del Maestro divino e ha gettato le reti della sua vita nel mare dell'amore di Dio e del prossimo, superando insidie e tentazioni, evitando attrattive e pericoli mondani.

Come Pietro, anche Clelia, a Gesù che la invitava interiormente ad amarlo "di più", ha potuto rispondere: "Certo, Signore, tu lo sai che ti amo" (Jn 21,15). In una vita esteriormente semplice e ordinaria, Clelia ha alimentato in sé una fiamma d'amore così intensa e bruciante per lo Sposo divino, che il suo fisico stesso ne ha risentito: ancora giovanissima ella è crollata come consumata dall'interno ardore.

Impressiona il vertice di santità raggiunto in un tratto di tempo così breve: Clelia è la più giovane fondatrice della storia della Chiesa. La sua vicenda dimostra che la santità delle anime è opera della grazia divina, non della strategia e della cultura umana. Non v'è anche in questo un messaggio dell'Altissimo, particolarmente adatto al nostro tempo? Con la solenne canonizzazione della giovane religiosa bolognese Dio pone davanti a noi una creatura umile, fragile, priva di ricchezze materiali e di cultura, ma ricca della sapienza che i semplici attingono nella preghiera alle sorgenti stesse della Parola rivelata.


5. La famiglia e la parrocchia sono state l'ambiente in cui Clelia ha costruito l'edificio della sua santità. In famiglia la piccola bambina ha imparato i primi rudimenti della fede; in parrocchia ha sviluppato e perfezionato il proprio cammino spirituale. La sua esperienza documenta la perenne validità di queste due cellule fondamentali della vita sociale ed ecclesiale, offrendo un'ulteriore, preziosa indicazione: non si può sperare in una nuova fioritura di vita cristiana, se non ci si impegna nel risanamento della famiglia e nel rilancio della pastorale parrocchiale.

Ma tanto la famiglia cristiana quanto la famiglia parrocchiale - e in essa ogni altra comunità suscitata dalla fede - hanno un unico e medesimo centro, da cui trarre vigore di coesione, slancio di impegno, capacità di costante rinnovamento. Tale centro è l'Eucaristia.

La devozione all'Eucaristia ha svolto un ruolo fondamentale nella vita di santa Clelia Barbieri. Ella senti profondamente l'invito di Gesù, echeggiato anche dalla pagina evangelica di oggi: "Gesù disse loro "Venite a mangiare". E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", poiché sapevano bene che era il Signore" (Jn 21,12).

Nella comunione eucaristica Clelia ando ogni giorno scoprendo con rinnovato trasporto la presenza amorosa del suo Signore. E' precisamente dopo aver partecipato alla celebrazione eucaristica che Clelia vergo l'unica testimonianza scritta delle meraviglie di grazia che il Signore operava in lei: "Signore, in essa scrive, aprite il vostro cuore e buttate fuori una quantità di fiamme d'amore e con queste fiamme accendete il mio. Fate che io bruci d'amore".

No, Clelia non aveva bisogno, dopo simili esperienze, di domandare a Gesù: "Chi sei?". Come gli apostoli sulla riva del mare di Tiberiade, anch'essa "sapeva bene che era il Signore".


6. Ecco, santa Clelia Barbieri sta davanti a noi per ripetere alla Chiesa di oggi quello che è stato il messaggio di tutta la sua vita.

Essa parla ai giovani, per dir loro che si può essere santi nonostante l'età nella quale le passioni sono più vivaci. Basta volerlo tenacemente e pregare senza stancarsi.

Santa Clelia, esemplare figura di donna consacrata, parla alle religiose per invitarle ad essere coscienti delle ricchezze spirituali della loro femminilità, mediante le quali esse possono e devono dare un contributo insostituibile all'edificazione della Chiesa e della società.

La nuova santa parla a tutti i cristiani, per richiamarli alla stima della famiglia e della parrocchia, le due istituzioni sulle quali si regge - nell'ambito naturale e in quello soprannaturale - la vita del Popolo di Dio.


7. Il Cardinale Giorgio Gusmini, primo biografo della santa, ha scritto di lei: "Chi l'ha veduta, ammirata in quegli anni, dice che se Iddio avesse mandato sulla terra uno degli Angeli della sua corte, quell'Angelo non avrebbe potuto vivere vita più bella, più santa, più feconda di bene per sé e per gli altri, di quella vissuta da Clelia Barbieri".

"Io, Giovanni, vidi e intesi voci di molti angeli intorno al trono..." (Ap 5,11). Fra quegli angeli è certamente anche santa Clelia. Alla sua intercessione affidiamo i problemi della Chiesa di oggi, i problemi delle nostre parrocchie e quelli delle vocazioni alla vita consacrata.

Valga la sua preghiera ad ottenere che i fedeli, uomini e donne, inseriti più attivamente nelle strutture delle proprie parrocchie, sappiano trovare in esse gli incentivi ed i mezzi per la loro formazione dottrinale e spirituale e per un serio impegno apostolico.

Santa Clelia illumini ed accompagni le sue figlie spirituali, rendendole sempre più generose e intraprendenti nel servizio della Chiesa e della società.

Ottenga, al tempo stesso, da Dio che tanti cuori giovanili accolgano l'invito a donarsi senza riserve alla causa del Vangelo, perché all'umanità contemporanea non manchi la possibilità di incontrare in Cristo colui nel quale soltanto è possibile trovare salvezza (cfr Ac 4,12).


8. "Signore Dio mio, / a te ho gridato e mi hai guarito. / Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi, / mi hai dato la vita / perché non scendessi nella tomba..." (Ps 30,3-4).

Si, santa Clelia vive in Dio nella luce del Cristo risorto e dal cielo ci incoraggia a perseverare nel cammino del nostro impegno quotidiano, sempre fidando in colui che "ha creato il mondo e ha salvato gli uomini nella sua misericordia" ("Canticum ad Evangelium").

"Signore Dio mio... / Hai mutato il mio lamento in danza, / Signore, mio Dio, ti lodero per sempre" (Ps 30,3 Ps 30,12-13). Amen!

1989-04-09

Domenica 9 Aprile 1989





GPII 1989 Insegnamenti - A Vescovi dell'India in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)