GPII 1989 Insegnamenti - All'associazione adoratrici e adoratori del Ssantissimo Sacramento - Città del Vaticano (Roma)


1. Sono veramente lieto di incontrarmi con voi, membri dell'associazione delle adoratrici e degli adoratori del Santissimo Sacramento, convenuti a Roma, da varie parti d'Italia, per l'assemblea nazionale.

La vostra associazione sorta a Madrid un secolo fa, si è ben presto estesa in quindici paesi del mondo. Questa espansione così rapida è anch'essa un segno che la vostra ispirazione religiosa è gradita al Signore. Essa è nata dall'iniziativa di una semplice donna del popolo, pressoché sconosciuta, ma, certamente ispirata da Dio. Una creatura che, nella sua piccolezza e povertà, volle mettersi a totale disposizione della Provvidenza per i suoi piani d'amore e di redenzione delle anime, quale strumento docile e fedele nelle mani di Dio.


2. Ciò che rende stabile e feconda un'istituzione religiosa è il suo contatto con la Parola di Dio e la sua comunione con la Chiesa, perché solo in questo modo tale istituzione può trarre alimento dalle sorgenti della grazia divina, che è germe di vita eterna e di sempre rinnovata vitalità.

E dove si può trovare questa "sorgente d'acqua viva", questa luce perenne, questa forza inesauribile di rinnovamento, se non nel culto della santissima Eucaristia? L'idea della vostra associazione di incentrare tutto sul culto eucaristico è stata veramente felice; e sarà sempre ricca di grazie speciali se i membri manterranno vivo, con perseverante entusiasmo, l'impegno che si sono assunti. La forza del vostro sublime ideale, quale è quello dell'adorazione eucaristica, può rischiare di restare inefficace, se non trova corrispondenza continua, libera e responsabile, nel vostro cuore e nel vostro zelo.

Pertanto, cari fratelli e sorelle, in questi giorni di riflessione e di studi tenete presente questi pensieri per dare nuovi motivi e nuova forza alla fede che vi anima, e per dare alla vostra Associazione una più larga presenza nella Chiesa e nella società di oggi.


3. Prego il Signore, perché gli scopi che vi proponete siano raggiunti e vissuti il più largamente possibile, per incarnare fedelmente il messaggio di salvezza che nostro Signore ci ha lasciato.

All'intenzione principale dell'adorazione eucaristica voi unite quella della riparazione in unione all'opera redentiva di nostro Signore Gesù Cristo, e da questo duplice motivo di cristiana pietà voi traete ispirazione e forza per dedicarvi con particolare fervore alle opere della giustizia, della carità, della misericordia e dell'apostolato secondo gli impegni e la vocazione dello stato di vita che vi contraddistingue, e cioè lo stato laicale. Ecco in voi un bell'esempio di spiritualità laicale! Una maniera veramente valida di attuare quella promozione del laicato cattolico, che, come sapete, è negli intenti e nei voti della Chiesa, che cammina oggi sul solco tracciato dal Concilio Vaticano II. La vostra associazione costituisce così una testimonianza di quel sano rinnovamento che oggi la Chiesa vive, assistita dall'esperienza della sua tradizione bimillenaria.


4. Ho parlato di testimonianza. Nella storia della nascita del vostro sodalizio la testimonianza ha avuto un peso determinante. Mi riferisco alla testimonianza convincente e fervorosa di quelle ancelle del Sacro Cuore, che spinsero l'iniziatrice del vostro movimento a raccogliere attorno a sé altre anime devote per svolgere la medesima pia pratica. Questo dice quanto è importante la forza dell'esempio! Esprimo l'auspicio che il vostro esempio attragga tante anime all'adorazione di Gesù presente sull'altare per essere di conforto e di speranza a quanti confidano in lui e si stringono a lui con fede e con amore, guardando a lui come all'Emmanuele, il Dio con noi, che ha voluto porre la sua dimora in mezzo agli uomini: il suo Cuore nel nostro cuore. Ebbene, cari fratelli e sorelle, non vi stancate di contraccambiare questo amore grande; crescete in esso di giorno in giorno. Date questo esempio! Perseverate in questi vostri ideali, e trarrete con voi molte anime. Siatene certi.

Da parte mia vi accompagno con la preghiera, soprattutto davanti al tabernacolo, mentre tutti vi benedico di cuore.

1989-04-22

Sabato 22 Aprile 1989




Ai collaboratori della "Missio Aachen-München" - Città del Vaticano (Roma)

Siate al servizio delle giovani Chiese


Cari fratelli e sorelle! Questo breve incontro durante il vostro pellegrinaggio alla città santa per festeggiare il vostro giubileo costituisce per me una grande gioia e desidero salutare cordialmente voi tutti ed ognuno di voi.

In occasione del centocinquantesimo anniversario di Missio-München siete giunti a Roma da Monaco e Aachen; un giubileo che Missio-Aachen ha già celebrato nel 1982. Roma stessa è, infatti, un centro missionario particolare. Per prima cosa, questa città è stata la mèta e il campo d'azione della missione dei grandi apostoli Pietro e Paolo, fondatori della Chiesa romana. Inoltre, incitati e aiutati dai successori di san Pietro, da qui sono sempre partiti missionari destinati ai vari paesi del mondo. Per questo motivo la vostra visita a Roma, e di conseguenza il vostro incontro col successore di Pietro, può rappresentare un impulso per il vostro impegno missionario. La vostra attività, infatti, è stata fondata nel vostro Paese da laici, e fino a questo momento è sempre stata in stretto contatto con la Santa Sede ed è guidata da numerosi laici in collaborazione coi loro Pastori.

Per l'adempimento del grande compito missionario, l'impegno missionario delle Chiese locali delle varie nazioni non è meno importante dell'opera dei missionari volta all'evangelizzazione dei popoli. Esiste una stretta interazione tra questi elementi ed essi costituiscono un'unità spirituale. Nella lettera apostolica post-sinodale "Christifideles Laici" ho sottolineato in modo particolare la necessità ed il significato della vostra attività. In essa tra l'altro si dice: "Ma il problema missionario si presenta attualmente alla Chiesa con un'ampiezza e una gravità tali che solo un'assunzione di responsabilità da parte di tutti i membri della Chiesa, sia come singoli, sia come comunità, può far sperare in una risposta più efficace. (...) La Chiesa deve fare oggi un grande passo in avanti nella sua evangelizzazione, deve entrare in una nuova tappa storica del suo dinamismo missionario. In un mondo che con il crollare delle distanze si fa sempre più piccolo, le comunità ecclesiali devono collegarsi tra loro, scambiarsi energie e mezzi, impegnarsi nell'unica missione comune di annunciare e vivere il Vangelo. "Le cosiddette Chiese giovani abbisognano della forza di quelle antiche, mentre queste hanno bisogno della testimonianza e della spinta delle più giovani"" (CL 35).

Voi vi dedicate in modo particolare a questo compito, poiché Missio considera suo dovere sia mettere a disposizione delle Chiese giovani le forze della Chiesa del vostro Paese sia far conoscere la testimonianza delle Chiese giovani alla Chiesa del vostro Paese. Questo servizio avrà certamente un seguito per l'umanità alle soglie del XX secolo. Con la vostra attività contribuite a far si che la Chiesa rimanga fedele alla sua missione, "indistruttibile seme dell'unità, della speranza e della salvezza per tutta l'umanità". (LG 9).

A nome delle Chiese dei paesi di missione attraverso voi io desidero ringraziare Missio-MUnchen e Missio-Aachen per la benefica azione svolta finora, per le preghiere ed i sacrifici di tutti i credenti del vostro Paese, che contribuiscono in modo efficace a promuovere gli ideali missionari. Preghiamo affinché il Signore della messe ricompensi abbondantemente con la propria grazia voi, i collaboratori diretti, nonché tutti i vostri benefattori ed amici per questo esemplare impegno missionario. Con i miei migliori auguri per la continuazione della vostra attività imparto di cuore a voi e a tutti coloro che sostengono la vostra opera missionaria la mia particolare benedizione apostolica.

1989-04-22

Sabato 22 Aprile 1989




L'omelia della Messa per le beatificazioni - Ai fedeli riuniti, Città del Vaticano (Roma)

Cinque religiosi proclamati beati



1. "Ecco la dimora di Dio con gli uomini" (Ap 21,3).

In questa quinta domenica di Pasqua siamo invitati dalla Parola di Dio a contemplare i frutti dell'opera di salvezza compiuta dal Cristo risorto. La Chiesa, purificata dal sangue del Signore, generata dalla sua sofferenza sulla Croce, trova la sua felicità senza ombre nella perfetta comunione con Dio, resa possibile dal suo sposo vittorioso sulla morte. Egli l'ha introdotta al possesso della gioia eterna, precedendola, come suo Pastore, presso Dio Padre.

Nella Chiesa ora Dio abita come nella sua dimora. La presenza di Dio in mezzo al suo popolo, già annunciata nell'alleanza dell'antico testamento, profeticamente raffigurata nel tempio di Gerusalemme, ha trovato in Cristo la sua piena attuazione. Il mistero della presenza divina tra gli uomini, iniziato allorché "il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Jn 1,14), ha raggiunto la sua completa e definitiva realizzazione nei cieli, e la Pasqua ne è il segno e la garanzia.

Per questo, noi oggi vogliamo contemplare "la nuova Gerusalemme", la Chiesa nel suo compimento celeste, "come sposa adornata per lo sposo". Vogliamo contemplare questo mistero nella luce delle testimonianze di Martino di san Nicola, Melchiorre di sant'Agostino, Maria Margherita Caiani, Maria Caterina di sant'Agostino, Maria di Gesù Buon Pastore.

Ecco, la voce potente del Signore dal trono celeste dice a noi: "Io faccio nuove tutte le cose" (Ap 21,5). Egli compie una rinnovata creazione mediante l'amore. Quale amore? Quello suo verso di noi; quello nostro verso di lui e verso i fratelli in Cristo; poiché in Cristo ci è dato di condividere e attuare il comandamento di amare Dio ed i fratelli fino al sacrificio.


2. Vogliamo, dunque, contemplare questa schiera di creature nuove, uomini e donne che Cristo ha formato nello Spirito Santo. In essi possiamo ravvisare la perenne opera di Dio, il quale mediante il Figlio e nello Spirito porta a compimento la nuova creazione. Nei servi di Dio, che oggi son proclamati beati, si disvela un raggio dell'umanità nuova, trasfigurata dal Risorto e preparata per le nozze definitive del cielo.

In questa luce ci è dato di capire il valore del martirio, la forza della carità modellata sul Cuore di Cristo, la fedeltà paziente nella dedizione alla missione, l'ardente zelo per conservare nella vera fede le famiglie ed i fratelli in difficoltà.


3. "E' necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio" (Ac 14,22).

Si, il passaggio attraverso la Croce è condizione necessaria per arrivare alla creazione nuova. Questo attestano i martiri Martino e Melchiorre, dell'Ordine degli Agostiniani Recolletti. Essi partirono dalla Spagna per cooperare alla diffusione del Vangelo nelle isole Filippine. Maestro ed educatore dei giovani novizi il primo, predicatore della Parola divina al popolo il secondo, ambedue furono solleciti nel lenire le sofferenze delle comunità cristiane maggiormente provate. Per questo scelsero di recarsi anche in Giappone, dove i fedeli erano rimasti privi dei loro pastori a causa della persecuzione.

I nuovi beati Martino e Melchiorre sono, cari fratelli e sorelle, frutti maturi dello spirito missionario ed evangelizzatore che ha caratterizzato la Chiesa in Spagna. Nati nel seno di famiglie profondamente cristiane a Saragoza e Granada, abbandonarono tutto per seguire Cristo. Questi due martiri, gloria della Chiesa e della famiglia agostiniana, devono essere di stimolo per risvegliare nelle famiglie spagnole quella vitalità cristiana che ha reso possibile portare il messaggio di salvezza fino ai più lontani confini del mondo. Che non perdano tali valori! Che non si dimentichino tanti testimoni della fede che onorano e arricchiscono la storia spagnola! Questa solenne cerimonia, in cui eleviamo agli onori dell'altare due famosi figli dell'Aragona e dell'Andalusia, sia l'occasione propizia per ravvivare il dinamismo di una fede operante che sappia trasmettere le virtù genuine in seno alle famiglie e susciti le vocazioni all'apostolato ed alla evangelizzazione che resero tanto feconda la storia del popolo spagnolo.

Da parte sua, l'Ordine degli Agostiniani Recolletti, che ha da poco celebrato il quarto centenario della Regola agostiniana, gioisce per i nuovi beati Martino e Melchiorre che sono esempi da seguire per le loro eroiche virtù apostoliche e per la loro fermezza nel professare la fede.


4. "Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi" (Jn 13,34).

La potenza del messaggio della carità fu compresa da Maria Margherita Caiani mediante la contemplazione di Cristo e del suo Cuore trafitto. Alla luce dell'amore divino, rivelatosi nel divin Salvatore, Margherita imparo a servire i fratelli tra la gente umile della sua terra di Toscana, e volle occuparsi dei più bisognosi, degli ultimi: i bambini emarginati, i ragazzi della campagna, gli anziani, i soldati vittime della guerra, ricoverati negli ospedali militari. Ed alle sue figlie spirituali, le suore Minime del Sacro Cuore, ella insegno a servire il prossimo con l'intento di riparare le offese fatte all'amore di Cristo e di ispirarsi sempre a questo amore nell'esercizio della loro carità.

L'orizzonte della carità voluto dal "comandamento nuovo" è infatti senza confini, essendo un precetto che chiama ogni credente a condividere l'amore infinito di Cristo. E' la carità di Gesù che, facendosi regola e norma, eleva l'anima alla partecipazione della sua opera e coinvolge le nostre povere forze affinché divengano segno e sacramento della carità stessa di Dio. Lo spazio, l'ampiezza dell'amore cristiano, si misura con l'ampiezza dell'amore divino. Nella meditazione della Passione e del mistero del Cuore di Cristo trafitto, Maria Margherita Caiani potè rendersi conto che occorreva "riparare", cioè compensare con una sua consapevolezza più profonda del precetto della carità, l'incomprensione degli uomini verso l'amore infinito e misericordioso di Dio. Tra gli inviti fondamentali dati alle consorelle, c'è anche questo: "Consolerete il dolce Gesù e riparerete alle tante ingiurie che riceve il suo amabilissimo Cuore" (cfr. "Lettere Circolari" del 27 dicembre 1918).


5. "Come io ho amato voi".

"Come io ho amato voi": questa è la regola dell'amore per i cristiani: lasciarsi afferrare da Cristo, amare con lui, modellare tutte le proprie azioni sulla sua infinita generosità.

Maria Caterina di sant'Agostino fu animata da un simile amore. Molto presto ella rispose alla chiamata del Signore, senza riserve, umilmente fedele a tutte le esigenze spirituali, comunitarie, apostoliche e di carità che caratterizzavano la vita delle Agostiniane della Misericordia. Ella è riuscita a "essere a disposizione di Dio e null'altro avere a cuore se non il suo servizio".

Nel segreto della sua anima, le fu donato di essere presente in continuazione a Dio, a Cristo redentore. Ella restava unita al Sacro Cuore di Gesù e dava tutta la sua fiducia al sacro cuore di Maria. Il tormento doloroso delle tentazioni non turbo la sua serenità, né indeboli una esperienza mistica fuori dall'ordinario. Ma la sua sofferenza intima e nascosta, ella la accettava "assumendosi le miserie e il male degli altri". Davanti al peccato dell'uomo, la sua risposta era il sacrificio di se stessa, in unione con la Croce del Salvatore, per "guadagnare i cuori a Dio".

Con un ardente desiderio missionario, ella raggiunse le sue sorelle in Canada, paese che amo con tutte le sue forze. Apostola infaticabile, ella fu generosa nello svolgere compiti faticosi e insieme infinitamente abile e paziente nel curare con amore i malati. Nella primavera spirituale della prima epoca della Chiesa in Canada, si può scrivere tra i nomi dei "fondatori" Maria Caterina, questa religiosa, la cui "mano e il cui cuore erano carità".


6. "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli" (Jn 13,35). Ecco la nuova beata, Francesca Siedliska, Maria di Gesù Buon Pastore, figlia della terra di Masovia (in Polonia) fondatrice della congregazione delle suore della Sacra Famiglia di Nazaret. In mezzo a tutte le contrarietà dei suoi tempi e dell'ambiente, segnata dalla croce di diverse sofferenze, cammino infaticabilmente "per la via della fede viva, la quale accende la speranza e opera per mezzo della carità", in virtù di quella carità "con la quale Dio ha amato il mondo" (cfr LG 41). Crebbe in una casa della quale ella stessa scrisse che Dio non vi era il Signore (cfr. V. Sardi, "La vita...", p. 24), ma dalla prima infanzia ebbe nel suo cuore una profonda nostalgia dell'amore assoluto. Lo incontro nella prima Comunione e da allora rimase unita per sempre con Cristo nel vincolo dell'amore sponsale. "Egli è l'unico scopo, l'unico oggetto di tutto il nostro amore" - scriveva nel suo "Diario" (Anno 1844, p. 32).

Durante tutta la sua vita seppe unire in modo maturo la preghiera con l'apostolato attivo, l'iniziativa creativa con un'obbedienza concreta alla volontà di Dio nella Chiesa. Scopri in particolare il bisogno di sostenere lo spirito nazionale e la rinascita morale della Patria in un'epoca di generale depressione, durante la spartizione della Polonia.

Fonte d'ispirazione e punto di riferimento divenne per lei e per le sue figlie spirituali il modello della vita nascosta della Sacra Famiglia di Nazaret.

Nello "Statuto" della congregazione dell'anno 1880 scriveva tra l'altro: "Il modello della nostra vita religiosa è la vita nascosta del Signore Gesù a Nazaret con Maria e San Giuseppe, che cerchiamo di imitare attraverso la rinuncia e la morte totale a noi stesse e attraverso la vita completamente nascosta in Dio con Gesù Cristo".

Tale è stato il tenore della vita della madre Siedliska e il programma che ella ha lasciato come testamento alle sue sorelle. Andare incontro alla miseria umana morale e materiale. La sollecitudine per l'uomo povero, malato, provato dalla vita, abbandonato, handicappato. La sollecitudine per l'educazione dei bambini trascurati, specialmente dal punto di vista religioso, per la salvezza della vita dei non-ancora-nati. Quindi: la scuola, l'ospedale, la strada! Per lo stesso motivo la beata Maria di Gesù Buon Pastore ravviso la principale sorgente della rinascita sociale nella sana famiglia cristiana.

Contemplando la maternità divina di Maria, si indirizzo verso la terra, verso i compiti che in essa l'uomo deve tradurre in atto: verso i doveri degli sposi e dei genitori, verso la dignità del sacramento del Matrimonio e verso la grandezza dei genitori cattolici. Desidero servire l'amore umano, quindi la vita e il suo sviluppo, affinché questa vita, quest'uomo che è nato da genitori uniti a Dio, cresca e maturi in tale unione, affinché la vita che proviene da Dio sia indirizzata nel suo sviluppo verso di lui, affinché in lui ritrovi consapevolmente il suo creatore e Padre.

Tali furono la sollecitudine e l'ideale del rinnovamento della vita secondo il programma di suor Siedliska, che ella tramando nel testamento, alla sua famiglia nazaretana.

I genitori: il padre e la madre, e anche i loro figli sono obbligati in uguale misura dagli stessi comandamenti di Dio, perché Dio ama con lo stesso amore il marito, la moglie, e il frutto del loro amore: i figli.

Ne parlo oggi con gioia e gratitudine, perché tale è anche il programma della Chiesa: è un compito importante, che impegna - forse in modo particolare - i nostri tempi.


7. Ecco, i nuovi beati e beate, stanno di fronte a noi, ciascuno con la testimonianza sua propria, con il martirio e con la carità, con la fede e con le opere concrete del servizio ecclesiale. Essi sono un'immagine viva della nuova Gerusalemme, che Dio, abitando con gli uomini, va edificando nelle anime, con la forza della carità di Cristo.

"Ti lodino, Signore, tutte le tue opere / e ti benedicano i tuoi santi" (cfr Ps 144,10).

Si, nei santi risplende in modo speciale la gloria del Dio vivente. Essi con tutta la loro vita "annunciano la tua potenza, o Dio, parlano della gloria del tuo Regno": di quel Regno che, nei cuori degli uomini e nella storia degli uomini, cresce dal mistero pasquale di Cristo.

Quando la Chiesa addita al mondo la santità dei suoi figli e delle sue figlie, noi sentiamo come una lontana eco delle parole del Cenacolo: "Il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui" (Jn 13,31).

Si! Dio è stato glorificato in Martino di san Nicola, in Melchiorre di sant'Agostino, in Maria Margherita Caiani, in Maria Caterina di sant'Agostino, in Maria di Gesù Buon Pastore.

A lui sia lode ed onore nei secoli. Amen!

1989-04-23

Domenica 23 Aprile 1989




Recita del "Regina Coeli": dalla Risurrezione all'effusione dello Spirito Santo - Ai fedeli riuniti, Città del Vaticano (Roma)

Il dono della scienza: scoprire il senso teologico del creato


Carissimi fratelli e sorelle.


1. La riflessione, già avviata nelle precedenti domeniche, sui doni dello Spirito Santo ci porta oggi a parlare di un altro dono: quello della scienza, grazie al quale ci è dato di conoscere il vero valore delle creature nel loro rapporto col Creatore.

Sappiamo che l'uomo contemporaneo, proprio in virtù dello sviluppo delle scienze, è particolarmente esposto alla tentazione di dare un'interpretazione naturalistica del mondo: davanti alla multiforme ricchezza delle cose, alla loro complessità, varietà e bellezza, egli corre il rischio di assolutizzarle e quasi divinizzarle fino a farne lo scopo supremo della stessa sua vita. Ciò avviene soprattutto quando si tratta delle ricchezze, del piacere, del potere, che appunto si possono trarre dalle cose materiali. Sono questi i principali idoli, dinanzi ai quali il mondo troppo spesso si prostra.


2. Per resistere a tale sottile tentazione e per rimediare alle conseguenze nefaste alle quali essa può portare, ecco che lo Spirito Santo soccorre l'uomo col dono della scienza. E' questa che lo aiuta a valutare rettamente le cose nella loro essenziale dipendenza dal Creatore. Grazie ad essa - come scrive san Tommaso - l'uomo non stima le creature più di quello che valgono e non pone in esse, ma in Dio, il fine della propri vita (cfr II-II 9,4).

Egli riesce così a scoprire il senso teologico del creato, vedendo le cose come manifestazioni vere e reali, anche se limitate, della verità, della bellezza, dell'amore infinito che è Dio, e di conseguenza si sente spinto a tradurre questa scoperta in lode, in canto, in preghiera, in ringraziamento. E' ciò che tante volte e in molteplici modi ci è suggerito dal libro dei Salmi. Chi non ricorda qualcuna di tali elevazioni? "I cieli narrano la gloria di Dio, e l'opera delle sua mani annunzia il firmamento" (Ps 19,2 Ps 8,2); "Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell'alto dei cieli... Lodatelo sole e luna, lodatelo, voi tutte, fulgide stelle" (Ps 148,1 Ps 148,3).


3. Illuminato dal dono della scienza, l'uomo scopre al tempo stesso l'infinita distanza che separa le cose dal Creatore, la loro intrinseca limitatezza, l'insidia che esse possono costituire, allorché, peccando, se ne fa cattivo uso.

E' una scoperta che lo porta ad avvertire con rammarico la sua miseria e lo spinge a volgersi con maggior slancio e fiducia verso colui che, solo, può appagare pienamente il bisogno di infinito che lo assilla.

Questa è stata l'esperienza dei santi; lo è stata anche - possiamo dire - dei cinque beati, che oggi ho avuto la gioia di elevare agli onori degli altari.

Ma in modo del tutto singolare quest'esperienza è stata vissuta dalla Madonna, la quale con l'esempio del suo personale itinerario di fede ci insegna a camminare "tra le vicende del mondo, avendo fissi i cuori là dov'è la vera gioia" ("Oratio" XXI domenicae per annum).

Libano:] E ancora prima di recitare o piuttosto cantare "Regina Coeli" vorrei invitare tutti i presenti ad unire le loro preghiere alla mia preghiera perché il popolo libanese che sta vivendo in angoscia - alcuni dicono in agonia - per il perdurare dei conflitti armati torni finalmente a vivere in pace e nella tranquillità dell'ordine. Questa è una parola, una chiamata che si vuol fare preghiera, anzi, grido di preghiera a Dio e agli uomini. Specialmente a coloro che sono direttamente o indirettamente responsabili per le sofferenze del Libano per la sua distruzione. E' un problema che si rivolge alle coscienze umane, alle coscienze dei popoli, dei governi, dei responsabili militari. Non possiamo perdere, non possiamo lasciare che si faccia distruggere un popolo, un Paese: sono i nostri confratelli, nostri confratelli cristiani, nostri confratelli musulmani.

Ripeto ancora una volta questo grido di allarme.

1989-04-23

Domenica 23 Aprile 1989




Ai Polacchi venuti ad onorare Francesca Siedliska - Città del Vaticano (Roma)

La beata suor Maria di Gesù: una sfida alle concezioni secolaristiche della vita


Cari pellegrini, partecipanti e testimoni della beatificazione della serva di Dio Francesca Siedliska, suor Maria di Gesù Buon Pastore; fratelli e sorelle!


1. "E' chiaro dunque a tutti che tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità: da questa santità è promosso, anche nella società terrena, un tenore di vita più umano".

Questo è quanto dice della santità il Concilio Vaticano II (LG 40).

Che magnifica realizzazione ha trovato questa verità nella vita e nell'opera della beata Maria di Gesù Buon Pastore, fondatrice della congregazione delle suore della Sacra Famiglia di Nazaret! Il cielo alla terra, la terra a Dio! In virtù della grazia sacramentale siamo chiamati, tutti e ciascuno, nella comunità della Chiesa e secondo il dono ricevuto, all'amore perfetto di Dio, e nel contempo, all'amore per il prossimo; siamo chiamati a impegnarci affinché la vita diventi in qualsiasi situazione sempre più degna dell'uomo.

Non cessiamo di ringraziare Dio perché mai persone di questa statura sono mancate nella storia della nostra Nazione, perché non ne sono mancate nei tempi critici, nei momenti di prova, quando si decidevano le sorti della nostra Patria, dei suoi figli e figlie; e perché non mancano, vogliamo sperare, neanche oggi.

"Se il Signore non fosse stato con noi, quando uomini ci assalirono, ci avrebbero inghiottiti vivi... il laccio si è spezzato e noi siamo scampati. Il nostro aiuto è nel nome del Signore che ha fatto cielo e terra" (Ps 124,2-3 Ps 124,7-8).


2. Proprio in un tale contesto, in un tale momento della storia della salvezza sulla nostra terra natale, è stato iscritto il nome della nostra beata per la quale ci siamo qui riuniti.

Sono lieto e ringrazio Dio in modo particolare perché proprio a me è stato dato di includere il suo nome nel novero di quelli che sono scritti nel cielo (cfr Ap 21,27), e di collocarla in questo modo sulla scia ideale di sant'Adalberto, di san Stanislao, di san Giacomo, della santa regina Edvige; perché ella è diventata, insieme con i beati Alberto Chmielowski, Rafal Kalinowski, Honorat Kozminski, una testimone particolare del corso della storia della salvezza e della vitalità dell'uomo, delle nazioni, dei popoli che rimangono fedeli alla propria vocazione; perché è diventata una testimone e una coartefice della rinascita in Dio della nostra Nazione quando sembrava che sul suo orizzonte si stessero spegnendo tutte le altre luci. Dalle stesse fonti, dalle stesse radici proviene san Massimiliano Kolbe a noi contemporaneo, patrono dei nostri tempi difficili.

Sia benedetto Dio nei suoi santi.


3. I nostri santi erano sempre un segno dell'unità della Nazione, profeti e fautori di tale unità. Basta ricordare l'importanza nella nostra storia di san Stanislao e del suo santuario a Wawel. Oggi ci unisce e ravviva la nostra fede, speranza e carità la nuova beata.

Sono lieto di poter salutare in questa comunità i miei fratelli Arcivescovi e Vescovi della Patria, degli Stati Uniti e dell'Australia. Saluto cordialmente i numerosi sacerdoti e i fedeli dell'Inghilterra, della Francia, di Cracovia e Chicago, di Czestochowa e Filadelfia, di Gdansk, Gdynia e Baltimora, di Varsavia e Detroit, della diocesi di Przemysl e di Pittsburgh, di Slupsk, Elblag, Rawa Mazowiecka e di Altoona-Johnstone, di Cleveland, Erie e Bridgeport.

In modo particolare saluto e do il benvenuto alle figlie spirituali della madre Maria di Gesù Buon Pastore: la superiora generale delle suore nazaretane Celesta Slowik, insieme con il consiglio generale e le suore dell'Italia e della Francia, le superiori provinciali e le suore che rappresentano qui tutte le province della congregazione: le due province in Polonia, a Cracovia e Varsavia, e le quattro province negli Stati Uniti, a Chicago, Filadelfia, Monroe e Pittsburgh, e anche la provincia in Inghilterra e la vice provincia in Texas e in Australia. Dal Texas è arrivato pure un gruppo di pellegrini dei sanitari dei due ospedali delle suore nazaretane. Saluto e benedico tutti i singoli pellegrini e gli amici della congregazione delle suore della Sacra Famiglia di Nazaret. Tutti coloro che si uniscono a noi spiritualmente e quelli che nella fatica quotidiana rimangono fedeli alla loro vocazione, e seguendo Cristo rinnovano la faccia della terra.

In questo momento così significativo vorrei rivolgervi un solenne augurio con le parole tratte dal taccuino della beata suor Maria: "Che il tuo cuore diventi Nazaret mediante il perfezionamento delle cose quotidiane. Che diventi il Calvario mediante la sopportazione delle piccole croci.

Che diventi il Cenacolo mediante la fedeltà alle buone ispirazioni. Che diventi il cielo mediante lo spirito di adorazione, di venerazione e di gratitudine" ("Appunti sulla direzione spirituale del P. Cornier", 9 aprile 1902).


4. La Chiesa è grata alla nuova beata perché nel cuore della sua congregazione essa ha posto in modo particolare la preghiera, il lavoro e la dedizione personale al Papa e alla santa Chiesa cattolica; perché ha scelto come modello da seguire per le sue suore la vita nascosta e le virtù della santissima Famiglia di Nazaret (cfr. "La relazione del 1895", Arch. Gen. CSFN); perché ha solidamente legato la sua congregazione con Roma che l'aveva colpita con il suo universalismo e con la sua apertura verso tutti i popoli, razze e nazioni.

Perché nelle difficoltà, nei problemi e nelle sofferenze si sentiva "inchiodata alla Croce per volontà amorosa del nostro Signore" e ha innestato questa sua spiritualità in modo così profondo nella sua comunità nazaretana. Da questa spiritualità è scaturito, tra l'altro, il sacrificio delle undici suore fucilate il 1° agosto 1943 a Nowogrodek dai nazisti, mentre pregavano: "Se c'è bisogno di un sacrificio umano, accettalo da noi, Signore,... e fa si che vengano liberati quelli che hanno una famiglia".

La Chiesa è grata alla beata Maria di Gesù buon Pastore perché ha compreso la necessità di prendersi cura dei bambini privi di una guida religiosa nella famiglia, dei poveri, degli abbandonati, dei malati, dei bisognosi, degli anziani, degli handicappati, delle ragazze madri. Ringrazia lei e la sua congregazione per il prezioso lavoro svolto tra gli emigrati polacchi negli Stati Uniti, in Francia e in Inghilterra.

Le è grata prima di tutto perché è diventata l'apostolo della famiglia, perché nella rinascita e nella formazione della spiritualità della coppia ha visto la condizione necessaria per la rinascita della Nazione, di tutta la vita religiosa, sociale e morale, in quella difficile situazione socio-economica e nazionale, in quel clima d'apatia sociale sempre più profonda, mentre insieme con l'emigrazione defluivano dal Paese le forze creative; perché è diventata l'apostolo del focolare, della dignità dei genitori; perché è diventata testimone della fede e sfida contro la concezione secolare della vita da lei stessa in parte sperimentata nella propria famiglia e nel proprio ambiente.

perciò nelle costituzioni del 1887 scrisse: "L'obiettivo per il quale esiste questa Congregazione è la cooperazione con Cristo e con la sua Chiesa affinché il Regno dell'Amore Divino portato dal cielo sulla terra dal Figlio di Dio e sbocciato inizialmente nella Sacra Famiglia di Nazaret, venga innestato e diffuso tra noi stessi e tra gli altri, e in modo particolare nelle famiglie cristiane".

Questa donna-apostolo dei propri tempi rimane per noi una profetessa, un modello da seguire.


5. Simili sono i pericoli. Stesse le fonti di rinnovamento.

Nel clima primaverile il calendario liturgico della Chiesa in Polonia ci avvicina ai personaggi e all'opera dei nostri grandi patroni: sant'Adalberto e san Stanislao; ci indica la nostra Madre di Jasna Gora, scelta dai nostri padri come regina della Patria. In questo clima la Chiesa in Polonia riceve una nuova beata, un nuovo dono e un nuovo segno della presenza di Dio tra noi e dell'efficacia del suo mistero pasquale.

Dobbiamo ricordarlo nella nostra vita quotidiana. Dobbiamo essere consapevoli "delle grandi opere di Dio" (cfr Ac 2,11) che si sono compiute e si stanno compiendo sulla nostra terra.

A quanto pare la nostra Patria si è trovata di fronte a delle nuove opportunità, e i suoi figli e figlie potranno sempre più pienamente decidere delle loro sorti, del loro modo di essere e del loro futuro. Ci vuole quindi saggezza.

Ci vuole fedeltà all'alleanza con Dio, un nuovo impegno creativo. Ci vogliono nuovi santi. Ci vuole l'insegnamento che viene dalla storia e da quelli che hanno veramente amato la Patria.

Prego sempre affinché ci sia data questa saggezza, questa prudenza, l'amore e lo spirito di servire il bene comune; prego sempre per questo, e oggi prego chiedendo anche l'intercessione della beata Francesca Siedliska, Maria di Gesù Buon Pastore, suora della Sacra Famiglia di Nazaret.

[Il Santo Padre si rivolge ora a diversi gruppi di pellegrini:] [A pellegrini di lingua francese:] Sono lieto di salutare il signor Cardinale Louis-Albert Vachon, Arcivescovo di Québec, i Vescovi, le suore agostiniane della Misericordia di Gesù e tutti i pellegrini venuti dal Canada e dalla Francia per partecipare alla beatificazione di Maria Caterina di sant'Agostino. La vostra presenza è una bella testimonianza della presenza di questa religiosa del secolo scorso tra le sue suore e in tutta la Chiesa del Québec.

Di tutto cuore condivido la gioia delle suore agostiniane che vedono onorata una di loro, nel momento in cui si accingono a celebrare il trecentocinquantesimo anniversario della partenza delle prime religiose missionarie, da Dieppe verso il Nuovo Mondo. In Maria Caterina di sant'Agostino, seconda beata dell'istituto, voi riconoscete, care sorelle, il merito di una giovane donna che ha saputo far fiorire tutte le ricchezze della vostra vocazione, in una risposta totalmente generosa all'appello del Signore.

In particolare, Maria Caterina ci ricorda la grandezza della pastorale della sanità. All'ospedale maggiore ella circondava i malati delle migliori cure possibili per il corpo e insieme di una sollecitudine spirituale in cui traduceva la sua oblazione al Signore. A coloro che oggi assistono i malati, ella dà l'esempio del rispetto della dignità della persona umana nella sua fragilità e di una solidarietà cristiana che va fino alla comunione con la Passione redentrice di Gesù.

Cari amici, nel proclamare la santità di questa religiosa infermiera e missionaria, la Chiesa presenta alle donne di oggi una donna che manifesta tutta la bellezza della vita consacrata. Il carattere eccezionale della sua esperienza mistica, la sua lotta e le sue sofferenze segrete non devono farla considerare come lontana da noi: ella osservava con fedeltà gli obblighi della vita comunitaria e svolgeva i suoi compiti con competenza. All'interno di questo quadro ordinario ella giunse a un alto livello di santità che solo più tardi si manifesto. Auspichiamo che ella doni alle giovani di oggi il desiderio di offrire, come lei, la loro vita al Signore.

In occasione di questa beatificazione, rendiamo grazie per tutta la mirabile generazione di uomini e di donne che hanno fondato la Chiesa nel Québec.

Affidiamo oggi all'intercessione particolare di Maria Caterina la vitalità e il dinamismo di questa Chiesa.

[Ai fedeli spagnoli:] Saluto ora con particolare affetto tutte le persone di lingua spagnola venute a Roma, centro della cattolicità, per la solenne beatificazione di due famosi figli della regola agostiniana: Martino di san Nicola e Melchiorre di sant'Agostino.

Elevando all'onore dell'altare questi due martiri della fede, la Chiesa intende presentarli come modelli eccelsi del fervente amore per Cristo e dell'offerta senza limiti ai fratelli. Costoro portarono fino alle estreme conseguenze le parole del Maestro: "Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà" (Mc 8,35).

Come non sentirci interpellati, di fronte all'esempio di questi due religiosi che in piena giovinezza dissero addio alle loro famiglie, alla loro terra, alla loro patria e andarono ad affrontare i più grandi rischi per predicare il Vangelo di Cristo? I tormenti non poterono indebolire la forza della loro fede, perché i beati Martino e Melchiorre sapevano bene che il sangue dei martiri è seme per i cristiani.

Saragoza e Granada si gloriano oggi di annoverare fra i propri figli due campioni della fede e della carità, che devono servire di incoraggiamento e stimolo per quanti ai nostri giorni rendono presente e operante quello spirito missionario ed evangelizzatore che ha reso tanto feconda la storia della Chiesa in Spagna.

A tutti i presenti ed alle vostre famiglie imparto di cuore la benedizione apostolica.

[Ai fedeli giunti dal Brasile:] La beata Maria Margherita Caiani scelse Cristo crocifisso, nel simbolo del Sacro Cuore, amandolo nei bisognosi, gli ultimi, i più "piccoli"; e così continuano a fare le sue figlie spirituali, anche in Brasile. Saluto pertanto tutti i Brasiliani - tra cui alcuni Vescovi -, soprattutto i più poveri e imploro, per l'intercessione della nuova beata, conforto, speranza e giorni migliori per tutti.

[A pellegrini italiani:] Rivolgo ora un saluto alle suore Minime del Sacro Cuore e al gruppo dei fedeli di Poggio a Caiano, in diocesi di Pistoia, che prendono parte a questa udienza, dopo aver assistito alla solenne cerimonia di ieri per la elevazione agli onori degli altari della nuova beata Maria Margherita Caiani.

Mi rallegro con voi religiose, che vi alimentate al carisma di così eletta fondatrice e con voi tutti che vi onorate di annoverare la beata tra i figli illustri della vostra terra. Mettetevi alla sua scuola, imparate da lei la tenerezza materna, l'equilibrio, la sapienza e soprattutto la dedizione verso gli altri: bastava il suo portamento amorevole per infondere in coloro che la accostavano tanta fede, tanto conforto e tanta speranza. Imitate la sua gioia interiore, non la gioia effimera di questo mondo, ma quella che le derivava dall'amore di Gesù, dalla devozione al Sacro Cuore.

La fede in Gesù crocifisso e risorto, sia in voi, come già nella beata Maria Margherita, ispiratrice di ideali cristiani generosi, di rinnovamento spirituale e di sicuro orientamento al progresso morale e civile.

Saluto pure i delegati di Rinascita Cristiana che in occasione del loro Convegno nazionale a Roma, hanno manifestato il desiderio di incontrare il Papa, per esprimergli sentimenti di devozione e di fedeltà.

Vi ringrazio di cuore per tale gesto di fede e di ossequio, e vi esprimo apprezzamento per la attività culturale e formativa, che il vostro movimento svolge per promuovere tra il ceto medio un'evangelizzazione appropriata e una spiritualità laicale rispondente alle esigenze culturali dell'ambiente intellettuale e sensibile agli interrogativi della cultura moderna e alle conquiste del pensiero scientifico e filosofico.

La vostra vita interiore, la vostra testimonianza, il vostro insegnamento siano sempre improntati al fervido zelo cristiano affinché la società moderna rinasca alla luce della verità e della grazia! Saluto infine le suore Maestre di santa Dorotea, le quali insieme con i loro cooperatori e le loro cooperatrici sono convenute a Roma per commemorare il centocinquantesimo anniversario di fondazione del loro istituto, sorto ad opera del servo di Dio Luca Passi. Il vostro convegno riveste particolare importanza, trattandosi di approfondire la conoscenza del vostro fondatore e di ricopiarne le virtù, al fine di stimolare e di migliorare le varie forme in cui si articola la vita religiosa e di apostolato del vostro istituto. Vi accompagno con la mia preghiera affinché non manchino al vostro lavoro la luce e l'assistenza particolare dello Spirito Santo.

1989-04-24

Lunedi 24 Aprile 1989





GPII 1989 Insegnamenti - All'associazione adoratrici e adoratori del Ssantissimo Sacramento - Città del Vaticano (Roma)