GPII 1989 Insegnamenti - Al pellegrinaggio de "La Croix du nord" - Città del Vaticano (Roma)

Al pellegrinaggio de "La Croix du nord" - Città del Vaticano (Roma)

Un giornale cattolico non può fare a meno di promuovere i valori umani e cristiani


Signor direttore, signore e signori.


1. E' per me una grande gioia ricevervi se pure per poco tempo. Anzitutto mi congratulo con voi per aver desiderato celebrare il centenario de "La Croix du Nord" con un pellegrinaggio al cuore della Chiesa. Proprio per essa - attraverso i cristiani di Cambrai, Lille e Arras - voi vi impegnate nell'unità e complementarietà delle vostre responsabilità. I fondatori e i continuatori di questo giornale regionale ora centenario si rallegrano certamente, se pure non visibili, del vostro soggiorno romano. Vorrei incoraggiavi cordialmente, insieme a loro.


2. Nell'abbondanza delle pubblicazioni scritte e delle informazioni radio-televisive, neutrali dal punto di vista religioso, vegliate attentamente sull'identità de "La Croix du Nord-Magazine". Questo giornale regionale è nato cattolico e tale deve restare. Qui è la sua fisionomia originaria. Cattolico significa che questo settimanale, pur rifiutando ogni settarismo, non può mai tralasciare di difendere e promuovere i valori umani e cristiani dove è coinvolta la fede cristiana. Ciò vuol dire anche che "La Croix du Nord" vuole essere in comunione con la Chiesa, in rapporto leale e fiducioso con i vostri Vescovi di Cambrai, Lille e Arras. Una parola anche sulla partecipazione dei lettori: è auspicabile che il loro contributo si basi su una conoscenza oggettiva dei problemi e sia segnato dal rispetto delle persone, come anche dal senso delle sfumature.


3. Desidero inoltre incoraggiarvi su un punto fondamentale, che certamente è oggetto delle vostre preoccupazioni. "La Croix du Nord" continui ad aiutare i suoi lettori a farsi una opinione il più giusta possibile sugli avvenimenti regionali, nazionali e internazionali. Per un giornale cattolico, non esistono fatti "diversi". Ogni azione umana manifesta il rispetto della persona, dei gruppi sociali o lo scandalo della loro oppressione, la miseria delle loro sconfitte.

Senza far diventare il vostro giornale un pulpito da cui predicare, è impossibile separare la vita sociale dall'ispirazione cristiana. Dio è presente là dove gli uomini vivono. La Croce è stata piantata nella nostra terra. L'avvenimento della Risurrezione è un fatto storico, anche se la trascende. Questi due avvenimenti danno ai credenti e propongono agli uomini di buona volontà uno sguardo profondo sulle cose e attirano verso la santità.

Cari amici, il vostro servizio di giornalisti della regione settentrionale della Francia può sembrare modesto di fronte a certi strumenti di comunicazione più potenti. In realtà, l'impatto del vostro giornale, immediato o alla distanza, può essere grande. La chiave per questo impatto positivo è nella qualità della vostra collaborazione alla riflessione, alla redenzione, alla diffusione de "La Croix du Nord", nel dialogo con i vostri Vescovi, certamente lieti di vedere una rubrica o una colonna del giornale accogliere il loro insegnamento o i loro interventi puntuali, perché la loro luce raggiunga un pubblico più ampio di quello dei bollettini diocesani.


4. Concludo questo incontro ricordandovi le riflessioni espresse nel mio ultimo messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: "La questione posta oggi alla Chiesa non è più quella di sapere se l'uomo della strada può ancora recepire un messaggio religioso ma quella di trovare i linguaggi di comunicazione migliori per ottenere il maggiore impatto possibile del messaggio evangelico". In questa salda e gioiosa speranza, benedico di tutto cuore le vostre persone, il vostro lavoro impegnativo e insostituibile e tutti i lettori de "La Croix du Nord".

1989-04-25

Martedi 25 Aprile 1989









A rappresentanti della diocesi luterana di Oulu - Città del Vaticano (Roma)

"Vi chiedo di pregare per la riuscita della mia prossima visita in Finlandia"


Caro Vescovo Rimpilainen, cari amici della Finlandia.

E' per me un grande piacere ricevervi, rappresentanti della diocesi luterana di Oulu, nel corso della vostra visita a Roma. Nel Signore risorto saluto ciascuno di voi ed esprimo i miei più cordiali auguri a tutti i membri della diocesi.

Sono convinto che il vostro soggiorno in questa città, dove gli apostoli Pietro e Paolo testimoniarono Cristo e soffrirono il martirio per il Vangelo, vi incoraggerà nel seguire il nostro Signore e salvatore Gesù Cristo. Prego perché le relazioni tra di noi, molto migliorate, continuino a produrre frutti di amore e collaborazione cristiana, non solo a livello teologico, ma anche a livello delle parrocchie e delle comunità locali. E' importante per i luterani e i cattolici approfittare di tutte le occasioni per professare la fede comune e pregare insieme per l'unità voluta da Cristo per i suoi discepoli. Siamo uniti dal vincolo del Battesimo in Cristo. Il Battesimo è il fondamento della nostra unità ed è nostro compito sviluppare il suo interiore dinamismo fino alla pienezza della vita in Cristo (cfr UR 22).

Domani comincero una visita pastorale in Africa, ma mi sto già preparando per la visita di giugno nei Paesi nordici, tra cui la Finlandia.

Attendo con ansia questa esperienza diretta del vostro Paese: l'incontro con il popolo, la visita della piccola ma stimata comunità cattolica, e la preghiera con gli altri cristiani per le nostre comuni necessità. Vi chiedo di pregare per il felice esito di quel viaggio. Non si tratterà solo della prima visita di un Papa in Finlandia, ma anche di un riconoscimento dei vincoli che hanno unito il vostro Paese alla Santa Sede fin dal medioevo.

Dio Onnipotente riversi copiose benedizioni su di lei, Vescovo Rimpiläinen, e su tutti i presenti. La gioia e la pace di Cristo sia con i vostri familiari ed amici in Finlandia.

Jumala varjelkoon Suomea (Dio protegga la Finlandia).

1989-04-27

Giovedi 27 Aprile 1989




Il discorso durante la cerimonia di accoglienza - Antananarivo (Madagascar)

"La mia visita pastorale è un servizio reso alla Chiesa nel Madagascar"


Signor Presidente.


1. Ringrazio vostra eccellenza per le parole di benvenuto con le quali mi ha accolto sul suolo del Madagascar. Nella vostra persona, sono felice di salutare molto cordialmente tutta la nazione malgascia. Voi avete il compito di incarnare la sovranità e di dirigerne la vita pubblica, in un momento in cui la crescita di questo popolo incontra delle difficoltà di ogni ordine nel mondo contemporaneo.

Vorrei anche esprimere la mia gratitudine a tutte le personalità del governo e alle autorità regionali che hanno voluto partecipare a questa cerimonia di accoglienza.

Di tutto cuore, in questo primo contatto, auguro ai Malgasci un costante progresso sul piano spirituale e morale come sul piano economico e sociale, perché essi vedano soddisfatte le loro aspettative e tutti possano godere la prosperità e la pace. Le nobili tradizioni di questo popolo e la sua cultura ancestrale sono le garanzie della sua coesione e delle sue capacità nell'affermare la personalità originale del Paese nel concerto delle nazioni mettendo in rilievo le preziose risorse umane e fisiche della grande isola.


2. Anzitutto, la mia venuta in questa terra ha una portata pastorale. Come Vescovo di Roma, avendo ricevuto il compito di vegliare sull'unità della Chiesa cattolica, desidero incontrare, su suo invito, la Chiesa che è nel Madagascar. Saluto con affetto i suoi Pastori qui presenti, il Cardinal Victor Razafimahatratra, Arcivescovo di Antananarivo e monsignor Albert Thiahoana, Presidente della Conferenza Episcopale, come pure i Vescovi e le personalità religiose che li accompagnano.

Con i fedeli malgasci, ci uniremo nella preghiera, nella professione di fede in Cristo, nella testimonianza evangelica. Io vengo a confermare i miei fratelli nella fede, come l'apostolo Pietro che ne ha ricevuto il mandato dal Signore. Da più di un secolo, l'annuncio del Vangelo è stato portato per la prima volta dai missionari venuti dall'Europa; sono ancora numerosi oggi a servizio della Chiesa in questo Paese. Hanno fondato una comunità cattolica che ben presto ha dimostrato il suo dinamismo e la sua generosità. Quasi subito alcuni dei suoi figli e delle sue figlie hanno risposto all'appello del Signore per diventare religiosi, religiose o sacerdoti; hanno permesso di rinsaldare la comunità, di designare dei Pastori, fondando diocesi strutturate, di assumersi la responsabilità della missione ecclesiale con l'insieme dei battezzati.

In questa Chiesa, è per me una grande gioia celebrare qui la prima beatificazione: di una figlia di questa terra, Vittoria Rasoamanarivo, cristiana laica esemplare, venerata dai suoi fratelli e dalle sue sorelle come modello e ispiratrice della fede e della carità, per la partecipazione attiva e responsabile di tutti all'animazione della comunità.


3. Arrivando nella grande isola, incontrero anche cristiani appartenenti ad altre comunità ecclesiali che intrattengono relazioni amichevoli ed aperte con i cattolici. Fin d'ora desidero salutarli ed assicurarli che vengo con uno spirito di dialogo, di ricerca della verità, di rendimento di grazie per il battesimo e la fede che già ci uniscono. La collaborazione dei cristiani in vari campi dimostra che si è costruita una viva fraternità. Ne vedo un segno eloquente nell'antichissima traduzione della Bibbia che ha permesso ai Malgasci di accedere al messaggio cristiano nella loro lingua e che è salutata come un avvenimento culturale e spirituale notevole della vostra storia.

La preoccupazione del benessere, della crescita e della dignità dell'uomo mi avvicina anche ai membri di questo popolo che non aderiscono alla fede cristiana. Siano certi del mio rispetto per le loro convinzioni e della mia stima per la loro buona volontà e tolleranza, in un Paese che si sforza di promuovere una piena libertà religiosa.


4. La Chiesa cattolica, da parte sua auspica di portare il suo contributo più attivo al bene di tutta la Nazione. I Vescovi di questo Paese hanno coinvolto tutti i loro fratelli nel lavorare con determinazione nel campo del risanamento dell'economia nazionale; incoraggio volentieri questi orientamenti che procedono nella realizzazione di quello che i primi cristiani nella vostra terra hanno cercato di promuovere.

In particolare, partecipano con dedizione all'educazione della gioventù, numerosa e dinamica, talvolta inquieta nel suo desiderio di realizzare il suo ingresso nella vita attiva con le migliori possibilità. Per la formazione professionale come pure per promuovere una buona maturità morale e spirituale, le scuole cristiane sperano di rendere un vero servizio alla Nazione.

In linea con lo spirito evangelico, i cristiani desiderano anche consacrarsi alla cura dei malati e al sostegno dei più poveri, dei più diseredati dei loro fratelli. So che il loro disinteresse e la loro capacità in questi campi sono da tutti riconosciuti e auspico che continuino generosamente queste attività.


5. Signor Presidente, nel momento in cui accogliete, a nome dei vostri compatrioti, il successore di Pietro nella vostra terra, desidero esprimere ancora una volta la mia stima e i miei auguri per il popolo di questo Paese. Vengo animato da fiducia e dalla speranza. Spero profondamente che la mia visita pastorale sia utile al vostro Paese. Io la considero un servizio reso alla Chiesa del Madagascar, per fortificare la sua vocazione specifica di realizzare la comunione e contribuire alla solidarietà di tutto il popolo, secondo il tema che essa ha proposto per queste giornate.

Vi ringrazio vivamente per tutto quanto avete fatto per facilitare la mia visita e, nel manifestarvi ancora la mia gratitudine per il vostro benvenuto, prego Dio onnipotente di benedire tutti quelli che per le loro responsabilità sono al servizio della Nazione e di concedere le sue grazie a tutti i Malgasci.

1989-04-28

Venerdi 28 Aprile 1989




L'omelia durante la Messa - Ai fedeli riuniti, Antsiranana (Madagascar)

Abbiate fiducia! Rendete più stretta fra voi la conunione e più forte la solidarietà



1. Deraa i Jesoa Krysty Tompo (Sia lodato Gesù Cristo!) "Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli tutti!" (Ps 67,4).

così prega la Chiesa nella liturgia di questo giorno. E così - con le stesse parole - desidero salutare il Madagascar: la grande isola dell'oceano Indiano, il popolo che vi abita e tutti coloro che mi sarà dato di incontrare nel corso del mio pellegrinaggio, e tutti gli altri nelle loro città e nei loro villaggi.

L'uomo non può fare nulla di più grande che rendere gloria a Dio. Non c'è azione più elevata per i popoli, per le nazioni e per le società. Il Creatore ha posto l'uomo, fin dall'inizio, al centro del mondo visibile, affinché quest'uomo, creato come uomo e donna, possa conoscere Dio attraverso la testimonianza di tutta la creazione.

E conoscere Dio vuol dire: rendergli gloria. E' insondabile la gloria di Dio in lui stesso, nel mistero della sua natura divina, nel mistero del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

L'uomo conosce Dio attraverso il mondo creato. Ed in nome della creazione, proclama la sua gloria.

Al principio della mia visita in mezzo a voi, figli e figlie del Madagascar, riprendo il voto espresso nella liturgia di oggi: "Che i popoli, o Dio, ti rendano grazie tutti insieme".


2. Si, vorrei invitarvi tutti a rendere grazie, nella gioia pasquale, nella gioia della Risurrezione del Cristo che ha dato la propria vita perché tutti gli uomini siano salvati.

Nella gioia e nell'azione di grazie, saluto tutti coloro che formano questa bella assemblea di Chiesa. Saluto il Pastore di questa grande diocesi, monsignor Albert Thiahoana; lo ringrazio per le sue parole di benvenuto e sono lieto di porgergli i miei auguri in questo venticinquesimo anniversario del suo Episcopato. Saluto con lui gli altri Vescovi della provincia e del Nord dell'isola, e in particolare, i nuovi Vescovi che concelebrano oggi.

Vorrei rivolgere un saluto deferente alle autorità di questa regione, che hanno facilitato la mia venuta e che hanno voluto partecipare a questa assemblea di festa. Vada il nostro grazie a tutte le personalità presenti, per i servizi resi al bene comune.

Saluto cordialmente i sacerdoti, i religiosi e le religiose che consacrano la loro vita all'annuncio della buona Novella; il Signore doni loro forza e fiducia nella loro vocazione, faccia loro sperimentare la gioia promessa ai discepoli che lo amano (cfr Jn 14,29).

Vorrei dire il mio affetto a tutti i fedeli venuti qui, in tanti casi da lontano, a prezzo di un lungo cammino. Agli anziani, agli adulti e ai giovani, a coloro che prendono la loro parte di responsabilità nella vita della comunità e nei movimenti, ai nuovi battezzati nel giorno di Pasqua, rivolgo i miei incoraggiamenti: lasciatevi toccare dall'amore salvifico del Cristo, entrate sempre meglio nello spirito di riconciliazione, di solidarietà e di comunione fraterna che è quello del vostro Battesimo! Saluto tutti i lavoratori del Paese. La Chiesa ha una grande stima dei vostri mestieri. Penso in particolare agli uomini del mare adibiti a questo porto, e a quelli di tutto il Paese; e incoraggio vivamente l'apostolato del mare che accoglie e riunisce i marinai di tutte le provenienze che fanno scalo qui. Penso anche agli operai, agli agricoltori, ai lavoratori delle città; e auguro che tutti trovino nell'esercizio della loro professione non solo dei mezzi di sussistenza decente, ma anche la soddisfazione di realizzarsi grazie ad una attività utile alla società malgascia.

E mi è caro salutare con rispetto i nostri fratelli che non condividono la fede della Chiesa cattolica, in particolare i membri della comunità musulmana, e che hanno desiderato associarsi alla gioia di questa assemblea venendo incontro al Vescovo di Roma. Apprezzo il loro gesto fraterno e li assicuro della buona volontà dei cattolici verso i loro compatrioti.

Amerei anche dire in particolare il mio affetto a quelli tra voi che soffrono, nel loro corpo e nel loro cuore, quelli colpiti da malattie o da handicap, quelli che portano il peso della solitudine e della povertà. Vorrei loro ridire che il Figlio di Dio è con loro; fratello di tutti gli uomini, è anzitutto il fratello di quelli tra noi più privi di tutto. E davanti a voi, vogliamo estendere il suo appello a questa solidarietà che ci spinge a portare gli uni i pesi degli altri.


3. Fratelli e sorelle, in Gesù Cristo, la gloria di Dio arriva al culmine della sua manifestazione nel mondo creato e nella storia del genere umano.

Il Figlio, della stessa sostanza del Padre, è divenuto uomo; è nato dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo; egli ha rivelato all'uomo il mistero indicibile di Dio.

Attraverso tutto ciò che ha fatto e insegnato, Gesù Cristo ha iscritto nella storia dell'umanità il Vangelo della salvezza eterna. L'ultima parola della sua missione messianica è il sacrificio della Croce: il Cristo crocifisso e risorto, il redentore del mondo, ha restituito ai figli e alle figlie del genere umano la dignità di figli di Dio che essi avevano perduto a causa del peccato.

E ci ha insegnato a parlare a Dio: "Padre - nostro Padre" (cfr Mt 6,9-13).

Quando stava per lasciare questa terra, la vigilia della sua Passione, egli ha ricordato ancora una volta agli apostoli che il "cuore" della sua dottrina è l'amore di Dio e del prossimo. Egli dice: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Jn 14,23).

L'uomo che accoglie l'amore di Dio e che ama i suoi fratelli diviene dimora di Dio, diviene il tempio di Dio.


4. La vigilia della sua Passione, nel Cenacolo di Gerusalemme, Gesù annunciava anche agli apostoli il giorno ormai vicino della sua dipartita verso il Padre: "Vado e tornero a voi... vado dal Padre... / il Padre è più grande di me" (Jn 14,28).

Ci avviciniamo al tempo dell'Ascensione del Cristo: perciò la Chiesa ci ripete questa parola. La partenza di Gesù ha riempito di tristezza il cuore degli apostoli - di tristezza e di turbamento. Ma egli dice loro: "Non sia turbato il vostro cuore... Vado e tornero a voi" (Jn 14,27-28).

Questa seconda venuta del Cristo comincerà con la discesa dello Spirito Santo: "Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà ciò che vi ho detto" (Jn 14,26).

A partire dal giorno dell'Ascensione, la Chiesa, seguendo l'esempio degli apostoli, si prepara alla venuta dello Spirito Santo il giorno della Pentecoste. In tutto questo tempo, gli apostoli perseveravano nella preghiera con Maria, la Madre del Cristo, nel Cenacolo.


5. A partire dal giorno della Pentecoste, gli apostoli, fortificati dallo Spirito Santo, sono usciti dal Cenacolo: sono usciti prima sulle strade di Gerusalemme, poi dei paesi vicini, come in Samaria, poi sempre più lontano, più lontano... fino alle estremità della terra. Gli Atti degli Apostoli ci parlano di questo. La prima lettura di oggi ci mostra la Chiesa apostolica riunita a Gerusalemme, per la prima volta in Concilio, verso l'anno cinquanta dopo Gesù Cristo. Allora già si era cominciato ad annunciare il Vangelo ai popoli "pagani", in particolare grazie all'azione dell'apostolo Paolo e dei suoi compagni.

A partire dal racconto degli Atti degli Apostoli, che abbiamo ascoltato, noi possiamo seguire le strade della missione. così arriveremo fino ai momenti nei quali il Vangelo del Cristo è stato annunciato qui, nel Madagascar.


6. I secoli erano passati. E i missionari sono venuti qui, apportatori del medesimo messaggio di speranza e di amore. Essi venivano pregando, come il Salmo che abbiamo cantato: Signore, "su di noi fa' risplendere il tuo volto, perché si conosca sulla terra la tua via, fra tutte le genti la tua salvezza" (Ps 67,2-3).

Ricordando la storia della evangelizzazione nella vostra grande isola, noi rendiamo omaggio oggi ai figli di san Vincenzo de' Paoli, ai figli di sant'Ignazio, poi ai padri spiritani, premostratensi, ai cappuccini, ai monfortani, ai fratelli delle Scuole cristiane, alle suore di san Giuseppe di Cluny, e ad alle altre numerose congregazioni.

Per questi uomini e queste donne di Dio la strada ha potuto essere lunga e dura. Molti non sono mai più tornati al loro paese d'origine; voi onorate qui le loro tombe. Bisognerebbe evocare molte figure: ricordero solamente il beato Jacques Berthieu, che ha dato la vita per il Vangelo, e quel grande fondatore che fu il padre Dalmond.

All'assemblea di Gerusalemme, che gli Atti degli Apostoli raccontano, si nota un vero rispetto per la cultura e i costumi di coloro che ricevevano per la prima volta il messaggio cristiano. Qui da voi, i missionari sono entrati ben presto in simpatia con la popolazione malgascia. Essi hanno imparato e coltivato egregiamente la vostra lingua - basti ricordare l'opera del padre Calvet -, hanno scoperto e studiato la vostra civiltà e la vostra terra. Per loro era, questa, una condizione per parlare con precisione la lingua del Vangelo e invitare gli uomini e le donne malgasce a scoprire il vero volto di Dio manifestatosi nel suo Figlio Gesù.

Voi ricordate anche la preoccupazione dei missionari di andare incontro sia ai poveri che ai ricchi, ai potenti e agli umili, ai malati e ai sani. Essi hanno prodigato molta energia e molto amore nelle opere sanitarie e nell'educazione.

Ma al centro delle loro attività, ciò che ha contato è la fede nascente in mezzo a voi, è il numero crescente di coloro che hanno ricevuto il Battesimo, che hanno accolto i doni dello Spirito Santo nella Cresima, che si sono accostati alla Comunione, al Corpo eucaristico del Cristo salvatore, che hanno trovato nel sacramento della Penitenza la grazia fedele di Dio che vuole riconciliare l'uomo con lui e con i suoi fratelli.

E, resi forti dalla grazia del Battesimo, ecco che dei laici divengono a loro volta degli evangelizzatori, catechisti, animatori di comunità, responsabili di movimenti, educatori. Ben presto, la chiamata del Signore al sacerdozio e alla vita religiosa si è estesa in mezzo a voi. Questa chiamata risuona con sempre maggior forza. Al presente, la Chiesa nel Madagascar, sempre lieta della presenza attiva di missionari generosi venuti da altre regioni del mondo, afferma la sua personalità grazie ai figli e alle figlie di questa terra che sono sempre più i missionari di questo tempo.


7. Cari fratelli e sorelle, noi possiamo insieme rendere grazie per la storia dell'evangelizzazione nel vostro Paese, per la vostra propria esperienza del dono di Dio sulla strada millenaria del Vangelo che percorre il mondo, che raggiunge i popoli e le nazioni nella loro diversità.

Il Vangelo apre all'umanità delle prospettive di pace, a motivo del comandamento stesso dell'amore che Cristo ci ha dato.

"Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi" (Jn 14,27).

La sorgente di questa pace è in Dio.

E' anzitutto la pace con Dio: la riconciliazione con il Padre. Perché è il Padre all'origine di ogni pace presso gli uomini, nel cuore dell'uomo, ed è il Padre la sorgente della pace tra gli uomini.

E vero che gli uomini, i cristiani stessi, non arrivano sempre ad essere quegli artefici della pace ai quali il Signore ha promesso l'ingresso nel suo Regno. La storia, nel vostro stesso Paese e nella vostra stessa Chiesa, porta il segno di sofferenze, di incomprensioni, dell'incapacità ad amare totalmente come il Signore ci ama, in una parola il segno del peccato.

Ma in questo tempo di Pasqua, non dobbiamo essere né sconvolti né spaventati: il Signore Gesù risorto, asceso presso il Padre, ci manda lo Spirito di verità e d'amore, di riconciliazione e di comunione. "Vi do la mia pace" (Jn 14,27).

Che noi possiamo accogliere questo dono! Che noi possiamo essere penetrati dallo Spirito di pace del Cristo affinché noi diveniamo costruttori di pace e di solidarietà! E' un compito per il mondo intero quello di far avanzare la pace e la cooperazione tra i popoli. E' un compito di ciascuna persona, di ciascuna famiglia, di ciascuna comunità di villaggio, di lavoro, di Chiesa. La strada del Vangelo passa per l'impegno di ciascuno a servire la causa della pace.

La strada del Vangelo passa attraverso l'invenzione di forme nuove di servizio e di competenza animate dall'amore, nella Chiesa e per il bene di tutta la società.

Cari amici di Antsiranana e di tutta la regione, ascoltate con fiducia l'appello del Cristo che dimora in tutti coloro che credono in lui! Abbiate fiducia e raddoppiate i vostri sforzi per rendere sempre più stretta fra voi la comunione della Chiesa e più forte la solidarietà di tutto un popolo!


8. Dobbiamo anche farci una domanda: al termine del nostro pellegrinaggio terreno nella fede, dove conduce la via del Vangelo annunciato dagli apostoli, dai missionari di tutti i secoli, dalla Chiesa intera? La seconda lettura della liturgia di oggi ce lo mostra. Nel libro dell'Apocalisse, san Giovanni, sotto l'ispirazione dello Spirito, contempla la città santa, Gerusalemme. Ma non la Gerusalemme terrestre dove il Cristo è stato crocifisso e dove è risuscitato, non quella donde gli apostoli sono partiti verso il mondo intero per annunciare il Vangelo, perché la città che san Giovanni contempla è la Gerusalemme celeste.

In questa città egli non vede alcun tempio. Egli scrive: "Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio" (Ap 21,22).

Nel Cenacolo, il Signore ha detto agli apostoli che egli verrà presso ogni uomo che osserva la sua dottrina, e che farà di lui - nella sua anima - la propria dimora e che egli dimorerà con il Padre.

Quando l'uomo stesso diviene il tempio di Dio, è l'inizio del cielo.

Nella Gerusalemme celeste, Dio il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, Dio stesso è il tempio eterno di tutti i redenti, mediante il Cristo, il redentore, l'agnello di Dio.


9. Meditando queste grandi verità e il mistero della nostra fede, espressi con forza nella liturgia del tempo pasquale, noi riprendiamo insieme le parole del salmista per dire al Cristo: "Esultino le genti e si rallegrino, / perché giudichi i popoli con giustizia, / governi le nazioni sulla terra" (Ps 67,5).

E per tutto il popolo di questo Paese, per tutti gli abitanti del Madagascar, per questa terra dove è conosciuta la via di Dio e la salvezza nel Cristo, invochiamo il Signore con le parole del salmo.

"Dio abbia pietà di noi e ci benedica"! (cfr Ps 67,2).

"Ho Tahin'Andriamànitra Isika Rehètra!" (Il Signore ci benedica!).

1989-04-29

Sabato 29 Aprile 1989




Incontro con le nuove generazioni nello stadio cittadino "Alarobia" - Antananarivo (Madagascar)

Giovane malgascio: non ti vedo come una piroga alla deriva! Il vento dello Spirito gonfia la tua vela nel sole della giustizia che è Cristo



1. Manà ahoana ianarèo rehètra? Cari giovani di tutte le regioni del Madagascar, vi ringrazio per la vostra accoglienza. Sono felice di questo incontro il primo giorno della mia visita nel vostro bel Paese. Voi rappresentate tutte le regioni della grande isola; quando vi vedo e vi ascolto, mi pare di percepire la vitalità di un popolo e trovo nel vostro entusiasmo molte ragioni di fiducia e di speranza.

Grazie al vostro Presidente per le sue parole di benvenuto e per la sua presentazione della gioventù malgascia. Il quadro che ha descritto include degli aspetti molto difficili: siete alle prese con ogni sorta di difficoltà, sia nella società che nella maniera in cui ciascuno conduce la sua vita. E' bene essere lucidi; è necessario guardare bene quello che non va e perché non va. Bisogna sapere quale uso si fa della propria libertà. Bisogna trovare i punti d'appoggio della propria personalità. E, come voi avete detto, bisogna essere fedeli a colui che illumina tutta la strada e che chiama all'unità tutta la famiglia umana: "Gesù Cristo, il Signore, il tuo fratello maggiore, lui che è via e verità, ti darà la vita".

Se ho ben seguito il vostro coro parlato, non vi fate illusioni sulle tentazioni e le debolezze che vi attendono; ma sapete anche che il vostro Battesimo vi ha legati a Cristo per entrare nella comunione della Chiesa e ivi addestrare i vostri fratelli.

Allora io mi chiedo persino se, nelle vostre presentazioni, non avrete forse un po' dimenticato di dire le vostre qualità, i vostri successi e tutte le vostre risorse! Perché io non vi vedo certo come una piroga alla deriva! Penso alla piroga tradizionale dei pescatori malgasci: essa avanza portata sulle acque profonde e le correnti che provengono dalle ancestrali ricchezze. Il vento dello Spirito gonfia la sua vela, nel sole di giustizia che è Cristo. La vostra piroga si stabilizza inoltre grazie all'equilibrio di tutto quello che voi imparate nella vostra formazione; insieme, costituite un equipaggio e dirigete la navigazione.

Potete evitare gli scogli. Potete gettare le reti. Pescherete i prodotti del mare.

E Cristo, che vive fra noi sin dal mattino di Pasqua, vi chiama a diventare pescatori di uomini!


2. Voi mi avete detto che il mio arrivo avrebbe dovuto portarvi un po' più di speranza, d'amore e di fede. Con la grazia di Dio, vorrei essere questo messaggero. Voglio dire che la mia missione è quella di interpellarvi: giovane malgascio, scopri in te stesso le ricchezze del dono di Dio! Ascolta attraverso la mia voce, Cristo, il tuo fratello maggiore: è il Buon Pastore che conosce le sue pecorelle e che ha dato la sua vita per salvarle dal male e dalla menzogna, per distoglierle dai falsi sentieri e impedir loro di cadere nel vuoto.

La vita, l'hai ricevuta dal tuo Creatore, attraverso i tuoi genitori, insieme alla forza del tuo spirito e all'abilità delle tue mani. Ora, sei tu che devi forgiare la tua personalità. Le guide non ti mancano. Sii perseverante, sii sempre franco; sii leale, degno della fiducia dei tuoi fratelli maggiori, dei tuoi compagni, dei più giovani che vengono dietro di te! Sai bene che se tu vuoi ricevere tutto senza dare il meglio di te stesso, non sarai felice. L'imparare e lo studiare non ti daranno soddisfazione se non attraverso la tua costante applicazione.

Rispetta il tuo corpo, non rischiare, per incoscienza, malattie o incidenti. Non lasciarti andare alle soddisfazioni senza domani dell'alcool o della droga, ti ridurrebbero alla schiavitù.

Nel tuo intimo, ascolta la tua coscienza che ti chiama a essere puro: è cosa seria l'impegnarsi nel matrimonio, si tratta di un fondamento per un edificio solido. Un focolare non può essere alimentato dal fuoco del piacere che brucia velocemente come una manciata di erba secca. Gli incontri passeggeri non fanno che rendere l'amore una caricatura, ferire i cuori e sbeffeggiare il disegno di Dio.

Se riponi la tua fiducia in Cristo, potrai vivere con la generosità e la purezza del Vangelo. E' vero per la morale familiare, è vero per la morale dell'onestà dinanzi ai beni, è vero in tutti i campi della solidarietà, in cui ciascuno è responsabile per la sua parte di ciò che fa vivere i suoi fratelli e le sue sorelle.

La tua personalità non sarà matura se non spezzi l'individualismo che ti allontana dagli altri. Il dialogo è fonte di ricchezza. La condivisione è fonte di saggezza. E' nella comunità di studi, di lavoro, di piaceri, di villaggio o di quartiere dove ciascuno acquista la sua vera dimensione di uomo. Se dai la mano ai tuoi compagni, sarete "come fratelli che vanno insieme nella foresta".


3. Cari amici, attraverso queste poche riflessioni, ho voluto incoraggiarvi a trovare il vostro cammino di cristiani vigorosi, riflessivi, costruttori. Con i vostri fratelli maggiori e i vostri Pastori, bisogna che scopriate ancor meglio come la Parola di Dio possa orientarvi e come la comunità della Chiesa possa sorreggervi.

Ma restereste delusi se io mi arrestassi a questi consigli. Poiché quello che il successore di Pietro attende da voi, l'ho già detto, è che anche voi diventiate dei pescatori di uomini. Non avete soltanto un posto nella Chiesa; avete la vostra parte di responsabilità affinché la Chiesa possa vivere nella fedeltà a Cristo e compiere la sua missione.

Nelle parrocchie, in città o nella campagna, il vostro dinamismo e la vostra esistenza sono utili a tutta la comunità, per l'animazione liturgica, per la catechesi e le attività dei fanciulli, per il mutuo aiuto.

Perseguite il dialogo con gli anziani, come ha mostrato il vostro coro parlato; l'avete detto, vi è una saggezza da ricevere. Ma il dialogo è utile in tutt'e due i sensi: potete reagire quando siete delusi dai vostri fratelli o anche dagli anziani, ma non fatelo con un atteggiamento critico che non porta a niente.

Fatelo proponendo nuove iniziative, accettando una reale concertazione con i sacerdoti e gli altri responsabili. Ciascuno deve apportare la piccola fiamma che si trova in lui affinché il fuoco comune renda calorosa e luminosa la casa-Chiesa.

Se giovani ed anziani alimentano insieme il fuoco, esso diventerà una luce tanto viva da illuminare i fratelli che cercano la loro via nella penombra. Sapete anche che il fuoco può distruggere e rendere sterile la terra; quindi vegliate affinché la fiamma sia quella dello Spirito Santo e la luce quella di Cristo.

Quando vi esorto in questo modo ad essere responsabili nella vita delle comunità locali, naturalmente penso anche ai vostri movimenti che sono qui ben rappresentati. Che siate studenti, operai, contadini, riunitevi in gruppi, andrete più lontano. Approfittate dell'esperienza e dei metodi che i movimenti vi propongono. Aprite insieme il Vangelo, cercate ciò che Cristo e la Chiesa vi dicono per agire insieme ai vostri compagni, per reagire positivamente dinanzi al lassismo o all'individualismo che ostacolano la società. Ho ricevuto il resoconto del vostro congresso nazionale del 1985 ed anche, qualche giorno fa, il rapporto dell'assemblea nazionale del vostro movimento dei giovani agricoltori, il TFMTK.

Ho visto qui la testimonianza di molte azioni positive compiute dai movimenti giovanili; molti sono gli impegni proposti. Vorrei incoraggiare le vostre decisioni e riprendo alcune vostre frasi: "Avanti! Incamminiamoci insieme, condividiamo l'amore con tutta la nostra anima! Diamo un volto nuovo, un volto giovane a tutto quello che faremo, dovunque andremo! La Chiesa ci dà fiducia; manifestiamo quindi la nostra maturità, dimostriamo che si può contare su di noi!".

Sulla vostra partecipazione alla vita della Chiesa, non posso dirvi tutto. Sta a voi avanzare con i vostri Pastori. Ma vorrei sottolineare ancora un appello. Per "manifestare la vostra maturità" di cristiani, fate maturare la fede del vostro Battesimo, ascoltate la Parola di Dio, non soltanto come un insegnamento, ma come la parola personale del Signore che vi ama e si rivolge a ciascuno di voi. Assimilate il suo messaggio di verità, nella riflessione e nella preghiera. Guardate quale via prendere, nello scambio fra voi e con gli anziani La parola di Cristo è linfa che scorre nel tronco e lungo i rami che siamo tutti noi.

E' il dono di una presenza che non vi mancherà, se saprete accoglierla. L'avete detto voi, è la Parola dell'alleanza conclusa tra ogni battezzato e Dio. Ricevete, regolarmente, Cristo che vi dona la vita nel sacramento dell'Eucaristia, che riconcilia i peccatori attraverso il sacramento del perdono.

Allora, giovane malgascio, potrai essere un testimone fedele, credibile.

Potrai rispondere con sicurezza nella tua fede personale alle obiezioni che ascolti.

Allora, con il gruppo, il movimento, la comunità voi sarete degli aggregatori. Farete progredire l'unità fra i cristiani, con un ecumenismo profondo e lucido. Sarete nella società malgascia artefici di pace.


4. Ascoltando ciò che dite delle vostre condizioni di vita, capisco che il vostro avvenire vi preoccupa. Siete le generazioni più numerose e lo sviluppo dell'economia nel vostro Paese resta precario. Non a tutti è assicurata un'occupazione. Troppo spesso urtate contro l'egoismo del "ciascuno per sé"; e questo giunge sino alla corruzione che denunciate.

Si è ancora lontani dalla comunione e dalla solidarietà che sono gli obiettivi dei cristiani. E' vero. Tuttavia, bisogna forse alzare le braccia perché il compito è difficile? Sapete bene che non è possibile, che non è degno dell'uomo. Vi ho detto che dovrete assumervi le vostre responsabilità nella comunità cristiana; vi dico anche di assumervi le vostre responsabilità nella società del vostro Paese, come cristiani che non possono avere sfiducia nell'uomo.

Ormai voi rilevate dei segni di miglioramento e contribuite ad essi.

Mettete tutta la vostra energia e tutta la vostra intelligenza al lavoro per la società del vostro Paese.

Voi, studenti, ritenete di essere troppo numerosi per gli sbocchi possibili. Non posso indicarvi soluzioni pratiche. La Chiesa non ha questa competenza. Ma quel che posso dirvi è di dirigere ogni sforzo della vostra formazione verso il servizio che da voi s'attende la società; di preparare il vostro progetto personale e di acquisire le vostre competenze per contribuire al bene comune. Siete già responsabili della salute di un popolo, consolidando la vostra salute fisica e morale.

Voi, giovani operai, artigiani lavoratori, nei servizi pubblici e nelle attività cittadine, voi ricordavate nel coro parlato la vostra preoccupazione per il salario, il vostro timore di fondare la famiglia. Lo comprendo. Ma, difendendo i vostri diritti, siate esigenti sulla qualità del vostro lavoro; non perdete di vista la sua utilità per tutta l'economia e perché tutta l'economia sia al servizio dell'uomo. Siete ben consci delle gravi preoccupazioni che comporta l'impegno nel matrimonio e l'educazione dei figli, ma riuscite a immaginare l'enorme ricchezza della comunione d'amore, del reciproco dono di sé, in una famiglia fondata secondo il disegno di Dio? Voi, agricoltori, so che il vostro compito è pesante, so che voi subite spesso un clima di insicurezza e azioni violente. Ma ho sentito anche nelle vostre testimonianze che sapete unirvi per migliorare i risultati del vostro lavoro.

Siete proprio voi a dire "Il riso deve essere curato per giungere a maturazione".

La vostra terra è generosa. Con la pazienza perseverante del lavoro delle vostre mani, essa vi dà frutti. Tutto il vostro popolo conta su di voi per l'alimentazione del corpo, condizione prima per permettere a tutti una vita veramente umana.

Un'ultima parola. Chiunque voi siate, qualunque siano le vostre difficoltà, dovete essere intransigenti nella difesa del diritto della giustizia.

Ad iniziare dai vostri comportamenti personali, non sarete dei cristiani nella società malgascia se non in una giusta solidarietà per il bene di tutti. Rifiutate la violenza, rifiutate il disprezzo, rifiutate la menzogna o la disonestà.

Assumetevi dei rischi se è necessario, ma restate fedeli all'amore privilegiato per i poveri e i più piccoli, rispettate la dignità di ciascun uomo anche se vi ha delusi. Sappiate perdonare e riconciliarvi, poiché voi siete i discepoli di Cristo che ha dato la sua vita per tutti, nell'infinito amore che si trova al centro della vita di Dio e che egli ci dona affinché lo condividiamo in lui.

E' li la sorgente della liberazione che Cristo porta con sé. Si, nella fede, abbiate a cuore di radunare gli uomini; nella fede, prendete coscienza che bisogna seminare l'amore; nella fede, edificate quello che costituisce la speranza degli uomini.


5. Interrogandomi sulla vocazione, pensate innanzitutto a Gesù e a Maria. La "vocazione" di Gesù era la sua missione di salvatore, la sua totale fedeltà alla volontà del Padre, perché egli è il Figlio di Dio e resta nella perfetta unità con il Padre. Tuttavia, poiché si è fatto uomo, simile in tutto a noi, salvo che nel peccato, ha dovuto affrontare la tentazione e l'angoscia dinanzi alla morte.

Dinanzi alle scelte più sicure, ha vissuto l'obbedienza fino in fondo. Rappresenta per la nostra vocazione più di un modello, è la ragion d'essere, la sorgente a cui l'umanità trova la sua vera via.

Maria, la madre del Signore, è santa sin dal primo momento. Accetta il ruolo particolare di donare al mondo il Redentore. Il compito poteva spaventare: ella vi acconsente aderendo senza riserve al richiamo che viene da Dio. Custodirà la Parola nel suo cuore; sarà vicina a Gesù nei momenti cruciali; starà in mezzo alla Chiesa nascente nel Cenacolo. Lo Spirito Santo l'ha riempita di grazia; è presente alla Pentecoste. La sua risposta totalmente santa la ascoltiamo nel suo cantico di rendimento di grazie per l'amore fedele di Dio che si propaga di epoca in epoca, prediligendo i poveri. Ella precede tutti i discepoli di suo Figlio nel pellegrinaggio della fede, come stella pura e come Madre tenera e misericordiosa.

La vocazione degli apostoli si compie a partire dall'appello di Gesù: Pietro e Giovanni lasciano le loro reti di pescatori, Matteo abbandona il suo mestiere di pubblicano. La frase: "Sono io" cambia la loro vita. Ricordatevi di Zaccheo: Gesù entra nella sua casa e subito questo pubblicano disonesto ripara i torti che ha provocato. Si vede nello stesso Vangelo che la risposta alla chiamata di Gesù resta libera: un giovane s'allontana per non rinunciare ai suoi "grandi beni", benché Gesù l'amasse.

"Sono io": Gesù lo dice adesso a ciascuno di voi. Sono io in tutto ciò che costituisce la tua vita, felice o difficile. Sono io nella fede, nella speranza, nell'amore. Sono io nel fondare la famiglia: è la vocazione della maggior parte. Sono io nel servizio ai tuoi fratelli, nella solidarietà con il tuo popolo, è anche la vocazione di tutti. Sono io nel consacrare la tua vita come sacerdote, religioso o religiosa, è la vocazione di alcuni affinché la presenza di Cristo sia significativa nella sua Chiesa.

Questi molteplici richiami non vi vengono imposti come un ordine improvviso venuto da lontano. La voce del Signore è la sua presenza in voi attraverso il Battesimo, è la sua presenza nei vostri fratelli e in tutta la comunità ecclesiale che attende i sacerdoti e i religiosi di cui ha bisogno.

Ognuno deve individuare il richiamo che si rivolge a lui, con l'aiuto degli anziani e dei fratelli. Per i sacerdoti soprattutto, è finalmente la Chiesa che ha il compito di confermare autenticamente la chiamata e di affidare una missione.

Grazie per avermi rivolto la domanda; è un segno di speranza per la Chiesa in Madagascar e un segno di generosità da parte vostra. Che il Signore vi aiuti a trovare il vostro cammino al suo seguito!


6. La vostra seconda domanda traduce le vostre inquietudini per lo sviluppo del vostro Paese e le difficoltà che conosce. Diciamo chiaramente che non è compito mio di analizzare tutti gli aspetti, né di proporre soluzioni. Questo innanzitutto perché siete voi, Malgasci, che dovete agire.

Il mio proposito, è di esortarvi a riflettere, alla luce della dottrina sociale della Chiesa, sul senso dello sviluppo ed i mezzi ad adoperare per realizzarlo. Lo sviluppo di un paese impegna la responsabilità di tutti, sia dei dirigenti che dei cittadini. Nessuno può disimpegnarsi dal ruolo che deve svolgere in funzione della sua personale situazione. Poc'anzi ho già parlato delle vostre responsabilità nella vita del Paese.

Sottolineero ancora due punti. Sulla scia di Paolo VI, ho ripetuto in una recente enciclica che lo sviluppo riguarda tutti gli uomini e tutto l'uomo.

Lavorare allo sviluppo, a ben considerare, è un dovere morale. Si tratta di servire l'uomo nella sua dignità: dargli i mezzi per assicurare la sua salute, per accedere alla cultura e alla formazione professionale; fare in modo che ciascuno abbia di che vivere e un alloggio per la propria famiglia, che ciascuno abbia la libertà di pensiero di credere e di celebrare la sua fede. E' lo sviluppo integrale che bisogna inquadrare.

Il secondo punto dinanzi alle difficoltà dello sviluppo e alla ineguale ripartizione dei mezzi, è il dovere della solidarietà all'interno di un popolo e al di là delle frontiere. Infine il problema si pone anche su scala planetaria: impegna le nazioni più favorite nei confronti delle più deboli. Sono stati raggiunti dei progressi nella cooperazione, bisogna riconoscerlo. Ma la strada è ancora lunga. Che ciascuno assuma il suo ruolo nell'impresa, per progredire insieme nella pace!


7. Se capisco bene la vostra terza domanda, esprimete la perplessità che sentite perché siete combattuti fra le tradizioni ancestrali, le tentazioni delle sètte e i modi di vita e di pensiero giunti dall'Occidente. Di più, come il vostro Presidente ha detto, l'equilibrio fra questi elementi si è stabilito in maniera differente a seconda che viviate in campagna o in città.

Credo che il compito della vostra generazione sia quello di progredire verso un equilibrio più soddisfacente. Gli scambi culturali e tecnici nel mondo moderno comportano una sorta di destabilizzazione nelle diverse società.

C'è bisogno di lucidità, di tolleranza, di un attento discernimento per costituire una cultura viva, arricchita di nuovi apporti senza perdere le sue vere radici.

Il cristianesimo non è giunto sulla vostra terra per sostituire una cultura con un'altra. Il Vangelo è per tutti i popoli e non cerca di offuscare le tradizioni che si sono sviluppate prima dell'annuncio missionario. Ma le illumina grazie alla Rivelazione del disegno di Dio unico per tutta l'umanità. Penetrare a fondo il suo messaggio vi aiuterà a fare le scelte necessarie fra le vostre tradizioni, per conservare le più preziose e le più giuste e, questo si, scartare certuni aspetti.

La Chiesa auspica che questo lavoro sia compiuto in maniera molto attenta, con la preoccupazione di arricchire la percezione della verità sull'uomo.

Ed è bene che il dialogo continui qui fra le generazioni ed anche con la Chiesa universale. Un'inculturazione soddisfacente non si può compiere in un circolo chiuso; bisogna confrontarsi con la Tradizione e il Magistero di tutta la Chiesa.

I vostri Pastori lo fanno con i loro fratelli del continente africano e con gli altri Pastori nel mondo. Il mio ministero di successore di Pietro comporta la preoccupazione dell'unità della Chiesa, l'incarico di vegliare sulla comunione nella fede dei differenti membri dell'unico corpo di Cristo. Auspico che voi, giovani malgasci, portiate il vostro contributo originale alla vita della Chiesa.

Per concludere, vorrei ringraziarvi per la vostra accoglienza, per le vostre testimonianze e per le vostre domande. Sono felice di aver trascorso questi momenti con voi. Conservo nel mio cuore e nella mia preghiera le vostre preoccupazioni e le vostre speranze. Porto nel mio cuore e nella mia preghiera le vostre preoccupazioni e le vostre speranze. Porto nel ricordo e nel mio cuore tutti i punti che compongono questo incontro. Punti intellettuali, affettivi, l'aspetto visivo. Adesso che la visibilità sta diminuendo, l'aspetto visivo diventa artistico. In particolare, come denominatore comune, conservo quello che è l'essenziale di questo incontro, di questo scambio: la gioventù. Fa molto bene ad un Papa anziano, venire a cercare un dialogo con i giovani, perché questo lo aiuta a diventare un po' più giovane, perlomeno psicologicamente, nelle intenzioni. Vi affido a Maria, la santissima madre del Signore e nostra madre. Ed invoco su di voi e su tutti i vostri fratelli e sorelle della grande isola, su tutta la gioventù malgascia, invoco un'abbondante benedizione divina.

1989-04-29

Sabato 29 Aprile 1989





GPII 1989 Insegnamenti - Al pellegrinaggio de "La Croix du nord" - Città del Vaticano (Roma)