GPII 1989 Insegnamenti - L'incontro di preghiera con i rappresentanti delle altre Chiese cristiane - Antananarivo (Madagascar)

L'incontro di preghiera con i rappresentanti delle altre Chiese cristiane - Antananarivo (Madagascar)

Sono chiamato a servire in maniera unica la santa causa dell'unità dei cristiani


Cari fratelli e sorelle.


1. Voglio esprimervi anzitutto la mia gioia di essere con voi in questo momento.

Vi ringrazio dell'occasione che mi avete dato di pregare con voi. Nel corso dei miei viaggi pastorali, visitando le diocesi cattoliche, compio una missione affidatami dal Signore, quella di "confermare i miei fratelli" (cfr Lc 22,32).

Inoltre ho sempre il vivo desiderio d'incontrare i fedeli delle altre Chiese e comunità ecclesiali per pregare con esse e metterci insieme all'ascolto dello Spirito Santo che "ci guida alla verità tutta intera" (cfr Jn 16,13). Vengo qui spinto da un amore sincero per tutti voi. In virtù di quello stesso ministero che mi è affidato - quello di servire l'unità nella verità e nella carità - sono chiamato a servire in maniera unica la santa causa dell'unità dei cristiani. Ho la convinzione che il movimento ecumenico è suscitato dallo Spirito Santo; è per questo che sono profondamente consapevole della mia responsabilità verso di lui.

Dobbiamo ricordarci tuttavia che l'unione di tutti i cristiani in una stessa professione di fede e nell'amore non può essere realizzata dai nostri soli sforzi, per quanto siano necessari, e neanche dagli impegni più generosi. Dio solo, diffondendo il suo amore nei nostri cuori, chiamandoci alla fede e facendoci il dono della speranza, ci riunisce e ci fa crescere nella comunione con lui e tra di noi. Si, come abbiamo espresso nel canto, è il Signore che ci mostrerà le sue vie, è il Signore che chiama popoli numerosi ad ascendere verso la nuova Gerusalemme. "Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati" (cfr Ep 1,18).

Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci ha condotti al cuore del mistero dell'unità. Nella preghiera che rivolge al Padre, Gesù mostra la sorgente e il modello supremo dell'unità: "Come tu Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola" (Jn 17,21). A questo proposito san Cipriano parlerà della Chiesa come di un "popolo che trae la sua unità dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" ("De Orat. Dom.", 23). Noi sappiamo che Gesù solo, con la sua Croce e la sua Risurrezione, ha reso possibile la nostra unità con Dio e tra di noi. L'ha realizzata nella Chiesa unica perché sia un segno di quella unità alla quale tutti sono chiamati. Purtroppo, nel corso dei secoli, i membri della Chiesa si sono opposti e separati. Mentre Gesù aveva pregato perché i suoi discepoli "fossero una cosa sola, affinché tutto il mondo creda", costoro manifestando le loro divisioni ed opposizioni in presenza di quelli che per la prima volta udivano il messaggio di Cristo, hanno danneggiato "la santissima causa della predicazione del Vangelo" (UR 1).


2. Grazie a Dio, si sono verificati cambiamenti notevoli nei rapporti tra cristiani; ed i legami che esistono oggi tra le Chiese e le comunità ecclesiali nel Madagascar ne sono un esempio stupefacente. In un clima di serenità, prendete insieme coscienza del retaggio lasciatovi dai primi evangelizzatori e dai primi cristiani di questo Paese. Voi onorate la memoria di coloro che hanno subito il martirio per fedeltà a Cristo. Voi avete celebrato recentemente il centocinquantesimo anniversario della prima traduzione della Bibbia nella lingua comune dell'isola, che ha segnato profondamente il moderno sviluppo della cultura malgascia.

Da quasi dieci anni il Consiglio delle Chiese cristiane del Madagascar, le attività delle commissioni, l'organizzazione di congressi, senza dimenticare le dichiarazioni comuni dei capi della Chiesa, sono stati testimonianza dei legami di comunione che si vanno sempre più intrecciando tra di voi. La partecipazione frequente dei fedeli alle riunioni ecumeniche di preghiera prova che la preoccupazione per l'unità non coinvolge soltanto i responsabili o certi organismi. In tutto il mondo, ovunque, si possono osservare i frutti del movimento ecumenico. Permangono contrasti dottrinali gravi, e talvolta sorgono problemi nuovi tra gli stessi cristiani. Ma guardando al cammino già percorso insieme, e alla realtà della preghiera e della collaborazione comune odierna, troviamo ragioni di speranza per il cammino che resta da compiere.


3. Incoraggio i cattolici malgasci a partecipare pienamente al movimento ecumenico, in unione con i loro Vescovi, dando prova di audacia e d'immaginazione.

Ricordo loro che la Chiesa cattolica si è impegnata irreversibilmente in questo movimento nel Concilio Vaticano II, fedele alle proprie convinzioni che sono l'espressione della volontà del Signore ricevuta nella fede. Nel decreto conciliare sull'ecumenismo, la Chiesa cattolica ha chiaramente proclamato che intende partecipare al movimento per l'unità dei cristiani, nel nome del Signore Gesù il quale, per mezzo dello Spirito Santo, "chiamo e riuni nell'unità della fede, della speranza e della carità, il popolo della Nuova Alleanza" (UR 2). Più tardi, con la pubblicazione di un direttorio ecumenico - attualmente in corso di aggiornamento - sono state date precisazioni per l'attuazione degli orientamenti conciliari. Infatti "la cura di ristabilire l'unità riguarda tutta la Chiesa, sia i fedeli che i Pastori, e tocca ognuno secondo la propria capacità" (UR 5).


4. Per i cattolici, agire secondo gli orientamenti e le direttive della Chiesa in materia di ecumenismo è un'esigenza spesso difficile, ma sempre fondamentale per l'unità. Voglio almeno menzionare qui la vita delle famiglie miste, che al cuore stesso del loro amore coniugale si imbattono nel dramma della divisione dei cristiani. Nonostante le loro sofferenze, queste famiglie possono essere operatrici dell'unità dei cristiani. E' necessario per questo che venga assicurata loro un'assistenza pastorale la quale tenga conto "delle particolari difficoltà inerenti ai rapporti tra marito e moglie, per quanto riguarda il rispetto della libertà religiosa: questa può essere violata sia mediante pressioni indebite per ottenere il cambiamento delle convinzioni religiose del consorte, sia mediante impedimenti frapposti alla libera manifestazione di esse nella pratica religiosa" (FC 78).


5. Ritorniamo ancora alla preghiera di Gesù per l'unità dei suoi discepoli, che abbiamo ascoltata nel Vangelo di san Giovanni. Entriamo in questa preghiera, e lasciamo che essa entri in noi. Mi piace riferirmi alle parole di sant'Agostino: "Le parole di Gesù risuonano nella nostra anima, e le nostre parole risuonano nella sua anima". Gesù stesso ci prende nella sua preghiera, ci porta con sé nella sua offerta al Padre. Lasciamoci afferrare da colui che prega, in noi e per noi: "Padre Santo, consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato al mondo, anche io li ho mandati nel mondo, perché siano anch'essi consacrati nella verità. Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai inviato" (Jn 17,17-21).

1989-04-29

Sabato 29 Aprile 1989




Il discorso ai Vescovi malgasci - Antananarivo (Madagascar)

La vostra parola profetica potrà dare il gusto dei veri valori


Carissimi fratelli nell'Episcopato.


1. Si realizza oggi il desiderio che portavate in voi da vari anni: la visita del Papa alla vostra Chiesa. Lo desideravo ardentemente anch'io. Ringrazio il vostro Presidente per le sue parole di benvenuto di questa sera. Ci eravamo soffermati sulle vostre preoccupazioni pastorali e sulle vostre speranze durante l'ultima visita "ad limina", ma trovarmi con voi, nel cuore della vostra Chiesa, è una grazia per me. Faccio mie le tre ragioni che già san Paolo adduceva nell'esprimere ai Romani il suo desiderio di recarsi tra loro (cfr Rm 1,11-15).

Mi è grato innanzi tutto essere testimone della vitalità religiosa delle vostre comunità cristiane, di fondazione ancora recente. Sono lieto di coglierne la testimonianza per portarla a Roma e alle altre Chiese.

Mi auguro che la mia visita dia nuovo slancio all'evangelizzazione che vi sforzate di portare avanti in tutti i campi, e sia d'incoraggiamento a coloro che vi collaborano.

Infine, in adempimento al compito che è proprio del successore di Pietro, vorrei contribuire a rinforzare la comunione che vi unisce alla Chiesa intera. La vostra posizione insulare, lontana da Roma, non deve assolutamente privarvi di questo scambio che caratterizza l'intero Corpo di Cristo. Al di là delle particolarità culturali dei popoli, siamo partecipi tutti della stessa fede, siamo chiamati ad organizzare la Chiesa, nella sua diversità, secondo le stesse strutture essenziali.

La Chiesa deve essere "comunione, al servizio della solidarietà di un popolo", secondo il tema che avete scelto per questa visita pastorale. Voglio promuoverlo insieme a voi.


2. Innanzitutto, voglio rendere grazie insieme a voi, per tutti i frutti dell'evangelizzazione in terra malgascia.

Domattina lo faremo solennemente con tutto il Popolo di Dio di Antananarivo e del Madagascar, beatificando Vittoria Rasoamanarivo. Essa ha realizzato perfettamente, nella vita da laica sposata, poi vedova, ciò che Cristo attende dai suoi discepoli, ciò che la Chiesa attende dai battezzati. La sua perseveranza nella fede e la sua luminosità apostolica fanno grande onore al popolo malgascio. Ma non è l'unica. Pensiamo a fratel Raphael Louis Rafiringa e ad un intera fioritura di altri laici, di religiosi, di sacerdoti ed ancor più di religiose, figli di questa terra: sono segno che la Chiesa ha messo ormai salde radici da voi, con i suoi Pastori scelti nel suo seno.

Insieme a voi, come dicevo stamane ad Antsiranana, vorrei rendere grazie a Dio per i pionieri missionari, venuti da lontano. I gesuiti ed i lazzaristi avevano desiderato evangelizzare questa terra già nel XVII secolo, senza poter ancora fondare una Chiesa. Avete giustamente reso omaggio a padre Pierre Dalmond, considerato fondatore della Chiesa cattolica nel Madagascar centocinquant'anni fa, con mezzi poveri e con una perseveranza ammirevole. Da cent'anni sono venute come rinforzo numerose congregazioni di religiosi e di religiose. Oltre cinquecento sacerdoti espatriati prestano ancora il loro servizio. Si deve ammirare la fede di questi uomini e di queste donne, il loro sincero amore per i vostri connazionali, tutta la loro silenziosa dedizione. Se nel passato il loro arrivo coincise con la conquista, questo non deve offuscare i loro meriti. Il loro solo desiderio, infatti, era di condividere con voi la fede che avevano essi stessi ricevuta gratuitamente. Oggi la gioia di questi apostoli è di vedere che c'è chi dà loro il cambio.

Infine, ringraziamo Dio del fervore e dello slancio manifestati oggi dalla Chiesa malgascia. Le strutture della Conferenza Episcopale, il funzionamento delle sue commissioni e degli organismi collegati costituiscono altrettanti punti di riferimento necessari per molte attività ecclesiali dinamiche, come attestano il Sinodo nazionale del 1975, il simposio dei sacerdoti del 1978, il simposio dei giovani del 1985. Quello che importa, oltre queste attività, è la qualità della fede e dell'amore che esse devono mantenere.


3. In quali direzioni deve svilupparsi questo dinamismo? Deve servire innanzi tutto l'evangelizzazione, con tutta la ricchezza di significato esposta nell'esortazione apostolica "Evangelii Nuntiandi" (cfr. Pauli VI, EN 17-39); l'annuncio e la messa in atto del messaggio di salvezza di Gesù Cristo per gli uomini e le donne del Madagascar, così come sono caratterizzati dalla loro cultura.

In occasione della visita "ad limina" ("Ad Madagascariae episcopos sacra Limina visitantes", 3, die 21 maii 1987: , X, 2 [1987] 1724ss), avevamo menzionato i diversi stadi e settori dell'evangelizzazione. Una parte delle vostre diocesi è piuttosto sguarnita, sotto tutti i punti di vista, e numerosi sono i Malgasci che non hanno avuto una vera iniziazione alla fede. Rimane ancora da realizzare soprattutto qui, ma anche altrove, una prima evangelizzazione. Incoraggio quelli che vi si impegnano, Malgasci e stranieri; e spetta senza dubbio a voi richiamare a questa responsabilità missionaria nei confronti dei loro fratelli, i cristiani malgasci che hanno ricevuto i primi doni della fede. Del resto sembra necessario e giusto un aiuto reciproco tra diocesi.

Vi sta a cuore che la buona Novella tocchi le persone nel più profondo del loro essere, tenendo conto della loro lingua, della loro saggezza quale la esprimono molti proverbi, del loro senso di Dio e dei loro vincoli con gli antenati, dei loro costumi familiari e sociali, in una parola, della loro cultura.

I lazzaristi avevano preso una notevole iniziativa nel comporre un catechismo in lingua malgascia già nel 1657. L'intera Bibbia è stata pubblicata in malgascio nel 1835. Ma l'inculturazione è un'opera molto più complessa che la traduzione linguistica; giustamente prestate ad essa molta attenzione. Il Concilio Vaticano II ha incoraggiato gli sforzi in questo senso. Presso di voi le prime generazioni cristiane, delle quali Vittoria è simbolo, hanno accolto il Vangelo nella sua radicalità, come era stato portato loro. I valori evangelici hanno potuto trasformare allora poco a poco e rinforzare il senso religioso e i valori umani quali la bontà, la pazienza o la solidarietà di cui l'anima malgascia è quasi naturalmente impregnata. Nell'opera di inculturazione, il dialogo tra la Chiesa universale e le altre Chiese africane è importante affinché l'originalità del messaggio cristiano sia salvaguardata, con la sua struttura teologica ed etica. La riflessione che state facendo nell'ottica dell'assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi sarà molto importante per la nuova evangelizzazione in tutta questa regione del mondo.

La preoccupazione per l'inculturazione non sostituisce, anzi richiama ed orienta tutti gli impegni di formazione, profonda e sistematica, e cioè contemporaneamente: catechesi dei bambini, catechesi dei giovani studenti di liceo, formazione continua degli adulti. Mi auguro che le scuole cattoliche svolgano la loro missione d'insegnamento globale beneficiando degli aiuti pubblici giustificati dai servizi resi alla società. Avete festeggiato i vent'anni del Centro nazionale catechistico, che ha potuto dare una formazione a numerosi catechisti diplomati. Voglio citare anche le trasmissioni cattoliche. Ecco esempi di una pastorale prioritaria perché la fede metta radici. L'attrazione delle sètte mette in evidenza la fragilità del sentimento religioso quando questo è mancante di riflessione, di nutrimento.


4. La fede è inseparabile dalla etica cristiana. E' il vasto campo della formazione delle coscienze: è incombenza della Chiesa, e di voi tutti specialmente, che siete stati costituiti dottori e guide per il Popolo di Dio. La vostra parola profetica potrà dare il gusto dei veri valori. E questo servizio è d'importanza capitale per la società nel suo insieme, le cui mutazioni comportano molti pericoli. Consideriamo soprattutto l'etica familiare e l'etica sociale.

Siete intervenuti sull'argomento con coraggio e con chiarezza nei vostri documenti. Mi auguro che i vostri connazionali ne riprendano gli insegnamenti e s'ispirino ad essi nella loro vita.

Per quanto attiene la famiglia, conosco il vostro documento del 22 novembre 1988 sul rispetto della vita. Richiamate con fermezza il piano di Dio sull'amore coniugale e la procreazione; proponete una pianificazione familiare naturale, rifiutate "l'imperialismo della contraccezione", e ancor più l'aborto, che del resto è contrario alla saggezza malgascia e alla legge civile.

V'incoraggio vivamente a continuare a formare le coscienze su questo punto fondamentale. Iniziative come il Movimento di Promozione Familiare (FTK) potranno contribuire a questa pastorale.

Nel campo civico e sociale, nel 1987 abbiamo parlato di un serio deterioramento del clima morale e sociale. Tutti questi mali sono ben conosciuti e ormai spesso denunciati. Tanto più urgente è una ripresa. Possano i responsabili politici reagire contro tutto ciò che mina il coraggio di lavorare e l'onestà, la sicurezza e la pace, il senso del bene comune e l'etica del servizio, il progresso sociale e l'unità nazionale! E possa la vostra lettera pastorale del novembre 1987 dal titolo "Per il risanamento della nazione" suscitare presso i vostri connazionali un'azione concreta e perseverante! Si, bisogna promuovere la giustizia, ma bisogna anche portare sollievo oggi stesso all'indigenza, come s'impegna a fare la vostra Caritas. Bisogna promuovere anche la salute. Bisogna lottare contro l'analfabetismo. Bisogna incoraggiare gli "animatori di sviluppo".


5. Per realizzare l'evangelizzazione e ispirare la promozione umana di cui abbiamo parlato adesso, non mancherete di fare appello a tutte le forze vive della Chiesa.

I fedeli laici, nel Madagascar, hanno assunto sin dall'inizio il ruolo importantissimo che incombeva loro sia nei compiti ecclesiali che nel rinnovamento delle strutture della società. Hanno formato dei "Comitati di Chiesa". Possono collocarsi senz'altro nella linea della recente esortazione apostolica. Parlero su questo argomento domani. Incoraggiateli. Create dei militanti nei vari ambienti, anche quelli operai e rurali, date loro delle possibilità di formazione spirituale e di discernimento.

So bene che lo smarrimento dei giovani vi preoccupa in particolar modo; il loro grande numero rende tanto più preoccupanti i problemi della qualità dell'insegnamento e della disoccupazione. Ma i giovani cristiani hanno anche coraggio e salute spirituale - possono essere apostoli come all'epoca di Vittoria.

Mi rallegro con voi per l'aumento del numero di religiosi, e particolarmente di religiose malgasce. E' un bellissimo segno per la vita apostolica e per la vita contemplativa.

Tutto questo non deve in alcun modo diminuire i vostri sforzi per preparare un clero più numeroso, desideroso di competenza e di santità. Questa formazione è per voi una preoccupazione fondamentale, dalla quale dipende il futuro della Chiesa e la qualità dell'apostolato dei laici stessi. Vedete con gioia aumentare sensibilmente le vocazioni; questo fenomeno è senza dubbio dovuto in buona parte alla qualità cristiana delle famiglie, ma anche alla pastorale delle vocazioni, alla mobilitazione dei cristiani nella preghiera, e al contributo specifico dei piccoli seminari e dei noviziati, a condizione che il discernimento vi sia correttamente esercitato nella scelta e nelle motivazioni dei candidati.

Per quanto riguarda i grandi seminari, vi siete orientati verso case decentrate in ciascuna provincia, con uno statuto speciale per l'Istituto Superiore di Teologia di Ambatoroka (ISTA). I motivi di questa scelta sono facili da capire. Resta tuttavia intatto il problema di fornire a questi seminari superiori, insegnanti e direttori spirituali competenti. Anche con la soluzione prospettata di professori specializzati itineranti, rimane indispensabile che gli accompagnatori spirituali rimangano costantemente vicini agli studenti. Possiate convincere i vostri sacerdoti, secolari o religiosi che siano, della bellezza di quel ministero che consiste nel formare futuri sacerdoti! Per quanto riguarda i sacerdoti delle vostre diocesi, vi incoraggio a fare di essi un presbiterio unito e fraterno, dove secolari e religiosi vivano in armonia. Sarete attenti alle situazioni di solitudine o allo scoraggiamento che le condizioni del loro ministero potrebbero creare. In contraccambio, chiedo ai sacerdoti, specialmente a quelli espatriati, di collaborare lealmente con voi.

Accanto alle forze cattoliche vive, sono attive altre comunità cristiane. L'ecumenismo va promosso, dicevo poco fa nella cattedrale. Abbiamo infatti una testimonianza comune da dare, nei confronti di coloro che non conoscono Cristo e di fronte ai gravi problemi dello Stato. Nel Nord, il dialogo interreligioso con i musulmani trova anche esso una sua collocazione, sempre nella chiarezza.

Effettivamente, dobbiamo innanzi tutto e soprattutto pregare lo Spirito Santo, che ci è stato trasmesso attraverso l'imposizione delle mani nel momento della nostra ordinazione episcopale: egli dimora in noi. Lui solo può far si che il nostro ministero porti un sovrappiù di santità nel nostro popolo; lui solo mantiene in noi la speranza, perché dobbiamo continuare a seminare, sapendo che la messe non ci appartiene. Ma se saremo fedeli, la messe non mancherà. Con l'apostolo Pietro, vi dico: "Fatevi modelli del gregge" (1P 5,3). E vi benedico con tutto il cuore.

1989-04-29

Sabato 29 Aprile 1989




L'omelia della Messa per la beatificazione della laica malgascia - Ai fedeli riuniti, Antananarivo (Madagascar)

Vittoria Rasoamanarivo: nella vita matrimoniale, nella comunità ecclesiale, nel servizio ai poveri testimonio la sua passione per Cristo



1. Deàao i Jesoa Kristy Tompo! (Sia lodato Gesù Cristo!) "Se uno mi ama, osserverà la mia parola" (Jn 14,23).

Questa domenica del tempo pasquale è un grande avvenimento per la Chiesa nel Madagascar.

Per la prima volta nella vostra storia, una figlia di questa terra, Vittoria Rasoamanarivo, è elevata alla gloria degli altari.

Mi rallegro perché, tramite la mia venuta in mezzo a voi, la Chiesa apostolica, la Chiesa dei santi Pietro e Paolo, è presente in questo giorno e reca qui tutta l'eredità di fede e di vita che, attraverso la testimonianza degli apostoli, deriva dal mistero pasquale di Gesù Cristo, redentore del mondo.

Nella gioia pasquale, sono felice di salutare il vostro Pastore, mio fratello il Cardinale Victor Razafimahatratra, così vicino al Vescovo di Roma come membro del Collegio dei Cardinali. Saluto anche il suo ausiliare, monsignor Nicolas Ravitavirao e gli altri Vescovi presenti. Il mio saluto cordiale anche ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e a tutti i fedeli laici.

Desidero esprimere la mia gratitudine al Presidente, alle autorità dello Stato e della regione che hanno voluto prendere parte a questa celebrazione tanto significativa per la Chiesa cattolica del Madagascar.

Nel Cenacolo, prima di tornare al Padre, Gesù Cristo ha promesso agli apostoli il Paraclito: "Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa" (Jn 14,26).

Oggi, la Chiesa del Madagascar partecipa in una forma del tutto particolare alla venuta del Paraclito, alla discesa dello Spirito Santo. Infatti il frutto più bello della sua azione è la santità dei figli e delle figlie degli uomini. Nella santità si manifesta l'amore che è il più grande dei doni dello Spirito Santo (cfr 1Co 13,13) e che, più di ogni altra cosa, innalza l'uomo agli occhi di Dio.


2. "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Jn 14,23).

Noi onoriamo oggi una donna che ha amato autenticamente il Cristo; una donna che è rimasta fedele alla parola del Signore: Vittoria Rasoamanarivo. La Chiesa riconosce la sua santità, con i fratelli e le sorelle di questa terra che l'ammirano, che si ispirano al suo esempio, che contano sulla sua intercessione.

La Chiesa nel Madagascar e la Chiesa nel mondo la salutano come colei nella quale Dio dimora, come una sorella alla quale si è vicini nella misteriosa realtà della comunione dei santi.

Vittoria, infatti, ha vissuto intensamente il dono della fede, fin dalla sua iniziazione cristiana come catecumena. Essa ha accolto lo Spirito del Cristo.

Ha saputo conservare, per tutta la sua vita, il ricordo vivo della Parola di Gesù (cfr Jn 14,26). Con la forza del "Consolatore" ha trovato il coraggio per una fedeltà indefettibile.

Nel profondo di sé, Vittoria rimaneva incessantemente alla presenza di Dio. Tutti erano colpiti dall'intensità della sua preghiera. Avendo familiarità con la presenza di Dio, sapeva trascinare gli altri nell'intimità con il Signore.

Ad immagine della Vergine Maria, procedeva nel corso dei giorni nel pellegrinaggio della fede. Non aveva forse dato alla Union catholique la consegna: "Santifichiamo anzitutto noi stessi, poi ci preoccuperemo di santificare gli altri"? La testimonianza della sua azione ben dimostra che non si trattava di una pietà chiusa in se stessa. Al contrario, Vittoria non poteva concepire che un cristiano potesse portare ai fratelli la buona Novella senza aprire tutto il suo essere alla potenza della grazia. Per questo, anche tra le attività e le preoccupazioni, trovava sempre molto tempo per la preghiera.


3. Ai cristiani di oggi, Vittoria insegna come vivere il proprio Battesimo.

Adolescente, educata dalle suore di san Giuseppe di Cluny, prepara con serietà il suo ingresso nella Chiesa. Scoprendo i comandamenti di Dio, è subito decisa ad osservarli, a lottare contro il peccato. Pratica l'obbedienza alla legge di Dio in una gioiosa libertà interiore, come colui che ama. così accoglie la vita nuova che le è donata. Il sacramento del Battesimo significa veramente per essa lasciarsi afferrare dalla presenza di Cristo risorto! La sua conversione è così libera e pura che essa dà l'impressione, fin dall'inizio, di essere cristiana in tutto il suo essere. La Cresima terminerà di fare di lei una fedele, un "tempio dello Spirito Santo", come dice l'Apostolo.

Noi preghiamo Vittoria perché aiuti i figli e le figlie del Madagascar a ricevere il dono della fede nella maniera generosa in cui essa lo ha ricevuto; la preghiamo perché trascini i fratelli e le sorelle malgasci a porre tutta la loro vita, nella luce di Cristo, che illumina i battezzati, guida le loro decisioni, li sostiene nella sofferenza e li accompagna nella gioia.

Prendete anche esempio da lei nello scoprire il suo profondo amore alla Messa, alla quale non voleva mai mancare. La comunione con il Corpo di Cristo è il vero nutrimento del battezzato, poiché è l'incontro più intimo con il Signore: egli si è fatto pane di vita perché potessimo partecipare alla sua vita. Egli si dona nella comunione perché i nostri legami fraterni siano rafforzati ed ampliati attraverso la sua presenza di amore. Ha voluto che il suo sacrificio fosse celebrato in tutti i tempi affinché tutte le generazioni si offrissero, in lui, al Padre per la salvezza e la riconciliazione delle genti.

Sappiamo anche quale coraggiosa fedeltà Vittoria abbia dimostrato al sacramento del Matrimonio, nonostante le prove ad esso legate. Il suo impegno era stato sigillato davanti a Dio e pertanto non accetto di metterlo in discussione.

Con il sostegno della grazia, rispetto il suo sposo a dispetto di tutti e gli conservo il suo amore, nel desiderio ardente che si volgesse verso il Signore e si convertisse; le fu riservata la consolazione di vedere, alla fine, suo marito accettare il Battesimo.

Fratelli e sorelle, sull'esempio di Vittoria, non mancate mai di andare a bere alla fonte di acqua viva dei sacramenti: sono i doni inesauribili di Cristo alla sua Chiesa!


4. Legata ai suoi fratelli e alle sue sorelle in questa profonda comunione, Vittoria ha praticato la solidarieta con costante generosità, poco preoccupata di accumulare ricchezze su questa terra. Non si trattava soltanto di donare, si trattava di andare incontro ai poveri, agli ammalati o ai prigionieri e testimoniare loro tutto l'amore di cui era capace: alleviava le sofferenze ed offriva quello che aveva con umiltà, dimenticando il suo rango sociale privilegiato.

Per questo essa è anche un esempio coinvolgente. Le vostre situazioni sono diverse; ma i poveri sono sempre in mezzo a voi. Mi rallegro del tema che avete scelto per questa visita pastorale; vi colloca veramente sulla scia di Vittoria. La Chiesa, comunione al servizio della solidarietà di un popolo: questo vuol dire che preoccupazione di tutti è di condividere ciò che li fa vivere, i beni spirituali e i beni materiali. Questo vuol dire che tutti si sentono responsabili del bene comune. Questo vuol dire che tutti cercano la giustizia evangelica che dà a ciascuno le possibilità di crescere. Questo vuol dire che nella vita pubblica, nella vita professionale, nella vita familiare, tutti lavorano per avanzare sulla via dello sviluppo integrale dell'uomo, dell'uomo amato da Dio, dell'uomo fraterno.


5. Nel corso di un periodo critico della giovane Chiesa del Madagascar, Vittoria è apparsa in tutta la sua statura di laica attivamente impegnata nella vita della comunità e nel suo apostolato. Quegli anni di servizio alla comunità ecclesiale hanno lasciato un ricordo ancora vivissimo. Ed anche se ora le circostanze sono del tutto diverse, una grande luce emana da Vittoria, dopo che più di un secolo è passato. La beatificazione conferma che essa è un modello per i fedeli laici di oggi.

Cristiana nella sua casa, cristiana nell'ambiente della corte di cui faceva parte, attiva nel movimento delle Figlie di Maria, Vittoria si trovava pronta ad assumere delle responsabilità eccezionali. Aveva la fiducia di tutti; venne incaricata di animare e proteggere l'"Union catholique" che doveva conservare viva la comunità privata dei suoi sacerdoti.

L'energia che traeva dalla fede e dalla vita di preghiera, Vittoria la mise a servizio di tutti con una attiva collaborazione con Fratel Rafiringa e tutti i membri dell'Union. Grazie alla sua influenza, potè collaborare a mantenere aperta la Casa di Dio e solida la comunità. Animava con fervore la preghiera comune. Vigilava perché la formazione spirituale progredisse di pari passo con l'istruzione sul senso della fede. I fratelli e i cristiani più preparati dirigevano dei ritiri in cui molti poterono rafforzare la loro fede. Sapeva pacificare le tensioni. Con i suoi incoraggiamenti, aiutava i fratelli e le sorelle a rimanere uniti, sia in città che nelle altre sedi.

Durante il difficile periodo, in cui i sacerdoti erano stati allontanati, la comunità non perdette il suo dinamismo apostolico: alcuni catecumeni venivano istruiti e preparati al Battesimo. Questo bene corrispondeva alla passione che Vittoria ebbe in tutta la sua vita, quella di far conoscere Gesù Cristo, di comunicare la buona Novella che la riempiva di speranza e di gioia. fu una vera missionaria. Per lei, non c'era felicità più grande che vedere i suoi accedere alla fede e ricevere il Battesimo.

Quando contempliamo la figura di Vittoria all'interno della giovane Chiesa di questo Paese, capiamo ancora meglio il ruolo insostituibile dei fedeli laici, così fortemente evidenziato dal Concilio Vaticano II e recentemente dall'assemblea del Sinodo dei Vescovi. In una esortazione apostolica, ho affermato la grandezza della vocazione e della missione dei laici nella Chiesa e nel mondo.

Sono felice di aver potuto venire presso di voi per celebrare la beatificazione di una figlia del vostro nobile popolo malgascio, che è stata "colonna e fondamento" per i suoi fratelli e sorelle. D'ora innanzi lo sarà ancora di più.


6. Vittoria mostra in particolare il posto che spetta alle donne nella Chiesa.

Donna laica, essa ricorda presso di voi le donne del Vangelo, o meglio quelle di cui san Paolo ha conservato il ricordo: Lidia, che ebbe un ruolo importante nella giovane comunità della città di Filippi (cfr Ac 16,14-15), Damaris che accolse il Vangelo ad Atene quando ben pochi lo ascoltavano, Loide ed Eunice che trasmisero la loro fede a Timoteo (cfr 2Tm 1,5). Con le sue belle doti di donna, Vittoria, a sua volta, ha assunto le missioni di evangelizzazione, di santificazione e di animazione. Ha saputo dispiegare una intensa attività in buona armonia con tutti i membri della Chiesa, sia uomini che donne, sacerdoti o laici.

Nella nostra epoca, ci è parso particolarmente importante reagire ai troppi atteggiamenti negativi di cui le donne hanno sofferto ed ancora soffrono e che sono estranei allo spirito del Vangelo. "L'aperto riconoscimento della dignità personale della donna costituisce il primo passo da compiere per promuoverne la piena partecipazione sia alla vita ecclesiale che a quella sociale e pubblica (CL 49).

La beatificazione di Vittoria è un incoraggiamento per tutte le sue sorelle del Madagascar. Si sentano pienamente riconosciute nella loro dignità e responsabilità di cristiane! Non esitino a dare il loro contributo specifico all'evangelizzazione! La loro attitudine all'ascolto della Parola di Dio e alla trasmissione della fede, la qualità del senso morale, la sensibilità particolare per la dignità dell'essere umano sono beni insostituibili per la Chiesa (cfr CL 49-52).


7. Voi riconoscete nella vostra prima beata le qualità tradizionali del vostro popolo. Molti testimoni ne hanno descritto la pazienza, non una rassegnazione o una fuga di fronte alle difficoltà, ma un atteggiamento profondamente pacato davanti a quello che rattrista o ferisce, persino davanti al male che si condanna.

La sua instancabile pazienza rafforzava il suo convincimento cristiano per rimanere fedele al legame indissolubile del Matrimonio, nonostante le umiliazioni e le sofferenze che doveva sopportare. Impressionava coloro che l'avvicinavano per la gioia interiore da cui era pervasa. Conservava una fiducia ottimista, anche nei momenti più inquietanti. Non si stacco mai dai legami ancestrali di solidarietà che nel suo popolo uniscono ogni persona a tutta la società; faceva fiorire in se stessa la spiritualità naturale dei Malgasci.

Ed è con tutta la ricchezza della sua personalità che Vittoria ha dato la sua adesione senza riserve alla fede. L'intimità con Cristo e i doni della sua grazia l'hanno condotta a portare molto in alto le sue virtù umane. Noi ammiriamo in lei una donna a cui è stato concesso di unire meravigliosamente quello che ha ricevuto dalla tradizione e dalla cultura malgasce con quello che ha ricevuto dalla luce del Vangelo. Nella sua semplicità spontanea, è un magnifico esempio per la vostra comunità cristiana desiderosa di valorizzare il meglio della sua eredità in un fecondo incontro con la grazia del Battesimo. Credo che la santità di Vittoria potrà illuminare in profondità le ricerche che state facendo per una giusta inculturazione della fede cristiana nella vostra terra.


8. "Ti lodino i popoli, Dio, / ti lodino i popoli tutti". / Esultino le genti e si rallegrino! (Ps 67,4-5).

E' veramente un giorno di grande gioia, di gioia pasquale per il popolo del Madagascar.

E' anche un giorno di grande gioia per la Chiesa, che invita i popoli di tutta la terra ad unirsi in essa nella fede e nella salvezza.

La Chiesa tutta condivide la gioia di ciascuno di loro, condivide oggi la vostra gioia, figli e figlie del Madagascar.

I beati e i santi - di generazione in generazione - sono segni della nostra vocazione alla Gerusalemme celeste che ci ricorda la seconda lettura di questa domenica con il libro dell'Apocalisse di san Giovanni. Essi indicano la strada a tutti gli uomini e a tutte le donne, la strada della vocazione definitiva dell'uomo. E' la strada della partecipazione alla gloria eterna di Dio stesso: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Fratelli e sorelle, figli e figlie del Madagascar, avanzate su questa strada al seguito della vostra compatriota! In verità, "nella casa del Padre mio vi sono molti posti" (cfr Jn 14,2).

Ho tahin andriamànitra isika rehètra! (Il Signore ci benedica!).

1989-04-30

Domenica 30 Aprile 1989





GPII 1989 Insegnamenti - L'incontro di preghiera con i rappresentanti delle altre Chiese cristiane - Antananarivo (Madagascar)