GPII 1989 Insegnamenti - Congedo dal Paese - La Réunion (Madagascar)

Congedo dal Paese - La Réunion (Madagascar)

"Sviluppate il prezioso patrimonio d'intesa e di concordia tra le etnie"


Signor Ministro.


1. Nel momento in cui si conclude il mio viaggio pastorale nel Dipartimento di La Réunion, desidero ringraziare dal profondo del cuore tutte le persone che hanno contribuito al felice svolgimento della visita.

Vi ringrazio, signor Ministro, d'essere venuto a salutarmi a nome del Governo francese e, attraverso la vostra persona, rivolgo i miei ringraziamenti al signor Presidente della Repubblica francese. Rinnovo a lui i miei ferventi voti ed a tutto il popolo francese metropolitano.

Esprimo la mia viva gratitudine al signor Prefetto della Regione La Réunion così come a tutte le autorità civili e militari, al personale della Polizia, che mi hanno permesso, grazie all'esercizio attento delle loro funzioni, di prendere con il popolo de La Réunion il contatto diretto che io desideravo, come pastore, avere.

A lei, monsignor Gilbert Aubry, che mi ha ospitato nella sua diocesi, il più cordiale ringraziamento, ed anche ai sacerdoti, ai religiosi e religiose, ai rappresentanti dei Consigli pastorali che ho avuto la gioia d'incontrare ieri sera in particolare.

Infine, di tutto cuore ringrazio la popolazione di La Réunion per la sua accoglienza simpatica e calorosa.


2. Nel lasciarvi, vi porto nel cuore e vi conservo nella mia preghiera. Infatti, so che la vostra Isola, malgrado la sua bellezza, non è il paradiso terrestre. Nel guardare i vostri visi sorridenti, si può anche indovinare che condividete, con la ricca sensibilità delle genti delle isole, le preoccupazioni che attraversano l'umanità d'oggi. La natura seducente e tumultuosa che vi circonda è li per ricordarvi che la vita dell'uomo sulla terra è una lotta senza sosta per ricominciare e che bisogna sempre andare in avanti, senza mai soffermarsi.

Tuttavia, per far fronte all'avvenire, la vostra società dispone di un vantaggio che vi si può invidiare in numerose altre regioni del mondo: la vostra unità.

Infatti, la popolazio ne di La Réunion è la prova che genti venute dall'Europa, dal Madagascar, dall'Africa, dall'India, dal Pakistan, dalla Cina, possono vivere insieme e lavorare mano nella mano. Con i vostri fratelli e sorelle delle isole vicine, sviluppate questo prezioso patrimonio d'intesa tra le etnie, dello spirito di concordia fra i membri della grande famiglia umana.


3. Cattolici di La Réunion, siate sempre più uomini e donne di riconciliazione, sull'esempio del beato fratel Scubilion, per vivere autenticamente il Vangelo di libertà e proclamarlo con audacia, come fece questo Fratello delle Scuole cristiane.

Sotto la guida dei vostri pastori, continuate a costruire la Chiesa con responsabilità e determinazione. Che all'avvicinarsi del bimillenario dalla nascita di Cristo, l'evangelizzazione possa trovare un nuovo spirito! così come a me piace ripetere, vi dico: "Non abbiate paura! Cristo vive. Ci ha fatto questa promessa: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20)".

Da questa bella regione dell'Oceano Indiano, c'è un desiderio che sorge da tutti i cuori: il desiderio di pace! Possiate portare il vostro contributo alla pace fra gli uomini vivendo sempre meglio lo spirito delle beatitudini! Vi lascio su questa parola di Cristo: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9)! Vi benedica il Signore! Benedica e conservi nella sua pace tutti i popoli dell'Oceano Indiano!

1989-05-02

Martedi 2 Maggio 1989




La cerimonia di benvenuto - Lusaka (Zambia)

L'armonia fra le razze è la vostra risposta all'inaccettabile sistema dell'apartheid


Signor Presidente, distinti membri del governo dello Zambia, fratelli Vescovi, fratelli e sorelle in Cristo, cari amici.


1. Grazie a Dio ho la gioia di essere qui in terra di Zambia e di salutare ciascuno di voi; saluto che estendo a tutto il popolo dello Zambia. Vi ringrazio per avermi ricevuto all'inizio della mia visita pastorale. Sento già l'ospitalità per cui gli abitanti dello Zambia sono ben noti. E desidero che sappiate che vengo fra voi come un amico, un amico dell'Africa, un amico dello Zambia. Possano questi giorni della mia visita rafforzare i vincoli già forti dell'amicizia fra noi.

Era molto tempo che desideravo venire nello Zambia! Ringrazio sua eccellenza il Presidente Kaunda perché spesso mi ha rinnovato l'invito e sono felice perché così posso contraccambiare le visite che ha fatto in Vaticano.

La mia profonda gratitudine è indirizzata anche ai Vescovi cattolici dello Zambia che mi hanno invitato a rendere visita a loro e al loro popolo all'inizio delle celebrazioni del centenario della Chiesa cattolica in questo Paese.


2. Lo Zambia è una nazione giovane con una popolazione giovane - una nazione che venticinque anni fa conquisto la sua indipendenza in modo pacifico. Molti di voi ricordano quei giorni storici del 1964. Giustamente avete tenuto alla vostra indipendenza e libertà, impegnandovi nel grande compito di costruire una società unita e armoniosa, una vera casa per tutto il suo popolo.

Desidero esprimere il mio incoraggiamento al governo e a tutti i cittadini dello Zambia per lo sforzo che state facendo per rendere questa terra un luogo di autentica libertà, fratellanza e solidarietà reciproca, una nazione in cui i bambini possano crescere e vivere nella dignità e nella libertà degne dei figli di Dio.


3. Venendo nel vostro Paese come successore dell'apostolo Pietro, considero la mia visita come un momento di intensa comunione spirituale con la comunità cattolica dello Zambia. Desidero pregare con i miei fratelli e sorelle nella fede. Cerchero di confermarli nella nostra speranza nel Signore Gesù Cristo. Cerchero di trasmettere loro il messaggio dell'amore infinito di Dio per essi e per tutti senza distinzione.

Sono lieto che i Vescovi abbiano scelto come tema della celebrazione del centenario della presenza della Chiesa in questo Paese: "Crescendo insieme in Cristo nostra speranza, come autentici Cristiani Africani". In questo modo la celebrazione ci ricorderà il passato quando dovremo accumulare energie per il futuro, un futuro all'insegna della speranza. Il centenario ci ricorda uno dei primi missionari, famoso per la sua fede e per il suo zelo, padre Joseph Dupont, e il suo compagno padre White che arrivarono qui nel 1891. La Chiesa rende grazie a Dio per gli uomini e le donne che hanno prestato qui la loro opera fin dall'inizio, rendendo testimonianza del messaggio d'amore e di riconciliazione di Cristo. La vitalità della Chiesa dello Zambia di oggi attesta che essi erano realmente seguaci di Dio e che attraverso le loro opere sono diventati il campo di Dio, edificio di Dio (cfr 1Co 3,9).


4. Saluto i capi e i rappresentanti delle altre Chiese cristiane e comunità ecclesiali che sono generosamente venuti ad accogliermi. Sono venuto per riunire tutti i cristiani a lodare Dio affinché la fede, la speranza e l'amore crescano in molti cuori da quando la buona Novella fu proclamata per la prima volta. Desidero celebrare con voi la fede comune che condividiamo nell'amore di Dio che è stato riversato nei nostri cuori dallo Spirito Santo (cfr Rm 5,5). Che questo possa essere un periodo di apertura al mistero della volontà di Dio per la Chiesa e per il popolo dello Zambia.

Ai seguaci delle altre tradizioni religiose e a tutti gli uomini di buona volontà tendo la mano amichevole in segno di pace. Vi ringrazio tutti per l'accoglienza.


5. Cari amici: all'inizio di questa visita pastorale ho pregato Dio affinché i frutti siano abbondanti nello Zambia. So che gli avvenimenti degli ultimi anni in questa regione, e gli avvenimenti mondiali che non vi hanno riguardato ma che hanno afflitto tutte le nazioni in via di sviluppo hanno portato con sé difficoltà sociali ed economiche. Siete chiamati a non perdere la fiducia negli ideali che ispirano la vostra politica pubblica e che consistono nel riconoscere l'uguale dignità di tutti gli esseri umani senza discriminazione di tribù, razza, colore o credenza. Le difficoltà non devono portare ad un indebolimento del vostro impegno per proteggere e promuovere tutti i diritti individuali.

Come Nazione guida dell'Africa, siete riusciti con fatica a costruire una società di rapporti armonici fra la gente di ogni razza. Questo, e i vostri continui sforzi di promuovere un dialogo costruttivo fra le parti interessate, deve essere la vostra risposta all'inaccettabile sistema dell'apartheid. Il razzismo è condannato ma non basta condannarlo. Vanno favorite le condizioni che permettono di bandire la paura e di raggiungere la riconciliazione. E quando la gente delle altre zone dell'Africa è costretta ad abbandonare la propria terra a causa della fame o dei conflitti, siete chiamati ad un grande sforzo di solidarietà verso tutti i rifugiati che busseranno alla vostra porta per avere cibo e riparo. Mentre gli offrite generosamente ospitalità so che non sarete mai lasciati soli nel vostro sforzo di prendervi cura di loro, e che la comunità internazionale darà l'assistenza di cui hanno bisogno tutti coloro che soffrono.


6. Signor Presidente, cari amici: la Chiesa e lo Stato sono diversi per natura e propositi, ma servono la stessa gente. Nel loro impegno a difendere la dignità naturale di ciascun uomo, donna e bambino creati ad immagine di Dio, la Chiesa e lo Stato nello Zambia avranno molto da condividere e dovranno collaborare in modo efficace per il bene comune. Signor Presidente, sono consapevole che in molte occasioni avete espresso pubblicamente il vostro apprezzamento per il contributo della Chiesa in questo Paese grazie al quale gli abitanti dello Zambia stanno facendo progressi, specialmente nel campo della cultura, della salute e nello sviluppo umano. Questo, unito agli amichevoli rapporti fra la sua Nazione e la Santa Sede è fonte di grande soddisfazione. Oggi a Lusaka, ho espresso la mia gratitudine per l'andamento di questi rapporti.

Signor Presidente, che Dio continui a benedire lei e i suoi collaboratori.

La mia preghiera oggi è quella che il Signore avrebbe scelto per lo Zambia, cui promette con le parole del Salmo: "Benediro tutti i suoi raccolti, / saziero di pane i suoi poveri. / Rivestiro di salvezza i suoi sacerdoti, / esulteranno di gioia i suoi fedeli" (Ps 131,15-16).

Che Dio benedica sempre lo Zambia!

1989-05-02

Martedi 2 Maggio 1989




A sacerdoti e religiosi, religiosi e seminaristi raccolti nella cattedrale dedicata all'Assunzione - Lusaka (Zambia)

Le speranze di evangelizzazione dei primi missionari sono ora nelle vostre mani


Cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. Desidero ringraziare l'Arcivescovo Mungandu per le cordiali parole di benvenuto che ha voluto rivolgermi, a vostro nome, all'inizio di questa celebrazione. Questa sera, nell'incontrarmi con voi - i sacerdoti, i religiosi ed i seminaristi dello Zambia - desidero esprimervi il mio amore e la mia profonda stima per quanto state facendo per edificare la Chiesa nel vostro Paese. Quale successore di Pietro e Pastore universale, posso assicurarvi che le vostre gioie e i vostri dolori sono anche i miei.

E particolarmente opportuno che il nostro incontro si svolga nel contesto della preghiera e della celebrazione della Parola di Dio. La nostra odierna lettura tratta dalla lettera di san Paolo ai Romani, ci ricorda una verità fondamentale circa la nostra esistenza cristiana: noi siamo stati chiamati a vivere una nuova vita in Cristo. Questa vocazione è la base del nostro ulteriore impegno nel sacerdozio e nella vita religiosa.

Riferendosi al Battesimo san Paolo scrive: "Per mezzo del Battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova... così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù" (Rm 6,4-11). Il Battesimo è la fonte della nuova vita. E' la fonte della vocazione in Cristo di ogni credente. Per mezzo del potere dello Spirito Santo, noi moriamo al peccato e veniamo innalzati alla comunione con Dio, ad una vita di grazia, ad una santità che è dono di Dio. Con il Battesimo noi veniamo incorporati nella Chiesa, il Corpo di Cristo; diveniamo parte del mistero di Cristo stesso.


2. Ci avviciniamo velocemente al centenario dell'arrivo, del cristianesimo in questo Paese. E' un momento opportuno per guardare sia al passato che al futuro.

Come poter dimenticare i primi missionari, persone come padre Von Oost, padre Depaillat e il Vescovo Dupont dell'ordine dei padri Bianchi; e i primi gesuiti, padre Kraupa, padre Moreau e padre Torrend, che giunsero dall'Est e dal Sud? Nè possiamo dimenticare le suore Domenicane e le suore Bianche, in particolare madre Jean de Valois e madre Claver.

Gli sforzi dei primi missionari e le loro speranze di evangelizzazione, sono ora nelle vostre mani. Voi a vostra volta, lascerete questo compito a coloro che ora si stanno formando. Io vi chiedo di mantenere vivo lo spirito missionario e di coltivare il seme sparso su questa terra. Fin dal primo destarsi del cristianesimo in questo Paese, c'è stato uno straordinario legame di vicinanza tra sacerdoti religiosi e laici. Possiamo ringraziare Dio perché nonostante i cambiamenti politici e sociali, questo stretto rapporto ha conservato il suo vigore. Nel corso degli anni gli uomini si sono rivolti alla Chiesa per ricevere orientamento e per trovare una guida sicura basata sulla carità e sulla fedeltà all'autentico Magistero. Essi continuano a fare lo stesso ancora oggi e si aspettano che voi con simile zelo, li aiutiate ad entrare nel terzo millennio.

Come i primi missionari, molti di voi uomini e donne - sono giunti da altri paesi per continuare la semina, la coltivazione e il raccolto. A nome di tutta la Chiesa, vi ringrazio per il generoso dono che fate di voi stessi, dettato dall'amore verso Cristo e verso il suo popolo. Vi incoraggio a perseverare nell'adempimento della missione che con tanta gioia avete intrapreso.


3. L'immensa opera di evangelizzazione nello Zambia, sia nel passato che nel presente, ha un unico scopo: quello di far si che il popolo creda che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e che credendo in lui essi abbiano la vita nel suo nome (cfr Jn 20,31). Qui ancora una volta ci troviamo di fronte al grande mistero della morte e Risurrezione con Cristo nel Battesimo. La nuova vita di grazia ci spinge a predicare il Vangelo della salvezza agli altri, ad amarli e a servirli come Cristo ha fatto dando testimonianza del Regno a venire.

Mediante il Battesimo ogni singola persona partecipa della missione sacramentale della Chiesa, ma per coloro che sono chiamati al sacerdozio e alla vita religiosa, vi è una rinnovata consacrazione al servizio di Dio. Tanto più grande è il vostro obbligo cristiano di morire al peccato e di vivere una nuova vita, vita di grazia, vita conforme allo Spirito. Tanto più forte è il vostro dovere cristiano di cercare la perfezione nel seguire il comandamento di Dio: "Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48). La vita di ogni sacerdote o religioso, non è più soltanto sua, uomo o donna che sia: viene donata nel totale servizio a Cristo per l'edificazione del suo corpo, la Chiesa.


4. Cari fratelli sacerdoti: mediante il sacramento dell'Ordine noi siamo stati creati strumenti viventi di Cristo, l'eterno sacerdote. Ci è stata conferita una grazia speciale che ci rende capaci di vivere in Cristo nonostante le nostre umane debolezze, di diventare una sola cosa con lui, che si fece sommo sacerdote per amor nostro, "santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori" (He 7,26).

La santità dei sacerdoti è di suprema importanza nell'opera di evangelizzazione.

Quali ministri dei sacri misteri, in particolare del sacrificio eucaristico che è "fonte e apice di tutta la vita cristiana" (LG 11), voi agite nella persona di Cristo stesso. Voi adempite la vostra missione principale e manifestate più pienamente il vostro sacerdozio quando celebrate l'Eucaristia - tanto più quando questo mistero penetra nei cuori e nelle menti delle persone, perché voi, loro sacerdoti, vivete il mistero che celebrate (cfr "Dominicae Cenae", 2). Che la celebrazione della Messa per e con il vostro popolo sia sempre la vostra forza e la vostra gioia più grande.

Inoltre, mediante il sacramento della Penitenza, vi è stato conferito il potere di legare e di sciogliere. Qui desidero ripetere quello che dissi lo scorso anno ai sacerdoti dello Zimbabwe: "Amate e accostatevi spesso a questo sacramento" ("Allocutio ad presbyteros, "Bulawayo", in Zimbabua habita", O, die 12 sept. 1988": , XI, 3 [1988] 711). Se infatti abbiamo il dovere di aiutare gli altri a convertirsi e a vivere, ancor più abbiamo la responsabilità di fare lo stesso: "Convertirsi significa tornare alla grazia della nostra vocazione... (e) meditare sull'infinita bontà e amore di Cristo...

Significa rendere costantemente conto davanti a Dio, dei nostri cuori, riguardo al nostro servizio, il nostro zelo, la nostra fedeltà... Significa rendere anche conto delle nostre negligenze e dei nostri peccati, della nostra timidezza, della nostra mancanza di fede e di speranza, del nostro pensare come gli uomini pensano e non come Dio pensa" ("Epistula ad universos Ecclesiae Sacerdotes adveniente Feria V in Cena Domini", 10, die 8 apr. 1979: , II [1979] 857ss).

In relazione al sacramento della Penitenza vi esorto inoltre a ricordare le parole del Signore: "Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove... e va dietro a quella perduta finché non la ritrova?" (Lc 15,4).

Il nostro sacerdozio ci chiede di lasciare il nostro cammino per portare la fede e la riconciliazione a coloro che ancora non conoscono Cristo o si sono allontanati dalla pratica della loro fede.


5. Miei cari fratelli e sorelle nella vita religiosa: desidero anche rendere grazie a Dio per voi e per tutto quello che state facendo per produrre un abbondante raccolto nella vigna del Signore nello Zambia. Ciascuno di voi ha un dono speciale da offrire, sia attraverso l'apostolato nel mondo, che, come il povero Clares, attraverso una vita "nascosta con Cristo in Dio" (cfr Col 3,3). Lo stato contemplativo serve a ricordare a tutti i religiosi la loro chiamata ad essere "specialisti nella preghiera" (cfr. Paoli VI, die 28 oct. 1966: Insegnamenti di Paolo VI, IV [1966]).

Mediante la professione dei consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza, voi date testimonianza del Regno di Dio ed edificate il Corpo di Cristo conducendo gli altri ad una vita di conversione e di santità. Vi esorto a restare fedeli al carisma dei vostri istituti e a lavorare in stretta collaborazione con i Vescovi nel portare avanti il vostro apostolato (cfr. "Mutuae Relatione"s, 8). Lasciate che il mistero della "nuova vita in Cristo" penetri ogni aspetto delle vostre vite cosicché qualsiasi cosa facciate, in parole ed opere tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre (cfr Col 3,17).

Una vita di castità, povertà ed obbedienza, deliberatamente accolta e vissuta con piena fedeltà, contraddice la riconosciuta saggezza del mondo circa il significato della vita. Ma la vostra testimonianza di religiosi può trasformare il mondo e i suoi modi di pensare ed agire proprio attraverso il vostro amore per tutti, il vostro distacco dalle cose materiali e la vostra abnegazione.

Nella vostra dedizione a Cristo, che "spoglio se stesso" per amor nostro (cfr Ph 2,7), dovete sempre essere consapevoli dei vostri compatrioti che soffrono le conseguenze della crisi economica e sociale. Molti di loro vivono in povertà e nutrono incertezza e timori per il futuro. Sia il vostro modo di vivere che il vostro apostolato, dovrebbero essere al servizio di queste persone e dovrebbero sempre riflettere il vostro legame con loro. Vi esorto quindi a esprimere una reale e concreta solidarietà con la vita, le lotte e le incertezze dei vostri fratelli e sorelle. Solo se accettate questa componente essenziale della vostra vocazione religiosa, troverete la gioia, che è il dono di Cristo a coloro che hanno lasciato ogni cosa per seguirlo. Di quale inestimabile valore è la testimonianza delle vostre vite - se autentica e gioiosa - per il popolo dello Zamhia che continua a trovare gioia e realizzazione nelle sue tradizioni secolari ora arricchite dai valori del Vangelo!


6. Infine, desidero rivolgermi anche ai seminaristi qui presenti. Molto di quanto è stato da me detto finora, vale anche per voi. Oggi siete qui convenuti da tutte le diocesi dello Zambia ed io ringrazio Dio per la freschezza, l'entusiasmo e il vigore che vedo sui vostri volti. Sono inoltre grato a Dio per il crescente numero di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa in questo Paese. Voi siete la "spes gregis" - la speranza del gregge di Cristo - da cui dipende il popolo. La vostra fede e generosità nel rispondere alla chiamata che voi credete vi venga da Dio, è molto significativa per gli altri giovani. E' mia fervida preghiera che il generoso spirito di servizio che colma oggi i vostri cuori, rimanga e cresca in voi. "cosicché vedendo le vostre buone opere, gli uomini rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (cfr Mt 5,16).

Vi esorto a mettere a frutto i vostri anni di preparazione al sacerdozio. Approfondite la vostra conoscenza personale di Cristo mediante la preghiera e lo studio, attraverso la riflessione e l'autodisciplina. Sono felice che recentemente sia stato istituito un Centro di Spiritualità in cui i candidati per il Seminario Maggiore possono approfondire la loro vita spirituale per poter servire meglio, in qualità di sacerdoti, il Popolo di Dio.

Parlare del sacerdozio significa parlare di un impegno al celibato che duri tutta una vita. Anche questo carisma è reso possibile dalla "nuova vita in Cristo" che noi riceviamo al momento del Battesimo. Ricordate che ogni qualvolta Dio ci dona una vocazione particolare, ci dà anche la grazia necessaria per adempiere ad essa. Ma noi dobbiamo riporre tutta la nostra fiducia in lui senza riserva. Noi siamo semplici vasi di creta, lui il vasaio. Ed è libero di plasmarci come vuole (cfr 2Co 4,7).


7. Infine, cari fratelli e sorelle - sacerdoti, religiosi e seminaristi dello Zambia - vi dico: gioite; gioite nel Signore e nella nuova vita di cui partecipate mediante il Battesimo. Cristo parla a voi e vi dice: "Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena" (Jn 16,24). Possiamo esser certi che Dio non rifiuterà buoni doni a coloro che cercano di dedicarsi completamente al suo servizio per la salvezza del mondo. Affido tutti voi alla sua amorevole Provvidenza e di cuore vi imparto la mia benedizione apostolica.

1989-05-02

Martedi 2 Maggio 1989




Incontro con l'Episcopato - Lusaka (Zambia)

L'assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi sarà un forte momento di grazia per la Chiesa del continente


Cari fratelli Vescovi.


1. In occasione della mia visita pastorale al vostro Paese vi saluto tutti con spirito di amore fraterno: "A quanti sono amati da Dio" nello Zambia, "che sono chiamati a essere santi: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (cfr Rm 1,7). Essere qui è per me motivo di grande gioia; grazie per il vostro gentile invito. Sono lieto di avere l'opportunità di rafforzare i vincoli della comunione ecclesiale che abbiamo celebrato insieme durante la vostra visita "ad limina" a Roma lo scorso anno.

La mia visita coincide con i preparativi per l'ormai prossimo centenario della Chiesa dello Zambia nel 1991. Nel vostro Paese la Chiesa da umili origini è cresciuta e fiorita. Oggi conta nove diocesi, numerose parrocchie e stazioni rurali, un crescente numero di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, l'impegno laicale aumenta e ci sono molte istituzioni educative mediche e sociali.

Gioisco con voi per il dono della salvezza in Cristo che il Padre ha voluto fare allo Zambia attraverso il potere dello Spirito Santo. Grazie agli zelanti sforzi dei missionari, uomini e donne, il Vangelo è stato portato qui per obbedire al comandamento di Cristo di ammaestrare tutte le nazioni (cfr Mt 28,19). Ma la sfida di portare avanti l'opera di evangelizzazione non cessa mai.

Con san Paolo possiamo dire: "Guai a me se non predicassi il Vangelo!" (1Co 9,16). Tutta la Chiesa africana è continuamente chiamata a proclamare il Vangelo di Gesù Cristo.

Per questo motivo sono stato lieto di annunciare all'inizio di questo anno una speciale assemblea per l'Africa del Sinodo dei Vescovi. Questo è il risultato di numerose richieste da parte di vari gruppi e individui nel corso degli anni così come della mia personale esperienza, maturata nel corso delle visite precedenti, della vitalità della Chiesa africana. Confido che l'assemblea speciale sarà un momento di grazia particolare per la Chiesa in Africa. So che vi unirete a me nella preghiera per l'effusione dello Spirito Santo su quest'evento e sulla sua preparazione.


2. Alla vigilia del centenario della Chiesa nello Zambia, i vostri pensieri devono inevitabilmente rivolgersi alle necessità spirituali e alle aspirazioni di tutti coloro che vivono nel vostro Paese. Nel corso della vostra visita "ad limina" lo scorso anno, ho trattato alcuni dei seguenti argomenti: ho parlato del matrimonio e della famiglia, dei giovani, dei seminaristi e dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose, dell'impegno dei laici nelle piccole comunità cristiane, dell'ecumenismo, delle comunicazioni sociali e dei bisogni dei rifugiati. Oggi desidero continuare le mie riflessioni. Desidero soprattutto discutere sul Magistero della Chiesa e sul ruolo del Vescovo diocesano quale autentico maestro di fede per il suo popolo.

Cristo stesso disse ai suoi apostoli di fare discepoli in tutte le nazioni, insegnando loro ad osservare tutto ciò che lui aveva comandato (cfr Mt 28,19-20). Prima di tornare al Padre, Gesù promise di mandare lo Spirito Santo sulla sua Chiesa per guidarla all'interno di tutta la verità (cfr. Jn 16,13). Con l'unzione dello Spirito della verità l'intero Popolo di Dio è stato reso capace di aderire alla fede ricevuta, per approfondire i suoi misteri e applicarli più pienamente nella vita quotidiana (cfr LG 12).

Quali successori degli apostoli, al Papa e ai Vescovi è stata affidata la missione di predicare la Parola di Dio. Il Concilio Vaticano II insegna che i Vescovi sono gli araldi della fede, che portano nuovi discepoli a Cristo e sono "dottori autentici, cioè rivestiti dell'autorità di Cristo", che predicano al popolo affidato alla loro cura. Spetta ai Vescovi insegnare la fede, farla fruttare ed essere vigili verso gli errori che minacciano il loro gregge (LG 25).

Nell'assolvere questo grande compito, cari fratelli, dobbiamo essere certi che Dio, che ce lo ha affidato, ci darà anche la grazia per adempierlo. Da parte nostra, dobbiamo sempre perseverare nel nostro compito di insegnare, dobbiamo cercare i mezzi più validi ed efficaci per assolverlo e non dobbiamo mai perdere la fiducia nel potere dello Spirito Santo la cui grazia abbiamo ricevuto alla nostra ordinazione.


3. Nella Chiesa locale, il Vescovo diocesano è "il moderatore di tutto il ministero della Parola" (CIC 756). Come tale egli è chiamato a collaborare attivamente con molte persone al servizio del Vangelo. Ad ogni livello della vita della Chiesa, è vostro dovere assicurare che la Parola porti frutti e cresca nella vita dei credenti (cfr Col 1,6). Per tutti i membri della Chiesa ciò richiederà una continua formazione nella dottrina e disciplina cristiana e nelle ricchezze della vita spirituale. I sacerdoti, i religiosi e i laici devono formarsi continuamente nella vita cristiana, per mantenere la fede, secondo la loro vocazione particolare. La loro conoscenza della fede deve essere approfondita; la sua pratica deve determinare le loro scelte e azioni e l'amore per lei deve far nascere il desiderio di condividerla con gli altri.

I sacerdoti sono i vostri indispensabili compagni di insegnamento, nel santificare e guidare il Popolo di Dio e quindi devono ricevere una formazione spirituale ed intellettuale pari alle loro responsabilità. Per questo motivo vi esorto a prestare particolare attenzione alla formazione di coloro che si preparano al sacerdozio e anche di continuare l'educazione di coloro che sono già stati ordinati cosicché i vostri sacerdoti possano essere un solo cuore e una sola mente con voi nel ministero della proclamazione della Parola (cfr PO 7). Amore per Cristo significa aver cura del suo gregge, soprattutto di quelli che ancora non lo conoscono e di quelli che si sono allontanati. Mi unisco a voi nel chiedere a Dio di benedire l'opera del Centro spirituale di Emmaus che avete istituito per cercare dei sacerdoti educandoli adeguatamente a servire il gregge di Cristo.


4. Il vostro dovere di Vescovi di far si che la fede "risplenda e porti frutto" (cfr LG 25) richiede anche di provvedere alla crescita spirituale dei laici. Potete essere giustamente fieri delle numerose organizzazioni laiche dello Zambia e di tutti i catechisti e i responsabili laici che fanno molto al servizio del Vangelo. I cattolici sono chiamati ad occupare posti di responsabilità nella vita civile e culturale di questo Paese. Ma voi dovete vigilare affinché il buon seme del Vangelo non venga gettato o soffocato e non appassisca tra le tentazioni e le preoccupazioni della vita moderna (cfr Lc 8,11-14). Dovete rispondere alle molte e profonde questioni che lo Zambia deve affrontare mentre guarda al futuro. Come Pastori e maestri vorrete fare tutto il possibile per aiutare il vostro popolo a comprendere la fede cattolica alla luce dei loro problemi sulla vita e delle sfide che possono essere sollevate dagli altri.

Questo compito di insegnare esige allo stesso modo un approccio sistematico alla catechesi degli adulti adatta a diversi gruppi di persone. Una speciale attenzione meritano coloro il cui stato sociale, economico e culturale può indebolire il loro senso di identità cattolica o il loro legame con la comunità della Chiesa. Né posso omettere di menzionare la sollecitudine richiesta ai Pastori, verso coloro che trovano difficile assolvere gli obblighi cristiani del matrimonio e della vita familiare, secondo l'insegnamento della Chiesa. I maestri della fede devono costantemente invitare il popolo alla conversione, alla perseveranza, ad un amore più profondo fondato sulla Croce. Ci dobbiamo ispirare alle parole di san Paolo: "Comportatevi da cittadini degni del Vangelo" (Ph 1,27).

Nel contesto della formazione dei laici, il vostro ruolo di maestri esige anche attenzione per l'educazione religiosa dei giovani. Sono a conoscenza e condivido la vostra preoccupazione per i giovani dello Zambia, che costituiscono una così gran parte della popolazione. Molti di loro non possono proseguire la loro istruzione o trovare un lavoro. Aiutandoli, la Chiesa manifesta l'amore che Cristo ha per loro. Insegnando loro il Vangelo li aiuta a rispondere ai loro profondi interrogativi sulla vita e sulla salvezza. Nelle scuole cattoliche in particolare dovrebbero riuscire a trovare una sana catechesi nella dottrina cattolica e nella vita cristiana, specie attraverso l'istruzione e il buon esempio di maestri ben preparati spiritualmente ed intellettualmente per questo compito importante.

Infine, cari fratelli, vi esorto a servirvi dei mezzi di comunicazione per promuovere la missione di Magistero della Chiesa. L'uso della stampa, della radio e della televisione non servirà solo ai cattolici; influenzerà e informerà anche l'opinione pubblica sulla Chiesa e sul suo Magistero. So che la Chiesa nello Zambia è libera di usare i mezzi di comunicazione. Non esitate dunque a servirvi delle risorse e dei talenti necessari per assolvere questo importante ministero come parte della vostra opera di maestri della fede.

La prossima domenica, il 7 maggio, sarà la XXIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Nel mio messaggio per questa occasione, io sottolineo che: "Il problema che la Chiesa oggi deve affrontare non è più se l'uomo della strada può afferrare un messaggio religioso, ma come servirsi dei mezzi di comunicazione per dargli il pieno impatto del messaggio evangelico. Il Signore ci incoraggia direttamente e semplicemente ad avere una veduta più ampia nella nostra testimonianza e nella nostra comunicazione: "Non temete dunque... quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti" (Mt 10,26-27)" ("Nuntius scripto dotus ob diem ad communicationes sociales fovendas dicatum", 6, die 24 ian. 1989: vide "supra", p. 163).


5. Cari fratelli, vi incoraggio e desidero esservi vicino nel vostro fedele servizio a Cristo e nel vostro zelante impegno per amore del Vangelo nello Zambia.

Di fronte alle nuove sfide vi state sforzando di far conoscere Cristo alla gente affinché a sua volta lo trasmetta agli altri. State costruendo la Chiesa con il vostro esempio guidando i fedeli ad una conoscenza sempre più profonda della sua vita e della sua missione. Come dice san Paolo, so che "colui che ha iniziato in voi quest'opera buona la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù" (cfr Ph 1,6).

Con affetto fraterno nel Signore e pienamente fiducioso nel potere della grazia divina che opera nelle vostre Chiese locali, imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

1989-05-02

Martedi 2 Maggio 1989





GPII 1989 Insegnamenti - Congedo dal Paese - La Réunion (Madagascar)