GPII 1989 Insegnamenti - L'omelia della Messa - Ai fedeli riuniti della diocesi di Ndola, Kitwe (Zambia)

L'omelia della Messa - Ai fedeli riuniti della diocesi di Ndola, Kitwe (Zambia)

Il prossimo centenario della Chiesa nello Zambia apre un futuro di grandi promesse


"Il Signore è vicino!" (Ph 4,5).

Cari fratelli e sorelle in Cristo


1. Queste parole ci danno conforto e coraggio. Esse spiegano il nostro incontro oggi qui a Kitwe, nella "cintura del rame". Il Signore stesso ci ha riuniti. Nel nome di colui che è il Pastore principale della Chiesa, io saluto ognuno di voi.

Saluto gli altri concelebranti, i Vescovi delle vostre nove diocesi e, in particolare, il Vescovo De Jong di questa diocesi di Ndola. Saluto i sacerdoti, gli uomini e le donne religiosi, i seminaristi, i catechisti.

Saluto i dirigenti civili e i membri delle altre Chiese cristiane e le comunità ecclesiali presenti.

Oggi a Kitwe, Dio mi permette di proclamare l'amore di Cristo per il suo popolo, il suo amore per il giovane ed il vecchio, il ricco ed il povero, per il sano ed il sofferente, credenti e non-credenti, profughi. Rallegriamoci insieme nel messaggio dell'amore di Gesù per ognuno e tutti noi.


2. L'amore di Dio viene espresso dalle parole del profeta Ezechiele nella liturgia della Messa di oggi: "Ecco, io stesso cerchero le mie pecore e ne avro cura" (Ez 34,11). Il Dio di Israele si rivela al popolo del vecchio testamento come un pastore. Il pastore attento cerca le sue pecore e le protegge dall'essere disperse. Egli cerca i pascoli migliori per loro. Al momento opportuno le conduce a riposarsi. Egli vigila soprattutto sui membri smarriti, isolati, sofferenti o offesi del gregge.

Questa immagine ci è familiare. Infatti, Gesù dice di se stesso: "Io sono il Buon Pastore. Il Buon Pastore offre la vita per le pecore" (Jn 10,11).

Gesù può dire queste parole di se stesso perché egli e il Padre condividono lo stesso amore per il genere umano. Come abbiamo ascoltato nel Vangelo di oggi, per la festa di san Filippo e san Giacomo, durante l'ultima Cena, avvicinandosi l'"ora" per Gesù di offrire la propria vita per i peccati del mondo, Filippo chiese: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre" (Jn 14,8-9).


3. Gesù chiama Dio suo Padre ed insegna ai suoi discepoli a chiamare Dio "nostro Padre". Ma nel Cenacolo, Filippo e Giacomo e gli altri apostoli sentono qualcosa di più. Gesù dice: "Chi ha visto me ha visto il Padre". Spiegando questo concetto egli continua: "Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?". Qui, la conversazione di Gesù con gli apostoli la notte precedente la sua Passione contiene una speciale rivelazione dell'unità di Dio nella Trinità delle Persone.

Il Figlio viene dal Padre. Come uomo, nato dalla Vergine Maria per mezzo dello Spirito Santo, il Figlio rimane sempre nel Padre e il Padre rimane in lui (cfr Jn 14,11). Avendo portato a termine la sua missione di Redenzione, Gesù ritorna al Padre. perciò egli dice agli apostoli riuniti nel Cenacolo: "Io vado al Padre" (Jn 14,12). Egli è venuto nel mondo dal Padre. Ora egli lascia il mondo e ritorna al Padre (cfr Jn 16,28).

Quaranta giorni dopo la Pasqua la Chiesa celebra la solennità dell'Ascensione del Signore. La conversazione nel Cenacolo ci prepara a questo momento: quando Gesù ritorna al Padre.


4. Ma è sua intenzione condurre anche noi al nostro Padre celeste. Gesù dice di se stesso: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Jn 14,6). Il Figlio, che è una cosa sola con il Padre (cfr Jn 10,30), diventa il nostro sentiero di salvezza. Egli è il Pastore. Il pastore conosce la via e conduce il gregge a ricchi pascoli, i ricchi prati dove le pecore troveranno il cibo. Per noi, esseri umani razionali, quel cibo è la verità che ci conduce alla vita. Gesù Cristo, la via, la verità e la vita.

Questo è il messaggio della liturgia di oggi riguardante Gesù Cristo.

Filippo e Giacomo - in verità tutti i dodici apostoli - hanno ricevuto questo messaggio dal Cristo stesso. Questa è la fede della Chiesa; e la Chiesa dello Zambia, così come in ogni altro luogo, è stata costruita sulla verità di questo messaggio.


5. Mi rallegro che la mia visita in Zambia coincida con l'inizio delle celebrazioni per il centesimo anniversario della presenza della Chiesa cattolica in questa regione. E' vero che i missionari portoghesi arrivarono qui per primi nel XVI e XVII secolo, ma fu solo nel tardo XIX secolo che fu dato inizio ad un'attività missionaria cattolica organizzata. Non possiamo dimenticare i primi gesuiti e i padri Bianchi che giunsero qui in quel tempo, come anche i francescani italiani e i cappuccini irlandesi che arrivarono più tardi. Per un'altra coincidenza fortunata, quest'anno segna anche il centesimo anniversario della nascita del Vescovo Francesco Mazzieri, lo zelante missionario conventuale che divenne il primo Vescovo di Ndola e che è seppellito qui.

Come il Vescovo Mazzieri, i primi sacerdoti e suore missionarie erano ispirati da un profondo amore di Dio e da un eroico zelo per il Vangelo. Essi lavorarono in condizioni difficili, in un nuovo ambiente, lontani dall'aiuto delle loro famiglie ed amici, ma l'amore di Cristo li aiuto ad andare avanti. Ciò che era più importante era imitare e pregare Cristo. Essi seminarono il seme della fede di cui voi siete i privilegiati per la vostra e per le generazioni future. La prima generazione di missionari trovo la forza nel sapere che Cristo, il Buon Pastore, avrebbe sempre vigilato sul suo gregge.

Come segno di ciò, alla conclusione della Messa, sono lieto di benedire le pietre delle fondamenta di sei nuove parrocchie per la diocesi di Ndola. Faccio questo in memoria del Vescovo Mazzieri e di tutti i missionari dello Zambia, ma anche come espressione di speranza per il futuro; un futuro di grandi promesse.


6. E' giusto quindi che noi ci chiediamo cosa significa essere un cattolico nella "cintura del rame" e nello Zambia, oggi. Certamente, significa prendere parte attivamente alla vita della Chiesa. La famiglia della fede si è sviluppata fin da quei primi giorni e il messaggio del Vangelo ha messo le sue radici. L'avvicinarsi della celebrazione del centenario è un momento di grazia per la Chiesa nello Zambia, una Chiesa giovane con un grande potenziale. Il centenario è una preziosa opportunità per rinnovare ed approfondire il vostro rapporto con Cristo che è la pietra d'angolo e il Buon Pastore. Ogni parrocchia, ogni gruppo locale dovrebbe intensificare la preghiera per poter ottenere la forza e il coraggio per evangelizzare ed essere al servizio gli uni degli altri con amore fraterno.

Gesù ha detto: "Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la faro" (Jn 14,14). Per mezzo della solidarietà di una comunità ecclesiale ricolma di fede Cristo stende la sua mano al disoccupato, al malato, a tutti coloro che soffrono, e dice ad ognuno di voi: "io vi amo". Nella seconda lettura della Messa di oggi, le parole di san Paolo ai Filippesi ci incoraggiano: "in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti" (Ph 4,5-6). Le nostre richieste non sono sempre immediatamente esaudite, ma possiamo essere certi che "la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù" (Ph 4,7).


7. Il Signore è in verità molto vicino. Il Signore non ha mai abbandonato il suo popolo ma ha cercato di essere sempre più vicino ad esso. La storia dello Zambia dimostra tutto ciò: il Signore vi è stato sempre molto vicino nei vostri progressi verso l'indipendenza e l'unità come nazione. Egli è con voi quando andate alle miniere, egli è li nell'abisso; egli è con voi quando vi riunite come membri di una famiglia o di un gruppo sociale. Egli è accanto a voi quando andate al lavoro nelle fabbriche, nella scuola, a casa o nei campi.

In modo speciale Cristo vi è vicino nei sacramenti. Vi ha reso figli di Dio nel Battesimo e vi ha confermato come suoi testimoni nella Cresima.

Nell'Eucaristia, Cristo viene a voi come cibo per le vostre anime. Egli è l'Agnello di Dio che toglie i vostri peccati nel sacramento della Riconciliazione.

Nel Matrimonio egli vi dà la grazia di cui avete bisogno per rimanere fedeli all'amore a cui vi impegnate sull'altare e per far crescere i vostri figli come figli del Padre. Nel sacramento dell'Ordine egli conferma i diaconi ed i sacerdoti nella loro speciale vocazione e dà loro la grazia necessaria per essere suoi ambasciatori e ministri tra il Popolo di Dio. Nell'Unzione degli Infermi egli cancella i peccati e porta sollievo e forza agli ammalati ed ai morenti, dando loro fiducia nella misericordia di Dio.


8. Cristo è molto vicino. Dico queste parole specialmente ai giovani riuniti in questa Messa. Il Signore è molto vicino a voi. Quando avete bisogno di lui egli viene a voi; egli vi innalzerà e vi porterà con sé sulle sue spalle poiché egli è il buon Pastore. Voi avete un detto che dice che gli alberi giovani, quando crescono, formano la foresta. Con Cristo come pietra angolare, voi sarete gli architetti, i costruttori dello Zambia del domani e della Chiesa del domani. Non abbiate paura di costruire le vostre vite sulla roccia che è Cristo stesso! Egli sarà la vostra gioia e la vostra pace.


9. Si, miei cari amici: il Signore è molto vicino. Ma come potrà sapere questo il popolo che lo cerca? Saranno capaci di riconoscerlo nelle vostre vite? Questa sarà la prova! La gente capirà che Cristo, il Buon Pastore, è fra voi se voi vivrete in armonia, in giustizia e nella pace del Signore. Essi vedranno Cristo in voi se voi eserciterete la carità e la tolleranza particolarmente verso i bisognosi, gli stranieri, i profughi. Cristo ha bisogno della testimonianza del vostro amore se il messaggio del Vangelo deve mettere radici profonde e deve essere diffuso anche in Zambia.

A tutto il popolo dello Zambia, a tutte le famiglie e a tutti coloro che vivono in questa terra così ricca Cristo dice oggi e ogni giorno delle vostre vite: "La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini... Il Signore è vicino... e la pace di Dio... custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù" (Ph 4,4-5 Ph 4,7). Amen.

1989-05-03

Mercoledi 3 Maggio 1989




L'incontro con le nuove generazioni - Lusaka (Zambia)

Giovani: mettetevi in viaggio con Cristo! Seguirlo è una meravigliosa avventura


Signor Presidente, cari fratelli e sorelle in Cristo, cari giovani dello Zambia, saluto tutti!


1. Sono molto contento di poter passare un po' di tempo con voi nel vostro meraviglioso paese dello Zambia. Vi saluto con le parole di san Paolo: "Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (Ph 1,2). Vengo qui oggi con speranza e gioia: con la speranza di condividere insieme con Gesù nostro fratello, e con la gioia che il suo Vangelo - la buona Novella - proclama a tutti gli uomini di buona volontà. La mia gioia fa eco a quella di san Paolo quando si rivolgeva ai cristiani di Filippi: "Ringrazio il mio Dio ogni volta che io mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del vangelo dal primo giorno fino al presente" (Ph 1,3-5).

Il "primo giorno" in cui il messaggio del Vangelo fu portato in Zambia dai missionari cattolici era circa cent'anni fa. La preparazione per le celebrazioni del centenario è già iniziata. Se noi guardiamo indietro ai cent'anni passati, guardiamo pero anche al futuro perché la Chiesa è un popolo pellegrino che cammina sempre verso l'incontro finale con Cristo.

Oggi ringrazio Dio per questa opportunità che mi dà di condividere con voi le vostre speranze e le vostre ansie. Ringrazio l'Arcivescovo Mutale e i rappresentanti dei giovani per le loro parole ispiratrici. Soprattutto, ringrazio Dio per la vostra vitalità e la vostra gioventù. "La giovinezza di per se stessa è una singolare e specifica ricchezza di ogni ragazzo e di ogni ragazza" (cfr. "Epistula apostolica ad iuvenes internationali vertente anno iuventuti dicato", 3, die 31 mar. 1985: , VIII, 1 [1985] 760).

Ringrazio Dio per la vostra gioia nella vita, in un mondo che sperimenta così tanta tristezza e dolore. Vi ringrazio per la vostra accoglienza, che avete espresso con danze e canti: canti e movimenti che parlano dell'armonia del creato e della lode che volete offrire a colui che è la vita della vostra anima. Il vostro desiderio di celebrare con canti e danze oggi mostra il desiderio della Chiesa di celebrare e condividere il messaggio dell'amore di Cristo con il mondo intero.


2. così come in molti paesi del mondo, voi, giovani dello Zambia, rappresentate la maggioranza della popolazione della Nazione. Veramente voi siete una Nazione giovane: una Nazione giovane con un enorme potenziale, non soltanto per le vostre risorse minerarie e agricole, ma specialmente e soprattutto per il vostro potenziale umano. Guardandovi dal mio posto, io vedo di fronte a me un tesoro di enorme valore. Vedo volti sorridenti e felici: vedo occhi che cercano ciò che di buono c'è negli altri; labbra che vogliono parlare della verità; braccia che sono pronte e desiderano costruire questo Paese e renderlo più forte e più bello per i vostri figli. Avete un enorme potenziale per fare del bene, per favorire la pace, l'armonia e la tolleranza, per migliorare le condizioni economiche e sociali di questo Paese. Giustamente volete sviluppare le opportunità di istruzione e di impiego. Chiedete di essere consigliati e di avere guide ispirate. Dovete ricordare, pero, che i cambiamenti positivi e duraturi possono verificarsi solo se costruiti sulla onestà e sulla giustizia. Il vero progresso non va misurato da un più grande numero di automobili o radio, ma dal modo in cui il povero e il bisognoso sono trattati, dal modo in cui il Vangelo viene loro presentato.

Voi avete l'energia e la vitalità per fare tutto ciò e io sono cosciente dei vostri sforzi. Sono venuto per sostenervi ed incoraggiarvi. La Chiesa nel vostro Paese e nel mondo si impegna nell'unificazione dei popoli con differenti tradizioni, nel nome di Cristo. Per promuovere la pace nello Zambia sono al vostro fianco nella ricerca di un futuro più chiaro.


3. Voi possedete uno spirito generoso, entusiasta ed idealista tipico dei giovani, che appare evidente qui questa sera. Miei cari giovani fratelli: permettete a Gesù ed al suo messaggio di operare dei cambiamenti in voi. Gesù non vi offre "rapidi affari" o abiti vistosi. Per questa ragione il fascino del "sampos" e del "dilus" è illusorio. Fumare "daga" è una scappatoia. Gesù vi chiama per un autentico viaggio con lui, un viaggio nella fede, che richiede tutta la vostra generosità, il vostro entusiasmo e coraggio. può essere una meravigliosa avventura. Ma Gesù conta su di voi; conta sul vostro aiuto per liberare il mondo dal peccato e dall'egoismo. Egli è la luce sicura in un mondo oscurato dall'evasione dalla realtà e dalla confusione dei valori. Egli, pero, conta su di voi per riflettere questa luce nelle vostre vite. Non permettete che il vostro potenziale sia disperso. Cristo ha bisogno di tutto ciò che potete dargli.

Cristo ha bisogno che voi condividiate il dono della vostra giovinezza con coloro che sono anziani e sentono il peso degli anni. Ha bisogno che vi doniate ai poveri e condividiate la vostra cultura con gli analfabeti e con coloro che non possono frequentare la scuola. Per Cristo, ciò che voi avete non è importante, ma conta chi siete. Rallegratevi nel poter dare generosamente.


4. San Paolo ha detto una volta ai Colossesi: "Voi siete il popolo eletto di Dio, i suoi santi". Oggi, miei giovani amici, rivolgo a voi queste parole. Voi siete il Popolo eletto di Dio. Egli vi ha scelto e "egli ama voi". Egli desidera che voi usiate il vostro entusiasmo, e tutti i doni della vostra giovinezza. Perché? Perché egli vuole che voi siate i suoi santi. Questa è la vostra vocazione. E' una chiamata per tutti i battezzati. E' una chiamata per ognuno di voi.

Ognuno di noi può prontamente associarsi alla chiamata per migliorare le condizioni economiche e sociali; tutti noi comprendiamo la necessità di una maggiore giustizia, e possiamo essere facilmente trasportati dalle nostre emozioni per perseguire questi ideali. Ma Gesù ci chiama ad essere santi. Egli vuole che voi siate i suoi santi nello Zambia di oggi. Egli non chiama solo i Vescovi, i sacerdoti, le suore e i catechisti ad essere santi, - egli sta chiamando ognuno, tutti noi insieme.


5. Il tema del nostro incontro oggi è "Insieme in Cristo". Cristo ci vuole vedere insieme ed essere insieme - come fratelli e sorelle in una fede, speranza e Battesimo. Per questa ragione san Paolo dice: "sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente" (Col 3,13).

Come possiamo diventare santi se nelle nostre famiglie ci sono discussioni, al lavoro ci sono controversie, nei nostri rapporti ci sono difficoltà? Come possiamo diventare santi se non facciamo si che questa sfida operi e migliori le condizioni per mezzo dei nostri onesti sforzi? Come possiamo diventare santi se non preghiamo e non sperimentiamo l'amore di Dio reso visibile in Cristo Gesù? La Chiesa ci invita a fare nostre le parole di san Paolo: "E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo" (Col 3,15).

Noi siamo parte dello stesso Corpo di Cristo. Egli non è diviso o separato in alcun modo. Né noi dobbiamo esserlo. Cerchiamo di camminare insieme - insieme in Cristo - uniti nella fede, speranza ed amore. Non abbiate paura di portare Cristo ai vostri amici. Siate evangelizzatori come furono qui i primi missionari! A coloro che si sono allontanati ed hanno preso un'altra strada, dico: non abbiate paura di tornare indietro in unità con il gregge di Cristo. La vita di Cristo può essere vissuta pienamente solo all'interno della comunità della Chiesa, perché la Chiesa è la comunità della salvezza. E' stato Cristo stesso a fondare la Chiesa, ed è nella Chiesa che noi scopriamo cosa significa vivere insieme in Cristo nostra speranza. E' qui che noi apprendiamo la nostra vocazione alla santità e la nostra missione verso gli altri.


6. Miei cari giovani amici: voi siete coscienti della chiamata di Cristo ad ognuno di voi per condurre vite sante e rette. Lo Zambia di oggi ha bisogno di persone che rispondano a questa chiamata e che facciano fronte ai problemi moderni con coraggio cristiano. Dobbiamo stare in guardia contro l'egoismo che può facilmente erodere la generosità dei giovani. Ciò di cui lo Zambia di domani ha oggi bisogno sono valori veri: onestà, integrità, e sincerità. I veri valori vengono da Cristo, nostro maestro e sono sempre positivi. A questi valori dobbiamo aggiungere un ingrediente finale. San Paolo dice: "al di sopra di tutto poi vi sia la carità" (Col 3,14). La carità è la chiave per la pace e la giustizia. Essa pone le basi per una vita migliore. Essa è anche la via per la santità. La carità è l'abito esteriore e la forza interiore del discepolo. E l'antidoto per l'egoismo.

Vi incito a ricercare Cristo e a seguirlo con tutto l'amore dei giovani cuori. Vi chiedo di riflettere il suo amore nei vostri rapporti, nel lavoro e nel tempo libero. La vita cristiana è esigente; essa comporta abnegazione di sé, spirito generoso, portare la croce ogni giorno alla sequela di colui che è morto per noi. Ma ricordatevi sempre che non camminate mai da soli! Cristo è il vostro fedele compagno.

Giovani dello Zambia: date le vostre vite a Cristo. Modellate la cultura e la società intorno a voi con il suo amore. Rallegratevi, perché Cristo vi ama.

Rallegratevi della vostra giovinezza e non perdete mai la speranza.

Ricordate: noi siamo insieme in Cristo! Dio benedica i ragazzi e le ragazze dello Zambia. Dio vi ama.

1989-05-03

Mercoledi 3 Maggio 1989




Alla comunità polacca dello Zambia - Lusaka (Zambia)

Affidiamoci a Maria Regina della Polonia


Ci incontriamo oggi, nel giorno della nostra festa nazionale che è una festa doppia: la ricorrenza della Costituzione del 3 Maggio - si avvicina il suo 200° anniversario - e la solennità di Maria Regina di Polonia, anticamente detta "Regina della Corona di Polonia". Il re Giovanni Casimiro nei suoi voti affidava alla Madonna la "Corona di Polonia", e cioè lo Stato, il regno di cui era sovrano.

Dopo le dinastie regali si sono estinte, ma la Madonna è rimasta la Regina di Polonia e oggi celebriamo la sua festa. E quindi un'occasione propizia per il nostro incontro. Sarà bello concluderlo cantando l'Appello di Jasna Gora, che voi tutti probabilmente conoscete, per unirci con il pensiero e con il cuore a Jasna Gora. Lo Zambia ha sempre attirato i polacchi, anche missionari. D'altronde monsignor Adam Kozlowiecki, prigioniero di Dachau, era Arcivescovo di Lusaka. Dopo ha ceduto il suo posto ad uno zambiano. Oggi c'è il suo secondo successore. Alla nunziatura ci sono le suore polacche ed un segretario polacco.

Dio benedica tutti, su questa via polacca in Zambia.

1989-05-03

Mercoledi 3 Maggio 1989




L'incontro con i membri del corpo diplomatico - Lusaka (Zambia)

Il problema del debito internazionale e il flagello di milioni di rifugiati esigono una coraggiosa solidarietà


Eccellenze,signore e signori.


1. Sono molto lieto di avere l'occasione di incontrare gli illustri capi missione ed il personale diplomatico accreditato presso il governo dello Zambia. Per mezzo vostro saluto ciascuna delle nazioni e dei popoli che rappresentate. Estendo inoltre il mio saluto ai rappresentanti delle organizzazioni internazionali. Tutti voi lavorate per il benessere ed il progresso pacifico dei popoli, consapevoli del fatto che la vera pace e l'autentico sviluppo debbono fondarsi sulla buona volontà, la giustizia e la cooperazione nei rapporti internazionali. Il vostro è un compito esigente, che richiede molto zelo e sensibilità. Esprimo la mia stima e il mio incoraggiamento a voi per il vostro servizio in questa parte dell'Africa.


2. Come sapete, la mia attuale visita è soprattutto una visita del Vescovo di Roma, il successore dell'apostolo Pietro, alle comunità cattoliche dello Zambia, del Malawi, del Madagascar e La Réunion. Allo stesso tempo, le mie visite ai diversi paesi mi permettono di manifestare la profonda solidarietà della Santa Sede con i popoli del mondo, mentre si sforzano di realizzare il proprio destino.

Con immenso rispetto per le aspirazioni di tutti i popoli a vivere la propria identità in libertà e sicurezza, con profonda sollecitudine per il modo in cui la dignità ed i diritti umani vengono rispettati e promossi, la Santa Sede è presente nella comunità internazionale - non quale potere politico, economico o militare - ma allo scopo soprattutto di promuovere una riflessione e un dialogo morali ed etici sulle grandi questioni e i problemi che riguardano le vite degli uomini e delle donne del nostro tempo.

La persona - nella pienezza della dignità umana - è l'oggetto della missione e delle responsabilità della Chiesa. La Santa Sede è convinta che soltanto una prospettiva più alta di ideali morali e di principi di bontà, verità e giustizia nei rapporti umani, sia in grado di risolvere le complicate questioni che riguardano la comunità mondiale. Lo sviluppo integrale ed il benessere degli individui, e di tutti i popoli, devono diventare sempre di più l'obiettivo che pubbliche autorità, governi ed organizzazioni internazionali devono prefiggersi, se il mondo vuole superare le tensioni ed i conflitti che continuano a minacciare la pace. Con le parole del mio predecessore, Paolo VI: "Lo sviluppo è il nuovo nome della pace" (PP 87).


3. La Santa Sede ha ripetutamente richiamato alla riflessione morale ed etica sui gravi problemi che affliggono la società, problemi che richiedono una più stretta cooperazione fra le nazioni industrializzate e quelle in via di sviluppo, fra il Nord e il Sud, l'Est e l'Ovest. Vorrei ricordare brevemente due recenti documenti: uno sul razzismo e l'altro sulla questione del debito internazionale.

Il razzismo e la sua espressione in sistemi di discriminazione sociale, economia e politica sono considerati dalla Chiesa assolutamente contrari alla fede e all'amore cristiani. Purtroppo le manifestazioni teoriche e pratiche di razzismo continuano ad esistere nel mondo su larga scala in molte forme e a vari livelli, anche se il sistema dell'apartheid ne rappresenta il caso più evidente e drammatico. Nel fronteggiare questo problema morale, la Chiesa incoraggia i necessari cambiamenti, ma soprattutto i cambiamenti costruttivi portati avanti con mezzi pacifici. La discriminazione non deve essere superata con il ricorso alla violenza, ma grazie alla riconciliazione.

E' mia continua e fervente preghiera che Dio onnipotente ispiri tutti gli interessati affinché comprendano che il fondamento di un'autentica soluzione al razzismo in generale e all'apartheid in particolare è il convincimento dell'uguale dignità di ogni essere umano quale membro della famiglia umana e figlio di Dio.


4. Il problema del debito internazionale è un chiaro esempio dell'interdipendenza che caratterizza i rapporti fra i paesi e i continenti. E' un problema che non può essere risolto senza una mutua comprensione ed un mutuo accordo fra nazioni debitrici e creditrici, senza sensibilità verso le situazioni reali dei paesi indebitati da parte delle agenzie creditrici, e senza una saggia ed impegnata politica di sviluppo da parte delle stesse nazioni industrializzate. E' soltanto una domanda retorica chiedersi quanti fanciulli e neonati muoiono ogni giorno in Africa perché le risorse vengono impiegate per pagare i debiti? Non c'è tempo adesso per criticare le politiche del passato o quegli elementi del quadro finanziario ed economico internazionale che hanno portato alla situazione attuale.

Adesso è tempo di una nuova e coraggiosa solidarietà internazionale, una solidarietà che non si basa sul proprio interesse egoistico, ma che è ispirata e guidata da un'autentica sollecitudine per gli esseri umani.

Recenti iniziative da parte dei paesi industrializzati e creditori per alleggerire il peso della restituzione dei debiti sulle economie delle nazioni debitrici sono naturalmente un passo nella giusta direzione. Tali iniziative debbono essere incoraggiate. Ma molto ancora resta da fare. E' ai valori etici e morali coinvolti che la Chiesa rivolge soprattutto la sua attenzione. Il suo appello si rivolge alla coscienza e al cuore di quanti possono portare ad una giusta soluzione del problema, nel rispetto dell'uguale dignità di tutti i popoli.

E' suo compito, in obbedienza al Vangelo, sempre e ovunque, di sollecitare la giustizia, la riconciliazione e l'amore. E diventato sempre più evidente che le misure di solidarietà sono imperative perché la speranza possa essere restituita a tanti popoli duramente provati.

Prego affinché quanti sono in condizione di influenzare gli eventi esprimano veramente questa solidarietà in un nuovo e generoso approccio ai problemi del debito internazionale.


5. Dinanzi a questo illustre uditorio, non posso fare a meno di ricordare la tragica situazione di milioni di esseri umani, in Africa e altrove, costretti a fuggire dalle proprie case e dal loro paese natio a causa della carestia, della guerra e del terrorismo. Dobbiamo essere sensibili alle sofferenze di questi fratelli e sorelle. E' enorme il numero di uomini e donne offesi nella loro inalienabile dignità umana, colpiti nel corpo e nella mente, condannati ad una esistenza miserabile senza alcuna colpa.

Come ho spesso affermato, il flagello di milioni di rifugiati nei diversi continenti è una ferita dolorosa che delinea e rivela gli squilibri e i conflitti del mondo moderno (cfr SRS 24).

Vorrei cogliere questa opportunità per esprimere il mio apprezzamento ai governi dei due paesi dell'Africa continentale che sto visitando, per quanto stanno facendo nel dare ospitalità e venire incontro alle necessità dei molti rifugiati che risiedono nei loro territori. Lo Zambia sta offrendo un esempio di apertura e di solidarietà che fa onore ai suoi leaders e al suo popolo. Il Malawi è profondamente provato da un grande afflusso di rifugiati dal vicino Mozambico, e va lodato per i suoi sforzi eroici nel prendersi cura di loro, al punto di veder diminuite le sue risorse fondamentali. Vorrei rivolgere un appello a voi, quali diplomatici, affinché consideriate questa tragedia non soltanto in termini politici, ma come un dramma profondamente umano sul quale richiamare l'attenzione e chiedere l'assistenza delle vostre popolazioni e delle organizzazioni che rappresentate. La cura dei rifugiati non esige soltanto che si venga incontro alle loro immediate necessità, ma che li si aiuti a mantenere la loro identità sociale, culturale e religiosa. E' proprio questa identità infatti che li sostiene nel loro travaglio ed offre loro la speranza di un nuovo e migliore futuro.


6. Negli ultimi mesi vi sono stati segni di progresso verso la pace e la riconciliazione nell'Africa del Sud. La stessa Lusaka è stata centro di incontri ufficiali e non ufficiali fra le parti in conflitto. In particolare, il mondo guarda con speranza ai passi intrapresi per rendere effettivi gli Accordi di New York, che porteranno all'indipendenza della Namibia e al ritiro delle forze straniere in Angola. E' importante che questi processi siano promossi ed ulteriormente incrementati grazie al sostegno della comunità internazionale.

Anche qui vediamo la prova dell'interdipendenza delle nazioni del mondo.

A quanti ascoltano la mia voce, rivolgo un appello affinché la Namibia, l'ultimo paese dell'Africa a conquistare l'indipendenza, sia accolta a pieno titolo nella famiglia delle nazioni, affinché venga sostenuta nella sua indipendenza e le sia data ogni assistenza sulla via dell'autonomia economica, sociale e politica.

La solidarietà internazionale esige che vengano abbandonate politiche egoistiche o ispirate da interessi che sono troppo di parte. L'autentica arte di governo implica una visione realistica e su scala mondiale del cammino che la famiglia umana sta intraprendendo nella sua ricerca di un'esistenza migliore e più degna.

E' essenziale al progresso dell'umanità la convinzione che le differenze e le tensioni debbono essere risolte non con la forza o la minaccia della forza, bensi grazie a metodi leali e pacifici. In ciò la comunità diplomatica ha un ruolo fondamentale.


7. Cari amici: per quanti credono nella divina Provvidenza e nel piano di amore di Dio per la famiglia umana, la speranza di pace e di progresso diventa un'ardente preghiera, che sgorga dall'intimo del nostro cuore, grazie alla quale ci sentiamo legati a tutti gli esseri umani con i vincoli della fratellanza e della solidarietà.

"Ti benedica il Signore e ti protegga. / Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. / Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace" (Nb 6,24-26).

Che Dio benedica ciascuno di voi e le vostre famiglie. Che effonda i suoi doni sui paesi e i popoli che rappresentate. Che ami e protegga il popolo dello Zambia, i nostri illustri ospiti ed amici.

1989-05-03

Mercoledi 3 Maggio 1989




L'incontro con i rappresentanti del laicato cattolico - Lusaka (Zambia)

Siete chiamati a servire la Chiesa stando nel mondo


Cari fratelli e sorelle.


1. Oggi saluto tutti voi con affetto in nostro Signore Gesù Cristo: "Moni Nonse"! Sono veramente lieto di avere la possibilità di incontrarmi con voi, leaders laici cattolici dello Zambia, uomini e donne che rispondono "volentieri, con animo generoso e pronto cuore alla voce di Cristo... che li invita (ad associarsi) alla sua missione salvifica" (AA 33).

La storia della Chiesa nello Zambia non è lunga, se paragonata con quella di antichi paesi cristiani, ma è una storia ricca della grazia di Dio.

Vediamo i frutti di questa grazia innanzitutto nell'opera dei missionari, il cui amore per tutte le persone per amore di Dio, li ha portati a predicare il Vangelo ai vostri nonni e ai vostri genitori. Li vediamo anche nella ricca messe di fede fra voi, i laici dello Zambia, negli anni successivi all'arrivo dei primi missionari.

Visitando il vostro Paese ed incontrandomi con voi oggi, desidero manifestare il mio amore e la mia stima per ciascuno di voi e per tutto il popolo di questo Paese. Desidero inoltre confermarvi nella fede cattolica, ed incoraggiarvi con le parole di Cristo che abbiamo appena udito nel Vangelo: "Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo... così risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5,13-16).


2. L'immagine del "sale" e della "luce" hanno un significato particolare per i laici, che sono attivamente impegnati nel mondo. Queste immagini devono ricordarvi che il vostro coinvolgimento e la vostra partecipazione nelle attività quotidiane della vita deve riflettere la chiamata che avete ricevuto da Dio. Come leggiamo nella prima lettera di san Pietro: "Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce" (2,9).

Sorgente della chiamata cristiana a cui Pietro si riferisce è il sacramento del Battesimo. Grazie all'acqua e allo Spirito Santo, siete stati purificati dal peccato e avete potuto vivere una nuova vita, la vita di grazia.

Come ho affermato nell'esortazione apostolica "Christifideles Laici": "Non è esagerato dire che l'intera esistenza del fedele laico ha lo scopo di portarlo a conoscere la radicale novità cristiana che deriva dal Battesimo, sacramento della fede, perché possa viverne gli impegni secondo la vocazione ricevuta da Dio" (CL 10).

Nel Battesimo avete ricevuto una chiamata e siete stati consacrati, come Cristo, al servizio del piano di salvezza di Dio. Questa consacrazione viene intensificata nel sacramento della Confermazione ed è sostenuta dalla vostra partecipazione alla sacra Eucaristia.

Il Concilio Vaticano II parla della vocazione dei laici, che avete ricevuto con il Battesimo, come di una partecipazione alla triplice missione di Cristo quale sacerdote, profeta e re. Quali fedeli le cui azioni devono essere sante, voi siete sacerdoti che consacrate il mondo a Dio. Quali testimoni coraggiosi della fede e del messaggio evangelico in mezzo alle contraddizioni del mondo, voi siete un popolo profetico. Quali membri di Cristo e parti del Regno di Dio, voi siete un popolo di re che cerca di trasformare il mondo dal di dentro (cfr LG 34-36). Questa, cari fratelli e sorelle, è la grande dignità e responsabilità che vi deriva dal Battesimo, dalla Confermazione e dall'Eucaristia.


3. So che voi, quali leaders laici dello Zambia, state cercando di approfondire la vostra comprensione della vocazione che avete ricevuto. So che desiderate mettere in pratica la vita di grazia, per diventare il "sale" e la "luce" del mondo. E' grazie a questo che sono felice di vedere le numerose associazioni, movimenti e gruppi rappresentati qui oggi, come pure i singoli catechisti e leaders laici, il cui lavoro è tanto importante per la vitalità del laicato dello Zambia.

Vedo anche qui rappresentate molte parrocchie e stazioni rurali, che sono essenziali per offrire il ministero sacramentale e la formazione cristiana ai cattolici. Vi sono le piccole comunità cristiane, i cui membri si riuniscono per ascoltare la parola di Dio e vivono la vita di tutti i giorni in un'atmosfera di ospitalità cristiana e di condivisione personale. L'esperienza conferma che piccole comunità di questo tipo portano beneficio a tutto il Popolo di Dio quando sono fermamente unite al Vangelo, ai loro pastori, alla Chiesa universale e a tutti i loro fratelli e le loro sorelle della diocesi locale, e quando hanno un autentico spirito missionario (cfr. Pauli VI, EN 58).

Qualsiasi organizzazione o apostolato voi abbiate abbracciato come laici, vi incoraggio a continuare i vostri zelanti sforzi per sostenere tutti i battezzati nella loro missione sacerdotale, profetica e regale nello Zambia. I vostri sforzi saranno efficaci nella misura in cui lavorerete insieme in leale cooperazione fra di voi e con i vostri Vescovi.

Senza l'impegno personale e lo zelo di persone come voi, non sarebbe possibile una piena partecipazione dei laici alla missione della Chiesa. perciò desidero ringraziarvi a nome di tutta la Chiesa per tutte le cose buone che voi e i vostri pastori state facendo qui, allo scopo di edificare il Corpo di Cristo e di proclamare il Regno di Dio in fedeltà alla vostra vocazione battesimale.

Desidero inoltre lodare i Vescovi, i sacerdoti e i religiosi, uomini e donne, che si sono dedicati così generosamente alla vostra formazione. Mi unisco a voi e li ringrazio per l'insegnamento e l'incoraggiamento che vi hanno dato, affinché possiate partecipare pienamente alla vita e alla missione della Chiesa.

Vedo con fiducia il loro impegno ad aiutare tutti i fedeli laici dello Zambia a crescere nella vita spirituale, nell'amore per le Scritture e la dottrina cristiana, come pure nelle virtù umane che devono possedere tutti coloro che cercano di portare agli altri la Parola di Dio. Una formazione di questo tipo è di importanza fondamentale per il futuro dell'evangelizzazione nel vostro Paese.


4. La vocazione dei laici è una chiamata da parte di Dio a servire la Chiesa stando nel mondo. La vostra è quindi una vocazione particolare. Il mondo vi offre i mezzi per rispondere alla vostra chiamata cristiana perché tutta la creazione è destinata a glorificare Dio Padre in Cristo. In quanto partecipi della missione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, preparate l'avvento del Regno di Dio "trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio" (CL 40).

Per questo, cari fratelli e sorelle, voi date testimonianza della vocazione che avete ricevuto nel Battesimo e nella Confermazione quando, ispirati dal Vangelo, lavorate per una società più giusta, per la pace, per la dignità e i diritti di ogni persona umana, per la soluzione dei problemi sociali e per la difesa della vita. Non lo fate da soli, ma all'interno della comunità della Chiesa ed in cooperazione ecumenica con altri cristiani, e, per quanto è possibile, con i non cristiani e con tutti gli uomini di buona volontà.

Esistono due gruppi in particolare che oggi, nello Zambia, hanno bisogno di ascoltare la buona Novella di Cristo: le famiglie e i giovani. I cambiamenti sociali hanno avuto una ripercussione profonda sulla vita familiare nel vostro Paese, e so che il numero delle famiglie distrutte, delle ragazze madri e di famiglie con un solo genitore è in aumento oggi nello Zambia. In queste situazioni potete essere veramente "sale" e "luce", innanzitutto con il vostro buon esempio di coniugi e di genitori cristiani, e in secondo luogo partecipando alla catechesi della vita familiare nella Chiesa. Tutta la comunità ha bisogno di sostegno nell'impegno di preparare le giovani coppie al matrimonio e aiutarle nella loro vita comune.

Attraverso di voi, la buona Novella di Cristo deve raggiungere anche i giovani del vostro Paese. Gli ideali giovanili sono talvolta dolorosamente provati dalle disfatte personali e dai problemi, soprattutto a causa della disoccupazione.

L'educazione formale non sempre prepara i giovani alla vita nei villaggi in cui la maggior parte di loro si stabilirà. Alcuni hanno un atteggiamento di rifiuto nei confronti della società e sono ribelli verso i loro genitori e perfino verso la loro fede cristiana. Vi esorto, quali leaders laici dello Zambia, a cercare questi giovani uomini e donne e aiutarli a trovare il loro posto nella società e nella Chiesa. Talvolta solo voi siete in grado di raggiungerli e star loro vicini. Con il vostro aiuto i giovani potranno ascoltare la buona Novella che riguarda ogni aspetto della loro vita.


5. Abbiamo sottolineato l'importanza e la peculiarità della vostra vocazione cristiana di laici e laiche, ma dobbiamo anche riconoscere che la vocazione dei laici non può sussistere separata dalla vocazione al sacerdozio ministeriale.

Anche se il numero delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa è in aumento nello Zambia, i sacerdoti sono ancora troppo pochi per venire incontro a tutte le necessità del Popolo di Dio.

In unione col Vescovo, il sacerdote ordinato è il pastore che riunisce il gregge di Cristo e che ne ha cura attraverso il ministero della Parola e dei sacramenti. In questo modo il popolo di Dio è curato, rafforzato e nutrito. Come ci ricorda il Concilio Vaticano II, anche se diversi nella sostanza ma non nel grado, il sacerdozio ministeriale ed il sacerdozio di tutti i fedeli sono interdipendenti; ognuno a suo modo partecipa del sacerdozio di Cristo (cfr. LG 10).

Vi sollecito a continuare a lavorare e pregare affinché un numero maggiore di vostri figli ascolti e presti attenzione alla chiamata di Dio al sacerdozio o alla vita religiosa. Per poter fiorire, queste vocazioni particolari hanno anche bisogno del sostegno di una solida vita familiare. E' il buon esempio e l'incoraggiamento che date ai vostri figli che porterà a far aumentare gli operai del raccolto del Signore.


6. Vi è un ultimo pensiero che voglio lasciarvi, e che è cruciale per il successo della vostra missione di membri laici della Chiesa. Io so che volete essere il "sale della terra" e la "luce del mondo". So che desiderate che il vostro apostolato laico sia ricco di frutti. Ma ciò può avvenire soltanto in una viva unione con Gesù Cristo. Quali membri del suo Corpo, dovete trovare in lui la sorgente della vostra vita e l'obiettivo di tutte le vostre attività. E' Cristo che servite, è Cristo che proclamate, è Cristo che siete chiamati a portare a tutti i popoli. Cari fratelli e sorelle: possiate crescere in santità per il potere dello Spirito di Cristo all'opera in mezzo a voi. Senza Cristo non potete far nulla (cfr Jn 15,5). Con lui, la potenza di Dio può "fare molto di più di quanto possiamo domandare o pensare" (Ep 3,20).

A voi e alle vostre famiglie, a tutti i laici che lavorano per la diffusione del Vangelo nello Zambia, imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

1989-05-03

Mercoledi 3 Maggio 1989





GPII 1989 Insegnamenti - L'omelia della Messa - Ai fedeli riuniti della diocesi di Ndola, Kitwe (Zambia)