GPII 1989 Insegnamenti - Il discorso alle autorità e alla popolazione - Grosseto

Il discorso alle autorità e alla popolazione - Grosseto

Il Vangelo è un fattore insostituibile di elevazione umana e spirituale


Signor sindaco, onorevole rappresentante del governo italiano, cari fratelli e sorelle.


1. Sono molto lieto di essere in mezzo a voi, in questa città di Grosseto, ricca di antiche e genuine tradizioni spirituali, storiche ed artistiche particolarmente significative.

Rivolgo il mio saluto e il mio affettuoso ringraziamento a tutti voi qui presenti, per la cordialità e l'entusiasmo dell'accoglienza, e saluto di cuore quanti, non potendo partecipare di persona, sono pero ugualmente in ascolto.

Ringrazio il signor sindaco e il rappresentante del governo italiano, onorevole Mauro Bubbico, per le parole a me rivolte, con le quali hanno inteso interpretare i sentimenti dei fedeli e di tutta la cittadinanza. Desidero ringraziarli anche per il gentile invito a venire qui in visita apostolica in una circostanza tanto cara al cuore di tutti voi, e che vuole anche essere stimolo per l'avvenire.


2. In un'occasione come questa non posso fare a meno di andare indietro nel tempo, alla distanza di otto secoli e mezzo, per rievocare la visita di un mio predecessore, così strettamente legato alla vostra storia locale, E' il Papa del Concilio Ecumenico Lateranense II, Innocenzo II, il quale, in viaggio dalla Francia verso Roma, accompagnato da due illustri santi, san Norberto e san Bernardo di Chiaravalle, fece tappa nella Grosseto medievale, che cinque anni dopo volle elevare al grado di Sede vescovile. Quel gesto del 1138 stimolo la crescita della vostra città: vi sorse una cattedrale, dedicata al martire romano san Lorenzo, e in seguito vi fu trasportata la venerata icona della Madonna delle Grazie; e divenne santuario mariano della diocesi.

Io son venuto qui, a conclusione delle solenni celebrazioni organizzate per l'anniversario di quell'evento storico, e per le feste quinquennali in onore della Madonna delle Grazie. Vengo come Pastore della Chiesa universale per partecipare vivamente alla vostra letizia di oggi; per confermarvi nella fede, che avete ricevuto fin dai primi secoli della diffusione del cristianesimo, e che non è mai venuta meno, nonostante i disagi sociali, familiari, individuali, vengo per esortarvi ad un rinnovato impegno religioso.


3. Desidero soprattutto dirvi che il Vangelo, che è annuncio di Gesù nato, morto e risorto per noi, è anche oggi, come in tutti i tempi, fattore insostituibile di elevazione umana e spirituale. E se voi vi inserirete più profondamente e coerentemente in questa inesauribile sorgente di vita interiore, sarete sempre in grado, come comunità e come individui, non solo di superare agevolmente le difficoltà dei mutamenti storici, ma trasformerete i periodi di crisi in punti di forza per rinascere in maniera sempre nuova e vera.

Dio, autore della natura, ha dotato la vostra zona di singolari bellezze e di rilevanti beni materiali. Fin da epoche molto antiche, come testimoniano i ritrovamenti archeologici, la vostra regione ha svolto un importante ruolo di prosperità e di civiltà. Poi sopravvenne una fase di devastazioni, di abbandono dei latifondi, di spopolamento, di ristagno delle acque. Ancora un ciclo di ripresa, con la bonifica idraulica delle paludi e con l'attività mineraria. Oggi pur godendo di un periodo di relativo benessere, non siete esenti da preoccupazioni per l'avvenire, perché, accanto alle sufficienti risorse economiche, ai nuovi ed originali rilanci imprenditoriali, alle numerose arterie di comunicazione, al commercio, vi sono anche difficoltà dovute alla disoccupazione e ad una non ancor equa distribuzione dei profitti.


4. A guardare al fondo delle cose, il problema è uno solo. Lo sviluppo autentico non si limita soltanto all'aspetto materiale, ma si estende alle varie esigenze di tutta la persona umana. Deve, dunque, essere anche morale e spirituale. Non vi può essere vero sviluppo dove esistono la dissociazione tra fede e vita, la disgregazione della famiglia e la soppressione della vita umana.

Cari fratelli e sorelle, il cristianesimo, che è portatore di alti valori spirituali, è arrivato qui, come dicevo, fin dai suoi primissimi tempi. Da allora la Chiesa, con i suoi pastori, vi è sempre stata vicina, condividendo con voi sofferenze, preoccupazioni e gioie, infondendo la speranza in nome di colui che è morto e risorto.

Anche oggi la Chiesa è vicina a ciascuno di voi per aiutarvi a camminare lungo le strade difficili della vita per raggiungere traguardi, che non sono illusori.

Nel momento di entrare in duomo e venerare l'antica icona della Vergine delle Grazie, vi assicuro che preghero per voi tutti, per la vostra comunità, per le vostre famiglie, per i vostri anziani, sofferenti, ammalati, per i vostri giovani e i vostri bambini. Anzi pregheremo insieme perché la nostra fede sia sempre più fervida ed operosa, sull'esempio dei vostri padri, e perché, alla luce di questa fede, la vostra vita civica e sociale abbia una continua fioritura.

Vi benedico tutti di cuore.

1989-05-21

Domenica 21 Maggio 1989




Ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai laici impegnati - Grosseto

Camminare insieme per realizzare una maggiore solidarietà ed una più intensa collaborazione nella vostra comunità


Carissimi sacerdoti, religiosi e religiose, fedeli laici impegnati nell'apostolato!


1. L'incontro con voi rinnova nel mio spirito un sentimento di gioia e di speciale affezione, come sempre avviene quando parlo a coloro che "hanno votato la loro vita al nome del Signore Gesù Cristo" (Ac 15,26).

Voi siete la porzione eletta del Popolo di Dio, che si è impegnata a testimoniare il Vangelo in questa terra della Toscana, seguendo la speciale chiamata da parte del divino Maestro, che vi ha fatti segno di un atto di particolare fiducia e vi ha scelti, come sacerdoti e consacrati, perché lo seguiate più da vicino, perché ne conosciate più profondamente la carità, la misericordia, lo zelo, e siate autorevoli testimoni della sua verità. Vi ha scelti altresi come laici, perché accogliendo l'appello a lavorare nella sua vigna, prendiate parte viva, consapevole e corresponsabile alla missione della Chiesa (cfr CL 3).


2. Oggi il mio desiderio è principalmente quello di portare conforto ed incoraggiamento all'intenso lavoro pastorale che tutti voi sacerdoti diocesani, sacerdoti religiosi, fratelli e sorelle, laici svolgete qui, in un territorio che già nella sua storia e nella sua struttura dice quale intensa carità, quale impegno, quale dedizione e talvolta quale coraggio siano necessari per vivere la missione che vi spetta. Siete chiamati a lavorare insieme per i fratelli che vivono situazioni difficili e sofferte, provati dall'isolamento, dalla durezza del lavoro, e per questo maggiormente bisognosi di un messaggio di speranza, di un annuncio di liberazione, e di una parola di pace, che scaturisce dal Vangelo.

A tutti voi, quindi, il mio saluto, il mi compiacimento per le molteplici iniziative pastorali ed apostoliche, per la presenza così partecipe che con la vostra opera attuate ogni giorno nel mondo concreto della vostra gente. A voi l'augurio di speciali doni di grazia perché portando con costanza e dedizione "il peso della giornata e del caldo" (Mt 20,12), dimostriate generosa disponibilità al lavoro nella vigna del Signore.


3. Sono lieto anche di essere qui in occasione del decimo anno di ministero pastorale del vostro Vescovo, monsignor Adelmo Tacconi, al quale porgo un cordiale ed affettuoso augurio di bene e di fruttuoso apostolato.

So che egli ha voluto proporvi, in questa circostanza, un piano di lavoro pastorale. Esso si incentra nell'invito a "camminare insieme", per realizzare una maggiore solidarietà e collaborazione nella vostra comunità di fede.

Mi associo a questo invito e lo ripropongo a mia volta a tutti voi, in spirito di comunione con il vostro Vescovo, ben ravvisando in questo tema la prospettiva evangelica di un lavoro imperniato nella carità e nell'unità volute da Gesù Cristo (cfr Jn 17,11).

A tutti voi qui presenti, sacerdoti, religiosi, religiose o laici, impegnati in questa Chiesa di Grosseto nell'Azione Cattolica, nelle confraternite e misericordie, nei movimenti ecclesiali o nelle organizzazioni sociali ed assistenziali rivolgo anch'io l'esortazione a "camminare insieme", ad operare nella comunione ecclesiale, quella comunione organica che lo Spirito Santo continuamente edifica attorno a Cristo nostro capo, e che è caratterizzata dalla compresenza della diversità e della complementarietà delle vocazioni e condizioni di vita, dei ministeri, dei carismi, delle responsabilità (cfr CL 20).


4. Voi conoscete bene, cari fratelli e sorelle, le peculiari condizioni culturali e sociali delle vostre popolazioni alle quali siete stati inviati; vi sono note le tradizioni di questi luoghi. La concreta e spesso dura vita della gente di Maremma vi propone e vi delinea il campo del ministero e la dimensione missionaria del vostro servizio. Esso si concretizza nella costante ricerca di incontri e di dialogo per riportare alla vera fede molti fratelli. E' ovvio che spesso sentiate il grave peso di dover operare in condizioni di solitudine o di isolamento, di dover ricercare le persone là dove vivono ed operano, andando voi a loro, oltre che attendere che esse vengano a voi. Ma è proprio in questo contesto sociale che dovete valutare anche la ricchezza e l'audacia della vocazione che vi è stata donata da Cristo, E' dalle difficoltà che dovete riconoscere la necessità dell'operare spiritualmente uniti, in comunione tra di voi, con iniziative concordate, essendo consapevoli che nessuno di voi è un'isola. A voi è affidato il compito di testimoniare, con segni evidenti di fraterna carità, che unica è la fede che vi ispira, unica è la prospettica pastorale, apostolica, che vi anima, unica è la ricompensa a cui, sostenuti dalla speranza, mirate! Vi esorto, quindi, con tutte le mie forze a conservare e sviluppare i segni e le testimonianze della genuina solidarietà evangelica che vi guida e sostiene nell'apostolato. La carità, che scaturisce dalla consacrazione a Cristo maestro e pastore delle anime, è la più stupenda fonte di grazia ed è un segno vivo ed efficace della presenza dinamica dello Spirito Santo.


5. Sappiate sempre rendere conto della chiamata del Signore ad un mondo che spesso si interroga sul senso della missione che vi è stata affidata.

Tutti gli uomini, anche quelli che hanno aderito ad ideologie atee o anticristiane, o che manifestano in se stessi un regresso dei valori dello spirito, si interrogano su Dio, ne sentono il desiderio ed il bisogno, cercano una speranza. A questi uomini, talvolta dilaniati da un profondo contrasto, voi dovete dare una risposta che giustifichi i valori della trascendenza e dell'annuncio evangelico. Ovviamente, una risposta adeguata, non prefabbricata, ma dialogica, costruita partendo dall'interno delle coscienze e dagli interrogativi concreti.

Una risposta incarnata nella vita e nelle professioni, nei problemi della famiglia e della comunità, una risposta avvalorata dalla personale testimonianza, affinché l'annuncio risulti credibile e realizzabile.


6. La Chiesa sviluppa il suo dialogo sulla fede incarnando il suo messaggio nel mondo; essa si fa missionaria proprio accompagnando l'uomo nella sua crescita culturale, accogliendo tutti gli interrogativi che da tale crescita scaturiscono, elaborando il suo linguaggio, affinché il messaggio sia bene accolto.

Anche voi, perciò, quali pastori e guide d'anime, quali animatori responsabili dell'attività apostolica, siete sollecitati a percorrere il medesimo cammino, e ad approfondire continuamente il vostro annuncio. Dovete preoccuparvi di rendere sempre più accessibile e comprensibile il dono dell'evangelizzazione.

La vostra riflessione sul messaggio pastorale non abbia soste, e la vostra formazione permanente si sviluppi con iniziative concrete, con premurosa ed attenta partecipazione. Tali iniziative, vere occasioni di crescita, potranno rettificare il lavoro alla luce di un vigoroso e sincero discernimento, potranno offrirvi opportune verifiche, ma soprattutto saranno efficaci momenti di incoraggiamento, di collaborazione, di conforto. Anche le barriere che talvolta si levano tra generazioni e differenti mansioni potranno essere superate in virtù di opportune occasioni di dialogo e di scambi o comunicazioni di esperienze.

Confortatevi a vicenda, con affetto fraterno, riconoscendo che la mano del Signore è con voi. Porterete così alla fede un gran numero di persone (cfr Ac 11,21).

Ritengo che a tale proposito siano davvero importanti le occasioni che questa Chiesa particolare, sotto la guida del suo Vescovo, vi offre, quasi stimoli suscitati in mezzo a voi dalla grazia dello Spirito Santo. Una menzione speciale va, ovviamente, alle scuole diocesane di formazione teologica, di pastorale e di preghiera. Esse provano che nella vostra diocesi ci si impegna per un cammino di fede capace di rendere conto della vostra speranza.


7. Un pensiero particolare rivolgo alle religiose, specialmente a quelle che condividono con voi sacerdoti e religiosi il lavoro dell'evangelizzazione. Esse sono preziose ed indispensabili ausiliarie dei parroci, essendo promotrici di iniziative originali nel vasto campo della scuola materna, dell'incontro con le famiglie, della catechesi, dell'assistenza agli infermi ed agli anziani. A tutte queste care sorelle va il giusto riconoscimento per l'intensa opera che compiono a vantaggio di questa Chiesa.

Vorrei che la mia visita rafforzasse in tutti l'impegno comune e fraterno di costruire in Grosseto una comunità che cresce nella fede attraverso la catechesi dei piccoli e dei grandi, che celebra con consapevolezza e convinzione la sua fede nell'Eucaristia e nei sacramenti, che accoglie con cuore aperto la Parola divina e la testimonia nell'amore verso Dio e verso i fratelli.

Con tali sentimenti imparto, insieme col vostro Vescovo, a tutti voi, alle vostre comunità parrocchiali e religiose, alle vostre famiglie e comunità di lavoro, all'intera popolazione di questa diocesi la benedizione apostolica.

[Al termine del discorso il Papa rivolge ai presenti le seguenti parole:] Prima di terminare, vorrei esprimere la mia gioia per la circostanza del nostro incontro in una chiesa parrocchiale dedicata alla santa Famiglia. Ciò ci parla soprattutto della sacralità della famiglia umana elevata nella famiglia di Nazareth a uno stato soprannaturale, divino, della sua vocazione. Ma ciò ci parla anche della familiarità di tutte le comunità umane e soprattutto di tutte le comunità ecclesiali: tutte sono modellate sulla famiglia, su questa principale Chiesa domestica, di Nazareth. Esse si sviluppano non solamente dalla Croce, dal Cenacolo di Pentecoste. Esse si sviluppano anche dalla casa della Chiesa domestica di Nazareth dove Gesù ha passato tanti anni della sua vita nascosta. La mia grande gioia nasce dall'incontro nella parrocchia dedicata alla Sacra Famiglia di Nazareth. Auguro a questa nuova, crescente parrocchia tutto il bene, soprattutto spirituale, ma anche tutto quel bene che è necessario alla vita e al progresso umano in questo mondo. E una parrocchia giovane, deve crescere come cresceva Gesù nella famiglia di Nazareth. Crescere negli anni, ma anche nella grazia di Dio. Mi sia permesso da questa parrocchia in cui sono stato invitato, di augurare e trasmettere a tutte le parrocchie della diocesi di Grosseto una benedizione che voglio impartire insieme con il vostro Vescovo e con tutti i Presuli qui presenti, non solamente a voi che siete qui in questa chiesa, ma anche a tutte le comunità cristiane della vostra diocesi.

1989-05-21

Domenica 21 Maggio 1989




Agli appartenenti alla comunità di Nomadelfia (Grosseto)

"Vi chiedo di amare la chiesa, poiché anch'essa vi ama"


Carissimi fratelli e sorelle di Nomadelfia!


1. Nella mia visita pastorale alla diocesi di Grosseto non poteva mancare un incontro con la vostra comunità. Il ricordo di don Zeno Saltini, la storia dell'istituzione, il bene che essa ha compiuto dal 1931 ad oggi, la testimonianza notevole che ha lasciato nel campo della carità, l'affetto che voi portate alla Chiesa, mi hanno spinto a venire tra di voi.

Saluto tutti: il vostro presidente, il parroco, i numerosi amici che sono ritornati per la circostanza; e vi ringrazio per questa calorosa accoglienza.


2. Sono venuto per vedere dove e come la comunità vive ed opera, desiderando anche restituirvi la visita che mi faceste anni or sono a Castel Gandolfo, nel corso della quale mi offriste una gradita serata di canti e danze. Vi accompagnava lo stesso don Zeno. E' giusto ora ricordarlo, perché è a lui che fate riferimento nelle vostre iniziative, ben sapendo che la "Legge della fraternità" nella quale vuol vivere "Nomadelfia", è stata la sua passione, l'ardente brama di tutta la sua vita.

Siete ora una comunità parrocchiale, inserita nella realtà pastorale della diocesi; ma siete, in una maniera più specifica, una parrocchia che si ispira al modello descritto dagli Atti degli Apostoli: "La comunità di credenti viveva unanime e concorde, e quelli che possedevano qualcosa non la consideravano come propria, ma tutto quello che avevano lo mettevano insieme" (Ac 4,32). Di questo stile di vita delle primissime comunità cristiane, voi volete essere interpreti e continuatori nei nostri giorni. Infatti con il colore ed il folklore delle vostre manifestazioni voi lo diffondete nelle città d'Italia e del mondo, promuovendo singolari "itinerari apostolici", che destano, forse, all'inizio una certa sorpresa, ma che poi lasciano un seme destinato a portare frutto.


3. Proprio perché questo frutto rimanga, voi ora state lavorando attorno alle nuove costituzioni, quali cittadini di una società che prepara il codice delle sue leggi, ispirandosi agli ideali predicati da Cristo. In questo delicato lavoro, per garantire nel tempo la continuità dell'opera, siete aiutati da persone qualificate, dai numerosi "figli di Nomadelfia", dalla Chiesa, che segue con affetto il cammino dell'opera di don Zeno.

Vi chiedo di amare la Chiesa, poiché anch'essa vi ama ed apprezza la vostra esperienza, il modello dell'amore che volete incarnare, nei molteplici contesti della carità evangelica.

Vi chiedo di saper vivere in sintonia con la Chiesa, specialmente con quella diocesana, non solo perché vivete nel medesimo territorio, ma perché la vostra testimonianza si attua prima di tutto qui. Voi sapete bene, perché don Zeno ve l'ha insegnato con la sua vita, che ad un mondo talora ostile e lontano dalla fede occorre rispondere con la testimonianza della propria vita, con opere e segni visibili di amore fraterno. Nomadelfia può fare questo e lo sa fare, poiché essa è un popolo che si ispira, come dice il suo nome, alla legge della fraternità.

Con questi sentimenti imparto a tutti voi, alle vostre famiglie, alle persone care la mia benedizione apostolica, pegno della continua assistenza dello Spirito Santo.

[Al termine del discorso il Papa saluta la comunità di Nomadelfia] Vi ringrazio dl cuore per questo incontro pieno di contenuti, di emozioni, di contenuti evangelici e di contenuti umani, perché umano è essere fratelli, ma è anche cristiano, possiamo dire divino, perché questa categoria dei figli di un Padre celeste, quindi fratelli, è stata portata qui sulla terra da Gesù Cristo, Figlio di Dio. Il vostro fondatore era appassionato di questa ispirazione evangelica. Vi ringrazio per la semplicità con cui mi hanno circondato tutti i bambini.

Vi ringrazio per questa espressione artistica delle due danze. Io so che potrebbero essere tante danze. Ma le due che avete eseguito, la tarantella napoletana e quella russa o ucraina, erano danze abbastanza impegnative. Bisogna essere giovani per impegnarsi, per rischiare in tali danze, io non potrei più.

Con questo ringraziamento vi lascio perché il Vescovo di Grosseto ci guarda con gli occhi un po' preoccupati. Non dobbiamo ritornare in ritardo per la celebrazione eucaristica conclusiva per i fedeli della diocesi di Grosseto. Grazie per tutto. Sia lodato Gesù Cristo. Evviva Nomadelfia.

1989-05-21

Domenica 21 Maggio 1989




L'omelia della Messa nella solennità della Santissima Trinità - Ai fedeli riuniti, Grosseto

"Vivete in profondità la spiritualità trinitaria che fa di voi dei veri adoratori in spirito e verità



1. "Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo".

La Chiesa pronuncia queste parole tutti i giorni. Le pronuncia molte volte al giorno. Oggi esse esprimono il contenuto liturgico della solennità in cui il mistero stesso di Dio, nella sua vita interiore, attira la nostra attenzione su Dio "che è, che era e che viene" (cfr Ap 1,8). Esprimo la gioia di poter oggi celebrare la solennità della Santissima Trinità insieme con voi, fratelli e sorelle.

Rivolgo il mio cordiale saluto al Vescovo monsignor Adelmo Tacconi, il quale con zelante sollecitudine pastorale presiede a questa comunità ecclesiale di Grosseto. Saluto con affetto il signor Cardinale Pietro Palazzini, l'Arcivescovo di Firenze, Cardinale Silvano Piovanelli, i cari Arcivescovi e Vescovi della Toscana. Un particolare pensiero di stima e di affetto va ai sacerdoti della diocesi di Grosseto, che non cessano di portare il Vangelo al popolo cristiano e di educarlo nella fede. Il mio pensiero va ugualmente ai religiosi ed alle religiose, ed in particolare ai laici impegnati nelle varie associazioni e movimenti ecclesiali.

Saluto con deferenza le autorità civili e militari e le ringrazio per la loro presenza, con la quale hanno voluto rendere ancora più significativo questo incontro.

Rivolgo un affettuoso saluto a tutti i fedeli di Grosseto e delle altre città della Toscana qui convenuti per testimoniare la loro fede cristiana e per esprimere la loro adesione al successore di Pietro, presente fra voi per confermarli nella fede. Il mio pensiero si estende anche alle loro famiglie: agli anziani, agli ammalati, ai giovani e ai fanciulli. Carissimi, siate testimoni attendibili dell'amore della Santissima Trinità, che è stato infuso, nel vostro animo nel giorno del Battesimo. Fate circolare fra voi l'amore e l'armonia divina che mirabilmente si dispiegano tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; vivete in profondità questa spiritualità trinitaria, che fa di voi dei veri adoratori in spirito e verità.

In questo affiato "trinitario" di amorosa e armoniosa disponibilità di intenti affrontate i problemi e le istanze che si presentano nella vostra situazione sociale e culturale. In questa vostra terra, ricca di realizzazioni e di promesse, impegnatevi sempre di più per la promozione di un progresso destinato a favorire ogni uomo e ogni donna nel proprio sviluppo spirituale e materiale. Ma impegnatevi anche nel lavoro di una nuova evangelizzazione, in uno scambio di esperienze e di ideali ispirati alla fede, portata in questa vostra terra fin dai tempi antichi dai vostri antenati. Nel tormentato groviglio della società moderna, così inquieta e così fragile, non lasciatevi mai distogliere dai vostri principi di fede. Impegnatevi anzi a portare la fede a questa società: amatela e curatela nelle sue piaghe! Portate ad essa la conoscenza del nome di Dio uno e trino: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo!


2. Quanto mirabile è il tuo nome, Signore! Quale è il nome di Dio? Quale è il tuo nome - chiese un giorno Mosè ai piedi del monte Oreb, quando vide il roveto ardente che bruciava nel fuoco senza consumarsi. Mosè sapeva di stare dinanzi a Dio stesso.

Il mio nome è: "Io sono colui che sono!" (Ex 3,14).

L'autore dell'Apocalisse dirà: "Colui che è, che era e che viene" (Ap 1,8).

Tuttavia Dio non è soggetto né al passato né al futuro. Per noi, per le creature, egli era, è e viene. In se stesso egli è. E' al di fuori di qualsiasi "passare del tempo". Egli è l'esistenza e l'eternità.


3. L'uomo si rivolge a Dio mediante il mondo visibile. Mediante ciò che passa, che nasce e muore. Questo mondo, l'intero mondo sia visibile che invisibile, parla all'uomo di Dio. Nel mondo creato l'intelletto umano scopre la Sapienza, che ha dato inizio ad ogni cosa e penetra tutto.

Il libro dei Proverbi nella prima lettura di questa liturgia racchiude una lode di questa Sapienza che è più antica di tutte le creature. E prima "degli inizi della terra" (cfr Pr 8,23).

Leggiamo: "Quando non esistevano gli abissi, io fui generata; / quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua; / prima che fossero fissate le basi dei monti, / prima delle colline, io sono stata generata. / Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi, / né le prime zolle del mondo" (Pr 8,24-26).

E il libro continua a tessere questo splendido inno in onore della Sapienza, che è conoscibile nella meravigliosa architettura del cosmo.

L'autore si serve del linguaggio dell'osservazione prescientifica del mondo, ma quanti scienziati, esperti contemporanei dei segreti del creato, sono arrivati alla stessa conclusione! La Sapienza iscritta nell'architettura dell'universo!


4. Da ciò che è esterno, la mente umana si rivolge a se stessa. Il Salmo ottavo della odierna liturgia contiene una magnifica espressione dell'autoconoscenza umana, compenetrata da questa domanda fondamentale: chi è l'uomo? Il salmista dice: "L'hai fatto poco meno degli angeli, / di gloria e di onore lo hai coronato: / gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, / tutto hai posto sotto i suoi piedi" (Ps 8,6-7).

La verità biblica sull'uomo è una scoperta particolare del Creatore, dato che già il libro della Genesi configura l'essere umano quale immagine e somiglianza di Dio stesso (cfr Gn 1,26).


5. "Che cosa è l'uomo perché te ne ricordi, / il figlio dell'uomo perché te ne curi?" / si chiede il salmista (Ps 8,5).

Veramente! Dio si ricorda dell'uomo in maniera insolita. Meravigliosa è la sua premura per lui. Tutto questo si manifesta nell'intera storia della salvezza, e soprattutto in ciò che costituisce lo zenit stesso di tale storia: il Verbo si è fatto carne.

Ecco il culmine dell'autorivelazione di Dio all'uomo: Gesù Cristo, Dio-uomo. Il Figlio eterno, della stessa sostanza del Padre. Nella pienezza del tempo nato da donna (cfr Ga 4,4). Figlio di Maria Vergine di Nazaret.

E' in lui che "abbiamo... ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio" (Rm 5,2).

E' per opera dalla sua Croce e Risurrezione che "l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (Rm 5,5).


6. "Quale è il tuo nome"? - chiese, un tempo, Mosè ai piedi del monte Oreb, quando il Dio di Abramo, di Isacco e Giacobbe lo mandava a liberare Israele dalla schiavitù d'Egitto.

Quale è il tuo nome? Il mio nome è: Colui che E'.

E Gesù Cristo durante l'ultima Cena, prima della Passione, proclama la verità del nome di Dio - il mistero del Dio vivente, con queste parole: "Quando... verrà lo Spirito di verità... mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà" (Jn 16,13-15).

In queste parole vi è il mistero del Dio vivente: il Padre - il Figlio - lo Spirito Santo.

Divina Unità della Trinità.

Cristo ha pronunziato questo mistero con parole umane. E l'ha lasciato allo Spirito Santo, alla sua venuta: "Quando... verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera" (Jn 16,13).

Ciascuno di noi è introdotto in questa "verità tutta intera" già mediante il Battesimo.

Viviamo di questa verità quotidianamente, quando iniziamo la preghiera e il lavoro "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".


7. Perché, pronunziando con queste parole il nome dell'inscrutabile mistero divino, il nome del Dio vivente che E', facciamo nello stesso tempo, sulla nostra fronte, sulle spalle e sul cuore, il segno della Croce? Perché la Croce è l'ultima parola del mistero trinitario di Dio nella storia della salvezza del genere umano.

Quando Cristo dice dello Spirito Santo: "prenderà del mio e ve l'annunzierà", queste parole si riferiscono in modo particolare al sacrificio della Croce.

Il Dio vivente è entrato definitivamente nella storia del creato, nella storia dell'uomo, proprio mediante questo sacrificio.

L'uomo, guardando l'architettura del cosmo, si addentra nelle profondità dell'eterna Sapienza del Creatore.

L'uomo, guardando la Croce, conosce l'amore che penetra questa Sapienza e tutta la sua opera.

Conosce l'amore che è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (cfr Rm 5,5).

Conosce che "Dio è amore" (1Jn 4,16).

Per questo lo Spirito Santo ci è stato dato... è stato dato ai nostri cuori. E' stato dato nella Croce di Cristo, nel suo sacrificio redentore.


8. Dio è amore. Ecco il nome di Colui che E'.

In questo nome "ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio" (cfr Rm 5,2).

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, a Dio che, è, che era e che viene! Amen.

[Al termine il Santo Padre ha pronunciato le seguenti parole:] Prima di tornare a Roma, vorrei ringraziare la Chiesa di Grosseto per avermi invitato, per avermi ospitato in questa grande solennità del Dio uno e trino, della Santissima Trinità. Vi ringrazio per la vostra preparazione, per la vostra partecipazione. Vi auguro i frutti spirituali di questo odierno essere Chiesa insieme con il Papa. Alla fine, seguendo le orme della vostra plurisecolare tradizione, mi affido insieme con voi alla Madonna delle Grazie, vostra patrona.

Sia lodato Gesù Cristo.

1989-05-21

Domenica 21 Maggio 1989




Alle partecipanti a un seminario di studio sulla donna - Città del Vaticano (Roma)

Valorizzare lo specifico contributo che le donne possono offrire alla pace

Illustri membri della fondazione "Insieme per la pace".

Nella vostra qualità di donne che occupate posti di rilievo nei vostri paesi ed in ambiti della vita internazionale, vi siete unite per sostenere la causa della pace e della mutua comprensione tra i popoli. Sono lieto di ricevervi in Vaticano questa mattina, nel corso del vostro seminario. Questi giorni a Roma possano rafforzare l'amicizia e la collaborazione già presenti tra voi, e confermarvi nel vostro impegno per le nobili mete della vostra fondazione.

Il vostro seminario ha per tema "Donne e solidarietà", e mira ad una più profonda comprensione del ruolo delle donne nello sforzo mondiale di portare aiuto e incoraggiamento a coloro che soffrono o hanno bisogno del nostro aiuto. In un mondo che scopre ogni giorno più chiaramente l'interdipendenza di tutti gli uomini e le donne e di tutti i popoli e le nazioni, voi cercate di individuare il contributo specifico che le donne possono dare per un'èra di pace autentica, basata sulla giustizia e il rispetto di ciascun individuo.

Come ben sapete, ogni sforzo per aiutare i nostri fratelli e sorelle nel bisogno deve nascere da un profondo desiderio di renderli capaci di realizzare tutto il loro potenziale umano, come individui e come membri della più ampia società. Questo desiderio, che è fondamentalmente religioso, e che ha la sua profonda origine nel cuore umano, è una espressione della comune umanità cui partecipiamo. Al di là di tutte le differenze di linguaggio, cultura e status economico, tutti noi siamo una cosa sola, membri di una stessa famiglia e responsabili gli uni degli altri. Quando viene dimenticata la nostra comune umanità, o la dignità di un solo essere umano viene violata, tutti noi ne soffriamo e ciascuno di noi è in qualche modo sminuito.

In questi giorni di studio e riflessione, possiate voi giungere a una più profonda comprensione della dimensione spirituale del lavoro da voi intrapreso. Proprio la parola "solidarietà", che compare nel titolo del vostro seminario, indica una profonda verità spirituale, e cioè che tutti i contributi al miglioramento della vita dei popoli e delle società si radicano in una concenzione che riconosce in ogni essere umano un fratello o una sorella e ci porta quindi ad assumerci la nostra responsabilità per il loro bene e per il bene di tutti (cfr SRS 38). In quanto donne, portate il vostro particolare dono, intuizione e preoccupazioni alla ricerca mondiale della pace. I popoli ovunque anelano a sperimentare una pace autentica e un reale compimento umano, e le molte donne, la cui generosità e dedizione voi rappresentate, hanno un ruolo essenziale da svolgere. Possano tutti i vostri sforzi nascere da un cuore in pace e da un generoso desiderio di condividere con gli altri i doni che voi stesse avete ricevuto.

La Chiesa cattolica apprezza grandemente quanto avete fatto e state facendo per i bisognosi. Vi ringrazio e invoco su di voi le benedizioni di colui che è "il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione" (2Co 1,3).

L'amore di Dio vi accompagni sempre!

1989-05-22

Lunedi 22 Maggio 1989





GPII 1989 Insegnamenti - Il discorso alle autorità e alla popolazione - Grosseto