GPII 1989 Insegnamenti - L'incontro con i giovani - Volterra (Lucca)

L'incontro con i giovani - Volterra (Lucca)

"Passa a voi la fiaccola del giusto progresso"


Carissimi giovani!


1. Vi ringrazio per le cortesi espressioni di saluto con cui mi avete accolto.

Sono contento di questo incontro con voi, giovani di Volterra! La vostra città conserva, accanto a tracce cospicue delle passate forme di civiltà, segni eloquenti della sua storia religiosa. Proprio questo è ciò che soprattutto colpisce: la permanenza, anche nei periodi più travagliati, di una forte sensibilità cristiana, che ha accompagnato e sorretto l'impegno dei vostri antenati sulla strada del progresso civile e sociale.

Volterra si distingue, nella sua storia, per la ricerca di una giustizia sempre più perfetta e di una stabile pace, fondata sul lavoro e sul rispetto dei diritti di ciascuno. Questo fervido impegno per una convivenza più equa e serena ha continuato a distinguere le vicende della vostra terra anche negli anni recenti.


2. Ora la fiaccola del giusto progresso passa a voi giovani, e voi per primi, proprio perché siete giovani, vi rendete conto che l'avvenire esige il vostro impegno e la vostra partecipazione responsabile.

Desidero anch'io, questa sera, incoraggiarvi in questa consapevolezza ed esortarvi alla conseguente assunzione delle vostre responsabilità. Sento pero anche il dovere di ricordarvi che la via giusta per acquisire ed assicurare una vita sociale giusta e pacifica passa attraverso quella più profonda e completa visione dell'uomo, di cui Cristo si è fatto interprete ed annunciatore. Egli ha proclamato il valore della persona, ma ha avvertito, al tempo stesso, della forza disgregatrice del peccato, che opera in essa e si ripercuote nel suo agire personale e sociale. Ha perciò invitato ciascuno ad impegnarsi innanzitutto nella propria conversione interiore, per poter così contribuire in modo veramente efficace alla edificazione di una compagine sociale giusta, libera, pacifica.

Carissimi giovani, vi invito ad accogliere queste istanze evangeliche con animo aperto e disponibile e ad applicarvi a tradurle nella pratica con dedizione sincera e costante.

Il Signore vi accompagni, come vi accompagna ora la mia benedizione.

[Al termine del suo discorso, il Santo Padre rivolge ai giovani di Volterra le seguenti parole:] Carissimi giovani. Sono parole brevi. Voglio ringraziarvi per la vostra presenza. Forse siete un po' stanchi ma siete disposti ad essere presenti. E' la prima volta che faccio visita a Volterra e questa città mi piace molto. Mi piace perché ha mantenuto tutta la sua caratteristica medioevale, tutti i tesori dell'arte e dell'architettura del passato, e allo stesso tempo, la freschezza e la giovinezza. Penso che vi troviate bene qui che è il vostro posto. Vi auguro di continuare bene in questa vostra città, in questa vostra Chiesa insieme con Cristo, redentore dell'uomo.

1989-09-23

Sabato 23 Settembre 1989




Alla cittadinanza e alle autorità - Lucca

Sostenere e difendere la famiglia per garantire il futuro della nazione


Carissimi cittadini di Lucca!


1. A voi tutti il mio saluto cordiale, insieme con un grazie sincero per la calorosa accoglienza. Sono vivamente riconoscente all'onorevole Pier Mario Angelini, che mi ha recato il saluto del governo italiano; e grato sono pure al signor sindaco per l'indirizzo che mi ha rivolto anche a nome dei colleghi e dell'intera popolazione, di cui ha efficacemente tratteggiato le caratteristiche, i problemi, le speranze.

Sono venuto con gioia, carissimi lucchesi, in questa vostra città, che ama legare la propria storia al "Volto Santo". Sono venuto per rendere omaggio alle vostre antiche tradizioni di fede: da tempi remoti Lucca ha accolto il dono del Vangelo, l'ha conservato nei secoli, continua ad annunciarlo, oggi.

Già nel 343-344 la vostra città è citata negli atti del Concilio di Sardica, ove è registrata la presenza del Vescovo Massimo. La serie ininterrotta dei successori degli apostoli giunge fino al vostro Arcivescovo Giuliano Agresti, che ha tanto sollecitato questa mia visita e al quale porgo il mio fraterno saluto.


2. Un segno eloquente della fede dei vostri padri, carissimi cittadini di Lucca, sono le belle ed antiche chiese, i monasteri, le pie istituzioni caritative, che costellano la città, suscitando l'ammirazione dei visitatori. Spetta pero a voi, lucchesi di oggi, mostrare che questa fede è viva ancora ed è capace di tradursi nelle opere richieste via via dal mutare dei tempi. La vostra città, e il territorio che la circonda, hanno conservato ancor oggi quella dimensione "a misura d'uomo", che esalta le libertà individuali, respinge le massificazioni, fa sviluppare le capacità di iniziativa, rende la collaborazione tra le persone e i gruppi una possibilità reale ed arricchente.

Tutto ciò è indubbiamente merito vostro. Vi esorto a perseverare in questa linea di rispetto per l'uomo e per le sue esigenze personali e sociali.

Gli strumenti da usare concretamente per realizzarla dipendono dalla vostra responsabilità e sono legati alle vostre scelte. Essi pero devono essere ogni volta confrontati con l'insegnamento del Vangelo sull'uomo, sulla sua vocazione terrena e insieme trascendente, come anche con la parola che la Chiesa, "esperta in umanità", (Pauli VI, PP 13) dice oggi, e può dire "anche in futuro, intorno alla natura, alle condizioni, esigenze e finalità dell'autentico sviluppo" (SRS 41) delle persone e dei popoli.

Continuate dunque, cari lucchesi, con rinnovato impegno, con generosità, con intelligente responsabilità in questo cammino, che fu tanto lodevolmente praticato dai vostri antenati.


3. Vi sono in ciò di esempio i vostri santi: donne del popolo, come Zita e Gemma, educatrici come Elena Guerra, dedite ai malati come Maria Domenica Brun Barbantini, missionari come Angelo Orsucci, sacerdoti e religiosi come Giovanni Leonardi e Antonio Maria Pucci; tutti sono l'espressione delle vostre virtù collettive.

Se essi vi rappresentano nelle vostre qualità migliori, voi avete il dovere di seguirne le orme nei due campi, nei quali essi si sono esemplarmente espressi: l'amore per Dio e l'amore per il prossimo; l'amore per Dio che diventa sorgente di amore più grande per il prossimo.

Non a caso voi avete una antica e grande tradizione di volontariato, che è insieme libertà di iniziativa e superamento degli egoismi personali e di gruppo.

A voi la mia lode e il mio incoraggiamento a proseguire su questa strada eminentemente evangelica.

Molti sono i problemi che interpellano la vostra comunità cittadina, come il sindaco ha ricordato. Tra questi primeggia sicuramente l'impegno di offrire ai giovani una prospettiva di vita serena per il futuro, mediante la profferta di occasioni di lavoro dignitoso e di benessere economico. Ciò suppone anzitutto la capacità di mettersi in ascolto dei bisogni e il coraggio di saper tentare, se necessario, soluzioni nuove.

Gioverà a questo fine l'efficace collaborazione tra le pubbliche istituzioni, le associazioni che qui sono in buon numero di ispirazione cristiana, la Chiesa in tutte le sue articolazioni.

Ma ricordate che "la pura accumulazione di beni e servizi... non basta a realizzare la felicità umana...; al contrario, l'esperienza degli anni più recenti dimostra che, se tutta la massa delle risorse e delle potenzialità, messe a disposizione dell'uomo, non è retta da un intendimento morale e da un orientamento verso il bene del genere umano, si ritorce facilmente contro di lui per opprimerlo". Infatti, "l'avere oggetti e beni non perfeziona di per sè il soggetto umano, se non contribuisce alla maturazione ed all'arricchimento del suo essere, cioè alla realizzazione della vocazione umana in quanto tale" (SRS 28).


4. Occorrerà, pertanto, adoperarsi con energia perché la presente generazione e quelle che verranno non smarriscano quel mondo di valori cristiani su cui la vostra città ha costruito la sua storia gloriosa.

Occorrerà, in particolare, che l'intera comunità prenda rinnovata coscienza del fondamentale ruolo che la famiglia è chiamata a svolgere in essa e si impegni a salvaguardarla dai molti pericoli che la insidiano.

Quando la famiglia non è in grado di assolvere ai compiti che la natura stessa, e Dio creatore, le hanno affidato, gli sforzi delle organizzazioni sociali, e persino della Chiesa, per il futuro del mondo, rischiano di essere frustrati.

Purtroppo essa è oggi sottoposta a spinte disgregatrici, che rischiano di comprometterne - soprattutto nella coscienza dei giovani - le proprietà essenziali: l'unità, l'indissolubilità e la stessa missione di educazione dei figli. E' necessario un grande sforzo unitario per contrastare questi fermenti negativi. Sostenere, favorire, difendere la famiglia, anche attraverso adeguate scelte di politica sociale, significa garantire il futuro stesso della nazione.

Chiedo a tutti voi un impegno rinnovato in questo senso; una civiltà come la vostra, che ha sempre riconosciuto la centralità del valore dell'uomo e delle sue libertà, è il terreno adatto per mettere in atto ogni iniziativa, dalla cultura alla solidarietà, finalizzata alla tutela di questa cellula primordiale della società e, quando essa mancasse, alla promozione di forme, per quanto possibile, adeguate di supplenza.

So che la vostra arcidiocesi è impegnata nell'accoglienza alle mamme, ai bambini soli, agli ex-carcerati. State pure promuovendo case-famiglia per gli anziani e per i dimessi dagli ospedali psichiatrici. Sono opere importanti e mi auguro che gli enti pubblici, oltre ad assolvere i loro doveri istituzionali anche in tali settori, sappiano valorizzare l'apporto di queste iniziative ecclesiali.

Unendo così gli sforzi, continuerete ad alimentare e ad esaltare il vostro secolare umanesimo.

Lucchesi, siate fieri di tutto ciò che la vostra città sa esprimere come risposta ai bisogni di chi è incapace di provvedere da solo a se stesso. Elevo una particolare preghiera al Signore Gesù, il "Volto Santo", che i vostri padri proclamarono "re dei lucchesi"; egli vi guidi nel risolvere i nuovi problemi che la società contemporanea propone. Sentitevi dentro la storia, in profonda solidarietà con tutti gli uomini: solo così potrete far avanzare la vostra comunità sulla strada dell'autentico progresso.

Sappiate guardare in faccia a questo mondo, con i suoi valori e con i suoi problemi, con le sue inquietudini e con le sue speranze. E' in questo mondo e non in un altro che i cristiani devono essere sale e luce, per recare il loro contributo alla vittoria del bene sulle forze del male.

Con questi sentimenti invoco la benedizione di Dio sul vostro impegno e su quello di tutte le persone di buona volontà: il "Volto Santo" del Signore sia sempre presente ai pensieri e alle opere degli abitanti di questa città e ispiri i lucchesi di oggi, di domani, di sempre!

1989-09-23

Sabato 23 Settembre 1989




Ai numerosi rappresentanti della Chiesa locale - Lucca

Occorre essere uniti attorno alla parola di verità annunciata dal Vescovo in nome del Signore e della Chiesa


Venerato fratello nell'Episcopato, fratelli e sorelle carissimi!


1. Ricambio innanzitutto il cordiale saluto rivoltomi dal Pastore della diocesi, che si è fatto interprete dei vivi sentimenti di devozione della Chiesa lucchese verso il successore di Pietro, il quale è oggi con voi per adempiere il principale dovere del suo ufficio, quello di confermare nella fede i fratelli.

Confermare nella fede! In verità, questo compito eminentemente sacerdotale non riguarda solo il Papa, ma si estende ai Vescovi e a tutti i sacerdoti. Per questo il sacerdote dev'essere particolarmente ricco di fede, per poterla trasmettere agli altri; saldo nella fede, per poter aiutare gli altri nelle tentazioni e nelle debolezze; illuminato nella fede, per poter svelare agli altri le false dottrine contro la fede, i "falsi cristi e i falsi profeti" (Mt 24,24), come dice il Signore Gesù.

Occorre, dunque, crescere nella fede: è un cammino che voi sacerdoti carissimi, potrete compiere seguendo, tra l'altro, con particolare attenzione quanto la vostra arcidiocesi vi propone nel campo della formazione sacerdotale permanente. La vita di fede non può essere un qualcosa di statico e ristagnante, perché le immutabili verità del Vangelo devono essere sempre meglio conosciute ed applicate nella vita di tutti i giorni; e voi, cari sacerdoti, dovete essere i primi in questo sano spirito di ricerca, stimolando gli altri in questa direzione.


2. La perseveranza sul cammino della verità è assicurata, soprattutto per quanto concerne la fede, da una profonda volontà di comunione ecclesiale, in unità con colui che, per mandato di Cristo è, nella diocesi, il principale fautore e responsabile di tale comunione e di tale unità: il Vescovo. Non basta essere uniti in un modo qualunque: occorre essere uniti attorno a quella parola di verità che è annunciata dal Vescovo, nel nome del Signore e nel nome della Chiesa universale.

L'unità nasce dalla verità e si consolida nella carità; ma è anche vero che nell'unità e nella comunione fraterna attorno al Vescovo, sempre meglio possiamo crescere nella verità e sempre meglio possiamo viverla.

Il presbiterio è tenuto a dare ai fedeli della Chiesa locale uno speciale esempio di unità interna sulla base della retta fede. Per questo tramite il popolo credente trova assistenza e aiuto sulla via della salvezza. L'opera del Vescovo, attraverso l'unità del presbiterio, riceve quella efficacia che da essa ci si attende.


3. La comunione diocesana non è facile da realizzare: come ogni forma di carità fraterna, richiede che siamo pronti a rimuovere quelle escrescenze dell'orgoglio e dell'egoismo che sempre sottilmente tendono ad insinuarsi anche nell'opera di noi sacerdoti, provocando divisioni che compromettono l'unità ecclesiale. D'altra parte, non è possibile attuare questa salutare ascesi senza un sincero amore per la Croce, che porta con sè anche quello spirito di umiltà e di obbedienza di cui Cristo - modello eterno del sacerdote - ci ha dato supremo esempio.

E' questa totale e sincera disponibilità alla verità, conquistata al prezzo di un'ardua disciplina, che allarga la nostra intelligenza di fede, e rende generoso il nostro cuore, così da farci autentici missionari ed apostoli della Parola di Dio, in leale spirito di servizio ai fratelli e di rinuncia ad ogni desiderio di autoaffermazione. E' nel sincero e totale amore per il Vangelo, che noi sacerdoti possiamo affrontare la fatica della disciplina che la nostra missione richiede, e fare veramente presa sulle anime, conducendole con sicurezza alla santità.

La devozione alla santa Croce e al Volto santo, che segna profondamente la fede e la pietà di questa Chiesa particolare, trovi efficace espressione nella vostra personale ascesi, soprattutto in un così delicato settore della vita ecclesiale, qual è la ricerca dell'unità del presbiterio.


4. La continua vigilanza su noi stessi, la pratica generosa del sacrificio, la continua revisione della nostra vita sacerdotale devono essere accompagnate da un'altrettanta vigile attenzione, ricca di spirituale discernimento, ai problemi, ai valori, alle carenze della società contemporanea. Solo così potremo ordinare il nostro cammino di fede al bene della società e trovare, di rimando, nei valori di quest'ultima un incentivo a vivere meglio il nostro impegno ministeriale.

Il sacerdote è certamente maestro della fede nei confronti della società, ma, nel contempo, quanti utili suggerimenti per la sua stessa vita sacerdotale egli può ricavare da una intelligente lettura delle realtà temporali, nelle quali non mancano mai tracce dell'azione dello Spirito.


5. Ed ora a voi, carissimi religiosi e religiose, voglio rivolgere una parola.

Nella Chiesa voi siete un particolare richiamo ai valori evangelici della penitenza, della perfezione, della santità, della contemplazione. Siete un annuncio vivente di quella nuova umanità che dovrà realizzarsi nella futura risurrezione. E ciò avviene e deve avvenire in molteplici forme, secondo lo splendore visibile del carisma proprio di ciascuno dei vostri istituti. La vostra testimonianza, se vissuta in pienezza e fedeltà, è estremamente bella ed utile per la vita della Chiesa: mentre da una parte dovete mostrare al mondo i comuni valori che vi qualificano universalmente come persone totalmente votate alla causa del Vangelo e del Regno di Dio, dall'altra dovete anche mostrare al mondo la meravigliosa e provvidenziale varietà dei modi, delle forme e dei gradi, con i quali quei valori comuni, secondo il dettato delle vostre rispettive costituzioni e regole, devono realizzarsi, in conformità, peraltro, ai bisogni particolari dei tempi e dei luoghi, nei quali siete chiamati ad operare.

La visibilità, anche esteriore, dell'appartenenza ad un dato istituto non è priva di una sua utilità ecclesiale: siate perciò sempre rispettosi delle norme, in merito, del vostro istituto, evitando forme esteriori che sminuiscano l'apporto del vostro carisma al cammino di fede del Popolo di Dio.


6. Se la missione del religioso e della religiosa è quella di richiamarci ai valori della trascendenza, quella del laicato, come sappiamo, è di operare la purificazione e la santificazione dei valori temporali e storici alla luce del Vangelo. Il lavoro del laico nella Chiesa e come membro della Chiesa consiste, più specificamente, nel far si che il messaggio evangelico diventi luce, lievito, anima e fermento delle molteplici realtà associative della vita di quaggiù: dalla comunità familiare, a quelle della scuola, del lavoro, della cultura, della politica e di tutte le libere manifestazioni dello spirito umano, dalle più semplici alle più complesse.

Una particolare responsabilità di voi, carissimi fratelli e sorelle laici, è data dalla vostra presenza nel contesto sociale e politico. In tale campo la vostra opera, per le virtù proprie e la particolare competenza che la devono distinguere, è veramente insostituibile. Né il sacerdote nè il religioso possono avere la vostra competenza specifica, soprattutto se si tratta di affrontare temi e problemi particolarmente complessi ed impegnativi; e, d'altra parte, il sacerdote e il religioso svolgono una missione che, per la sua necessità, non può essere intralciata od ostacolata da altre attività, per quanto importanti esse siano.


7. Un altro aspetto della vitalità dei laici nella Chiesa è il sorgere incessante di gruppi, movimenti, associazioni, aventi loro specifiche qualificazioni e finalità. Occorre certamente, in questo campo, un attento "discernimento degli spiriti", ed in ciò il pastore delle anime ha una particolare responsabilità.

Esiste nella vostra arcidiocesi la consulta diocesana per l'apostolato dei laici, che ha precisamente lo scopo, sotto la presidenza dell'Arcivescovo, di riconoscere, valutare, promuovere, aiutare e coordinare il sorgere e il diffondersi della vita associativa laicale di questa Chiesa locale.

Vi chiedo di guardare con fiducia a questo organismo e di sentirlo, come veramente è, al vostro servizio. Certamente anch'esso è composto da esseri umani fallibili come tutti gli altri; per questo occorre da parte di tutti un costante esercizio di carità, di pazienza, di umiltà e di spirito di collaborazione, perché possa essere praticato il discernimento e promosso lo sviluppo, in questo campo complesso, in piena sintonia con ciò che lo Spirito suggerisce alla vostra Chiesa.

Voglio ricordare, infine, l'importanza, per voi laici, dello spirito missionario: il che vuol dire, fondamentalmente, mettersi a disposizione del Signore - come Maria santissima - per ciò che egli vuole operare in voi e mediante voi, per il bene dei fratelli.

Maria, modello supremo di disponibilità missionaria, vi ottenga dal Padre celeste la luce e la forza dello Spirito, lo Spirito di Gesù, per il compimento della vostra missione.

Maria ispiri a tutta questa eletta assemblea della Chiesa lucchese - sacerdoti, religiosi e laici - un nuovo fervore, un nuovo slancio missionario per l'edificazione di una nuova èra cristiana di promozione umana e di presenza di Dio tra gli uomini, mentre a tutti imparto di cuore l'apostolica benedizione.

1989-09-23

Sabato 23 Settembre 1989




Ai giovani durante l'incontro del pomeriggio - Lucca

"Guardate a tutti i santi nascosti: salvano la Chiesa dalla mediocrità"


Carissimi giovani!


1. Vi saluto con affetto e vi ringrazio per questa vostra calorosa accoglienza. In questa visita alla Chiesa di Lucca era giusto che vi fosse un incontro anche con voi, che rappresentate la speranza del domani. Voi avete un posto speciale nel cuore del Papa. Egli guarda a voi con fiducia, perché sa quali ricchezze di generosità e di entusiasmo custodite nell'animo.

Si, il Papa - e con lui tutta la Chiesa - guarda a voi come a un dono fatto da Dio al mondo per ravvivare il suo presente e per prepararne il domani. Un dono di Dio, tuttavia, che resta condizionato all'utilizzo che ciascuno di voi saprà fare delle proprie capacità e delle proprie energie. E' possibile, infatti, che un giovane sprechi le ricchezze di cui Dio lo ha fornito e finisca per ritrovarsi nella condizione squallida del figlio prodigo della parabola evangelica: "...Io qui muoio di fame!" (Lc 15,17).


2. Occorre, perciò, che ciascuno prenda coscienza dei "talenti", di cui Dio lo ha arricchito e si impegni per moltiplicarli. Sono talenti, ad esempio, la vostra voglia di amare, la curiosità del conoscere, la spinta alla lotta; ed ancora, la freschezza di energie, l'immaginazione, l'entusiasmo... L'enumerazione potrebbe continuare.

E' bene che ciascuno e ciascuna di voi passi attentamente in rassegna i propri "talenti", per cominciare a servirsene in modo creativo, per cominciare a moltiplicarli.

Non senza, tuttavia aver chiarito con se stesso, fin da principio, che tutto ciò non è possibile senza fatica e sacrificio. Occorre sapersi applicare con diligenza e costanza, occorre saper accettare le necessarie rinunce, programmare il proprio sforzo, perseverare.

Se avete capito questo, carissimi giovani, non vi meraviglierete che chi ha più anni di voi e quindi maggior esperienza - i genitori, gli insegnanti, il sacerdote - vi parli per mettervi in guardia da possibili rischi, per richiamarvi in caso di eventuali sbandamenti, per incitarvi nei momenti di stanchezza e di scoramento.

Chiederete piuttosto che vi si dica dove poter trovare quel supplemento di luce e di energia, di cui le vicende non sempre liete della vostra giovinezza vi fanno sentire a volte l'urgente bisogno. Dove trovarlo? Io sono qui per dirvi che la risposta a questa vostra domanda esiste, una risposta risolutiva. Questa risposta è Cristo. L'ho detto ai giovani di Santiago de Compostela e lo ripeto ora a voi: in Cristo "Via, Verità e Vita" voi troverete la possibilità di una piena realizzazione dei vostri talenti.

Cercate, dunque, Cristo; fidatevi di lui e accoglietelo al centro della vostra vita; crescete nella sua amicizia. Voi, che sentite l'urgenza di fare sempre nuove esperienze; cercate questa esperienza decisiva: l'esperienza del Signore.

Se la vostra fede non si fonda in questa esperienza, come potrete rendere conto della vostra speranza a voi stessi ed agli altri? Come potrete superare i dubbi e le crisi proprie della vostra età? Aprite le porte del vostro cuore all'esperienza del Signore. Quando lui è presente, le nebbie del dubbio e della paura scompaiono e nel cuore torna la gioia.


3. Voi mi chiederete come sia possibile fare questa esperienza diretta di Cristo, come incontrarlo in questo preciso momento della storia. Io vi rispondo: voi potete incontrare Cristo nell'ascolto attento della sua Parola, nella celebrazione consapevole dei sacramenti, nella partecipazione attiva alla vita della Chiesa.

Alcuni di voi avanzano delle riserve nei confronti della Chiesa: la sentono più come un ostacolo che come un aiuto per incontrare Cristo. Si sentono così poco capiti dalla Chiesa, da domandarsi addirittura se la Chiesa li conosca.

Che cosa posso dire a questi giovani in difficoltà? Ecco, io comincerei col chiedermi, di rimando, se essi conoscono veramente la Chiesa. Succede infatti spesso che della Chiesa vengono offerte all'opinione pubblica immagini deformate, interpretazioni distorte, valutazioni preconcette ed arbitrarie.

Certo, la Chiesa è fatta di esseri umani, uomini e donne che portano dentro di sè il peso di una natura fragile. Non deve quindi sorprendere se anche nelle strutture della Chiesa si riscontrano le infiltrazioni del peccato. E' un rischio che Gesù stesso ha scelto di correre, fondando la sua Chiesa non su angeli, ma su esseri umani come tutti noi.

Come anche voi, cari giovani che mi ascoltate. Anche voi, infatti, siete Chiesa. E chi di voi si sente così trasparente e puro da poter "lanciare la prima pietra?" Chi si sentirebbe, se comparisse Cristo in questa piazza, di alzare la voce per condannare gli altri, sapendo che egli scruta la coscienza di ciascuno fin nelle profondità più nascoste? Eppure, nonostante le nostre carenze, la Chiesa ci accoglie tutti tra le sue braccia di madre comprensiva e paziente. Ci accoglie per purificarci con i sacramenti di cui Cristo l'ha arricchita e per condurci verso le sorgenti della santità.


4. Si, perché la Chiesa, per disposizione amorevole di Cristo, custodisce in sè i tesori della grazia, che alimentano ogni fioritura di santità. I santi, che in ogni epoca della storia hanno fatto risplendere nel mondo un riflesso della luce di Dio, sono i testimoni visibili della santità misteriosa della Chiesa.

Questa vostra terra, carissimi giovani, è stata percorsa, anche in tempi recenti, da santi a voi familiari. Per conoscere in profondità la Chiesa è a loro che dovete guardare! E non soltanto ai santi canonizzati, ma anche a tutti i santi nascosti, anonimi, che hanno cercato di calare il Vangelo nella ferialità dei loro doveri quotidiani. Essi esprimono la Chiesa nella sua verità più intima; e, al tempo stesso, essi salvano la Chiesa dalla mediocrità, la riformano dal di dentro, la sollecitano ad essere sempre più ciò che deve essere, la sposa di Cristo senza macchia nè ruga (cfr Ep 5,27).

Cari giovani, i santi sono per ciascuno di voi un richiamo di Dio: siate santi anche voi e contribuirete ad attrarre alla Chiesa quanti ancora non ne conoscono il volto autentico.


5. Perché questa è la verità: la Chiesa ha bisogno di voi per portare il messaggio di Cristo all'uomo di oggi, che corre dietro a molti pseudo-valori. Voi avete l'arduo compito di annunciare la verità sull'uomo e sull'ambiente dell'uomo alle soglie del nuovo millennio.

Lo sviluppo disordinato, il degrado dell'ambiente naturale, il dislivello culturale ed economico tra il Nord ed il Sud del mondo, il dilagare del modello consumistico e molti altri fenomeni preoccupanti rendono urgente l'impegno di ciascuno per promuovere un'inversione di tendenza. Voi sapete, pero, che la soluzione piena dei problemi del mondo sta solo nell'incontro con Cristo, salvatore e redentore dell'uomo, di ogni uomo e di tutto l'uomo.

A voi il compito di annunciare Cristo con la parola e con la vita. Non arrendetevi di fronte alle difficoltà. La vostra testimonianza sarà preziosa nella misura in cui ne pagherete in prima persona il prezzo.

Il Signore vi chiama a qualcosa di nuovo e di grande. Non mancate all'appello! Il Papa è con voi, vi porta nel cuore e vi benedice! [Ecco il testo del discorso ora improvvisato dal Santo Padre:] Vedo davanti a me una domanda insistente: "Cosa vuol dire, oggi, essere liberi?" E' una domanda centrale a cui do una risposta breve e suggerita dall'esperienza. Io penso che i giovani che ho incontrato a Santiago de Compostela - devo dire che per me e per molti Vescovi presenti è stata una grande sorpresa - hanno già trovato la risposta a questa domanda, o, almeno, sono nel cammino, nella strada per trovarla. Mi riferisco alla vostra esperienza, soprattutto all'esperienza dei giovani europei. Una parte dei giovani venuti a Santiago de Compostela provenivano dall'Italia, probabilmente ve ne sono parecchi anche qui tra voi. L'esperienza dei giovani di Compostela reca la risposta alla domanda "Come si può essere liberi oggi?". E' una risposta veramente centrale, perché si può sempre essere liberi nel senso proprio e costruttivo, creativo, della parola.

Ma si può anche essere liberi nel senso contrario, abusivo, della parola.

Carissimi, per concludere vi dico: la Chiesa ha bisogno di voi per portare il messaggio di Cristo all'uomo di oggi che corre dietro a molti pseudo-valori. Voi avete l'arduo compito di annunciare la verità sull'uomo e sull'ambiente dell'uomo alle soglie del nuovo millennio. Lo sviluppo disordinato, il degrado dell'ambiente naturale, il dislivello culturale ed economico tra il Nord e il Sud del mondo, il dilagare del modello consumistico, e molti altri fenomeni preoccupanti, rendono urgente l'impegno di ciascuno per promuovere una inversione di tendenza. Inversione, ecco la parola. Spetta a voi. E' una sfida epocale per voi giovani promuovere una inversione delle tendenze sulle quali cammina il mondo e specialmente il nostro mondo occidentale, libero e opulento.

Voi sapete che la soluzione piena dei problemi del mondo sta sempre nell'incontro con Cristo, salvatore e redentore dell'uomo, di ogni uomo e di tutto l'uomo. Ecco a voi il compito di incontrare Cristo. Il compito di annunciare Cristo con la vostra vita, ma anche con la vostra parola. Non arrendetevi di fronte alle difficoltà. La vostra testimonianza sarà preziosa nella misura in cui ne pagherete in prima persona il prezzo. E ciò che mi ha commosso nei giovani di Compostela è vedere come essi erano disposti a pagare il prezzo di quella grande esperienza, di quel grande pellegrinaggio, pagarne il prezzo in prima persona. Se il Signore vi chiama, vi chiama sempre a qualcosa di nuovo e di grande. Non mancate al suo appello.

Voglio concludere con una benedizione per tutti i giovani di Lucca, dell'arcidiocesi, per tutti i presenti e per tutti quelli che almeno intenzionalmente sono con noi collegati o forse che sono intenzionalmente non presenti.

1989-09-23

Sabato 23 Settembre 1989




Alle claustrali dell'arcidiocesi - Lucca

"Riconciliate gli animi divisi offrendo la vostra croce quotidiana"


Carissime sorelle.


1. Ringrazio voi tutte qui presenti in questa chiesa dove si trovano le spoglie mortali, ma anche, possiamo sperare, l'anima gloriosa di una vostra consorella e concittadina: santa Gemma Galgani. Voglio manifestarvi, in questo centro privilegiato, la mia grande gioia di essere oggi qui tra voi, che formate le nove comunità contemplative femminili di questa arcidiocesi, alle quali s'aggiunge la comunità dei monaci certosini: un vero "capitale di grazia" per questa Chiesa locale.

So quanta affettuosa stima nutra per voi il vostro Arcivescovo, il quale vede nella vostra vita, orante ed offerente, una sorgente di grazia per l'intera arcidiocesi. Con l'esemplarità della vostra immolazione al Signore, voi siete, per così dire, la "voce" stessa di questa comunità diocesana davanti al Signore.

Grazie, pertanto, care sorelle, per quello che fate, per quello che siete, per quello che offrite. Con queste mie parole voglio confermarvi nella vostra eccelsa vocazione, nel vostro cammino di fede, che è così prezioso per il bene della Chiesa.


2. Vorrei ricordarvi la necessità di una chiara percezione e fervorosa attuazione della finalità propria e dell'ispirazione originaria dei vostri singoli istituti.

Sforzatevi sempre, con molto impegno, di compenetrarvi dello spirito e degli insegnamenti dei vostri fondatori, cercando di attualizzare il loro messaggio nelle circostanze concrete del presente, alla luce dei "segni dei tempi" e delle direttive della Chiesa. In tal modo, il carisma proprio di ciascun istituto, pur restando, nel tempo, sostanzialmente identico a se stesso, potrà rivivere nelle situazioni odierne, rivestendosi delle forme che si rivelano opportune perché il messaggio possa far presa sugli uomini del nostro tempo.

I principi della vita contemplativa sono essenzialmente gli stessi per tutte le forme di vita consacrata; ma nell'ambito di questa unità di fondo esiste poi una meravigliosa diversificazione, quale è testimoniata proprio qui, oggi, dalla vostra gioiosa assemblea. E perché tutto si realizzi nell'ordine, nella pace e nella verità, è necessario che ogni istituto ed anche ognuna di voi, care sorelle, ponga sempre la massima attenzione, sia ai principi comuni che alle prospettive proprie del carisma originario.


3. La comunità claustrale è chiamata a dare al mondo un luminoso esempio di comunione fraterna. L'esperienza privilegiata di contemplazione, che siete chiamate a compiere, suppone di per sè, per poter essere autentica, un alto grado di unità degli spiriti, e porta pure, come frutto, una forma elevata di mutua carità. E del resto, la struttura stessa del vostro vivere comunitario, che comporta un rapporto quotidiano ed incessante tra i membri della comunità, richiede necessariamente - e voi lo sapete bene - un esercizio assai impegnativo di tutte le virtù sociali proprie della convivenza cristiana; diversamente la vita comune diventerebbe assai difficile, forse insopportabile. Vi esorto, pertanto, a mettere sempre la massima cura nello sviluppo delle virtù comunitarie, sia in ordine al pieno adempimento della vostra vocazione, sia per dare alle vostre comunità, diciamolo pure con san Bernardo, quel sapore di "paradiso" che esse debbono avere (cfr "De diversis", c. 42, 4).

E naturalmente più di ogni altra comunità cristiana, le claustrali non devono conoscere limiti nel loro sentirsi ed essere in comunione: la loro interna unità non sarebbe vera, se non si esprimesse in una sincera volontà di comunione con ogni istanza della Chiesa locale, in particolare con gli altri monasteri. Le vostre comunità, carissime sorelle, saranno così, agli occhi di tutti, segno luminoso della carità che permea la Chiesa di Cristo, mantenendone l'unità profonda, pur nella varietà dei carismi suscitati in essa dallo Spirito.


4. Ci siamo riuniti, sorelle carissime, in questo tempio dedicato a santa Gemma Galgani. Voi mi permetterete di accennare brevemente a un tema particolarmente caro alla spiritualità passionista, ma che, per la sua universalità ed essenzialità, vale per tutti: il tema della Passione di Cristo, con particolare riferimento alla sua indispensabile funzione di riconciliazione e di pace. Ogni monaca contemplativa, come sappiamo, è chiamata a vivere con particolare intensità la Croce di Cristo. Il suo Sposo, come diceva santa Teresa di Gesù Bambino, è uno "Sposo di sangue" ("Epistula V ad Celinam"). Ebbene, ciò significa allora che un aspetto essenziale della missione della claustrale è la riconciliazione degli animi divisi, mediante l'offerta della propria croce quotidiana per la riunificazione dei cuori separati dal peccato e dall'inimicizia. La monaca, nutrendosi del sangue di Cristo, e rivivendo nel suo corpo e nel suo cuore la Passione di Cristo, come Cristo "riavvicina i lontani", secondo quanto è detto nella lettera agli Efesini (cfr Ep 2,13). Con la sua vita di immolazione in Cristo, la monaca, come il suo divino Sposo, "abbatte il muro di separazione" (Ep 2,14), che purtroppo esiste tra tante creature umane, e contribuisce potentemente a riconciliare gli uomini "con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce" (Ep 2,16), della sua croce quotidiana in unione con quella di Cristo.

Ecco, sorelle carissime, un aspetto essenziale e preziosissimo della vostra missione! Certamente, si tratta spesso di un lavoro nascosto, noto solo a Dio; ma è tale lavoro nascosto che, per volontà di Dio, dà spesso all'azione di coloro che operano e si affaticano nel mondo per la pace - pastori della Chiesa, governanti, operatori sociali, educatori, formatori di coscienze - un misterioso supplemento di efficacia che serve effettivamente alla soluzione dei conflitti, dei problemi, delle controversie, forse a loro stessa insaputa. Ma un giorno, in cielo, tutto verrà alla luce. E allora brillerà in tutto il suo splendore la gloria eterna che vi siete acquistata col vostro sacrificio umile e nascosto. Voi, che molti considerano come le "ultime", sarete le "prime".


5. Santa Gemma Galgani ha vissuto con particolare intensità, nella piccolezza e nel nascondimento, quest'opera di riconciliazione dell'uomo con Dio mediante la partecipazione alla Passione di Cristo: ella non vi ha contribuito dedicandosi a speciali attività esteriori, ma mediante la totale offerta di se stessa. Ed a voi tutte, care sorelle qui presenti, e non solo alle religiose passioniste, io oggi voglio riproporre il suo esempio. Ella vi ispiri dal cielo un sempre più intenso bisogno di offerta di voi stesse per la salvezza dell'umanità.

Ringraziando il Signore per averci concesso questo incontro, vi assicuro uno speciale ricordo nella santa Messa e, mentre affido alle vostre preghiere il mio ministero, vi benedico tutte di cuore, insieme con le consorelle e le persone care assenti, soprattutto quelle sofferenti e maggiormente provate da quel Dio che permette l'esperienza della croce solo perché vuole farci più santi.

[Ecco il testo del discorso improvvisato dal Santo Padre prima di lasciare le claustrali:] Devo rivelarvi un "segreto di ufficio", un segreto un po' personale: quando leggerete quel discorso indirizzato a voi troverete una lunga esortazione.

Ma io voglio essere tra quelli che, trattando con chi non ha voce, abbiano anch'essi un po' meno voce.

C'è ancora un'altra spiegazione che è inerente all'orario di questa visita che è, come dire, un orario un po' surrealistico.

La vostra vita invece non ha niente a che vedere con il surrealismo. E' si soprannaturale, vivete in una realtà che è sopra-realistica, pienamente realistica, ma soprannaturale. Questa è la vostra esperienza. Sappiamo bene che questa esperienza qualche volta è anche dolorosa. Esperienza delle notti spirituali. Lo sappiamo bene. Ma allo stesso tempo questa è l'esperienza soprannaturale. Vi trovate più all'interno di questa realtà realissima che è Dio stesso. Vi trovate più pienamente in questa realtà, che altri molto più condizionati dalle realtà della vita quotidiana, dalla esperienza di questa terra, dei suoi valori, delle sue attrattive ma anche dalle sue minacce. E voi con la vostra esperienza soprannaturale di Dio cercate di essere sempre vicine a tutti noi che ne abbiamo tanto bisogno.

Non ho altro da offrirvi se non una benedizione.

1989-09-23

Sabato 23 Settembre 1989





GPII 1989 Insegnamenti - L'incontro con i giovani - Volterra (Lucca)